QUINTO ANNO CLASSE QUARTA CLASSE QUINTA volumetti di classici della pedagogia Dalla scolastica al positivismo Dal Novecento ai giorni nostri 978 88 395 3388 3 978 88 395 3389 0 Ugo Avalle Michele Maranzana p STORIA E TEMI IL PROGETTO PREVEDE ANCHE UN VOLUME PER IL PRIMO BIENNIO Dall’età antica al Medioevo pedagogia IN PREPARAZIONE U. Avalle M. Maranzana STORIA E TEMI SECONDO BIENNIO CLASSE TERZA 978 88 395 33890 pedagogia 978 88 395 1504 9 STORIA E TEMI Pearson Digital System Quest’opera, secondo le disposizioni di legge, ha forma mista cartacea e digitale, è parzialmente disponibile in internet e rimarrà immutata, nella sua parte cartacea, per il periodo di tempo indicato dalle normative. Per la durata di vita dell’edizione saranno periodicamente resi disponibili materiali di aggiornamento. Le parti dell’opera disponibili online sono: • Itinerari tematici • approfondimenti disciplinari • testi antologici aggiuntivi • testi critici • schede film e schede libro • video • mappe, laboratori ed esercizi interattivi • sintesi audio Per accedere ai materiali, collegarsi al sito www.digilibro.pearson.it LIMBOOK • Il libro sfogliabile e interattivo con materiali multimediali per fare lezione con la LIM o con PC e videoproiettore Quest’opera è dotata di materiali digitali per la Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) a disposizione del docente. Oltre alla versione sfogliabile del libro, sono proposti ulteriori strumenti per la lezione: • videolezioni • casi di studio interattivi • filmati didattici • esercitazioni interattive • lezioni in PowerPoint personalizzabili eTEXT • La versione digitale scaricabile da internet Quest’opera è acquistabile anche nella versione digitale, sul sito www.scuolabook.it 8 97 Tutte le informazioni sulle estensioni digitali del libro su: www.pearson.it 88 5 39 U. Avalle M. Maranzana Pedagogia storia e temi Dal Novecento ai giorni nostri 89 33 0 Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato) è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO fuori campo I.V.A. (D.P.R. 26.10.1972, n. 633, art. 2, comma 3, lett. d). Vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 e 4, L.633/1941. Dal Novecento ai giorni nostri PER IL QUINTO ANNO DEL LICEO DELLE SCIENZE UMANE © Pearson Italia spa DIGILIBRO • Il materiale online del libro misto secondo le disposizioni di legge Dal Novecento ai giorni nostri È il “sistema aperto” di prodotti e servizi per l’attività didattica, che parte dal libro di testo e ne amplifica le potenzialità formative grazie alla tecnologia digitale. € 21,00 9 788839 533890 9788839533890_copRed.indd 1 01/03/12 14.31 Ugo Avalle Michele Maranzana pedagogia STORIA E TEMI © Pearson Italia spa Dal Novecento ai giorni nostri EAN 9788839533890 4uxs-y7ak-yyv9 978 88 395 33890 Coordinamento redazionale: Elisa Bruno Redazione: Chiara Fenoglio Progetto grafico e copertina: Andrea Destefanis Comunicazione Grafica, Torino Coordinamento grafico: Andrea Destefanis Impaginazione elettronica: Quadri_Folio, Torino Ricerca iconografica: Giorgio Olmoti Controllo qualità: Giuseppe Stefanelli Segreteria di redazione: Enza Menel La responsabilità intellettuale del volume, nato da una stretta collaborazione, riguarda globalmente entrambi gli autori. Nella divisione puramente funzionale dei compiti si sottolinea, tuttavia, che i capp. 1, 2 e 4 dell’Unità 1 sono stati curati da Ugo Avalle, mentre i capp. 3 e 5 dell’Unità 1, l’Unità 2 e l’Unità 3 competono a Michele Maranzana. Le Unità tematico-problematiche (4, 5 e 6) sono state redatte da Michele Maranzana, mentre Ugo Avalle ha curato gli apparati didattici ad esse afferenti. Per le opere di Carlo Carrà, Felice Casorati, René Magritte, André Marchand, Pablo Picasso, Zinaida Serebriakova © by SIAE 2012 In copertina: in alto, Robert Doisnau, Classe delle elementari, 1956; in basso, “Tibetan Community School Classroom at Pestalozzi Village, Trogen (Switzerland)” © Barnabas Bosshart / CORBIS © Pearson Italia spa Tutti i diritti riservati © 2012, Pearson Italia, Milano - Torino Per i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, cartografiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi, inseriti in quest’opera, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti. È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. 