NOVECENTO
PEDAGOGICO
BARBARA BIANCHI
INDICE
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La civiltà moderna
La teoria dell’educazione come fatto naturale: Spencer
L’educazione come socializzazione: Emilie Durkheim
Lo studio del bambino di Granville Stanley Hall
La concezione dell' infanzia nella famiglia borghese e nei ceti popolari
L’educazione nuova e l'attivismo pedagogico
John Dewey
Edouard Claparède
Ovide Decroly
Maria Montessori
La riforma di Giovanni Gentile
L'educazione liberale di Jacques Maritain
La pedagogia del collettivo di Anton Semënovič Makarenko
Il caso di Don Bosco e dei Salesiani
La scuola attiva secondo l'ordine cristiano
Le sorelle Agazzi
La psicanalisi di Sigmund Freud
Il futuro dell'educazione
LA CIVILTA’ MODERNA
Superiorità della civiltà
industriale
I
Fiducia nel progresso
I
Nuove scoperte della
medicina, migliori
pratiche igieniche e nuovi
metodi produttivi
I
migliori condizioni di vita
La teoria dell’educazione
come fatto naturale: Spencer
“Saggi sull'educazione intellettuale, morale e fisica”
(1896)
Concezione educativa in chiave ottimistica:
• Il divenire è concepito come inarrestabile progresso.
• L’intelligenza si presenta come un dato ereditario
consolidato durante l’evoluzione da un progressivo
accumulo di esperienze.
• Importanza dell'educazione fisica accompagnata
anche dall’educazione intellettuale intesa come
educazione al metodo scientifico.
• Eliminare le punizioni: il bambino deve imparare dai
suoi errori sperimentando le conseguenze.
L’educazione come
socializzazione: Emilie Durkheim
• L’educazione è concepita da Durkheim come un fatto
sociale.
• L'uomo non è bene educato se non è socializzato.
• Obiettivo dell’intervento educativo è conformare
l’uomo all’ideale espresso dalla società collettiva
sistemandolo così nel ruolo più adatto al
mantenimento dell’ordine costituito.
• Lo scopo è quello di creare una società liberale
fondata sul rispetto della ragione della scienza, dei
sentimenti nazionali.
Lo studio del bambino di
Granville Stanley Hall
• Nel 1891 negli Stati Uniti fondò la rivista “The
pedagogical seminary”, nella quale pubblica
il risultato delle sue ricerche scientifiche.
• Nascita di una Pedagogia Nuova basata sulla
conoscenza scientifica del fanciullo.
• Come Rousseau si sofferma sulla centralità
del bambino e sulla conoscenza della
psicologia infantile.
La concezione dell'infanzia
nella famiglia borghese e nei
ceti popolari
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BORGHESIA:
DIVISIONE RIGIDA DEI RUOLI MADRE, COMPITI DI
NATURA AFFETTIVA / PADRE, AUTORITA’
RISPETTO DELLE FORME E OBBEDIENZA
OSSERVANZA DELLE REGOLE
CURE FAMILIARI
CETO POPOLARE:
LAVORO PRECOCE
MALATTIE
CATTIVA ALIMENTAZIONE
ALTO TASSO DI MORTALITA’ E ABBANDONO
L’educazione nuova e
l'attivismo pedagogico
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La prima parte del Novecento è segnata dal movimento
dell’educazione nuova e dalla pedagogia dell'attivismo.
John Dewey parla di una rivoluzione copernicana per definire il
cambiamento di prospettiva con cui si cominciò a guardare in
pedagogia al processo educativo.
Infatti nella visione tradizionale l' infanzia non era concepita come un
valore, infatti l'educatore doveva assicurare il passaggio alla vita
adulta nel modo più efficacie e rapido possibile, quindi l’insegnante
poneva al centro del processo educativo il programma di studi e la
disciplina.
Nella concezione moderna invece, l’educazione nuova si incentra sul
fanciullo stesso e afferma che ciascun fanciullo abbia il diritto di
raggiungere la propria “maturità dell' infanzia” secondo i propri ritmi,
interessi e bisogni specifici.
