Laboratorio di Fisica Uno Analisi dei dati per l'esperienza degli urti Lo scopo della seconda esperienza è quello di verificare le leggi di conservazione negli urti. 1) Urto completamente anelastico La fig. 1 mostra una tipica forma d'onda che rappresenta la velocita' misurata durante un urto completamente anelastico. In questo urto un carrello vuoto (senza masse aggiuntive) urta contro un'altro carrello anch'esso vuoto e inizialmente fermo e dopo l'urto i due proseguono uniti insieme. La prima parte del segnale mostra la velocita del carrello in movimento; si vede poi un brusco calo della velocità (urto) e poi la velocità (ridotta) con la quale i due carrelli uniti proseguono dopo l'urto. Fig. 1 - Esempio di misura della velocità dei carrelli con un unico sensore nell'urto completamente anelastico. Negli urti anelastici vale solo il principio di conservazione della quantità di moto. Per un urto completamente anelastico in cui una delle masse è inizialmente ferma: m1v1 = ( m1 + m2 ) v (1) dove m1 e v1 sono la massa e la velocità prima dell' urto della massa in moto, m2 la massa ferma e v la velocità comune dopo l'urto. E' conveniente scrivere la (1) come m1v1 =1 ( m1 + m2 ) v (2) Per verificare la conservazione della quantità di moto si puo quindi verificare quanto il valore sperimentale del primo membro si discosta da 1, tenendo conto degli errori di misura. Nella eq. 2 si devono utilizzare i valori delle velocità immediatamente prima e dopo l'urto. Sia prima che dopo l'urto il moto avviene in presenza di attrito dinamico e quindi si tratta di un moto uniformemente accelerato con una piccola accelerazione negativa. Per questo motivo i segnali delle velocità sono rette con una leggera pendenza negativa. Per determinare il valore v1 da utilizzare nella (2) si esegue l'interpolazione lineare prima dell'urto, individuando l'equazione della retta che rappresenta la velocità: v = v0 + at (3) dove v0 è l'intercetta e a la pendenza. Successivamente si determina dal grafico, aiutandosi con lo strumento puntatore, l'istante dell'urto t0, individuando l'istante centrale dell'intervallo temporale in cui avviene il brusco cambio di velocità (vedi esempio nella fig. 1). A questo punto si calcola v1 = v ( t 0 ) = v0 + at 0 (4) Con lo stesso procedimento si determina la velocità dopo l'urto v. L' errore sulla quantità a primo membro della (2) si determina dalle formule di propagazione. Posto r= m1v1 ( m1 + m2 ) v (5) si ottiene: 2 2 2 # "r & # "r & # "r & # "r & !r = % !m12 + % !m22 + % !v12 + % ( !v 2 ( ( ( $ "v ' $ "m1 ' $ "m2 ' $ "v1 ' 2 (6) Nell'eq. 6 le quantità Δm1 e Δm2 sono gli errori sulle masse dei carrelli dovuti alla bilancia (2 g per la bilancia vecchia e 1 g per la bilancia nuova). Gli errori Δv e Δv1 si determinano dall'interpolazione. Infatti dall'eq. 4 risulta che il valore v1 e' funzione delle tre quantita', v0, a e t0, tutte e tre in linea di principio affette da errore. Tuttavia se la pendenza della retta e' piccola e l'istante dell'urto e' individuato con buona precisione, il contributo del termine at0 si puo trascurare e assumere come errore su v1 solo quello dovuto a v0 cioe all'errore sull'intercetta determinato dall'interpolazione lineare. Lo studente è invitato a verificare la 2 calcolando dalle eq. 5 e 6 la quantità r + !r . Nel caso di misure di urti con masse aggiuntive, queste vanno tenute in conto nel calcolo delle quantità m1 e m2 mentre per quanto riguarda gli errori, data la precisione costruttiva delle masse aggiuntive, gli errori saranno sempre determinati dalla precisione della bilancia nel pesare i carrelli. Infine il valore atteso del primo membro della eq. 2 è unitario indipendentemente dalle velocità e dalle masse quindi tutte le misure di urto completamente anelastico costituiscono una serie di misure ripetute della quantità r che possono essere considerate globalmente. 2) Urto elastico Nel caso dell'urto elastico si usano due rivelatori di moto per misurare contemporaneamente le velocità dei due carrelli. Due tipiche forma d'onda misurate durante un urto elastico sono riportate in fig. 2. Fig. 2 - Esempio di misura simultanea (due sensori) delle velocità dei carrelli nell'urto elastico. In questo urto i due carrelli sono entrambi vuoti e il carrello 2 è inizialmente fermo. Dopo l'urto le due velocità risultano scambiate, cioè il carrello 2 acquista la velocità del carrello 1 che l'ha investito, mentre questo ultimo si ferma. Questo è proprio quello che prevede la teoria per un urto elastico fra masse uguali. Nell'urto elastico si conservano sia la quantità di moto che l'energia cinetica. La conservazione della quantità di moto prevede che m1v1 = m1v1! + m2 v2! (7) dove m1 e v1 sono la massa e la velocità prima dell'urto della massa in moto, m2 la massa ferma, v1! e v2! le velocità dopo l'urto. La (7) si puo scrivere m1v1 =1 m1v1! + m2 v2! (8) e quindi, posto q= m1v1 , m1v1! + m2 v2! (9) l'errore Δq si calcola dalla propagazione degli errori in modo analogo alla (6). Nel caso dell'urto elastico, mentre la velocità iniziale del carrello fermo si assume nulla e senza errore perche il carrello è effettivamente fermo, la velocità finale del primo carrello va sempre determinata (col suo errore) dall'interpolazione lineare, perchè essa è nominalmente zero solo nel caso di masse perfettamente uguali, il che non si verifica in pratica mai. Inoltre si deve tenere presente che ciascun sensore introduce un sistema di riferimento con l'asse x diretto nella direzione in cui ci si allontana dal sensore stesso. Quindi nella misura delle velocità con due sensori posti alle due estremità della guida, una delle due velocità risulterà col segno invertito. Di questo è necessario tenere conto quando si scrivono la (8) e la (9). Come per il caso precedente, lo studente è invitato a verificare la 7 calcolando dalle eq. 8 e 9 la quantità q + !q . I gruppi particolarmente volenterosi potranno inoltre verificare anche la conservazione dell'energia cinetica, tramite un procedimento analogo. L. Giudicotti Vicenza, 3/6/2010