Il seguente materiale NON deve assolutamente sostituire i libri di testo e/o il materiale didattico indicato dal docente titolare della disciplina. Appunti di Dispositivi Elettronici per i Sistemi Informativi Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione Davide SPINOLA INDICE - INTRODUZIONE - PARTE 1: CENNI DI MECCANICA QUANTISTICA - PARTE 2: TEORIA DELLE BANDE - Legge di Moore…………………………..…………………………….……….......Pag.5 - Teorema di scalamento a campo elettrico costante……………...……..……….…..Pag.6 - Processi di fabbricazione…….………………….………………………………..…Pag.8 - Costi di fabbricazione…...…………………………………………...….……….….Pag.10 - Riscaldamento dei chip…………………...………………………………….….…..Pag.11 - Energia quanta: effetto fotoelettrico………………………………………….……...Pag.14 - Dualità onda-particella: Ipotesi di De Broglie……………………………..…….….Pag.15 - Il principio di Indeterminazione di Heisenberg……..……………………………....Pag.15 - Equazione d’onda di Schrödinger………….……….........................................….…Pag.16 - Significato fisico della funzione d’onda………..……………………………….…..Pag.18 - Elettrone nello spazio libero………………………………………………………....Pag.19 - Elettrone quasi libero………………...………………………………………….…..Pag.25 - Funzioni di Bloch……………………………………….………..………..……..…Pag.31 - Elettroni e lacune……………………………………………………...……..….…..Pag.40 - Probabilità di occupazione e diagramma a bande di energia…….………….……....Pag.41 - La giunzione pn…………………………………………….……………....………..Pag.43 - La giunzione pn polarizzata………………………………………………………….Pag.45 - PARTE 3: ETEROSTRUTTURE: QUANTUM WELL, WIRE & DOT - Eterogiunzioni & eterostrutture…….…………………………..…………………...Pag.49 - Il Quantum Well……………………………………..………………………….......Pag.50 - Il Quantum Wire…………………………………………………….………………Pag.64 - Il Quantum Dot……….. ……………………………………………………………Pag.69 - PARTE 4: TRANSISTOR A SINGOLO ELETTRONE (SET) - PARTE 5: FOTONICA - PARTE 6: STRUTTURA LASER A SEMICONDUTTORE - Il Box a singolo eletttrone…………………………………………………………...Pag.73 - Analisi elettrica del box a singolo elettrone………………………………………....Pag.75 - Transistor a singolo elettrone (SET)………………………………………...………Pag.81 - Il Rates di tunneling…………………………………………..…….…………….…Pag.88 - Applicazioni dei SET nei circuiti logici………………………………….………….Pag.89 - Rete di Pull-Up & Pull-Down in tecnologia SET……...………..…….…….……....Pag.90 - Vantaggi e svantaggi dei SET rispetto ai MOSFET……………………………...…Pag.94 - Guide d’onda ottiche ……………………………………………………...………...Pag.99 - Accoppiatore ottico direzionale curvilineo: Risonatore ad anello………………......Pag.102 - Fisica dei LASER a semiconduttore………………………………………......……Pag.115 - Interazioni di fotoni con atomi……………………………..………..……………....Pag.115 - Semiconduttori a gap diretto e gap indiretto………………………….………...…...Pag.116 - Inversione di popolazione………….………....…………………………………..…Pag.118 - Struttura LASER a semiconduttore: Cavità risonante di Fabry-Perot……………….Pag.118 - Rate Equations dei laser……………………………………………………...……....Pag.129 - PARTE 7: MODULATORE ELETTRO-OTTICO DI MACH-ZEHNDER - PARTE 8: MEMORIE IN SCALA NANOMETRICHE - L’nterferometro di Mach-Zehnder come modulatore………………………………..Pag.139 - DRAM con materiali ad elevata permettività ………………………………..……...Pag.144 - RAM ferroelettriche (FeRAM)………………………………………………….……Pag.147 2 3 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - INTRODUZIONE - - Legge di Moore La Legge di Moore è una legge empirica che non ha basi statistiche e, pertanto, non è frutto di dimostrazione bensì essa è una legge che richiede un approccio ‘a posteriori’, cioè che sarà solo dimostrabile nel corso degli eventi. La Legge di Moore enuncia: “La capacità dei processori e/o delle memorie sarà raddoppiata ogni 18 mesi fino al 2015, anno in cui non si potrà più andare oltre con le prestazioni a causa di un limite di natura fisica.” Graficamente: [Chip speed] 2015 [years] La Legge di Moore, di conseguenza, ha indotto sul mercato un abbattimento dei costi in quanto rappresenta la continua evoluzione di dispositivi sempre più miniaturizzati. Difatti, se avessimo un processo di realizzazione a (anno 2001) è possibile supporre che la lunghezza di canale di un MOS sia circa pari a . Con una tecnologia a (anno 2009) la lunghezza di un MOS è di . Prendendo in considerazione le Equazioni di Poisson: Dove: ; Il componente da realizzare viene studiato attraverso queste due equazioni. Nella giunzione determinare il campo elettrico che si crea si osserva il profilo del drogaggio. Sapendo che il drogaggio è un termine costante, è possibile esplicitare come il rapporto: E risolvendo l’Equazione di Poisson attraverso la sostituzione di elettrico : per nella prima equazione si ricava il campo 4 Sapendo inoltre che: 5 Otteniamo: Integrando ambo i membri rispettivamente per ricaviamo: Si ottiene, in conclusione: - Teorema di scalamento a campo elettrico costante Il campo elettrico non cambia se, scalando le dimensioni lineari di un fattore , si scalano tutte le altre dimensioni, compresa la tensione di polarizzazione e, contemporaneamente, la densità di drogaggio di un fattore . Prendiamo come riferimento il MOS: Se volessimo realizzare il MOS a si deve: Ma è necessario anche ridurre tutte le altre grandezze di un fattore , come ad esempio la tensione ampiezze dell’onda in tensione… mentre la densità di drogaggio deve essere scalata di un fattore . , le Se si risolve l’Equazzione nel MOS di partenza e in quello scalato si ottiene lo stesso campo elettrico , cioè costante. L’altro metodo applicabile è quello del potenziale costante, che presenta vantaggi e svantaggi: - Un MOS realizzato col metodo del potenziale costante risulta essere più veloce (in termini prestazionali) rispetto a quelli realizzato a campo elettrico costante. - In questi dispositivi vige il problema dell’elettromigrazione: nelle curve caratteristiche delle porte elettriche integrate si possono creare negli angoli dei campi elettrici fittizi che, col tempo, rischiano di degradare il metallo e creare, pertanto, dei cortocircuiti miniaturizzati su porte vicine. Supponiamo di prendere in considerazione un invertitore CMOS: Il tempo di carica dipende da: Con: . Dove: Con: . Si nota che nella versione scalata il tempo di carica e di scarica risulta essere più basso rispetto al modello di default e, pertanto, questo comporta un aumento della velocità (in termini prestazionali) del dispositivo. 6 - Processi di fabbricazione Il wafer di silicio si crea con il metodo Czochralski. Esso consiste in un contenitore contenente, al suo interno, del silicio fuso ove è sovrapposta in maniera sospesa un’asta che ruota su sé stessa a velocità costante con alla punta un pezzo di silicio puro, detto Quest’asta entra ed esce, ruotando contemporaneamente, dal contenitore di silicio fuso finché non si ha la formazione di un cilindro si silicio intorno all’asta, in quanto il seme funge da cristallizzante. Il cilindro ottenuto verrà, successivamente, sezionato a fette e sottoposto a due processi, chiamati rispettivamente POLISHING e LAPPING. Il POLISHING serve a pulire le sezioni ottenute da ulteriori difetti (sbavature) dovuto alla sezionatura mentre il LAPPING serve a rimuovere i difetti indotti dal POLISHING precedentemente. 7 . Da ciò viene utilizzato il parametro: rappresenta la percentuale di chip che risultano funzionanti dal punto di vista elettrico secondo le regole di progetto. Le cause di malfunzionamento dei chip possono essere date da difetti durante la mascheratura e la diffusione oppure per difetti cristallografici. Per evitare questi malfunzionamenti, pertanto, si opera nelle cosiddette “camere pulite”. Supponiamo che nel wafer ci siano 4 chip con dei malfunzionamenti di cui non staremo a considerare le cause. In questo caso la resa in quanto c’è ‘almeno’ un malfunzionamento in ogni chip. Ma se si riducesse la dimensione del chip, allora altri chip potrebbero trovarsi in un’area del wafer non affetta da malfunzionamenti e, così facendo, la resa aumenta. Pertanto, con: Allora si ha: 8 Dove, nell’ipotesi in cui i difetti fossero nulli diviene: E’ opportuno fare presente che la probabilità di poter trovare difetti è data, soprattutto, dal processo di fabbricazione, ove un processo di fabbricazione più complesso presenterà una probabilità più alta di comparsa di difetti e, di conseguenza, minor resa. Graficamente è possibile rappresentare tale caratteristica, nominando con la lettera un processo di fabbricazione semplice e con la lettera un processo di fabbricazione complesso: Si esplicita, ora, il parametro: rappresenta il numero totale di chip realizzati sul wafer. E’ chiaro che maggiore è l’area del chip meno se ne possono implementare. Inoltre se si riduce la dimensione superficiale del wafer la retta di resa geometria si abbassa. Infine, si elencano gli ultimi tre parametri utili alla fabbricazione di dispositivi miniaturizzati: rappresenta il rapporto tra numero di piastrine funzionanti dopo la fase di suddivisione del wafer e il numero di piastrine funzionanti prima di tale fase. rappresenta il rapporto tra il numero di piastrine funzionanti dopo la fase di package e il numero di piastrine iniziali. - Costi di fabbricazione I costi di fabbricazione si dividono in due categorie: costi di fabbricazione del wafer + costo del controllo della qualità del wafer costi package + testing finale. Pertanto, il costo totale è dato da: Dove: . Il costo totale diviene: Esplicitando il parametro: . Ricaviamo il costo dei singoli chip: Dove: Si noti che affinché il valore di diminuisca è indispensabile ridurre opportunamente e oppure aumentare, sempre opportunamente, . Aumentare significa o aumentare le dimensioni del wafer oppure 9 ridurre le occupazioni di area del chip, di cui entrambi i casi rientrano nella casistica denominata ‘problema ingegneristico’. Facendo riferimento alla realtà, in Francia vi è una fonderia che produce wafer ove ha stimato che aumentando le dimensioni del wafer da a vi sono dei vantaggi, i quali sono: 1. Si può rilasciare il controllo di pulizia delle camere pulite e, quindi, la realizzazione di fabbriche a ‘spazio aperto’ con riduzione del numero di filtri che effettuano la pulizia, con conseguente riduzione dei costi di manutenzione. 2. Il calo del 30% dei costi. Ovviamente vi sono anche dei svantaggi, i quali sono: 1. Costo del wafer con prezzo che oscilla tra i e da . Questo avviene in quanto su un wafer da vi sono i processi di polishing e lapping e, soprattutto, il controllo di qualità della piattezza del wafer stesso, dato che aumentando il diametro aumenta la probabilità che questo possa flettersi. - Riscaldamento dei chip Consideriamo il seguente schema: Il chip, riscaldandosi, trasmette calore al substrato e, pertanto, dissipa calore nell’ambiente. E’ possibile rappresentare quanto detto attraverso la relazione: E’ possibile rappresentare il tutto attraverso un modello elettrico equivalente secondo la seguente topologia: Si risolve, ora, il seguente circuito servendoci delle equivalenze ove la potenza dissipata dal calore è riconducibile ad un generatore di corrente, la temperatura alle tensioni e le resistenze alle resistenze termiche: potenza di calore dissipata dal chip; 10 resistenza termica tra la superficie del substrato e la superficie esterna del contenitore; 11 resistenza termica tra la superficie esterna del package e l’ambiente esterno; temperatura ambiente (supposta costante); temperatura del chip. Risolvendo il circuito attraverso le Leggi di Kirchhoff si ottiene: Sapendo che la temperatura del chip, nel caso peggiore, è pari a circa 150°C e, quindi, anche la potenza nota così come la temperatura ambiente, , si ricavano i valori di e affinché si possa dimensionare il package tale da operare a tali temperature: è In conclusione, riprendendo in considerazione il postulato della Legge di Moore, è ben chiaro che il limite fisico che si incontrerà nel 2015 (sotto strette supposizioni) è riguardante proprio il riscaldamento dei chip. In tempi attuali i chip vengono realizzati con al loro interno ben 55milioni di transistor, comportando già in queste condizioni un consumo e una dissipazione di calore rilevanti. Vista la continua evoluzione delle tecnologia sarà dato per scontato che il numero di transistor all’interno dei chip sarà ulteriormente aumentato ma, al tempo stesso, aumenterà di gran lunga la potenza e la temperatura di esercizio rendendo, così, inutilizzabili questi dispositivi a temperatura ambiente. Ed è proprio per questo che si sta’ abbandonando la strada del Silicio effettuando ricerca su nuove possibili configurazioni e/o tecnologie. 12 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - PARTE 1 – - CENNI DI MECCANICA QUANTISTICA - Il movimento di oggetti di grandi dimensioni, come i pianeti e i satelliti, possono essere previsti con un un alto grado di precisione attraverso la fisica classica che si basa sulle leggi del moto di Newton. Ma alcuni risultati sperimentali, che coinvolgono elettroni e onde elettromagnetiche ad alta frequenza (in questo caso è opportuno parlare si grandezze subatomiche), sembrano essere in contrasto con la fisica classica, ovvero non rispettano le leggi della fisica classica. Tuttavia, questi esperimenti possono dare risultati attraverso i principi della meccanica quantistica. La teoria della meccanica quantistica ondulatoria è la base per la teoria della fisica dei semiconduttori. Nei materiali a semiconduttore le caratteristiche elettriche sono direttamente correlate al comportamento di elettroni nel reticolo cristallino che compongono il cristallo di semiconduttore. Il comportamento e le caratteristiche di tali elettroni può essere descritto dalla formulazione della meccanica quantistica detta onda meccanica. Prima di approfondire la matematica della meccanica quantistica, ci sono tre principi di cui abbiamo bisogno di prendere in considerazione: il principio di quanti di energia, il principio di dualità particella-onda ed infine il principio di indeterminazione. - Energia Quanta: effetto fotoelettrico Un esperimento che dimostra una contraddizione tra i risultati sperimentali della teoria classica della luce è chiamato l'effetto fotoelettrico. Supponiamo di avere un fascio di luce monocromatica che incide su una superficie pulita di un materiale; sotto certe condizioni gli elettroni sono emessi dalla superficie. L'effetto osservato è che ad una intensità costante incidente, la massima energia cinetica dell’elettrone varia linearmente con la frequenza, con una frequenza limite (dove è la frequenza della luce). Questo risultato è mostrato in figura in basso: Planck ha postulato nel 1900 che la radiazione termica emessa da una superficie riscaldata sottoforma di energia discreta è chiamata quanti. L'energia di questi quanti è dato dalla relazione: Dove la pulsazione è espressa come: Pertanto si ottiene: dove è la frequenza della radiazione, è una costante ormai nota come costante di Planck ed, infine, è la Costante di Planck normalizzata. Nel 1905, Einstein ha interpretato i risultati fotoelettrici enunciando che l'energia di un'onda luminosa è contenuta sottoforma discreta di fasci di particelle. Pertanto, la particella come quantità di energia luminosa si chiama fotone, la cui energia è data anche da . 13 Un fotone con energia sufficiente relativo al fascio luminoso incidente può rimuovere un elettrone dalla superficie del materiale. L'effetto fotoelettrico mostra, pertanto, la natura discreta del fotone e la particella dimostra un comportamento del fotone. La massima energia cinetica del fotone per rimuovere un elettrone può essere scritto come: Dove è l’energia del fotone incidente mentre dalla superficie. è l'energia minima richiesta per rimuovere un elettrone - Dualità onda-particella: Ipotesi di De Broglie Abbiamo visto che le onde luminose, attraverso l'effetto fotoelettrico, si comportano come se fossero particelle. La particella, quindi, ha un comportamento simile a quello delle onde elettromagnetiche. Nel 1924, De Broglie postulò l'esistenza di onde di materia suggerendo che, poiché le onde di particelle mostrano un comportamento simile a quello di onde di materia, le particelle potevano mostrare proprietà ondulatorie. L'ipotesi di De Broglie era l'esistenza della dualità "onda-particella” da cui deriva il principio di dualità onda-particella. La quantità di moto di un fotone è data da: dove la lunghezza d'onda delle onde di luce. Poi, De Broglie ha ipotizzato che la lunghezza d'onda di una particella può essere espresso come: dove è il modulo (inteso come quantità scalare) del momento della particella e è conosciuta come la lunghezza d'onda di De Broglie dell'onda materia. Pertanto, effettuando le sostituzioni, ri ricava la quantità di moto di un fotone espressa in funzione della sua energia come: - Il principio di Indeterminazione di Heisenberg Il principio di indeterminazione di Heisenberg afferma che non è possibile descrivere con assoluta precisione il comportamento di particelle subatomiche. 1. Il principio di indeterminazione di Heisenber si suddivide in due istruzioni, le quali sono: E’ impossibile descrivere simultaneamente, con assoluta precisione, la posizione e il momento di una particella. Se l'incertezza del momento è e l'incertezza della posizione è , allora il principio di indeterminazione è indicato come: con dove viene chiamata costante di Planck modificata. 