Celiachia All’interno: Malattia celiaca e possibili modelli animali Manifestazioni neurologiche e celiachia 1 0 ws New Questo inserto può essere utile al tuo medico A cura del dr. Carlo Catassi Consulente Scientifico di Celiachia Notizie Anna Velia Stazi, Alberto Mantovani Istituto Superiore di Sanità, Laboratorio di Tossicologia Comparata ed Ecotossicologia Viale Regina Elena, 299 - 00161 Roma Malattia celiaca e possibili modelli animali Q uesto articolo nasce dall'esigenza di sviluppare modelli animali per lo studio della malattia celiaca (MC) nelle sue complesse manifestazioni. Tale esigenza ci è particolarmente vicina dal momento che da tanti anni ci occupiamo, all'Istituto Superiore di Sanità, dello studio in vivo di fattori di rischio sulla riproduzione; la MC essendo un importante fattore di rischio riproduttivo, abbiamo ritenuto di poter dare un contributo valutativo sui modelli animali per lo studio di questa malattia. In questo contesto, tralasciando la descrizione generale della MC, si vuole sottolineare il fatto che la MC è una malattia multifattoriale che richiede la presenza sia di un elemento esogeno (il glutine) che di fattori genetici. Date le molteplici manifestazioni cliniche e la elevata prevalenza, la MC può rappresentare un serio problema di sanità pubblica; inoltre la presenza di alterazioni endocrine ed immunitarie ed il malassobimento di micronutrienti possono aumentare la vulnerabilità a fattori di rischio ambientali, soprattutto tra le fasce di popolazione più sensibili come l'infanzia e le donne in età fertile. Risulta pertanto di notevole importanza la elaborazione di modelli sperimentali, soprattutto per caratterizzare la patogenesi delle numerose manifestazioni extraintestinali della MC1. Modelli Animali Al momento esiste solo uno specifico modello sperimentale per la MC. Troncone e Ferguson2 hanno proposto un modello di enteropatia da glutine nei topi Balb/c e BDF1 immunizati con gliadina per lo studio delle alterazioni della mucosa intestinale e della sua permeabilità. Per contro, gli studi disponibili in letteratura, mostrano Celiachia news 10 3 che, al momento, non esistono modelli animali che possano sviluppare la MC nelle sue complesse manifestazioni. In particolare, non sono disponibili modelli animali basati su knock-out genici. Tuttavia, esistono dati che potrebbero far presupporre l'utilizzo di alcuni modelli spontanei per lo studio di specifici aspetti della MC. La intolleranza al glutine nel Setter Irlandese. Rispetto ad altre patologie croniche dell'assorbimento intestinale quali la malattia di Crohn, nella MC è ben evidente che una frazione del glutine è il fattore esogeno responsabile dell'innesco della reazione autoimmune. Un'importante caratteristica è l'aumentata permeabilità intestinale che precede lo sviluppo della MC e che determina la presentazione dell'antigene al sistema immunitario della mucosa gastrointestinale. Questo danno è stato trovato in alcune famiglie di Setter Irlandese che rappresentano un possibile modello animale della enteropatia da sensibilità al glutine (GSE); infatti, evitando l'esposizione al glutine nella dieta in tali animali non si ha l'espressione della malattia. In particolare nei cuccioli, la valutazione della permeabilità intestinale mediante stimolazione con dosi controllate di glutine fornisce uno screening per valutare la sensibilità alla GSE 3. La permeabilità della barriera epiteliale intestinale dipende dalla regolazione dei sistemi di giunzione intercellulari (GIC) ed in particolare delle zonule occludenti. Le GIC sono strutture dinamiche soggette a mutamenti che ne dettano lo stato funzionale in seguito a differenti stimoli fisiopatologici e/o ambientali. Anche se il meccanismo di regolazione delle GIC non è stato ancora chiarito, recenti studi4 hanno identificato la zonulina, una proteina dell'epitelio intestinale, come responsabile di mutamenti della permeabilità. Sarebbe, pertanto, interessante valutare l'espressione e la funzionalità della zonulina nei Setter Irlandesi affetti da GSE in presenza ed in assenza di glutine. 4 Hall e Batt5 esaminarono la permeabilità intestinale durante lo sviluppo della GSE in Setter Irlandesi affetti ed allevati con una normale dieta contenente grano oppure con una dieta senza glutine in animali non affetti. La permeabilità era aumentata negli animali alimentati con la dieta senza glutine, sebbene non sia stata osservata nessuna differenza nell'altezza dei villi, densità linfocitaria intraepiteliale ed attività della fosfatasi alcalina della mucosa intestinale. Inoltre la permeabilità era aumentata ulteriormente negli animali affetti alimentati con la normale dieta, accompagnata da parziale atrofia dei villi ed alla ridotta attività della fosfatasi alcalina. Pertanto, i dati indicavano che il meccanismo di base