4 Il numero delle classi di attività sottostanti in cui la strategia Momentum (MSM) effettua sistematicamente le proprie allocazioni. Pagina 2 92,2% Quoziente di indebitamento delle famiglie americane alla fine dello scorso trimestre, contro il 114% nel 2009. Pagina 4 +7,8% Espansione del PIL cinese nel terzo trimestre rispetto all’anno precedente. Pagina 5 +27% La sorpresa media dei profitti societari del settore dei prodotti di base in Europa nel 3° trimestre 2013. Pagina 6 9,5% Il tasso di riferimento della banca centrale brasiliana, al 7,25% appena sei mesi fa. Pagina 8 +0,1% Crescita del PIL spagnolo nel 3° trimestre, con l’uscita dalla più lunga recessione del dopoguerra. Pagina 9 HF per «hedge fund». I patrimoni gestiti dai fondi alternativi nel 2013 sono aumentati di oltre USD 500 miliardi. Pagina 12 4 grandi fattori, che in questo momento, contribuiscono ad aumentare le opportunità a disposizione degli HF. Pagina 13 Le pressioni deflazionistiche in Europa si accentuano Novembre 2013 Prospettive COMMENTO Mancanza di momentum La nostra strategia Momentum, che alloca il capitale investito in quattro classi di attività secondo un modello sistematico, è uno dei nostri approcci più originali e, soprattutto, quello che storicamente ha prodotto le performance migliori. Per chi non la conoscesse, essa consiste nel selezionare - tra gli US Treasury a 10 anni, le azioni americane, le azioni emergenti e l'oro – la classe di attività che ha ottenuto il migliore rendimento nel recente passato, e nell'allocarvi il 100% del capitale. Yves Bonzon Direttore degli investimenti RENDIMENTI STORICI DEL MANDATO MOMENTUM STRATEGY 40 Rendimento netto annualizzato in % del mandato MS da 573 giorni 35 Rendimento lordo in % delle 4 classi di attività sottostanti Rendimento medio mandato MS 30 25 20 15 10 5 0 -5 -10 -15 91 93 95 97 99 01 03 05 07 09 11 13 Fonte:Pictet WM – Quantitative strategy, Datastream Le quattro classi di attività non sono state scelte a caso, bensì per la loro caratteristica di esprimere un rendimento positivo in condizioni economiche sottostanti molto differenti. L’approccio può sembrare semplicistico, ma storicamente ha funzionato bene, anche se, nella sua versione base, ha presentato a volte l’inconveniente di forti perdite di valore, dato che in alcuni periodi la strategia può essere investita al 100% in azioni ed è pertanto esposta a tracolli, come nel caso del crac borsistico del 1987. Per attenuare questi andamenti negativi, abbiamo sviluppato sistemi di controllo del rischio che spingono a vendere la classe di attività corrente quando questa manda segnali premonitori di fragilità, anche se la sua tendenza è rialzista. Questo si è verificato ad esempio nel caso dell’oro a 1900 dollari l'oncia, a settembre 2011. |2| prospettive|novembre 2013 Il 2013 si profila come l’anno dell’antidiversificazione. L'unica classe di attività ad avere prodotto un rendimento positivo da inizio anno è quella delle azioni delle economie sviluppate. Ad esempio, a fine ottobre, le azioni americane guadagnavano circa il 25%. Nel contempo, le azioni emergenti registravano un rendimento praticamente nullo, l’oro perdeva il 21% e gli US Treasury erano in calo del 4%. In questo contesto, con un -3% a fine ottobre, la strategia Momentum potrebbe apparire a prima vista deludente. Ci si potrebbe anche legittimamente chiedere se la martingala non funziona più. Per rispondere, bisogna effettuare una analisi più approfondita. Il grafico sottoriportato descrive i rendimenti annualizzati ottenuti dalla strategia Momentum su una finestra mobile a 19 mesi. La scelta di questo periodo corrisponde a quello dopo il quale la strategia ha cessato di progredire. La curva azzurra si trova quindi a zero sulla destra del grafico. La seconda curva, in rosso, è quella della performance del paniere equiponderato delle quattro classi di attività del mandato, il 25% ciascuna. La linea verde è la media a lungo termine dei rendimenti della strategia Momentum, pari al 14%. Innanzitutto, questa analisi ci dice che il risultato attuale non è affatto anomalo. Su un periodo temporale di tale ampiezza, meno di due anni, è già accaduto che la strategia registrasse una perdita, in particolare nel 2003. D’altra parte, il rendimento recente è coerente con la media dei rendimenti delle classi di attività del programma (portafoglio equiponderato), pari al +3%. La nostra percezione rischia pertanto di essere falsata dal forte rialzo delle azioni delle economie sviluppate, ma queste ultime nascondono una evoluzione molto più contenuta sugli altri mercati. Infine, le strategie trend following, come la strategia Momentum, sono caratterizzate da due aspetti ben distinti. Primo, i loro rendimenti hanno la tendenza a ritornare verso la media (mean reversion). Partendo dall’attuale livello sulla curva azzurra, questa proprietà è di buon auspicio per il futuro. Secondo, le loro performance sono migliori nei regimi di volatilità rialzista. Negli ultimi tempi, la fase di allentamento monetario quantitativo ha probabilmente contribuito alla diminuzione della volatilità sui mercati e al rialzo dei listini azionari. Il vero test avverrà quindi all’uscita da questo regime. «Prospettive» è disponibile anche online. Seguite quotidianamente e abbonatevi alle nostre opinioni sull’economia, i mercati e le tendenze secolari sul sito http://perspectives.pictet.com prospettive|novembre 2013 |3| MACROECONOMIA Una dinamica complessivamente favorevole L’economia mondiale rimane molto eterogenea, anche se la tendenza di fondo è ancora favorevole grazie alla locomotiva americana. L’economia di oltre Atlantico è caratterizzata in effetti da una ripresa dell’attività, sostenuta da una politica monetaria accomodante. Christophe Donay*, Bernard Lambert, Jean-Pierre Durante e Laurent Godin * con la collaborazione di Wilhelm Sissener L’eterogeneità dell’economia mondiale che evochiamo regolarmente in queste colonne permane, sia pure con qualche sfumatura diversa. L'evoluzione delle statistiche congiunturali negli Stati Uniti mostra che il ciclo del Grande disindebitamento, che aveva toccato le famiglie dalla crisi del 2008-2012 ad oggi, potrebbe essere sul punto di invertirsi. In Europa, la Grande divergenza che caratterizza la differenza tra il ritmo di crescita e l’indebitamento degli Stati prosegue, con alla base una minaccia di deflazione. Da parte sua, la Grande dinamica delle economie emergenti è anch’essa prevalente, nel momento in cui il cambiamento strutturale dell’economia cinese potrebbe venire alimentato dagli annunci del 9-12 novembre, in corrispondenza alla sessione plenaria del partito comunista cinese. Le tre grandi regioni economiche mondiali presentano dinamiche molto diverse tra loro. Negli Stati Uniti, il