14 2. E’ impossibile descrivere simultaneamente, con assoluta precisione, l'energia di una particella e l'istante di tempo in cui la particella ha questa energia. Anche in questo caso, se l'incertezza nella energia è dato dal e l'incertezza nel tempo è data da , allora il principio di indeterminazione è indicato come: Un modo per visualizzare il principio di indeterminazione è considerare la misurazione simultanea di posizione e momento, e la misurazione simultanea di energia e di tempo. Il principio di indeterminazione implica che queste misurazioni simultanee sono in errore in una certa misura. Una conseguenza del principio di indeterminazione è che non possiamo determinare la posizione esatta di un elettrone. - Equazione d'onda di Schrödinger I risultati sperimentali che coinvolgono onde elettromagnetiche e particelle, che non possono essere spiegate dalle deggi della fisica classica, ha richiesto una formulazione riveduta della meccanica classica. Schrodinger, nel 1926, avendo recepito il principio di quanti introdotta da Planck e la dualità onda-particella da De Broglie ha formulato la meccanica ondulatoria, attraverso l’enunciazione dell’Equazione di Schrodinger. L’Equazione di Schrodinger è ricavabile attraverso delle “corrispondenze” tra grandezze. Ipotizziamo di voler determinare l’energia totale del fotone per rimuovere un elettrone dalla superficie di incidenza; attraverso la meccanica classica possiamo dire che essa è data dalla somma di due contributi energetici: energia cinetica e l’energia potenziale . Pertanto, andremo a scrivere: Sapendo che l’energia cinetica nella meccanica classica è così definita: Possiamo sostituirla nella espressione energetica totale: Dalla Fisica Classica sappiamo, anche, che la quantità di moto di un corpo (espressa in modulo) è esprimibile attraverso l’uguaglianza: Pertanto, esplicitando la velocità , è possibile affermare: Sostituendo questo valore nella espressione energetica: 15 La corrispondenza per il ricavo dell’Equazione di Schrodinger è così effettuata: La meccanica quantistica, quindi, crea una struttura matematica basata sulle Leggi della meccanica classica. Si noti che all’interno delle parentesi deve essere inserita la funzione d’onda in riferimento all’elettrone: Pertanto, effettuando la corrispondenza, otteniamo: L'Equazione di Schrodinger tempo-variante riferito all’onda tridimensionale, non relativistica, è data da: dove è la funzione d'onda tempo-variante, è la funzione potenziale indipendente dal tempo, è la massa dell’elettrone e è la costante immaginaria. L'equazione di Schrodinger è un postulato fondamentale della meccanica quantistica ondulatoria. La funzione d'onda viene usata per descrivere il comportamento dell’elettrone matematicamente e può essere una quantità complessa. In condizione di stazionarietà si può determinare la funzione d’onda tempo-invariante semplicemente attraverso la tecnica di separazione delle variabili: supponiamo che la funzione d'onda tempo-variante può essere scritta nella forma: dove è una funzione della posizione e è una funzione del tempo . Sostituendo questa forma di soluzione nella Equazione d'onda di Schrodinger tempo-variante si ottiene: Se dividiamo per , l’equazione diventa: Il lato sinistro dell'equazione è in funzione della posizione mentre dal lato destro dell'equazione è funzione del tempo e dello spazio . Il lato destro di questa equazione deve essere pari ad una costante che rappresenta l’energia totale dell’elettrone: 16 Pertanto si ottiene l’Equazione di Schrodinger tempo-invariante: Prendendo in considerazione la costante , essa è riconducibile ad una equazione d’onda del tipo: Risolvendo semplicemente attraverso la tecnica di risoluzione di una semplice equazione differenziale del primo ordine, la soluzione dell’equazione d’onda può essere scritta nella forma: Dove diviene: con Sapendo che: Sostituendo in diviene: Pertanto l’elettrone si comporta nel tempo come un’onda avente una pulsazione angolare pari ad Stare in condizione di stazionarietà significa che l’elettrone nel tempo si comporta come un’onda sinusoidale di pulsazione . - Significato fisico della funzione d'onda Per descrivere il comportamento di un elettrone all’interno di un cristallo ci si serve della funzione d'onda . E’ ragionevole chiedersi quale sia la relazione tra la funzione d’onda e l'elettrone. La funzione d'onda totale , ossia tempo-variante, è il prodotto della funzione posizionedipendente e della funzione tempo-dipendente, cioè: Poiché la funzione d'onda totale è una funzione complessa, essa non può rappresentare una quantità fisica reale. Max Born ha postulato che la funzione indica la probabilità di trovare la particella tra e e in un determinato momento, pertanto: funzione densità di probabilità data dal prodotto: 17 dove è il complesso coniugato di Effettuando il prodotto della funzione d'onda totale ha: così esprimibile: e il suo complesso coniugato 18 si Pertanto, abbiamo che: La funzione densità di probabilità è, pertanto, indipendente dal tempo. Una grossa differenza tra la meccanica classica e la meccanica quantistica è che in meccanica classica la posizione di una particella o di un corpo può essere determinato con precisione mentre in meccanica quantistica la posizione di una particella la si trova in termini di probabilità. Poiché la funzione rappresenta la funzione densità di probabilità, per un singolo elettrone posto nello spazio tridimensionale dato dalle coordinate spaziali in assenza di forze esterne al sistema in analisi si deve normalizzare la funzione densità di probabilità per determinare la probabilità di trovare l’elettrone stesso, vale a dire: La probabilità di trovare la particella in qualche punto dello spazio tridimensionale è certa. L’integrale permette di normalizzare la funzione d'onda ed è una condizione al contorno che viene utilizzata per determinare alcuni coefficienti della funzione d'onda. - Elettrone libero nello spazio Consideriamo il moto di un elettrone nello spazio libero monodimensionale, lungo per semplicità di trattazione. Se non vi è alcuna forza esterna che agisce sull’elettrone (ad esempio un campo elettrico nelle vicinanze oppure una d.d.p.), allora la funzione potenziale sarà costante e , quindi: L’Equazione di Schrodinger tempo-invariante può essere così scritta: Ricaviamo dall’operatore Laplaciano: Mentre l’energia totale della particella: Otteniamo: 19 Dove: Risolvendo l’equazione: La soluzione a questa equazione differenziale può essere scritta nella forma: Con: E con: Effettuando il prodotto scalare tra essi otteniamo: Dall’algebra vettoriale sappiamo che il prodotto scalare tra versori relativi a piani differenti sono nulli: Sapendo che il modulo del versore è una quantità sempre unitaria e che l’angolo zero. Caso contrario invece: Pertanto, il prodotto scalare tra il vettore d’onda e il vettore posizione è: del piano rispetto è Trovandoci in un’analisi unidimensionale lungo , possiamo effettuare l’uguaglianza: 20 Dove, semplificando, si ricava: Pertanto esplicitando E ricaviamo: L’autovalore energia E esprime la relazione parabolica che c’è tra il vettore d’onda spaziale dell’elettrone. Graficamente è rappresentabile come: La soluzione dell’equazione d’onda e l’energia E diviene: Dove: Al determinare l’autovalore energia si ricava l’autofunzione . In corrispondenza di una quantità di energia posseduta dall’elettrone c’è un valore del vettore d’onda corrispondente, positivo. Pertanto, fissato il valore di si ha un determinato valore di da cui è possibile ricavare l’autofunzione . Ritorniamo, ora, alla soluzione dell’Equazione di Schrodinger tempo-invariante: Dalle corrispondenze effettuate tra meccanica classica e meccanica quantistica si è eguagliato che la quantità di moto dell’elettrone, in meccanica classica, è pari a, in meccanica quantistica: La quantità vettoriale rappresenta la quantità di moto dell’elettrone, che è così rappresentabile: Mentre in gradiente: Sostituendo nella equazione sopra otteniamo: Effettuando un’analisi monodimensionale (a titolo esemplificativo), possiamo esplicitare il modulo come: Pertanto, si ricava che: Considerando l’autofunzione semplicemente secondo la sola parte diretta per valori positivi di otteniamo: Quindi, effettuando le dovute semplificazioni si ha: Analizzando singolarmente ogni versore associato: Sommando i termini ottenuti: In conclusione, possiamo scrivere: Ed è proprio il momento dell’elettrone libero a spiegare il funzionamento dei laser (che si vedrà più avanti). L'ipotesi di De Broglie era l'esistenza della dualità "onda-particella” da cui deriva il principio di dualità onda-particella. 21 Sapendo che la quantità di moto è data anche da: dove 22 la lunghezza d'onda è esprimibile come: Pertanto, effettuando le sostituzioni, si ricava che la quantità di moto può essere espressa sia in funzione della pulsazione che del vettore d’onda spaziale E quindi, volendo esplicitare il vettore d’onda spaziale : Il Valore atteso del momento dell’elettrone libero, definito nelle tre dimensioni, è: Analizzando solo lungo la componente unidimensionale : Con: L’integrale diviene: Esplicitando nelle tre dimensioni: 23 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - PARTE 2 – - TEORIA DELLE BANDE - Introduciamo, ora, le linee basilari della teoria delle bande, che costituisce l’approccio fisico fondamentale della moderna teoria degli elettroni nei solidi. Questa prende spunto dalla considerazione della periodicità atomica delle strutture cristalline ed è proprio questa periodicità che porta alla formazione di bande, note come banda di valenza in cui è più probabile che esista l’elettrone (alla ) e banda di conduzione dove è più probabile che l’elettrone esista (alla ) entrambe separate da una regione di banda proibita, chiamata bandgap ove l’elettrone non potrà MAI esistere (per semiconduttori intrinseci). Un semiconduttore è un solido cristallino o amorfo la cui conduttività elettrica è tipicamente intermedia tra quella di un metallo e un isolante e può essere cambiata significativamente alterando la temperatura o il contenuto di impurità del materiale, o mediante illuminazione con luce. Essi assorbono ed emettono fotoni, subendo le transizioni tra i diversi livelli di energia consentiti, in accordo con la teoria generale dell’interazione fotone-atomo, presentando delle proprietà che sono uniche per certi aspetti: 1. Un materiale semiconduttore non può essere visto come una raccolta di atomi non interagenti, ciascuno con i propri livelli di energia individuale. La prossimità degli atomi in un solido rappresentano una serie di livelli energetici che rappresentano l'intero sistema. 2. I livelli di energia dei semiconduttori assumono la forma di gruppi di livelli ravvicinati che formano bande. In assenza di eccitazione termica (T = 0 K), questi sono sia completamente occupati dagli elettroni o completamente vuoti. La massima banda riempita da elettroni viene chiamata banda di valenza, mentre la banda completamente vuota è chiamata banda di conduzione. Le due bande sono separate da un gap di energia, chiamato band-gap. 3. Le interazioni termiche e/o ottiche possono impartire energia ad un elettrone, facendolo passare attraverso il gap dalla banda di valenza alla banda di conduzione (lasciando dietro di sé uno stato vuoto chiamata lacuna). Il processo inverso può anche verificarsi: un elettrone può decadere dalla banda di conduzione nella banda di valenza e riempire una lacuna (a condizione che essa è accessibile) per mezzo di un processo chiamato ricombinazione elettrone-lacuna. Abbiamo quindi due tipi di particelle che trasportano la corrente elettrica e che possono interagire con i fotoni: elettroni e lacune. I dispositivi elettronici, principalmente, fanno uso di silicio (Si) come materiale semiconduttore ma composti come arseniuro di gallio (GaAs) sono della massima importanza per la fotonica. - Elettrone quasi libero Il più semplice modello consiste nell’introdurre la teoria dell’elettrone quasi libero: in questo caso l’elettrone risente, seppur debolmente, dell’energia potenziale associata agli ioni nel cristallo. Poiché gli ioni nel cristallo si ripetono nelle tre dimensioni spaziali , per semplicità di trattazione si considererà soloil potenziale periodico nello spazio reale unidimensionale che è rappresentabile nel seguente modo: Rappresentazione nello spazio reale Dove la quantità rappresenta la distanza tra uno ione e l’altro e viene denominato passo reticolare, mentre viene denominata frequenza reticolare. Sappiamo che un elettrone libero nello spazio presenta la sua energia nella forma: 24 Consideriamo, ora, gli effetti collegati alla periodicità della struttura cristallina. Gli elettroni, oltre a comportarsi come particelle discrete, possiedono un carattere ondulatorio (De Broglie). Questa proprietà è stata già utilizzata nella descrizione degli elettroni liberi, sopra. Consideriamo un reticolo monodimensionale, con passo reticolare , e immaginiamo di far crescere lentamente l’energia e corrispondentemente , attraverso il grafico parabolico. Quando diventa abbastanza grande ( abbastanza piccola) l’onda elettronica andrà incontro ad una riflessione di Bragg, come succede per i raggi X nella identificazione della struttura cristallina in analisi. Pertanto possiamo enunciare la Legge di Bragg: “data un’onda elettronica con vettore d’onda ; se quest’onda elettronica interagisce con una struttura periodica si ha che il vettore d’onda finale è uguale alla somma del vettore d’onda iniziale con il vettore reciproco : Ove il modulo del vettore reciproco è pari a: Il vettore reciproco lo si denomina tale, cioè “reciproco”, in quanto dipende dall’inverso del periodo della struttura periodica, ovvero .” Graficamente la Legge di Bragg consiste si una sottrazione vettoriale tra il vettore d’onda finale vettore d’onda iniziale dando come risultato il vettore reciproco : Guardando l’energia potenziale in uno spazio reale essa presenta periodicità pari ad mentre nello spazio ha periodicità pari a , vale a dire Graficamente: Rappresentazione nello spazio reale , vale a dire . e il 25 Rappresentazione nello spazio Supponiamo di voler applicare la Legge di Bragg nel caso in cui il vettore d’onda finale opposto al vettore d’onda iniziale : sia uguale e Sostituendo tale valore nella equazione appartenente alla Legge di Bragg otteniamo: Vale a dire: Il valore del vettore d’onda ottenuto dimostra che ogni qual volta il vettore d’onda iniziale assume come valore iniziale si ha condizione di riflessione. Ponendo I° ordine: allora il vettore d’onda inziale varrà e, pertanto, si è in condizione di riflessione del Quindi, in una dimensione, i riflessi di Bragg si realizzano quando: La stessa riflessione di Bragg si verifica quando da valori superiori. Qualunque tipo di onda propagantesi in un mezzo periodico subisce lo stesso fenomeno (Brillouin). La figura in basso mostra l’andamento di contro sia nel caso degli elettroni liberi sia in presenza di un mezzo periodico (cristallo). 26 27 Come vedremo, per zone o bande distinte. si determinano gaps di energia dovuti a queste riflessioni. Questi limiti separano L’intervallo per prende il nome di prima zona di Brillouin. Esternamente a questa vi è la seconda zona di Brillouin e così via. Per meglio capire i gaps di energia, dobbiamo considerare che le interferenze costruttive (le riflessioni) si verificano per valori di sia per onde viaggianti verso sinistra che verso destra , presentando un cambio di fase di tra le due onde riflesse dagli atomi. Le soluzioni per questi valori di sono costituite da uguali componenti di onde viaggianti verso destra, , e verso sinistra . Riprendiamo l’Equazione di Schrodinger riferita all’elettrone libero: Poiché tutte e due le onde si riflettono sommandosi e sottraendosi queste si riflettono, allora le due interazioni possono essere espresse come: Dalle due interazioni Dove: Pertanto si ha: Graficamente si ottiene: e tra loro ogni qualvolta , pertanto, si viene a formare un’onda stazionaria del tipo: 28 Si noti che l’onda dispari presenta i massimi tra due ioni mentre l’onda pari ha i massimi in corrispondenza dei due ioni, pertanto nella disposizione dispari la probabilità di trovare l’elettrone è tra i due ioni mentre per l’onda pari la probabilità di trovare l’elettrone è sui due ioni. A seguito della sua distribuzione, l’elettrone risulterà essere legato al reticolo se si distribuisce come un’onda pari in quanto essendo vicino agli ioni risente del campo di forze da essi generato, mentre se l’elettrone si distribuisce come un’onda dispari allora esso si troverà in mezzo ai due ioni non risentendo del loro campo di forze (anche se esso è presente ma molto debole) e, quindi, l’elettrone è libero di muoversi. In conclusione si può affermare che in corrispondenza del vettore d’onda iniziale assumere due livelli energetici possibili. Graficamente: l’elettrone può 29 30 - Funzione di Bloch Un teorema fondamentale che riguarda gli elettroni nei cristalli fu dimostrato da Bloch nel 1928. Questo stabilisce che le funzioni d’onda degli elettroni nei cristalli devono avere la forma delle funzioni di Bloch: Il parametro è il vettore d’onda mentre è il vettore posizione. La funzione potenziale periodico del reticolo è una funzione periodica di periodo del reticolo cristallino, ovvero: Dove è una qualunque traslazione reticolare. Questa funzione dipende dal vettore d’onda . Una funzione di Bloch è una funzione d’onda dell’elettrone libero, , modulata da una funzione che ha la periodicità del reticolo, , cioè: un’onda piana modulata. In una dimensione possiamo scrivere che: Ovvero, otteniamo: Con: Il potenziale periodico del reticolo lo si può esprimere attraverso la Serie di Fourier: Sapendo che: 31 La Serie diviene: Pertanto è possibile esprimere ψ(x) come somma di termini dipendenti dalle armoniche del potenziale Risulta, quindi, che è un’onda piana modulata per un determinato coefficiente Esplicitiamo l’Equazione di Schrodinger in forma contratta: . Dove: Che è della forma: Sostituendo con le Serie ricavate: Di cui, sviluppiamo matematicamente la derivata parziale rispetto ad Pertanto, si ha: del primo termine: : Invece, il prodotto del secondo termine: 32 Ponendo che: Ottengo: In conclusione, l’Equazione di Schrodinger è così esprimibile: Dalla condizione della riflessione I° ordine in termini vettoriale: In modulo si ha: Sostituisco nell’Equazione di Schrodinger: Semplificando l’Equazione annullando le sommatorie e i termini esponenziali ricaviamo: Si vuole, ora, determinare gli autovalori energia Per convenzione poniamo l’uguaglianza: Il termine e i coefficienti in in modo da poter esplicitare . esprime l’energia associata all’elettrone libero della generica onda piana (elettrone che si muove come un vettore ). Sostituendo nell’Equazione di Schrodinger si ottiene: Mettendo in ordine i termini in : Esplicitiamo, ora, il Teorema di Bloch il quale enuncia: “Sia data l’Equazione di Schrodinger con potenziale periodico; la soluzione dell’Equazione di Schrodinger è data dalla somma di infinite onde piane. Imponendo questa soluzione si passa da una equazione differenziale ad una equazione algebrica, del tipo: Dato che l’equazione algebrica presenta infiniti termini non è possibile attuare una risoluzione di questa in senso assoluto bensì è richiesto l’utilizzo di una risoluzione numerica (computazionale). Per ovviare alla risoluzione numerica si adottano delle semplificazioni, le quali sono: 1. Ammettere che il potenziale periodico è dato da un numero finito di armoniche. Di tutti i valori di si sceglie una quantità arbitraria che verrà chiamata e la si sostituisce nella uguaglianza: Pertanto, esplicitando si ha: L’Equazione algebrica diviene: Fisicamente significa che la sommatoria delle onde piane non sono indipendenti: la K-esima onda piana dipende dalla (K-esima - G-esima) onda piana. Quindi il coefficiente dipende dal coefficiente in quanto ogni armonica del potenziale periodico influenza tutte le armoniche delle onde piane. 