delle alterazioni della permeabilità può essere coinvolto nella patogenesi della GSE nei cani Setter Irlandesi. Un lavoro successivo6 ha indagato gli effetti della dieta priva di cereali dalla nascita e la conseguente risposta alla stimolazione immunitaria al glutine. I Setter allevati con una dieta contenente grano, manifestavano le caratteristiche alterazioni intestinali. L'introduzione di una dieta priva di glutine induceva la risoluzione delle alterazioni morfologiche e biochimiche e la diminuzione della permeabilità intestinale; la susseguente reintroduzione del glutine nella dieta risultava nella ricaduta della sintomatologia. Al contrario, altri cuccioli delle stesse nidiate allevati esclusivamente con una dieta priva di glutine mostravano cambiamenti di modesta entità in seguito alla stimolazione con glutine, a parte una infiltrazione linfocitaria che confermava un modesto stato infiammatorio. I dati sull'animale indicano quindi l'importanza di un precoce inizio della dieta senza glutine come fattore protettivo. Polvi et al.7 hanno indagato il possibile ruolo nella GSE canina di una regione della classe II del major histocompatibility complex (MHC) ortologa di alleli HLA del MHC umano. Al contrario della MC, la GSE canina non appare determinata da variazioni di geni della classe II del Celiachia news 10 MHC. Perciò, la GSE canina pur rimanendo una malattia importante per conoscere i retto del tessuto testicolare13. Le alterazioni sono indicative di una atrofia generalizzata e di una accelerazione dei fenomeni di invecchiamento e sono associate ad un disturbo primario delle cellule di Leydig. Pertanto, i ratti BB possono essere un modello per lo studio dei problemi sia di impotenza che di infertilità nell'uomo diabetico. È di notevole interesse osservare come analoghe disfunzioni ormonali e riproduttive siano osservate anche nei soggetti maschi affetti da MC. In particolare, nella MC si osservano specifici disturbi endocrini caratterizzati da ridotta sintesi di diidrotestosterone per diminuita attività dell'enzima 5alfa riduttasi. Inoltre si osservano disturbi dell'asse ipotalamo-ipofisario con iperprolattinemia e riduzione della libido14. Il topo NOD ed altri modelli murini Un altro ceppo di roditori che sviluppa spontaneamente il diabete mellito è il topo NOD (non-obese diabetic). Inoltre, analogamente al ratto BB, anche nel topo NOD, il diabete è associato ad altre alterazioni endocrine e riproduttive. Inoltre si osserva la perdita della tolleranza ad auto-antigeni come GAD, insulina e IA-2, una proteina tirosina fosfato simile15. Si conosce da tempo che lo iodio della dieta influenza lo sviluppo di malattie autoimmuni della tiroide nell'uomo. Many et al.16 hanno sottolineato come i topi NOD possano essere anche utili per studiare la patogenesi delle tiroiditi autoimmuni, in particolare può essere indotta sperimentalmente una forma di tiroidite simile a quella di Hashimoto, un'altra importante complicanza della MC. Riguardo ai disturbi riproduttivi, Sainio-Pollanen et al.17 hanno osservato nei topi NOD una distribuzione anomale di fenomeni apoptotici nell'epitelio seminifero durante la fase di insulite autoimmune, risultante nella disorganizzazione della spermatogenesi. La correlazione fra diabete autoimmune ed ormoni sessuali è stato valutata in uno Celiachia news 10 5 studio eseguito da Rosmalen et al18 su topi NOD femmine, che sviluppano più fre- 6 starsi o meno di una patologia; in particolare l'assorbimento di fattori esogeni attraverso il tratto digestivo può essere determinante per il suo esito come nel caso della MC, del diabete e delle tiroiditi. Come già descritto, le lesioni della mucosa intestinale nella MC, sono un danno immuno-mediato innescato dalla gliadina ed associato ad un complesso di geni di istocompatibilità. Una immunomodulazione che induce tolleranza agli antigeni coinvolti può essere una possibile alternativa alla DPG, come suggerito da Troncone e Ferguson23. Manners et al.24 hanno verificato che il danno intestinale provocato dalla GSE nel Setter Irlandese può parzialmente regredire per una tolleranza indotta dalla somministrazione orale sotto forma di estratto purificato, piuttosto che come cereale nella dieta. Nei topi Balb/c, la preventiva immunizzazione con dosi multiple di alfa-gliadina per via parenterale (intranasale), inibisce specificamente la risposta immune mediata dalle cellule Th1 nei confronti della successiva assunzione orale di glutine25. La porzione alfa della gliadina può essere un buon candidato per identificare ulteriori piccoli peptidi da usare come induttori di tolleranza in questo modello sperimentale. Va sottolineata l'importanza della modulazione dell'immunità nelle prime fasi della vita. Già Troncone e Ferguson26, con studi sul topo, sottolinearono l'importanza di verificare