Vol. 100, N. 1, Gennaio 2009
Pagg. 40-47
Probiotici
Pier Luigi Giorgi
Riassunto. Si definiscono probiotici quei microrganismi vivi, che somministrati in quantità adeguata, giungono vitali nell’intestino e apportano un effetto benefico sulla salute
dell’ospite. Tra i supposti beneficî a loro attribuiti, vengono sottolineate, soprattutto, una
modulazione, seppure transitoria, della microflora intestinale dell’ospite e la capacità di
interagire col suo sistema immunitario, o direttamente o con meccanismo mediato dalla
microflora autoctona. Per questo motivo i probiotici hanno creato aspettative per la prevenzione o per il trattamento di varie situazioni di patologia. L’intento di questa rassegna
è quello di sintetizzare il contenuto dei più recenti articoli, frutto di ricerche condotte con
i requisiti di una corretta metodologia statistica. Sono stati presi in considerazione i risultati, fino all’ottobre 2008, riguardanti l’intolleranza al lattosio, la diarrea da rotavirus, quella del viaggiatore e quella associata alla terapia antibiotica. Inoltre, i risultati ottenuti nell’infezione da Clostridium difficile e quelli dei probiotici come coadiuvanti la
classica terapia per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori. Sono stati tenuti presenti anche articoli concernenti la connessione dei probiotici con la sindrome del colon irritabile,
con le malattie infiammatorie croniche intestinali e la ipercolesterolemia. Infine, ma non
ultima per importanza, la prevenzione, da parte dei probiotici, di alcune malattie allergiche, di infezioni vaginali e di quelle respiratorie.
Parole chiave. Allergie, colon irritabile, diarrea, Helicobacter pylori, infezione da Clostridium difficile, infezioni respiratorie, infezioni vaginali, ipercolesterolemia, lattosio,
probiotici, sindrome dell’intestino irritabile.
Summary. Probiotics. A review.
Probiotics are defined viable microorganisms which in sufficient amount reach the intestine in an active state, to be able to exert positive health benefit on the host. Thus far,
they have shown particular promise on prevention or treatment of various pathologic conditions. Our aim has been to report the most recent articles (until October 2008), resulting from a randomized, double controlled trials, according to the conventional and molecular methods. In these review we have taken in consideration almost all the fields in
which the probiotics have been given, either as prophylactic or therapeutic intent. So far
we have summarized the actual results concerning lactose intolerance, acute rotavirus
diarrhea, traveller’s diarrhea, antibiotic associated diarrhea, Clostridium difficile infection, and the role as coadiuvant in Helicobacter pylori eradication. Furthermore, we have synthesised articles concerning the probiotic connection in irritable bowel syndrome,
and in inflammatory bowel diseases. Last but not the least, the prevention by probiotics
of allergic diseases, of bacterial vaginosis, of respiratory infections, and the possible advantage in hypercholesterolemic subjects.
Key words. Allergic diseases, bacterial vaginosis, Clostridium difficile infection, diarrhea, Helicobacter pylori, hypercholesterolemia, inflammatory bowel disease, irritable bowel syndrome, lactose intolerance, probiotics, respiratory infections.
Professore f.r. di Clinica Pediatrica, Università, Ancona.
Pervenuto il 20 ottobre 2008.
P.L. Giorgi: Probiotici
Introduzione
Si definiscono probiotici quei microrganismi
vivi che somministrati in quantità adeguata giungono vitali nell’intestino e apportano un effetto benefico sulla salute dell’ospite. E’ tuttavia una definizione non definitiva, perché studi sperimentali
su animali avrebbero dimostrato che alcuni effetti
esplicati dai probiotici potrebbero essere ottenuti
anche con microbi non vitali, o addirittura con
frammenti del suo DNA.
REQUISITI DI UN CEPPO BATTERICO
DEFINITO COME PROBIOTICO
–
–
–
–
–
Microrganismo di origine umana
Riproducibile in larga scala in forma vitale
Resistente agli acidi gastrici e alla bile
Capace di aderire alle cellule intestinali
Classificabile secondo gli schemi
della genetica molecolare
– In grado di produrre sostanze antimicrobiche
(batteriocine)
– Azione competitiva sui recettori intestinali
per germi patogeni
– In grado di mantenersi vivo e vitale dalla
produzione all’intestino
Tra i supposti beneficî attribuiti ai probiotici
vengono sottolineate, soprattutto, una modulazione, seppure transitoria, della microflora intestinale dell’ospite, e la capacità di interagire col suo sistema immunitario, o direttamente o con meccanismo mediato dalla microflora autoctona.