2. Possiamo rappresentare il potenziale periodico con solo l’armonica “dominante”, ovvero dove si forma il band-gap al valore di corrispondente a . Quindi, sostituendo nelle equazioni algebriche e mettendole a sistema ricaviamo: 33 Supponiamo che il potenziale periodico sia pari: Poiché il band-gap si crea ha quando | , con 34 , ci poniamo nella condizione in cui: Ovvero: Sostituendo nel sistema con si ha: Poiché, attraverso una “forzatura” si ha che: Il sistema diviene: Ovvero: Le due soluzioni del sistema rappresentano l’energia dell’elettrone libero in corrispondenza del bordo-banda. Si vede che assume due valori in corrispondenza del bordo-banda pertanto si è dimostrato, matematicamente, che si crea il band-gap la cui ampiezza è pari a due volte Effettuando un’analisi generalizzata, si pone: . Il sistema diviene: 35 In forma matriciale: Risolvendo l’equazione di secondo grado in : Le energie dell’elettrone libero in corrispondenza del bordo-banda, nel caso generalizzato, sono: Adesso si vuole determinare il come si presenta il profilo delle bande in corrispondenza del bordobanda. Poniamo che il vettore: Ovvero il termine indica che vi è uno spostamento dal bordo-banda di una quantità pari proprio a . Ritornando al sistema ricaviamo: Che in forma matriciale diviene: Effettuando il prodotto algebrico tra le due parentesi si ricava un’equazione di secondo grado espressa in : Si noti che si è ritrovata un’altra equazione di secondo grado espressa in possiamo esprimerla come: In conclusione: Ritornando all’equazione espressa in I possibili valori di , il delta è così esprimibile: (radici dell’equazione) sono: . Risolvendola 36 Mentre la larghezza del bandgap è approssimabile: Attraverso una ‘forzatura’ è possibile eguagliare: Otteniamo: Sapendo inoltre che: Sostituendo a Otteniamo: il valore posto in precedenza: 37 Graficamente: Si definisce la regione spaziale compresa nell’intervallo spaziale – Il diagramma a bande viene disegnato, ora, shiftando le curve di congiuntenti all’origine: 38 . Si introduce, ora, il concetto di intesa come una carica positiva ove la sua energia è: Il diagramma a bande visto come elettrone-lacuna è così rappresentato: Banda di conduzione relativa all’elettrone Banda di valenza relativa alla lacuna Si noti che il diagramma a bande è composto da due archi di parabola invertiti tra loro di cui vengono descritti per piccoli valori di cambiando la massa a riposo nella relazione: Sostituendo al valore di i valori di massa effettiva dell’elettrone (in funzione del materiale in esame) si ricava: e di massa effettiva della lacuna 39 - Elettroni e lacune Nei semiconduttori elementari, quali Si (silicio) e Ge (germanio), ci sono quattro elettroni di valenza per atomo, la banda di valenza ha un numero di stati quantici tali che in assenza di eccitazioni termiche la banda di valenza è completamente riempita e la banda di conduzione è completamente vuota; di conseguenza, il materiale non può condurre l'elettricità. Con l'aumento della temperatura, tuttavia, alcuni elettroni saranno eccitati termicamente tali da oltrepassare il bandgap e arrivare alla banda di conduzione dove, essendo vuota, si trova una grande varietà di stati non occupati (vedi sotto). Questo processo, svolgendosi in tutto il reticolo cristallino e supponendo l’applicazione di un potenziale elettrico esterno, contribuisce nel generare una corrente elettrica. Inoltre, la migrazione di un elettrone dalla banda di valenza genera uno stato vuoto quantico (lacuna), consentendo ai restanti elettroni nella banda di valenza di scambiare posti tra loro sotto l'influenza di un campo elettrico. Questo processo può essere considerato, nel suo complesso, come il movimento, nella direzione opposta agli elettroni, di posti lasciati vuoti; cioè la lacuna si comporta come se si dispone di una carica positiva. Il risultato di ogni elettrone eccitato è, quindi, la creazione di un elettrone libero nella banda di conduzione e una lacuna libera nella banda di valenza. I due portatori di carica sono liberi di deriva sotto l'effetto del campo elettrico applicato e per generare così una corrente elettrica. Il materiale si comporta come un semiconduttore la cui conduttività aumenta rapidamente con la temperatura. 40 - Probabilità di occupazione e diagramma a bande di energia In assenza di eccitazione termica (T = 0 K), tutti gli elettroni occupano i livelli più bassi di energia possibili. La banda di valenza viene poi riempita completamente dagli elettroni (non ci sono buche) e la banda di conduzione è completamente vuota (non contiene elettroni, però è piena di lacune). Quando la temperatura viene aumentata, l’eccitazione termiche è tale da sollevare alcuni elettroni dalla banda di valenza alla banda di conduzione, lasciando così degli stati vuoti nella banda di valenza (forilacune). Le leggi della meccanica statistica impongono che in condizioni di equilibrio termico a temperatura T, la probabilità che un dato stato di energia è occupata da un elettrone è determinato dalla funzione Fermi: dove è la costante di Boltzmann e è una costante nota come Energia di Fermi o livello di Fermi. La Funzione di Fermi è anche nota come Distribuzione Fermi-Dirac. Il livello di energia può essere occupato da un elettrone [con probabilità ]: Il livello di energia può essere occupato da una lacuna [con probabilità ]: La funzione non è essa stessa una distribuzione di probabilità piuttosto è una sequenza di probabilità di occupazione di livelli di energia successivi. Poiché qualunque sia la temperatura T, il livello di Fermi è il livello di energia per cui la probabilità di occupazione sarebbe ½. La funzione di Fermi è una funzione monotona decrescente di (vedi figura sotto). Analizziamo la Funzione di Fermi nei seguenti casi: 1. Allo zero assoluto si ha che e nella condizione in cui : la quantità esponenziale tenderà ad infinito (positivo) e, pertanto, la funzione sarà pari a zero. Questo dimostra che la probabilità di trovare l’elettrone è nulla. 41 2. Allo zero assoluto si ha che e nella condizione in cui : la quantità esponenziale tenderà ad infinito (negativo) e, pertanto, la funzione sarà pari all’unità. Questo dimostra che la probabilità di trovare l’elettrone è massima, ovvero al 100% (o per meglio dire – con certezza). Alla temperatura si ha che , pertanto: per e per . Questo stabilisce il significato di , che è la divisione tra i livelli energetici occupati e non occupati a T = 0K. Poiché è la probabilità che il livello di energia sia occupato da un elettrone mentre è la probabilità che sia occupata da una lacuna, è possibile riassumere come: = probabilità di occupazione di un elettrone (Banda di Conduzione) = probabilità di occupazione di una lacuna (Banda di Valenza). Queste funzioni sono simmetriche rispetto al livello di Fermi. La figura sopra mostra la funzione di Fermi e la probabilità che il livello di energia è riempito con un elettrone mentre è la probabilità che il livello di energia sia riempito con una lacuna. Nella banda di valenza, è la probabilità che il livello di energia è occupata da una lacuna. A , per e per cioè, non ci sono elettroni nella banda di conduzione e lacune nella banda di valenza. 3. Nella condizione in cui , ponendo a un qualsiasi valore, si ha che l’esponenziale tenderà all’unità e, pertanto, la funzione sarà pari ad un mezzo. Questo dimostra che la probabilità di trovare l’elettrone è al 50%. Nella realtà non è possibile trovare l’elettrone nella regione di band-gap e, pertanto, è possibile ottenere risultati concreti per valori energetici maggiori di e minori di . E’ possibile tracciare il diagramma a bande in funzione della posizione attraverso i livelli energetici di conduzione e valenza e : 42 Dove si esplicitano: Livello energetico che presenta l’elettrone all’infinito (nella condizione in cui questo non è legato ad alcun reticolo); Affinità elettronica; Livello energetico di Fermi-intrinseco posto, come riferimento, a metà del band-gap; Funzione lavoro. Le regole per tracciare il diagramma a bande sono le seguenti: 1. Il livello deve essere una curva continua; 2. L’affinità elettronica e il bandgap sono caratteristiche del reticolo cristallino e, quindi, devono assumersi costanti dipendentemente dal materiale in esame. Queste due condizioni implicano, pertanto, che sia che siano costanti. - La giunzione pn La giunzione pn è una omogiunzione (in quanto il substrato è in silicio) tra un semiconduttore di tipo p ed un semiconduttore di tipo n. Esso agisce come un diodo che può servire in elettronica come raddrizzatore, porta logica, regolatore di tensione (diodo Zener), e in optoelettronica come un diodo emettitore di luce (LED), diodo laser, fotorivelatore, e cella solare. Una giunzione pn consiste nel contatto metallico di due semiconduttori drogati di tipo p e di tipo n, rispettivamente l’uno con l’altro. La regione di tipo p ha un'abbondanza di lacune (portatori maggioritari – carica positiva ) e pochi elettroni mobili (portatori minoritari), mentre la regione di tipo n essendo composta ha un'abbondanza di elettroni e lacune pochi mobili (portatori maggioritari – carica negativa ) (vedi figura in basso). Entrambi i portatori di carica sono in continuo movimento in tutte le direzioni per eccitazione termica. Quando le due regioni vengono portate a contatto (vedi la figura in basso), hanno luogo i seguenti fenomeni: 1. Gli elettroni e le lacune si diffondono da zone ad alta concentrazione verso zone a bassa concentrazione. Questo processo prevede che gli elettroni passino dalla regione n alla regione p lasciando così (nella regione n) gli atomi donatori di carica positiva ionizzati di loro appartenenza; quando questi giungono nella regione p si ricombinano con le lacune che, in questa regione, abbondano. Analogamente, le lacune diffondono dalla regione p alla regione n lasciando così gli atomi accettori di carica negativa ionizzati di loro appartenenza. Pertanto, nella regione n le lacune si ricombinano con gli elettroni mobili. 43 2. 3. 4. 5. 6. 7. Dato che questo processo di diffusione non può durare all’infinito vi è una rottura dell’equilibrio di carica tra le due giunzioni. Come risultante del processo di diffusione si viene a formare una regione stretta su entrambi i lati di contatto delle regioni n e p (giunzione) ove i portatori di carica sono nulli. Questa regione prende il nome di strato di esaurimento dove sono presenti solo gli ioni fissi (ioni positivi nella regione n privi di elettroni di valenza e ioni negativi nella regione p privi di lacune). Lo spessore di tale strato in ciascuna regione è inversamente proporzionale alla concentrazione dei droganti nelle regioni stesse. Le cariche fisse situate nello strato di esaurimento creano un campo elettrico che punta dal lato n verso il lato p della giunzione. Questo campo interno prende il nome di built-in in quanto ostacola la diffusione di ulteriori portatori mobili (elettroni e/o lacune) attraverso la giunzione. In condizione di equilibrio si stabilisce una d.d.p. tra i due lati dello strato di esaurimento, ove il lato n presenta un potenziale maggiore rispetto il lato p. Il built-in fornisce una energia potenziale più bassa per un elettrone sito nella regione n rispetto alla regione p; pertanto, le bande di energia risulteranno piegate. In equilibrio termico vi è una sola funzione di Fermi per l’intera struttura in modo che i livelli di Fermi delle regioni p e n siano allineati. Non vi sono flussi netti di corrente che attraverso la giunzione. 44 - La giunzione pn polarizzata Un potenziale applicato esternamente alla giunzione pn altererà la differenza di potenziale tra le regioni p ed n. Ciò, a sua volta, modifica il flusso dei portatori di maggioranza in modo che la giunzione può essere utilizzata come "gate". Se la giunzione viene "polarizzata direttamente", applicando una tensione positiva alla regione p (vedi figura in basso), il suo potenziale viene aumentato rispetto alla regione n; in questo modo la presenza della tensione di polarizzazione esterna determina un allontanamento dall'equilibrio e un disallineamento dei livelli di Fermi nelle regioni p ed n, così come nello strato di esaurimento. La presenza di due livelli di Fermi nello strato di svuotamento, e , rappresenta uno stato di quasiequilibrio. Poiché in un semiconduttore drogato di tipo si ha maggioranza di elettroni, la probabilità di trovare questi in una banda di conduzione è maggiore e, pertanto, il livello di Fermi-intrinseco si alza rispetto ad un semiconduttore drogati di tipo , ove si ha maggioranza di lacune e la probabilità di trovare gli elettroni in una banda di conduzione è molto bassa, così come il livello di Fermi-intrinseco si abbassa. Attraverso il diagramma del bordo-banda si noti che: Figura 0 45 46 Figura 1 Figura 2 Si noti dalla rappresentazione grafica, sopra (figura 0), che per il lato drogato di tipo si ha che il livello energetico di Fermi-intrinseco è minore della quantità energetica di gap pari a , pertanto ci troviamo nella condizione in cui è possibile effettuare l’approssimazione: . La funzione distribuzione di Fermi ci darà un valore tale da determinare la probabilità di trovare l’elettrone. In questo caso, nell’ipotesi in cui Si è dimostrato che, nella regione , la probabilità di trovare l’elettrone è pressoché nulla. Questo è in linea sul fatto che la regione trivalente presenta un eccesso di lacune, e no di elettroni. Si noti, ora, che per il lato drogato di tipo si ha che il livello energetico di Fermi-intrinseco è maggiore della quantità energetica di gap pari a , pertanto ci troviamo nella condizione in cui è possibile effettuare l’approssimazione: . La funzione distribuzione di Fermi ci darà un valore tale da determinare la probabilità di trovare l’elettrone. In questo caso, nell’ipotesi in cui Si è dimostrato che, nella regione , la probabilità di trovare l’elettrone è (quasi) massima. Questo è in linea sul fatto che la regione pentavalente presenta un eccesso di elettroni, e no di lacune. Di conseguenza, se polarizzassimo il semiconduttore attraverso una polarizzazione di tipo “diretta”, la barriera di potenziale andrebbe sempre più a portarsi a livello fino ad un livello energetico di Fermi in linea con la metà del livello energetico di gap, come mostra la figura 1 sopra. Questo “livellamento” permette la conduzione di corrente. Caso inverso, invece, attraverso una polarizzazione di tipo “indiretta” si ha un aumento della barriera di potenziale tale da impedire la conduzione, come mostrato in figura 2. 47 48 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - PARTE 3 - ETEROSTRUTTURE: QUANTUM WELL, WIRE & DOT - - Eterogiunzioni & Eterostrutture La eterogiunzione è una giunzione tra materiali aventi gap energetici diversi. La eterogiunzione presenta, inoltre, differenti barriere di potenziale per gli elettroni e per le lacune, al contrario delle omogiunzioni. Due semiconduttori dissimili con band-gaps differenti uniti per formare una etero giunzione. Le eterostrutture sono formate da multiple eterogiunzioni. Se uno strato sottile di un materiale a bandgap-stretto, chiamato “A”, viene interposto a sandwich tra un materiale a largo-bandgap, chiamato “B”, allora si ottiene una doppia eterogiunzione come mostrato in basso: Se il livello “A” è sufficientemente sottile per le proprietà quantistiche, allora tale disposizione dei gaps prende il nome di singolo quantum well, che significa in italiano singola buca quantica. 49 Se nel sistema sono presenti i portatori di carica mobili (elettroni e lacune), sia termicamente (come prodotto intrinseco) o per dopaggio (come prodotto estrinseco), allora essi tenteranno di abbassare le loro energie. Pertanto, in questo esempio, gli elettroni (che vengono riconosciuti come i cerchi neri – pieni) che si trovano inizialmente nella banda di valenza e le lacune (che vengono riconosciuti come i cerchi bianchi – vuoti) che si trovano inizialmente nella banda di conduzione si ricombineranno nel quantum well in modo da diffondere gli elettroni nella banda di conduzione e le lacune nella banda di valenza. La struttura rappresentata sopra appartiene al sistema del 1°-tipo; in questa tipologia il bandgap di un materiale (A) si trova interamente all’interno del bandgap del materiale avente bandgap più ampio (B), così entrambi i portatori mobili sono localizzati nella stessa regione dello spazio per rendere più efficiente (veloce) la ricombinazione. Un esempio strutturale di eterostruttura quantica nelle tre dimensioni è: Per creare le eterostrutture si adotta un processo tecnologia denominato dove richiede che i parametri reticolari siano uguali tra loro altrimenti non si crea il legame tra le celle e non avviene l’accrescimento di un materiale sull’altro. Il bandgap della lega ) aumenta all’aumentare del dell’arseniuro di gallio (cioè la concentrazione molare di nella lega) rispetto all’ - Il Quantum Well (Buca Quantica) Consideriamo una eterostruttura avente la seguente condizione: Una struttura avente questa caratteristica prende il nome di Quantum Well. Graficamente: 50 Mentre il diagramma a bande è il seguente: Per studiare un dispositivo di questo tipo ci si serve dell’Equazione di Schrodinger. Si noti che l’elettrone oltre a risentire dei potenziali periodici dei reticoli dei due materiali risente anche del potenziale della barriera, pertanto bisognerà aggiungere all’operatore Helmitoniano anche il potenziale della barriera . Il problema di trattazione si risolve imponendo che l’elettrone abbia nella buca la massa effettiva in banda di conduzione dell’ e nelle altre zone al di fuori della buca la massa effettiva in banda di conduzione dell’ . Indichiamo con il potenziale della barriera che si distribuisce nel seguente modo lungo la posizione : Si ipotizzi che le barriere sono semi-infinite, cioè che la buca di potenziale presenti un valore no infinito bensì un valore finito pari a . Possiamo passare, ora, a scrivere l’Equazione di Schrodinger indicando con la massa effettiva dell’elettrone, cioè: L’Equazione di Schrodinger in forma contratta è della forma: 51 Dove, esplicitando l’operatore hamiltoniano diviene: 52 Si osservi che la struttura è traslazionalmente invariante nella direzione e , cioè che effettuando una traslazione arbitraria lungo e y le proprietà chimico-fisiche non cambiano. Di conseguenza, l’invarianza traslazionale lungo una direzione si traduce, matematicamente, nel separare le variabili nell’equazione differenziale: Pertanto, sostituendo nell’Equazione di Schrodinger otteniamo: Ora, considerando le equazioni differenziali rispetto e z ricaviamo: Si noti che le equazioni di differenziali rispetto ed sono proprio le Equazioni di Schrodinger nel caso di un elettrone libero avente massa effettiva , difatti risolvendole si ricavano gli autovalori energia dell’elettrone stesso lungo e : Quindi, sapendo che l’autovalore energia nelle tre direzioni di rispettivamente lungo , allora si può scrivere: Dove, dall’algebra vettoriale si sa che: Quindi si ottiene: è dato dalla somma dei singoli contributi Dove: 53 Con: Pertanto si può affermare che l’elettrone è libero di muoversi in banda di conduzione come se fosse un ‘elettrone libero’ avente massa effettiva e l’andamento è un moto parabolico e continuo e ad ogni valore di corrisponde un valore di . Ora consideriamo la componente lungo Dove, suddividendo in intervallo spaziali possiamo distinguere il well e le barriere: Si ha che il potenziale è simmetrico per riflessioni, del tipo , e pertanto: Quindi nel well l’autofunzione non sarà un’onda piana che si propaga (come nel caso delle direzioni e y ) in quanto l’onda nel well non ha la possibilità di spaziare lungo z perché incontrando le due barriere essa viene riflessa. Pertanto l’autofunzione nel well, cioè in , si presenterà come un arco di funzione trigonometrica che è la combinazione di Considerando la regione well: e . L’autofunzione in è pari a: 54 Dove, si esplicitiamo: Per la simmetria del potenziale, pertanto, le autofunzioni sono a parità pari e a parità dispari: Per gli stati confinati al pozzo, l'energia deve essere inferiore alla barriera di altezza riorganizzare l'equazione di Schrödinger per la barriera di destra: , in modo da Risolvendola: Otteniamo: Con: Queste condizioni al contorno per gli stati confinanti il pozzo (well) sono indicate come le condizioni al contorno standard. Prendendo in considerazione la funzione pari della soluzione generale dell’Equazione di Schrodinger nell’intervallo si può scrivere: Queste funzioni d'onda sono reali e le autofunzioni di questo sistema confinato non conducono corrente e quindi sono indicati come stati stazionari. Utilizzando queste forme processuali della funzione d'onda nelle loro equazioni di Schrödinger corrispondenti, si ha: è l’autovalore di energia comune nelle due equazioni ma è indispensabile determinare una equazione che permetta di determinare propriamente . Questa equazione la si ottiene imponendo le condizioni di continuità delle funzioni e della sua derivata prima: Si consideri l'interfaccia in Eguagliando le due espressioni di Derivando ambo i membri per : si possono esprimere le due equazioni: si ottiene: 55 Ovvero: 56 Mettendo a rapporto l’equazione (1) con l’equazione (2): Cioè: In conclusione: Ribaltando la funzione si ottiene: Analizzando ora per si noti che si ottiene la stessa funzione ricavata sopra: Effettuando gli stessi procedimenti adottati prima si ricava: Prendendo, ora, in considerazione la funzione dispari della soluzione generale dell’Equazione di Schrodiger per l’intervallo si ha: Considerando l’interfaccia in ricaviamo: 57 Eguagliando le due equazioni: Derivando ambo i membri rispettivamente per : Diviene: Dividendo rispettivamente la funzione (1) per la funzione (2) otteniamo: Cioè: Quindi: Ribaltando la funzione si ha: Ricordando che sia di . che sono funzioni dell’energia , allora anche le equazioni e sono funzioni Pertanto, ricapitolando, si sono ricavate le Equazioni Trascendenti (non hanno soluzioni in forma chiusa): Sapendo che: Attraverso l’iterazione di Newton-Raphson è possibile determinare, approssimativamente, i valori in modulo di : Si dimostra che il numero delle soluzioni per le funzioni pari e dispari è discreto: All’interno del Well, al suo interno, i livelli di energia si distribuiscono nel seguente modo: I livelli di energia (riferito in numero di livelli) dipende dall’altezza e larghezza del well. E’ evidente che la prima soluzione pari è minore rispetto alla prima soluzione dispari, . Quando l’elettrone è nel well si distribuisce su un livello discreto di energia; da qui deriva il nome “Quantum Well”, ove si evince che l’elettrone risiede su livelli quantizzati di energia. 