Introduzione
La teoria alla quale facciamo riferimento studia la struttura interna dei diversi tipi di
costituenti e le loro differenti combinazioni che portano alla realizzazione finale delle
frasi; tali costituenti sono organizzati in base a una struttura ricorsiva e gerarchica, per
cui ogni costituente presenta una determinata struttura interna e può contenerne un altro
con la medesima struttura (Cecchetto, 2002). Nella rappresentazione della struttura
frasale all’interno della struttura X' la derivazione sintattica procede in base alla
“Condizione di Estensione” (Chomsky 1995, 2004), vale a dire, “dal basso verso l’alto”
passando attraverso “zone sintattiche” all’interno delle quali si realizzano
ordinatamente le interazioni con:
! la “semantica lessicale” all’interno dell’area del VP (Verb Phrase),
! la “morfologia flessiva” relativa alle categorie grammaticali del verbo,
dell’accordo e dell’assegnazione del Caso all’interno dell’area dell’IP
(Inflectional Phrase),
! la “pragmatica”, intesa come struttura dell’informazione e forza illocutiva
all’interno dell’area del CP (Complementizer Phrase).
Tali interazioni sono le dirette responsabili rispettivamente della realizzazione:
! della struttura argomentale (area del VP),
! dell’interfaccia tra sintassi e morfologia (area dell’IP)
! dell’interfaccia tra sintassi e pragmatica, riformulata in termini di
grammatica del discorso (cfr. Puglielli & Frascarelli, 20081), dove
l’interpretazione della frase si completa con le informazioni relative alla
grammatica del discorso e alla forza illocutiva (informazioni realizzate
all’interno della proiezione funzionale del CP).
In questa sede è nostra intenzione concentrare l’attenzione sull’area di analisi
relativa all’interfaccia tra sintassi e grammatica del discorso all’interno della proiezione
funzionale del Sintagma del Complementatore, trattando l’interazione tra questi due
livelli di analisi dal punto di vista della “struttura dell’informazione”, vale a dire del
modo in cui i costituenti si distribuiscono all’interno della frase con la finalità di
veicolare significati diversi o aggiuntivi rispetto a quelli di una costruzione “non
marcata” (P&F, 2008: 231).
Vogliamo sottolineare che la nostra analisi si concentrerà sulle strategie di
focalizzazione e di topicalizzazione in relazione alle frasi di tipo predicativo e non alle
frasi teliche, in cui l’intera frase è da considerarsi informazione nuova (cfr. 1.4.2.).
Struttura dell'informazione: Basi Teoriche.
1.1. Informazione data e informazione nuova
Come sappiamo, ogni enunciato è portatore di un contenuto informativo organizzato
secondo meccanismi di distribuzione dell’informazione che distinguono ciò che è dato
da ciò che è nuovo.
La nozione generale di “dato” vs “nuovo” è una questione aperta e ancora
attualmente dibattuta nella letteratura linguistica, la quale vede l’alternarsi e talvolta
l’opporsi di sinonimi quali “vecchio–nuovo”, “conosciuto–nuovo”, “tema-rema”,
“Topic-Focus” e molti altri.
1
Andando ad analizzare i diversi approcci presenti nella letteratura linguistica in
relazione all’argomento in esame, dopo aver comparato ed esaminato attentamente le
posizioni di numerosi studiosi che si sono interessati ai fenomeni in questione, risulta
chiaro che queste conducono a posizioni e risultati estremamente differenti o addirittura
opposti.
Non potendo qui fornire un’analisi dettagliata degli studi effettuati nella letteratura
sull’argomento, forniamo di seguito tre definizioni riguardanti i tre livelli di giveness
(Prince 1981) nelle quali possiamo riassumere le differenti posizioni secondo un quadro
generale di appartenenza:
! Giveness1 – Giveness nel senso di predicability/ recoverability:
In termini di speaker–hearer, il parlante assume che l’interlocutore può
predire o può aver predetto che un particolare elemento linguistico occorrerà
o potrebbe occorrere in una specifica posizione all’interno di una frase.
Linguisti quali Kuno, Halliday e Hasan, definiscono l’informazione vecchia
versus nuova in termini di recoverability, affermando che un elemento
all’interno di una frase è informazione vecchia e predicibile se è recuperabile
dal contesto precedente; in caso contrario e quindi se essa non è recuperabile
dal contesto linguistico precedente, tale informazione è nuova e
impredicibile.
! Giveness2 – Giveness nel senso di saliency:
Il parlante assume che l’interlocutore ha o può possedere nella propria
coscienza una particolare nozione/informazione/entità al momento della
conversazione.
Secondo questa definizione, accettata da linguisti come Chafe, si afferma che
l’informazione data rappresenta ciò che il parlante assume sia presente nella
coscienza dell’interlocutore al momento della conversazione, mentre
l’informazione nuova rappresenta ciò che il parlante (dal suo punto di vista)
introduce (o crede di introdurre) nella coscienza dell’interlocutore con ciò
che egli dice nel momento dell’atto linguistico.
! Giveness3 – Giveness nel senso di shared knowledge:
Il parlante assume che l’interlocutore conosca, abbia dedotto o possa inferire
una particolare informazione/ nozione.
Secondo questa definizione, accettata da linguisti quali Clark, Haviland e
altri, data è l’informazione che (il parlante crede che) l’interlocutore conosce
già e accetta come vera, mentre è nuova l’informazione che (il parlante crede
che) l’interlocutore non conosce ancora.
Così presentate però queste definizioni sembrano essere indipendenti l’una dall’altra,
al contrario predictability, saliency e shared knowledge sono, a nostro avviso,
strettamente e reciprocamente dipendenti: se il parlante suppone che l’interlocutore
predica o possa predire che uno o più referenti occorrono in una particolare posizione
all’interno della frase (Giveness1), il parlante può anche assumere che l’interlocutore
abbia nella sua coscienza quella particolare nozione/cosa/entità (Giveness2). E se tale
assunzione da parte del parlante fosse valida, quest’ultimo dovrebbe necessariamente
supporre anche che l’interlocutore possa fare o faccia qualche ipotesi o presupposizione
(Giveness3) e che possa trarre delle deduzioni (Prince 1981).
Inoltre tutti e tre le definizioni di Giveness coinvolgono casi in cui un elemento è
dato per ragioni extralinguistiche, pertanto tutti i livelli sono essenzialmente correlati a
Da qui in poi P&F(2008).
1
2
fenomeni extralinguistici, e in particolare a ciò che il parlante pensa sia o dovrebbe
essere o potrebbe appropriatamente essere nella conoscenza dell’interlocutore.
Alla luce di quanto detto fin qui, sosteniamo che le tre definizioni, Giveness1,
Giveness2 e Giveness3, sono concorrenti alla formulazione di una definizione più ampia
e più completa secondo la quale:
! GivenessU = Giveness1 + Giveness2 + Giveness3:
Un elemento può essere dato non solo se esso fa parte dell’“universo del
discorso” (cioè se è menzionato esplicitamente nel contesto linguistico
precedente) o se il suo referente è presente nel contesto dell’enunciazione
ed è in qualche modo sotto l’attenzione degli interlocutori, ma anche se
esso è inferibile da qualcosa che è stato menzionato nel contesto linguistico
o è presente nel contesto dell’enunciazione e fa quindi parte delle
conoscenze condivise (anche se inferite) di parlante e interlocutore e/o
dell’universo extralinguistico (cfr. anche P&F 2008; Antinucci & Cinque
1977).