Una recente disamina dell’applicazione clinica
dei probiotici riassume i possibili effetti positivi
degli stessi nelle seguenti situazioni di patologia1:
prevenzione e/o riduzione della durata della diarrea da rotavirus; riduzione della diarrea connessa
alla terapia antibiotica; attenuazione dei disturbi
conseguenti all’intolleranza al lattosio; effetti benefici sui dismicrobismi, sull’infiammazione e su
altri disturbi conseguenti a malattie infiammatorie croniche intestinali; supporto alla terapia per
l’eradicazione dell’Helicobacter pylori; riduzione
della concentrazione degli enzimi e dei metaboliti
putrefattivi batterici coinvolti nella genesi del cancro intestinale; prevenzione delle malattie allergiche, in particolare della dermatite atopica nell’infanzia, dell’eczema e dell’asma in epoche successive; prevenzione delle infezioni respiratorie e trattamento di quelle dell’apparato genito-urinario.
Altre situazioni di patologia saranno prese in
considerazione nel prosieguo di questa rassegna.
Altrettanto dicasi per il ruolo dei prebiotici, anche
ai quali verrebbe attribuito un effetto benefico sulla salute e sul benessere dell’uomo. Già presenti in
quantità notevoli, specialmente nei primi giorni di
vita, nel latte materno sotto forma di oligosaccaridi, la loro caratteristica principale è rappresentata dal fatto che, resistendo alla digestione da par-
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te degli enzimi intestinali, raggiungono inalterati
il colon, dove promuovono lo sviluppo quantitativo
e/o qualitativo della flora batterica benefica, stimolando selettivamente la crescita di bifidobatteri e lattobacilli.
La combinazione di probiotici e prebiotici dà
luogo ai cosiddetti simbiotici2.
Probiotici e intolleranza al lattosio
Il malassorbimento del lattosio è un fenomeno
abbastanza frequente, dovuto ad una deficienza
dell’enzima lattasi. La forma primaria, geneticamente determinata, è presente in una parte non
trascurabile della popolazione, con prevalenza variabile tra le varie etnie. La forma secondaria, meglio definibile come ipolattasia, è in genere conseguente a malattie intestinali (classico esempio le
gastroenteriti virali), risolte le quali vi è un ripristino più o meno rapido della normale attività dell’enzima lattasi. Dolore addominale, flatulenza,
diarrea persistente sono i sintomi più noti, in presenza dei quali si tende ad escludere il latte e i latticini dalla dieta. Questo approccio, sebbene riduca od escluda sintomi fastidiosi, può avere importanti svantaggi nutrizionali. Uno tra questi, importante nell’infanzia e nell’adolescenza, è che in
assenza di lattosio vi è un ridotto assorbimento di
calcio. Strategie terapeutiche sono state messe in
atto: dalla somministrazione esogena di beta-galattosidasi, alla somministrazione di probiotici in
varie preparazioni, in particolare sottoforma di yogurt3.
Sono riportati risultati soddisfacenti nell’adulto con la supplementazione sia del Bifidobacterium longum in capsule, sia con yogurt arricchito
con Bifidobacterium animalis. Questa supplementazione modificherebbe la composizione e l’attività metabolica della flora intestinale del colon,
con la positiva costituzione di un aumento del numero dei bifidobatteri durante e dopo la sospensione della suddetta supplementazione. Tale sperimentazione apre la strada ad ulteriori applicazioni con altre specie e ceppi di probiotici, per alleviare sul piano clinico i sintomi dell’intolleranza
al lattosio4.
Diarrea acuta e probiotici
Nella maggioranza dei casi la diarrea acuta,
talora associata a vomito tanto da configurarsi
nel quadro di una gastroenterite, è fenomeno frequente soprattutto nella prima infanzia. Tuttavia, nella pratica clinica non sfugge ad una approfondita anamnesi che anche familiari adulti
ne soffrono o ne hanno sofferto. L’agente infettivo maggiormente incriminato è il rotavirus, anche se altri virus possono essere responsabili del
fenomeno.
