Stani Rachele
Merenda Carola
Bertoncello Arianna
Tramontana Stella
Domenicale Ilaria
Sighinolfi Emanuele
Giovinetto Francesca
Il nostro lavoro vuole
evidenziare le nostre
conoscenze relative alla
povertà che ancora oggi è
presente in Rwanda e in molti
altri paesi del mondo. In
questo lavoro, si presenterà
una ragazza che vi racconterà
la storia del Rwanda e la
storia che ha vissuto in prima
persona.
Rwanda.
Il Rwanda è uno Stato dell’Africa
Orientale. Confina a ovest con la
Repubblica Democratica del Congo,
a nord con l’Uganda, a est con la
Tanzania e a sud con il Burundi. La
capitale è Kigali. Le lingue ufficiali di
questo Stato sono il francese, il
kinyarwanda, l’inglese e il swahili.
La forma di Governo è la Repubblica,
il capo di Stato è Paul Kagame, il
capo di Governo è Bernard Mazuka.
La storia ci racconta che la Germania prese il controllo di quella
che divenne l'Africa Orientale Tedesca, che ebbe come primo
governatore proprio Von Goetzen. Nel 1918 la Società delle
Nazioni affidò questo territorio al Belgio, e dunque divenne un
territorio in amministrazione fiduciaria del Belgio. Nel 1957 è
stato fondato un partito il Parmehutu, che, dopo l'indipendenza
del Congo, si è ribellato alla casta dominante. Nel 1962 il Ruanda
divenne una repubblica sotto la presidenza di Kayibanda. Nel
1963 i Tutsi che si erano rifugiati in Burundi tornarono in
Ruanda per riprendere il potere, anche per mezzo di stragi, ma
non ci riuscirono. Forte fu, la tensione fra Ruanda e Burundi e
terminò quando anche il Burundi divenne una repubblica.
All'inizio degli anni settanta le tensioni fra le due etnie si
acuirono. Nel 1973 il generale hutu Habyarimana guidò un colpo
di stato. Il neopresidente fondò nel 1975 il Movimento
Rivoluzionario Nazionale per lo Sviluppo. Nel 1978 fu approvata
la nuova costituzione.
Purtroppo il mondo ricorda il Rwanda soprattutto per il tragico genocidio
del 1994, scaturito da un odio antichissimo tra le etnie Hutu e Tutsi.
I primi, di origine Bantu, spostandosi lungo le rive del fiume Congo si
spinsero fino all’attuale Ruanda attorno al primo millennio d.C. Quattro
secoli dopo, giunsero i Tutsi, popolo Nilotico che ridusse a schiavitù gli
Hutu.
Le civiltà precoloniali non lasciarono alcuna testimonianza scritta,
pertanto le uniche notizie che possediamo sono quelle riportate dagli
esploratori europei, in particolare dal britannico John Hanning Speke,
uno dei primi ad addentrarsi, sul finire del XIX secolo, nelle zone più
interne dell’Africa. Per accertare e punire i responsabili del genocidio, le
Nazioni Unite istituirono ad Arusha un Tribunale Penale Internazionale, il
quale condannò all’ergastolo, tra gli altri, l’ex primo ministro ruandese,
Jean Kambanda.
Le deposizioni di Kambanda ribaltarono completamente le tesi di gran
parte della comunità internazionale, secondo le quali il genocidio era stata
una risposta spontanea delle milizie Hutu in seguito all’avanzata delle
truppe Tutsi. In realtà, come riportato nel libro Conspiracy To Murder The Rwandan Genocide di Linda Melvern, Kambanda ammise che il
governo era al corrente del genocidio, apertamente appoggiato dai suoi
ministri.
Parallelamente, le istituzioni ruandesi si occuparono di processare gli
imputati considerati “minori”, istituendo i Gacaca, tribunali delle
comunità, nei quali vennero processati 120,000 persone accusate di
genocidio e crimini contro l’umanità, ma secondo stime riportate
dall’Human Rights Watch ci vorranno altri 110 anni per processare tutti
gli imputati.