In effetti la coppia dato/nuovo, spesso presentata come un’opposizione binaria,
esprime una realtà più complessa e articolata cosicché quando parliamo di dato e di
nuovo facciamo riferimento a diversi “gradi o livelli di attivazione dell’informazione” e
di conseguenza affermiamo che non esiste né un dato assoluto né un nuovo assoluto
(Chafe 1987; Prince 1981): dato e nuovo corrisponderanno pertanto a diversi gradi di
“dato” e a diversi gradi di “nuovo”2.
Vediamo gli esempi che seguono:
1) Ieri alla festa ho visto Marco e Massimiliano;
poi è stato proprio Massimiliano a tuffarsi in piscina.
Senza ombra di dubbio nella prima parte dell’enunciato Marco e Massimiliano sono
l’informazione nuova, ma nonostante si sia già fatta menzione di Massimiliano, nella
seconda parte dell’enunciato Massimiliano è ancora una volta l’informazione nuova.
Se consideriamo l’esempio seguente:
2) Abbiamo organizzato una cena a casa di Gabriele;
il primo lo prepara Stefania,
il secondo io
e il dolce tu.
Qui potrebbe sembrare che in il primo lo prepara Stefania (come anche in il secondo
io e il dolce tu) ci sia più di un’informazione nuova, ma è evidente che non può essere
così in quanto ogni frase è portatrice di una e una sola predicazione e quindi di una e
una sola informazione nuova. In effetti, il fatto che si organizzi una cena tra amici può
Chafe parla di tre gradi di attivazione di un particolare concetto in un preciso momento e
distingue:
! i concetti attivi: è detto attivo un concetto che è currently lit up, a concept in a person’s
focus of consciousness (Chafe 1987: 25);
! i concetti semi – attivi: è detto semi – attivo un concetto che si trova nella coscienza
periferica dell’interlocutore, a concept of which a person has a background awarness, but which
is not being directly focused on (Chafe 1987: 25);
! i concetti inattivi: è detto inattivo un concetto che è in a person’s long-term memory,
neither focally nor peripherally active (Chafe 1987: 25).
Essi vengono realizzati in modo fonologicamente diverso e corrispondono
rispettivamente a:
!
informazione data,
!
informazione accessibile,
!
informazione nuova (Chafe 1976 e 1987).
2
3
implicare, in base alle conoscenze extralinguistiche e/o condivise da parlante e
interlocutore, che una cena implica che si mangi un primo, un secondo e un dolce,
pertanto nella seconda parte dell’enunciato le informazioni date e quelle nuove si
combinano in modo tale da poter chiarire che ci sarà una divisione dei compiti e che
ogni invitato porterà qualcosa e si definisce:
!
che il primo lo prepara Stefania (lo prepara Stefania = informazione nuova),
!
che il secondo lo preparo io ((lo preparo)io = informazione nuova),
!
che il dolce lo prepari tu ((lo prepari) tu = informazione nuova3).
Per quanto riguarda invece il primo, il secondo e il dolce sono tutti elementi dati4
(anche se non precedentemente menzionati) in quanto “attivati” dal “quadro semantico”
della parola (e quindi anche del concetto) “cena”.
Similmente, se consideriamo l’esempio seguente:
3) E’ stata una gara di equitazione combattuta fino all’ultimo;
il barrage è andato avanti per ore.
Per gli interlocutori sono note le regole delle gare di salto con monta inglese
nell’ambito dell’equitazione, le quali, in caso di parità, si concludono con una sorta di
gara “a oltranza” detta barrage, pertanto in questo caso, anche se il barrage non è stato
precedentemente menzionato nel contesto linguistico, esso non è un elemento nuovo, in
quanto fa parte delle conoscenze condivise da parlante e interlocutore, i quali sono
evidentemente a conoscenza delle regole di questo tipo di competizioni sportive. Inoltre
potremmo citare moltissimi esempi nei quali un gesto del parlante può indicare il dato e
addirittura il nuovo inequivocabilmente senza neanche nominarlo. Anche in questo caso
l’analisi del solo contesto linguistico potrebbe risultare quantomeno inefficace. E’
quindi evidente come i gradi di attivazione di dato e nuovo non dipendano solo da
un’analisi del contesto strettamente linguistico/ testuale, ma anche da un’analisi attenta
delle conoscenze condivise da parlante e interlocutore, della situazione e del contesto
extralinguistico in cui ha luogo la comunicazione.
Alla luce di quanto detto fin qui, possiamo fornire le seguenti definizioni:
! chiameremo “nuovo” quella parte dell’informazione che costituisce la
predicazione all’interno dell’enunciato, l’informazione proposta come non
condivisa dai parlanti in un dato momento dell’interazione verbale;
! chiameremo invece “dato” la base comune relativa alle assunzioni che il
parlante ha rispetto all’interlocutore (cioè le presupposizioni sulle
conoscenze condivise) e a ciò che è presente nel contesto linguistico ed
extralinguistico.
1.2. Concetto di marcatezza
Quando parliamo di struttura dell’informazione e di interazione tra sintassi e
pragmatica, ci riferiamo alla funzione comunicativa degli enunciati e al modo in cui i
costituenti si distribuiscono nella frase al fine di veicolare i diversi significati.
3
Naturalmente Stefania, io e tu non sono informazioni nuove “in assoluto” (è chiaro che io e
tu, essendo deittici riferiti ai partecipanti alla conversazione sono tutt’altro che “nuovi”) nel
discorso ma qui essi sono “proposti come informazione nuova” in quanto ci indicano un qualcosa
che stiamo definendo e che non è ancora conosciuto; qui essi ci offrono l’informazione non
conosciuta fino a questo momento su come si distribuiranno i compiti nell’organizzazione della
cena (per la distribuzione dell’informazione cfr. 1.4.3.).
4
Qui proposti come informazioni contrastive date (cfr. 1.4.4.1.).
4
Studiando le lingue del mondo e basandoci sulla tipologia sintattica, è evidente come
queste siano classificate in base all’ordine dei costituenti, ovvero in base all’ordine che
assumono soggetto (S), oggetto (O), verbo (V); gli ordini possibili sono:
Schema 1.1.
Le sequenze appena elencate rappresentano l’ordine non marcato dei costituenti,
ovvero l’ordine usato per costruire una frase tutta nuova. Le lingue, per varie esigenze
comunicative, possono variare tale ordine basico formando così delle strutture marcate.
Il nostro studio, per il suo oggetto d’analisi, rende necessario esaminare cosa si intenda
con il termine marcatezza.
Per definire il concetto di marcatezza è necessario fare riferimento a tre diversi
livelli di analisi: il livello fonologico, il livello sintattico e il livello pragmatico.
!
Marcatezza fonologica: una frase è marcata dal punto di vista fonologico
quando la melodia intonativa ad essa associata non può essere rappresentata
come una curva continua, ma presenta invece interruzioni, pause o picchi
intonativi.
!