Un probiotico, ormai di vecchia data, è stato frequentemente usato come autoprescrizione alla prima comparsa della diarrea in bambini e adulti.
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Il progredire delle conoscenze, in particolare di
quelle microbiologiche e di genetica molecolare, oltre che studi controllati, randomizzati, con placebo
e in doppio cieco, hanno spostato l’attenzione verso altri probiotici. Tra i più frequentemente usati il
Lactobacillus GG, il Bifidobacterii spp., lo Streptococcus spp, e il Saccaromyces boulardii. Questi ultimi, unitamente al Lactobacillus GG e al Lactobacillus reuteri, risulterebbero i più efficaci.
È doveroso precisare che: a) gli effetti benefici
sulla diarrea acuta sono limitati alla riduzione di
quella la cui durata non sia superiore alle 24 ore;
b) l’inserimento della vaccinazione per i rotavirus
dovrebbe essere valutato nell’ambito del calendario
vaccinale del bambino, che può essere spesso fonte di epidemie non solo scolari ma anche familiari;
c) l’effetto del probiotico non è solo ceppo-dipendente, ma anche dose-dipendente, con quantità di
batteri di almeno 10 miliardi ed oltre.
Ulteriore raccomandazione, non solo per i soggetti in età pediatrica ma anche per quelli adulti,
è quella di una ripresa il più precoce possibile della normale alimentazione. I prolungati digiuni e le
cosiddette “ diete in bianco ” procrastinano la normalizzazione dell’alvo.
Infine, regola fondamentale è l’abbondante apporto idrico durante la fase diarroica (specie se con
feci acquose) preferibilmente con soluzioni glucosaline nelle prime 24 ore.
Diarrea da terapia radiante
Si tratta di una vera e propria enterite che può
colpire chi viene sottoposto a terapia radiante per
tumori dell’addome o della pelvi. La sua entità dipende dalla dose radiante e dall’ampiezza del campo di applicazione. Si può presentare in forma acuta o cronica. Trovano, da tempo, impiego farmaci
quali loperamide e sulfasalazina. L’utilizzo preventivo o curativo con probiotici non trova unanimità di consensi.
Delia e coll.9 hanno riscontrato una buona azione preventiva con l’uso di un probiotico ad alta concentrazione di batteri, il VSL# 3, che sarebbe in
grado di ‘manipolare’ in senso positivo l’ecosistema
intestinale.
Tale azione preventiva non sarebbe stata ottenuta da Giralt e coll.10 utilizzando il Lactobacillus
casei DN-114 001. Non vi è, quindi, né in letteratura né in pratica, concordanza di opinione.
COMPOSIZIONE DEL VSL# 3
Concentrazione: una bustina di 4,4g
contiene 450 miliardi di batteri
Otto ceppi di batteri liofilizzati
Diarrea del viaggiatore
Si verifica perlopiù in paesi in via di sviluppo,
causata prevalentemente dalla Escherichia coli enterotossigena. Oltre le raccomandazioni igieniche,
con particolare riguardo a cibi e bevande (sono da
evitare acqua contenuta in bottiglie non adeguatamente sigillate, cibi non cotti, frutta, a meno che
non sia stata trattata con amuchina o sia da sbucciare), è importante soprattutto la reidratazione,
in particolare in bambini e anziani, e l’uso di inibitori della motilità intestinale (Loperamide) se si
perdono molti liquidi.
Non univoco il ruolo dei probiotici, sia come profilassi che come terapia6. Utile invece, se la diarrea persiste, il trattamento con rifamixina.
Probiotici e antibioticoterapia
Doron e coll.7 riferiscono che circa il 25% dei pazienti trattati con antibiotici può presentare diarrea,
soprattutto se ospedalizzato. Il rischio di tale fenomeno, valutato sulla base di cinque meta-analisi, risulterebbe ridotto se nel programma terapeutico si
aggiungessero i probiotici, in particolare il Lactobacillus GG, e il Saccharomyces boulardii. Tuttavia,
anche sull’uso di altri ceppi di probiotici, della specie sia dei bifidobatteri che dei lactobacilli, non vi è
unanimità di consensi, al punto che Lubetzky e Reif
titolano un recente articolo: «Probiotics for antibiotic-associated-diarrhea: maybe, maybe not»8.