la risposta immunitaria sistemica della prole a seguito di assunzione di glutine nella dieta nelle madri; i risultati indicarono che l'assunzione materna di glutine non induceva tolleranza nella prole, ma al contrario induceva una maggiore risposta immunitaria alla gliadina. Anche in ratti alimentati con gliadina dalla nascita alla maturità sessuale, si osservava una stimolazione dei linfociti B splenici e mesenterici e della produzione di anticorpi specifici27. E' interessante notare come la presenza di glutine nella dieta possa influenzare anche lo sviluppo del diabete. Funda et al.28, in Celiachia news 10 uno studio condotto sui topi femmine NOD, hanno confrontato gli effetti zioni complesse dell'espressione genica, come quelle osservate in altre malattie dismetaboliche (diabete di tipo-2 ed obesità) potranno essere studiate attraverso un ulteriore sviluppo delle applicazioni della tecnologia DNA micro-array34. La caratterizzazione degli eventi molecolari può essere importante per comprendere i fattori di suscettibilità individuale alla base delle diversificate manifestazioni di patologie complesse quali la MC. Ad esempio, nell'elaborazione di modelli in vivo per la MC, va considerato anche il ruolo della interazione fra il recettore di membrana OX40 (CD 134) e il suo ligando OX40L nella attivazione T-dipendente delle cellule B, come per le tiroiditi autoimmuni30. Il ruolo di tale recettore nelle malattie immuno-mediate del tratto gastrointestinale è stato dimostrato sia nei roditori che nell'uomo, compresi i pazienti affetti da MC35. Tuttavia, un incremento delle conoscenze sui modelli knock-out, potrebbe essere di grande importanza proprio per valutare il contributo di specifici elementi genetici nella patogenesi di disordini su base autoimmune. I modelli disponibili potrebbero inoltre essere integrati mediante opportuni trattamenti con fattori esogeni, determinanti per l'innesco dei fattori genetici. Uno sviluppo rilevante può essere l'utilizzo di modelli animali di patologie metaboliche frequenti nella popolazione, per lo studio degli effetti di fattori alimentari e/o ambientali in gruppi particolarmente suscettibili. Ad esempio, un dato di estremo interesse, ma rimasto finora isolato, è la modulazione della patologia diabetica nel ratto BB mediante la dieta contenente glutine9, 28. Inoltre, mancano dati per valutare le alterazioni dell'assorbimento di vitamine ed oligoelementi nella GSE del Setter Irlandese: uno studio in questo senso potrebbe anche fornire indicazioni sulle eventuali patologie endocrine, riproduttive ed immunitarie, associate alla GSE canina e quindi anche sul possibile comparazione fra tale modello animale e la MC. Anche il trattamento con iodio va con- Celiachia news 10 7 siderato per lo studio della frequente associazione fra MC ed alterazioni tiroidee. Infatti, la presenza ambientale di iodio va considerata un fattore di rischio per le tiroiditi autoimmuni, analogamente alla MC che è innescata dalla presenza del glutine della dieta. I modelli animali forniscono, quindi, una opportunità unica per ricercare in dettaglio il meccanismo mediante cui un agente ambientale, quale il glutine, può innescare una risposta patogenetica autoimmune in un ospite suscettibile36. Con queste importanti concordanze sia ambientali che genetiche su base autoimmune tra il diabete mellito tipo 1, le tiroiditi autoimmuni e la MC, lo sviluppo di modelli animali che possa studiare tali patologie potrà migliorarne sia la prevenzione che il trattamento, in particolare nelle prime fasi della vita. La correlazione osservata in pazienti adolescenti tra il rischio di patologie autoimmuni e durata dell'esposizione al glutine, fa presupporre la tossicità cronica di tale proteina nei soggetti predisposti37; in particolare, la presenza di tale rischio negli adolescenti ma non negli adulti, sottolinea l'importanza di controllare l'esposizione a lungo termine al glutine nelle prime fasi della vita. Il ruolo della prevenzione precoce dell'esposizione al glutine è stato osservato anche in diversi modelli animali, la GSE nel Setter Irlandese5, nel topo BALB/c2 e nel ratto27; per contro Scott et al (9) hanno rilevato un effetto parzialmente protettivo dell'assunzione precoce di glutine nei confronti del diabete nel ratto BB, mediata dalla modulazione di citochine intestinali. Gli studi sull'assunzione prolungata di glutine a partire dalle prime fasi della vita sono di particolare interesse in quanto il mantenimento della DPG, teoricamente “semplice”, può essere compromesso dalle tracce di glutine che possono contaminare gli amidi usati come eccipienti nei farmaci e come additivi alimentari e che costituiscono comunque un rischio da non sottovalutare38. Pertanto, lo sviluppo di modelli sperimentali potrebbero anche facilitare lo stu- 8 dio dei possibili effetti cronici nei soggetti affetti da MC, riducendo i lunghi tempi di osservazione richiesti dagli studi clinici. Ringraziamenti: il presente lavoro è stato effettuato nell'ambito del Progetto di Ricerca Finalizzata (2000-2003) “Esposizione umana a xenobiotici con potenziale attività endocrina: valutazione del rischio per la riproduzione e per l'età evolutiva”. Bibliografia 1) Stazi AV, Mantovani A. Possibili modelli animali delle complicanze endocrine, immunologiche e riproduttive della malattia celiaca. 