Marcatezza sintattica: una frase si dice marcata sintatticamente quando i
costituenti che la compongono non occupano le loro posizioni canoniche, ma
sono dislocati al fine di esprimere dei significati particolari. Una frase marcata
sintatticamente è generalmente caratterizzata da un’intonazione particolare,
dunque marcatezza sintattica e fonologica sono strettamente correlate.
!
Marcatezza pragmatica: una frase è marcata pragmaticamente quando
non si adatta ad un numero molto alto di contesti e di situazioni linguistiche: è
tipicamente una frase in cui l’informazione data precede quella nuova
(Principio di Progressione del Nuovo5).
In una frase pragmaticamente non marcata è cognitivamente naturale che l’informazione
data preceda l’informazione nuova (Principio di Progressione del Nuovo.
Ad esempio in una lingua SVO, può essere contestualmente nuovo o solo l’elemento
più a destra o l’elemento più a destra insieme a quello che lo precede o tutti e tre gli
elementi, conversamente, possono essere contestualmente dati o nessun elemento sulla
sinistra o il primo elemento sulla sinistra insieme a quello che lo segue, ecc. (…) non si può
mai avere un elemento contestualmente dato alla destra di un elemento nuovo e viceversa
non si può avere un elemento contestualmente nuovo alla sinistra di uno dato. La funzione di
appropriatezza del dato/ nuovo si sviluppa, cioè, secondo la seguente progressione [Principio
di progressione del nuovo]:
S<V<O
1. SV DATO, O NUOVO
2. S DATO, VO NUOVO
3. SVO NUOVO (Antinucci & Cinque 1977: 174).
Tale principio è valido per tutte le lingue del mondo, tenendo conto però dell’ordine
non marcato di ogni lingua.
5
5
E’ importante chiarire che, come abbiamo visto negli esempi in 1.1., l’informazione
nuova può avere un’estensione variabile a seconda del contesto: essa può essere
rappresentata dall’intero sintagma verbale, o da uno degli argomenti del verbo, pertanto
è importante tenere in considerazione il contesto linguistico ed extralinguistico ogni
qualvolta si stia esaminando la distribuzione dell’informazione dell’enunciato.
1.3. Struttura dell’informazione
Abbiamo già accennato che in questa sede è nostra intenzione occuparci del concetto
e dei fenomeni strettamente correlati alla struttura dell’informazione: lo faremo anche
in considerazione della nozione (introdotta da Chafe 1976) di packaging of
information. Ma mentre Chafe wisely restricted his notion of Information Structure to
those aspects that respond to the temporary state of the adressee’s mind, thus excluding
several other aspects of messages, like reference to long-term background knowledge,
choice of language or level of politeness that otherwise could be understood as
packaging as well (Krifka 2007), noi cercheremo di considerare i fenomeni nella loro
completezza e in considerazione dei diversi livelli di analisi, per poi poterci concentrare
in modo specifico su uno studio di tipo sintattico, senza però mai perdere di vista le
relazioni di interfaccia con gli altri livelli di analisi6.
Come già detto, la letteratura ha ampliamente discusso gli argomenti relativi alla
struttura dell’informazione e ha trattato le questioni a essa relative con approcci anche
molto differenti, utilizzando una diversa nomenclatura per i fenomeni di focalizzazione
e topicalizzazione e le nozioni di dato e nuovo. Per chiarire quale terminologia
utilizzeremo e cosa intendiamo con i termini che andremo ad usare, iniziamo col
fornire qui di seguito delle nozioni di base.
Sappiamo che tutti gli enunciati di tipo predicativo si compongono di due parti:
l’informazione nuova, cioè la predicazione, detta anche Comment e il “dato” , cioè
l’elemento che si propone come assunto, come “punto di partenza” della predicazione
(Chafe 1987; P&F 2008), il cosiddetto Topic7; quindi in una coppia domanda/risposta
come la seguente:
4) Cosa sta facendo tua sorella?
(Mia sorella) Sta parlando al telefono.
Mia sorella è l’informazione data e quindi il Topic che potrebbe anche essere
omesso (laddove fosse reperibile dal contesto linguistico, extralinguistico o relativo alle
conoscenze condivise da parlante e interlocutore), mentre il gruppo verbale [verbo +
complementi + eventuali aggiunti] sta parlando al telefono è l’informazione nuova, la
predicazione e quindi il Comment: essa è l’informazione indispensabile che non può
essere omessa.
6
In assenza di dati relativi alla realizzazione prosodica, saremo costretti a trascurare il livello
fonologico dei fenomeni trattati, anche se sulla base delle nostre conoscenze talvolta forniremo
qualche considerazione, pur rimandando a studi specifici.
7
Evidenziamo il fatto che il concetto di Topic che noi sviluppiamo qui non coincide con quello
di Topic/Tema inteso come “element which comes first in a sentence” adottato da linguisti quali
Halliday e Fries e ampiamente discusso nella Scuola di Praga; in effetti, come vedremo, nel tipo
di approccio che scegliamo di seguire sia i Topic che i Foci , così come noi li intendiamo, possono
trovarsi entrambi in posizione iniziale nella frase. Inoltre il nostro concetto di Topic differisce
anche dalla concezione di Givón (1983) e altri linguisti che spesso usano il termine Topic per
riferirsi a any participant in a discourse (Lambrecht 1994).
6
Può accadere però che il gruppo verbale sia l’informazione data e, viceversa, il
gruppo nominale sia invece l’informazione nuova, come accade nell’esempio seguente:
5) Cosa stai mangiando?
(Sto mangiando) La pasta.
In tal caso, laddove il gruppo nominale rappresenti l’informazione nuova, tale NP
verrà denominato Focus mentre il gruppo verbale prenderà il nome di
Presupposizione8.
Possiamo quindi dire che la distribuzione dell’informazione si può distinguere in due
diverse modalità:
! Topic - Comment
Esempio:
Anche il Topic e il Focus possono essere analizzati all’interno della struttura X’.
Se consideriamo il classico modello “a T- rovesciata” proposto da Chomsky negli
anni ’60, i diversi livelli di analisi non sono slegati tra loro; essi, al contrario, sono
strettamente connessi l’un l’altro, pertanto quando parliamo di grammatica del discorso
dobbiamo tener presente che la struttura dell’informazione è strettamente correlata con
la struttura sintattica e con i livelli: semantico, fonologico, logico e pragmatico.
Per meglio spiegare questo concetto riproponiamo il modello a “T- rovesciata”
semplificato in P&F (2008: 15) qui di seguito:
Schema 1.2.
6) Hai comprato il giornale?
Il giornale, l’ho comprato stamattina all’alba.
! Focus - Presupposizione
Esempio:
7) Chi è arrivato?
E’ arrivato MIRKO.
1.4. I concetti di Topic e Focus: una panoramica
In una frase pragmaticamente non marcata è cognitivamente naturale che
l’informazione data preceda l’informazione nuova (Principio di Progressione del
Nuovo (cfr. 1.2. - nota 7)). In tal modo diremo, come abbiamo già accennato sopra, che
in una frase predicativa, se l’elemento dato è inserito nell’enunciato come gruppo
nominale, esso assume la funzione di Topic nella grammatica del discorso e la sua
controparte, il gruppo verbale che rappresenta l’informazione nuova, assume la
funzione di Comment. Similmente se l’elemento dato è inserito nell’enunciato come
gruppo verbale, esso assume la funzione di Presupposizione nella grammatica del
discorso e la sua controparte, il gruppo nominale che rappresenta l’informazione nuova,
assume la funzione di Focus.