Ceppi utilizzati: L casei, L plantarum,
L acidophilus, L delbruechii, Bifidobacterium
longum, B breve, B infantis, S thermophilus
Diarrea da Clostridium difficile
L’infezione da C. difficile si può presentare con
diarrea, colite (senza o con pseudomembrane); talvolta come colite fulminante. Malattia grave nel
neonato, soprattutto nel pretermine, lo è anche
nell’adulto e nell’anziano affetto da patologia debilitante, soprattutto se sottoposto a chemioterapia.
I sintomi possono variare: crampi e dolenzia del
basso addome, talora sanguinamento occulto, oltre
che febbre, nausea, anoressia.
La colonscopia evidenzia pseudomembrane, in
particolare nel retto-sigma, ed ispessimento della
parete del colon, rilevabile anche con ecografia e
TAC. Nelle forme lievi, non vi è accordo se procedere al trattamento. Nei casi d’importante rilievo
clinico, vancomicina, metronidazolo, e, più recentemente, teicoplanina risultano i farmaci più
utilizzati11.
Per quanto riguarda i probiotici, vi è allo stato attuale insufficiente evidenza per un loro impiego12.
P.L. Giorgi: Probiotici
Helicobacter pylori
Sulla base del Maastricht-2 Consensus Group,
amoxicillina, claritromicina, inibitori della pompa
protonica e metronidazolo nelle zone ad elevata endemia di tale batterio, risultano i farmaci cardine
della terapia per l’eradicazione dell H. pylori. Si è
tentata, nel programma terapeutico, la somministrazione preliminare con yogurt contenente alcuni ceppi di Lactobacillus e Bifidobacterium. Più recentemente, Scaccianoce e coll.13 hanno valutato il
ruolo del Lactobacillus reuteri e di probiotici multipli ad alta concentrazione. L’aggiunta dei suddetti probiotici, sia nel protocollo di 7 giorni che in
quello di 14 giorni di terapia, non avrebbe modificato in maniera significativa il tasso di eradicazione del batterio.
Sindrome dell’intestino irritabile
Tale sindrome, così come è stata definita dai criteri diagnostici del protocollo Roma III, colpisce il
10-20% della popolazione generale, in particolare
le donne tra i 20 e i 40 anni.
È caratterizzata da dolori addominali, variazioni
dell’alvo (dalla diarrea alla stipsi), e da frequente flatulenza. Per diverso tempo è stata considerata come
conseguente ad una “ipersensibilità viscerale”, e,
quindi, a situazioni di stress.
In mancanza di una chiara interpretazione patogenetica, Wald e Rakel14 riferiscono sui vari tentativi terapeutici: dalla terapia comportamentale
alla ipnosi, alle diete di esclusione, alla menta piperita, alla l-glutamina, al cromoglicato. Il che evidenzia una non univocità d’interpretazione.
Sono citati anche i probiotici e i prebiotici, dopo che
l’attenzione degli studiosi si è rivolta agli abitanti dell’intestino e ai loro rapporto con la mucosa intestinale. Questo scambio di informazioni potrebbe essere facilitato, o quanto meno ripristinato, dai probiotici.
Astegiano e coll.15, pur ritenendo utili gli antispastici se predomina il dolore, la loperamide se prevale
la diarrea, le fibre ove vi sia stipsi, sono del parere
che una terapia di fondo possa essere rappresentata
dai probiotici e dai precursori della serotonina.
Tuttavia la letteratura più recente non è concorde sui vantaggi derivati dai probiotici, sia perché appaiono, in certi studi, significative deficienze metodologiche (una di queste è il mancato controllo con placebo), sia per l’utilizzo di specie e ceppi diversi di probiotici. Emergono, pertanto, posizioni di cautela sull’efficacia di tale trattamento:
in attesa di ulteriori studi metodologicamente corretti.
