Introduzione La teoria alla quale facciamo riferimento studia la struttura interna dei diversi tipi di costituenti e le loro differenti combinazioni che portano alla realizzazione finale delle frasi; tali costituenti sono organizzati in base a una struttura ricorsiva e gerarchica, per cui ogni costituente presenta una determinata struttura interna e può contenerne un altro con la medesima struttura (Cecchetto, 2002). Nella rappresentazione della struttura frasale all’interno della struttura X' la derivazione sintattica procede in base alla “Condizione di Estensione” (Chomsky 1995, 2004), vale a dire, “dal basso verso l’alto” passando attraverso “zone sintattiche” all’interno delle quali si realizzano ordinatamente le interazioni con: ! la “semantica lessicale” all’interno dell’area del VP (Verb Phrase), ! la “morfologia flessiva” relativa alle categorie grammaticali del verbo, dell’accordo e dell’assegnazione del Caso all’interno dell’area dell’IP (Inflectional Phrase), ! la “pragmatica”, intesa come struttura dell’informazione e forza illocutiva all’interno dell’area del CP (Complementizer Phrase). Tali interazioni sono le dirette responsabili rispettivamente della realizzazione: ! della struttura argomentale (area del VP), ! dell’interfaccia tra sintassi e morfologia (area dell’IP) ! dell’interfaccia tra sintassi e pragmatica, riformulata in termini di grammatica del discorso (cfr. Puglielli & Frascarelli, 20081), dove l’interpretazione della frase si completa con le informazioni relative alla grammatica del discorso e alla forza illocutiva (informazioni realizzate all’interno della proiezione funzionale del CP). In questa sede è nostra intenzione concentrare l’attenzione sull’area di analisi relativa all’interfaccia tra sintassi e grammatica del discorso all’interno della proiezione funzionale del Sintagma del Complementatore, trattando l’interazione tra questi due livelli di analisi dal punto di vista della “struttura dell’informazione”, vale a dire del modo in cui i costituenti si distribuiscono all’interno della frase con la finalità di veicolare significati diversi o aggiuntivi rispetto a quelli di una costruzione “non marcata” (P&F, 2008: 231). Vogliamo sottolineare che la nostra analisi si concentrerà sulle strategie di focalizzazione e di topicalizzazione in relazione alle frasi di tipo predicativo e non alle frasi teliche, in cui l’intera frase è da considerarsi informazione nuova (cfr. 1.4.2.). Struttura dell'informazione: Basi Teoriche. 1.1. Informazione data e informazione nuova Come sappiamo, ogni enunciato è portatore di un contenuto informativo organizzato secondo meccanismi di distribuzione dell’informazione che distinguono ciò che è dato da ciò che è nuovo. La nozione generale di “dato” vs “nuovo” è una questione aperta e ancora attualmente dibattuta nella letteratura linguistica, la quale vede l’alternarsi e talvolta l’opporsi di sinonimi quali “vecchio–nuovo”, “conosciuto–nuovo”, “tema-rema”, “Topic-Focus” e molti altri. 1 Andando ad analizzare i diversi approcci presenti nella letteratura linguistica in relazione all’argomento in esame, dopo aver comparato ed esaminato attentamente le posizioni di numerosi studiosi che si sono interessati ai fenomeni in questione, risulta chiaro che queste conducono a posizioni e risultati estremamente differenti o addirittura opposti. Non potendo qui fornire un’analisi dettagliata degli studi effettuati nella letteratura sull’argomento, forniamo di seguito tre definizioni riguardanti i tre livelli di giveness (Prince 1981) nelle quali possiamo riassumere le differenti posizioni secondo un quadro generale di appartenenza: ! Giveness1 – Giveness nel senso di predicability/ recoverability: In termini di speaker–hearer, il parlante assume che l’interlocutore può predire o può aver predetto che un particolare elemento linguistico occorrerà o potrebbe occorrere in una specifica posizione all’interno di una frase. Linguisti quali Kuno, Halliday e Hasan, definiscono l’informazione vecchia versus nuova in termini di recoverability, affermando che un elemento all’interno di una frase è informazione vecchia e predicibile se è recuperabile dal contesto precedente; in caso contrario e quindi se essa non è recuperabile dal contesto linguistico precedente, tale informazione è nuova e impredicibile. ! Giveness2 – Giveness nel senso di saliency: Il parlante assume che l’interlocutore ha o può possedere nella propria coscienza una particolare nozione/informazione/entità al momento della conversazione. Secondo questa definizione, accettata da linguisti come Chafe, si afferma che l’informazione data rappresenta ciò che il parlante assume sia presente nella coscienza dell’interlocutore al momento della conversazione, mentre l’informazione nuova rappresenta ciò che il parlante (dal suo punto di vista) introduce (o crede di introdurre) nella coscienza dell’interlocutore con ciò che egli dice nel momento dell’atto linguistico. ! Giveness3 – Giveness nel senso di shared knowledge: Il parlante assume che l’interlocutore conosca, abbia dedotto o possa inferire una particolare informazione/ nozione. Secondo questa definizione, accettata da linguisti quali Clark, Haviland e altri, data è l’informazione che (il parlante crede che) l’interlocutore conosce già e accetta come vera, mentre è nuova l’informazione che (il parlante crede che) l’interlocutore non conosce ancora. Così presentate però queste definizioni sembrano essere indipendenti l’una dall’altra, al contrario predictability, saliency e shared knowledge sono, a nostro avviso, strettamente e reciprocamente dipendenti: se il parlante suppone che l’interlocutore predica o possa predire che uno o più referenti occorrono in una particolare posizione all’interno della frase (Giveness1), il parlante può anche assumere che l’interlocutore abbia nella sua coscienza quella particolare nozione/cosa/entità (Giveness2). E se tale assunzione da parte del parlante fosse valida, quest’ultimo dovrebbe necessariamente supporre anche che l’interlocutore possa fare o faccia qualche ipotesi o presupposizione (Giveness3) e che possa trarre delle deduzioni (Prince 1981). Inoltre tutti e tre le definizioni di Giveness coinvolgono casi in cui un elemento è dato per ragioni extralinguistiche, pertanto tutti i livelli sono essenzialmente correlati a Da qui in poi P&F(2008). 