Dal punto di vista semantico-pragmatico possiamo quindi dire che in questa sede:
!I termini Topic-Comment sono usati per riferirsi a ciò che è stato introdotto nel
“linguistic thinking” rispettivamente come “psychological subject” e
“psychological predicate” (Krifka 2007), intendendo con queste espressioni
che il Topic è il costituente che identifica l’entità o l’insieme di entità poste
come base, come punto di partenza del Common Ground (CG laddove il CG è
inteso come conoscenza condivisa dagli interlocutori (Krifka 2007)) per la
predicazione espressa dal costituente che rappresenta il Comment.
!I termini Focus-Presupposizione sono usati per indicare la presenza di
alternative che sono considerate rilevanti per l’interpretazione di espressioni
linguistiche (Krifka 2007), le quali trovano nel costituente che rappresenta il
Focus l’identificazione di una alternativa specifica introdotta nel linguistic
thinking e fino a quel dato momento non condivisa dagli interlocutori;
l’identificazione di tale alternativa specifica è, per così dire, “scelta” tra le
alternative possibili caratterizzate dal costituente rappresentato dalla
Presupposizione, la quale, a sua volta, fa parte invece della conoscenza
condivisa dagli interlocutori (Krifka 2007).
8
Come appare evidente dallo schema 1.2., risultato del processo di Inserzione
Lessicale sarà la Struttura Profonda (SP), dalla quale a sua volta avranno origine tutte le
operazioni di movimento che daranno corpo alla Struttura Superficiale (SS).
Quest’ultima infine sarà interpretata ai livelli di interfaccia Forma Fonetica (FF) e
Forma Logica (FL). Il meccanismo della lingua avrà dunque i suoi nodi cruciali nei
livelli di interfaccia (P&F 2008).
E’ quindi importante chiarire le relazioni che intercorrono tra le due strutture
dell’informazione, Topic - Comment e Focus - Presupposizione e i diversi livelli di
analisi linguistica.
Per far ciò offriamo qui di seguito uno schema tratto da P&F (2008) sul quale
forniremo delle delucidazioni e faremo alcune considerazioni:
Schema 1.3.
Come accade per il Topic, anche la Presupposizione può essere omessa.
7
8
Abbiamo già visto sopra come possiamo definire l’informazione data e nuova
(livello pragmatico) e abbiamo chiarito come il Topic e il Focus siano gruppi nominali
mentre le loro rispettive controparti, il Comment e la Presupposizione, siano gruppi
verbali; non ci resta che spiegare, in merito allo schema 1.3., ciò che riguarda il livello
d’analisi sintattica e semantica: lo faremo nei prossimi sottoparagrafi distinguendo le
strutture Topic – Comment da quelle Focus – Presupposizione.
1.4.1. Topic
Come possiamo notare nello schema 1.3., il Topic è un gruppo nominale correlato
sia al soggetto/oggetto sintattico, sia all’argomento in SP; quando usiamo il termine
“correlato”, vogliamo mettere in evidenza il fatto che il Topic non ha alcuna funzione
sintattica né semantica di per se stesso, esso in effetti viene generato in una posizione
extrafrasale (cfr. 1.4.4.) e pertanto non riceve direttamente né una funzione sintattica
né un ruolo semantico argomentale; è per questo che, quando parliamo di Topic,
diciamo che esso è solo “correlato” a un argomento e ad una funzione sintattica. Per
chiarire meglio quanto detto facciamo qualche esempio qui di seguito:
8) Valentina, l’ho già vista
Qui il NP Valentina non ha direttamente una funzione sintattica, ma gli viene
trasmesso dal pronome “l’”, che riceve Caso e ruolo argomentale. Valentina si trova
nella posizione extrafrasale, in cui il NP (o DP9) viene generato.
In una lingua a soggetto nullo come l’italiano, il pronome soggetto di ripresa, in frasi
non marcate, non sarà realizzato e sarà quindi fonologicamente nullo: è per questo
motivo che in una frase come 4) che ripetiamo qui di seguito in 9) e 9bis) avremo:
9) Cosa sta facendo tua sorella?
Mia sorella sta parlando al telefono
In accordo con il Principio di Progressione del Nuovo, Chafe (1987: 36, 37) afferma
che the usual tecnique for presenting information is to choose some concept, typically
some referent, as a starting point and then to add information about it. As a speaker
proceeds to verbalize one focus of consciousness after another, each added piece of
information is attached to some other piece that is in some sense already present. The
linguistic manifestation of this formatting strategy is the familiar subject – predicate
structure. Many information units conform to this structure, employing a subject to
express the starting point and proceeding with a predicate which add information
about that starting point.(…) We might call the following the “light starting point
constraint”:
! A starting point is usually a given referent;
! Occasionally a starting point is an accessible referent;
! A starting point is rarely a new referent, and then only at the beginning of a
major section of a discourse11.
“Questa organizzazione dell'enunciato (Seecondo il Principio di Proiezione del
Nuovo) è a vantaggio del ricevente, in effetti è naturale che vi sia “la necessità” di
offrire al ricevente una piattaforma iniziale a cui fare riferimento e sulla quale
costruire l'interazione. Dal punto di vista del ricevente, l'enunciato è quindi diviso in
“due porzioni”: quella che rinvia a una conoscenza già acquisita e da lui accessibile
che si dice dato, e quella che aggiunge una nuova conoscenza, che si dice nuovo (...)”.
(Simone, 2005: 391 – 393)
Lo scambio enunciativo si svolge, quindi, secondo un CICLO RICORSIVO DI
ACCRESCIMENTO DELLE CONOSCENZE composto da tre fasi principali:
1. Evocazione di una conoscenza condivisa adoperata come punto di
partenza (dato);
2. Aggiunta al punto di partenza di una conoscenza non ancora
condivisa (nuovo);
3. Degradazione a dato della precedente conoscenza nuova e riavvio
dell'intero ciclo fino al termine dell'interazione. (Simone, 2005: 391 –
393).
Il Topic, come abbiamo visto, sarà Mia sorella e il pronome nullo [pro] quindi
l’esempio sopraindicato sarà:
9bis) Mia sorella [pro] sta parlando al telefono
Il fatto che molto spesso un Topic correlato con il soggetto venga identificato col
soggetto stesso è una diretta conseguenza della correlazione esistente tra i diversi livelli
di analisi mostrati nello schema 1.3.. Il Topic, infatti, nelle frasi non marcate tende a
coincidere con il soggetto in quanto, in base ai requisiti della struttura sintattica,
l’argomento che viene “promosso” a soggetto assume la posizione più alta all’interno
della frase (Spec, IP): tale elemento viene pertanto assunto per default come punto di
partenza della predicazione e, dunque, interpretato come Topic (P&F 2008: 240). Da
qui la spiegazione del motivo per cui le lingue di tipo SVO e SOV siano le più diffuse
nel mondo (concetto di “superiorità del soggetto” (P&F 2008)).10
9
Il DP (Determiner Phrase) è un sintagma indipendente che domina il NP come l’area
funzionale del CP (Complementizer Phrase) domina l’IP (Inflectional Phrase) e il VP (Verb
Phrase). Nell’esempio specifico, nel DP la testa D° è vuota in quanto il nome in N° è un nome
proprio (per approfondimenti cfr. P&F 2008).