Malattie infiammatorie croniche intestinali
(malattia di Crohn e colite ulcerosa)
In soggetti geneticamente suscettibili, una alterata risposta immune nei confronti di alcuni batteri
commensali dell’ecosistema intestinale risulterebbe
essere il principale meccanismo patogenetico re-
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sponsabile delle lesioni intestinali delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino. Sembrerebbe logico, quindi, che modificando la composizione di questo ecosistema mediante probiotici, prebiotici e simbiotici – secondo Mitsuyama e Sata16 – si ottengano
miglioramenti nella prognosi di queste patologie.
Sulla stessa linea si pongono Seksik e coll.17, i quali
consigliano un prodotto contenente oltre 450 miliardi di probiotici appartenenti a specie e ceppi diversi
(VSL#3), in particolare nella pouscite e nella prevenzione di episodi di riacutizzazione della colite ulcerosa. Tuttavia, secondo questi studiosi, il condizionale è d’obbligo.
La suddetta miscela di un consistente quantitativo di probiotici è raccomandata anche da Pronio e coll.18, in particolare per la pouscite conseguente a resezione in presenza di colite ulcerosa.
Pure in questo caso, la letteratura a volte esalta il ruolo terapeutico dei cosiddetti alimenti funzionali (probiotici, prebiotici, simbiotici), come nello scritto di Vanderpool e coll.19, a volte è più cauta: affermando che, per queste affezioni, i probiotici aggiunti alla terapia standard possono solo fornire un modesto beneficio; in particolare, secondo
Mallon e coll.20, nella colite ulcerosa.
Probiotici e malattie allergiche
Come è noto, l’allergia è dovuta ad una reazione sproporzionata all’entità dello stimolo. Nell’allergia cronica rientrano soprattutto la rino-congiuntivite, l’asma e l’eczema.
È sempre più evidente l’importanza dei batteri
commensali nel ruolo di stimolazione e direzione del
sistema immunitario. Probiotici e prebiotici rappresenterebbero gli elementi modulanti di questo fenomeno, al punto tale che alcuni probiotici vengono
somministrati già nel corso della gravidanza.
Questa funzione di modulazione del sistema immunitario, nel caso di allergia ad alimenti, è sostenuta da Savilahti e coll21, i quali,peraltro, auspicano un trattamento che si attenga sia ad una
unicità metodologica, sia alla utilizzazione di uno
specifico probiotico.
Ulteriori ampie casistiche, con un follow-up
adeguato, sono proposte da Heine e Tang22, che
hanno somministrato olio di pesce alle donne in
gravidanza, oltre che probiotici e prebiotici. Ciò allo scopo di mettere in atto una prevenzione primaria sia per l’eczema che per le allergie respiratorie.
Tuttavia, da parte degli autori succitati e di altri studiosi, emerge incertezza nel concludere sulla validità di una prevenzione primaria, che soltanto ulteriori ricerche e risultati a lungo termine
potranno eventualmente confermare.
Molte segnalazioni riguardano l’età infantile.
Da anni, il gruppo finlandese della Isolauri23 si
batte per includere i probiotici nell’alimentazione
della prima infanzia, soprattutto in quei soggetti
che, per familiarità, sono a rischio di dermatite
atopica, di rinite e asma, allo scopo di ristabilire
un normale rapporto tra sistema immunitario e
microflora intestinale.
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Però sono gli stessi autori del gruppo sopramenzionato a ritenere non soddisfacente una prevenzione di questa patologia oltre le prime epoche
della vita.
Anche Kopp e coll.24, a proposito della dermatite atopica, della rinite allergica e dell’asma bronchiale in età pediatrica, affermano che la somministrazione di un probiotico, il Lactobacillus GG,
somministrato sia alla donna in gravidanza che all’infante, non ha determinato alcuna riduzione delle situazioni morbose. Al contrario, si sarebbe verificato un aumento della bronchite, con wheezing.
Di segno opposto Ivory e coll.25, i quali affermano che una supplementazione di Lactobacillus
casei Shirota in soggetti volontari sarebbe in grado di modulare la risposta immune nei pazienti
allergici e di alleviare i sintomi della rinite allergica.