ciclo di disindebitamento delle famiglie è arrivato al termine: il rapporto tra indebitamento delle famiglie e il loro reddito lo scorso trimestre ammontava al 92,2%, rispetto al 114% nel 2009. L'indebitamento statale rimane a livelli storicamente elevati, al 73% del PIL, contro il 50% a fine 2007, secondo le ultime statistiche pubblicate dall'ufficio del budget del Congresso. Le imprese, in questo specifico momento del ciclo, potrebbero iniziare un nuovo ciclo di indebitamento, al fine 1) di proteggere il rendimento dei loro mezzi propri e 2) di approfittare del basso costo di finanziamento offerto dagli attuali tassi d'interesse. La qualificazione di Grande disindebitamento che avevamo attribuito all’economia americana, in ragione del fenomeno che ha toccato le famiglie dagli anni di crisi (2008-2012) fino ad ora, si rivela oggi meno appropriato. Il prossimo candidato al disindebitamento è lo Stato, anche se questo scenario non è prevedibile per i prossimi mesi. Il ciclo del credito, che chiameremo la «patata bollente» del debito, circola tuttavia come al solito tra le famiglie, le imprese e lo Stato nell’economia americana, con una dinamica favorevole alla crescita. Per l'eurozona, manteniamo invece la qualificazione di Grande divergenza, dato che deficit pubblici mediamente del 3% sono ancora troppo elevati per essere ripianati grazie alla crescita, il cui tasso di progressione secondo le nostre previsioni nel 2014 dovrebbe avvicinarsi solo all'1% annuo. Il rischio di deflazione resta importante e non si può escludere un intervento della BCE nel corso dei prossimi mesi al fine di contrastare questa minaccia. Quanto alle economie emergenti, il loro ritmo di crescita dovrebbe mantenersi intorno al 5% nel corso dei prossimi mesi, giustificando così la qualificazione di Grande |4| dinamica da noi attribuita. La Cina dovrebbe essere in grado di stabilizzare il suo ritmo di crescita a un livello del 7,5% nell’anno in corso. Stati Uniti: una netta accelerazione della crescita resta probabile nel 2014 Dopo una netta accelerazione a luglio e ad agosto, la crescita sembra avere nuovamente perso il suo slancio a settembre e ottobre. Questo peggioramento è innanzitutto la conseguenza del sensibile irrigidimento delle condizioni finanziarie intervenuto durante l’estate nonché dello shutdown parziale dell’amministrazione federale nella prima quindicina di ottobre. I tassi ipotecari sono tuttavia fortemente ridiscesi dopo di allora, con un marcato arretramento del prezzo della benzina nelle ultime settimane, e le nuove scadenze politiche fissate per l’inizio dell’anno prossimo (15 gennaio per il budget, probabilmente metà marzo per il debito) hanno buone possibilità di essere superate senza nuove crisi politiche. La gelata congiunturale osservabile attualmente dovrebbe pertanto rivelarsi temporanea e restiamo convinti che la crescita accelererà decisamente l'anno prossimo. La politica di bilancio diverrà gradualmente molto meno restrittiva e il miglioramento delle forze sottostanti (ciclo del credito e dell’immobiliare, effetto ricchezza) darà il suo sostegno alla congiuntura. «La Federal reserve procederà alla riduzione e alla chiusura del suo programma di acquisto di titoli con grande prudenza» Vista la crescita meno vigorosa del previsto nel 4° trimestre, la Federal reserve dovrebbe tuttavia aspettare l’inizio dell’anno prossimo prima di cominciare a ridurre il ritmo dei suoi acquisti di titoli. Lo scenario più probabile è che questa decisione verrà presa in occasione della prima riunione di politica monetaria del 2014 (29 gennaio), a condizione che il budget e l’innalzamento del plafond del debito vengano approvati senza troppi problemi. Quest’ultimo punto è evidentemente lontano dall’essere raggiunto. Non è escluso che la Fed scelga di aspettare fino al mese di marzo. Una cosa appare tuttavia certa: la Federal reserve procederà alla riduzione e alla chiusura del suo programma di acquisto di titoli con grande prudenza. Il calendario scelto rimarrà strettamente legato a un sufficiente miglioramento delle condizioni economiche. prospettive|novembre 2013 RITMI DI CRESCITA STORICI DELL’ECONOMIA CINESE Le riforme strutturali dell’economia cinese dovrebbero portare a una stabilizzazione della crescita annuale media su livelli del 6-7% nei prossimi anni. 18 Variazione trimestre su trimestre annualizzata % 16 14 Variazione anno su anno 12 10 Media a 20 anni 8 .3 % 7 .8 % 8 6 4 2 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 Fonte: Pictet WM – AA&MR, CEIC Eurozona: lo spettro della deflazione viene a guastare la festa Nel momento in cui la speranza di una uscita dalla crisi sembra concretizzarsi, un miglioramento dell'attività economica trova conferma nei sondaggi dei direttori degli acquisti (PMI) del settore manifatturiero sopra quota 50 da almeno tre mesi in Italia, Spagna e Irlanda, e la periferia sembra uscire dalla più lunga recessione del dopoguerra (+0,1% di crescita trimestrale in Spagna nel terzo trimestre, che mette fine a una recessione di nove trimestri), i dati sull'inflazione di ottobre hanno ricordato ai mercati finanziari che le scelte di politica economia dell’eurozona – austerità fiscale e svalutazione interna – comportavano un grosso rischio di deflazione. Tra settembre e ottobre, l’inflazione è in effetti diminuita dell’1,1% allo 0,7% (0,5% escludendo l’effetto inflazionistico degli aumenti delle aliquote IVA). La tendenza ribassista non risparmia nessun paese, ma ancora una volta ad essere più esposta è la periferia. La Spagna (-0,1%), la Grecia (-1,1%) e Cipro (-1,0%) sono già in deflazione, mentre l'Irlanda (+0,2%) e il Portogallo (+0,1%) vi sono vicini. Ma perché questo costituisce un problema? Se è vero che una inflazione contenuta e stabile permette di conservare il potere d’acquisto e favorisce l’investimento, una inflazione troppo bassa può degenerare in una trappola della liquidità, portando ad un arresto dei consumi. Un periodo prolungato di bassa inflazione genera una riduzione delle previsioni sull’inflazione, traducendosi in un rialzo dei tassi d’interesse reali – fenomeno che scoraggia gli investimenti ed è deleterio per i debitori. Come si vede, lo sviluppo di un simile scenario nell’eurozona in presenza di agenti economici (sia privati che pubblici) fortemente indebitati porterebbe inevitabilmente a uno scenario «alla giapponese» (vent'anni di stagnazione economica) e prospettive|novembre 2013 ad un aumento del rischio di default di pagamento a cascata. Questi rischi sono sufficientemente allarmanti da spingere le autorità europee a mettere da parte le loro divergenze di idee e da permettere alla BCE di adottare una vera ed aggressiva politica monetaria di reflazione. In Cina, il rimbalzo dell’attività