[ come s i fa ] La sindrome metabolica in età pediatrica: è tempo di ripensare i criteri diagnostici? L’ obesità e le sue complicanze metaboliche obesità viscerale, ipertensione arteriosa, che si associa ad un sono diventate una delle principali emergenze aumentato rischio di patologia cardiovascolare. Sebbene la sanitarie del XXI secolo. L’aumento epidemico patogenesi della sindrome metabolica non sia ancora comdell’obesità infantile osservato negli ultimi venti anni ha pletamente nota, le evidenze attualmente disponibili ideninfatti determinato la comparsa – anche in età tificano nell’insulino-resistenza e nella eccessiva Claudia Della Corte pediatrica – di patologie prima ad appannagproduzione di acidi grassi liberi le componenti Chiara Castellano gio esclusivo dell’età adulta, quali ad esempio la chiavi della sua insorgenza1. Nonostante la sua Federica Prono Antonella Mosca crescente prevalenza nella popolazione pediasindrome metabolica (SM) e il diabete mellito Valerio Nobili trica, ad oggi non è disponibile una definizione tipo 2 (DM2). La sindrome metabolica, descritta Struttura Semplice Malattie unanime di SM in questa fascia di età. Negli per la prima volta da Reaven alla fine degli anni Epato-Metaboliche ultimi anni diversi score diagnostici sono stati ’80, rappresenta un cluster di alterazioni metaOspedale Pediatrico boliche quali insulino-resistenza, dislipidemia, “Bambino Gesù”, Roma proposti dalle varie Società scientifiche al fine AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 Introduzione 31 Alla luce dell’ampliamento osservato nello scenario clinico della sindrome metabolica, appare necessario procedere ad una rivalutazione degli attuali criteri diagnostici. Come si fa La sindrome metabolica in età pediatrica: è tempo di ripensare ai criteri diagnostici? Vecchio scenario della Sindrome metabolica Comportamenti scorretti Nuovo scenario della Sindrome metabolica Comportamenti scorretti AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 32 Obesità Background genetico Fetal programming Obesità viscerale Insulino-resistenza/TDM Insulino-resistenza/TDM Dislipidemia Dislipidemia Ipertensione Ipertensione NAFLD OSAS Stato protrombotico/ proinfiammatorio Rischio cardiovascolare Rischio cardiovascolare Sindrome metabolica Sindrome metabolica di costituire un sistema di diagnosi oggettivo e unico per la SM in età pediatrica2. La maggior parte di questi score prevedeva però la trasposizione dei criteri utilizzati per gli adulti nei bambini, risultando dunque insoddisfacenti ed imprecisi. Il limite principale dell’applicabilità di questi score è rappresentato dal fatto che molti dei parametri valutati (body mass index [BMI], circonferenza vita [CV], pressione arteriosa, profilo lipidico) sono variabili continue, dipendenti dall’età. Nella Tabella 1 sono riportate le tre definizioni più comunemente utilizzate per la diagnosi di sindrome metabolica in età pediatrica. Come ampiamente riportato in letteratura, la prevalenza della SM, sebbene indiscutibilmente in aumento, in età pediatrica varia considerevolmente sulla base del tipo di score utilizzato per la diagnosi e del tipo di popolazione valutata, con stime che oscillano dal 2,2 al 9,4% nella stessa popolazione a seconda del sistema diagnostico utilizzato2. Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato come la sindrome metabolica sia oramai da considerarsi una malattia sistemica, che colpisce diversi organi ed apparati in aggiunta ai suoi ben noti bersagli, modificando dunque l’attuale scenario di questa malattia (Fig. 1). Infatti, altre condizioni patologiche, come la steatosi epatica, le apnee del sonno, uno stato pro-trombotico e pro-infiammatorio, l’iperuricemia, la disvitaminosi D, la Iperuricemia Ipovitaminosi D PCOS policistosi ovarica, sono state considerate comunque manifestazioni della sindrome metabolica, rendendo la sua diagnosi ancor più difficile e ponendo importanti dubbi sulla completezza degli attuali criteri utilizzati per la sua diagnosi. Proprio in questa ottica, scopo di questa mini-review è quello di riconsiderare gli attuali criteri diagnostici della sindrome metabolica, ponendo l’attenzione sulle recenti evidenze di coinvolgimento di altri organi nella patogenesi e nel quadro clinico stesso della sindrome metabolica. Steatosi epatica (Non-Alcoholic Fatty Liver Disease – nafld) C on “Non-alcoholic fatty liver disease” (NAFLD) si fa riferimento ad uno spettro di patologia epatica che va dal semplice accumulo di grasso negli epatociti (la steatosi epatica semplice, o NAFL) a vari gradi di infiammazione e fibrosi fino alla cirrosi epatica (Non-Alcoholic SteatoHepatitis – NASH)3. Nell’ultimo decennio molti passi avanti sono stati fatti nella comprensione della patogenesi, delle implicazioni cliniche e del trattamento della steatosi epatica nei bambini. Sfortunatamente, a causa della scarsità di dati circa il suo Come si fa La sindrome metabolica in età pediatrica: è tempo di ripensare ai criteri diagnostici? La sindrome metabolica rappresenta una patologia emergente in età pediatrica caratterizzata da un cluster di alterazioni metaboliche in grado di aumentare il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e diabete mellito di tipo 2. follow up a lungo termine, la prognosi della NAFLD in età pediatrica non è ancora totalmente nota4. Per quanto concerne i meccanismi patogenetici che portano allo sviluppo della steatosi epatica in età pediatrica, molteplici fattori metabolici, principalmente l’insulino-resistenza, l’obesità viscerale e la dislipidemia, interagiscono tra loro creando un network di alterazioni metaboliche coinvolte nello sviluppo e nella progressione del danno epatico. È semplice notare come esista dunque una forte sovrapposizione tra i principali fattori patogenetici coinvolti nella insorgenza della SM e quelli coinvolti nella NAFLD, sulla base dei quali oramai la steatosi epatica è ampiamente considerata la manifestazione epatica della sindrome metabolica. Inoltre, i dati attualmente disponibili sembrano dimostrare non soltanto una stretta relazione tra NAFLD e SM, ma un vero e proprio ruolo chiave svolto dal grasso epatico ectopico nella insorgenza della SM4. Dal punto di vista clinico, molteplici studi hanno descritto una associazione tra NAFLD e SM e di recente uno studio caso-controllo condotto su 300 bambini con eccesso ponderale (150 sottoposti ad agobiopsia epatica vs 150 non sottoposti ad agobiopsia epatica) ha riportato che la presenza di componenti della SM è in grado di aumentare di 5 volte il rischio (odds ratio) di steatosi epatica5. Inoltre, 254 bambini arruolati nel Nonalcoholic Steatohepatitis Clinical Research Network (NASH CNR) sono stati inclusi in uno studio retrospettivo che ha confermato non soltanto una maggiore prevalenza della SM nei pazienti con NAFLD rispetto alla popolazione generale, ma anche una significativa associazione del grasso viscerale e della insulino-resistenza con la severità istologica del danno epatico, e principalmente con la fibrosi epatica6. Tutti questi dati rinforzano l’attuale idea che la NAFLD rappresenti una delle componenti della sindrome metabolica e suggeriscono il possibile ruolo della NAFLD nello sviluppo di complicanze metaboliche, anche a lungo termine. A tal proposito recentemente alcuni studi hanno riportato una associazione tra la steatosi epatica ed alterazioni cardiovascolari strutturali o funzionali, quali anomalie strutturali del ventricolo sinistro ed alterato Tabella 1. Criteri per la diagnosi di sindrome metabolica in età pediatrica