1 2 fenomeni extralinguistici, e in particolare a ciò che il parlante pensa sia o dovrebbe essere o potrebbe appropriatamente essere nella conoscenza dell’interlocutore. Alla luce di quanto detto fin qui, sosteniamo che le tre definizioni, Giveness1, Giveness2 e Giveness3, sono concorrenti alla formulazione di una definizione più ampia e più completa secondo la quale: ! GivenessU = Giveness1 + Giveness2 + Giveness3: Un elemento può essere dato non solo se esso fa parte dell’“universo del discorso” (cioè se è menzionato esplicitamente nel contesto linguistico precedente) o se il suo referente è presente nel contesto dell’enunciazione ed è in qualche modo sotto l’attenzione degli interlocutori, ma anche se esso è inferibile da qualcosa che è stato menzionato nel contesto linguistico o è presente nel contesto dell’enunciazione e fa quindi parte delle conoscenze condivise (anche se inferite) di parlante e interlocutore e/o dell’universo extralinguistico (cfr. anche P&F 2008; Antinucci & Cinque 1977). In effetti la coppia dato/nuovo, spesso presentata come un’opposizione binaria, esprime una realtà più complessa e articolata cosicché quando parliamo di dato e di nuovo facciamo riferimento a diversi “gradi o livelli di attivazione dell’informazione” e di conseguenza affermiamo che non esiste né un dato assoluto né un nuovo assoluto (Chafe 1987; Prince 1981): dato e nuovo corrisponderanno pertanto a diversi gradi di “dato” e a diversi gradi di “nuovo”2. Vediamo gli esempi che seguono: 1) Ieri alla festa ho visto Marco e Massimiliano; poi è stato proprio Massimiliano a tuffarsi in piscina. Senza ombra di dubbio nella prima parte dell’enunciato Marco e Massimiliano sono l’informazione nuova, ma nonostante si sia già fatta menzione di Massimiliano, nella seconda parte dell’enunciato Massimiliano è ancora una volta l’informazione nuova. Se consideriamo l’esempio seguente: 2) Abbiamo organizzato una cena a casa di Gabriele; il primo lo prepara Stefania, il secondo io e il dolce tu. Qui potrebbe sembrare che in il primo lo prepara Stefania (come anche in il secondo io e il dolce tu) ci sia più di un’informazione nuova, ma è evidente che non può essere così in quanto ogni frase è portatrice di una e una sola predicazione e quindi di una e una sola informazione nuova. In effetti, il fatto che si organizzi una cena tra amici può Chafe parla di tre gradi di attivazione di un particolare concetto in un preciso momento e distingue: ! i concetti attivi: è detto attivo un concetto che è currently lit up, a concept in a person’s focus of consciousness (Chafe 1987: 25); ! i concetti semi – attivi: è detto semi – attivo un concetto che si trova nella coscienza periferica dell’interlocutore, a concept of which a person has a background awarness, but which is not being directly focused on (Chafe 1987: 25); ! i concetti inattivi: è detto inattivo un concetto che è in a person’s long-term memory, neither focally nor peripherally active (Chafe 1987: 25). Essi vengono realizzati in modo fonologicamente diverso e corrispondono rispettivamente a: ! informazione data, ! informazione accessibile, ! informazione nuova (Chafe 1976 e 1987). 2 3 implicare, in base alle conoscenze extralinguistiche e/o condivise da parlante e interlocutore, che una cena implica che si mangi un primo, un secondo e un dolce, pertanto nella seconda parte dell’enunciato le informazioni date e quelle nuove si combinano in modo tale da poter chiarire che ci sarà una divisione dei compiti e che ogni invitato porterà qualcosa e si definisce: ! che il primo lo prepara Stefania (lo prepara Stefania = informazione nuova), ! che il secondo lo preparo io ((lo preparo)io = informazione nuova), ! che il dolce lo prepari tu ((lo prepari) tu = informazione nuova3). Per quanto riguarda invece il primo, il secondo e il dolce sono tutti elementi dati4 (anche se non precedentemente menzionati) in quanto “attivati” dal “quadro semantico” della parola (e quindi anche del concetto) “cena”. Similmente, se consideriamo l’esempio seguente: 3) E’ stata una gara di equitazione combattuta fino all’ultimo; il barrage è andato avanti per ore. Per gli interlocutori sono note le regole delle gare di salto con monta inglese nell’ambito dell’equitazione, le quali, in caso di parità, si concludono con una sorta di gara “a oltranza” detta barrage, pertanto in questo caso, anche se il barrage non è stato precedentemente menzionato nel contesto linguistico, esso non è un elemento nuovo, in quanto fa parte delle conoscenze condivise da parlante e interlocutore, i quali sono evidentemente a conoscenza delle regole di questo tipo di competizioni sportive. Inoltre potremmo citare moltissimi esempi nei quali un gesto del parlante può indicare il dato e addirittura il nuovo inequivocabilmente senza neanche nominarlo. Anche in questo caso l’analisi del solo contesto linguistico potrebbe risultare quantomeno inefficace. E’ quindi evidente come i gradi di attivazione di dato e nuovo non dipendano solo da un’analisi del contesto strettamente linguistico/ testuale, ma anche da un’analisi attenta delle conoscenze condivise da parlante e interlocutore, della situazione e del contesto extralinguistico in cui ha luogo la comunicazione. Alla luce di quanto detto fin qui, possiamo fornire le seguenti definizioni: ! chiameremo “nuovo” quella parte dell’informazione che costituisce la predicazione all’interno dell’enunciato, l’informazione proposta come non condivisa dai parlanti in un dato momento dell’interazione verbale; ! chiameremo invece “dato” la base comune relativa alle assunzioni che il parlante ha rispetto all’interlocutore (cioè le presupposizioni sulle conoscenze condivise) e a ciò che è presente nel contesto linguistico ed extralinguistico. 1.2. Concetto di marcatezza Quando parliamo di struttura dell’informazione e di interazione tra sintassi e pragmatica, ci riferiamo alla funzione comunicativa degli enunciati e al modo in cui i costituenti si distribuiscono nella frase al fine di veicolare i diversi significati. 3 Naturalmente Stefania, io e tu non sono informazioni nuove “in assoluto” (è chiaro che io e tu, essendo deittici riferiti ai partecipanti alla conversazione sono tutt’altro che “nuovi”) nel discorso ma qui essi sono “proposti come informazione nuova” in quanto ci indicano un qualcosa che stiamo definendo e che non è ancora conosciuto; qui essi ci offrono l’informazione non conosciuta fino a questo momento su come si distribuiranno i compiti nell’organizzazione della cena (per la distribuzione dell’informazione cfr. 1.4.3.). 4 Qui proposti come informazioni contrastive date (cfr. 1.4.4.1.). 