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LINEE GENERALI E COMPETENZE Al termine del percorso liceale lo studente si orienta con i linguaggi propri delle scienze umane nelle molteplici dimensioni attraverso le quali l’uomo si costituisce in quanto persona e come soggetto di reciprocità e di relazioni: l’esperienza di sé e dell’altro, le relazioni interpersonali, le relazioni educative, le forme di vita sociale e di cura per il bene comune, le forme istituzionali in ambito socio-educativo, le relazioni con il mondo delle idealità e dei valori. L’insegnamento pluridisciplinare delle scienze umane, da prevedere in stretto contatto con la filosofia, la storia, la letteratura, mette lo studente in grado di: 1. padroneggiare le principali tipologie educative, relazionali e sociali proprie della cultura occidentale e il ruolo da esse svolto nella costruzione della civiltà europea; 2. acquisire le competenze necessarie per comprendere le dinamiche proprie della realtà sociale, con particolare attenzione ai fenomeni educativi e ai processi formativi formali e non, ai servizi alla persona, al mondo del lavoro, ai fenomeni interculturali e ai contesti della convivenza e della costruzione della cittadinanza; 3. sviluppare una adeguata consapevolezza culturale rispetto alle dinamiche degli affetti. OBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO © Pearson Italia spa PEDAGOGIA SECONDO BIENNIO A partire dai grandi movimenti da cui prende origine la civiltà europea – la civiltà monastica, gli ordini religiosi, le città e la civiltà comunale – lo studente accosta in modo più puntuale il sapere pedagogico come sapere specifico dell’educazione, comprende le ragioni del manifestarsi dopo il XV-XVI secolo di diversi modelli educativi e dei loro rapporti con la politica, la vita economica e quella religiosa, del rafforzarsi del diritto all’educazione anche da parte dei ceti popolari, della graduale scoperta della specificità dell’età infantile ed infine del consolidarsi tra Sette e Ottocento della scolarizzazione come aspetto specifico della modernità. In particolare verranno affrontati i seguenti contenuti: a) la rinascita intorno al Mille: gli ordini religiosi, la civiltà comunale, le corporazioni, la cultura teologica; b) la nascita dell’Università; c) l’ideale educativo umanistico e il sorgere del modello scolastico collegiale; d) l’educazione nell’epoca della Controriforma; e) l’educazione dell’uomo borghese e la nascita della scuola popolare; f) l’Illuminismo e il diritto all’istruzione; g) la valorizzazione dell’infanzia in quanto età specifica dell’uomo; h) educazione, pedagogia e scuola nel primo Ottocento italiano; i) pedagogia, scuola e società nel positivismo europeo ed italiano. La presentazione delle varie tematiche sarà principalmente svolta attraverso l’analisi di documenti, testimonianze e opere relative a ciascun periodo, con particolare riferimento a Tomma- so d’Aquino, Erasmo, Vittorino da Feltre, Silvio Antoniano, Calasanzio, Comenio, Locke, Rousseau, Pestalozzi, Fröbel, Aporti, Rosmini, Durkheim, Gabelli. QUINTO ANNO A partire dalla lettura delle riflessioni e proposte di autori particolarmente significativi del novecento pedagogico lo studente accosta la cultura pedagogica moderna in stretta connessione con le altre scienze umane per riconoscere in un’ottica multidisciplinare i principali temi del confronto educativo contemporaneo. Sono punti di riferimento essenziali: Claparède, Dewey, Gentile, Montessori, Freinet, Maritain; è prevista la lettura di almeno un’opera in forma integrale di uno di questi