I sostenitori dell’attivismo pedagogico propugnano una teoria
educativa con piani di lavoro e di sviluppo personalizzati, con uno
stretto rapporto tra scuola e vita, promuovendo anche l’intelligenza
operativa e pratica attraverso attività manuali e considerando la
cultura scientifica al pari della classica.
John Dewey
L’educazione secondo Dewey ha una finalità funzionalistica, cioè l’educazione coincide con i
processi di socializzazione.
La scuola doveva essere un’occasione per introdurre i fanciulli alla vita sociale.
Conveniva con Rousseau sulla centralità del fanciullo nei processi educativi, affermando che
è lui stesso a dare l’avvio alla sua educazione.
Fine dell’educazione è promuovere le capacità degli individui e favorire lo sviluppo della
personalità.
Scuola e società.
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“Ogni educazione deriva dalla partecipazione dell'individuo alla coscienza sociale della
specie. Questo processo si inizia inconsapevolmente quasi dalla nascita e plasma
continuamente le facoltà dell'individuo, formando i suoi abiti, esercitando le sue idee,
destando i suoi sentimenti e le sue emozioni”
L'educazione da una parte è adattamento alle forme di vita, ai costumi, agli ideali della
società in cui si svolge,ma è anche lo sviluppo del fanciullo che cerca di rendere a lui
congeniale la realtà che lo circonda.
L' apprendimento si verifica attraverso quelle che il filosofo definisce “cinque fasi del
pensiero riflessivo”,:
il punto di partenza è rappresentato da una situazione di disagio,
la seconda fase è costituita dal processo di intellettualizzazione con una ricognizione di
tutte le esperienze passate.
Il terzo passaggio è la formulazione di un'ipotesi di soluzione o idea.
Nel quarto si verifica la consistenza dell' ipotesi in base anche ai contributi scientifici.
Nella fase conclusiva si procede alla convalida dell'ipotesi mediante osservazione o
esperimento.
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Democrazia ed educazione.
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La società democratica è il prodotto dell’intelligenza degli uomini, a sua volta l’educazione
dell’intelligenza risulta decisivo per il costituirsi della democrazia.
L’intelligenza incessantemente modifica ed è modificata dall’ambiente.
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Edouard Claparède
• Fondò un Istituto per garantire un’adeguata preparazione degli
insegnanti, convinto che l' insegnante nuovo deve essere uno
“scienziato dell'educazione” ed essere quindi capace di
osservare, sperimentare, innovare continuamente la propria
attività professionale.
• La pedagogia doveva costituirsi come scienza sperimentale e
avere come base la psicologia.
• Sviluppò la proposta di una “scuola su misura” dello sviluppo
mentale e delle relative capacità del fanciullo.
• Il fondamento dell' educazione doveva essere non il desiderio
di una ricompensa, ma l' interesse spontaneo e completo in
quello che si sta facendo.
• La scuola doveva consentire al fanciullo di percorrere con
serenità le proprie tappe evolutive.
Ovide Decroly
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Lavorò in un primo tempo in un Istituto per fanciulli anormali, fondando la scuola
“de L'Ermitage”.
Come Claparède la sua posizione è piuttosto critica nei confronti della scuola tradizionale,
a cui anche egli oppose una scuola su misura degli interessi e delle capacità e dei bisogni
del fanciullo.
Il compito fondamentale dell' educatore è quello di aiutare il bambino a riconoscere i
processi vitali che si svolgono in lui, guidandolo alla comprensione dei fenomeni.
La proposta innovativa di Decroly consiste nello sviluppare l' apprendimento attraverso
dei “centri di interesse” spostando così l’attenzione sui modi d’attività dell’allievo posto al
centro del suo processo formativo sospinto dai suoi stessi bisogni.
Lo svolgimento dei centri di interesse doveva avvenire in tre momenti:
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Osservazione: durante questa prima fase gli allievi venivano posti a contatto con gli
oggetti, i fenomeni, gli avvenimenti.
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Associazione: consiste nel collegare le conoscenze che scaturiscono dall' osservazione
con altre conoscenze attraverso libri, documenti, illustrazioni.