4 Studiando le lingue del mondo e basandoci sulla tipologia sintattica, è evidente come queste siano classificate in base all’ordine dei costituenti, ovvero in base all’ordine che assumono soggetto (S), oggetto (O), verbo (V); gli ordini possibili sono: Schema 1.1. Le sequenze appena elencate rappresentano l’ordine non marcato dei costituenti, ovvero l’ordine usato per costruire una frase tutta nuova. Le lingue, per varie esigenze comunicative, possono variare tale ordine basico formando così delle strutture marcate. Il nostro studio, per il suo oggetto d’analisi, rende necessario esaminare cosa si intenda con il termine marcatezza. Per definire il concetto di marcatezza è necessario fare riferimento a tre diversi livelli di analisi: il livello fonologico, il livello sintattico e il livello pragmatico. ! Marcatezza fonologica: una frase è marcata dal punto di vista fonologico quando la melodia intonativa ad essa associata non può essere rappresentata come una curva continua, ma presenta invece interruzioni, pause o picchi intonativi. ! Marcatezza sintattica: una frase si dice marcata sintatticamente quando i costituenti che la compongono non occupano le loro posizioni canoniche, ma sono dislocati al fine di esprimere dei significati particolari. Una frase marcata sintatticamente è generalmente caratterizzata da un’intonazione particolare, dunque marcatezza sintattica e fonologica sono strettamente correlate. ! Marcatezza pragmatica: una frase è marcata pragmaticamente quando non si adatta ad un numero molto alto di contesti e di situazioni linguistiche: è tipicamente una frase in cui l’informazione data precede quella nuova (Principio di Progressione del Nuovo5). In una frase pragmaticamente non marcata è cognitivamente naturale che l’informazione data preceda l’informazione nuova (Principio di Progressione del Nuovo. Ad esempio in una lingua SVO, può essere contestualmente nuovo o solo l’elemento più a destra o l’elemento più a destra insieme a quello che lo precede o tutti e tre gli elementi, conversamente, possono essere contestualmente dati o nessun elemento sulla sinistra o il primo elemento sulla sinistra insieme a quello che lo segue, ecc. (…) non si può mai avere un elemento contestualmente dato alla destra di un elemento nuovo e viceversa non si può avere un elemento contestualmente nuovo alla sinistra di uno dato. La funzione di appropriatezza del dato/ nuovo si sviluppa, cioè, secondo la seguente progressione [Principio di progressione del nuovo]: S<V<O 1. SV DATO, O NUOVO 2. S DATO, VO NUOVO 3. SVO NUOVO (Antinucci & Cinque 1977: 174). Tale principio è valido per tutte le lingue del mondo, tenendo conto però dell’ordine non marcato di ogni lingua. 5 5 E’ importante chiarire che, come abbiamo visto negli esempi in 1.1., l’informazione nuova può avere un’estensione variabile a seconda del contesto: essa può essere rappresentata dall’intero sintagma verbale, o da uno degli argomenti del verbo, pertanto è importante tenere in considerazione il contesto linguistico ed extralinguistico ogni qualvolta si stia esaminando la distribuzione dell’informazione dell’enunciato. 1.3. Struttura dell’informazione Abbiamo già accennato che in questa sede è nostra intenzione occuparci del concetto e dei fenomeni strettamente correlati alla struttura dell’informazione: lo faremo anche in considerazione della nozione (introdotta da Chafe 1976) di packaging of information. Ma mentre Chafe wisely restricted his notion of Information Structure to those aspects that respond to the temporary state of the adressee’s mind, thus excluding several other aspects of messages, like reference to long-term background knowledge, choice of language or level of politeness that otherwise could be understood as packaging as well (Krifka 2007), noi cercheremo di considerare i fenomeni nella loro completezza e in considerazione dei diversi livelli di analisi, per poi poterci concentrare in modo specifico su uno studio di tipo sintattico, senza però mai perdere di vista le relazioni di interfaccia con gli altri livelli di analisi6. Come già detto, la letteratura ha ampliamente discusso gli argomenti relativi alla struttura dell’informazione e ha trattato le questioni a essa relative con approcci anche molto differenti, utilizzando una diversa nomenclatura per i fenomeni di focalizzazione e topicalizzazione e le nozioni di dato e nuovo. Per chiarire quale terminologia utilizzeremo e cosa intendiamo con i termini che andremo ad usare, iniziamo col fornire qui di seguito delle nozioni di base. Sappiamo che tutti gli enunciati di tipo predicativo si compongono di due parti: l’informazione nuova, cioè la predicazione, detta anche Comment e il “dato” , cioè l’elemento che si propone come assunto, come “punto di partenza” della predicazione (Chafe 1987; P&F 2008), il cosiddetto Topic7; quindi in una coppia domanda/risposta come la seguente: 4) Cosa sta facendo tua sorella? (Mia sorella) Sta parlando al telefono. Mia sorella è l’informazione data e quindi il Topic che potrebbe anche essere omesso (laddove fosse reperibile dal contesto linguistico, extralinguistico o relativo alle conoscenze condivise da parlante e interlocutore), mentre il gruppo verbale [verbo + complementi + eventuali aggiunti] sta parlando al telefono è l’informazione nuova, la predicazione e quindi il Comment: essa è l’informazione indispensabile che non può essere omessa. 6 In assenza di dati relativi alla realizzazione prosodica, saremo costretti a trascurare il livello fonologico dei fenomeni trattati, anche se sulla base delle nostre conoscenze talvolta forniremo qualche considerazione, pur rimandando a studi specifici. 7 Evidenziamo il fatto che il concetto di Topic che noi sviluppiamo qui non coincide con quello di Topic/Tema inteso come “element which comes first in a sentence” adottato da linguisti quali Halliday e Fries e ampiamente discusso nella Scuola di Praga; in effetti, come vedremo, nel tipo di approccio che scegliamo di seguire sia i Topic che i Foci , così come noi li intendiamo, possono trovarsi entrambi in posizione iniziale nella frase. Inoltre il nostro concetto di Topic differisce anche dalla concezione di Givón (1983) e altri linguisti che spesso usano il termine Topic per riferirsi a any participant in a discourse (Lambrecht 1994). 6 Può accadere però che il gruppo verbale sia l’informazione data e, viceversa, il gruppo nominale sia invece l’informazione nuova, come accade nell’esempio seguente: 5) Cosa stai mangiando? (Sto mangiando) La pasta. In tal caso, laddove il gruppo nominale rappresenti l’informazione nuova, tale NP verrà denominato Focus mentre il gruppo verbale prenderà il nome di Presupposizione8. Possiamo quindi dire che la distribuzione dell’informazione si può distinguere in due diverse modalità: ! Topic - Comment Esempio: Anche il Topic e il Focus possono essere analizzati all’interno della struttura X’. Se consideriamo il classico modello “a T- rovesciata” proposto da Chomsky negli anni ’60, i diversi livelli di analisi non sono slegati tra loro; essi, al contrario, sono strettamente connessi l’un l’altro, pertanto quando parliamo di grammatica del discorso dobbiamo tener presente che la struttura dell’informazione è strettamente correlata con la struttura sintattica e con i livelli: semantico, fonologico, logico e pragmatico. Per meglio spiegare questo concetto riproponiamo il modello a “T- rovesciata” semplificato in P&F (2008: 15) qui di seguito: Schema 1.2. 