L’opinione e l’esperienza personale sul campo,
suffragata peraltro da più recenti articoli sull’argomento, è che l’introduzione nella dieta dei più
vari ceppi di probiotici non rappresenta una valida
prevenzione nelle malattie allergiche in età pediatrica: esse vengono, di solito, rappresentate ai genitori dei piccoli malati con la realistica definizione di «marcia allergica», marcia costituita dalla sequenza: dermatite atopica → rinite → asma.
Va aggiunto, inoltre, che i probiotici non sono
farmaci, e quindi non sono soggetti alle varie fasi
di sperimentazione prescritte dal legislatore al fine di validarne o meno l’efficacia.
Da non dimenticare, infine, che per tutte queste
patologie, che rientrano nell’ampio ambito dell’atopia, non si può non tener conto della componente genetica, tanto che proprio la genetica molecolare ha cominciato da tempo a localizzare cromosomi e geni responsabili, o comunque coinvolti.
Cade in proposito la segnalazione di Moffat26, il
quale, oltre a sottolineare – semmai ve ne fosse bisogno per il clinico – che “l’asma ricorre in famiglia”,
ribadisce che i fattori ambientali (compresa, quindi, la supposta modulazione dei probiotici) si coniugano con l’assetto genetico dell’individuo.
Probiotici e vaginiti
La vagina è sempre più considerata un ecosistema la cui normale microflora aiuterebbe a proteggere da microrganismi patogeni, responsabili
anche di eventuali infezioni del tratto urinario.
Pascual e coll.27 hanno isolato un ceppo di lattobacillo, il Lactobacillus rhamnosus L 60, dalla
vagina di donne non gravide, sane e in pre-menopausa. Questo probiotico avrebbe tutte le prerogative per contrastare specie batteriche con attività
patogena nell’apparato genito-urinario. Sulla base
dei risultati ottenuti, tale lattobacillo potrebbe trovare una funzione preventiva e curativa se applicato localmente in vagina.
Falagas e coll.28 hanno condotto sperimentazioni cliniche in donne con vaginite, partendo dal presupposto che per alcuni ceppi di probiotici sarebbe
stata dimostrata una inibizione all’aderenza della
Garderenella, oltre che la produzione di H2O2, acido lattico e batteriocine. Il probiotico in questione,
il Lactobacillus acidophilus, sarebbe stato immesso in vagina, mentre il Lactobacillus rhamnosus
GR-1 e il Lactobacillus fermentum RC-14 sarebbero stati somministrati per via orale. Gli autori concludono che se anche vi sono stati risultati positivi, non si può considerare, al momento, il probiotico come il rimedio efficace per queste patologie.
Probiotici e infezioni
In un articolo del 2003, Gluck e Gebbers29 affermavano che una miscela di probiotici costituita
da Lactobacillus GG, Bifidobcterium sp B420, Lactobacillus acidophilus 145 e Streptococcus thermophilus, somministrata a volontari sia sotto forma
liquida che di yogurt, avrebbe avuto come esito una
ridotta colonizzazione, nel comparto nasale, dei più
comuni germi patogeni quali lo Staphylococcus aureus, lo Streptococcus pneumoniae e gli streptococchi beta-emolitici.
Nella pratica corrente, a fronte dell’espansione
del consumo di probiotici, non si è verificata di pari passo una riduzione della morbilità delle prime
vie aeree.
Più di recente, Ouwehand e coll.30 avrebbero ottenuto una minore incidenza e durata delle infezioni delle vie respiratorie, utilizzando il Lactobacillus acidophilus NCFM, da solo o in combinazione con Bifidobacterium lactis Bi-07. Questa miscela di probiotici, somministrata a bambini dai 3 ai 5
anni di età, e per un periodo di 6 mesi, avrebbe ridotto la morbilità delle infezioni respiratorie e, di
conseguenza, l’impiego di antibiotici.
Probiotici e prebiotici nella stipsi
La stipsi è un fenomeno frequente nell’anziano. Per prevenirla si raccomanda un maggiore
consumo di fibre nell’alimentazione. È una disfunzione intestinale frequente nel mondo occidentale, ove (malgrado i continui richiami da parte dei medici) carboidrati, semplici e grassi, e proteine prevalgono sulla tavola. Inoltre, non sempre
adeguato è l’apporto di acqua e il supporto dell’esercizio fisico. La maggior parte degli studi sulla stipsi, soprattutto quelli mirati ad un miglioramento della defecazione, è supportata da alcune
grandi aziende del settore alimentare, anche se
non sempre vi sono lavori sufficientemente adeguati sul piano metodologico.