economica osservato nel 3° trimestre si smorza La crescita del PIL ha registrato un forte rimbalzo nel terzo trimestre, per raggiungere il 7,8% anno su anno. Questa ripresa dell’attività dovrebbe permettere all’economia cinese di raggiungere l’obiettivo di crescita annuale del 7,5% per il 2013. Nel terzo trimestre, le dichiarazioni dell'autorità sul necessario sostegno alla crescita sono state accompagnate da un allentamento delle condizioni monetarie e da una accentuazione dei programmi d'investimento nelle infrastrutture. Ciò ha contribuito a un miglioramento del livello di fiducia delle imprese, che hanno ricostituito le loro scorte con un effetto positivo sulla produzione industriale. Parallelamente, il miglioramento della domanda esterna ha favorito le esportazioni, mentre l’aumento del numero delle aperture di nuovi cantieri nel settore della costruzione residenziale è passato dal 9% nel secondo trimestre al 15% nel terzo trimestre. Tuttavia, il vigore del rimbalzo tende ad affievolirsi e bisogna attendersi un irrigidimento delle condizioni creditizie in un contesto di risalita, sebbene moderata, dell’inflazione, ritornata a ottobre sopra il livello del 3% anno su anno. L’attenzione degli investitori è focalizzata sulla sessione plenaria del partito comunista cinese in calendario dal 9 a 12 novembre. Si prevede l’annuncio di un progetto di riforma economica di larga portata, che servirà da quadro alla politica economica del paese. Esso viene denominato «3-8-3», con riferimento: • ai tre temi su cui si articolerà il programma: la trasformazione del ruolo dello Stato, il miglioramento del funzionamento del mercato e l’attuazione di una cultura dell’innovazione • gli otto campi che saranno toccati dalla riforma: il governo, i monopoli di Stato, il settore finanziario, la fiscalità, la proprietà fondiaria, la gestione delle attività economiche statali, l’innovazione e la deregulation dell’economia • ai tre campi che dovrebbero essere oggetto di una riforma radicale: la proprietà fondiaria, la sicurezza sociale e la deregulation. Non bisogna comunque aspettarsi un impatto immediato, dato che la sfida consiste nel definire quadro di pilotaggio dell’economia. Inoltre, molto dipenderà dalla realizzazione effettiva di queste riforme. |5| STRATEGIA I temi ciclici in evidenza Dopo che la Federal reserve ha aggiornato il calendario di riduzione del suo programma QE3 di acquisto di titoli, i temi ciclici mantengono il favore degli investitori. I settori ciclici dei mercati sviluppati, le monete cicliche e le azioni emergenti continuano pertanto a seguire una tendenza rialzista. Christophe Donay*, Chloé Koos Dunand, Jacques Henry e Laurent Godin * con la collaborazione di Wilhelm Sissener MERCATI FINANZIARI Performance in % degli indici finanziari in moneta locale. Dati al 31.10.2013 Indice Dal 31.12.2012 Mese precedente Azioni statunitensi* USD S&P 500 25.3% 4.6% Azioni europee* EUR Stoxx600 18.3% 3.9% Azioni mercati emergenti* USD MSCI Emerging Markets 0.6% 4.9% US Treasury* USD ML Treasury Master -1.9% 0.5% Investment grade statunitensi* USD ML Corp Master -1.0% 1.5% High yield statunitensi USD ML US High Yield Master II 6.3% 2.5% Hedge fund USD Credit Suisse Tremont Index global** 5.4% 1.3% Commodity USD Reuters Commodities Index Oro USD Oncia troy oro -5.8% -2.7% -20.4% -0.5% * Dividendi/cedole reinvestiti **Fine settembre I mercati azionari delle economie sviluppate salgono sul gradino più alto del podio delle migliori performance delle classi di attività quest'anno. Questa classifica corrisponde a quella risultante dai nostri calcoli di rendimento a lungo termine delle classi di attività, illustrati nella pubblicazione «Orizzonte». La Federal reserve al centro dell’inversione Il tema dominante dei mercati finanziari rimane quello delle azioni delle economie sviluppate. Da inizio anno, questa classe di attività registra le performance migliori, davanti alle obbligazioni societarie e ai titoli di Stato. Questa classifica corrisponde a quella risultante dai nostri calcoli di rendimento annuo medio a lungo termine delle classi di attività, illustrati nella pubblicazione «Orizzonte». Se quest’anno il rialzo è più importante di quello da noi previsto come media annualizzata nella pubblicazione, ciò non implica tuttavia forzatamente una imminente inversione della tendenza. Vi è infatti conferma di un miglioramento del ciclo congiunturale, in particolare attraverso il settore dei prodotti di base, dal quale provengono sorprese positive. |6| I mercati finanziari mostrano peraltro un crescente ottimismo per quanto riguarda le prospettive di una crescita economica più sostenuta e più autoalimentata. Le banche centrali, Federal reserve in testa, dovrebbero in effetti continuare ad attuare la loro politica monetaria accomodante. A questo proposito, il rinvio annunciato della riduzione progressiva del ritmo degli acquisti di titoli (tapering) della Fed ha provocato una inversione rialzista dell’euro, delle monete cicliche e delle azioni dei mercati emergenti. Quanto ai prezzi delle commodity, essi soffrono della persistente mancanza di un trend chiaro, in relazione all‘incertezza sul calendario della strategia di uscita della Fed. Segnali incoraggianti dai prodotti di base I tre quarti delle società dell’indice S&P 500 e poco più di un terzo delle società dello Stoxx Europe 600 hanno pubblicato le loro trimestrali. Negli Stati Uniti, il settore finanziario fornisce buona parte delle sorprese positive, come nei trimestri precedenti. In Europa, la situazione è più contrastata. Le banche hanno mediamente pubblicato ricavi netti superiori alle attese, ma i risultati netti sono stati inferiori alle previsioni. In Europa, per la prima volta da due anni a questa parte, la sorpresa media si rivela pertanto leggermente migliore, escludendo i titoli finanziari. Il settore che tuttavia si distingue sia negli Stati Uniti che in Europa è quello dei prodotti di base, che ha pubblicato nel terzo trimestre cifre molto superiori alle previsioni degli analisti, con una sorpresa media del 27% in Europa, contro il 38% negli Stati Uniti. Dall’inizio dell’anno, questo settore ha conosciuto le maggiori revisioni al ribasso delle stime degli utili per il 2013 e il 2014 a livello globale, revisioni variabili dal -30% al -50%. Si tratta di un cambiamento incoraggiante, poiché una inversione delle tendenze degli utili potrebbe dare nuovo slancio a questo settore estremamente ciclico. In Giappone, la tendenza di revisione al rialzo degli utili tende ad affievolirsi, dopo un anno eccezionale. I profitti attesi per l’esercizio che chiuderà a marzo 2014 sono stati rivisti al rialzo del 15% dall’inizio dell’anno e la crescita attesa è ormai arrivata al 70%. La prudenza resta