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Espressione: è la capacità di manifestare, mediante un linguaggio proprio, il pensiero
degli altri. Comprende non soltanto il parlare e lo scrivere, ma anche il disegno e il lavoro
manuale.
Maria Montessori
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Secondo Maria Montessori educare significa sollecitare le potenzialità di
ciascun bambino.
Il compito dell' educatore era quello di riuscire a creare un ambiente “a misura
di bambino”, in grado cioè di rispondere alle esigenze del bambino in modo
tale che egli potesse agire, giocare ed assimilare spontaneamente.
Le “Case dei bambini” disponevano di oggetti progettati sia per il gioco sia per
lo sviluppo dell’intelligenza infantile.
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Tali oggetti dovevano possedere quattro caratteristiche essenziali:
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prestarsi alle attività del bambino,
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essere limitati in quantità,
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permettere "il controllo dell' errore” (come gli oggetti ad incastro).
Ciò sviluppa nel bambino la capacità di ragionamento insegnandogli a
distinguere le differenze.
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Essere “attraenti”, catturare l'attenzione del bambino attraverso il colore, la
lucentezza e l'armonia delle forme.
La riforma di Giovanni Gentile
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La riforma scolastica del 1923 venne compiuta da Giovanni Gentile,
in qualità di ministro dell'istruzione del governo di Mussolini.
Il sistema scolastico era così predisposto: la scuola elementare finalizzata
all’alfabetizzazione dei ceti popolari e l' istruzione liceale era riservata a pochi,
cioè a coloro che dimostravano la maturità necessaria per entrare a fare parte
del ceto dirigente.
I programmi furono ideati valorizzando la cultura classica, ritenuto il sapere per
eccellenza e nel rispetto della libertà di insegnamento che significava non solo
libertà da parte dell' insegnante, ma anche come libera concorrenza tra scuola
statale e privata. Altra caratteristica fondamentale della riforma è la creazione
dell'Istituto magistrale che aveva come finalità, in sostituzione delle scuole
normali già previste dalla legge Casati, quella di preparare i maestri elementari.
Per finire con l' introduzione dell'insegnamento religioso: Gentile infatti
assegnava alla religione un importante valore formativo anche se non al pari
della filosofia.
L'educazione liberale di
Jacques Maritain
In aperta polemica con le tesi che sostenevano lo sviluppo naturale del fanciullo propugnate
dall’attivismo e dalla scuola deweyana invece il programma dell’educazione liberale Maritain
verte sul grande valore educativo della tradizione e quindi di un ritorno a una concezione
classica dell’uomo, in particolare alla filosofia aristotelica e tomista.
Secondo lo studioso l'educazione contemporanea si trova di fronte ad un bivio da cui si
dipartono due possibilità: quella di pensare l'uomo come individuo emergente dall‘evoluzione
naturale e dallo sviluppo sociale e quella di pensarlo come “persona che si possiede per
mezzo dell'intelligenza e della libertà.
Nel primo caso l'educazione ha come fine l'integrazione dell' individuo nella società, nel
secondo caso l' itinerario educativo considera l' uomo nella sua interezza, corpo ed anima,
natura e sovranatura, conoscenza ed azione, libertà e grazia.
L’opera “L'educazione al bivio” si articola in due parti principali:
La prima ha come scopo di denunciare gli errori dell'educazione contemporanea:
Il misconoscimento dei fini, le false idee riguardo al fine (l'idea scientifica può procurarci
delle informazioni inestimabili, ma non può fornire né le fondamenta né le direzioni educative
primordiali), il pragmatismo (è un errore definire il pensiero umano un organo di risposta agli
stimoli, e alle situazioni attuali dell'ambiente; il pensiero è un'energia vitale di conoscenza o
di intuizione spirituale).
La seconda parte dell' opera delinea il programma dell' educazione liberale delineando i
principi pedagogici e definendo la struttura del programma di studi.
La pedagogia del collettivo di
Anton Semënovič Makarenko
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Makarenko è considerato “la più forte personalità della pedagogia sovietica nella prima
fase di sviluppo” grazie anche alla sua attività di direttore per circa vent’anni di istituti di
ragazzi sbandati e orfani che lo formò.