Sairanen e coll.31 hanno condotto una sperimentazione su soggetti anziani (età media 76 anni,
con prevalenza delle donne) suddividendoli in due
gruppi: ad un primo gruppo (gruppo controllo) veniva somministrato soltanto yogurt, mentre ai soggetti del secondo gruppo, insieme allo yogurt, venivano somministrati galatto-oligosaccaridi (12g),
prugne secche (12 g), e semi di lino (6 g). Gli autori, sponsorizzati dalla Valia Ltd, riferiscono un miglioramento della stipsi.
P.L. Giorgi: Probiotici
In una casistica, riportata da De Paula e
coll.32, costituita da donne di età compresa tra18
e 55 anni, il consumo giornaliero di uno yogurt
contenente Bifidobacterium animalis (DN-173
010) e frutto-oligosaccaridi (Activia, Danone), confrontato con un dessert di latte senza probiotici,
avrebbe prodotto nel primo gruppo un significativo miglioramento della stipsi funzionale, limitatamente al periodo della somministrazione del
prodotto.
Katan, utilizzando sempre lo stesso prodotto,
conclude che «non vi è sufficiente evidenza scientifica che possa supportare i risultati diffusi dalla
pubblicità»33.
Probiotici e colesterolo
Il termine probiotico associato al colesterolo è
venuto alla ribalta dell’opinione pubblica, dopo una
massiccia campagna pubblicitaria non sempre
esposta con sufficiente trasparenza. La pubblicità
informa, infatti, che l’assunzione quotidiana di
questa bottiglietta – che è una bevanda a base di
latte con fermenti lattici (leggi probiotici) – aiuta a
ridurre il colesterolo in modo efficace, naturale e
semplice già dopo 3 settimane.
Nella confezione, del costo di un euro per bottiglietta, si fa menzione degli steroli vegetali, che
contrastano in modo naturale l’assorbimento del
colesterolo nel sangue. (L’industria ha le sue esigenze di mercato; tuttavia occorre ricordare che sono gli steroli contenuti nel prodotto, i protagonisti
effettivi della funzione ipocolesterolemizzante).
In una loro esperienza (2006) Simons e coll.34
avevano dichiarato che il Lactobacillus fermentum
consumato in capsule e somministrato a volontari
non produceva effetti apprezzabili sulle varie frazioni lipidiche, compreso, ovviamente, il colesterolo totale.
Si è data, invece, molta importanza ai fitosteroli. Rudkowska35, ad esempio, riferisce di avere
ottenuto migliori risultati con la somministrazione, in soggetti iperlipemici, di yogurt a basso tenore lipemico, contenente fermenti lattici ma con
l’aggiunta di fitosteroli. Nel confronto dei casi in
cui era stato somministrato solo yogurt come placebo, il gruppo con fitosteroli aveva dimostrato una
riduzione sia del colesterolo totale che della frazione LDL.
Un miglioramento del quadro lipidemico, anche
in assenza dei probiotici, è stato ottenuto da Micalleef e Garg36 in soggetti adulti utilizzando fitosteroli insieme a (n-3) LCPUFA.
Diversa opinione in proposito è quella che
emerge dallo studio multicentrico condotto da
Plana e coll.37, con l’apporto di altri 41 ricercatori del gruppo Danacol, su 83 pazienti ipercolesterolemici, cui venivano somministrati fitosteroli
in latte fermentato. La conclusione di questo
gruppo di studiosi è stata che il latte fermentato
con probiotici, quando integrato ai fitosteroli, riduce significativamente la quota del colesterolo
LDL.
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L’azione dei fitosteroli, contenuti peraltro in molti vegetali, soprattutto in oli vegetali oltre che nella
frutta (in particolare in quella secca: noci, mandorle,
arachidi etc), consiste sia nell’aumentata escrezione
di colesterolo, sia nell’interferire con la sua sintesi,
oltre che nella competizione, a livello dei siti recettoriali, nella parete intestinale. In conclusione, già un
sano stile di vita alimentare può di per sé agire come
ipocolesterolemizzante.