autori. Inoltre durante il quinto anno sono presi in esame i seguenti temi: a) le connessioni tra il sistema scolastico italiano e le politiche dell’istruzione a livello europeo (compresa la prospettiva della formazione continua) con una ricognizione dei più importanti documenti internazionali sull’educazione e la formazione e sui diritti dei minori; b) la questione della formazione alla cittadinanza e dell’educazione ai diritti umani; c) l’educazione e la formazione in età adulta e i servizi di cura alla persona; d) i media, le tecnologie e l’educazione; e) l’educazione in prospettiva multiculturale; f) l’integrazione dei disabili e la didattica inclusiva. Scegliendo fra questi temi gli studenti compiono una semplice ricerca empirica utilizzando gli strumenti principali della metodologia della ricerca anche in prospettiva multidisciplinare con psicologia, antropologia e sociologia. Il nostro progetto Nell’ambito delle scienze umane la Riforma prevede alcuni rilevanti cambiamenti, che gli autori e la casa editrice hanno costruttivamente interpretato proponendo una linea progettuale originale e didatticamente efficace. L’ORGANIZZAZIONE DEI CONTENUTI DISCIPLINARI Questo corso, suddiviso in due volumi destinati rispettivamente al secondo biennio e al quinto anno del Liceo delle scienze umane, si articola in unità a loro volta suddivise in capitoli, in cui viene affrontata la trattazione storica della disciplina dal Basso Medioevo ai giorni nostri, secondo quanto previsto dalle Indicazioni nazionali. Alla prospettiva storico-diacronica si affianca quella tematico-problematica, che in questo volume viene proposta in tre Unità specificamente dedicate a temi pedagogici di attualità e negli ITINERARI TEMATICI offerti on line. LE COMPETENZE Il nuovo manuale propone un percorso di graduale acquisizione di competenze disciplinari e trasversali, esplicitandole nelle diverse rubriche e legandole perlopiù a zone operative: • PEDAGOGIA IERI E OGGI, per consentire l’attualizzazione dei temi trattati e la comprensione delle dinamiche proprie della realtà socio-educativa; • TRA PEDAGOGIA E..., per mettere a confronto la prospettiva della pedagogia su un determinato tema con quella di un’altra disciplina (letteratura, filosofia, psicologia ecc.) e favorire così l’insegnamento pluridisciplinare delle scienze umane; • SGUARDI, per stimolare gli studenti a riflettere, discutere e argomentare a partire da immagini di opere d’arte, testi letterari, film, articoli di giornale ecc. © Pearson Italia spa LA PLURIDISCIPLINARITÀ Le Indicazioni nazionali richiamano l’importanza dell’insegnamento pluridisciplinare delle scienze umane, da prevedere in stretto contatto in particolare con la filosofia, la storia e la letteratura. A questo obiettivo sono rivolte le rubriche TRA PEDAGOGIA E... Nel manuale sono inoltre proposte numerose schede filmiche per l’approfondimento e la riflessione su un tema di interesse pedagogico (CINEMA E PEDAGOGIA), anche per stimolare lo studente a confrontarsi con differenti linguaggi della comunicazione. L’ATTUALIZZAZIONE E LA CONCRETIZZAZIONE Le rubriche PEDAGOGIA IERI E OGGI si propongono di collegare i contenuti teorici esposti nei capitoli al mondo attuale e alla vita concreta dello studente. LA CITTADINANZA Alla costruzione delle competenze di cittadinanza esplicitamente richiamate dalle Indicazioni nazionali e alla formazione di cittadini attenti e responsabili sono dedicate apposite schede (PER DIVENTARE CITTADINI ATTIVI), nelle quali ci si richiama alla Costituzione italiana o ad altri documenti legislativi, nazionali e internazionali. LA RICCHEZZA DEI TESTI ANTOLOGICI In aggiunta ai già numerosi testi che fanno parte integrante della trattazione, viene fornita una sezione antologica alla fine di ogni unità (I CLASSICI DEL PENSIERO PEDAGOGICO), organizzata per autori e corredata di laboratori di comprensione e riflessione sui testi. Il progetto si completa con l’offerta di