58 Se andiamo a diagrammare la funzione fissando i valori di energia otteniamo: Rappresentando globalmente: Se volessimo determinare la costante per la funzione riferita al Quantum Well appena trattato, dobbiamo imporre la condizione di normalizzazione che consiste nel seguente procedimento. Prendiamo in considerazione la funzione a simmetria pari: 59 Effettuando il modulo quadro si ricava la funzione densità di probabilità: Dove, dalla goniometria, il coseno quadro è esprimibile anche come: Pertanto, otteniamo: Sappiamo che la probabilità di trovare l’elettrone nel well è certa: Pertanto, sostituendo nell’integrale la funzione densità di probabilità otteniamo: Pertanto, esplicitando : Sostituendo nell’autofunzione Quindi, in conclusione: si ha: 60 Ritorniamo, ora, al quantum well e sappiamo che l’autovalore energia è esprimibile come: E’ importante notare che i due autovalori energetici e non hanno lo stesso significato fisico in quanto l’autovalore energia si presenta sottoforma di livelli quantizzati di energia. Pertanto nelle strutture quantum well gli elettroni presentano un’energia quantizzata nel well, ,e una energia da elettrone quasi libero nella banda di conduzione. Quindi nel well l’elettrone si muove liberamente sul piano mentre lungo si posiziona su livelli quantizzati di energia. A causa di ciò il quantum well viene definito a dimensionalità 2D. Ora consideriamo un caso particolare: una buca quantica infinita (infinite quantum well) E’ evidente che la probabilità di trovare l’elettrone nella barriera è nulla in quanto essa è infinita. Al di fuori del well, , e quindi l'unica soluzione possibile è , che a sua volta implica che tutti i valori di energia sono consentiti. All'interno della buca di potenziale di ampiezza , l'equazione di Schrodinger si semplifica in: 61 Il che significa che la soluzione di è: 62 L’autofunzione è: Mentre l’autovalore energia è: Verificando le condizioni al contorno per la buca quantica infinita ricaviamo che: Pertanto studiando l’autofunzione ricavata dall’Equazione di Schrodinger nella buca quantica infinita possiamo esplicitare il valore di : Per sappiamo, dalle condizioni al contorno, che e, pertanto, otteniamo: Quindi, attraverso le condizioni al contorno si è ricavato che: Ora, per sappiamo, dalle condizioni al contorno, che Quindi, sapendo dalla goniometria che il Nel nostro caso, allora, possiamo imporre che: Quindi si è ricavato: e si annulla per multipli interi di : otteniamo: Sostituendo tale valore di nell’autovalore energia si ottiene: Si noti che il livello nel quantum well, , è quantizzato in quanto dipende da un numero intero Pertanto, si può imporre che i diversi livelli nel well sono: Se cambiassimo la larghezza del well si ha che: 63 . A livello fisico si ha che se aumentando la larghezza del well l’elettrone cade dalla banda di conduzione alla banda di valenza lasciando così una lacuna nel I° livello, emettendo un fotone. Se la larghezza del well fosse ridotta i livelli si innalzano e quando gli elettroni decadono emettono fotoni ad una frequenza diversa. Questa ultima casistica è adottata nella realizzazione di laser a frequenze diverse. Schematicamente: In forma generale possiamo esprimere come: - Il Quantum Wire (Filo Quantico) Il filo quantico è una ulteriore riduzione dello strato di rispetto al quantum well in maniera tale da ottenere due dimensioni, che nel nostro caso sono e , confrontabili mentre la restante dimensione rimane molto più grande di esse. Consideriamo la eterostruttura avente la seguente condizione: Una struttura avente questa caratteristica prende il nome di Quantum Wire. Graficamente: Per studiare un dispositivo di questo tipo ci si serve dell’Equazione di Schrodinger. Si noti che l’elettrone oltre a risentire dei potenziali periodici dei reticoli dei due materiali risente anche del potenziale della barriera, pertanto bisognerà aggiungere all’operatore Helmitoniano anche il potenziale della barriera . L’Equazione di Schrodinger in forma contratta è della forma: Dove, esplicitando l’operatore hamiltoniano diviene: Si osservi che la struttura è traslazionalmente invariante nella direzione , cioè che effettuando una traslazione arbitraria lungo y le proprietà chimico-fisiche non cambiano. Di conseguenza, l’invarianza traslazionale lungo una direzione si traduce, matematicamente, nel separare le variabili nell’equazione differenziale: 64 Pertanto, sostituendo nell’Equazione di Schrodinger otteniamo: Ora, considerando le equazioni differenziali rispetto 65 e z ricaviamo: Si noti che l’equazione differenziale rispetto è proprio l’Equazione di Schrodinger nel caso di un elettrone libero avente massa effettiva , difatti risolvendola si ricava l’autovalori energia dell’elettrone stesso lungo : Quindi, sapendo che l’autovalore energia nelle tre direzioni di rispettivamente lungo , allora si può scrivere: è dato dalla somma dei singoli contributi Dove: Pertanto si può affermare che l’elettrone è libero di muoversi in banda di conduzione come se fosse un ‘elettrone libero’ avente massa effettiva e l’andamento è un moto parabolico e continuo e ad ogni valore di corrisponde un valore di . A causa di ciò il quantum wire viene definito a dimensionalità 1D. Ora consideriamo la componente lungo Graficamente: 66 E’ evidente che la probabilità di trovare l’elettrone nella barriera è nulla in quanto essa è infinita. Al di fuori del wire, sia in che in , , e quindi l'unica soluzione possibile è e , che a sua volta implica che tutti i valori di energia e sono consentiti. All'interno della buca di potenziale bidimensionale di ampiezza e , l'equazione di Schrodinger si semplifica in: Il che significa che la soluzione di e è: Mentre l’autovalore energia è: Verificando le condizioni al contorno per la buca quantica infinita ricaviamo che: Pertanto studiando l’autofunzione ricavata dall’Equazione di Schrodinger nella buca quantica infinita possiamo esplicitare il valore di e : Per e otteniamo: sappiamo, dalle condizioni al contorno, che e e, pertanto, Quindi, attraverso le condizioni al contorno si è ricavato che: Ora, per e e sappiamo, dalle condizioni al contorno, che otteniamo: e mentre 67 Quindi, sapendo dalla goniometria che il si annulla per multipli interi di : Nel nostro caso, allora, possiamo imporre che: Quindi si è ricavato: Sostituendo tale valore di e nell’autovalore energia e si ottiene: Si noti che i livell nel quantum wire, e , sono quantizzati in quanto essi dipendono dal un numero intero e . Quindi è come se fosse una griglia di livelli quantizzati di energia lungo e z e il livello su cui si trova l’elettrone è dato dalla combinazione di e . Dove è evidente che il livello fondamentale (cioè il più basso livello energetico) è dato dalla combinazione e . Per la determinazione del secondo livello energetico si procede ricavando prima il livello energetico lungo con avente e poi il livello energetico lungo con avente . Dopo si ripete il procedimento al contrario, con avente e poi il livello energetico lungo con avente ottenendo, così, i livelli e . Il livello energetico più altro tra e rappresenta il secondo livello energetico. Tale procedura si ripete per la determinazione dei restanti livelli. 68 - Il Quantum Dot (Punto Quantico) Il punto quantico è una ulteriore riduzione dello strato di rispetto al quantum wire in maniera tale da ottenere tre dimensioni, che nel nostro caso sono e , confrontabili. Consideriamo la eterostruttura avente la seguente condizione: Una struttura avente questa caratteristica prende il nome di Quantum Dot, dove si assumerà che esso sia immerso in un potenziale infinito . Graficamente: Si noti che l’elettrone oltre a risentire dei potenziali periodici dei reticoli dei due materiali risente anche del potenziale della barriera, pertanto bisognerà aggiungere all’operatore Helmitoniano anche il potenziale della barriera . L’Equazione di Schrodinger in forma contratta è della forma: Dove, esplicitando l’operatore hamiltoniano diviene: Di conseguenza, si traduce, matematicamente, nel separare le variabili nell’equazione differenziale: Pertanto, sostituendo nell’Equazione di Schrodinger otteniamo: Ora, considerando le equazioni differenziali rispetto e z ricaviamo: 69 70 Si noti che non c’è alcuna Equazione di Schrodinger nel caso di un elettrone libero e, pertanto, a causa di ciò si può affermare che l’elettrone non sarà libero in nessuna direzione divenendo, così, il quantum dot una struttura a dimensionalità 0D. E’ evidente che la probabilità di trovare l’elettrone nella barriera è nulla in quanto essa è infinita. Al di fuori del dot, sia in , , e quindi l'unica soluzione possibile è e , che a sua volta implica che tutti i valori di energia e sono consentiti. All'interno della buca di potenziale tridimensionale di ampiezza e , l'equazione di Schrodinger si semplifica in: Il che significa che la soluzione di e è: Verificando le condizioni al contorno ricaviamo che: Pertanto studiando l’autofunzione ricavata dall’Equazione di Schrodinger in corrispondenza delle barriere di potenziale infinito possiamo esplicitare i valori di , e : Sostituendo tale valore di , e nell’autovalore energia , si ottiene: In conclusione, possiamo affermare che il quantum dot è la struttura quantica base per realizzare i transistor a singolo elettrone (SET) mentre il quantum well è la struttura quantica base per la realizzazione di modulatori ottici (tipo Mach-Zehnder) e i laser. 71 72 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - PARTE 5 – - TRANSISTOR A SINGOLO ELETTRONE (SET) - - Il Box a singolo elettrone I dispositivi a singolo elettrone (SET – Single Electron Transistor) sono dispositivi realizzati in scala atomica nei quali può essere controllato finanche lo spostamento anche del singolo elettrone. L’implementazione di tali dispositivi nei circuiti integrati porta all’abbattimento dei consumi di potenza e l’incremento delle prestazioni dei circuiti, poiché le dimensioni dei dispositivi diminuiscono radicalmente. I dispositivi a singolo elettrone sono realizzati mediante struttura a quantum dot. Esempio più classico è dato dal Box a singolo elettrone, costituito da un quantum dot connesso a due elettrodi come rappresenta la figura in basso, rispettivamente, il modello fisico e il modello circuitale equivalente: Un elettrodo è collegato al quantum dot attraverso una giunzione tunnel. L’altro elettrodo, chiamato elettrodo di gate, è accoppiato al quantum dot per mezzo di un isolante attraverso il quale un elettrone non può passare per effetto tunnel. Il funzionamento del box a singolo elettrone si basa sul fenomeno del Coulomb Blockade (Blocco di Coulomb) il quale consiste nel bloccare l’iniezione/eiezione di un singolo elettrone dal o verso il quantum dot. Il bloccaggio coulombiano è un fenomeno associato alla quantizzazione della carica in un sistema in cui il movimento degli elettroni è vincolato all’effetto tunnel. Si consideri il diagramma a bande mostrato in basso: 73 74 Lo stato energetico è occupato. Pur applicando una tensione , il livello disponibile è superiore a quello dell’elettrone, , che quindi non può passare sul box per effetto tunnel. L’energia di carica rappresenta la differenza di energia tra lo stato energetico e lo stato . Se la tensione applicata al sistema è tale da portare il livello energetico ad allinearsi con il livello di Fermi nella regione di sinistra (riferita all’elettrodo), , allora l’elettrone potrà passare sul dot per effetto tunnel ovvero se l’energia fornita al sistema è maggiore o uguale a . In caso contrario, il passaggio di un ulteriore elettrone sul dot è impedito. Graficamente: Il bloccaggio coulombiano avviene fra lo stato generico in cui ci sono elettroni e quello in cui ce ne sono . E’ possibile tracciare una caratteristica in relazione al numero di elettroni nel dot, , e alla tensione osservando, così, la discretizzazione della carica: Se si applica una tensione al gate, un elettrone dell’elettrodo può guadagnare sufficiente energia per passare nel dot per effetto tunnel, caricandolo negativamente. Un ulteriore incremento della tensione di gate può portare il numero di elettroni a due. Quindi, in un box a singolo elettrone, il numero di elettroni nel quantum dot è controllato, uno per volta, per mezzo della tensione di gate . Quando la dimensione del quantum dot è piccola, l’energia di carica di una singola carica in eccesso nel dot aumenta. Se la dimensione del quantum dot è sufficientemente piccola e è molto più grande dell’energia termica , non ci sono elettroni che si muovono per effetto tunnel né da né verso il box. Il numero di elettroni nel dot assume un valore costante praticamente pari a zero, quando entrambi gli elettrodi sono a terra. L’energia posseduta dagli elettroni dipende anche dalla temperatura del sistema. Se l’energia termica è maggiore di il singolo elettrone può comunque fluire attraverso la giunzione tunnel autonomamente per fluttuazioni termiche. La condizione, quindi, per bloccare il passaggio di elettroni per attivazione termica è che: Dove è la capacità del sistema quantum dot, è la carica dell’elettrone, è la temperatura del sistema espressa in Kelvin ed, infine, è la costante di Boltzmann. Ciò implica che la temperatura sia solitamente inferiore ad per dimensioni di . Per osservare il fenomeno di tunneling o l’effetto di Coulomb Blockade del singolo elettrone è necessario che si verifichi un’ulteriore condizione: l’effetto tunnel deve essere tale da non consentire la delocalizzazione dell’elettrone sulle facce del condensatore, perché la trattazione, in tal caso, risulterebbe erronea. L’altra condizione è che la resistenza di tunneling della giunzione deve essere maggiore della resistenza quantistica . Questa condizione è richiesta per sopprimere le fluttuazioni quantistiche nel numero di elettroni del dot in modo che essere siano sufficientemente piccole; ciò consentirà alla carica di essere ben localizzata sul quantum dot. La condizione è ottenuta assumendo il principio di indeterminazione di Heisenberg: Assumendo come energia di carica del quantum dot e forma di una costante di tempo . Dal principio di indeterminazione si ha: come tempo di permanenza sul dot, nella Da cui si ottiene: Con: - Analisi elettrica del box a singolo elettrone Prendiamo in considerazione lo schema circuitale del box a singolo elettrone: Applicando le LKT alla maglia interna otteniamo: 75 Da cui la tensione applicata al gate è data dalla somma: Dove, sapendo che la tensione ai capi di una capacità è data dal rapporto della carica contenuta nel condensatore per la capacità stessa del condensatore: Sostituendo in otteniamo: Attraverso la Legge conservazione della carica abbiamo che la carica presente nel quantum dot è: Ovvero: Mentre la capacità totale del sistema quantum dot è: Pertanto si sono ricavate le tre relazioni fondamentali del box a singolo elettrone: 1. 2. 3. Si suppone, ora, che un elettrone attraverso la giunzione tunnel per effetto tunnel giungendo al quantum dot in maniera tale che presenti una variazione di carica da – a– . Definiamo: Dove: rappresenta l’energia spesa dal sistema per portare un elettrone nel dot; rappresenta l’energia necessaria per portare elettroni nel dot; : rappresenta il lavoro speso da per portare elettroni nel dot a partire da elettroni iniziali. 