M di Dario Calogero Ubiquity - CEO mobile payment www.wireless4innovation.it 32 In termini metodologici, trovandoci ad esaminare un settore emergente, il framework analitico che fa più al caso nostro è quello proposto da Michael E. Porter nel libro “Competitive Strategy” (Free Press, 1980). Porter, nell’applicare il proprio modello, definisce con chiarezza le cinque forze competitive che presiedono alla formazione e alla crescita di un determinato settore industriale. Nel settore emergente del mobile payment, la forza più significativa, che vediamo rappresentata al centro del grafico, corrisponde a quell’area dove trovano posto gli attuali player dei pagamenti: banche, issuer, acquirer, processor e circuiti, nonché gli operatori mobili, infrastrutturati e virtuali. I consumatori, a destra nella figura, hanno già a disposizione varie alternative per regolare le transazioni, tranne che nell’ambito degli acquisti online dove la moneta elettronica è ancora necessaria nella stragrande maggioranza dei casi, fatte salve le spedizioni in contrassegno dei beni fisici. Più ci si addentra nel micro-payment, più il contante è lo strumento da sostituire, non avendo peraltro significative transaction fee per i merchant. Nel medesimo quadrante andrei a collocare la distribuzione, ovvero i retailer, i quali, per una serie di motivi che illustrerò meglio in seguito, spesso non hanno grande interesse allo sviluppo dei pagamenti elettronici. In questo quadro i fornitori possiedono un potere molto limitato ma stanno sicuramente investendo sia nelle soluzioni remote m-pay, sia nel più innovativo e tecnologico ambito del proximity payment, laddove oltre alla tecnologia NFC e alla sua integrazione nei device, il tema principale è quello del TSM (Trusted Service Manager). I nuovi entranti sono pochi e in generale hanno dimensioni microscopiche, soprattutto se paragonate a quelle dei competitor preesistenti. Essi possono influenzare in misura minima l’equilibrio delle forze in campo, soprattutto se consideriamo la scala degli investimenti in marketing e tecnologia che sarebbero necessari per conseguire una posizione di leadership su un mercato di massa come quello dei pagamenti. I nuovi soggetti autorizzati come le Payment Institution istituite in Italia con l’applicazione nel nostro ordinamento della PSD (Payment Services Directive) europea, oltre Fornitori Potere contrattuale dei fornitori Potenziali entranti Minaccia di nuove entrate Concorrenti del settore Minaccia di prodotti o servizi sostitutivi Prodotti sostitutivi Potere contrattuale degli acquirenti Acquirenti pagamento che avvengono tramite mobile, sebbene gli italiani abbiano storicamente un forte legame con il contante, figlio anche di un certo tessuto economico “sommerso” che regola le proprie transazioni per mezzo di denaro liquido e non gradisce essere “tracciato”. D’altra parte è indubbio che l’Italia sia il Paese dei telefoni cellulari e degli smartphone. Per questo le banche, ben consapevoli di questa propensione all’uso del mobile da parte della clientela retail, hanno da tempo sviluppato dei profili di servizio volti a garantire l’accesso in mobilità alla banca multicanale: messaging push e pull, mobile site, mobile application e ora tablet application. I servizi che più di frequente vengono resi accessibili da mobile sono proprio i conti correnti, le carte e il trading. La nuova frontiera è nell’integrazione dei nuovi servizi di monetica con i programmi di loyalty e nell’m.payment. Ora, in questo processo, che è in corso da diversi anni con fortune e investimenti alterni, rileva il tema dei pagamenti da mobile, siano essi di tipo “remote”, siano essi “proximity” o “m-commerce”. Le risposte date dal sistema delle banche sono state finora frammentate e improntate ad un’agenda sperimentale e di posizionamento, che tiene conto più che altro dei fattori legati alla competizione interna al comparto, più che di una reale innovazione nei sistemi di pagamento, tale