La sua opera più importante il Poema pedagogico ad esempio è la ricostruzione della sua
esperienza nella colonia Gorki.
Anche lui si oppone all’idea dell’educazione come sviluppo naturale e spontaneo,
ponendosi invece come obiettivo quello di creare “l’uomo nuovo”, o “l'uomo socialista”.
Affermando che i fini educativi coincidano con quelli politici, il pedagogista sostiene che il
fine del lavoro educativo può delinearsi solo riferendoci alla vita sociale, affermando che la
nuova società aveva bisogno di valori morali da spendere in funzione del bene collettivo.
Fondamento, fine e mezzo dell’educazione è quindi la collettività, “gli interessi del
collettivo stanno al di sopra di quelli dell’individuo”.
Per collettività Makarenko intende un gruppo di persone unito per un lavoro comune
avente per capo una direzione unica.
Ogni collettività si colloca all' interno di una società; per mezzo di essa si collega alle altre
al fine di realizzare una società collettivista.
Dal punto di vista pedagogico la parte più interessante è quella che riguarda
l'organizzazione del collettivo: nessuno è sacrificato, ognuno è valorizzato in base alle
capacità che possiede. Il collettivo trova le sue basi in sentimenti come l' onore, il dovere,
la disciplina, il coraggio, valori in grado di sorpassare le differenze di intere classi e popoli.
Il caso di Don Bosco e dei
Salesiani
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Giovanni Bosco, sacerdote torinese, fondatore dell'ordine dei salesiani, fa
dell'obiettivo della sua vita quello di occuparsi, della “gioventù povera e
abbandonata” ovvero gli studenti bisognosi di ospitalità, ragazzi in cerca di
lavoro ed addestrati all' artigianato, alla gioventù nel suo insieme.
L'opera salesiana inizia negli anni '40 a Torino con la fondazione, nel 1846, da
parte del sacerdote stesso, dell' oratorio di Valdocco.
Il “metodo preventivo” da lui adottato indica l’importanza che lui attribuisce
alla prevenzione sociale, cioè alla formazione di uomini cristianamente solidi
così da vivere come onesti cittadini nel rispetto dei valori morali e religiosi.
Don Bosco sottolinea l'importanza di un approccio educativo “amorevole” non
impostato sulla severità del maestro, ma sull' affetto. Egli insiste sul rispetto
dei valori religiosi al fine di imprimere alla convivenza i caratteri della
trasparenza morale, laboriosità, dell' onestà, al fine di costruire un'ordinata vita
sociale.
Il suo punto di riferimento è la societas christiana, tuttavia cerca di rispondere
in modo adeguato ai cambiamenti dovuti alla modernizzazione e ad una nuova
mentalità.
Il principale proposito del sacerdote torinese è quello di aiutare lo sviluppo
della personalità del giovane sul piano umano, indirizzandolo verso una
visione ottimistica della vita, aiutarlo con una molteplicità di esperienze da
svolgersi non solo in situazioni istituzionali, ma anche durante il tempo libero.
La scuola attiva secondo
l'ordine cristiano
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I cattolici si sentono minacciati dalla scuola attiva convinti che possa mettere
in discussione la superiorità dell'educazione cristiana.
Nel confrontarsi con gli attivisti, i più importanti autori (Casotti, Dévaud,
Jacques Maritain), fanno notare, innanzitutto, che l'uomo non è solo natura
istintiva e sensibile, ma anche spirituale e razionale, che il suo rapporto con
l'ambiente non può essere ridotto al puro e semplice adattamento, che il
destino dell' uomo non è solo di ordine sociale, ma anche personale e
religioso.
Casotti si inserisce nella polemica sostenendo invece che gli aspetti
condivisibili del movimento dell' educazione nuova non fanno altro che
rivendicare temi che nella tradizione cristiana erano già stati presenti nei
secoli precedenti.
Eugène Dévaud, invece, riconosce all'attivismo il merito di aver avviato un
profondo rinnovamento pedagogico, ma con il limite di svolgersi all' interno di
un humus naturalistico. Egli ritiene che sia necessario conciliare scuola attiva
ed “ordine cristiano”, affermando che la vera scuola attiva sia quella che
considera tutto l'uomo (compresi aspetti spirituali e religiosi) ed è perciò quella
ispirata all'umanesimo cristiano.