d’obbligo sui mercati azionari asiatici La decisione della Federal reserve di aspettare l’inizio del prossimo anno per cominciare a ridurre il ritmo dei suoi acquisti di titoli è stata positiva per i mercati azionari asiatici ed emergenti. L’indice delle azioni emergenti (MSCI Emerging Markets) è salito del 4,8% in ottobre, in linea con il MSCI Asia ex Japan (in rialzo del 4,3%), sovraperfomando l’indice MSCI World, che ha guadagnato il 3,8%. Rispetto al minimo toccato a fine giugno, l’indice MSCI Asia ex Japan è pertanto progredito del 17%. Tuttavia, prospettive|novembre 2013 la stagione di pubblicazione dei risultati per il terzo trimestre è deludente. Alla data del 4 novembre, il 45% della capitalizzazione borsistica aveva pubblicato i risultati trimestrali, con una maggioranza delle società (57%) che ha annunciato risultati inferiori alle attese. La crescita attesa dei profitti 2013 per l'Asia (Giappone escluso) è ormai al 12% e viene regolarmente rivista al ribasso da tre mesi. Questa evoluzione contrasta con la performance dei mercati che hanno beneficiato di una espansione dei multipli, a testimonianza della rinnovata fiducia degli investitori per le attività rischiose. Ci si ritrova così davanti alla configurazione osservata nel secondo semestre del 2013, che si era successivamente conclusa con una forte correzione dei mercati emergenti a causa del decoupling tra crescita degli utili e performance dei mercati azionari. Questa similitudine viene a confermare il nostro invito alla prudenza nei confronti delle attività emergenti. Le monete cicliche in rialzo Il rinvio del tapering della Fed ha permesso alle monete cicliche di continuare il rimbalzo iniziato a settembre. Le monete emergenti, le cui economie hanno largamente beneficiato della liquidità americana dopo l’inizio della crisi, avevano subìto forti flessioni con il timore che la riduzione del ritmo degli acquisti di titoli da parte della Fed venisse a peggiorare un ciclo già in decelerazione. I loro rendimenti dall’inizio dell'anno rimangono comunque ancora molto negativi. L’euro, al contrario, è la moneta che registra il maggiore apprezzamento da gennaio, anche se questa situazione si è parzialmente invertita nell'ultima settimana del mese di prospettive|novembre 2013 ottobre. In effetti, la moneta europea, che trattava a 1,38 contro dollaro a metà ottobre, è scesa a 1,36, mentre l’inflazione europea diminuiva fortemente, lasciando spazio ai timori di una deflazione «alla giapponese». Non si tratta probabilmente ancora della tendenza rialzista del dollaro da noi attesa, ma piuttosto di una normalizzazione a seguito della forte correzione che il biglietto verde aveva registrato alla pubblicazione dei dati americani sull’occupazione, nettamente inferiori alle attese. L’apprezzamento tendenziale del dollaro dovrà in effetti sicuramente attendere che la Fed proceda al suo tapering. Assenza di una tendenza chiara per le commodity I prezzi delle commodity si sono nuovamente mossi in sordina a ottobre, rispecchiando l’evoluzione del ciclo mondiale e la performance del dollaro. Il prezzo del Brent ha pertanto approfittato della debolezza del biglietto verde a ottobre per salire a 111 dollari il barile, prima di ridiscendere a 107 dollari, il suo livello di inizio mese. Questa mancanza di tendenza chiara dei prezzi dovrebbe perdurare nelle prossime settimane, fino a quando la Fed procederà al suo tapering o i dati macroeconomici mondiali mostreranno una direzione più definita. |7| FATTI SALIENTI NEL MONDO Divergenze nelle politiche monetarie Le dinamiche della crescita e dei prezzi nel mondo divergono sensibilmente. Le politiche monetarie delle banche centrali nelle economie emergenti sono più restrittive rispetto a quelle delle economie sviluppate. 1% Il governatore della Banca del Canada, Stephen Poloz, ha adottato un tono più prudente riguardo alla sua intenzione di aumentare il tasso d’interesse di riferimento. Quest’ultimo è stato pertanto mantenuto all'1% per la 25a riunione consecutiva, dal mese di settembre 2010. La banca centrale ha infatti rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per il paese: +1,6% del PIL per il 2013 e +2,3% per il 2014. 4,1% Nell'esercizio fiscale 2013 (terminato il 30 settembre scorso), il deficit di bilancio federale ammontava a USD 680 miliardi, ovvero al 4,1% del PIL, con un forte ribasso rispetto al 2012 (6,8% del PIL). Nel 2009, il deficit aveva toccato un massimo, al 9,8% del PIL. Questa riduzione molto incoraggiante è spiegata dall'impatto favorevole della crescita e dalla forte stretta fiscale. 9,5% La banca centrale brasiliana ha aumentato i tassi di riferimento di mezzo punto. In meno di sei mesi, i suoi tassi sono passati dal 7,25% al 9,50% annuo. In Brasile l'inflazione rimane elevata al 6,3%, vicina al limite superiore della sua forcella (2,5% - 6,5%). La banca centrale messicana ha ridotto il suo principale tasso di riferimento di 25 punti base al 3,7% a settembre, mentre il Cile (4,5%), il Perù (4,25%), l’Argentina (9%) e la Colombia (3,25%) li hanno lasciati invariati. |8| prospettive|novembre 2013 0,1% 0,8% La Spagna è uscita al terzo trimestre 2013 dalla sua più lunga recessione del dopoguerra, con un +0,1% del PIL rispetto al trimestre precedente. Dopo 9 trimestri consecutivi di contrazione, l’economia è sostenuta dai risultati positivi delle esportazioni. La disoccupazione resta tuttavia il principale punto negativo, con il 26% della popolazione attiva senza lavoro al terzo trimestre. La ripresa economica britannica ha trovato conferma nel terzo trimestre 2013, con un aumento del PIL dello 0,8% rispetto al trimestre precedente. Si tratta della maggiore crescita trimestrale dal secondo trimestre 2010 (3,1% su base annualizzata). 2% La banca centrale giapponese ha annunciato l'intenzione di non modificare la sua politica di allentamento monetario. Essa continuerà ad acquistare titoli di Stato per 50 mila miliardi di yen all'anno (EUR 370 miliardi), con l'obiettivo di raggiungere il suo target d'inflazione del 2% nel 2015. 