10
Ovviamente tale fattore ha importanti ripercussioni anche a livello fonologico, in effetti il
gruppo nominale con funzione di Topic- soggetto forma un dominio prosodico separato dal resto
della frase.
9
DATO
NUOVO
Dato1
Nuovo1
Dato2 (ex Nuovo1)
Nuovo2
Dato3 (ex Nuovo2)
Nuovo3
ecc.
11
Alla luce di queste considerazioni però ci chiediamo cosa accada nelle lingue a predicato iniziale.
Ovviamente in queste lingue, in una frase non marcata, è il verbo ad occupare la posizione
iniziale, pertanto la correlazione tra soggetto e Topic non può essere altrettanto immediata; in
queste lingue, dunque, il “punto di partenza” non sarà il gruppo nominale ma il gruppo verbale.
Pertanto, essendo il Topic un costituente di tipo nominale per definizione, in lingue a predicato
iniziale il gruppo verbale (in frasi non marcate) non potrà avere funzione di Topic, pertanto il
verbo sarà di norma il punto di partenza della predicazione, ciò significa che nelle lingue a
predicato iniziale la frase non marcata sarà composta dal solo Comment. Ciò è evidente nel
seguente esempio tratto da P&F (2008: 241):
(Tagalog - VSO)
B – um – abasa
ang
titser
ng
ATT. PST – leggere TRIG
insegnante DIR
L’insegnante ha letto un diario.
1
diyaryo
diario
1.4.2. Focus
La letteratura linguistica fornisce diverse definizioni del concetto di Focus a seconda
dei diversi approcci e delle differenti prospettive analitiche.
Le strutture di Focus implicano l’esistenza di un set di alternative (cfr. 1.4. e
Chomsky 1971) e delle corrispondenti presupposizioni di esistenza che possono essere
derived as the union (or disjunction) of all the alternatives in the given set (Frascarelli,
in prep.). Per meglio chiarire quanto detto consideriamo l’esempio che segue:
10) Cosa hai cavalcato ieri?
Ho cavalcato IL PUROSANGUE ARABO.
Il DP focalizzato è scelto tra un numero ristretto di alternative possibili, mentre gli
elementi non focalizzati non introducono alcuna alternativa. Nell’esempio in 10) il DP
il purosangue arabo infatti è scelto all’interno di un ristretto gruppo di entrate lessicali
che posseggono le caratteristiche semantiche tali da poter essere selezionate dal verbo
in V° presente nella presupposizione, in considerazione dei tratti semantici da esso
richiesti e della situazione comunicativa nella quale l’enunciato viene pronunciato (cfr.
1.4.2.1): è chiaro che le alternative a purosangue arabo, sono numericamente limitate
tra “tutto ciò che può essere cavalcato”. Tali alternative vengono non solo selezionate
dal tratto semantico [+ animale] richiesto dalla testa verbale V° cavalc(ato); pertanto,
presupposto che all’interno di una situazione comunicativa nella quale chi parla ha la
possibilità di scegliere di cavalcare un cavallo di una razza in particolare tra tutti (e
solo) i cavalli disponibili, il Focus identifica il cavallo che chi parla ha cavalcato, esso
identifica “una scelta” tra le alternative possibili (e in questo caso disponibili).
La letteratura linguistica vede l’alternarsi e talvolta l’opporsi di differenti definizioni
oltre che di diverse interpretazioni relative alla distinzione di più tipologie di Focus; tali
interpretazioni in effetti dividono i linguisti anche sull’uso di una comune
nomenclatura: troveremo quindi espressioni quali Narrow Focus vs Wide Focus,
Presentational Focus vs Information Focus, Identificational Focus vs Information
Focus, ecc. (Kiss 1998). Qui noi distinguiamo (sul modello di Frascarelli (2000),
Lambrecht (1994) e Krifka (2007)) due tipi di Focus:
1. Narrow Focus: nelle costruzioni di questo tipo l’informazione nuova è ristretta
a un unico costituente che risponde a domande del tipo:
Chi ha parlato?
Ha parlato CONCETTA!
2. Broad Focus: questo tipo di costruzioni sono risposte a domande come:
Cosa è successo?/ Che succede?
Si tratta di domande che implicano risposte che non includono elementi focalizzati e
in cui l’intera frase è da considerarsi informazione nuova (frasi teliche).
Qui il nostro interesse si concentrerà esclusivamente sul Narrow Focus
tralasciando le frasi di tipo telico.
Come abbiamo visto nello schema 1.3., è evidente che vi siano delle importanti
considerazioni da fare anche in merito al Focus e alle sue correlazioni con i diversi
livelli di analisi.
Abbiamo analizzato le frasi non marcate e abbiamo accennato a quali possano essere
i comportamenti di lingue tipologicamente diverse nei confronti della struttura
dell’informazione Topic–Comment; passiamo ora a esaminare le frasi marcate e la
struttura del tipo Focus-Presupposizione.
In una frase del tipo in 11):
11
11) Chi ha parlato?
(Ha parlato) MAURIZIO
É evidente che l’informazione nuova non può che essere il gruppo nominale
Maurizio, mentre l’informazione data, in quanto condivisa da parlante e interlocutore è
la Presupposizione ha parlato, diremo pertanto che la vera predicazione non è affatto il
gruppo verbale, ma al contrario il gruppo nominale Maurizio. In sostanza, in una frase
marcata di tipo Focus-Presupposizione, il dato è il gruppo verbale, cioè la
Presupposizione e il nuovo è invece il gruppo nominale, il Focus. La Presupposizione
può essere definita come la conoscenza condivisa da parlante e interlocutore in cui è
contenuta un’incognita, che rappresenta il set di alternative disponibili; in altre parole
diremo che la Presupposizione sarà la seguente:
11a)
Presupposizione:
! x, [x ha parlato] ! esiste una x tale che x ha parlato
Focus:
x = MAURIZIO
Una frase come quella in 11), può quindi essere parafrasata come in 11bis):
11bis) [(colui che) ha parlato] È [MAURIZIO] 12
x
valore di x
È quindi chiaro che in 11bis), così come in tutte le strutture di Focus, la
Presupposizione è il soggetto della predicazione e il Focus è il predicato.
1.4.2.1. Diversi tipi di Focus
É importante però dire che, se è vero che il Focus è quel costituente nominale che
veicola l’informazione nuova è anche necessario distinguere due diversi tipi di Focus:
!
Focus informativo: identifica un individuo all’interno di un insieme
presupposto come nell’esempio di seguito:
12)Chi ha suonato alla porta?
(Ha suonato) CONCETTA.
Data la nozione di alternative di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, nel
caso del Focus informativo, il set di alternative della risposta deve corrispondere alle
altre possibili risposte alla domanda (cfr. 1.4.2. – esempio 10)).
! Focus contrastivo: identifica un individuo escludendo qualsiasi altro
elemento dell’insieme presupposto, anche correggendo o completando
un’informazione asserita da uno dei partecipanti alla comunicazione (talvolta
negando una precedente Presupposizione):
13)A: Ho saputo che ha parlato Valentina.