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Inviare la corrispondenza a: Dr. Anna Velia Stazi Istituto Superiore di Sanità, Laboratorio di Tossicologia Comparata ed Ecotossicologia Viale Regina Elena, 299 - 00161 Roma Tel. : 06/49902529 Fax: 06/49387139 E-mail: [email protected] 10 Celiachia news 10 Celiachia news 10 11 U. Volta, R. De Giorgio*, N. Petrolini, V. Stanghellini*, L. Veronesi, G. Barbara*, A. Granito, R. Corinaldesi*, F.B. Bianchi. Dipartimento di Medicina Interna, Cardioangiologia, Epatologia; *Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna Manifestazioni neurologiche e celiachia S ebbene l'organo bersaglio della malattia celiaca sia l'intestino tenue, l'intolleranza al glutine può essere considerata a tutti gli effetti una malattia sistemica con interessamento di molti altri organi ed apparati quali, per citarne solo alcuni, la cute, la tiroide, il pancreas, il cuore, il fegato, le articolazioni, il tessuto connettivo, i muscoli ed il sistema nervoso centrale e periferico. L'evidenza di questa affermazione non deriva solo dalle molteplici associazioni ormai chiaramente documentate fra celiachia e patologie di altri distretti, ma soprattutto dal fatto che la transglutaminasi tissutale, il principale autoantigene della celiachia, ha una distribuzione praticamente ubiquitaria nell'organismo umano, ed, una volta innescato, il meccanismo autoimmune può portare ad interessamento di organi e sedi fino a qualche anno fa francamente insospettabili, di cui un esempio sono le recenti identificazioni di associazione con quadri di cardiopatia dilatativa idiopatica e patologia neurologica. In realtà, le prime segnalazioni di una possibile associazione fra malattia celiaca e manifestazioni neurologiche risalgono al 1908 quando Carnegie Brown identificò due pazienti con sospetta sprue che sviluppavano una neuropatia periferica. A tale segnalazioni ne fecero seguito altre fra il 1920 ed il 1930 riguardanti l'associazione fra sospetta sprue e quadri di atassia, mielopatia e degenerazione funicolare del midollo spinale. La validità di queste osservazioni rimaneva peraltro dubbia dal momento che una diagnosi certa di malattia celiaca non era possibile prima dell'introduzione della biopsia intestinale. Una review, basata su 35 lavori che dal 12 Celiachia news 10 1964 a tutt'oggi hanno riportato casi singoli o multipli di tale associazione, dimostra che l'atassia cerebellare, la neuropatia periferica e l'epilessia con calcificazioni cerebrali sono le più comuni manifestazioni neurologiche osservate in pazienti con malattia celiaca confermata dalla biopsia intestinale 1-6. Disfunzioni neurologiche di più raro riscontro comprendono le miopatie infiammatorie ed il mioclono. Ancor meno frequente il riscontro di casi di demenza, di mielopatia e di cefalea tipo emicrania. L'associazione fra patologia neurologica ed intolleranza al glutine è stata studiata in questi ultimi anni in modo sistematico partendo sia da pazienti con malattie neurologiche idiopatiche o presunte tali, che venivano sottoposti a screening anticorpale per celiachia, sia, ricercando in pazienti con celiachia già documentata, la presenza di manifestazioni neurologiche più o meno manifeste 7-11. Uno degli studi più importanti è certamente quello pubblicato da Hadijvassiliou nel 1996 7, studio nel quale 30 di 53 pazienti con disfunzione neurologica di origine sconosciuta (di cui il 50% circa affetti da atassia) presentavano una positività per anticorpi antigliadina (AGA). Soltanto in 9 (35%) dei 26 pazienti AGA+ sottoposti a biopsia duodenale veniva confermata la diagnosi di celiachia. La positività per AGA senza alterazioni della mucosa intestinale risultava essere particolarmente elevata nei pazienti con atassia (68%) e ciò portava l'autore a considerare tale positività anticorpale come espressione di una “glutensensitivity” in grado di determinare in alcuni soggetti la disfunzione neurologica senza interessamento intestinale, introducendo così il concetto della cosìdetta “gluten ataxia”, non necessariamente collegata alla presenza di malattia celiaca. In alcuni pazienti con atassia in cui la celiachia era diagnosticata prontamente, consentendo l'instaurazione della dieta aglutinata poco dopo l'esordio neurologico, si assisteva alla completa