Spesso precoce National Cholesterol Education Program/Adult Trial Panel III° American Heart Association (AHA)^ Età 10 – 16 anni > 16 anni 12–19 anni 12–19 anni Circonferenza addominale ≥ 90° percentile Nei caucasici ≥ 90 cm ≥ 90° percentile per età e sesso ≥ 90° percentile per età, sesso ed etnia Trigliceridi ≥ 150 mg/dl (≥ 1,7 mmol/l) ≥ 150 mg/dL (1.7 mmol/L) o terapia con farmaci ipolipemizzanti > 110 mg/dl (1.24 mmol/L) ≥ 110 mg/dl (1.24 mmol/L) HDLcolesterolo < 40 mg/dl (≤1,3 mmol/l) < 40 mg/dL (1.03 mmol/L) nei maschi < 50 mg/dL (1.29 mmol/L) nelle femmine o terapia con farmaci ipolipemizzanti < 40 mg/dL (1.03 mmol/L) ≤ 10° percentile per sesso ed etnia Glicemia a digiuno > 100 mg/dl (5.6 mmol/L) > 100 mg/dl (5.6 mmol/L) o DM2 > 110 mg/dl (6.1 mmol/L) ≥ 100 mg/dl (5.6 mmol/L) Pressione arteriosa (PA) PA sistolica ≥ 130 mmHg PA diastolica ≥ 85 mmHg PA sistolica ≥ 130 or PA diastolica ≥ 85 mm Hg o trattamento per una ipertensione precedentemente diagnosticata PA sistolica o diastolica > 90° percentile (specifico per età, sesso ed altezza) ≥ 90 percentile per età, sesso ed altezza Note: HDL – lipoproteine ad alta densità DM2 – diabete mellito tipo 2 * Per la diagnosi di SM, 3 dei 5 criteri devono essere presenti ^ Per la diagnosi di SM, devono essere presenti l’obesità viscerale e 2 dei 4 criteri ° Per la diagnosi di SM devono essere presenti almeno 3 criteri. 33 Criteri diagnostici per SM International Diabetes Foundation (IDF)* AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 Parametri Come si fa La sindrome metabolica in età pediatrica: è tempo di ripensare ai criteri diagnostici? metabolismo energetico cardiaco, indipendentemente da altre condizioni di rischio cardiovascolare e da altri fattori di rischio metabolici. Fintini et al hanno recentemente descritto la presenza di un precoce danno cardiaco, valutato ecocardiograficamente in termini di ipertrofia del ventricolo sinistro e di dilatazione dell’atrio sinistro in bambini affetti da NAFLD, dimostrando anche come la severità del danno cardiaco correli con la severità istologica della malattia epatica7. Concordemente a tali dati, Pacifico et al hanno recentemente analizzato in una review gli studi pediatrici attualmente disponibili su tale argomento, confermando che bambini obesi affetti da steatosi epatica presentano più frequentemente segni di disfunzione sisto-diastolica del ventricolo sinistro rispetto a pazienti obesi senza steatosi epatica e che i pazienti con patologia epatica più avanzata (NASH) hanno una più grave disfunzione cardiaca8. Alla luce dello stretto “interplay” clinico-patogenetico tra NAFLD e SM e del ruolo svolto dalla steatosi epatica nell’aumento del rischio cardiovascolare, appare chiaro come la NAFLD/NASH debba essere considerata una componente chiave della sindrome metabolica, imponendo un attento screening metabolico in tutti i pazienti affetti da NAFLD e, di converso, un approfondimento per NAFLD nei pazienti con sindrome metabolica diagnosticata. Apnee ostruttive del sonno (OSAS) AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 34 L a sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) è caratterizzata da episodi di ipossia cronica intermittente con frammentazione del sonno, che, negli adulti, vengono considerati come la manifestazione respiratoria della sindrome metabolica. Infatti, in accordo con le indicazioni della International Diabetes Federation (IDF), gli adulti con OSAS dovrebbero essere screenati per patologie cardiovascolari e, di contro, una valutazione per apnee/ipopnee del sonno dovrebbe essere effettuata in tutti gli adulti con diabete e sindrome metabolica9. In concomitanza con l’epidemia di obesità in età infantile, è stato registrato un sensibile incremento della prevalenza delle OSAS