6) Hai comprato il giornale? Il giornale, l’ho comprato stamattina all’alba. ! Focus - Presupposizione Esempio: 7) Chi è arrivato? E’ arrivato MIRKO. 1.4. I concetti di Topic e Focus: una panoramica In una frase pragmaticamente non marcata è cognitivamente naturale che l’informazione data preceda l’informazione nuova (Principio di Progressione del Nuovo (cfr. 1.2. - nota 7)). In tal modo diremo, come abbiamo già accennato sopra, che in una frase predicativa, se l’elemento dato è inserito nell’enunciato come gruppo nominale, esso assume la funzione di Topic nella grammatica del discorso e la sua controparte, il gruppo verbale che rappresenta l’informazione nuova, assume la funzione di Comment. Similmente se l’elemento dato è inserito nell’enunciato come gruppo verbale, esso assume la funzione di Presupposizione nella grammatica del discorso e la sua controparte, il gruppo nominale che rappresenta l’informazione nuova, assume la funzione di Focus. Dal punto di vista semantico-pragmatico possiamo quindi dire che in questa sede: !I termini Topic-Comment sono usati per riferirsi a ciò che è stato introdotto nel “linguistic thinking” rispettivamente come “psychological subject” e “psychological predicate” (Krifka 2007), intendendo con queste espressioni che il Topic è il costituente che identifica l’entità o l’insieme di entità poste come base, come punto di partenza del Common Ground (CG laddove il CG è inteso come conoscenza condivisa dagli interlocutori (Krifka 2007)) per la predicazione espressa dal costituente che rappresenta il Comment. !I termini Focus-Presupposizione sono usati per indicare la presenza di alternative che sono considerate rilevanti per l’interpretazione di espressioni linguistiche (Krifka 2007), le quali trovano nel costituente che rappresenta il Focus l’identificazione di una alternativa specifica introdotta nel linguistic thinking e fino a quel dato momento non condivisa dagli interlocutori; l’identificazione di tale alternativa specifica è, per così dire, “scelta” tra le alternative possibili caratterizzate dal costituente rappresentato dalla Presupposizione, la quale, a sua volta, fa parte invece della conoscenza condivisa dagli interlocutori (Krifka 2007). 8 Come appare evidente dallo schema 1.2., risultato del processo di Inserzione Lessicale sarà la Struttura Profonda (SP), dalla quale a sua volta avranno origine tutte le operazioni di movimento che daranno corpo alla Struttura Superficiale (SS). Quest’ultima infine sarà interpretata ai livelli di interfaccia Forma Fonetica (FF) e Forma Logica (FL). Il meccanismo della lingua avrà dunque i suoi nodi cruciali nei livelli di interfaccia (P&F 2008). E’ quindi importante chiarire le relazioni che intercorrono tra le due strutture dell’informazione, Topic - Comment e Focus - Presupposizione e i diversi livelli di analisi linguistica. Per far ciò offriamo qui di seguito uno schema tratto da P&F (2008) sul quale forniremo delle delucidazioni e faremo alcune considerazioni: Schema 1.3. Come accade per il Topic, anche la Presupposizione può essere omessa. 7 8 Abbiamo già visto sopra come possiamo definire l’informazione data e nuova (livello pragmatico) e abbiamo chiarito come il Topic e il Focus siano gruppi nominali mentre le loro rispettive controparti, il Comment e la Presupposizione, siano gruppi verbali; non ci resta che spiegare, in merito allo schema 1.3., ciò che riguarda il livello d’analisi sintattica e semantica: lo faremo nei prossimi sottoparagrafi distinguendo le strutture Topic – Comment da quelle Focus – Presupposizione. 1.4.1. Topic Come possiamo notare nello schema 1.3., il Topic è un gruppo nominale correlato sia al soggetto/oggetto sintattico, sia all’argomento in SP; quando usiamo il termine “correlato”, vogliamo mettere in evidenza il fatto che il Topic non ha alcuna funzione sintattica né semantica di per se stesso, esso in effetti viene generato in una posizione extrafrasale (cfr. 1.4.4.) e pertanto non riceve direttamente né una funzione sintattica né un ruolo semantico argomentale; è per questo che, quando parliamo di Topic, diciamo che esso è solo “correlato” a un argomento e ad una funzione sintattica. Per chiarire meglio quanto detto facciamo qualche esempio qui di seguito: 8) Valentina, l’ho già vista Qui il NP Valentina non ha direttamente una funzione sintattica, ma gli viene trasmesso dal pronome “l’”, che riceve Caso e ruolo argomentale. Valentina si trova nella posizione extrafrasale, in cui il NP (o DP9) viene generato. In una lingua a soggetto nullo come l’italiano, il pronome soggetto di ripresa, in frasi non marcate, non sarà realizzato e sarà quindi fonologicamente nullo: è per questo motivo che in una frase come 4) che ripetiamo qui di seguito in 9) e 9bis) avremo: 9) Cosa sta facendo tua sorella? Mia sorella sta parlando al telefono In accordo con il Principio di Progressione del Nuovo, Chafe (1987: 36, 37) afferma che the usual tecnique for presenting information is to choose some concept, typically some referent, as a starting point and then to add information about it. As a speaker proceeds to verbalize one focus of consciousness after another, each added piece of information is attached to some other piece that is in some sense already present. The linguistic manifestation of this formatting strategy is the familiar subject – predicate structure. Many information units conform to this structure, employing a subject to express the starting point and proceeding with a predicate which add information about that starting point.(…) We might call the following the “light starting point constraint”: ! A starting point is usually a given referent; ! Occasionally a starting point is an accessible referent; ! A starting point is rarely a new referent, and then only at the beginning of a major section of a discourse11. “Questa organizzazione dell'enunciato (Seecondo il Principio di Proiezione del Nuovo) è a vantaggio del ricevente, in effetti è naturale che vi sia “la necessità” di offrire al ricevente una piattaforma iniziale a cui fare riferimento e sulla quale costruire l'interazione. Dal punto di vista del ricevente, l'enunciato è quindi diviso in “due porzioni”: quella che rinvia a una conoscenza già acquisita e da lui accessibile che si dice dato, e quella che aggiunge una nuova conoscenza, che si dice nuovo (...)”