50,1 L’indice dei direttori degli acquisti (PMI) manifatturiero HSBC di Hong Kong è migliorato a 50,1 al mese di ottobre. Si tratta del livello più elevato da 7 mesi. 7,75% 2,2% La banca centrale indiana (RBI) ha nuovamente alzato di 25 punti base il suo principale tasso di riferimento, al 7,75%, per il secondo mese consecutivo. La RBI si ritrova sotto pressione, da un lato i sindacati chiedono un taglio dei tassi d’interesse per rilanciare un clima degli affari depresso e, dall'altro, i prezzi seguono una spirale rialzista. I prezzi sono aumentati più del previsto in Australia nel 3° trimestre 2013, +2,2% anno su anno. Questa inflazione più forte del previsto ha spinto al rialzo il dollaro australiano, ma ha raggelato le aspettative di un nuovo ribasso dei tassi d’interesse (2,5%, al minimo storico). prospettive|novembre 2013 |9| CLASSI DI ATTIVITÀ Passaggio del testimone confermato tra i fattori di rischio Il pilotaggio delle previsioni da parte della Fed continua a fare il bello e il cattivo tempo sui mercati finanziari. L’alternanza degli scenari in merito al suo tapering crea periodi di leggera volatilità. Azioni Obbligazioni Obbligazioni societarie Tendenza rialzista dei listini azionari Un movimento altalenante Secondo mese consecutivo favorevole I mercati azionari continuano la loro progressione. In Europa, i risultati societari del 3° trimestre sono incoraggianti. Dopo un buon mese di settembre, ottobre era cominciato male, con un ribasso dell’1,4% per lo S&P 500, dell’1,7% per lo Stoxx Europe 600 e del 2,3% per il TOPIX. Ciononostante, la performance dell’intero mese è stata molto buona: +4,6% negli Stati Uniti e +3,9% in Europa. L’ottimismo degli investitori è rilevabile a livello degli indicatori di rischio. L’indice VIX di volatilità sul mercato americano a ottobre è passato dal 16,6% al 13,8%. La tendenza è stata simile per tutti gli altri indici di volatilità, anche in Giappone, dove l’indice basato sul Nikkei è passato dal 26,4% al 21,3%. La performance 2013 dei mercati azionari europei e americani è spiegata innanzitutto dalle rivalutazioni, mentre i profitti 2013 hanno deluso: revisione al ribasso del 2% dello S&P 500 e del 17% dello Stoxx Europe 600. Questo movimento è legato alla liquidità abbondante, fenomeno amplificato dai movimenti di riallocazione delle classi di attività, con i fondi azionari che hanno ottenuto una raccolta netta e i fondi obbligazionari che hanno subìto il movimento opposto. Le pubblicazioni dei risultati per il terzo trimestre mostrano sorprese positive tra i settori ciclici, anche in Europa, un elemento a favore delle azioni. Manteniamo un orientamento rialzista sui mercati azionari sviluppati. |10| Gli effetti della decisione della Fed di non modificare il suo programma di acquisto di titoli e il blocco politico a Washington hanno pesato sui tassi d'interesse degli US Treasury a inizio mese. Il tasso a 10 anni è passato dal 2,61% il 30 settembre al 2,47% il 23 ottobre. Successivamente , una Fed apparsa più ottimista del previsto e un indice ISM incoraggiante hanno permesso al tasso d’interesse decennale di ritornare al 2,63%, molto vicino al punto di partenza. Nel corso del periodo, i Bund hanno continuato a muoversi sulla scia degli US Treasury. Il tasso a 10 anni è sceso all'1,65% per poi aumentare nuovamente a partire dal 31 ottobre. Durante la fase di ribasso dei tassi d’interesse, il movimento è stato tuttavia più marcato negli Stati Uniti, con il differenziale che si è ridotto fino a 70 punti base, per poi tornare a oltre 90 punti base. Nella periferia dell'eurozona, i tassi d’interesse dei titoli di Stato italiani e spagnoli hanno continuato a muoversi in un range ridotto. Ci attendiamo che la Fed si sforzerà di mantenere il regime attuale: ovvero previsioni d’inflazione stabili e tassi reali in risalita in parallelo con i segnali di miglioramento congiunturale. In queste condizioni, il tasso a 10 anni americano potrebbe puntare verso il 3,5% entro il 2014. Nell’eurozona, la BCE sarà invece spinta a evitare il tipo di contagio cui abbiamo assistito nell’estate 2013. I rischi di deflazione emersi recentemente dovrebbero permettere alla BCE di adottare misure adeguate. In queste condizioni, il differenziale tra US Treasury e Bund è destinato ad aumentare ulteriormente. Contenendo i tassi degli US Treasury, la tregua dichiarata dalla Fed permette alle obbligazioni societarie di realizzare un secondo mese consecutivo di rialzo. Le obbligazioni societarie registrano a ottobre un secondo mese consecutivo di rialzo, con l’1,5% per l’investment grade (IG) e il 2,5% per l’high yield (HY), rispetto allo 0,5% per gli US Treasury. In un simile contesto, anche i TIPS hanno ottenuto una performance positiva (0,60%). Il periodo favorevole non ha tuttavia permesso di compensare i rendimenti negativi della fine della primavera e dell'estate. Solo il segmento HY mostra una performance decente (6,3%), mentre l’IG (-1,0%), gli US Treasury (-1,9%) e i TIPS (titoli di Stato indicizzati all’inflazione) (-6,7%) restano in terreno negativo. A ottobre, tutti i settori hanno espresso una performance positiva, dallo 0,9% all'1,9%. La classifica delle performance da inizio anno è invariata: l’intermediazione finanziaria rimane in testa (3,3%), seguita dalle banche (1,4%), mentre i media (-3,3%) e le telecomunicazioni (-3,1%) occupano ancora le ultime posizioni. Riguardo ai fondamentali, le obbligazioni societarie non appaiono più sopravvalutate. Con il materializzarsi di uno scenario di ripresa economica negli Stati Uniti e la normalizzazione dei tassi d'interesse sovrani, alla fin fine l’IG offre solo poche prospettive di vantaggio. Il miglioramento dell'economia dovrebbe invece continuare a sostenere i titoli HY. In queste condizioni, l’investitore dovrebbe potere continuare a beneficiare del carry offerto da questo segmento delle obbligazioni societarie. prospettive|novembre 2013 Hedge fund Metalli preziosi Cambi Il valore nascosto dell’Europa L’oro fanalino di coda Forte volatilità del dollaro Mentre la normalizzazione si diffonde lentamente a tutte le classi di attività e le regioni, gli hedge fund mostrano un crescente interesse per le opportunità europee. La performance del metallo giallo eclissata da quella dei metalli grigi. Dopo alcune settimane di volatilità, il biglietto verde chiude il mese d’ottobre in rialzo rispetto alla moneta unica. Gli hedge fund sembrano avere dimenticato i rischi politici che avevano suggerito un approccio prudente all’investimento in Europa. In effetti, in uno scenario di normalizzazione, l’Europa, e in particolare la sua periferia, sono divenute un tema interessante nei portafogli degli hedge fund. Alcuni sono ancora preoccupati per la fragilità del suo profilo del debito sovrano, che potrebbe compromettere la ripresa, ma altri ritengono che la sottoperformance relativa della regione nei confronti degli altri mercati sviluppati offra fonti di opportunità attraenti. In generale, le esposizioni sono aumentate, con i fondi global macro che hanno aperto posizioni sul Regno Unito e sugli indici azionari europei. Inoltre, i gestori long/short si stanno focalizzando sui fondamentali, adducendo la motivazione che siamo all'inizio di una correzione degli utili societari. A differenza delle società statunitensi, gli utili in Europa rimangono molto al di sotto del loro picco. I gestori sono comunque convinti che il miglioramento dei dati della produzione manifatturiera, della