76 Quindi l’intervallo di Coulomb Blockade è definito: 77 Pertanto quando si è nell’intervallo di Coulomb Blockade il numero di elettroni nel dot rimane fisso. Definiamo, ora, l’energia libera del sistema per una transizione da – a– elettroni: Dove la variazione di energia di carica per una transizione da – a– elettroni nel dot è pari a : Con: Pertanto si ottiene: Infine, il lavoro speso da per una transizione da – a– elettroni nel dot è dato da: Dove, sappiamo che: Pertanto il lavoro è espresso come: Ricaviamo, ora, la variazione di carica per una transizione da – a– e servendoci delle tre equazioni fondamentali del box a singolo elettrone. Prendiamo in considerazione la tensione applicata al gate: elettroni partendo da Dalla Legge di conservazione di carica abbiamo ricavato che: Quindi esplicitando e sostituendola in Sapendo infine che la somma Ora esplicitiamo 78 otteniamo: è uguale alla capacità complessiva del quantum dot, si ha: : Pertanto si è ricavata la carica Ora, per una transizione da – in funzione di e . a– elettroni nel dot si ha una variazione di carica Dove: Pertanto si ricava: Quindi, ritornando al lavoro si ottiene: In conclusione, l’energia libera del sistema Adesso poniamo la condizione: è pari a: : Quindi: Pertanto isolando 79 : In conclusione possiamo affermare che: Definiamo, ora, l’energia libera del sistema per una transizione da – Dove la variazione di energia di carica per una transizione da – a– a– elettroni: elettroni nel dot è pari a : Con: Pertanto si ottiene: Infine, il lavoro speso da per una transizione da – Dove, sappiamo che: Pertanto il lavoro è espresso come: a– elettroni nel dot è dato da: Ricaviamo, ora, la variazione di carica per una transizione da – a– e servendoci delle tre equazioni fondamentali del box a singolo elettrone. Prendiamo in considerazione la tensione applicata al gate: elettroni partendo da Dalla Legge di conservazione di carica abbiamo ricavato che: Quindi esplicitando e sostituendola in Sapendo infine che la somma Ora esplicitiamo otteniamo: è uguale alla capacità complessiva del quantum dot, si ha: : Pertanto si è ricavata la carica Ora, per una transizione da – in funzione di e . a– elettroni nel dot si ha una variazione di carica Dove: Pertanto si ricava: Quindi, ritornando al lavoro si ottiene: In conclusione, l’energia libera del sistema è pari a: : 80 Adesso poniamo la condizione: Quindi: Pertanto isolando : In conclusione possiamo affermare che: Unendo i due semi-intervalli ricavati si ottiene il range di valori di affinché il numero di elettroni nel dot rimane invariato, cioè che si è in condizione di Coulomb Blockade: Dove, per diviene: E così via per valori multipli interi di … - Transistor a Singolo Elettrone (SET) Sebbene la struttura a box a singolo elettrone possa controllare il numero di elettroni in un quantum dot, esso non ha proprietà di commutazione. I dispositivi di commutazione sono elementi essenziali nei circuiti logici quindi per soddisfare questa esigenza nei circuiti ULSI si considerano i transistor a singolo elettrone (SET). Essi sono dispositivi a tre terminali che possono trasferire elettrone dal source al drain, uno alla volta. Quello che cambia rispetto al box è che il quantum dot è separato da due elettrodi (source e drain) mediante due giunzioni tunnel ed è accoppiata capacitivamente ad un elettrodo di gate. Schematicamente: 81 Mentre il modello elettrico del SET è il seguente: 82 Il principio di funzionamento del SET si basa, sostanzialmente, sul box a singolo elettrone con l’aggiunta di un secondo elettrodo di drain: Attraverso il Teorema di Thevenin studiamo i due box ricavando le tensione equivalenti alle porte e le loro capacità equivalenti: - I° BOX: porta e La capacità equivalente vista alla porta è pari a: Mentre, per la Legge di conservazione di carica si ha che: Dove sappiamo che: Pertanto sostituendo nella conservazione di carica otteniamo: Dove si ricava: In conclusione, per il I° BOX si è ricavato: - II° BOX: porta La capacità equivalente vista alla porta è pari a: Mentre, per la Legge di conservazione di carica si ha che: Dove sappiamo che: 83 Pertanto sostituendo nella conservazione di carica otteniamo: Dove si ricava: In conclusione, per il II° BOX si è ricavato: Sapendo dal Box a singolo elettrone che l’intervallo di valori di pari a: affinché si realizzi il Coulomb Blockade è Applicando un’analogia ai due box che costituiscono il SET si ricava: Ricaviamo, ora, per quale range di valori di e il SET è in regione di Coulomb Blockade a partire dai due intervalli, riferiti rispettivamente per il I° e II° Box, riportati sopra. Dall’analisi elettrica trattata in precedenza attraverso il Teorema di Thevenin si è ricavato che: Pertanto sostituendo nei due intervalli di Coulomb Blockade, essi diventano: 84 Prendiamo in riferimento l’intervallo di Coulomb Blockade per il I° Box è ‘spezziamolo’ in due semiintervalli: 1. 2. Risolvendo il primo semi-intervallo mettendo in evidenza si ricava che: 1. Mentre per il secondo semi-intervallo si ottiene: Quindi, il range di valori di affinché si verifichi il Coulomb Blockade è: Prendiamo in riferimento l’intervallo di Coulomb Blockade per il II° Box è ‘spezziamolo’ in due semiintervalli: 3. 4. Risolvendo il primo semi-intervallo mettendo in evidenza si ricava che: 2. Mentre per il secondo semi-intervallo si ottiene: Quindi, il range di valori di Ma sapendo che: Diviene: affinché si verifichi il Coulomb Blockade è: 85 In conclusione, le relazioni fondamentali che descrivono il range di valori di Coulomb Blockade sono: e in cui si verifica il 86 E’ possibile tracciare la caratteristica semplicemente effettuando l’analogia con l’equazione della retta, del tipo , dove si effettua l’associazione delle variabili e . Procedendo per valori di otteniamo: Quindi, lungo l’asse delle ascisse il Coulomb Blockade si verificherà per valori di Invece, per valori di e per . ci serviamo dell’analogia: Di cui, ‘spezzando’ in due semi-intervalli ricaviamo: 1. 2. Attraverso l’associazione delle variabili, del tipo: 1. 2. Che risolte divengono: 1. 2. e , esse sono riconducibili a due equazioni delle rette Quindi graficamente si traduce in una caratteristica di tipo romboidale dove vengono delimitate tutte le regioni di Coulomb Blockade per valori di in funzione di e . L’area sottesa del rombo indica la regione di Coulomb Blockade mentre i ‘picchi’ evanescenti evidenziati in azzurro rappresentano il passaggio di corrente in funzione di (seppur discretizzata a causa del passaggio del singolo elettrone) per valori di e al di fuori delle regioni di Coulomb Blockade. Mentre la caratteristica , essa è della forma: 87 - I Rates Tunneling 88 Si vuole, ora, individuare una procedura fisica per calcolare la corrente nel SET. Enunciamo il Rate di tunneling: Dove: indica la variazione di energia libera del sistema nella transizione da elettroni; elettroni a indica l’energia termica del sistema; indica la carica dell’elettrone; Resistenza di tunneling. Si esplicita, inoltre, il Rate totale dell’effetto tunneling come: Dove: Rate di tunneling di source; Rate di tunneling di drain. Ed infine la probabilità di trovare elettroni nel dot è pari a: Si ricava: RATE EQUATION: essa è una equazione di bilancio nel tempo data dalla differenza tra un processo di generazione di elettroni e un processo di perdita di elettroni. Si noti che la rate equation si presenta come una equazione differenziale del primo ordine nel tempo dove il termine rappresenta la velocità di variazione della probabilità di trovare elettroni nel dot. I primi due termini dell'equazione principale, sopra, danno il rate di variazione della probabilità dagli stati e agli stati adiacenti , mentre gli ultimi due termini danno il rate di variazione della probabilità dagli stati agli stati adiacenti e . Sapendo, inoltre, che: Pertanto la corrente è pari a: Pertanto la corrente è proporzionale alla carica dell’elettrone per la differenza tra la velocità con cui un elettrone entra ed esce dal dot (dal source verso il drain). - Applicazioni dei SET nei circuiti logici Per implementare l’applicazione dei SET nei circuiti logici ci sono due logiche di implementazione: 1. Associare al singolo elettrone il livello logico alto (1); 2. Utilizzare il dispositivo nella logica di interruttore trascurando il numero di elettroni nel dot: quando c’è il passaggio di elettroni nel dot si associa il livello logico alto (1) mentre in condizione di Coulomb Blockade si associa il livello logico basso (0). Nella 1. logica di implementazione vi è il rischio che ci possano essere errori di ‘interpretazione’ logica indotti da fluttuazioni elettriche mentre nella 2. logica il sistema risulta essere più stabile. Affinché il SET possa essere implementato nei circuiti logici si ricavano dei modelli analitici del SET sulla base delle seguenti condizioni: - I terminali di source e drain sono connessi a delle capacità (elettrolitiche) molto più grandi rispetto alle capacità intrinseche del SET. Questo assicura che le caratteristiche del SET non vengano disturbate da correnti indotte dalla circuiteria esterna al SET, dove solo il contributo in tensione (sempre della circuiteria esterna) può interagire col SET stesso. - Le resistenze di tunneling, - Per una data tensione di gate - Il SET deve lavorare in condizione di stazionarietà: e , devono essere necessariamente uguali tra loro. si considerano solo i più probabili numeri di elettroni coinvolti. Dove: Si noti che la corrente assume valore massimo quando la tensione è nulla: 89 Mentre la tensione Dove è pari a: risulta essere una funzione periodica di periodo pari a 90 . Pertanto fissato un valore a si hanno tutti i termini costanti a meno di . Graficamente la corrente si presenta come: - Rete di Pull-Up & Pull-Down in tecnologia SET Una porta CMOS statica complementare è costituita da due reti di transistor: il pull-up (PUN = Pull-Up Network) realizzato con pMOS; il pull-down (PDN = Pull-Down Network) realizzato con nMOS. Il nodo di uscita si trova tra PUN e PDN, come indicato dallo schema in basso: A seconda della configurazione degli ingressi il nodo di uscita (OUT) può essere connesso o a massa o a . Affinché la porta logica funzioni correttamente, il nodo di uscita non deve mai essere connesso allo stesso tempo sia a massa sia a e neppure che l’uscita sia in alta impedenza (isolata dalla massa e da ). Ciò significa che per ogni configurazione degli ingressi uno e uno solo tra PUN e PDN devono essere accesi. Infatti, se il PUN e il PDN sono entrambi spenti il nodo di uscita risulterebbe isolato (condizione di alta impedenza) e la sua tensione sarebbe indeterminata. Se, al contrario, sia il PUN sia il PDN fossero accesi, il nodo di uscita assumerebbe un potenziale intermedio tra 0V e dando luogo ad un valore logico indeterminato. La più semplice porta logica che si può realizzare è l’INVERTER, ovvero la funzione logica NOT. L’inverter CMOS statico è il mattone fondamentale di qualsiasi circuito logico CMOS. La funzionalità e il comportamento elettrico di porte logiche più complesse possono essere derivate come facile estensione del comportamento dell’inverter. Lo schema circuitale di un inverter CMOS statico è riportato in basso: Il PDN è costituito da un nMOS mentre il PUN è costituito da un pMOS. In prima approssimazione ciascun transistor può essere schematizzato come un interruttore: quando l’interruttore è chiuso (cioè l’nMOS è in conduzione lasciando che la corrente scorra verso portandola a mentre il pMOS è interdetto) mentre per l’interruttore è aperto (cioè l’nMOS è interdetto mentre il pMOS è in conduzione lasciando sì che l’uscita si scarichi a zero – supposto che essa sia inizialmente carica a ). Ora si traccia lo schema elettrico equivalente della rete pull-up & pull-down in tecnologia SET considerando (dalle condizioni dettare prima per l’implementazione in circuiti logici) il sistema in condizione di stazionarietà: . Determiniamo, ora, per quali valori di capacitivo. il SET permette la carica (pull-up) e scarica (pull-down) del carico 91 Iniziamo a studiare la rete di Pull-Up: Si ricavano le LKT alle due maglie esterne: Pertanto, dalle LKT, esplicitando la tensione ai capi del carico capacitivo otteniamo: Dove con l’apice alla tensione si indica il valore per la quale si è fuori dalla regione di Coulomb Blockade affinché possa scorrere corrente e, quindi, caricare il carico capacitivo . Quindi affinché la tensione di uscita sia pari alla tensione di alimentazione (cioè che il condensatore si carichi fino ad una tensione pari a ) è indispensabile che la tensione sia nulla (osservando la LKT(2)): Quindi, attraverso la LKT(1) ricaviamo che: Dove la tensione è pari a: Quindi sostituendo nella LKT(1) otteniamo che si è fuori dalla regione di Coulomb Blockade e, quindi, il carico capacitivo può caricarsi fino a per valori di pari a: 92 Studiamo, in conclusione, la rete di Pull-Down: Si ricavano le LKT alle due maglie esterne: Pertanto, dalle LKT, esplicitando la tensione ai capi del carico capacitivo otteniamo: Dove con l’apice alla tensione si indica il valore per la quale si è fuori dalla regione di Coulomb Blockade affinché possa scorrere corrente e, quindi, scaricare il carico capacitivo . Quindi affinché la tensione di uscita sia pari a zero (cioè che il condensatore si scarichi fino ad una tensione pari a ) è indispensabile che la tensione sia nulla (osservando la LKT(2)): Quindi, attraverso la LKT(1) ricaviamo che: Dove la tensione è pari a: Quindi sostituendo nella LKT(1) otteniamo che si è fuori dalla regione di Coulomb Blockade e, quindi, il carico capacitivo può scaricarsi fino a 0V per valori di pari a: 93 - Vantaggi e svantaggi dei SET rispetto ai MOSFET Il vantaggio principe dei transistor a singolo elettrone rispetto ai comuni MOSFET, come detto prima, è rappresentato dal basso consumo di potenza; gli aspetti negativi sono però rappresentati dai seguenti problemi: - Funzionamento a basse temperature; - Elevata impedenza di uscita. Attualmente, per poter funzionare a temperatura ambiente, il dispositivo SET deve avere dimensioni inferiori ai 10nm. Strutture di tali dimensioni sono difficili da realizzare con la tecnologia attuale. Inoltre, l’elevata impedenza di uscita (maggiore di 26kΩ) è giustificata dall’elevata resistenza delle giunzioni tunnel. E' interessante notare che le grandezze che controllano il dispositivo e che ne permettono la misura sono macroscopiche: la tensione di gate, ad esempio, è tipicamente dell'ordine dei mV; la corrente che scorre nel dispositivo è piccola ma misurabile (dai pA ai nA), e questo nonostante il fatto che il trasporto sia rigorosamente affidato al passaggio sequenziale di un elettrone alla volta. 94 95 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - PARTE 6 – - FOTONICA - L’INTEL ha iniziato lo studio sulla fotonica dopo un’analisi della Legge di Moore e, soprattutto, cercando di risolvere i problemi di surriscaldamento delle piste metalliche costituendo un circuito integrato. Nella tecnologia attuale, i chip presentano i collegamenti interni distribuiti su 6 strati di silicio e questo può comportare l’insorgere di effetti capacitivi a causa della presenza di un dielettrico nel mezzo. Ci possono essere, perciò, nelle commutazioni dei bit dei ritardi di propagazione che, considerati in un intervallo di tempo considerevole, possono degradare l’informare rendendola inutilizzabile. Tutti questi fattori hanno spinto la INTEL ad investire nelle interconnessioni ottiche. Guardando il grafico in basso di noti la resa di diverse tipologie di materiale utilizzati per soddisfare delle precise regole di progetto: Si noti che fissata una regola di progetto è possibile abbassare solo cambiando il materiale oppure riducendo la costante dielettrica . In effetti, si veda che la curva del rame coincide con la curva dell’alluminio a basso (con costante dielettrica). Dal grafico si evince che la curva con la miglior resa è quella del rame + aria che consiste in interconnessioni ‘a ponte’ ma, a causa della propria costituzione fisica, risulta poco robusto agli shock e, pertanto, non verrà mai utilizzato. Data la difficoltà nel realizzare interconnessioni veloci, miniaturizzate e a basso calore disperso la INTEL ha ovviato il problema realizzando un chip costituito in questo modo: elettronica ottica ottica elettronica Il chip è costituito da una sezione elettronica, una interfaccia ottica con connessa una portante ottica. A valle del chip vi è la sezione elettronica che elabora il segnale di natura elettrica e lo trasmette all’interfaccia ottica che, sotto opportune operazioni, converte il segnale elettrico in segnale ottico. Attraverso la portante ottica il segnale viene inviato alla interfaccia ottica che si trova a monte del chip, ove provvederà a convertire il segnale da ottico ad elettrico. 96 Dopo questa fase, il segnale convertito può essere inviato alla restante parte elettronica che provvederà ad elaborare secondo progetto. Pertanto, nella sezione ottica è importante individuare quali dispositivi li costituisce: 1. 2. 3. 4. 5. Sorgente di luce; Modulatori ottici; Guide d’onda; Multiplexer ottici; Filtri ottici. Il problema principale nella realizzazione di tale chip rimane la integrazione del silicio con l’ottica. Per ovviare a tale problema sono stati adottati due approcci: 1. APPROCCO FRONT-END: consiste nella realizzazione di componenti ottici allo stesso livello dei circuiti integrati. Per fare ciò il materiale adottato è principalmente il silicio ove viene denominata come tecnologia SOI (Silicon On Insulator – Silicio su Isolante). 2. APPROCCIO ABOVE IC: consiste nella realizzazione di componenti ottici ‘sopra’ i circuiti integrati. Pertanto vi sono due possibilità: a. Realizzare i circuiti ottici con gli elettronici che possono essere depositati sopra i circuiti integrati: come i silicati drogati del tipo nitruro di silicio, ossido di silicio ecc. b. Separare la fabbricazione dei circuiti ottici da quelli elettronici formando il wafer bouding tra i due chip. La scelta, da parte di INTEL, si è diretta verso il 1° approccio in quanto il 2° approccio, attraverso il wafer bouding, risulta estremamente costoso. Vediamo, ora, come è costituita una guida d’onda ottica basata sulla tecnologia SOI: Il presenta un indici di rifrazione pari a: , mentre il silicio puro presenta un indice di rifrazione pari a: . Si deve capire, ora, la zona in cui il silicio è trasparente in modo da poter propagare il fascio laser. L’indice di rifrazione del silicio nell’intervallo di lunghezze d’onda vale: Fissando a seconda dei parametri geometrici e è possibile avere il modo fondamentale quasi TE (Trasverso Elettrico) o modi fondamentali di altro ordine. Il tutto ha dipendenza dai lobi e, pertanto, fissando un opportuno valore di è possibile avere entrambi i modi fondamentali TE e TM. 97 98 La guida, in questo caso, si dice MODO MODALE in quanto coesistono i modi fondamentali TE e TM. La configurazione di campo quasi TM è data da: Dove: Con: . Pertanto, si ottengono: Si prova che quando la struttura tende ad essere di tipo ‘rettangolare’ risulta essere; Mentre, quando la struttura assume una configurazione più ‘quadrata’ risulta: L’indice efficiente maggiore indica, quindi, il modo fondamentale maggiore. - Guide d’onda ottiche Vi è una tecnologia relativamente nuova per la trasmissione della luce la quale usa dei ‘condotti’ dielettrici, che prendono il nome di guide d’onda ottiche. Una guida d’onda ottica permette di dirigere un fascio luminoso anche in luoghi difficili ed, inoltre, permette la realizzazione di dispositivi miniaturizzati per l’ottica e la optoelettronica. Un mezzo avente indice di rifrazione maggiore viene inserito nel mezzo di un mezzo avente indice di rifrazione inferiore agendo come 'trappola' per luce, entro la quale i raggi ottici rimangono confinati a causa di molteplici riflessioni totali interne al confine stesso. Poiché questo effetto facilita il confinamento della luce generata all'interno di un mezzo avente indice di rifrazione, può essere sfruttato nel trasportare la luce da una posizione all'altra. Le geometrie utili per le guide d'onda sono illustrate nelle due figure in basso. La guida d'onda possono essere fabbricate in diverse configurazioni: le curve S sono utilizzate per compensare l'asse di propagazione, il ramo Y gioca il ruolo di un divisore di fascio o combinatore mentre due rami Y possono essere usati per realizzare un interferometro Mach-Zehnder. Due guide d'onda in intersezione possono scambiare potenza e possono essere utilizzate come accoppiatori direzionali. Le guide d'onda sono realizzati mediante strati di GaAs e AlGaAs con indice di rifrazione diversi tra loro. Prendiamo in riferimento l’accoppiatore ottico direzionale che è schematizzato in basso: 99 Da come si nota, la struttura è composta da due “piste” o, in gergo, guide d’onda separate tra esse da un gap e aventi nella zona centrale una lunghezza ben definita . A loro volta, le guide d’onda presentano degli indici di rifrazione tali da permettere al singolo modo di poter essere riflesso lungo la guida stessa. Nella trattazione analitica dell’accoppiatore ottico direzionale ci si serve degli indici effettivi che possono essere di due tipi, rispettivamente in funzione del modo utilizzato: Pertanto, il principio di funzionamento dell’accoppiatore ottico direzionale si basa sulla Teoria dei Modi Accoppiati. Supponiamo di avere due guide d’onda parallele tra esse, separate da un gap e aventi entrambe lo stesso indice di rifrazione, come mostrato in basso: Ora si supponga di voler inviare all’ingresso della guida 1 il singolo modo. Da come si può notare la propagazione del modo è di tipo evanescente lungo la guida e con l’avanzare della propagazione esso presenta delle evoluzioni che sono suddivise in step (in questa trattazione): 1. Il singolo modo entra nella guida d’onda 1 con una determinata ampiezza, che è pari a (per semplicità di trattazione) 2. Il modo, man mano che si propaga lungo la guida 1, ‘sente’ la presenza della guida d’onda 2, avente anch’essa lo stesso indice effettivo; 3. Per opera dell’Effetto Modale o Tunneling Ottico, il modo oltrepassa il gap fino a giungere alla guida 2 presentando, però, un’ampiezza minore di ; 4. In questa fase, entrambi i modi sono situati rispettivamente nella guida 1 e 2 presentano la stessa ampiezza che, anche in questo caso, rimane sempre minore di ; 100 5. Il modo situato nella guida 1 subisce un’attenuazione che porta la sua ampiezza ad essere minore rispetto al valore iniziale mentre il modo situato nella guida 2 aumenta sempre più la sua ampiezza fino a raggiungere il valore ; 6. Come penultimo step, il modo nella guida 1 è ormai nullo mentre permane il modo nella guida d’onda 2, con ampiezza pari a . 