risoluzione della sintomatologia neurologica. Uno screening anticorpale me- diante gli AGA su 206 bambini estoni con varie malattie neurologiche ha evidenziato che sia la prevalenza degli AGA che il riscontro di celiachia in pazienti neurologici in età pediatrica (età media 8 anni) è più basso che in età adulta (8% di positività per AGA e 1.5% di riscontro di malattia celiaca) 12. L'associazione fra epilessia e malattia celiaca è ben nota e la scuola italiana ha avuto un ruolo importante nel segnalare tale associazione in particolare per quanto riguarda il riscontro di malattia celiaca in pazienti con epilessia e calcificazioni cerebrali, prevalenti in regione parieto-occipitale6. Nell'ormai storico lavoro di Gobbi, 24 di 31 pazienti con tale quadro neurologico risultavano affetti da celiachia e, a testimonianza di uno stretto legame fra le due patologie, in 20 di questi soggetti, a dieta aglutinata stretta per più di 6 mesi, le crisi epilettiche erano ridotte del 50% in 4 casi, non si presentavano più in 6, mentre peggioravano in un caso e rimanevano immodificate in 9. L'inizio della dieta aglutinata, vicino all'esordio dell'epilessia e in giovane età (sotto i 13 anni), risultava essere efficace nel controllo della patologia neurologica. Studi sono stati condotti anche sulla ricerca di manifestazioni neurologiche in pazienti con malattia celiaca. Anche da questi studi è emerso che le più frequenti manifestazioni neurologiche in corso di celiachia sono l'epilessia con maggior frequenza di attacchi complessi parziali, la neuropatia periferica e l'atassia con una prevalenza media di disfunzione neurologica del 10-11%1, 5, 10. L'esperienza clinica di tutti i giorni, nell'ambito dell'attività del nostro ambulatorio per la malattia celiaca, con l'osservazione sempre più frequente di complicanze neurologiche in pazienti celiaci ci ha spinto ad occuparci di questo problema, concentrando la nostra attenzione sulla valutazione della prevalenza e della tipologia delle complicanze neurologiche in una serie consecutiva di celiaci adulti, sul decorso clinico dei quadri neurologici in relazione alla dieta aglutinata e sulla ricerca degli anti- Celiachia news 10 13 corpi antineurone diretti sia verso il sistema nervoso centrale (SNC) che il sistema nervoso enterico (SNE) in celiaci con e senza alterazioni neurologiche prima e dopo un congruo periodo di dieta aglutinata. Metodi Pazienti Sono stati presi in considerazione 160 pazienti consecutivi affetti da malattia celiaca (120 donne e 40 uomini) di età media 37 anni, range 18-79 anni, giunti alla nostra osservazione dal gennaio 1985 al giugno 2001 con una mediana di follow-up di 6 anni (range da 3 mesi a 16 anni). Una valutazione specialistica neurologica era routinariamente eseguita in tutti i celiaci alla diagnosi e periodicamente dopo dieta aglutinata. La maggioranza di questi pazienti proveniva dalla regione Emilia-Romagna, ove la prevalenza stimata di malattia celiaca è di 1 caso su 174 abitanti13. Gli anticorpi marcatori di malattia celiaca (AGA, anti endomisio - EmA - ed anti transglutaminasi tissutale ricombinante umana h-tTG) 14, 15 erano determinati in tutti i pazienti e la diagnosi di celiachia era confermata in tutti i casi dalla biopsia duodenale secondo la classificazione modificata di Marsh16, 17. Anticorpi Antineurone La presenza di anticorpi antineurone diretti verso il SNC e il SNE era ricercata in tutti i celiaci con interessamento neurologico ed in un gruppo di celiaci senza disfunzione neurologica (20 casi). I sieri di 10 pazienti con malattia infiammatoria cronica intestinale, di 10 pazienti con epatite autoimmune e di 10 donatori di sangue sono stati utilizzati come gruppo di controllo. La ricerca degli anticorpi antineurone di classe IgG ed IgA diretti verso il SNC e il SNE è stata eseguita in IFL indiretta utilizzando sezioni criostatiche di cervelletto di scimmia e di ratto e sezioni di ileo e colon di ratto (Medic, Torino, Italia). I sieri dei pazienti sono stati testati alla diluizione iniziale di 1:10, con determinazione del titolo anticor- 14 pale nei casi positivi. Antisieri anti IgG ed IgA umane da coniglio (Dako, Copenhagen, Danimarca) sono stati impiegati come anticorpo secondario all'appropriata working dilution (1:60 ed 1:100) sui tessuti di ratto e di primate rispettivamente. Analisi Statistica Il test esatto di Fisher è stato utilizzato per confrontare le caratteristiche cliniche e la prevalenza degli anticorpi antineurone nei pazienti celiaci con e senza manifestazioni neurologiche. Risultati Una disfunzione neurologica era presente in 13 (8%) dei 160 celiaci studiati (11 di sesso femminile e 2 uomini, con età mediana di 36 anni, range 19-56 anni). Dieci pazienti avevano disordini del SNC, fra i quali 3 casi di epilessia, 3 casi di una sindrome neurologica caratterizzata