nei bambini/adolescenti, tale che per ogni aumento di 1 kg/mq di BMI al di sopra della media prevista è descritto un aumento del rischio di OSAS del 12%10. Dati recenti dimostrano che le OSAS si associano ad un pattern di alterazioni vascolari e metaboliche, simile a quello secondario all’obesità, dovuto alla produzione di radicali liberi dell’ossigeno (reactive oxygen species – ROS), causata dall’ipossiemia cronica. Tale ipossiemia cronica è dunque in grado di aumentare gli effetti deleteri del tessuto adiposo sulla infiammazione sistemica e sulle componenti metaboliche associate a patologia vascolare e diabete, esacerbando dunque le complicanze metaboliche obesità-relate11. Infatti è stato riportato che i bambini affetti da OSAS presentano livelli più alti di pressione arteriosa, di proteina C reattiva, di insulinemia, così come anche una maggiore prevalenza di ipertrofia del ventricolo sinistro, dimostrando che le OSAS aumentano considerevolmente il rischio di sviluppare severe complicanze croniche cardiovascolari e metaboliche. Inoltre recentemente Nobili et al hanno dimostrato una stretta associazione tra OSAS e presenza e severità della NASH in un gruppo di pazienti pediatrici con steatosi epatica, indipendentemente dal grado di insulino-resistenza e dal grasso viscerale12. Dati emergenti in letteratura descrivono una interessante correlazione tra la patogenesi delle OSAS e della NASH, basata sulla induzione da parte dell’ambiente ipossico di accumulo di trigliceridi a livello epatico con conseguente progressione del danno verso l’infiammazione e la fibrosi. Sulla base delle recenti evidenze circa la relazione tra OSAS e NASH è stato raccomandato che i pazienti pediatrici affetti da steatosi epatica siano valutati anche per possibili apnee del sonno. Tale associazione apre inoltre un intrigante scenario sulle possibilità di intervento terapeutico sulle alterazioni metaboliche ed epatiche mediante la correzione delle apnee del sonno (trattamento ventilatorio notturno). Tuttavia, sono necessari ulteriori studi in questo campo emergente al fine di meglio definire il reale impatto della correzione dell’ipossiemia cronica sui parametri metabolici e istologici della NAFLD e della sindrome metabolica. Iperuricemia S ebbene i livelli di acido urico non siano stati inclusi negli attuali criteri diagnostici della sindrome metabolica, numerosi studi hanno già da tempo dimostrato una stretta associazione tra i livelli di uricemia e la sindrome metabolica o le sue componenti. In particolare, è stato riportato che l’iperuricemia si associa ad un aumentato rischio di patologia cardiovascolare e renale in età adulta13. La patogenesi della associazione tra acido urico e sindrome metabolica non è ancora completamente nota, ma sembra che l’insulino-resistenza giochi un ruolo principale. Infatti, l’iperinsulinismo induce un aumento del riassorbimento di sodio ed acido urico a livello del tubulo renale, spiegando almeno in parte tale associazione. In Come si fa La sindrome metabolica in età pediatrica: è tempo di ripensare ai criteri diagnostici? Ipovitaminosi d N ell’ultima decade numerosi studi hanno dimostrato la presenza di una relazione tra bassi livelli sierici di vitamina D e lo sviluppo di SM e malattie cardiovascolari. È stato descritto il ruolo indispensabile della vitamina D per il corretto funzionamento di molti organi e tessuti a prescindere dall’omeostasi calcica16. Molte evidenze hanno riportato una associazione inversa tra accumulo di adipe e bassi livelli di vitamina D, dovuti non soltanto al sequestro di questa vitamina liposolubile nel tessuto adiposo, ma anche all’effetto negativo delle adipocitochine prodotte dagli adipociti (ad esempio la leptina) sulla sintesi della forma attiva della vitamina D16. Ed