Eugène Dévaud è fermamente convinto che il compito fondamentale della
scuola attiva non sia quello di promuovere semplicemente l'attività psicologica
e fisica dell' alunno, ma di produrre convinzioni con l’intento di dare significato
alla vita.
Le sorelle Agazzi
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L'innovazione pedagogica e la visione religiosa dell’esistenza, si fondono in
modo naturale, animate da educatori credenti e segnate da una forte
connotazione popolare.
Un esempio è quello della scuola materna delle sorelle Agazzi.
In risposta all’eccessivo formalismo e metodismo Rosa e Carolina Agazzi
realizzano a Mompiano, con l' aiuto di Pietro Pasquali, una scuola innovativa:
in essa tentano di riprodurre il clima familiare, affettuoso e caratterizzato dalla
collaborazione di “piccoli” e “grandi”.
E' proprio grazie al loro contributo che nasce l' idea di “scuola materna” in cui
il bambino trova la spontaneità e la fiducia necessarie per la propria crescita.
Le sorelle Agazzi, pur riconoscendo all'ambiente un valore educativo, si
discostano sia dalla teoria naturalista, sia dalle idee di Maria Montessori.
Secondo le educatrici il bambino “è un germe vitale che ispira il suo intero
sviluppo” che non può realizzarsi interamente se non si attribuisce la giusta
importanza alla dimensione religiosa, componente imprescindibile per la piena
formazione umana.
Grazie a Lombardo-Radice il metodo agazziano riscontra grande successo e si
sviluppa in varie parti di Italia dopo la prima guerra mondiale divenendo punto
di riferimento per molti.
La psicanalisi di Sigmund
Freud
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Sigmund Freud concentrando il suo interesse sulle componenti
dell’irrazionalità umana, quali sogni, ricordi infantili dà origine allo sviluppo
della psicanalisi.
Lo studioso individua nella pulsione l'agente causale della natura umana, la
quale pulsione situandosi ai confini tra il somatico e lo psichico si differenzia
sia dagli istinti sia dagli stimoli esterni, perché scaturisce dall'interno
dell' organismo e non può essere vinta mediante azioni di fuga.
Essa è una spinta interna che muove i bisogni dell’Es, ossia l’insieme degli
aspetti pulsionali dominati dal principio del piacere.
Il comportamento dell'essere umano non è altro che il risultato di continue
interazioni.
L'uomo è un essere sociale ed in quanto tale ha bisogno di regolazione. La
società non può essere dominata soltanto dalle pulsioni, l'ordine sociale è
indispensabile per la sopravvivenza di qualsiasi individuo. Tra la natura umana
e la società esistono da sempre legami conflittuali. Per comprendere
pienamente l' uomo bisogna comprendere che i processi mentali sono per lo
più inconsci; quelli consci costituiscono soltanto una porzione limitata
dell'intera vita mentale.
Nella vita psichica nulla accade casualmente, ogni manifestazione è prodotta, a
livello inconscio da un perverso gioco di desideri e pulsioni.
IL FUTURO DELL’EDUCAZIONE
• Il futuro dell'educazione secondo Luciano Gallino sarà scandito da
due innovazioni. La prima è quella che lo stesso Gallino definisce
“telecosmo”: si tratta di una rete costituita da tutte le reti di
telecomunicazione mediale presenti sul nostro pianeta che
condizionerà non solo i nostri sistemi di produzione, ma anche quelli
di fare formazione.
• Le ricerche in campo telematico-formativo sono destinate e
modificare l'insegnamento e l'apprendimento di tutte le discipline di
studio attraverso l'introduzione di strumenti innovativi ed una
diversa organizzazione del sapere.
• In un contesto difficile come il nostro è fondamentale che attraverso
l'educazione si sviluppi negli individui una personalità che sia priva
di pregiudizi, in grado di dialogare e confrontarsi, che riconosca il
valore della propria storia ma che sia anche disposta ad un
confronto con le diverse culture, promuovendo il valore etico della
solidarietà.
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