La lingua degli appalti della Confederazione La lingua italiana dev’essere rispettata e utilizzata al pari delle altre due lingue ufficiali nelle gare d’appalto della Confederazione e delle imprese para-pubbliche come le FFS, la Posta e la SSR-SRG. È ciò che chiedono 4 atti parlamentari inoltrati a Berna da due deputati ticinesi e una deputata grigionese. La Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino (SSIC TI) da anni combatte contro parti dell’Amministrazione federale per chiedere il rispetto della parità di trattamento fra le Regioni linguistiche del Paese. È infatti capitato, e capita a scadenze regolari, che gare di appalto per costruzioni da realizzare in luoghi dove la lingua ufficiale è l’italiano vengano esperite in tedesco. Sensibilizzato su questo fatto, l’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL) ha dato un mandato esterno per analizzare se esistono delle barriere linguistiche in ambito di acquisti pubblici. Per realizzare questo studio sono state interpellate le Camere di commercio e diverse aziende della Svizzera romanda, mentre il Ticino è stato bellamente dimenticato. Questa è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso! Con il sostegno delle altre Associazioni economiche cantonali (Camera di commercio in particolare) è stata inviata una lettera di protesta all’UFCL, chiedendo chiarimenti. La risposta, come prevedibile, non è stata per niente soddisfacente. Si è così deciso di chiedere il sostegno dei Deputati ticinesi alle Camere federali, in particolare dell’on. Ignazio Cassis. Importante è stato anche informare le Associazioni nazionali di riferimento affinché sensibilizzassero i parlamentari a loro vicini: questo è stato fatto grazie al lavoro della Camera di commercio, della Società ingegneri e architetti e della nostra Sede centrale di Zurigo. Il tema è piuttosto complesso, poiché gli acquisti della Confederazione, se il loro importo supera la soglia degli 8.7 mio di franchi, sono regolamentati dalla specifica legge federale e quindi ritenuti “internazionali”, mentre sono assoggettati all’ordinanza se il loro importo è inferiore a questa soglia. Poi bisogna tener conto del fatto che il contratto d’appalto rientra nel diritto privato e non può essere regolamentato con il diritto degli acquisti (diritto pubblico). Infine, si è ritenuto di chiedere l’applicazione delle medesime regole anche alle aziende private partecipate dalla Confederazione, quali le FFS e la Posta. Si sono allestiti 4 atti parlamentari: due mozioni e due interpellanze. Con le due mozioni si chiede al Consiglio federale di modificare la legge, mentre con le due interpellanze gli si chiede di esprimersi in merito. La prima mozione, inoltrata dal Consigliere nazionale Ignazio Cassis (PLR, TI) e sottoscritta da ben 82 Consiglieri nazionali, chiede di modificare la Legge sugli acquisti pubblici in modo che tutta la procedura, e non solo (come ora) la pubblicazione sul Foglio ufficiale, avvenga nella lingua ufficiale del luogo d’esecuzione dei lavori. Inoltre la stessa mozione chiede che ciò valga anche per gare d’appalto inferiori a 8.7 mio di franchi. La seconda mozione, inoltrata dal Consigliere nazionale Fabio Regazzi (PPD, TI), chiede al Consiglio federale di intraprendere i passi necessari per subordinare alle stesse regole anche le aziende di proprietà della Confederazione (FFS, Posta, SSR-SRG, Ruag, ecc.). Ulteriori informazioni: - Dir. SSIC TI Vittorino Anastasia, 091 825 54 23 - CN Ignazio Cassis,079 318 20 30 - CN Fabio Regazzi, 079 253 12 74 - CN Silva Semadeni, 079 385 53 57 Le due interpellanze, con le quali si chiedono spiegazioni al Consiglio federale, sono inoltrate dai copresidenti dell’Intergruppo parlamentare ITALIANITA’ CN Silva Semadeni (PS, GR) e Ignazio Cassis (PLR, TI). Il tenace e documentato lavoro svolto sinora dalla SSIC TI per rivendicare ciò che dovrebbe già essere garantito dal buon senso e che tra l'altro è sancito dalla nostra Costituzione federale (parità di trattamento e salvaguardia delle minoranze linguistiche della Svizzera) ha fatto importanti passi. Ora confidiamo in una reazione positiva del Consiglio federale. Seguiremo con attenzione l'iter di questi 4 atti parlamentari, il cui successo garantirebbe, una volta per tutte, di fare in modo che tutte le commesse pubbliche e parapubbliche che si svolgono in Ticino vengano interamente gestite nella lingua ufficiale del luogo, l'italiano. SSIC Sezione Ticino, 29 settembre 2014