Indicazioni operative per le classi che hanno aderito alla sperimentazione certificazione delle competenze a. s. 2014-15. Riferimento normativo CM n. 3 del 13 febbraio 2015 e Linee guida - ADOZIONE SPERIMENTALE CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE NELLE SCUOLE DEL PRIMO CICLO Classi sc. Primaria 5A, 5B, 5C, 5D sc. Secondaria I grado 3D A - certificazione delle competenze Innanzitutto è opportuno chiarire che la sperimentazione del MIUR propone queste schede, per cui sono da utilizzare come sono, senza modificarle. La loro formulazione è coerente con il profilo dello studente previsto dalle Indicazioni; la parte da completare riguarda l’indicazione delle discipline coinvolte nell’osservazione di ciascuna competenza. In una logica di sperimentazione, DOPO averle utilizzate concretamente a giugno nella valutazione degli alunni, si potranno trasmettere osservazioni utili per migliorare il modello stesso. Centrale - e ribadito all’inizio delle linee guida - è l’essere consapevoli che la certificazione delle competenze va intesa come valutazione complessiva della capacità degli allievi di utilizzare i saperi acquisiti per affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi, reali o simulati e non come trasposizione dei voti disciplinari. Nella proposta del ministero si sottolineano alcune questioni: 1. l’ambiguità non esplicitamente risolta che deriva dalla compresenza di discipline e competenze da valutare in parallelo, senza avere descritto la loro correlazione; 2. entro la suddetta ambiguità, la competenza viene comunque indicata (non la conoscenza, non la disciplina o altro) come finalità del curricolo e pertanto meta, fissata dalla norma, dell’insegnamento/apprendimento; 3. lo strumento per valutare le competenze non è quello con cui si testano i livelli raggiunti nelle discipline (detto più volte nelle Linee guida): la certificazione delle competenze è un atto educativo legato ad un processo di lunga durata, non la prova di verifica; 4. la certificazione delle competenze si fa attrezzandosi di adeguate rubriche descrittive / griglie di osservazione in situazioni di “compito autentico, compito complesso, processo, compiti di realtà, osservazioni sistematiche e autobiografie cognitive”; 5. la certificazione delle competenze si fa non “in istantanea”, ma è necessario - secondo le Linee guida - fare ricorso anche ad osservazioni sistematiche che permettono agli insegnanti di rilevare il processo, ossia le operazioni che compie l’alunno per interpretare correttamente il compito, per coordinare conoscenze e abilità già possedute, per ricercarne altre, qualora necessarie, e per valorizzare risorse esterne (libri, tecnologie, sussidi vari) e interne (impegno, determinazione, collaborazioni dell’insegnante e dei compagni); 6. strumenti per le osservazioni sistematiche di cui sopra possono essere griglie o protocolli strutturati, semi-strutturati o non strutturati e partecipati, questionari e interviste - ma devono riferirsi ad aspetti specifici che caratterizzano la prestazione (indicatori di competenza) quali (da Linee guida): - autonomia: è capace di reperire da solo strumenti o materiali necessari e di usarli in modo efficace; relazione: interagisce con i compagni, sa esprimere e infondere fiducia, sa creare un clima propositivo; partecipazione: collabora, formula richieste di aiuto, offre il proprio contributo; responsabilità: rispetta i temi assegnati e le fasi previste del lavoro, porta termine la consegna ricevuta; flessibilità: reagisce a situazioni o esigenze non previste con proposte divergenti, con soluzioni funzionali, con utilizzo originale di materiali, ecc.; consapevolezza: è consapevole degli effetti delle sue scelte e delle sue azioni. 7. E’ evidente che dalle Indicazioni in poi abbiamo abbandonato il programma per concentrarci sul curricolo e sugli obiettivi imprescindibili in coerenza con il profilo; si capisce anche che è in gioco l’opportunità di modificare il modo di fare scuola in un’organizzazione che resta ancora complessivamente rigida (per discipline, poco trasversale, non con compresenze). Pertanto: E’ opportuno affrontare la compilazione della certificazione delle competenze senza darne per acquisito l’assunto di fondo: anche se la parola competenza ha fatto il suo ingresso da qualche anno, in generale le scuole hanno solo avviato un percorso in tal senso. Nelle osservazioni che invieremo a luglio potremo scrivere che quest’anno abbiamo compilato la certificazione proposta con procedure empiriche e basate sull’osservazione generale degli alunni e che ci riserviamo dall’anno prossimo di mettere in campo operazioni valutative più formalizzate. Per compilare la certificazione quest’anno (a.s. 2014-15) si può anche utilizzare come riferimento i traguardi di competenza definiti lo scorso anno e possono essere le rubriche valutative utili per redigere la certificazione (tenuto conto che tali traguardi si riferiscono alle competenze europee, che sono una delle novità della modulistica proposta). Coerentemente con il curricolo di Istituto (definito lo scorso anno) e con la sperimentazione sulle competenze, sarà opportuna per il prossimo anno, la condivisione in sede di programmazione iniziale, per le classi quinte di scuola primaria e per le terze della secondaria di 1° grado, di alcuni (3 o 4) compiti autentici che potrebbero essere occasione di osservazione delle 12/13 competenze da certificare al termine dell’anno (dato per assodato che in un compito si rilevano sempre più competenze contemporaneamente). La scelta dei “compiti autentici” / “compiti di realtà” che prevedano indicatori di osservazione delle competenze condivisi da tutti i docenti è l’aspetto più significativo del lavoro: nelle Linee guida si legge che i compiti di realtà si identificano nella richiesta rivolta allo studente di risolvere una situazione problematica, complessa e nuova, quanto più possibile vicina al mondo reale, utilizzando conoscenze e abilità già acquisite e trasferendo procedure e condotte cognitive in contesti e ambiti di riferimento moderatamente diversi da quelli resi familiari dalla pratica didattica. Pur non escludendo prove che chiamino in causa una sola disciplina, si suggerisce di privilegiare prove per la cui risoluzione l’alunno debba richiamare più apprendimenti acquisiti. La risoluzione della situazione problema (compito di realtà) viene a costituire il prodotto finale degli alunni su cui si basa la valutazione dell’insegnante. Tali tipologie di prove non risultano completamente estranee alla pratica valutativa degli insegnanti. Si tratta di valorizzare, ad esempio, i vari progetti già presenti nelle nostre scuole (teatro, coro, ambiente, legalità, intercultura, ecc.), poiché possono rappresentare significativi percorsi di realtà, con prove autentiche aventi caratteristiche di complessità e di trasversalità. Tali progetti, opportunamente orientati e descritti, possono entrare dunque a pieno titolo nel ventaglio delle prove autentiche; le prestazioni e i comportamenti (ad es. più o meno collaborativi) degli alunni in tali contesti possono pertanto fornire elementi su cui basare la valutazione delle competenze. A ulteriore titolo di esempio si ricorda che avrebbero caratteristiche di compito autentico attività quali “progettare la gita”; “realizzare un prodotto multimediale per il colloquio interdisciplinare previsto per l’esame”; semplicemente “partecipare alla gita” (stabilendo griglie di osservazione); “produrre un elaborato al termine di un laboratorio”; documentare un’esperienza didattica significativa. Come report del lavoro di giovedì 23 aprile, i gruppi di ambito (scuola primaria) e disciplinari (secondaria) inviano un sintetico resoconto delle osservazioni emerse nel lavoro; tali indicazioni saranno raccolte dal DS e costituiranno la base dei contenuti della restituzione dei risultati che la sperimentazione ci chiederà a luglio.