7. Il singolo modo è, ora, lungo la guida d’onda 2. Si noti che al variare del valore di è possibile trasferire il modo da una guida all’altra. Ad esempio, se le guide d’onda della figura sopra avessero avuto lunghezza pari a si avrebbe avuto la presenza di entrambi i modi nelle guide 1 e 2 ma con ampiezze dimezzate, a . Pertanto, volendo distinguere due casi estremi, possiamo dire che: 1. Il modo viene immesso nella guida 1 ed esce dalla guida 1; 2. Il modo viene immesso nella guida 2 ed esce dalla guida 2. In conclusione, affinché si possa pilotare il percorso che il modo deve percorrere si applicano due elettrodi sulla lunghezza di accoppiamento sotto l’azione di una tensione esterna . In funzione del materiale con cui è composto l’accoppiatore si ha la presenza dell’Effetto Elettro-Ottico: Dove: costante che tiene conto del materiale e forma strutturale dell’accoppiatore (compresi gli elettrodi); variazione degli indici effettivi di rifrazione; tensione applicata agli elettrodi. Graficamente: Per meglio comprendere l’accoppiatore ottico direzionale ci serviamo dell’accoppiatore ottico direzionale curvilineo. 101 - Accoppiatore Ottico Direzionale Curvilineo: Risonatore ad anello L’accoppiatore ottico direzionale curvilineo si presenta nella seguente forma: L’accoppiatore ottico direzionale curvilineo o anche risonatore ad anello è composto da due guide d’onda che fungono, rispettivamente, da bus di entrata e bus di uscita. In mezzo alle due guide vi è un anello che viene distanziato dai bus stessi per opera di due gaps, e , di uguale dimensione. Il principio di funzionamento del risonatore ad anello è il seguente: si supponga di mandare lungo la guida d’onda 1 un fascio di laser . Questo non avrà alcuna interazione con l’anello fino a quando non giunge al punto di minima distanza, , tra l’anello e la guida 1; in questo punto preciso si avrà il tunneling ottico dove una parte di fascio proseguirà la sua propagazione lungo la guida 1, mentre l’altra parte starà propagandosi lungo l’anello. Quando il modo lungo l’anello giunge al punto di minima distanza tra l’anello stesso e la guida 2, , allora una parte di fascio proseguirà la sua propagazione lungo la guida 2, , mentre la restante parte terminerà il suo percorso congiungendosi ad nel punto di minima distanza cedendo ulteriore energia ad stesso, avendo così compiuto un giro completo lungo l’anello. 102 I° CASO: Si suppone, ora, di far tendere i gaps e 2 ad infinito in modo da allontanare le due guide d’onda dall’anello e che, inizialmente, nell’anello ci sia la presenza del fascio laser avente una quantità di energia ottica pari a . Inoltre, a causa della curvatura dell’anello e del contributo di scattering e diffrazione (per conto delle rugosità superficiali) il fascio laser sarà soggetto a perdite di propagazione. Man mano che il tempo passa l’energia ottica nell’anello, , diminuisce con la seguente velocità: Dove si esprime: Quindi, risolvendo l’equazione differenziale del primo ordine nel tempo otteniamo: Quindi: Si noti, pertanto, che l’andamento dell’ampiezza tempo-variante del campo elettrico nell’anello (inteso come fascio ottico) si presenta come un andamento esponenziale negativo che tende asintonticamente, per , a . 103 Graficamente: 104 Mentre il campo elettrico nell’anello è dato dalla relazione: Dove rappresenta una coordinata curvilinea mentre la funzione rappresenta la distribuzione bidimensionale, normalizzata, del tipo ed infine è il coefficiente d’ampiezza tempovariante del campo elettrico nell’anello soggetto a perdite di propagazione. II° CASO: Supponiamo, ora, di ridurre i gaps all’anello. Graficamente: in modo da far riavvicinare le guide d’onda A causa di ciò l’ampiezza tempo-variante del campo elettrico presenterà una variazione di data dalla relazione: ove rappresenta la velocit di attenuazione nell’anello dell’ampiezza tempo-variante del campo elettrico, dove: tempo di vita medio dei fotoni associato alla guida di uscita (ring-bus d’uscita); tempo di vita medio dei fotoni associato alla guida di ingresso (ring-bus d’ingresso); fattore di accoppiamento tra il bus di ingresso e l’anello; contributo che va ad aggiungersi all’energia dell’anello; termine che tiene conto della differenza tra la pulsazione angolare della pulsazione angolare 105 del fascio e tipica del risonatore. Da quanto detto in merito al principio di funzionamento del risonatore ottico, si ha che quando il fascio viaggiante sull’anello è in prossimità del punto di minima distanza tra l’anello è la guida d’onda 1, , (al termine del giro completo) vi è una ‘interferenza’ con che può essere di due tipi: interferenza costruttiva o interferenza distruttiva. 1. INTERFERENZA COSTRUTTIVA: essa si verifica quando il fascio viaggiante sull’anello, al termine del giro completo su di esso, è in prossimità del punto di minima distanza tra l’anello e la guida 1 è in fase con il fascio portandosi così in condizione di RISONANZA; 2. INTERFERENZA DISTRUTTIVA: essa si verifica quando il fascio viaggiante sull’anello, al termine del giro completo su di esso, è in prossimità del punto di minima distanza tra l’anello e la guida 1 non è in fase con il fascio e, quindi, non è presente la condizione di risonanza. Pertanto, quando si è in condizione di risonanza si ha un aumento dell’ampiezza in quanto il termine tenderebbe a zero per . Procedendo analiticamente, per ottenere interferenza costruttiva si deve porre la condizione: Dove è un intero. Poiché la costante di propagazione è pari a: Mentre la lunghezza d’onda è data da: Con la velocità della luce ed Sostituendo in si ha: la pulsazione. Sapendo, inoltre, che: Dove è il raggio dell’anello mentre rappresenta la circonferenza, si ottiene: In conclusione, sostituendo con si ricava la pulsazione di risonanza: 106 E sapendo, infine, che la pulsazione di risonanza è pari a: Esplicitiamo la frequenza di risonanza dell’anello: Essendo intero, esso può assumere infiniti valori, la frequenza di risonanza può assumere infiniti valori: , allora la pulsazione di risonanza, ,e NOTA: in fase di progetto, si ha che è un numero intero. Se si volesse, ad esempio, operare ad una lunghezza d’onda si procede prendendo il valore intero più vicino a , che in questo caso è 2. III° CASO: Supponendo che i gaps 1 e 2 abbiano uguale dimensione, si vuole determinare il rapporto di potenza tra il fascio laser e il fascio e il rapporto di potenza tra e quando si è in condizione di risonanza in maniera tale da ricavare le caratteristiche del risonatore ad anello. Essendo i gaps uguali tra loro è possibile esplicitare la relazione che lega i fattori di accoppiamento e con i tempi di vita medio e : Pertanto, nell’ipotesi in cui sia un fascio continuo si ha che: Ovvero, si ha la condizione di stazionarietà. Si ricavi, ora, l’ampiezza in condizione di stazionarietà: Ponendo, per semplicità di calcolo: Otteniamo: Esplicitando 107 Normalizzando: Diagrammando il rapporto Si noti che quando in funzione della pulsazione quando si è in risonanza si ha il picco massimo di energia nell’anello. Si ricavi, ora, il rapporto di potenza a partire dal : Che in modulo quadro diviene: Dove esplicitando la potenza del fascio laser nell’anello diviene: E sapendo, dai calcoli affrontati in precedenza, che: Quindi, eguagliando le due relazioni di otteniamo: , si ottiene: In conclusione, mettendo a rapporto con otteniamo il rapporto di potenza tra il fascio laser uscente dal bus di uscita e il fascio laser entrante nel bus d’ingresso: Sapendo inoltre che: Questi due parametri uguali tra loro solo se i gaps sono anch’essi uguali, quindi: In conclusione si ricava: Ricaviamo, infine, il rapporto di potenza Dove esplicitando a partire da: si ha: Effettuando il modulo quadro dei termini si ricava: E sapendo che: Si ha: Inoltre si è ricavato in precedenza che: Quindi sostituendo si ricava: 108 Quindi mettendo in evidenza e raggruppando tutti i termini in otteniamo: E sapendo che: E con: Otteniamo: In conclusione mettendo a rapporto la potenza del fascio laser uscente dal bus d’ingresso con la potenza del fascio laser d’ingresso entrante nel bus d’ingresso si ricava: Pertanto, ricapitolando i rapporti di potenza sono: Ora si considerano i rapporti di potenza ricavati in condizione di risonanza e in assenza di perdite lungo l’anello: 109 I rapporti di potenza divengono: Quindi, quando si è in condizione di risonanza si ottiene la massima uscita di da mentre in condizione di non risonanza si ha la massima uscita di da , come se l’anello non esistesse in questo caso. In questo preciso caso i gaps devono avere un valore ben preciso, in assenza di perdite, in modo che il fascio esca dal bus di uscita: . Si noti, inoltre, che cioè il tempo di vita medio del fotone del processo associato è maggiore. Pertanto: Dove: Infine sapendo che: 110 Definiamo: 111 Con: Il tempo di round-trip è il tempo impiegato da un fascio laser ad entrare nell’anello e compiere il suo percorso chiuso fino a concludere il giro completo. Pertanto la relazione che lega a è pari a: Dove, sostituendo Quindi: Con: si ottiene: E’ possibile realizzare demultiplexer ottici attraverso l’implementazione di più anelli risonatori posti in cascata tra loro. Graficamente si ottiene: Pertanto, dimensionando opportunamente attraverso un’analisi numerica i coefficienti di accoppiamento è possibile ottenere una risposta pari ad un filtro di o , del tipo: 112 113 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - PARTE 7 – - STRUTTURA LASER A SEMICONDUTTORE - - Fisica dei LASER a semiconduttore Il termine LA(SER) sta per Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation’ (amplificazione di luce mediante emissione stimolata di radiazione) da cui si evince che i Laser a semiconduttore si basano sul fenomeno dell’emissione stimolata di fotoni, (SER) = Stimulated Emission of Radiation. Il laser a semiconduttore, pertanto, è basato sul fenomeno della emissione stimolata, che è stata postulata da Einstein nel 1910. Nei laser a semiconduttore la radiazione luminosa emessa ha coerenza spaziale e temporale, altamente monocromatica (avente larghezza di banda molto piccola) e produce fasci di luce altamente direzionali. Tuttavia, i laser a semiconduttore presentano degli aspetti importanti: 1. Nei laser a semiconduttori le transizioni sono associate alle proprietà di banda dei materiali. 2. Un laser a semiconduttore è molto compatto nelle dimensioni, dell'ordine di . 3. Le caratteristiche spettrali e spaziali di un laser a semiconduttore sono fortemente influenzate dalle proprietà del mezzo di giunzione come variazioni dell'indice di rifrazione e bandgap. I laser a semiconduttore, a causa della loro lunghezza d'onda insieme alla stretta larghezza di riga spettrale, alta stabilità, alla bassa potenza di ingresso e alla semplicità strutturale hanno un potenziale significativo per l'applicazione nella tecnologia e nella ricerca di base. - Interazioni di fotoni con atomi Come è noto dalla teoria atomica, un atomo può emettere (creare) o assorbire un fotone subendo delle transizioni verso il basso o verso l'alto tra i suoi livelli energetici, conservando energia. Le leggi che governano questi processi sono: Consideriamo i livelli di energia e di un atomo e si è particolarmente interessati nel trattare l'interazione tra l'atomo ed i fotoni di una modalità di radiazione alla frequenza , dove poiché l’energia fotonica corrisponde alla differenza dei livelli energetici atomici . Esistono tre forme di interazione possibili, le quali sono: a) Emissione spontanea; b) Assorbimento; c) Emissione stimolata. , a. Emissione spontanea Si suppone che l'atomo sia inizialmente a livello energetico superiore . Esso può cadere spontaneamente al livello di energia inferiore e rilasciare la sua energia sotto forma di un fotone, come mostrato nella figura in basso. L’energia del fotone viene aggiunta all'energia del modo elettromagnetico. Tale processo prende il nome di 'emissione spontanea' in quanto la transizione è indipendente dal numero di fotoni che possono essere già presenti nella modalità. 114 b. Assorbimento Se l'atomo è inizialmente nel livello di energia inferiore e la modalità di radiazione contiene un fotone, il fotone può essere assorbito portando così l'atomo al livello di energia superiore , come mostrato nella figura in basso. Il processo è chiamato 'assorbimento'. L'assorbimento è una transizione indotta dal fotone. Essa può verificarsi solo quando la modalità contiene un fotone. c. Emissione stimolata Se l'atomo è a livello energetico superiore e la modalità contiene un fotone, l'atomo può essere stimolato ad emettere un fotone nello stesso modo. Il processo è noto come 'emissione stimolata'. Esso è l'inverso dell’assorbimento. La presenza di un fotone in una modalità ove siano stati stabili la frequenza, la direzione di propagazione e la polarizzazione stimola l'emissione di un fotone duplicato ("clone") esattamente con le stesse caratteristiche del fotone originale, proprio come mostrato nella figura in basso. Questo processo di ‘amplificazione’ del fotone è il fenomeno che caratterizza e sfruttano i laser a semiconduttore. Le tre possibili interazioni tra un atomo e una modalità di radiazione fotonica (emissione spontanea, assorbimento e di emissione stimolata) dovrebbero essere considerate come le leggi che governano le interazioni fotone-atomo. - Semiconduttori a gap diretto e indiretto Ci sono anche altre caratteristiche per cui solo alcuni semiconduttori sono adatti per la costruzione di un laser e questo dipende dalla struttura delle loro bande, infatti oltre alle caratteristiche generali prima definite ne esistono altre che distinguono i semiconduttori in due categorie: quelli a gap diretto e quelli a gap indiretto, i primi sono quelli utilizzati nella costruzione dei laser. Consideriamo solo le transizioni radiative fra banda di valenza e di conduzione, ad ogni decadimento corrisponde l’emissione di un fotone: 115 Fotoni ed elettroni sono caratterizzati da una certa energia e quantità di moto o vettore d’onda modulo nel caso dei fotoni è: , il cui Dove che rappresenta la pulsazione angolare del fotone e la velocità della luce. Mentre nel caso degli elettroni il vettore d’onda varia tra 0 e (Zona di Brillouin) , dove dalla struttura cristallina del semiconduttore (costante reticolare). dipende Nelle transizione fra bande deve valere la conservazione dell’energia e della quantità di moto: Dove il vettore d’onda rappresenta la condizione iniziale, cioè quando gli elettroni si trovano inizialmente in banda di conduzione; mentre, allo stato finale, l’elettrone decade andando in banda di valenza con vettore d’onda emettendo un fotone con vettore d’onda pari a . Difatti, volendo esprimere la conservazione della quantità di moto nel seguente modo: Il vettore d’onda del fotone, quindi si ha: , può essere trascurato poiché le frequenze interessate sono nel visibile, e Di conseguenza si ottiene: Una transizione di questo tipo è detta transizione diretta e un semiconduttore in cui ciò avviene è detto a gap diretto. Pertanto quando un elettrone decade dalla banda di conduzione alla banda di valenza il suo momento non deve subire variazione affinché ci sia l’emissione di fotoni: quindi la conservazione della quantità di moto deve essere rispettata. Nel caso di semiconduttori a gap indiretto la transizione avviene con l’emissione di un’altra particella : il fonone (o modo di vibrazione del reticolo). Tale transizione oltre ad essere meno probabile , può non essere radiativa : l’energia di gap infatti non viene ceduta totalmente ad un fotone , che contribuisce così all’ intensità del fascio , ma viene ceduta ad altri portatori come energia cinetica , oppure dissipata in fononi di vibrazione del reticolo, oppure assorbita da impurità del materiale. E’ chiaro quindi che gli unici semiconduttori interessanti per la costruzione di un laser o di un led (cioè idonei all’emissione di fotoni) sono quelli a gap diretto , un esempio è l’ Arseniuro di Gallio ( GaAs) , mentre germanio e Silicio sono esempi di semiconduttori a gap indiretto. 