B: No, è’ STEFANIA che ha parlato
Nel caso del Focus contrastivo, il set di alternative di un contrasto (o di una
correzione) deve includere il significato della frase corretta.
14)
.
15)
.
12
A questo punto è chiaro il motivo per cui nelle domande del tipo Cosa succede?/ Cos’è
successo? L’intera frase è focalizzata e si parla di Broad Focus, in quanto l’elemento Wh trova
l’identificazione dell’incognita nell’intera frase che risponde alla domanda).
1
Tutti i Focus sono più o meno relativamente “chiusi” in considerazione di queste
restrizione sulla selezione13.
Dal punto di vista sintattico, Focus informativo e Focus contrastivo, si inseriscono in
due proiezioni funzionali specifiche all’interno dell’area del CP (nella cosiddetta
periferia sinistra della frase (cfr.1.4.4. e 1.4.4.1.)).14
1.4.3. Topic vs Focus
Alla luce di queste considerazioni è evidente che i diversi livelli di analisi sono
strettamente correlati e che ciò che è dato (cfr. 1.4.2. e schema 1.2.) corrisponde
sempre al soggetto della predicazione, mentre ciò che è nuovo corrisponde sempre
al predicato, anche qualora l’informazione nuova sia costituita da un gruppo
nominale (Focus).
Sebbene le strutture di Topic e Focus possano talvolta sembrare simili in SS,
possiamo utilizzare dei test specifici che metteranno in luce le loro differenze. Rizzi
(1997) e Cinque (1990) fanno notare infatti che le strutture di Topic e Focus divergono
per una serie di caratteristiche:
! Presenza di clitici di ripresa: le strutture di Topic possono necessitare
(anche se non in tutte le lingue), come abbiamo visto sopra (cfr. 1.4.1.), dei
clitici all’interno del Comment correlati al costituente topicalizzato, mentre
l’elemento focalizzato non è compatibile con un clitico di ripresa.
Esempio:
16)1a - La tua auto, l’ho lavata
1b - *La tua auto, ho lavato t
2a - *LA TUA AUTO l’ho lavata
2b - LA TUA AUTO ho lavato t (non la sua)
17)
.
! Bare Quantificational Elements: i quantificatori (nessuno, tutti, ecc.) non
possono essere Topic, mentre possono essere Focus, come mostrato negli
esempi di seguito:
18)1a - *Nessuno, l’ ho chiamato
1b - *Tutto, l’ ho mangiato
2a - NESSUNO ho chiamato
2b - TUTTO ho mangiato
! Unicità: una frase può contenere Topic multipli (in quanto, come vedremo
nel prossimo paragrafo, la proiezione funzionale TopP è ricorsiva anche se la
loro ricorsività è soggetta a restrizioni (cfr. 1.4.4.1.)), mentre è ammesso un
solo Focus, come mostrato nell’esempio che segue:
19)1 - La granita, a mamma, domattina gliela porterò senz’altro
13
Facciamo notare ancora una volta la validità dello schema 1.2. e dello schema 1.3. che
vedono la stretta interdipendenza e cooperazione tra i diversi livelli di analisi.
14
Facciamo notare infine che in realtà il concetto di Focus contrastivo, come vedremo in
seguito (cfr. 1.4.4.1.), non è affatto un primitivo della grammatica (P&F 2008), esso fa parte di
un concetto più ampio e complesso, quello di “Contrasto”, che rappresenta una categoria
funzionale indipendente presente nella periferia sinistra della frase, all’interno dell’area del
nodo CP (cfr. 1.4.4 e 1.4.4.1.), con una proiezione funzionale a sé stante che, come vedremo
meglio nei prossimi paragrafi, può combinarsi e quindi essere occupata sia dal costituente
nominale che rappresenta il Focus (e in tal caso si parlerà di Focus contrastivo) che dal
costituente nominale che rappresenta il Topic (in tal caso si parlerà di Topic contrastivo).
1
2 - *A MAMMA LA GRANITA porterò (non A PAPÀ, IL GELATO)
20)
.
! Compatibilità con Wh: un operatore Wh nelle interrogative è compatibile
con un Topic seguendo un ordine fisso (Top – Wh) mentre esso è
incompatibile con un Focus, come mostrato negli esempi che seguono:
21)1a – A Marco,che cosa gli hai raccontato?
1b - *Che cosa, a Marco, gli hai raccontato?
2a – *A MARCO che cosa hai raccontato (non a Massimiliano)?
2b - *Che cosa, a MARCO, hai raccontato (non a Massimiliano)?
E’ interessante notare come le due strutture Topic-Comment e FocusPresupposizione possono combinarsi tra loro negli enunciati15. Consideriamo il
seguente esempio in 22) di cui diamo la struttura dell’informazione in 22bis):
22)Marco, A MASSIMILIANO [pro] dovrebbe darlo, questo libro
22bis)
E’ quindi possibile che Focus e Topic siano presenti nella stessa frase. In particolare
in 22) abbiamo due Topic, uno a sinistra (correlato con il soggetto [pro]) e uno a destra
(correlato col clitico oggetto lo sul verbo), il Comment, invece è unico, in quanto è
evidente che non si può avere più di un’informazione nuova. A sua volta però il
Comment è di fatto diviso in Focus e Presupposizione (P&F 2008), e in particolare, il
Focus è l’oggetto indiretto.
1.4.4. Livelli di analisi e periferia sinistra della frase
1.4.4.1. Diversi tipi di Topic e scissione del nodo CP.
Per rendere conto della relazione tra sintassi e categorie del discorso, Rizzi (1997 e
2004) ha proposto la scissione del nodo CP in una serie di proiezioni funzionali, in cui
è codificato uno specifico tratto di tipo pragmatico: tale approccio “cartografico”
(Cinque 2002) ha portato alla definizione di un preciso ordine gerarchico all’interno
dell’area del CP. Qui di seguito tratteremo in breve i punti salienti di questo tipo di
approccio.
La periferia sinistra della frase, e quindi la proiezione “scissa” del CP, contiene tutte
le informazioni relative alla grammatica del discorso: all’interno del CP infatti sono
contenute proiezioni relative a forza, Topic, Focus, finitezza, ecc.
15
!
!
!
Sarà possibile avere all’interno della stessa frase:
due Topic,
un Topic e una Presupposizione,
più Topic e una Presupposizione (come nell’esempio 22)).
1
Come abbiamo visto (cfr. 1.3, 1.4), tutti i Topic sono connessi con ciò che il parlante
ha posto come argomento del discorso (il Topic è what the sentence is about (cfr.
Reinhart,1981)), quindi tutti i Topic sono connessi con la proprietà di “Aboutness” ma
quando parliamo di Topic è necessario far notare che, come sostenuto da Frascarelli &
Hinterhölzl (2007)16 essi “fanno diverse cose”. In particolare possiamo distinguere
(almeno) tre tipi di Topic:
!