Non va dimenticato, inoltre, che nei soggetti con
ipercolesterolemia, in particolare della frazione
LDL, soggetti che abbiano una storia personale e
familiare di incidenti cardiovascolari, la somministrazione delle statine resta l’approccio terapeutico fondamentale.
Infine, va tenuto conto che una parte del colesterolo circolante nel sangue è conseguente ad un
deficit enzimatico geneticamente determinato a livello epatico.
Probiotici e infezioni respiratorie
Uno studio eseguito da Ouwehand e coll.38,
sponsorizzato da una azienda finlandese, avrebbe
dimostrato che la somministrazione di due probiotici, il Lactobacillus acidophilus NCFM e il Bifidobacterium lactis Bi-07, riduce l’incidenza e la durata delle affezioni respiratorie in bambini dai 3 ai
5 anni. Anche nell’adulto, e soprattutto nell’anziano, stando ai risultati conseguiti da Pregliasco e
coll.38 per diverse stagioni invernali, dal 2003 al
2007, in soggetti volontari, risulterebbe una riduzione sia nell’incidenza che nella gravità di infezioni respiratorie durante la stagione fredda, con
la somministrazione giornaliera di un simbiotico.
Questo era costituito da tre ceppi di probiotici (Lactobacillus plantarum, Lactobacillus rhamnosus,
Bifidobacterium lactis) con aggiunta di lattoferrina
e di due prebiotici: i fruttooligosaccaridi a catena
corta o FOS, e di galacto-oligosaccaridi o GOS.
Conclusioni
Il tema dei prebiotici e quello strettamente connesso dei probiotici e dei simbiotici è argomento assai fluido, tanto da non poter fornire al lettore, almeno al momento, definitive certezze.
Certa è solo la definizione: i probiotici sono microrganismi vitali che, se raggiungono l’intestino
in quantità adeguata, esercitano un effetto positivo per la salute dell’ospite.
Se la microbiologia ha posto regole ben precise,
con la definizione di questi microrganismi in generi, specie e ceppi dimostratisi attivi, la genetica
molecolare ha reso possibile una loro definizione
ancora più precisa, consentendo, tra l’altro, una
uniformità nell’utilizzo degli stessi a scopo sperimentale e clinico.
Vi è da aggiungere, però, che il probiotico non è
un farmaco; esso rientra nel novero degli alimenti
funzionali, e come tale non deve sottostare alle varie
fasi che ne autorizzano l’impiego in ambito clinico.
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Pertanto alcune regole sono essenziali. Anche per i probiotici esiste (o meglio dovrebbe
essere prescritto) un protocollo che esiga la randomizzazione, il doppio-cieco, il confronto col placebo. Ciò, in verità, è stato messo in atto nella
maggioranza degli studi pubblicati in questi ultimi anni. Va aggiunto, però, che la strada dei probiotici non è esente, molto più che per i farmaci
tradizionali (ad esempio gli antibiotici), dall’ingerenza delle aziende produttrici, in alcuni casi mediante una insistente pubblicità, pari a quella per
i cosmetici.
Ci appare, al momento, interessante l’articolo di de Vrese e di Schrezenmeier39 i
quali elencano i possibili effetti positivi dei probiotici nelle seguenti situazioni: a) prevenzione
o riduzione della diarrea da rotavirus; b) riduzione della concentrazione di enzimi e/o metaboliti favorenti il carcinoma intestinale; c) effetto benefico sull’evoluzione delle malattie croniche intestinali; d) coadiuvanti nello schema terapeutico per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori; e) prevenzione delle malattie allergiche o
attenuazione delle stesse, soprattutto nell’infanzia; f) prevenzione delle infezioni genito-urinarie e respiratorie.
Molte incertezze, secondo i succitati autori, persistono sull’azione dei probiotici sia nei riguardi del
cancro in generale, sia sulla riduzione del colesterolo o della sua frazione LDL nei soggetti affetti da
questa dislipidemia; così come sul miglioramento
della flora orale responsabile della carie, sulla prevenzione delle malattie cardiache e/o sul miglioramento di quelle articolari su base autoimmune.
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