116 117 Gap diretto - Gap indiretto Inversione di popolazione Si parla di inversione di popolazione quando in un sistema costituito da un gruppo di corpi elementari (per esempio atomi, molecole o elettroni) ci sono più corpi in stato eccitato, ad esempio , che corpi negli stati di minore energia, ad esempio . In particolare, l’inversione di popolazione è riferito quando in un semiconduttore ci sia la maggiorazione di elettroni in banda di conduzione rispetto al numero (o densità) di elettroni siti in banda di valenza. Questa particolare condizione è la chiave per ottenere l'emissione laser. - Struttura Laser a semiconduttore: Cavità risonante di Fabry-Perot La struttura del laser a semiconduttore può essere realizzata nella seguente maniera: Una struttura di questo tipo prende il nome di Diodo pin, ove rappresenta il diodo laser per realizzare un laser a semiconduttore. La f.e..m. serve a polarizzare direttamente la giunzione pn, quindi a creare l’inversione di popolazione. In particolare, il materiale di tipo p è costituito da AlGaAs (drogato affinché ci sia maggiorazione di lacune in banda di conduzione della regione ) mentre la regione centrale (intrinseca) è costituita con materiale a bandgap diretto quale, ad esempio, GaAs ed, infine, lo strato di materiale di tipo n è sempre costituito da AlGaAs (drogato affinché ci sia maggiorazione di elettroni in banda di conduzione della regione ). Per definizione la regione attiva (intrinseca) è il mezzo candidato a emettere fotoni in quanto i materiali drogati di tipo p ed n hanno un basso indice di rifrazione rispetto alla regione attiva (cioè lo strato di GaAs). In particolare, se il modo laser si distribuisce all’interno del diodo secondo linee concentriche di campo elettrico la potenza viene confinata nella regione attiva anche se parte una quota parte di questa potenza si distribuisce anche al di fuori della regione attiva stessa. In altri termini, si definisce il di confinamento come il rapporto tra la potenza ottica confinata nella regione intrinseca e la potenza ottica totale: cioè il fattore di confinamento tiene conto della quota parte della potenza ottica che è confinata nel mezzo attivo. A questo punto è opportuno ricordare che il processo fisico candidato per la realizzazione di un laser è l’emissione stimolata, cioè un fotone che ‘stimola’ il decadimento di un elettrone per ‘emettere’ un altro fotone coerente con quello incidente (emissione stimolata). Pertanto, affinché sia stimolato il decadimento di un elettrone a livello energetico inferiore per emettere un fotone è necessario creare l’inversione di popolazione. Terminato questo processo è indispensabile che ci siano dei fotoni che possano innescare l’emissione stimolata come un ‘effetto a catena’ dove il primo fotone incidente stimola il decadimento di un elettrone dalla banda di conduzione affinché possa emettere un fotone coerente a quello incidente; questi due fotoni, a loro volta, possono stimolare il decadimento di altri elettroni e, quindi, emettere altri fotoni. Per cui si ha la necessità di far rimanere i fotoni internamente al mezzo attivo in modo tale che il fotone possa stimolare il decadimento di un elettrone per emettere un altro fotone coerente con quello incidente. A questo punto si devono manipolare questi due fotoni (incidente e coerente) in modo da farli rimanere confinati nella regione attiva per stimolare il decadimento di altri elettroni e, quindi, l’emissione di altri fotoni. Pertanto, per realizzare un laser serve un terzo elemento (oltre al mezzo attivo e alla f.e.m. per realizzare l’inversione di popolazione) che è una Cavità Risonante, cioè dove i fotoni devono passare più volte all’interno del mezzo attivo. In questo modo ad ogni passaggio si stimola il decadimento degli elettroni dalla banda di conduzione alla banda di valenza emettendo fotoni coerenti con quelli già presenti nel mezzo attivo. 118 La cavità risonante che viene utilizzata in maggior modo è la Cavità di Fabry-Perot: Supponiamo che la cavità sia lunga L e lungo z il diodo pin può essere visto come una guida d’onda. Agli estremi della guida sono posti due specchi caratterizzati da un coefficiente di trasmissione e da un coefficiente di riflessione , . Supponiamo, ora, che al primo specchio ci sia un fascio ottico di ampiezza e si vuole valutare l’ampiezza del campo in uscita alla cavità, . E’ noto che il campo elettrico che si propaga è in funzione di x, y, z, nella cavità, è della forma: Dove è la distribuzione del campo elettrico nel piano , mentre presenza del campo elettrico nella cavità. Si definisce la costante di propagazione all’interno della cavità come: è una costante rappresentante la Dove: rappresenta la costante di propagazione ideale della cavità; parametro intrinseco del materiale in esame; guadagno modale. In questa guida (Fabry-Perot) ci possono essere delle perdite di propagazione ed è proprio per questo motivo che la costante di propagazione è complessa: . Pertanto essendo una quantità complessa presenterà parte reale: e parte immaginaria: Poiché per opera della f.e.m. vi è lo scorrere di una corrente che inietta i portatori, essi producono un guadagno che viene tenuto conto dal guadagno modale . Essendo il diodo pin inteso come una guida d’onda lungo e composto da materiale con perdite (nel caso reale), il modo laser che si propaga anch’esso lungo presenterà delle perdite perdendo potenza man mano che si propaga. Pertanto, per la cavità di Fabry-Perot, si deve considerare un guadagno in quanto man mano che il modo laser si propaga lungo si hanno alcuni fotoni che vengono persi (no per assorbimento) a causa delle perdite di propagazione. Quindi si deve considerare il guadagno riferito alla regione attiva (GaAs). 119 Supponendo, ora, di trovarsi in condizione di perdita totale ( la costante di propagazione diviene: Pertanto il campo elettrico che si propaga nel diodo diviene: Dove tiene conto delle perdite all’interno della cavità di Fabry-Perot. Nei semiconduttori quando si iniettano portatori per opera della corrente generata dalla (gli elettroni nella banda di conduzione e lacune nella banda di valenza) essi producono una variazione dell’indice di rifrazione del materiale proporzionale al numero di portatori iniettati. Tale effetto prende il nome di EFFETTO PLASMA. Pertanto, se stiamo iniettando dei portatori di conseguenza cambierà l’indice di rifrazione effettivo dei materiali p, n e di quello intrinseco rispetto alla condizione di riposo, cioè di non iniezione, con la conseguente variazione della costante di propagazione . Quindi il guadagno modale non solo influenza la parte immaginaria della costante di propagazione (perché compensa la parte di fotoni persi per perdita di propagazione – vista la differenza ) ma produce anche una variazione dell’indice di rifrazione del materiale rispetto alla condizione di riposo, cioè in assenza di iniezione. Questa variazione, a sua volta, produce una diminuzione della costante di propagazione . E’ opportuno sottolineare che l’indice di rifrazione è una proprietà del materiale che spiega come esso interagisce in presenza di un campo elettrico associato alla luce. I° CASO: determinare il rapporto tra il campo uscente e il campo entrante : . NOTA: Per semplicità di calcolo, trascureremo la quantità in quanto rimane invariata e, quindi, durante i calcoli andrà a semplificarsi. Quando incide sul primo specchio una quota parte viene riflessa all’esterno della cavità, , e una quota parte viene trasmessa al suo interno. In particolare si ha che al primo specchio la quantità trasmessa lungo la cavità, si propaga lungo L e arriva al secondo specchio. Di conseguenza al secondo specchio si avrà: Dove il fascio è caratterizzato da una costante di propagazione lungo la cavità . Pertanto, all’incidenza sul secondo specchio, una quota parte sarà trasmessa fuori dalla cavità e una parte sarà riflessa al’interno della cavità sempre per opera del secondo specchio. Pertanto al secondo specchio si ha: Dove: Pertanto in totale è pari a: E sapendo, inoltre, che: 120 Con: 121 diviene: Quindi: Mettendo in evidenza Mettendo a rapporto si ha: e si ricava: II° CASO: determinare per quale valore di si ha interferenza costruttiva (risonanza) in condizione in cui Trascuriamo la parte immaginaria della costante di propagazione e determiniamo per quale valore di si ha interferenza costruttiva all’uscita della cavità: Dove è una quantità intera mentre indica la lunghezza della cavità. Questa condizione, pertanto, ci consente di avere un finito a fronte di un Sapendo che: Con: e: Otteniamo: nullo. Quindi si ricava: Isolando 122 otteniamo: Questa relazione permette di calcolare le frequenze di interferenza costruttiva in trasmissione, cioè in uscita dalla cavità di Fabry-Perot. A questo punto, facendo il modulo quadro di si ricava: Con: Dire che significa dire che si deve avere una potenza di uscita potenza di ingresso nulla , pertanto si deve imporre che: Quindi ha senso supporre una potenza finita a fronte di una potenza denominatore del rapporto a zero soltanto se a priori supponiamo che: Con: Dove si ricava: Applicando il logaritmo naturale ad ambo i membri: Pertanto isolando otteniamo: a fronte di una e, quindi, porre il Dove: 123 Si ottiene: In conclusione le condizioni necessarie affinché si possa avere un fascio laser è che il guadagno del mezzo attivo (regione intrinseca) sia maggiore di zero in quanto si deve creare la condizione di inversione di popolazione. Affinché, inoltre, il diodo pin possa accendersi è necessario far uscire il fascio ottico dalla cavità imponendo che il guadagno modale sia maggiore di . Quando il laser è in condizione di soglia. Invece si è in condizione di soglia quando: In particolare se si pongono le riflettività degli specchi , sostituendo in si ha: Ciò significa che non si hanno perdite pertanto il fascio non uscirà mai dalla cavità di Fabry-Perot. Pertanto è indispensabile porre una riflettività pari all’unità (in particolare da dove non si vuole che il fascio laser esca) quindi mentre la riflettività deve essere parzialmente riflesso in modo tale che il fascio laser possa in parte uscire dalla cavità e in parte rimanere confinato all’interno della cavità stessa. Allora, da un punto di vista fisico, le perdite associate agli specchi significa che una volta che all’interno della cavità si crea un minimo fascio ottico quando il fascio stesso incide il secondo specchio, essendo parzialmente riflessivo, una parte viene riflessa e una parte trasmessa. La parte trasmessa rappresenta i fotoni che si sono persi in quanto escono dalla cavità e, quindi, non partecipano all’emissione stimolata. Si è visto che il diodo pin funge da sorgente di fotoni (essendo esso un amplificatore ottico per opera della cavità risonante) in quanto genera esso stesso un fascio ottico che rispetti il II° Principio della Termodinamica, ovvero che non è possibile creare energia (fotoni) senza spendere lavoro. Poniamoci, ora, nella condizione di voler eccitare l’emissione stimolata. Affinché si possa avere emissione stimolata si deve innescare l’inversione di popolazione, cioè aumentare il numero di elettroni siti in banda di conduzione rispetto al numero di elettroni siti in banda di valenza (in senso assoluto vuol dire che gli elettroni passano dalla banda di valenza alla banda di conduzione – condizione no fisica). Pertanto per realizzare l’inversione di popolazione ci si serve di una giunzione polarizzata direttamente attraverso una pari a tale da iniettare gli elettroni dalla banda di valenza alla banda di conduzione (iniezione di portatori). Quindi polarizzando direttamente la giunzione si è fuori dall’equazione termodinamica per cui il sistema è definito (cioè quando si è innescata l’inversione di popolazione – invece il sistema è definito quando non c’è inversione di popolazione, elettroni in e lacune in ) ove sono presenti i ove sono rappresentati da (quasi-livello di Fermi per la banda di conduzione) e (quasi-livello di Fermi per la banda di valenza) separati, a loro volta, di una quantità proporzionale a . Graficamente si mostrano il sistema all’equilibrio per : Condizione in cui non c’è l’inversione di popolazione per opera di Condizione in cui c’è l’inversione di popolazione per opera di Sistema fuori-equilibrio e il sistema fuori-equilibrio per opera di Sistema all’equilibrio Sistema fuori-equilibrio Nel caso in cui si è creata l’inversione di popolazione, per , si definisce la Funzione distribuzione Fermi-Dirac o, semplicemente, Funzione di Fermi per i quasi-livelli di Fermi: Pertanto la Funzione di Fermi indica la probabilità di trovare un elettrone in un determinato livello energetico (da non intendersi come una funzione densità di probabilità). Quindi, la probabilità di trovare gli elettroni in banda di conduzione per è maggiore rispetto alla probabilità di trovare gli elettroni per in banda di conduzione sempre. Analogamente, la probabilità di trovare le lacune per in banda di valenza è maggiore rispetto alla probabilità di trovare le lacune in banda di valenza per . 124 Dimostrando matematicamente, per : Il punto di domanda nella realizzazione del laser è: quanti elettroni si devono iniettare e qual è il valore di tale che si possa accendere il laser? Indichiamo con: ove indica la densità degli elettroni in banda di conduzione e di lacune in banda di valenza; cioè rappresenta il numero di elettroni e lacune per unità di volume espresso in . Si definisce: In particolare indica il tempo di vita medio di ricombinazione elettrone-lacuna dove, mediamente, ogni nanosecondo un elettrone cade dalla banda di conduzione alla banda di valenza per ricombinarsi con la lacuna emettendo un fotone di energia pari a . Quindi un fotone viene emesso ogni . Inoltre si indica: Ed infine: Pertanto si dimostra che vale la seguente uguaglianza: Allora si ricava la densità di elettroni/lacune in funzione di un determinato livello energetico : 125 Dove: Pertanto, all’aumentare di (al diminuire di (diminuisce) la densità di trovare elettroni ). 126 ) fissato un valore di (di trovare lacune (livello energetico) aumenta ) , aumentando di conseguenza Si definisce ora: che rappresenta il guadagno netto di angolare . Inoltre: fissato una pulsazione Sapendo che: è un qualsiasi livello energetico in banda di conduzione; è un qualsiasi livello energetico in banda di valenza. Quindi dal punto di vista fisico il guadagno netto è proporzionale al numero di stati occupati in banda di conduzione a energia per il numero di stati vuoti in banda di valenza a energia [emissione stimolata] meno il numero di stati occupati in banda di valenza a energia per il numero di stati vuoti in banda di conduzione a energia [assorbimento]: Quindi: Dove: Quindi: Ricaviamo, ora, per quale valore di 127 si ha che il guadagno sia , esplicitando la tensione: Quindi si ricava: Cioè otteniamo: Sostituendo con le funzioni: e approssimando: Ribaltando entrambe le espressioni: Applicando il logaritmo naturale ad entrambi i membri otteniamo: Dove sapendo che: Otteniamo che: Quindi se si ha guadagno nullo, , in quanto la densità degli stati è rigorosamente nulla e, pertanto, si è nel band gap. Cioè per e, di conseguenza, non si crea l’inversione di popolazione. Se si è realizzata l’inversione di popolazione (gli elettroni dalla banda di valenza vanno in banda di conduzione, lasciando così delle lacune in banda di valenza), cioè la densità di elettroni al livello energetico superiore è maggiore della densità di elettroni al livello energetico inferiore. Difatti si ricava: 128 Cioè otteniamo: Sostituendo con le funzioni: e approssimando: Ribaltando entrambe le espressioni: Applicando il logaritmo naturale ad entrambi i membri otteniamo: Dove sapendo che: Otteniamo che: Da questa condizione scaturisce la ‘regola di progetto’ per realizzare il laser, ovvero: Quindi il diodo e la f.e.m. equilibrio). Inoltre si osservi che: servono proprio a realizzare l’inversione di popolazione (sistema fuori- Pertanto: si è nel bandgap in quanto la densità degli stati è nulla. Mentre: 129 in questo caso domina l’assorbimento di fotoni in quanto l’elettrone assorbe il fotone per passare in banda di conduzione. Si noti che per gli elettroni non si trovano in banda di conduzione ma in banda di valenza (sistema all’equilibrio – assenza di inversione di popolazione). Si dimostra che le curve di in funzione di dove sono del tipo: è à Aumentando significa aumentare la f.e.m. ai capi del diodo Si è in condizione di perdita Non si è creata l’inversione di popolazione La frequenza di picco, , si sposta verso destra all’aumentare di Per concludere definiamo: . Con: rappresenta un coefficiente tipico del materiale rappresenta la densit di elettroni in condizioni di trasparenza. Anch’essa è una caratteristica del materiale in quanto dipende dal band gap In conclusione, l’espressione di è di notevole importanza in fase di progetto in quanto per realizzare (e quindi dimensionare) un laser le curve negative non hanno alcuna importanza ai fini progettuali e, quindi, vengono considerate solo le curve che presentano dei picchi con valori di , con . - Rate Equations dei Laser 130 Indichiamo con: Dove: rappresenta la velocità di gruppo dei fotoni rappresenta il fattore di confinamento rappresenta il numero di fotoni totali nel volume modale. Pertanto il tasso di emissione stimolata rappresenta il numero netto di fotoni stimolati per unità di tempo, cioè esprime quanti fotoni per unità di tempo al netto vengono stimolati. Mentre: Dove: volume della regione attiva fattore di confinamento Quindi si ricava: Dove: rappresenta la densità degli stati rappresenta la probabilità di emissione stimolata rappresenta la probabilità di assorbimento Quindi l’integrale di di tale che: è dato dalla somma continua di tutti i possibili valori di Pertanto se è noto sperimentalmente si può ricavare dalla relazione: e in funzione Si ricava, ora, la Rate Equation dei laser che permette di comprendere (e di simulare) il comportamento dinamico dei laser, cioè la sua evoluzione nel tempo. Definiamo: il numero di fotoni presenti nel modo laser (si intende la distribuzione del campo EM associato) la densità di portatori (elettroni iniettati in banda di conduzione e lacune in banda di valenza) Pertanto, la derivata temporale di , , permette di comprendere come varia il numero di fotoni presenti nel tempo a causa delle perdite di propagazione all’interno della guida e per effetto delle perdite agli specchi a causa dell’emissione stimolata e spontanea. Quindi, formalizzando in forma analitica otteniamo la velocità di variazione del numero di fotoni presenti nel modo laser nel tempo per effetti di dispersione: Dove: rate (tasso) di emissione stimolata di fotoni rate (tasso) di emissione spontanea di fotoni tempo di vita medio dei fotoni all’interno della cavit Fabry-Perot. Esso è dipendente dalle perdite di propagazione e dalle perdite agli specchi A questo punto si esplicita il rate di emissione stimolata in funzione del guadagno, dove: Sapendo inoltre: è esprimibile come: Quindi: Invece è esprimibile come: Dove: è il tempo di ricombinazione elettrone-lacuna: esso è il tempo di vita medio per cui un elettrone può ricombinarsi con una lacuna in modo da emettere un fotone in modo spontaneo. 