da alterazione dello stato di attenzione e della memoria, 2 casi di atassia cerebellare, 1 caso di sclerosi multipla ed una malattia cerebrovascolare acuta, inquadrabile in una condizione di “Moyamoya disease”. I rimanenti 3 casi mostravano patologie del sistema nervoso periferico (SNP), fra cui 2 pazienti con neuropatia periferica ed uno con distrofia miotonica o sindrome di Steinert (Tabella 1). In 11 dei 13 casi la disfunzione neurologica si era presentata prima della diagnosi di celiachia. Malattie del SNC associate a celiachia Le 3 pazienti con epilessia erano affette rispettivamente da attacchi parziali complessi del lobo temporale, da epilessia semplice parziale con segni motori e da epilessia generalizzata primaria con assenza pura (“petit male”). La TC cerebrale non dimostrava in nessuno dei 3 casi calcificazioni cerebrali. Sintomi riferibili a celiachia (stipsi ostinata e anemia sideropenica) erano presenti in 2 pazienti, mentre la terza era del tutto asintomatica. L'esordio dell'epilessia precedeva la diagnosi di celiachia in 2 casi, di 6 mesi in uno e di oltre 20 anni nell'altro. Del- Celiachia news 10 le 2 pazienti con atassia cerebellare, una presentava anemia sideropenica. In entrambe il quadro neurologico, caratterizzato da perdita dell'equilibrio e instabilità nella deambulazione, precedeva la diagnosi di celiachia di 3 e 24 mesi. I 3 pazienti (2 donne ed 1 uomo) con sindrome neurologica caratterizzata da difficoltà di concentrazione e dello stato di attenzione con perdita della memoria, iniziata da 4 a 6 mesi prima del riscontro di celiachia, presentavano una TAC e RMN cerebrale nella norma, senza segni di atrofia cerebrale, e solo 2 avevano sintomi riferibili ad enteropatia da glutine (ipertransaminasemia e stipsi). Nei rimanenti 2 pazienti con malattie del SNC la diagnosi di celiachia precedeva l'insorgenza dei disturbi neurologici: in un caso, dopo 4 anni dalla diagnosi di celiachia in base a screening familiare in assenza di sintomi, compariva diplopia e disfunzione del motoneurone superiore (debolezza della mano dx e spasticità), e la RMN mostrava lesioni demielinizzanti multifocali della sostanza bianca nel cervello e nel midollo spinale con diagnosi di sclerosi multipla; nell'altro caso 10 anni dopo la diagnosi di celiachia con malassorbimento, all'età di 29 anni, la paziente presentava un infarto cerebrale con transitoria emiplegia sn e con riscontro alla TC e RMN di una vasta area ischemica in sede frontorolandica dx e di piccole lesioni ischemiche nell'emisfero di sn. L'angiografia cerebrale portava alla diagnosi di “Moyamoya disease”, basata sul tipico aspetto angiografico a sbuffo di fumo espressione di un ricco circolo collaterale attorno alla lesione ostruttiva dell'arteria cerebrale media. Malattie del SNP associate a celiachia Dei 3 pazienti celiaci con patologia del SNP 2 erano sorelle, di cui una con figlio celiaco, entrambe affette da neuropatia periferica, il cui esordio precedeva la diagnosi di celiachia di 4 e 10 mesi rispettivamente. Entrambe non avevano altri sintomi riferibili a celiachia, una presentava una neuropatia delle piccole fibre con elettroneuro- miografia normale, nell'altra vi era una assonopatia distale diagnosticata sulla base del quadro clinico (intense parestesie e torpore delle gambe, con marcata iporeflessia) e con elettroneuromiografia positiva. Nel rimanente paziente una distrofia miotonica era diagnosticata all'età di 53 anni. Il quadro clinico si caratterizzava per debolezza muscolare a livello delle palpebre, della faccia e dei muscoli flessori del collo e dei muscoli delle estremità distali. Dal punto di vista clinico nessuna differenza significativa è emersa fra i due gruppi di celiaci con e senza manifestazioni neurologiche, entrambi presentando in pratica la stessa età mediana alla diagnosi di celiachia ed una più elevata prevalenza del sesso femminile. Sintomi gastrointestinali e non riferibili a celiachia erano assenti in oltre il 40% dei pazienti dei 2 gruppi. I sintomi neurologici miglioravano significativamente in 7 pazienti (2 con epilessia, 3 con alterazione della memoria, 1 con atassia cerebellare ed 1 con neuropatia periferica) che iniziavano la dieta aglutinata entro 6 mesi dall'esordio neurologico. I 4 pazienti con malattia neurologica di lunga durata al momento della diagnosi di celiachia (1 epilessia, 1 atassia cerebellare, 1 distrofia miotonica, 1 neuropatia periferica) non avevano alcun beneficio dalla dieta senza glutine. Il gruppo dei responder mostrava un'età media più bassa rispetto a quello dei non responder (35 anni vs 42 anni). Dei due pazienti in cui la disfunzione neurologica compariva dopo la diagnosi di celiachia, quella affetta da malattia di Moyamoya non ha più presentato recidive cerebrovascolari acute seguendo un regime dietetico