. (Simone, 2005: 391 – 393) Lo scambio enunciativo si svolge, quindi, secondo un CICLO RICORSIVO DI ACCRESCIMENTO DELLE CONOSCENZE composto da tre fasi principali: 1. Evocazione di una conoscenza condivisa adoperata come punto di partenza (dato); 2. Aggiunta al punto di partenza di una conoscenza non ancora condivisa (nuovo); 3. Degradazione a dato della precedente conoscenza nuova e riavvio dell'intero ciclo fino al termine dell'interazione. (Simone, 2005: 391 – 393). Il Topic, come abbiamo visto, sarà Mia sorella e il pronome nullo [pro] quindi l’esempio sopraindicato sarà: 9bis) Mia sorella [pro] sta parlando al telefono Il fatto che molto spesso un Topic correlato con il soggetto venga identificato col soggetto stesso è una diretta conseguenza della correlazione esistente tra i diversi livelli di analisi mostrati nello schema 1.3.. Il Topic, infatti, nelle frasi non marcate tende a coincidere con il soggetto in quanto, in base ai requisiti della struttura sintattica, l’argomento che viene “promosso” a soggetto assume la posizione più alta all’interno della frase (Spec, IP): tale elemento viene pertanto assunto per default come punto di partenza della predicazione e, dunque, interpretato come Topic (P&F 2008: 240). Da qui la spiegazione del motivo per cui le lingue di tipo SVO e SOV siano le più diffuse nel mondo (concetto di “superiorità del soggetto” (P&F 2008)).10 9 Il DP (Determiner Phrase) è un sintagma indipendente che domina il NP come l’area funzionale del CP (Complementizer Phrase) domina l’IP (Inflectional Phrase) e il VP (Verb Phrase). Nell’esempio specifico, nel DP la testa D° è vuota in quanto il nome in N° è un nome proprio (per approfondimenti cfr. P&F 2008). 10 Ovviamente tale fattore ha importanti ripercussioni anche a livello fonologico, in effetti il gruppo nominale con funzione di Topic- soggetto forma un dominio prosodico separato dal resto della frase. 9 DATO NUOVO Dato1 Nuovo1 Dato2 (ex Nuovo1) Nuovo2 Dato3 (ex Nuovo2) Nuovo3 ecc. 11 Alla luce di queste considerazioni però ci chiediamo cosa accada nelle lingue a predicato iniziale. Ovviamente in queste lingue, in una frase non marcata, è il verbo ad occupare la posizione iniziale, pertanto la correlazione tra soggetto e Topic non può essere altrettanto immediata; in queste lingue, dunque, il “punto di partenza” non sarà il gruppo nominale ma il gruppo verbale. Pertanto, essendo il Topic un costituente di tipo nominale per definizione, in lingue a predicato iniziale il gruppo verbale (in frasi non marcate) non potrà avere funzione di Topic, pertanto il verbo sarà di norma il punto di partenza della predicazione, ciò significa che nelle lingue a predicato iniziale la frase non marcata sarà composta dal solo Comment. Ciò è evidente nel seguente esempio tratto da P&F (2008: 241): (Tagalog - VSO) B – um – abasa ang titser ng ATT. PST – leggere TRIG insegnante DIR L’insegnante ha letto un diario. 1 diyaryo diario 1.4.2. Focus La letteratura linguistica fornisce diverse definizioni del concetto di Focus a seconda dei diversi approcci e delle differenti prospettive analitiche. Le strutture di Focus implicano l’esistenza di un set di alternative (cfr. 1.4. e Chomsky 1971) e delle corrispondenti presupposizioni di esistenza che possono essere derived as the union (or disjunction) of all the alternatives in the given set (Frascarelli, in prep.). Per meglio chiarire quanto detto consideriamo l’esempio che segue: 10) Cosa hai cavalcato ieri? Ho cavalcato IL PUROSANGUE ARABO. Il DP focalizzato è scelto tra un numero ristretto di alternative possibili, mentre gli elementi non focalizzati non introducono alcuna alternativa. Nell’esempio in 10) il DP il purosangue arabo infatti è scelto all’interno di un ristretto gruppo di entrate lessicali che posseggono le caratteristiche semantiche tali da poter essere selezionate dal verbo in V° presente nella presupposizione, in considerazione dei tratti semantici da esso richiesti e della situazione comunicativa nella quale l’enunciato viene pronunciato (cfr. 1.4.2.1): è chiaro che le alternative a purosangue arabo, sono numericamente limitate tra “tutto ciò che può essere cavalcato”. Tali alternative vengono non solo selezionate dal tratto semantico [+ animale] richiesto dalla testa verbale V° cavalc(ato); pertanto, presupposto che all’interno di una situazione comunicativa nella quale chi parla ha la possibilità di scegliere di cavalcare un cavallo di una razza in particolare tra tutti (e solo) i cavalli disponibili, il Focus identifica il cavallo che chi parla ha cavalcato, esso identifica “una scelta” tra le alternative possibili (e in questo caso disponibili). La letteratura linguistica vede l’alternarsi e talvolta l’opporsi di differenti definizioni oltre che di diverse interpretazioni relative alla distinzione di più tipologie di Focus; tali interpretazioni in effetti dividono i linguisti anche sull’uso di una comune nomenclatura: troveremo quindi espressioni quali Narrow Focus vs Wide Focus, Presentational Focus vs Information Focus, Identificational Focus vs Information Focus, ecc. (Kiss 1998). Qui noi distinguiamo (sul modello di Frascarelli (2000), Lambrecht (1994) e Krifka (2007)) due tipi di Focus: 1. Narrow Focus: nelle costruzioni di questo tipo l’informazione nuova è ristretta a un unico costituente che risponde a domande del tipo: Chi ha parlato? Ha parlato CONCETTA! 2. Broad Focus: questo tipo di costruzioni sono risposte a domande come: Cosa è successo?/ Che succede? Si tratta di domande che implicano risposte che non includono elementi focalizzati e in cui l’intera frase è da considerarsi informazione nuova (frasi teliche). Qui il nostro interesse si concentrerà esclusivamente sul Narrow Focus tralasciando le frasi di tipo telico. Come abbiamo visto nello schema 1.3., è evidente che vi siano delle importanti considerazioni da fare anche in merito al Focus e alle sue correlazioni con i diversi livelli di analisi. Abbiamo analizzato le frasi non marcate e abbiamo accennato a quali possano essere i comportamenti di lingue tipologicamente diverse nei confronti della struttura dell’informazione Topic–Comment; passiamo ora a esaminare le frasi marcate e la struttura del tipo Focus-Presupposizione. In una frase del tipo in 11): 11 11) Chi ha parlato? (Ha parlato) MAURIZIO É evidente che l’informazione nuova non può che essere il gruppo nominale Maurizio, mentre l’informazione data, in quanto condivisa da parlante e interlocutore è la Presupposizione ha parlato, diremo pertanto che la vera predicazione non è affatto il gruppo verbale, ma al contrario il gruppo nominale Maurizio. In sostanza, in una frase marcata di tipo Focus-Presupposizione, il dato è il gruppo verbale, cioè la Presupposizione e il nuovo è invece il gruppo nominale, il Focus. La Presupposizione può essere definita come la conoscenza condivisa da parlante e interlocutore in cui è contenuta un’incognita, che rappresenta il set di alternative disponibili; in altre parole diremo che la Presupposizione sarà la seguente: 11a) Presupposizione: ! x, [x ha parlato] ! esiste una x tale che x ha parlato Focus: x = MAURIZIO Una frase come quella in 11), può quindi essere parafrasata come in 11bis): 11bis) [(colui che) ha parlato] È [MAURIZIO] 12 x valore di x È quindi chiaro che in 11bis), così come in tutte le strutture di Focus, la Presupposizione è il soggetto della predicazione e il Focus è il predicato. 