131 rappresenta la frazione di fotoni che vengono emessi spontaneamente e che si accoppiano nel modo laser. Pertanto il modo laser non è altro che un fascio di luce coerente. volume modale. In conclusione, l’equazione diviene: Si definisce la densità dei fotoni come: Sostituendo tale uguaglianza in si ottiene la variazione di densità dei fotoni nel tempo presenti nel modo laser all’interno della regione intrinseca del diodo pin soggetta a perdite di propagazione: La densità di fotoni varia nel tempo in quanto c’è una sottrazione tra i termini di generazione e i termini di perdite. In particolare, i termini di generazione dipendono dalla concentrazione di elettroni in banda di conduzione; pertanto se si dovesse verificare la condizione di trasparenza in cui il primo termine di sarebbe nullo: . Affinché si possa risolvere l’equazione si deve essere a conoscenza di , cioè la densità di elettroni e lacune in banda di conduzione e in banda di valenza, rispettivamente. E’ opportuno esplicitare che non può essere assunto costante in quanto la densità dei fotoni varia nel tempo e, pertanto, essendo legato ad varierà anch’esso nel tempo in quanto nel momento in cui viene emesso un fotone viene, di conseguenza, perso un elettrone e una lacuna che si sono ricombinati. Pertanto, l’equazione non può essere risolta se si assume costante. Si definisce, quindi, l’equazione di bilancio per la densità di portatori (elettroni in banda di conduzione e lacune in banda di valenza): Dove: carica dell’elettrone spessore della regione intrinseca è un termine di generazione in quanto, a causa della f.e.m., si ha la formazione di una densità di corrente che spinge corrente nel diodo pin, dando così l’iniezione di portatori Si noti nell’equazione la differenza con il termine la quale rappresenta il contributo di perdite in quanto nel momento in cui c’è il decadimento di un elettrone in banda di valenza ove va a ricombinarsi con una lacuna per emettere un fotone si ha la perdita di un elettrone in banda di conduzione e di una lacuna in banda di valenza ed, inoltre, l’emissione spontanea contribuisce alla perdita di portatori. 132 Trattando da un punto di vista fisico l’equazione portatori, pertanto il termine , si è detto che è il tempo di ricombinazione dei fornisce la velocità di ricombinazione dei portatori a fronte di una densità di portatori pari ad . Nell’equazione , invece, si ha il termine che esprime la velocità con cui un elettrone si ricombina con una lacuna per emettere un fotone. Ma il fotone emesso deve accoppiarsi al modo laser che presenta un suo fattore di confinamento di potenza ed, inoltre, si deve comprendere quanti fotoni emessi spontaneamente danno contributo al fascio laser (cioè si accoppiano al modo laser) e ciò viene tenuto conto dalla quantità . Questo spiega il perché il termine è presente nell’equazione mentre è assente nell’equazione . Ricapitolando, il termine punta ad una variazione della densità di fotoni fatta rispetto al tempo; quindi ci vuole un termine che tiene conto della velocità di ricombinazione dei portatori ( ), ma di tutti i fotoni emessi spontaneamente si devono considerare solo quelli che influenzano il modo laser. Si noti, inoltre, che nell’equazione compare il termine in quanto di tutta la potenza ottica è utile solo la potenza ottica concentrata nella regione intrinseca (attiva). Invece, nella equazione non compare il termine in quanto qualsiasi fotone viene creato, sia spontaneamente che in modo stimolato, c’è una ricombinazione elettrone-lacuna da comportare una variazione di . In definitiva, l’equazione si focalizza su tutti quei fotoni che fanno parte del modo laser e che stanno nella regione intrinseca (attiva) in quanto sono proprio questi fotoni che danno la generazione di ulteriori fotoni; mentre l’equazione si focalizza sulla variazione di portatori in banda di conduzione e in banda di valenza. Pertanto: Le equazioni e spiegano, in senso analitico e fisico, la dinamica della densità dei fotoni nel modo laser e dei portatori iniettati. Alla base di queste due equazioni fondamentali c’è un’ipotesi: oltre alla distribuzione del modo quasi-TE o quasi-TM ci sono anche modi longitudinali (lungo la guida). Pertanto si deve scrivere la prima equazione, , per ogni modo longitudinale ove, in questo specifico caso, il laser emetterà due lunghezze d’onda e, pertanto, esso risulterà ‘sporco’, cioè non monocromatico (vedi figura che segue): 133 Esistono tipi di laser DFB (Distributed FeedBack Bragg) e laser DBR (Distributed Bragg Reflector) in cui i riflettori sono realizzati con dei reticoli alla Bragg che permettono il passaggio del laser a certe lunghezze d’onda mentre riflette una certa lunghezza d’onda alla pulsazione . Se la f.e.m. è in continua, si dice che il laser è in CW (Contigue Wave) mentre se la f.e.m. è in alternata si parlerà di laser PW (Pulse Wave). Si ipotizzi, ora, di lavorare con un laser CW. In condizione di stazionarietà di avrà: Pertanto, il sistema diviene: Risolvendo il sistema esplicitando Diagrammando si ottiene (e approssimando ): in funzione di : Oltre il la densità di fotoni aumenta fino alla saturazione. Fissando un valore di delle oscillazione di rilassamento: si ha un laser con 134 Si noti che la condizioni iniziale per un laser avente risulta essere più bassa rispetto al picco e, pertanto, molto vicino allo zero (rosso). Invece, nel caso il laser avesse le oscillazioni sono vicine alla condizione iniziale (blu). Riprendendo in considerazione la cavità di Fabry-Perot, si è detto precedentemente che: Dove è noto che la somma è in funzione del tempo di vita medio dei fotoni . Si vuole, ora, disporre la cavità di Fabry-Perot in condizione in cui non ci sia guadagno, cioè in condizione di could cavity: Graficamente si realizza: Si ricava che: Pertanto la variazione di energia è pari a: Un fotone che viene messo nella cavità risente solo delle perdite, pertanto si enuncia: Si vuole, ora, scrivere una Rate Equation per la cavità di Fabry-Perot: Dove risolvendo l’equazione differenziale del primo ordine otteniamo: Pertanto esplicitiamo: 135 Dove: 136 Quindi, ritornando al rapporto possiamo scrivere: Pertanto: Mentre, sapendo che: Mettendoli in uguaglianza si ottiene: Risolvendo l’uguaglianza in modo da esplicitare otteniamo: Applicando ad entrambi i lati i logaritmi naturali: Sapendo dall’analisi matematica che il logaritmo naturale non è altro che un logaritmo in base neperiana, allora il logaritmo naturale di un numero esponenziale è pari ad uno quindi: Pertanto, isolando otteniamo: Inoltre, dalle proprietà dei logaritmi si sa che: , Quindi, nel nostro caso: 137 Sapendo che: In conclusione: Il tempo di vita medio dei fotoni presenti nella cavità è in funzione della velocità di gruppo delle perdite per propagazione e agli specchi. e della somma 138 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - PARTE 8 – - MODULATORE ELETTRO-OTTICO DI MACH-ZEHNDER - - L’interferometro di Mach-Zehnder come modulatore ottico Uno degli interferometri più frequentemente utilizzato è il famoso tipo Mach-Zehnder. La modulazione esterna, più complessa e costosa di quella interna, è migliore in termini di prestazioni, in quanto limita al minimo gli effetti dovuti alla distorsione. Viene realizzata imprimendo sulla portante ottica di un laser CW (ad onda continua) una modulazione di ampiezza, mediante un modulatore esterno. Il modulatore di Mach-Zehnder è un modulatore di tipo elettro-ottico, ossia che sfrutta l’effetto elettro-ottico lineare per cui le caratteristiche dielettriche, ad esempio l’indice di rifrazione, di alcuni materiali, possono essere modificate dalla presenza di un campo elettrico. Funzionamento: il modulatore Mach-Zehnder è costituito di un ingresso, accoppiato ad una fibra ottica, che si “sdoppia” in due bracci a forma di Y. La potenza in ingresso viene suddivisa in due parti uguali, una per ogni braccio; se non viene applicato nessun campo elettrico al cristallo, i due raggi che attraversano il dispositivo sono in fase, per cui all’uscita del modulatore si ritrova la stessa ampiezza di segnale dell’ingresso (condizione di ON). Quando, invece, viene applicata una opportuna tensione, il cristallo cambia il suo indice di rifrazione in modo tale che il raggio che attraversa il braccio su cui è applicato il campo risulti sfasato di ; in questo caso all’uscita del modulatore avremo potenza 0, ottenendo la condizione di OFF. Graficamente il modulatore Mach-Zehnder è mostrato in basso: In sostanza, il modulatore Mach-Zehnder è un modulatore elettro-ottico che modula la portante ottica usando come modulante un segnale elettrico. 139 Vediamo nel dettaglio il suo funzionamento: 140 Il modulatore Mach-Zehnder viene impiegato in quanto permette di trasformazione una modulazione di fase in una modulazione di ampiezza. Il percorso geometrico della parte inferiore è identico al percorso geometrico della parte superiore essendo l’unione di due rami ad Y, pertanto in fase di progetto ciò che deve essere dimensionato è la lunghezza mentre l’angolo assume valori molto piccoli. Si definisce il percorso geometrico per il fascio inferiore e superiore come: Quando si combinano i fasci (presentano entrambi la stessa fase) si è in condizione di interferenza costruttiva in quanto lo sfasamento tra i fasci è nullo. L’angolo della giunzione deve essere necessariamente molto piccolo in quanto può fungere da sorgente di fronti d’onda in quanto la forma geometrica ad Y le permette di comportarsi come antenna e, quindi, con il susseguirsi di perdite per radiazione. Pertanto è necessario che il cambio di direzione di propagazione (l’angolo ) sia il meno brusco possibile in modo da poter trascurare le perdite dovute ad un fenomeno di radiazione per emulazione d’antenna. Quindi, si deve dimensionare opportunamente affinché le code dei modi che si propagano siano distanti evitando che si accoppino: Supponiamo che il ramo superiore induce una variazione di indice di rifrazione (superiore) avrà percorso geometrico pari a: Mentre il ramo DOWN (inferiore): Accade che il ramo UP Pertanto lo sfasamento sarà dato da: Quindi lo sfasamento è dato da: Dove: Quindi si avrà interferenza distruttiva o intermedia a seconda di , ed è proprio per questo che il modulatore Mach-Zehnder trasforma la modulazione di fase in modulazione di ampiezza. Pertanto, pilotando opportunamente con una tensione elettrica esterna si può ottenere in uscita o un valore logico alto (1) o un valore logico basso (0). Si suppone che i campi elettrici viaggianti, rispettivamente, sul ramo UP e sul ramo DOWN sono: Pertanto il campo elettrico totale uscente dal modulatore è pari a: Mentre il suo complesso coniugato è pari a: Quindi la potenza di uscita dal modulatore è dato dal prodotto: Sapendo, inoltre, che: Otteniamo: 141 In conclusione, si è ricavato il rapporto di potenza tra la potenza di uscita dal modulatore e quella d’ingresso al modulatore stesso: Pertanto nel caso in cui non si è prodotta la massima variazione: , (dimensionando opportunamente si ha: , mentre se , cioè . In questo caso specifico, , si è realizzata la modulazione di ampiezza semplicemente effettuando una modulazione di fase pari a 180° attraverso l’applicazione di un campo elettrico agli elettrodi, dove la tensione genera uno sfasamento nullo mentre a tensione si ha uno sfasamento di 180°, come mostrato nel diagramma in basso: Con che rappresenta il coefficiente elettro-ottico. Attualmente i modulatori elettro-ottici vengono realizzato mediante l’effetto plasma. Pertanto la variazione di indice del Si (silicio) a seguito di una concentrazione di cariche libere è data da: Pertanto: E’ possibile variare cambiando (per effetto plasma) la concentrazione dei portatori di banda di conduzione e in banda di valenza. Quindi sarà: 142 143 Appunti di DISPOSITIVI ELETTRONICI PER I SISTEMI INFORMATIVI Per il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione - PARTE 9 – - MEMORIE IN SCALA NANOMETRICHE - - DRAM con materiali ad elevata permettività La semplice cella DRAM è composta da un transistore come switch (porta di trasmissione) ed un condensatore come elemento di carica. La versione più ridotta di cella di memoria dinamica per DRAM è quella detta cella a un transistore che impiega un solo MOS e una capacità per bit di memoria secondo lo schema di principio riportato in basso. - SCRITTURA: si carica alla Bit Line il livello logico desiderato (ad esempio il livello logico alto (1) – ad una tensione pari a ) e la Word Line viene abilitata in maniera tale da rendere la porta di trasmissione T aperta. Di conseguenza, essendo la porta di trasmissione T aperta funge da circuito aperto e la tensione presente sulla Bit Line andrà a caricare la sola capacità di memoria ad una tensione pari a . Quindi l’informazione è memorizzata in . - LETTURA: supponendo che inizialmente nella capacità è precaricata l’informazione attraverso l’operazione di scrittura (tensione ai capi di pari a ), è possibile leggere il dato in memoria disabilitando la Word Line dove provvederà a chiudere la porta di trasmissione T e, quindi, avviene il trasferimento di carica tra e . A seguito della distribuzione di carica, su entrambi le capacità saranno presenti le tensioni . Si noti che scalando l’intero sistema si ha che anche la tensione sarà scalata con una conseguente riduzione e, pertanto, anche la carica in sarà ridotta lasciando inalterate le dimensioni fisiche di . Questo dimostra che per poter realizzare nuove generazioni di DRAM (ad elevate prestazioni) non c’è alcun bisogno di variare la capacità di memoria . E’ possibile esprimere la capacità del condensatore nella forma: Dove: l’area totale del condensatore (definito dall’area della superficie dell’elettrodo inferiore); spessore fisico del dielettrico; permettività dielettrica relativa del materiale utilizzato; permettività dielettrica del vuoto. Ricapitolando, cambiando generazione e, quindi, utilizzando un dielettrico avente minore dell’ossido di silicio, , allora lo spessore fisico del dielettrico diminuisce facendo aumentare conseguentemente la capacità di memoria ma, data la limitazione di progetto in cui deve rimanere costante, allora si ovvia a tale limite aumentando l’area del condensatore migliorando, così, la capacità del condensatore. Si noti che nell’evoluzione prestazionale delle DRAM sono stati utilizzati i seguenti dielettrici: Affinché si possano migliorare le prestazioni delle DRAM si deve operare su due aspetti: 1. Aumentare la costante di permettività del dielettrico; 2. Ridurre l’area di occupazione superficiale del chip. La seconda opzione viene risolta riducendo l’occupazione superficiale del chip attraverso lo sviluppo del dispositivo in verticale comportando, conseguentemente, una riduzione di area. 144 Questo si traduce in due tipi di tecnologie differenti: DRAM A TRENCH CAPACITOR: 145 In questa struttura la superficie della capacità viene notevolmente incrementata agendo in senso verticale alla superficie del dispositivo, e cioè scavando una trincea profonda nella quale viene depositato sia l’ossido sottile (dielettrico), che il polisilicio che costituisce l’armatura del condensatore. Questa struttura viene denominata ‘trench capacitor’ con riferimento alla trincea scavata nel silicio con attacco selettivo in plasma. DRAM A STACKED CAPACITOR: Nella tecnologia a trench capacitor si utilizza, ad esempio, un processo a risoluzione possibile) utilizzando un dielettrico di tipo ON, con . Si stima che la larghezza del dispositivo sia pari a: (che rappresenta la minima Mentre l’area occupata superficialmente dalla è: Ed, infine, la profondità della trincea è pari a con una occupazione di area pari a . Alla termine del progetto si nota che il rapporto a è molto basso e, pertanto, il dispositivo risulta essere molto profondo rispetto alla larghezza dando così una condizione non ottimale. Pertanto si ovvia a tale problema realizzando le DRAM con costanti di permettività ad elevata permettività in maniera tale da realizzare più facilmente i processi di trench/stacked. Un materiale con è, ad esempio, il: Di seguito sono elencati i requisiti più rilevanti per l’utilizzo del dielettrico con una permettività elevata da integrare in un condensatore di una cella DRAM: - Elevata permettività ( per garantire più semplici geometrie dell’elettrodo; - Il materiale deve essere depositato in modo omogeneo come un film sottile con uno spessore su aree larghe (wafer da 12”). La temperatura dovrebbe essere la più bassa possibile. - Quando i tempi di lettura e scrittura si avvicinano a , il comportamento dielettrico non dovrebbe mostrare una significativa dispersione fino a frequenze di pochi GHz; Sono desiderabili tempi di refresh dell’ordine di ; La stabilità a lungo termine delle proprietà (almeno per 10 anni di vita) è indispensabile; Tutti i processi per lo stesso materiale dielettrico devono essere compatibili con la tecnologia CMOS. I materiali ad alta permettività come il BST sono dielettrici non lineari, cioè la polarizzazione indotta ha una dipendenza non lineare dal campo applicato: - Come mostrato in figura in basso: Si noti che appena aumenta il campo si esce dalla regione lineare. Infine, la dipendenza della permettività dalla temperatura per un film sottile di BST è riportata in figura in basso. Si noti che anche Dove varia in funzione della temperatura secondo la Legge di Weiss: 146 - RAM ferroelettriche (FeRAM) Un recente tipo di dispositivo di memoria è la RAM ferroelettrica (FeRAM) che include un film ferroelettrico come condensatore per conservare i dati. Il film ferroelettrico ha una caratteristica con isteresi e, quindi, una polarizzazione residua che può essere annullata applicando un campo elettrico apposto. La FeRAM utilizza la caratteristica polarizzazione-campo elettrico, P-E, con isteresi per mantenere i dati in una configurazione non volatile e consente una riscrittura dei dati veloce e frequente. Quindi, la FeRAM ha le caratteristiche vantaggiose sia della RAM che della ROM. Tensioni impulsive sono usate per scrivere e leggere l’informazione digitale. Se il campo elettrico dell’impulso applicato è nella stessa direzione della polarizzazione residua non si verifica commutazione (vedi figura in basso). Le dimensioni delle FeRAM entrano nell’ordine dei metri e, quindi, garantisce tensioni di funzionamento inferiori rispetto alla tensione di alimentazione. Le quantità e sono chiamati punti di polarizzazione residua. A tensione applicata nulla si è in . Applicando una tensione maggiore di zero si giunge al punto subendo una variazione portandoci, così, in condizione di no switching. Se invece lo stato iniziale fosse stato e si fosse partiti da a fronte di una tensione maggiore di zero allora si subisce una variazione portandoci, così, in condizione di switching. Si può definire come variazione di carica in condizione di switching e come variazione di carica in condizione di no switching: La differenza della carica Vediamo a livello circuitale: ( è l’area del condensatore) consente di distinguere i due stati logici: 147 Dove: 148 condensatore ferroelettrico; capacità parassita della bit line. Scrittura “0” logico: la Drive Line è a che è maggiore di zero mentre la Bit Line và a 0V quindi la Word Line viene indiizzata (MOS conduttivo). Poiché la Bit Line è posta a 0V, la sarà presente ai capi di sottoforma di impulso. In conclusione lo “0” logico corrisponde ad un alto picco di tensione su . Scrittura “1” logico: la Bit Line và a mentre la Word Line è abilitata e la Drive Line va a 0V. Pertanto su comparirà una tensione pari a invertita rispetto a prima. Lettura: la Bit Line viene disabilitata (floating) mentre la Drive Line và a Sense Amplifier è pari a: I valori di Con: e sono, rispettivamente, riferiti ai valori assunti da e la tensione che giunge al alla lettura di “0” logico e “1” logico. Otteniamo: In conclusione, cambiando il valore della capacità cambia il valore della tensione che viene letta.