aglutinato molto stretto, unitamente alla terapia con aspirina, l'altra paziente con sclerosi multipla non traeva alcun benefico dalla dieta sulla sintomatologia neurologica. Anticorpi antineurone Anticorpi antineurone diretti verso il SNC sono stati ritrovati in 8 (61%) dei 13 pazienti con interessamento neurologico. Celiachia news 10 15 Di questi 8 pazienti 7 erano affetti da patologia del SNC. Soltanto 1 dei 20 celiaci senza disfunzione neurologica testati presentava positività per questi anticorpi, che non sono stati ritrovati in nessuno dei pazienti di controllo, comprendenti 10 casi di epatite autoimmune, 10 casi di malattia infiammatoria cronica intestinale e 10 controlli sani. La prevalenza degli anticorpi antineurone era significativamente più elevata nei celiaci con disfunzione neurologica rispetto ai celiaci senza interessamento neurologico ed ai controlli (tabella 2). Tutti i casi positivi appartenevano alla classe IgG (associata alla IgA in 2 pazienti) con titoli anticorpali che variavano da 1:50 a 1 :200. Nessuna differenza statisticamente significativa è stata ritrovata per la prevalenza degli anticorpi antineurone diretti verso il SNE nei pazienti e controlli. Questi anticorpi sono stati ritrovati in 2 celiaci con sintomi neurologici, in un celiaco senza alterazioni neurologiche ed in un paziente di controllo. Tutti e 3 i pazienti positivi presentavano una stipsi ostinata, che in un caso aveva portato a fenomeni di pseudo-ostruzione intestinale. Il pattern anticorpale di positività degli antineurone diretti verso il SNC si caratterizza per la positività intensa dei nuclei e del citoplasma delle cellule di Purkinje con associata positività dei neuroni dello strato granulare su cervelletto di ratto e di primate la cellule di Purkinje con negatività dei nuclei (figura 2). fig. 2 Questi aspetti di positività ricordano molto da vicino quelli degli anticorpi ritrovati nelle sindromi paraneoplastiche, in particolare gli anti-Hu ed anti-Yo 18. Il pattern degli anticorpi diretti verso il SNE si caratterizza per la positività citoplasmatica delle cellule dei gangli dei plessi mienterici di Auerbach e sottomucosi di Meissner (figura 3). fig. 3 fig. 1 (figura 1). In alcuni sieri è possibile osservare una positività molto intensa del citoplasma del- 16 Discussione Recenti lavori scientifici indicano chiaramente che le malattie del SNC e SNP sono strettamente associate alla celiachia e che i sintomi neurologici possono essere talvolta la sola spia di una malattia celiaca asintomatica19-23. I risultati del nostro studio confermano questa stretta associazione, evidenziando che circa l'8% dei pazienti affetti da celiachia presenta una complicanza neurologica e che in oltre il 40% dei casi non vi sono altri sintomi al di fuori del quadro neurologico tali da far sospettare l'esistenza di Celiachia news 10 celiachia. Le manifestazioni neurologiche, osservate in corso di celiachia, comprendono una vasta gamma di quadri clinici, fra cui varie forme di epilessia, una sindrome neurologica caratterizzata da perdita della capacità di concentrazione e dello stato di attenzione, l'atassia cerebellare, la neuropatia periferica, la sclerosi multipla, la distrofia miotonica di Steinert e una malattia cerebrovascolare acuta, inquadrabile nella malattia di Moyamoya. Il nostro studio sottolinea che non vi sono differenze cliniche fra i celiaci con e senza complicanza neurologica e che una diagnosi precoce di celiachia in questo sottogruppo di pazienti è indispensabile dal momento che la dieta senza glutine, iniziata rapidamente (entro 6 mesi dall'esordio neurologico), è in grado di portare ad un significativo miglioramento o alla risoluzione del quadro neurologico. La fisiopatologia della disfunzione neurologica in corso di celiachia non è ancora stata chiarita. Sono state formulate due ipotesi principali: la prima è quella che si basa su un malassorbimento manifesto o subclinico in grado di causare un deficit di vitamine (acido folico, vit. B12, vit. E) conosciute per esercitare effetti neurotrofici e neuroprotettivi24, 25. Contro questa ipotesi vi sono due evidenze, da un lato l'assenza di qualsiasi segno di malassorbimento in circa il 40% dei pazienti celiaci con complicanze neurologiche, dall'altra l'assenza di miglioramento del quadro neurologico a seguito della somministrazione di abbondanti dosi di queste vitamine, come ad esempio la vitamina E in pazienti celiaci con atassia cerebellare 26 . La seconda ipotesi è che l'interessamento neurologico in corso di celiachia potrebbe essere la conseguenza di un meccanismo autoimmune. A favore di questa ipotesi vi è la possibile neurotossicità diretta o indiretta degli AGA (i quali sono stati fra l'altro ritrovati nel liquido cerebro spinale di pazienti celiaci con atassia mioclonica)7, 27, la dimostrazione