1.4.2.1. Diversi tipi di Focus É importante però dire che, se è vero che il Focus è quel costituente nominale che veicola l’informazione nuova è anche necessario distinguere due diversi tipi di Focus: ! Focus informativo: identifica un individuo all’interno di un insieme presupposto come nell’esempio di seguito: 12)Chi ha suonato alla porta? (Ha suonato) CONCETTA. Data la nozione di alternative di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, nel caso del Focus informativo, il set di alternative della risposta deve corrispondere alle altre possibili risposte alla domanda (cfr. 1.4.2. – esempio 10)). ! Focus contrastivo: identifica un individuo escludendo qualsiasi altro elemento dell’insieme presupposto, anche correggendo o completando un’informazione asserita da uno dei partecipanti alla comunicazione (talvolta negando una precedente Presupposizione): 13)A: Ho saputo che ha parlato Valentina. B: No, è’ STEFANIA che ha parlato Nel caso del Focus contrastivo, il set di alternative di un contrasto (o di una correzione) deve includere il significato della frase corretta. 14) . 15) . 12 A questo punto è chiaro il motivo per cui nelle domande del tipo Cosa succede?/ Cos’è successo? L’intera frase è focalizzata e si parla di Broad Focus, in quanto l’elemento Wh trova l’identificazione dell’incognita nell’intera frase che risponde alla domanda). 1 Tutti i Focus sono più o meno relativamente “chiusi” in considerazione di queste restrizione sulla selezione13. Dal punto di vista sintattico, Focus informativo e Focus contrastivo, si inseriscono in due proiezioni funzionali specifiche all’interno dell’area del CP (nella cosiddetta periferia sinistra della frase (cfr.1.4.4. e 1.4.4.1.)).14 1.4.3. Topic vs Focus Alla luce di queste considerazioni è evidente che i diversi livelli di analisi sono strettamente correlati e che ciò che è dato (cfr. 1.4.2. e schema 1.2.) corrisponde sempre al soggetto della predicazione, mentre ciò che è nuovo corrisponde sempre al predicato, anche qualora l’informazione nuova sia costituita da un gruppo nominale (Focus). Sebbene le strutture di Topic e Focus possano talvolta sembrare simili in SS, possiamo utilizzare dei test specifici che metteranno in luce le loro differenze. Rizzi (1997) e Cinque (1990) fanno notare infatti che le strutture di Topic e Focus divergono per una serie di caratteristiche: ! Presenza di clitici di ripresa: le strutture di Topic possono necessitare (anche se non in tutte le lingue), come abbiamo visto sopra (cfr. 1.4.1.), dei clitici all’interno del Comment correlati al costituente topicalizzato, mentre l’elemento focalizzato non è compatibile con un clitico di ripresa. Esempio: 16)1a - La tua auto, l’ho lavata 1b - *La tua auto, ho lavato t 2a - *LA TUA AUTO l’ho lavata 2b - LA TUA AUTO ho lavato t (non la sua) 17) . ! Bare Quantificational Elements: i quantificatori (nessuno, tutti, ecc.) non possono essere Topic, mentre possono essere Focus, come mostrato negli esempi di seguito: 18)1a - *Nessuno, l’ ho chiamato 1b - *Tutto, l’ ho mangiato 2a - NESSUNO ho chiamato 2b - TUTTO ho mangiato ! Unicità: una frase può contenere Topic multipli (in quanto, come vedremo nel prossimo paragrafo, la proiezione funzionale TopP è ricorsiva anche se la loro ricorsività è soggetta a restrizioni (cfr. 1.4.4.1.)), mentre è ammesso un solo Focus, come mostrato nell’esempio che segue: 19)1 - La granita, a mamma, domattina gliela porterò senz’altro 13 Facciamo notare ancora una volta la validità dello schema 1.2. e dello schema 1.3. che vedono la stretta interdipendenza e cooperazione tra i diversi livelli di analisi. 14 Facciamo notare infine che in realtà il concetto di Focus contrastivo, come vedremo in seguito (cfr. 1.4.4.1.), non è affatto un primitivo della grammatica (P&F 2008), esso fa parte di un concetto più ampio e complesso, quello di “Contrasto”, che rappresenta una categoria funzionale indipendente presente nella periferia sinistra della frase, all’interno dell’area del nodo CP (cfr. 1.4.4 e 1.4.4.1.), con una proiezione funzionale a sé stante che, come vedremo meglio nei prossimi paragrafi, può combinarsi e quindi essere occupata sia dal costituente nominale che rappresenta il Focus (e in tal caso si parlerà di Focus contrastivo) che dal costituente nominale che rappresenta il Topic (in tal caso si parlerà di Topic contrastivo). 1 2 - *A MAMMA LA GRANITA porterò (non A PAPÀ, IL GELATO) 20) . ! Compatibilità con Wh: un operatore Wh nelle interrogative è compatibile con un Topic seguendo un ordine fisso (Top – Wh) mentre esso è incompatibile con un Focus, come mostrato negli esempi che seguono: 21)1a – A Marco,che cosa gli hai raccontato? 1b - *Che cosa, a Marco, gli hai raccontato? 2a – *A MARCO che cosa hai raccontato (non a Massimiliano)? 2b - *Che cosa, a MARCO, hai raccontato (non a Massimiliano)? E’ interessante notare come le due strutture Topic-Comment e FocusPresupposizione possono combinarsi tra loro negli enunciati15. Consideriamo il seguente esempio in 22) di cui diamo la struttura dell’informazione in 22bis): 22)Marco, A MASSIMILIANO [pro] dovrebbe darlo, questo libro 22bis) E’ quindi possibile che Focus e Topic siano presenti nella stessa frase. In particolare in 22) abbiamo due Topic, uno a sinistra (correlato con il soggetto [pro]) e uno a destra (correlato col clitico oggetto lo sul verbo), il Comment, invece è unico, in quanto è evidente che non si può avere più di un’informazione nuova. A sua volta però il Comment è di fatto diviso in Focus e Presupposizione (P&F 2008), e in particolare, il Focus è l’oggetto indiretto. 1.4.4. Livelli di analisi e periferia sinistra della frase 1.4.4.1. Diversi tipi di Topic e scissione del nodo CP. Per rendere conto della relazione tra sintassi e categorie del discorso, Rizzi (1997 e 2004) ha proposto la scissione del nodo CP in una serie di proiezioni funzionali, in cui è codificato uno specifico tratto di tipo pragmatico: tale approccio “cartografico” (Cinque 2002) ha portato alla definizione di un preciso ordine gerarchico all’interno dell’area del CP. Qui di seguito tratteremo in breve i punti salienti di questo tipo di approccio. La periferia sinistra della frase, e quindi la proiezione “scissa” del CP, contiene tutte le informazioni relative alla grammatica del discorso: all’interno del CP infatti sono contenute proiezioni relative a forza, Topic, Focus, finitezza, ecc. 15 ! ! ! Sarà possibile avere all’interno della stessa frase: due Topic, un Topic e una Presupposizione, più Topic e una Presupposizione (come nell’esempio 22)). 