fiducia dei consumatori e degli standard di erogazione del credito bancario possano alimentare una crescita degli utili. I fondi long/short stanno anche prestando maggiore attenzione ai casi di ristrutturazione e risanamento. Nel contempo, le imprese che hanno già trasformato i loro modelli di business dopo la crisi dovrebbero trovarsi in una posizione molto migliore rispetto a quelle che non lo hanno fatto. prospettive|novembre 2013 I prezzi dei metalli preziosi sono rimbalzati nel mese di ottobre, ad eccezione dell'oro, in leggero deprezzamento. Il prezzo del metallo giallo è sceso a poco più di 1320 dollari l'oncia, livello intorno al quale oscilla da questa estate, sia pure con una forte volatilità. Questa quota dovrebbe essere mantenuta fina a quando la Fed non procederà alla diminuzione progressiva dei suoi acquisti di titoli (tapering), probabilmente a gennaio. Questo appuntamento dovrebbe confermare la buona tenuta dell’accelerazione dell’economia americana, riducendo pertanto la domanda di oro come bene rifugio, e permettere al dollaro di iniziare una tendenza al rialzo che a sua volta dovrebbe esercitare una ulteriore pressione ribassista sul metallo giallo. Le migliori performance del mese sono state ottenute al platino e al palladio, con apprezzamenti rispettivamente del 3% e del 2,6%. Tuttavia, dall’inizio dell’anno solo il palladio è in terreno positivo (circa +6%). Nonostante l’accelerazione del ciclo mondiale, i prossimi mesi dovrebbero essere ancora volatili per i metalli preziosi, mentre i mercati attendono con impazienza la decisione della Fed. La nostra preferenza per il palladio rimane pertanto invariata e restiamo neutrali a breve termine sull'oro. Il dollaro è stato spinto al ribasso prima dal rinvio concesso il 17 ottobre sulla questione del debito, poi dalla pubblicazione di dati sull’occupazione inferiori alle attese. Questi ultimi hanno convinto la Fed a rinviare la riduzione del ritmo dei suoi acquisti di titoli, decisione a seguito della quale il biglietto verde veniva scambiato a 1,38 contro euro. Solo dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione europea, nettamente inferiori al previsto, il dollaro è ripartito al rialzo, per raggiungere nuovamente quota 1,35. Le monete cicliche del mondo sviluppato sono state ancora depresse, ad eccezione del dollaro australiano e della corona norvegese, in leggero movimento al rialzo, rispettivamente dell’1,3% e dell'1,1% nei confronti dollaro USA. Le monete emergenti si sono complessivamente rafforzate, in media dello 0,7% rispetto al dollaro, alla comunicazione della decisione della Fed. Le monete asiatiche hanno registrato il rialzo più sensibile, in media dell'1,2% sempre contro dollaro. Le loro performance da inizio anno rimangono tuttavia fortemente negative, con un deprezzamento complessivo di oltre il 20% nei confronti del dollaro USA, ad esempio per la rupia indiana. |11| TEMA DEL MESE: HEDGE FUND Ritorno in auge degli hedge fund? Nel 2013 il settore degli hedge fund è cresciuto di oltre USD 500 miliardi, nonostante i rendimenti dopo la crisi siano stati inferiori alle aspettative. La normalizzazione della situazione di mercato consentirà, tra gli altri fattori, una ripresa sostenuta dei rendimenti degli hedge fund? Le tipiche performance degli hedge fund nei quattro anni successivi alla crisi creditizia possono avere giustificato alcune critiche. Ciononostante, i patrimoni gestiti dagli hedge fund hanno oggi raggiunto i massimi storici. I recenti risultati, nonché le opportunità che si prospettano per il futuro, hanno riportato un rinnovato ottimismo in tutto il settore. Nel 1990 gli hedge fund gestivano appena USD 170 miliardi. Dopo poco più di due decenni, questo dato – secondo Hedge Fund Research – è salito ad oltre USD 2,5 trilioni. Pur trattandosi di una cifra di assoluto rilievo, il settore è solo una frazione della dimensione del settore dei fondi comuni d’investimento. Senza dubbio, i rendimenti storici degli hedge fund rispetto alle altre classi di attività (grafico 1) hanno contribuito alla crescita del settore a partire dagli anni 1990. Anche misurati rispetto a un portafoglio equiponderato di azioni e obbligazioni, gli hegde fund hanno sovraperformato, sia in termini assoluti che in termini corretti per il rischio (misurato dall’indice di Sharpe) Nel corso del tempo, essi hanno anche mostrato la loro capacità di diversificazione del rischio nelle fasi di correzione dei mercati. Durante i due peggiori drawdown azionari del ventunesimo secolo, gli hedge fund hanno fornito una buona protezione del capitale (grafico 2). Tuttavia, il settore è stato guardato con grande sospetto dopo la crisi del 2008. In effetti, il loro indice di Sharpe negli ultimi cinque anni è stato di 0,44 rispetto allo 0,48 per il portafoglio equiponderato. Tenuto conto anche di alcune problematiche avverse di liquidità, alcuni investitori stanno chiedendo spiegazioni ai loro gestori di hedge fund Le distorsioni dei mercati hanno diminuito le opportunità… La causa più frequentemente citata per i rendimenti inferiori alle attese degli hedge fund sono le persistenti condizioni di aumento e diminuzione della propensione per il rischio. Per potere effettuare arbitraggi long o short tra le varie opportunità di trading, gli hedge fund hanno bisogno di una dispersione dei rendimenti, all’interno delle classi di attività o tra le diverse classi di attività. Nel periodo 2010 -1° semestre 2012, le correlazioni tra le varie classi di attività hanno toccato massimi storici. I mercati sono stati guidati dagli interventi politici e delle manovre delle banche centrali, mentre i cambiamenti dei fondamentali economici hanno avuto scarso rilievo. Per gli hedge fund che seguivano una strategia di trading tattico, esprimere opinioni macro utilizzando una ampia gamma di strumenti finanziari globali è stato molto difficile. Similmente, anche i gestori stock picker guidati dai fondamentali, come i fondi azionari long/short, hanno fatto fatica. La strategia è inversamente collegata al livello della correlazione tra le singole azioni, o dispersione azionaria (grafico 3). Con i mercati incapaci di riflettere valutazioni aziendali realistiche, le convinzioni basate sui fondamentali erano praticamente inutili. 