da incidere sulle prassi e sulle quote di mercato degli intermediari. Siamo quindi di fronte a un quadro piuttosto complesso e articolato, in cui in pratica nessun attore della filiera riesce - o forse vuole - aprire il solco delle modalità di pagamento più semplici e più innovative rese possibili dai telefoni cellulari. Questo spiega le ragioni della lentezza con cui il mobile payment si sta diffondendo in Italia. Tuttavia dobbiamo essere consapevoli che il mobile payment si sta sviluppando molto velocemente su altri mercati più propensi all’innovazione in questo settore, grazie soprattutto alla spinta dei circuiti. Visa e soprattutto Mastercard stanno guidando questo processo nel mondo. Ritengo che l’Italia, data la situazione in cui versa il settore e la lettura che si può farne attraverso la griglia interpretativa sviluppata dal Prof. Porter, alla fine adotterà soluzioni messe a punto da qualche altra parte del mondo e promosse da alcuni, pochi, grandi player globali. La mia proposta è di adottarle da subito, cavalcando l’opportunità nell’interesse dei consumatori, delle imprese e in definitiva del Paese. www.wireless4innovation.it L a questione dei pagamenti - e in particolare il tema dei pagamenti in mobilità - è all’attenzione della stampa e delle imprese da diverso tempo. Nonostante se ne parli molto, nel concreto in Italia sta succedendo ben poco, come emerge dalle eccellenti ricerche prodotte dall’Osservatorio NFC and Mobile Payment della School of Management del Politecnico di Milano. In questa sede vorrei tratteggiare un’analisi del contesto e se possibile disegnare un percorso che, a mio avviso, potrebbe essere molto produttivo e aumentare il tasso di crescita del transato da mobile - voce che è ancora molto ridotta sia in termini di volumi di transazioni che di valori assoluti. La tecnologia c’è, ma la situazione del mercato italiano è in stallo da troppo tempo. Converrebbe seguire la strada già tracciata all’estero dai grandi player internazionali Il modello di Porter Porter, 1982 Pagare usando il cellulare è già possibile a possedere risorse esigue rispetto ai concorrenti di riferimento, di fronte alle resistenze manifestate sia dalle Banche che dalle Telco, fanno decisamente fatica ad affermarsi, anche quando sono espressione di grandi gruppi. A questo va aggiunto che l’Italia non può certamente essere considerato il Paese più evoluto, tra quelli occidentali, nell’ambito dei sistemi di pagamento e della moneta elettronica. La penetrazione delle carte di plastica e degli strumenti di pagamento, siano essi di credito, di debito o prepagati, è ancora sensibilmente più bassa rispetto ad altre economie avanzate. I merchant e i retailer non amano la moneta elettronica. In molte formule e categorie merceologiche una transaction fee del 2/3% rappresenta una quota importante del margine commerciale. La recente la proposta del Governo di costringere tutti gli esercenti che emettono scontrini superiori ai 50 Euro di dotarsi di POS dà una misura della diffusione limitata dell’accettazione delle carte di pagamento da parte della distribuzione e dei servizi. L’e-commerce, che potrebbe trarre enormi vantaggi da una maggiore diffusione dei nuovi strumenti di pagamento, è in Italia ancora piccolo in valore assoluto rispetto a molti altri Paesi europei, in particolare nel settore grocery. I principali circuiti internazionali delle carte di credito hanno invece un preciso interesse ad incrementare il numero di carte in circolazione – ovviamente di quelle aderenti ai rispettivi network - e ad aumentare il numero delle transazioni, per cui sostengono fortemente l’aumento di questi vettori di crescita, investendo in tecnologie e processi a supporto dei pagamenti tramite il telefono e supportando le banche clienti, issuer e acquirer, nello sviluppo dei servizi di monetica. E i consumatori? È sicuramente prematuro trarre delle conclusioni sul livello di accettazione dei consumatori delle forme di 33