di alterazioni neuropatologiche in riscontri autoptici (infiltrazione linfocitaria cerebellare, distru- zione di cellule di Purkinje e danno delle colonne posteriori fortemente evocative di un danno neurologico immunologicamente mediato)2, 9, 24 ed infine la dimostrazione di anticorpi antineurone in pazienti con celiachia e disfunzione neurologica e la loro scomparsa dopo dieta aglutinata nella maggioranza dei pazienti che presentano un miglioramento del quadro neurologico. Infatti, gli anticorpi antineurone si negativizzavano in 6 degli 8 casi positivi dopo 1 anno di dieta aglutinata e la loro scomparsa si accompagnava in 5 di questi 6 casi a miglioramento del quadro neurologico. Il presente studio, inoltre, fa luce sulla presenza degli anticorpi antineurone, dimostrando per la prima volta che gli anticorpi diretti contro il SNC sono significativamente aumentati nei celiaci con complicanze neurologiche. La ricerca degli anticorpi antineurone in pazienti con malattia celiaca e complicanze neurologiche ha prodotto in questi ultimi anni risultati controversi con ritrovamento di anticorpi diretti verso i nuclei ed il citoplasma delle cellule di Purkinje e delle cellule dello strato granulare in pazienti con dermatite erpetiforme e corea, con riscontro di anticorpi diretti verso il citoplasma delle cellule di Purkinje in pazienti con celiachia ed atassia cerebellare ed con il recente riscontro di anticorpi diretti verso i gangliosidi in celiaci con neuropatia periferica28-30. A tali risultati, che hanno documentato la presenza di anticorpi antineurone, vanno aggiunti quelli negativi con mancato ritrovamento degli stessi in pazienti con celiachia e patologia neurologica riferiti da altri gruppi11, 12. Sebbene la caratterizzazione degli anticorpi antineurone sia ancora incompleta e necessiti della identificazione della loro specificità antigenica al fine di chiarire meglio il loro eventuale ruolo patogenetico, la loro scomparsa nella maggior parte dei pazienti celiaci dopo dieta aglutinata, associata a miglioramento neurologico sul piano clinico, rafforza l'ipotesi che un meccanismo immunologico entri in gioco nel determinismo Celiachia news 10 17 della disfunzione neurologica nella celiachia. Bibliografia 1. Luorostainen L, Pirttila T, Collin P. Coeliac disease presenting with neurological disorders. Eur Neurol 1999; 42:132-5. 2. Wills AJ. The neurology and neuropathology of coeliac disease. Neuropat Appl Neurobiol 2000; 26:493-6. 3. Maki M, Collin P. 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Caratteristiche cliniche, immunologiche ed istologiche dei 13 pazienti con celiachia e manifestazioni neurologiche associate 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Età Sesso (aa.) 24 21 28 47 37 39 36 32 34 19 56 38 46 F F F F F F M F F F M F F Malattia Neurologica (MN) Diagnosi di MN prima o dopo CD 48 mesi dopo Sclerosi multipla 6 mesi prima Epilessia 264 mesi prima Epilessia 6 mesi prima Epilessia 24 mesi prima Atassia cerebellare 3 mesi prima Atassia cerebellare 4 mesi prima Attenzione memoria ¯ 5 mesi prima Attenzione memoria ¯ 6 mesi prima Attenzione memoria ¯ Malattia di Moyamoya 120 mesi dopo 36 mesi prima Malattia di Steinert Neuropatia periferica 4 mesi prima Neuropatia periferica 10 mesi prima Sintomi correlati a CD IgA AGA >1:10 Assenti 1:40 Stipsi 1:160 Assenti 1:80 Anemia sideropenica 1:20 Anemia sideropenica 1:160 Assenti 1:10 Transaminasi 1:20 Stipsi 1:80 Assenti 1:10 Diarrea 1:80 Diarrea 1:10 Assenti 1:10 Assenti 1:40 ¯ Casi IgA EmA >1:5 1:80 1:160 1:160 1:80 1:320 1:20 1:160 1:160 1:10 1:160 1:20 1:80 1:80 IgA Istologia h-tTGA duodenale >7AU 3a 15 AU 3b >20 AU 3b 18 AU 3b 12 AU 3c >20 AU 2 8 AU 3b >20 AU 3b >20 AU 1 9 AU 3b 14 AU 3a 9 AU 3b 16 AU 3b 11 AU CD, malattia celiaca; AGA, anticorpi antigliadina, EmA, anticorpi antiendomisio, h-tTGA, anticorpi anti transglutaminasi tissutale ricombinante umana; AU, unità arbitrarie; istologia duodenale: criteri modificati di Marsh: 1 ( linfociti intraepiteliali -IEL), 2 ( i perplasia cripte), 3a, 3b, 3c (atrofia dei villi lieve, subtotale, totale). Tabella 2. Prevalenza degli anticorpi antineurone diretti verso il sistema nervoso centrale (SNC) ed enterico (SNE) nella malattia celiaca con e senza manifestazioni neurologiche A- Celiachia con disfunzione neurologica B- Celiachia senza disfunzio neneurologica C- Epatite autoimmune D- Malattia infiammatoria cronica intestinale E- Donatori di sangue Casi N° Anticorpi antineurone diretti verso il SNC (%) Anticorpi antineurone diretti verso il SNE (%) 13 20 10 10 10 61 5 0 0 0 15 5 0 10 0 Anticorpi antineurone verso il SNC in A vs B: P=0.000686; A vs C+D+E: P=0.000009 Anticorpi antineurone verso il SNE in A vs B and in A vs C+D+E: P=ns (test esatto di Fisher). Celiachia news 10 19 I.R. Associazione Italiana Celiachia