infatti, l’ipovitaminosi D è stata correlata ad un aumentato rischio di sindrome metabolica, ipertensione arteriosa, diabete mellito, infarto del miocardio e malattie cardiovascolari in generale. Alla luce di tali osservazioni, uno dei trattamenti emergenti dell’obesità e della sindrome metabolica è proprio rappresentato dalla somministrazione orale di vitamina D, volto a correggere il deficit registrato. Gli studi al momento disponibili sembrerebbero dimostrare un effetto positivo della somministrazione di vitamina D sulle principali componenti della sindrome metabolica, quali dislipidemia, ipertensione arteriosa ed insulino-resistenza17. Inoltre, recenti evidenze suggeriscono che bassi livelli di vitamina D3 sono associati alla insorgenza della NAFLD ed alla sua gravità, indipendentemente da altri fattori metabolici presenti. Sebbene il meccanismo molecolare alla base di questa associazione non sia ancora completamente noto, è stato dimostrato che la forma attiva della vitamina D (1α-25-diidrossi-vitamina D3) sia in grado di modulare il pathway infiammatorio, di sopprimere la proliferazione dei fibroblasti e la conseguente produzione di collagene. In questa ottica è attualmente in corso in Italia il primo trial pediatrico basato sull’utilizzo della vitamina D nella NASH pediatrica (Trial gov, NCT02098317) i cui risultati definitivi sono attesi per il 2015. In conclusione, gli elementi finora disponibili sembrano dimostrare un effetto positivo della supplementazione di vitamina D sulle componenti della sindrome metabolica nei bambini ma altri studi sono necessari per identificare il dosaggio ottimale ed il timing del trattamento. AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 aggiunta, l’iperuricemia limita a sua volta la biodisponibilità dell’ossido nitrico, essenziale per l’azione dell’insulina. Pertanto, l’acido urico sembra essere esso stesso coinvolto nella patogenesi della insulino-resistenza, creando dunque un circolo vizioso associato con l’insorgenza della diverse componenti della SM13. Ad oggi, pochi sono i dati disponibili su questa correlazione nei pazienti pediatrici, sia per la difficile definizione di SM, a cui si è già fatta menzione, sia per i valori di riferimento età dipendenti dell’acido urico. Recentemente, in un gruppo di 148 bambini ispanici con eccesso ponderale è stata descritta una prevalenza di iperuricemia del 53% e nel gruppo di pazienti con iperuricemia sono stati rilevati peggiori parametri metabolici, quali più elevata circonferenza addominale, maggiori livelli di pressione arteriosa ed insulino-resistenza (HOMAIR). In questo studio il cut-off di acido urico associato ad un peggioramento dei parametri metabolici è stato 5,4 mg/dl14. In accordo con questi dati, studi successivi hanno riportato altre evidenze in merito alla esistenza di una associazione tra iperuricemia e SM. Pacifico et al hanno dimostrato non soltanto la presenza di una associazione tra iperuricemia e SM ma anche una associazione tra iperuricemia ed aterosclerosi carotidea15. Dati recenti suggeriscono infatti un importante effetto pro-aterogenico dell’acido urico dovuto all’aumento dello stress ossidativo, della disfunzione endoteliale, dell’infiammazione legati alla stessa iperuricemia13. Alla luce di tali dati, appare dunque evidente come l’iperuricemia dovrebbe essere considerata all’interno dello scenario della sindrome metabolica come un fattore di rischio indipendente nel determinare un aumento del rischio di patologia cardiovascolare anche in età pediatrica. 