Topic di Aboutness-Shift: questo tipo di Topic introduce o reintroduce il
tema del discorso (cfr. Givón 1983 e discussione infra 1.1.). Dunque questo
genere di Topic può essere nuovo nel discorso, però il suo essere nuovo non è
altro che la creazione di un tema e non di un contenuto informativo (a
constituent which is proposed as a matter of standing and current interest or
concern (cfr. F&H 2007: 88): si combina, quindi, la proprietà di Aboutness
con quella di Shift, che invece sposta l’attenzione su un argomento “diverso”
rispetto a quello precedente. Vediamo l’esempio che segue:
25) Il materiale da analizzare è complesso e c’ho messo molto tempo prima di
riuscire a maneggiarlo, la tesi la sto scrivendo adesso.
Qui il sintagma la tesi è il Topic che non introduce un nuovo contenuto informativo
bensì un nuovo tema di discorso: la tesi.
!
Topic familiare: viene definita familiare questa tipologia di Topic in cui
a given or accessible (Chafe 1987 e discussione infra 1.1.) constituent, which
is typically destressed and realized in a pronominal form (F&H 2007: 88).
Con questo tipo di Topic la proprietà di Aboutness è associata ad
un’informazione familiare in quanto già menzionata nel testo (sequenza
Topic-Comment)17. When a familiar topic is textually given and d-linked
with a pre-established aboutness topic, it is defined as a continuing topic
(Givón 1983). Questo Topic mantiene la continuità topicaleo richiama alla
mente dell’interlocutore un referente
Vediamo insieme qualche esempio:
26) Il francese mi piace, è dolce, melodico, io il francese lo studio da quando
frequentavo le scuole medie.
A: Come fai a educare i cavalli?
B: In genere bisogna essere molto pazienti, bisogna trattarli un po’ come si
fa con i bambini, i cavalli.
A: Sì, ma come fai? Sono grandi e forti. Li devi sottomettere i cavalli.
B: Assolutamente! Se tu avessi meno paura e ti relazionassi un po’ più
liberamente con loro, ti renderesti conto che sono animali molto più docili e
sensibili degli animali domestici.. ci fai pure ippoterapia ai bimbi coi
cavalli..
27)
! Topic contrastivo: an element that induces alternatives which have no
impact on the focus value and creates oppositional pairs with respect to
other topics (Büring 1999); in altre parole si tratta di un Topic che si pone in
contrapposizione con uno o più Topic nel mettere in contrasto le
Da qui in poi F&H (2007).
Secondo studi relativi alla realizzazione prosodica (P&F 2008) il tono col quale esso viene
pronunciato è basso e prosodicamente integrato nella frase.
28)
informazioni nuove contenute nei rispettivi Comment18. Vediamo qualche
esempio:
A: Come mai ha scelto francese e inglese come lingue di specializzazione?
B: Il francese mi piace da morire e poi lo studio da quando frequentavo le
scuole medie, l’inglese non mi piace moltissimo ma so che è utile e non
potevo trascurarlo.
Come si può notare, il Topic contrastivo, contrariamente al Focus contrastivo, non
serve a negare un’asserzione precedente, esso non ha impatto sul valore di verità
dell’enunciato, ma crea semplicemente una contrapposizione tra due o più elementi
topicali, in merito ai quali si affermano cose diverse.
29)
A: Come mai hai partecipato alla gara con entrambi i cavalli, cioè sia con
Lupin che con Margot?
B: Lupin, l’ho già portato spesso alle gare e mi ha sempre dato
soddisfazioni, Margot non l’avevo mai portata.. ha un ottimo passo e
grinta ma non aveva mai avuto occasione di dimostrarlo fin quando non
gliene ho dato modo.
30)
A: Lo sai che i sei parà della Folgore uccisi a Kabul erano colleghi del mio
ragazzo?
B: Il mio ragazzo non partirebbe mai per missioni così pericolose.
31)
A: Cosa indossavano i militari che erano di picchetto al Celio?
B: I parà del 186° Reggimento Folgore portavano la mimetica e il basco
amaranto.
In base alla distinzione di questi tre tipi di Topic, si affina la gerarchia proposta da
Rizzi (1997) nello schema che segue:
Schema 1.5.
[ForceP Force°[ShiftP Shift°[ContrP Contr°[FocP Foc°[FamP* Fam°[FinP Fin°[IP/SC
[+ aboutness-shift] [+ contrasto]
[+ familiare]
In questa sede non approfondiremo oltre l'argomento ma è importante conoscere
almeno a livello teorico le seguenti proiezioni:
! TopP indica la proiezione con la quale si realizza l’informazione data della
frase. TopP è una struttura ricorsiva ovvero, all’interno di una frase ci
possono essere più Topic.
! FocP indica la proiezione con la quale realizziamo l’informazione nuova
all’interno della frase; l’elemento focalizzato si muove nel CP lasciando una
traccia nella SP. In effetti, come abbiamo visto in 1.4.3., possiamo avere uno
e un solo costituente focalizzato in modo ristretto all’interno della stessa
frase.
! ShiftP: è la proiezione funzionale che ospita il Topic di Aboutness- shift,
essa non è ricorsiva pertanto può esserci un solo Topic di questo tipo;
! ContrP: è la posizione dedicata ai costituenti che propongono un contrasto e
può essere occupata sia dal Topic che dal Focus. É importante far notare che,
essendoci un’unica proiezione funzionale del contrasto che può ospitare sia il
16
17
1
18
Il Topic contrastivo, secondo studi prosodici ha il suo picco più alto sulla sillaba tonica
(P&F 2008; Frascarelli 2000; F&H 2007).
1
Topic contrastivo che il Focus contrastivo (cfr.1.4.2.1.), questi ultimi sono in
distribuzione complementare e si collocano in posizione di Spec, ContrP19;
! FamP: è la posizione riservata al Topic familiare. Come notiamo nella
gerarchia proposta nello schema 1.5., l’asterisco indica la ricorsività di
quest’ultima proiezione funzionale; in effetti, mentre è possibile avere un
solo Topic di Aboutness-shift e un solo Contrasto (Topic o Focus), i Topic di
tipo familiare possono essere multipli.
Questa gerarchia rende conto del fatto che, se potenzialmente all’interno di una
frase è possibile avere un numero infinito di Topic, in realtà tale molteplicità è legata
ai soli Topic familiari vista la natura non ricorsiva delle proiezioni funzionali ShiftP
e ContrP.
Ammettendo di avere in una stessa frase un Topic per ogni tipo, cioè: un Topic di
Aboutness-shift, un Topic contrasivo e uno (o anche più di uno) familiare, essi si
inseriranno quindi nella gerarchia sopra citata (Schema 1.5.) nel seguente ordine:
Schema 1.6. - Gerarchia topicale (F&H 2007: 89):
validità di un’ipotesi che propone il movimento del Focus nell’area del CP in
Forma Logica.
! Strategia extra situm21: l’elemento focalizzato deve necessariamente
essere realizzato nell’aria del CP e in posizione immediatamente preverbale:
! Strategia copulare22: l’elemento focalizzato appare in posizione iniziale
(come per la strategia extra situm) ma non immediatamente seguito dal
verbo23.
In lingue come l’italiano e il siciliano la presenza di più strategie serve a veicolare
significati diversi, come mostrato dagli esempi che seguono in cui troviamo
rispettivamente un Focus informativo (strategia in situ) e un Focus contrastivo
(strategia extra situm in 44) e copulare in 45)):
(Siciliano)
A: Chi purtò Valentina?