1. CONFRONTO TRA HEDGE FUND E UN PORTAFOGLIO EQUIPONDERATO DI AZIONI/OBBLIGAZIONI DA SETTEMBRE 1993 600 500 Hedge fund 50:50 azioni/obbligazioni 400 300 200 100 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 DA SETTEMBRE 1993 RENDIMENTI ANNUALIZZATI (%) VOLATILITÀ ANNUALIZZATA (%) INDICE DI SHARPE (CON TASSO RISK FREE 2%) HEDGE FUND (HFRI Hedge Fund Composite Index) Nicolas Campiche, CEO, Pictet Alternative Investments 9.0 7.0 1.0 7.6 0.6 50:50 AZIONI/OBBLIGAZIONI (MSCI World Net TR/JPMGBI USD) 6.6 Fonte: Pictet Alternative Investments, Bloomberg, Hedge Fund Research |12| prospettive|novembre 2013 2. CONFRONTO DEI DRAWDOWN 0 -20 -40 Azioni Hedge fund -60 00 02 MASSIMO DRAWDOWN (%) 04 06 08 INDICE MSCI WORLD 10 12 INDICE HFRI HEDGE FUND COMPOSITE Bolla tecnologica -46.0 -6.4 Crisi subprime -54.0 -20.5 Crisi debito sovrano in Europa -28.4 -9.0 Fonte: Pictet Alternative Investments … ma oggi il contesto è divenuto più favorevole per gli hedge fund Abbiamo identificato quattro grandi fattori che a nostro avviso oggi dovrebbero contribuire ad ampliare l'insieme delle opportunità per gli hedge fund: - la loro volontà di assumere più rischio - un contesto economico in fase di normalizzazione - un framework regolamentare favorevole - la prospettiva di tassi d'interessi più elevati La volontà degli hedge fund di assumere più rischio Dal 2008 al 2012, la crisi europea e i timori di un contagio hanno impedito a molti hedge fund di assumere una quantità di rischio eccessiva. Di conseguenza, essi hanno dovuto allocare una parte dei capitali per coprirsi dal rischio di un collasso in Europa. Ma dopo la dichiarazione di Draghi in merito alla «protezione dell’euro» della scorsa estate, il rischio sistemico è rientrato. Gli indicatori di stress utilizzati dagli hedge fund, come il VIX e i tassi interbancari (spread LIBOR-Overnight Indexed Swap) sono ridiscesi a livelli normali. In risposta, prospettive|novembre 2013 gli hedge fund hanno ora iniziato ad operare in uno scenario più «normalizzato», avendo la possibilità di riallocare le coperture del tail risk in nuove opportunità che possono effettivamente generare rendimenti. Un contesto economico in fase di normalizzazione Negli ultimi 15 mesi, i mercati globali hanno intrapreso quello che noi abbiamo spesso descritto nelle precedenti edizioni di Prospettive come un processo di «normalizzazione». Il termine si riferisce a un progressivo spostamento da un regime guidato dalle crisi ad uno guidato dall'attività fondamentale e dai cicli degli utili. «Il processo di normalizzazione nell’economia globale si sta diffondendo tra le varie classi di attività»1 Questo processo è stato di grande importanza per gli hedge fund per due motivi. Primo, un regime guidato dai fondamentali consente agli hedge fund di catturare gli spostamenti tra i mercati divergenti mediante le esposizioni long e short. 1 Prospettive ottobre 2013 Ad esempio, con il concretizzarsi di questo trend, gli hedge fund hanno tratto vantaggio da temi come la reflazione giapponese (short yen, long azioni giapponesi) o la ripresa negli Stati Uniti (long azioni statunitensi, short US Treasury). Per il futuro, la divergenza tra i fondamentali dei mercati emergenti continuerà ad offrire ai gestori interessanti opportunità long/short tra monete, azioni e strumenti di debito. Secondo, gli hedge fund specializzati nella selezione dei titoli nell’ambito di una specifica classe di attività, come le azioni od anche le obbligazioni societarie, hanno visto i loro rendimenti aumentare grazie ad una più ampia dispersione tra strumenti collegati. Ad esempio, dopo il declino delle correlazioni tra le singole azioni all'inizio dell'anno, i fondi azionari long/short sono stati in grado di generare alfa significativi. Nell’ipotesi che le correlazioni diminuiscano con l’ulteriore rientro del rischio sistemico e il miglioramento della ripresa economica globale, gli hedge fund dovrebbero trovare un numero sempre maggiore di azioni da negoziare long e short. Un framework regolamentare favorevole Non capita spesso che i concetti di «regolamentazione» e «qualcosa che aiuta/che dà supporto» vengano utilizzati insieme per descrivere le opportunità per gli hedge fund. Invece, per una volta, la regolamentazione potrebbe avere solo il ruolo di impedire ad altri player di catturare alcuni dei temi sopradescritti. Le disposizioni della Volker Rule e del Dodd-Frank Act vietano alle banche depositarie di effettuare operazioni di trading proprietario e limitano il loro coinvolgimento nelle |13| TEMA DEL MESE: HEDGE FUND La prospettiva di tassi d'interessi più elevati Nessuna analisi sarebbe completa Contributori | Yves Bonzon, Christophe Donay, Jean-Pierre Durante, Chloé Koos Dunand, Bernard Lambert, Laurent Godin, Jacques Henry, Kalina Moore, Wilhelm Sissener, David Baglione, Nicolas Campiche, Pascal Woerlen, Céline Gerverun Pairault, Irène Macri Tissot | Redazione terminata il 5 novembre 2013 Revisione editoriale e rilettura | Sabine Jacot-Descombes Traduzione | Mario Clapis Impaginazione | Production Multimédia Pictet Stampa | Stampa su carta certificata FSC Disclaimer | Il presente documento non è destinato alle persone con cittadinanza, residenza o domicilio o alle entità registrate in un paese o una giurisdizione in cui la sua distribuzione, pubblicazione, messa a disposizione o utilizzo sono in contrasto con norme di legge o regolamentari in vigore. Le informazioni e i dati contenuti nel presente documento sono comunicati a titolo puramente informativo e non costituiscono in nessun caso una offerta o una sollecitazione per l’acquisto, la vendita o la sottoscrizione di titoli o di qualsiasi altro strumento finanziario. Le informazioni e le stime qui contenute sono inoltre considerate come affidabili alla data della loro pubblicazione e possono cambiare in qualsiasi momento, senza preavviso. Il valore dei titoli o degli |14| - 2 5 .0 % Oro - 2 .0 % -3.7% Debito locale mercati emergenti - 1 4 .4 % - 1 .6 % US Treasury DJUBS Commodity - 1 .5 % MSCI EM Investment grade statunitensi 6 .2 % 4. CONFRONTO DEI RENDIMENTI A 12 MESI (SETTEMBRE 2012 – SETTEMBRE 2013) 0 .4 % attività di tipo hedge fund. In altre parole, una grossa fetta dei capitali alla ricerca di alfa è stata tolta dal mercato, mentre si apriva la strada per i trader proprietari di talento di mettere le loro transazioni al servizio degli hedge fund. La regolamentazione ha anche contribuito a una disparità tra le esigenze di liquidità e le minori dimensioni delle posizioni dei dealer. Oggi i market maker non hanno la possibilità di impegnare capitale, o sono meno disposti in tal senso, considerati i requisiti di solvibilità più rigidi. Pertanto, gli hedge fund sono tra i pochi provider di liquidità rimasti ancora in grado di coprire il gap di funding e cogliere le opportunità interessanti. Obbligazioni societarie mercati emergenti Fonte: Pictet Alternative Investments 7 .1 % 0 HFRI FoF Diversified Gen-13 Gen-12 Gen-11 Gen-10 Gen-09 Gen-08 Gen-07 Gen-06 -30 Rendimenti medi a 12 mesi indice CS L/S Equity Correlazione media a 12 mesi tra le azioni S&P High yield statunitensi 0.1 -20 1 4 .4 % 0.2 -10 7 .2 % 0.3 0 Pictet L/S Equity* 0.4 10 Pictet Multi-Strategy* 20 0.5 1 7 .9 % Correlazione 1 6 .7 % Rendimento in % Sulla strada di una ripresa Qualsiasi evento che porti al ritorno di un contesto di aumento e diminuzione della propensione per il rischio può nuovamente mettere alla prova gli hedge fund e ridurre le opportunità per i gestori attivi. Con tutto ciò, siamo fermamente convinti che l’attrattività di un investimento negli hedge fund sia oggi forte come sempre, sia in una prospettiva di rendimento assoluto che in una prospettiva di protezione dai ribassi. Negli ultimi 12 mesi, abbiamo già avuto segnali che i fattori descritti in questo articolo stanno portando ad un revival delle fortune degli hedge fund. S&P 500 30 senza considerare l’effetto di un aumento dei tassi d’interesse sugli hedge fund. In effetti, tassi più elevati dovrebbero creare molte nuove opportunità per i fondi d’investimento alternativo. Prendiamo, ad esempio, i fondi risk o merger arbitrage. Un rialzo dei tassi ha un impatto positivo sugli spread di risk arbitrage. Questi spread – l’utile guadagnato su ogni singola transazione – tendono a seguire il tasso risk free. Quando gli spread sono ampi, i rendimenti delle transazioni di successo aumentano – a parità delle altre condizioni. Anche i fondi azionari long/short dovrebbero trovare maggiori opportunità di stock picking con un aumento dei tassi d’interesse. Il rialzo dei tassi potrebbe fare emergere disparità tra aziende con strutture finanziarie o reddituali diverse. Ad esempio, le aziende più indebitate potrebbero fare più fatica a sostenere margini attraenti. Questi scenari potrebbero portare a una maggiore dispersione dei rendimenti tra i titoli – e creare un terreno fertile per gli stock picker. Inoltre, anche i tassi di default potrebbero aumentare con le aziende che non riescono a rispettare i loro impegni di indebitamento. Ancora una volta, gli hedge fund con esperienza nella generazione di profitti dalle opportunità distressed o di ristrutturazione/risanamento potrebbero essere i possibili beneficiari. Eurostoxx 50 3. GLI HEDGE FUND LONG/SHORT EQUITY SONO INVERSAMENTE CORRELATI CON LE CORRELAZIONI TRA LE AZIONI Fonte: Pictet Alternative Investments. *Portafoglio L/S - World Equity Hedge - Classe I & multistrategia; Mosaic Classe I I portafogli equilibrati di Pictet Wealth Management allocano l' 11,5% del loro capitale negli hedge fund multistrategia, tactical trading e credit. strumenti finanziari menzionati nel presente documento, e il reddito che ne deriva, sono soggetti a fluttuazioni. Il valore borsistico può variare in funzione di cambiamenti di ordine economico, finanziario o politico, della vita residua, delle condizioni di mercato, della volatilità e della solvibilità dell’emittente o dell'emittente di riferimento. Anche i tassi di cambio possono avere un effetto positivo o negativo sul valore, sul prezzo o sul rendimento dei titoli o degli investimenti ad essi relativi menzionati nel presente documento. Le performance del passato non devono essere considerate come una indicazione o una garanzia dei rendimenti futuri e le persone destinatarie di questo documento sono interamente responsabili dei loro eventuali investimenti. Non viene fornita alcuna garanzia per quanto riguarda le performance future. La presente pubblicazione e il suo contenuto possono essere citati, a condizione che venga indicata la fonte. Tutti i diritti riservati. Copyright 2013. prospettive|novembre 2013 DATI CHIAVE I tassi d’interesse sotto l’influenza della Fed L’andamento dei principali tassi d’interesse è legato al calendario di attuazione del piano di riduzione del 3° programma di riacquisto di titoli (QE3) da parte della Federal reserve. I mercati cambiano le loro proiezioni in materia a seconda delle statistiche macroeconomiche pubblicate. Dati al 31 ottobre 2013 PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI TASSI D’INTERESSE Stime Pictet - (consenso*) Tassi di crescita del PIL 2011 2012 Stati Uniti Eurozona Svizzera Regno Unito Giappone Cina Brasile Russia 1.8% 1.5% 1.8% 1.1% -0.6% 9.3% 2.7% 4.3% 2.8% -0.5% 1.0% 0.1% 2.0% 7.7% 0.9% 3.4% Inflazione (IPC) (media annuale, Brasile escluso, a fine anno) 2011 2012 Stati Uniti Eurozona Svizzera Regno Unito Giappone Cina Brasile Russia 3.1% 2.7% 0.2% 4.5% -0.3% 5.4% 6.5% 6.1% 2.1% 2.5% -0.7% 2.8% 0.0% 2.6% 5.8% 6.6% 2013E 1.7% -0.4% 1.8% 1.4% 1.8% 7.5% 2.9% 1.8% 2014E (1.6%) (-0.3%) (1.8%) (1.4%) (1.9%) (7.6%) (2.4%) (1.8%) 3.0% 1.0% 2.0% 2.3% 1.6% 7.0% 2.8% 2.7% 2013E 1.5% 1.1% -0.2% 2.6% 0.3% 2.8% 5.4% 5.9% Breve termine (3 mesi) (2.6%) (0.9%) (1.9%) (2.2%) (1.7%) (7.4%) (2.4%) (2.7%) 2014E (1.5%) (1.5%) (-0.2%) (2.7%) (0.2%) (2.6%) (5.8%) (5.9%) 1.9% 1.3% 0.5% 2.3% 2.5% 3.5% 5.5% 5.2% Stati Uniti Eurozona Svizzera Regno Unito Giappone Cina Brasile Lungo termine (10 anni) 0.1% 0.5% 0.0% 0.5% 0.1% 3.0% (1 anno) 9.5% 2.6% 1.5% 0.9% 2.6% 0.6% 4.8% (5 anni) 12.3% MERCATI OBBLIGAZIONARI (1.8%) (1.4%) (0.6%) (2.5%) (2.3%) (3.1%) (5.9%) (5.2%) *Fonte: Consensus Economics Inc Performance dal 31.12.2012 High yield EUR High yield USD JPY EUR Debito emergente (in USD) GBP VARIAZIONI DEI TASSI DI CAMBIO (DAL 31.12.2012) USD Rispetto all’EUR Rispetto all’USD Rispetto al CHF CHF — EUR — SEK — CHF — SEK — NZD — SEK — NZD — USD — NZD — USD — HKD — HKD — HKD — GBP — GBP — GBP — EUR — CAD — CAD — CAD — NOK — NOK — NOK — AUD — JPY — AUD — JPY — AUD — JPY — % -16 -14 -12 -10 -8 -6 -4 -2 0 CHF Debito emergente (in moneta locale) % -15 -10 -5 0 % 5 -15 % -8 Baltic Freight Agricoltura -38.7 Mais 19.7 Energia Performance dal 31.12.2012 USD -10 -5 0 Grassetto: Performance dal 31.12.2012 Brent In testo normale: Performance del mese precedente WTI Cacao 5 MSCI World* S&P 500* MSCI Europe* Tokyo SE (Topix)* MSCI Pacific ex. Japan* SPI* Nasdaq MSCI Em. Markets* Russell 2000 22.4% 25.3% 21.7% 24.6% 4.3% 25.8% 29.8% 0.6% 29.5% 12 % -12 0 12 Metalli industriali Metalli preziosi Alluminio -20.4 Oro Rame -25.9 Argento Platino Stagno Palladio Piombo 0 12 % prospettive|novembre 2013 2 4 6 EUR 18.7% 21.5% 18.0% 20.9% 1.1% 22.0% 25.9% -2.4% 25.6% CHF GBP 21.1% 23.9% 24.0% 26.8% 20.4% 23.1% 23.3% 26.1% 3.2% 5.5% 24.5% 27.3% 28.4% 31.3% -0.5% 1.8% 28.1% 31.1% * Dividendi reinvestiti -12 0 12 Stati Uniti Europa Mondo % Zinco -12 0 SETTORI DI ATTIVITÀ Performance dal 31.12.2012 0 -2 Gas naturale Zucchero -12 -4 MERCATI AZIONARI COMMODITY -19.4 -6 % * Indice Pictet Industria Tecnologia Materiali di base Telecomunicazioni Salute Energia Servizi pubblica utilità Finanza Consumi di base Consumi voluttuari 28.1% 18.3% 15.6% 10.7% 32.5% 18.9% 11.4% 23.8% 20.8% 33.5% 18.6% 19.3% -3.3% 28.5% 18.6% 3.3% 7.8% 19.2% 10.1% 23.6% 23.3% 18.1% -0.6% 23.9% 27.9% 12.7% 10.8% 20.7% 17.4% 31.6% |15| PERSP ITA 1113 «Prospettive» è disponibile anche online. 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