35 Al momento, sono disponibili in letteratura differenti score per la diagnosi di sindrome metabolica in età pediatrica, nessuno tuttavia unanimemente accettato, con conseguente discrepanza nella identificazione di tali pazienti. Come si fa La sindrome metabolica in età pediatrica: è tempo di ripensare ai criteri diagnostici? Conclusioni N ell’ultima decade, in seguito alla epidemia di obesità pediatrica, è stato osservato un importante aumento nella prevalenza della SM in bambini ed adolescenti. A causa della relativamente recente insorgenza della SM in età pediatrica, studi di follow up a lungo termine non sono disponibili. Tuttavia, è ragionevole attendersi che le alterazioni metaboliche osservate in bambini con eccesso ponderale avranno una drammatica ripercussione sulla loro salute in età giovanile-adulta, con conseguente peggioramento della aspettativa e della qualità di vita delle attuali generazioni pediatriche. Come precedentemente riportato, ad oggi la sindrome metabolica non è ancora stata univocamente definita in età pediatrica. Tuttavia, le recenti ricerche nel campo hanno dimostrato come oramai esistano altre manifestazioni cliniche della sindrome metabolica, non precedentemente considerate tra i suoi criteri diagnostici, ma ad essa strettamente connesse sia in termini di patogenesi che di prognosi. L’inclusione di tali condizioni nella diagnosi della SM appare dunque importante anche al fine di identificare in maniera più completa i pazienti a rischio, consentendone una più ampia valutazione. Le più recenti linee guida, infatti, raccomandano di screenare i pazienti affetti da sindrome metabolica anche per altre condizioni, come la NAFLD e le OSAS. Nella nostra opinione, alla luce degli stretti rapporti patogenetici di queste condizioni morbose tra loro e con la SM, tutte le attuali definizioni proposte per la diagnosi sindrome metabolica risultano non completamente soddisfacenti, in quanto non tengono conto di componenti cruciali di tale patologia. È dunque necessaria una accurata revisione degli attuali criteri diagnostici della SM, che includa anche queste condizioni emergenti, di per se stesse in grado di aumentare sensibilmente il rischio cardiovascolare. La definizione di nuovi criteri diagnostici permetterebbe inoltre di chiarire meglio, dal punto di vista epidemiologico, le reali dimensioni del problema “sindrome metabolica” in età pediatrica, consentendo finalmente di uniformare i criteri di valutazione utilizzati nei singoli pazienti. Inoltre, la creazione di un sistema diagnostico più preciso permetterebbe di rivalutare in maniera adeguata la popolazione pediatrica, consentendo dunque di identificare quel sottogruppo di pazienti a più elevato rischio di complicanze metaboliche e cardiovascolari e meritevole pertanto di un trattamento intensivo e precoce al fine di prevenire o rallentare lo sviluppo di complicanze in epoche precoci della vita . Gli autori dichiarano di non avere nessun conflitto di interesse. AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 36 Bibliografia 1. Biro FM et al. Childhood obesity and adult morbidities. Am J Clin Nutr 2010;91(5):1499S-505S. 2. Kassi E et al. Metabolic syndrome: definitions and controversies. BMC Med 2011;9:48. 3. Brunt EM. Nonalcoholic fatty liver disease: what the pathologist can tell the clinician. Dig Dis 2012;30 Suppl 1:61-8. 4. Alisi A et al. Pediatric nonalcoholic fatty liver disease. Curr Opin Gastroenterol 2013;29(3):279-84. 5. Kelishadi R et al. Association of the components of the metabolic syndrome with nonalcoholic fatty liver disease among normal weight, overweight and obese children and adolescents. Diabetol Metab Syndr 2009;1:29. 6. Patton HM et al. Association between metabolic syndrome and liver histology among children with nonalcoholic fatty liver disease. Am J Gastroenterol. 2010;105:2093-102. 7. Fintini D et al. Early left ventricular abnormality/dysfunction in obese children affected by NAFLD. 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