A dieci anni dal genocidio, la condizione dello stato ruandese è ancora drammatica. Nonostante i
continui proclami in cui il presidente Kagame fa notare che non esistono più hutu e tutsi ma solo
ruandesi, l'odio e il risentimento tra le due etnie è ancora presente e sopito, anche in seguito agli
effetti che gli scontri hanno lasciato sul territorio: il virus dell'AIDS rende il popolo ruandese
secondo solo al Sudafrica per infezioni in proporzione al numero degli abitanti, oltre 300.000
orfani vagano per le strade e per i villaggi in cui sono ancora visibili i resti fisici delle vittime
(soprattutto in prossimità delle chiese) e numerose famiglie sono composte da un solo genitore
spesso disoccupato con a carico anche otto figli da mantenere.
La scusa del conflitto etnico aiuta inoltre il partito di Kagame, il RPF, a restare solo e
incontrastato in tutto lo Stato, in quanto il divieto di formare partiti politici sulla base dell'etnia è
ormai informalmente tradotto in divieto assoluto di opposizione politica; l'unico partito capace di
produrre un'alternativa politica (il RDM, Republican Democratic Movement) è stato messo
fuorilegge poco prima delle elezioni dell'agosto 2003, e una cinquantina dei suoi maggiori
esponenti sono stati processati per "estremismo etnico"; molti critici del governo sono accusati di
fomentare l'odio razziale e alcuni di essi sono misteriosamente scomparsi; in dicembre, tre
giornalisti della televisione ruandese sono stati incarcerati per aver associato la parola "rinascita"
alla formazione di un partito politico composto da ruandesi di etnia hutu, mentre recentemente 16
ribelli hutu provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo (nella quale alcuni hutu
continuano ad organizzarsi) sono stati uccisi dall'esercito ruandese con l'accusa di aver perpetrato
un attacco nei confronti di un villaggio tutsi. L'esodo dei profughi ruandesi di etnia hutu
provenienti dal Congo è costante e sebbene la maggior parte di essi (volontariamente o
coercitivamente) siano disarmati e intenzionati ad una convivenza pacifica, non è da escludere che
qualche focolaio violento sia ancora attivo.
Il paradosso politico consiste nel fatto che, sebbene da tutte le carte d'identità sia stata eliminata la
voce che distingueva hutu da tutsi (legge emanata dal governo di Juvenal Habyarimana)
sostituendola con "ruandese", la distinzione razziale si nota dal fatto che l'unico partito esistente in
Ruanda (RPF) è composto esclusivamente da ruandesi tutsi.
A tutto ciò si aggiunge una situazione economica non rassicurante: il 90%
della popolazione è impiegata nel settore agricolo (che rappresenta il 42%
del PIL), ma mentre la densità demografica aumenta (il Ruanda è lo stato
africano con il maggior numero di abitanti per chilometro quadrato), il
terreno rimane uguale e invecchia, ossia produce meno.
Anche se si sono registrati aumenti nel PIL (mediamente il 7% annuale dalla
fine del 1994, con stime simili negli anni a venire) e un tasso d'inflazione
pressoché accettabile se paragonato agli altri paesi africani (le previsioni
parlano di un 7% nel 2004 e un 5% nel 2005), non si può trascurare il fatto
che dopo un conflitto gli Stati sono soliti attraversare un periodo di calo
seguito da una ripresa più o meno consistente in conseguenza soprattutto
della diminuzione del rapporto abitanti/chilometro quadrato, ma sono
destinati ad un successivo stallo. Inoltre, la popolazione ruandese è
destinata a crescere in modo consistente in quanto non solo le famiglie
hanno mediamente quattro/cinque figli ma sono previsti rientri in massa di
tutsi di seconda e terza generazione rispetto a quelli fuggiti dal Ruanda
dopo il 1959 e di hutu dopo l'esodo del 1994, provenienti da Burundi, Congo,
Uganda e Tanzania. In aggiunta, non va sottovalutato il deficit
commerciale con l'estero: privo di risorse energetiche quali il petrolio, o di
materie prime come i diamanti o altri minerali, per la ripresa economica il
Ruanda non può contare sulle esportazioni che si limitano soprattutto a
caffè (va segnalato l'interessamento dell'americana Starbucks), tè e in
piccola parte a manifatture locali, merci facilmente reperibili anche in altri
paesi e quindi molto sensibili a cadute di prezzo.