1 Come abbiamo visto (cfr. 1.3, 1.4), tutti i Topic sono connessi con ciò che il parlante ha posto come argomento del discorso (il Topic è what the sentence is about (cfr. Reinhart,1981)), quindi tutti i Topic sono connessi con la proprietà di “Aboutness” ma quando parliamo di Topic è necessario far notare che, come sostenuto da Frascarelli & Hinterhölzl (2007)16 essi “fanno diverse cose”. In particolare possiamo distinguere (almeno) tre tipi di Topic: ! Topic di Aboutness-Shift: questo tipo di Topic introduce o reintroduce il tema del discorso (cfr. Givón 1983 e discussione infra 1.1.). Dunque questo genere di Topic può essere nuovo nel discorso, però il suo essere nuovo non è altro che la creazione di un tema e non di un contenuto informativo (a constituent which is proposed as a matter of standing and current interest or concern (cfr. F&H 2007: 88): si combina, quindi, la proprietà di Aboutness con quella di Shift, che invece sposta l’attenzione su un argomento “diverso” rispetto a quello precedente. Vediamo l’esempio che segue: 25) Il materiale da analizzare è complesso e c’ho messo molto tempo prima di riuscire a maneggiarlo, la tesi la sto scrivendo adesso. Qui il sintagma la tesi è il Topic che non introduce un nuovo contenuto informativo bensì un nuovo tema di discorso: la tesi. ! Topic familiare: viene definita familiare questa tipologia di Topic in cui a given or accessible (Chafe 1987 e discussione infra 1.1.) constituent, which is typically destressed and realized in a pronominal form (F&H 2007: 88). Con questo tipo di Topic la proprietà di Aboutness è associata ad un’informazione familiare in quanto già menzionata nel testo (sequenza Topic-Comment)17. When a familiar topic is textually given and d-linked with a pre-established aboutness topic, it is defined as a continuing topic (Givón 1983). Questo Topic mantiene la continuità topicaleo richiama alla mente dell’interlocutore un referente Vediamo insieme qualche esempio: 26) Il francese mi piace, è dolce, melodico, io il francese lo studio da quando frequentavo le scuole medie. A: Come fai a educare i cavalli? B: In genere bisogna essere molto pazienti, bisogna trattarli un po’ come si fa con i bambini, i cavalli. A: Sì, ma come fai? Sono grandi e forti. Li devi sottomettere i cavalli. B: Assolutamente! Se tu avessi meno paura e ti relazionassi un po’ più liberamente con loro, ti renderesti conto che sono animali molto più docili e sensibili degli animali domestici.. ci fai pure ippoterapia ai bimbi coi cavalli.. 27) ! Topic contrastivo: an element that induces alternatives which have no impact on the focus value and creates oppositional pairs with respect to other topics (Büring 1999); in altre parole si tratta di un Topic che si pone in contrapposizione con uno o più Topic nel mettere in contrasto le Da qui in poi F&H (2007). Secondo studi relativi alla realizzazione prosodica (P&F 2008) il tono col quale esso viene pronunciato è basso e prosodicamente integrato nella frase. 28) informazioni nuove contenute nei rispettivi Comment18. Vediamo qualche esempio: A: Come mai ha scelto francese e inglese come lingue di specializzazione? B: Il francese mi piace da morire e poi lo studio da quando frequentavo le scuole medie, l’inglese non mi piace moltissimo ma so che è utile e non potevo trascurarlo. Come si può notare, il Topic contrastivo, contrariamente al Focus contrastivo, non serve a negare un’asserzione precedente, esso non ha impatto sul valore di verità dell’enunciato, ma crea semplicemente una contrapposizione tra due o più elementi topicali, in merito ai quali si affermano cose diverse. 29) A: Come mai hai partecipato alla gara con entrambi i cavalli, cioè sia con Lupin che con Margot? B: Lupin, l’ho già portato spesso alle gare e mi ha sempre dato soddisfazioni, Margot non l’avevo mai portata.. ha un ottimo passo e grinta ma non aveva mai avuto occasione di dimostrarlo fin quando non gliene ho dato modo. 30) A: Lo sai che i sei parà della Folgore uccisi a Kabul erano colleghi del mio ragazzo? B: Il mio ragazzo non partirebbe mai per missioni così pericolose. 31) A: Cosa indossavano i militari che erano di picchetto al Celio? B: I parà del 186° Reggimento Folgore portavano la mimetica e il basco amaranto. In base alla distinzione di questi tre tipi di Topic, si affina la gerarchia proposta da Rizzi (1997) nello schema che segue: Schema 1.5. [ForceP Force°[ShiftP Shift°[ContrP Contr°[FocP Foc°[FamP* Fam°[FinP Fin°[IP/SC [+ aboutness-shift] [+ contrasto] [+ familiare] In questa sede non approfondiremo oltre l'argomento ma è importante conoscere almeno a livello teorico le seguenti proiezioni: ! TopP indica la proiezione con la quale si realizza l’informazione data della frase. TopP è una struttura ricorsiva ovvero, all’interno di una frase ci possono essere più Topic. ! FocP indica la proiezione con la quale realizziamo l’informazione nuova all’interno della frase; l’elemento focalizzato si muove nel CP lasciando una traccia nella SP. In effetti, come abbiamo visto in 1.4.3., possiamo avere uno e un solo costituente focalizzato in modo ristretto all’interno della stessa frase. ! ShiftP: è la proiezione funzionale che ospita il Topic di Aboutness- shift, essa non è ricorsiva pertanto può esserci un solo Topic di questo tipo; ! ContrP: è la posizione dedicata ai costituenti che propongono un contrasto e può essere occupata sia dal Topic che dal Focus. É importante far notare che, essendoci un’unica proiezione funzionale del contrasto che può ospitare sia il 16 17 1 18 Il Topic contrastivo, secondo studi prosodici ha il suo picco più alto sulla sillaba tonica (P&F 2008; Frascarelli 2000; F&H 2007). 1 Topic contrastivo che il Focus contrastivo (cfr.1.4.2.1.), questi ultimi sono in distribuzione complementare e si collocano in posizione di Spec, ContrP19; ! FamP: è la posizione riservata al Topic familiare. Come notiamo nella gerarchia proposta nello schema 1.5., l’asterisco indica la ricorsività di quest’ultima proiezione funzionale; in effetti, mentre è possibile avere un solo Topic di Aboutness-shift e un solo Contrasto (Topic o Focus), i Topic di tipo familiare possono essere multipli. Questa gerarchia rende conto del fatto che, se potenzialmente all’interno di una frase è possibile avere un numero infinito di Topic, in realtà tale molteplicità è legata ai soli Topic familiari vista la natura non ricorsiva delle proiezioni funzionali ShiftP e ContrP. Ammettendo di avere in una stessa frase un Topic per ogni tipo, cioè: un Topic di Aboutness-shift, un Topic contrasivo e uno (o anche più di uno) familiare, essi si inseriranno quindi nella gerarchia sopra citata (Schema 1.5.) nel seguente ordine: Schema 1.6. - Gerarchia topicale (F&H 2007: 89): validità di un’ipotesi che propone il movimento del Focus nell’area del CP in Forma Logica. ! Strategia extra situm21: l’elemento focalizzato deve necessariamente essere realizzato nell’aria del CP e in posizione immediatamente preverbale: ! Strategia copulare22: l’elemento focalizzato appare in posizione iniziale (come per la strategia extra situm) ma non immediatamente seguito dal verbo23. In lingue come l’italiano e il siciliano la presenza di più strategie serve a veicolare significati diversi, come mostrato dagli esempi che seguono in cui troviamo rispettivamente un Focus informativo (strategia in situ) e un Focus contrastivo (strategia extra situm in 44) e copulare in 45)): (Siciliano) A: Chi purtò Valentina? A: Cos’ha portato Valentina? 