A: Cos’ha portato Valentina?
43)
Topic di Aboutness-shift [+ aboutness] > Topic Contrastivo [+ contrasto] >
Topic familiare [+ familiare]
E’ importante chiarire che gli elementi topicalizzati possono essere diversi NP (o
NP/DP incassati in PP), indipendentemente dalla funzione sintattica del clitico al quale
il Topic è associato. Vediamo qualche esempio:
32)
Papino, lo coccolo molto spesso.
33)
(quanto a) Mamma, sta molto volentieri in casa.
34)
Con Stefania ci esco solo quando torno in Sicilia.
35)
Di certe cose non mi piace affatto discutere.
36)
Con i cani di piccola taglia non ci gioco mai.
37)
In azienda ci lavoro volentieri.
38)
.
39)
.
40)
.
41)
.
42)
.
Una differenza tra il Topic contrastivo e di aboutness vs Topic familiare sta nel fatto
che i primi due sono sempre collocati nella periferia sinistra (Frascarelli 2008: 15),
mentre il Topic familiare (caratterizzato da un tono basso) appare in ogni tipo di frase
(principale, subordinata, avverbiale e relativa) in entrambe le periferie.
1.5. Strategie interlinguistiche di focalizzazione e topicalizzazione
1.5.1. Strategie di focalizzazione
Come sappiamo, le lingue del mondo fanno ricorso a diverse strategie per realizzare
i diversi fenomeni linguistici. Qui noi esamineremo come esistano tre diverse strategie
di focalizzazione, riscontrate in lingue tipologicamente diverse:
! Strategia in situ20: il costituente focalizzato è “apparentemente” realizzato
nella posizione non marcata. Quando diciamo “apparentemente” ci riferiamo
al fatto che diverse prove sintattiche (Frascarelli 2000) hanno mostrato la
19
Sia il Topic contrastivo che il Focus contrastivo in posizione di Spec, ContrP, allo studio
della realizzazione prosodica risultano essere entrambi realizzati con un tono alto sulla sillaba
tonica (P&F 2008; Frascarelli 2000; F&H 2007).
20
E’ presente in lingue come l’italiano e l’inglese.
1
B: Valentina purtò NA GGUANTERA RI BOCCONCINI.
B: Valentina ha portato un vassoio di pasticcini.
(Siciliano)
A: Sacciu chi Silviu chiamò a Rita..
A: So che Silvio ha chiamato Rita..
44)
B: A CLARA chiamò.
B: Ha chiamato CLARA (non Rita) - È CLARA colei che (Silvio) ha chiamato.
(Siciliano)
A: Ma chi fa, sta’ cosa t’impinci?
A: Cosa succede, questa cosa ti infastidisce?
45)
B: Sì tu chi m’impinci.
B: Sei TU che mi infastidisci.
1.5.2. Strategie di topicalizzazione
Come abbiamo visto per le strategie di focalizzazione, anche le strategie di
topicalizzazione variano tra le lingue.
! Topicalizzazione con clitici: innanzitutto bisogna distinguere le lingue che
dispongono di pronomi clitici e che li utilizzano come ripresa anaforica (o
cataforica nel caso della topicalizzazione a destra) degli elementi topicali e
quelle che invece non ne dispongono e nelle quali dunque l’elemento
topicalizzato non è esplicitamente correlato a una funzione sintattica
all’interno della frase. Tra le lingue che dispongono di clitici ricordiamo
l’italiano e il francese di cui riportiamo un esempio:
(Francese)
46)
Le cahier, à Barbara, je le lui ai donné
Il quaderno, a Barbara, gliel’ho dato
21
22
23
E’ presente in lingue come il basco e l’ungherese.
E’ presente in lingue come il tigrino, il chaha e in molte lingue creole, africane e polinesiane.
Tuttavia può capitare che il verbo segua il Focus talvolta.
1
E’ importante distinguere queste due tipologie di lingue in quanto i pronomi clitici
sono un requisito importante per la realizzazione di Topic multipli, in effetti alcune
lingue senza clitici, in presenza di più Topic danno frasi agrammaticali o fortemente
marginali (come può accadere in tedesco e in inglese): in lingue di questo tipo la
realizzazione di Topic multipli crea difficoltà nel rapportare il Topic alla posizione
sintattica e argomentale al quale esso è collegato all’interno della frase. 24
! Topicalizzazione con Topic markers (TM)25: questa strategia sembra
meno diffusa rispetto all’uso di FM per il Focus. Essa è riscontrata
generalmente solo in lingue prive di clitici e quindi con un solo Topic per
frase come mostrato nell’esempio che segue tratto da P&F (2008):
(Giapponese)
47)
Sono
okasi
wa
huntora – nai
DIM
dolci
TM
ingrassare-NEG
(Con) quei dolci non si ingrassa
La presenza in tutte le lingue di strutture Topic - Comment non è messa in
discussione; tutte le lingue presentano l’opposizione informazione data vs informazione
nuova. Cambiano semplicemente, in prospettiva interlinguistica, le caratteristiche
formali relative alla struttura dell’informazione: ci sono lingue che topicalizzano gli
elementi con ripresa clitica, altre con TM, o con una marca specifica.
Alla luce di quanto detto possiamo affermare che le categorie di Topic e Focus e i
fenomeni e le strategie interlinguistiche a esse correlate sono molto complessi, essi
infatti, oltre a correlarsi con l’interpretazione della forza illocutiva degli enunciati e con
la struttura frasale, richiedono un’analisi che tenga in considerazione tutti i livelli di
analisi e le diverse zone di interfaccia26.
Estratto interamente da:
Corpina, B. (2009), Topic e Focus in Hdi. Strategie a confronto e analisi dei testi.
24
Il meccanismo di ripresa clitica invece sembra essere molto produttivo, soprattutto nelle
lingue polisintetiche in cui la struttura argomentale è ottenuta per mezzo dell’incorporazione dei
clitici sulla testa verbale mentre i NPs si trovano tutti in posizione dislocata alla sinistra o alla
destra del complesso verbale. Vediamo l’esempio seguente tratto da P&F (2008):
(Walpiri)
Ngujulu – rluk
1SG – ERG
ka – rnak – ngkuj - rlaz
PRES-SCL.1SG.NOM-OCL.3SG.ACC – OCL.2SG.BEN
karli – kiiz
warri – rnij
boomerang-DAT NONPST-2SG.DAT
Io sto cercando un boomerang per te
nyunktu - ku
cercare-NONPST
25
L’uso di TM così come l’uso di FM non è da far risalire alla famiglia di appartenenza della
lingua nè tanto meno a fattori tipologici relativi alla morfologia delle lingue, tuttavia mentre
sull’origine dei FM sono state avanzate ipotesi precise supportate da dati sull’origine dei TM
sappiamo ancora ben poco.
26
Un analisi esaustiva di questi fenomeni richiede la possibilità di esaminare corpora con
supporti audio che consentano considerazioni relative all’analisi dell’interfaccia prosodica.
Sacrificando questo aspetto importante e limitandoci a uno studio prevalentemente morfosintattico/pragmatico analisi di questo tipo risultano inevitabilmente tutt'altro che esaustive.
1
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