A tal fine, il governo ruandese ha emesso un fondo di 2,4 milioni di dollari
in favore dei fattori ruandesi, per favorire il credito bancario (non fiducioso
nei confronti del settore agricolo, sensibile a shock climatici) e di
conseguenza gli interventi nei campi per aumentarne la produttività.
Vi racconto questa storia, perché io l’ho vissuta sulla mia pelle.
So cosa vuol dire passare l’infanzia senza avere nulla, e vedere
che la mia famiglia rischiava ogni giorno la vita per
proteggere me e i miei fratelli. All’ora ero solo una bambina di
9 anni, ma capivo già cosa mi spettava negli anni prossimi.
Sapevo già che non sarei vissuta per molto se le condizioni non
sarebbero migliorate, se continuavo a non avere acqua, cibo,
un tetto dove stare, un letto dove dormire e un medico che
potesse curare me e la mia famiglia dalle malattie che ci
contagiavano ogni giorno. Pregavo in Dio ogni santo giorno
della mia vita, ma non solo per me, ma per tutto il popolo, per
tutta la nazione e per tutto il continente. Non eravamo gli unici
a vivere in quelle condizioni. C’erano molte altre famiglie che
soffrivano la fame e la malattia. Ma continuavano a lottare per
una vita migliore. Grazie a Dio oggi non vivo più in quelle
condizioni, sono grande, sono cresciuta e ho trovato una
persona, che pur venendo da un continente diverso dal mio, si
prende cura di me. Qualche anno fa lui insieme a delle altre
persone, hanno creato un luogo di accoglienza, in cui oltre ad
accogliere le persone che hanno bisogno di una casa, e di cibo,
ogni mese raccolgono dei fondi da mandare ai paesi più poveri.
Oltre a questo, hanno anche creato un luogo dove ci sono dei
medici volontari, che una volta al mese vanno in Africa a
curare le famiglie che hanno bisogno di aiuto.
Molte persone non sanno cosa significhi essere poveri. La
povertà è fame. La povertà è vivere senza un tetto, non avere un
letto dove dormire. La povertà è essere malati e non avere un
medico che li possa curare. La povertà è perdere un figlio per
una malattia causata dall'inquinamento delle acque. La povertà
è una situazione da cui la gente vuole evadere. La povertà
richiede un aiuto sia da parte dei poveri, che dei benestanti. Per
far sì che molte più persone possano avere del cibo per nutrirsi,
un letto per dormire, un medico che li possa curare e non vedere
il proprio figlio morire per una malattia causata dall'acqua
inquinata. Ma se ami solo la tua stessa razza, lasci solo spazio
alla discriminazione, e discriminare genera solo odio. E quando
odi sei obbligato ad essere pieno di rabbia, quello che dimostri è
la tua cattiveria. Ed è esattamente il modo in cui funziona e
opera la rabbia.
Devi avere l'amore per
mettere le cose a posto.
Prendi il controllo della tua
mente e medita. Lascia che la
tua anima graviti intorno
all'amore . La gente uccide,
la gente muore. I bambini
soffrono e li senti piangere,
puoi mettere in pratica
quello che predichi e
porgeresti l'altra guancia.
Padre, padre, padre,
aiutaci....mandaci una guida
dall'alto. Questa gente mi fa
chiedere...Dov'è l'amore?!"
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Presentazione PPS