43) Topic di Aboutness-shift [+ aboutness] > Topic Contrastivo [+ contrasto] > Topic familiare [+ familiare] E’ importante chiarire che gli elementi topicalizzati possono essere diversi NP (o NP/DP incassati in PP), indipendentemente dalla funzione sintattica del clitico al quale il Topic è associato. Vediamo qualche esempio: 32) Papino, lo coccolo molto spesso. 33) (quanto a) Mamma, sta molto volentieri in casa. 34) Con Stefania ci esco solo quando torno in Sicilia. 35) Di certe cose non mi piace affatto discutere. 36) Con i cani di piccola taglia non ci gioco mai. 37) In azienda ci lavoro volentieri. 38) . 39) . 40) . 41) . 42) . Una differenza tra il Topic contrastivo e di aboutness vs Topic familiare sta nel fatto che i primi due sono sempre collocati nella periferia sinistra (Frascarelli 2008: 15), mentre il Topic familiare (caratterizzato da un tono basso) appare in ogni tipo di frase (principale, subordinata, avverbiale e relativa) in entrambe le periferie. 1.5. Strategie interlinguistiche di focalizzazione e topicalizzazione 1.5.1. Strategie di focalizzazione Come sappiamo, le lingue del mondo fanno ricorso a diverse strategie per realizzare i diversi fenomeni linguistici. Qui noi esamineremo come esistano tre diverse strategie di focalizzazione, riscontrate in lingue tipologicamente diverse: ! Strategia in situ20: il costituente focalizzato è “apparentemente” realizzato nella posizione non marcata. Quando diciamo “apparentemente” ci riferiamo al fatto che diverse prove sintattiche (Frascarelli 2000) hanno mostrato la 19 Sia il Topic contrastivo che il Focus contrastivo in posizione di Spec, ContrP, allo studio della realizzazione prosodica risultano essere entrambi realizzati con un tono alto sulla sillaba tonica (P&F 2008; Frascarelli 2000; F&H 2007). 20 E’ presente in lingue come l’italiano e l’inglese. 1 B: Valentina purtò NA GGUANTERA RI BOCCONCINI. B: Valentina ha portato un vassoio di pasticcini. (Siciliano) A: Sacciu chi Silviu chiamò a Rita.. A: So che Silvio ha chiamato Rita.. 44) B: A CLARA chiamò. B: Ha chiamato CLARA (non Rita) - È CLARA colei che (Silvio) ha chiamato. (Siciliano) A: Ma chi fa, sta’ cosa t’impinci? A: Cosa succede, questa cosa ti infastidisce? 45) B: Sì tu chi m’impinci. B: Sei TU che mi infastidisci. 1.5.2. Strategie di topicalizzazione Come abbiamo visto per le strategie di focalizzazione, anche le strategie di topicalizzazione variano tra le lingue. ! Topicalizzazione con clitici: innanzitutto bisogna distinguere le lingue che dispongono di pronomi clitici e che li utilizzano come ripresa anaforica (o cataforica nel caso della topicalizzazione a destra) degli elementi topicali e quelle che invece non ne dispongono e nelle quali dunque l’elemento topicalizzato non è esplicitamente correlato a una funzione sintattica all’interno della frase. Tra le lingue che dispongono di clitici ricordiamo l’italiano e il francese di cui riportiamo un esempio: (Francese) 46) Le cahier, à Barbara, je le lui ai donné Il quaderno, a Barbara, gliel’ho dato 21 22 23 E’ presente in lingue come il basco e l’ungherese. E’ presente in lingue come il tigrino, il chaha e in molte lingue creole, africane e polinesiane. Tuttavia può capitare che il verbo segua il Focus talvolta. 1 E’ importante distinguere queste due tipologie di lingue in quanto i pronomi clitici sono un requisito importante per la realizzazione di Topic multipli, in effetti alcune lingue senza clitici, in presenza di più Topic danno frasi agrammaticali o fortemente marginali (come può accadere in tedesco e in inglese): in lingue di questo tipo la realizzazione di Topic multipli crea difficoltà nel rapportare il Topic alla posizione sintattica e argomentale al quale esso è collegato all’interno della frase. 24 ! Topicalizzazione con Topic markers (TM)25: questa strategia sembra meno diffusa rispetto all’uso di FM per il Focus. Essa è riscontrata generalmente solo in lingue prive di clitici e quindi con un solo Topic per frase come mostrato nell’esempio che segue tratto da P&F (2008): (Giapponese) 47) Sono okasi wa huntora – nai DIM dolci TM ingrassare-NEG (Con) quei dolci non si ingrassa La presenza in tutte le lingue di strutture Topic - Comment non è messa in discussione; tutte le lingue presentano l’opposizione informazione data vs informazione nuova. Cambiano semplicemente, in prospettiva interlinguistica, le caratteristiche formali relative alla struttura dell’informazione: ci sono lingue che topicalizzano gli elementi con ripresa clitica, altre con TM, o con una marca specifica. Alla luce di quanto detto possiamo affermare che le categorie di Topic e Focus e i fenomeni e le strategie interlinguistiche a esse correlate sono molto complessi, essi infatti, oltre a correlarsi con l’interpretazione della forza illocutiva degli enunciati e con la struttura frasale, richiedono un’analisi che tenga in considerazione tutti i livelli di analisi e le diverse zone di interfaccia26. Estratto interamente da: Corpina, B. (2009), Topic e Focus in Hdi. Strategie a confronto e analisi dei testi. 24 Il meccanismo di ripresa clitica invece sembra essere molto produttivo, soprattutto nelle lingue polisintetiche in cui la struttura argomentale è ottenuta per mezzo dell’incorporazione dei clitici sulla testa verbale mentre i NPs si trovano tutti in posizione dislocata alla sinistra o alla destra del complesso verbale. Vediamo l’esempio seguente tratto da P&F (2008): (Walpiri) Ngujulu – rluk 1SG – ERG ka – rnak – ngkuj - rlaz PRES-SCL.1SG.NOM-OCL.3SG.ACC – OCL.2SG.BEN karli – kiiz warri – rnij boomerang-DAT NONPST-2SG.DAT Io sto cercando un boomerang per te nyunktu - ku cercare-NONPST 25 L’uso di TM così come l’uso di FM non è da far risalire alla famiglia di appartenenza della lingua nè tanto meno a fattori tipologici relativi alla morfologia delle lingue, tuttavia mentre sull’origine dei FM sono state avanzate ipotesi precise supportate da dati sull’origine dei TM sappiamo ancora ben poco. 26 Un analisi esaustiva di questi fenomeni richiede la possibilità di esaminare corpora con supporti audio che consentano considerazioni relative all’analisi dell’interfaccia prosodica. Sacrificando questo aspetto importante e limitandoci a uno studio prevalentemente morfosintattico/pragmatico analisi di questo tipo risultano inevitabilmente tutt'altro che esaustive. 1 BIBLIOGRAFIA Antinucci, F. & Cinque G. 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