volumetti di “classici della pedagogia”, la cui lettura nel corso del quinto anno è prevista dalle Indicazioni nazionali. DIGILIBRO • www.digilibro.pearson.it La vigente legislazione sul libro di testo richiede che i manuali scolastici siano presentati in forma mista, cartacea e/o digitale. L’ampia dotazione digitale di questo progetto va molto al di là della pur necessaria ottemperanza al dettato legislativo, presentando i seguenti materiali: • ulteriori Itinerari tematici • video • approfondimenti disciplinari • mappe, laboratori ed esercizi interattivi • testi antologici aggiuntivi • sintesi audio dei contenuti dei capitoli • schede film e schede libro LIMBOOK Il manuale cartaceo è affiancato dal LIMbook, un DVD per l’insegnante e per la classe che contiene il libro sfogliabile per la Lavagna Interattiva Multimediale (ma anche per PC e videoproiettore) e che propone: • videolezioni • esercitazioni interattive • casi di studio interattivi • lezioni in PowerPoint personalizzabili • filmati didattici © Pearson Italia spa La presenza di materiali on line e per la LIM è segnalata nelle pagine del manuale mediante le seguenti icone: LIM ITINERARIO TEMATICO LIM APPROFONDIMENTO LIM SCHEDA LIBRO LIM SCHEDA FILM LIM LIM TESTO VIDEO LIM MAPPA INTERATTIVA LIM SINTESI AUDIO LIM ESERCIZI INTERATTIVI LIM LABORATORIO INTERATTIVO Indice generale IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LABORATORIO SGUARDI La raffigurazione UNITÀ 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” CAPITOLO 1 LE PRIME ESPERIENZE 1. L’esordio del movimento delle scuole nuove in Inghilterra 1.1 Abbotsholme: la prima scuola nuova T1 Reddie: La scuola come «piccolo mondo reale» 1.2 L’educazione extrascolastica: Baden-Powell e lo scoutismo PEDAGOGIA IERI E OGGI 2. La diffusione delle scuole nuove in Germania 2 4 4 4 5 6 6 7 2.1 Lietz e le «case di educazione in campagna» 7 2.2 Wyneken e la «libera comunità scolastica» 7 2.3 I movimenti giovanili 8 3. Società, scuola e modernizzazione in Francia 3.1 Demolins e Bertier: l’École Des Roches T2 Bertier: Il ruolo dell’insegnante nell’«educazione nuova» 4. Educazione e rigenerazione nazionale in Spagna 4.1 Manjón e le «scuole dell’Ave Maria» T3 Manjón: La scuola deve educare tutto l’uomo 8 8 9 11 © Pearson Italia spa 11 5.1 Pasquali e l’asilo «a misura di bambino» 12 T4 Pasquali: Educare al senso dell’ordine 12 5.2 Le sorelle Agazzi e la scuola materna 13 T5 Rosa Agazzi: L’educazione come «apostolato» 13 T6 Rosa Agazzi: Il «museo didattico» 14 T7 Rosa Agazzi: Programmazione possibile e impossibile 15 T8 Rosa Agazzi: I contrassegni 17 18 18 19 19 20 22 25 27 28 28 1.1 Il significato e il compito dell’educazione 28 T1 Dewey: La continuità 29 tra scuola e società T2 Dewey: Il lavoro 30 come punto di partenza T3 Dewey: L’educazione 31 nelle «comunità progressive» 1.2 L’esperimento di Chicago 32 CINEMA E PEDAGOGIA Una gita scolastica 1.3 Esperienza ed educazione : una revisione critica T4 Dewey: L’organizzazione didattica dell’esperienza 33 34 34 35 2. Kilpatrick e l’eredità di Dewey T5 Kilpatrick: Il nuovo ruolo della scuola 35 2.1 I “meccanismi” della conoscenza 36 2.2 Il «metodo dei progetti» 36 T6 Kilpatrick: I progetti 37 38 3. Helen Parkhurst e il Dalton Plan 3.1 Obiettivi e fondamenti del piano 38 3.2 I programmi scolastici 38 T7 Helen Parkhurst: I piani di lavoro 38 4. Washburne e l’educazione progressiva 39 PEDAGOGIA IERI E OGGI 10 10 5. Educazione infantile e rinnovamento scolastico in Italia 5.3 Alice Hallgarten Franchetti e la scuola rurale T9 Lombardo-Radice: Il legame tra bambino e insegnante 5.4 Giuseppina Pizzigoni e “La Rinnovata” T10 Giuseppina Pizzigoni: L’ambiente adatto T11 Giuseppina Pizzigoni: Il rapporto con la realtà extrascolastica dell’infanzia CAPITOLO 2 DEWEY E L’ATTIVISMO STATUNITENSE 1. Dewey: attivismo pedagogico ed esperienza La vitalità dei valori dello scoutismo LA MAPPA L’evoluzione dell’orientamento 40 4.1 La sperimentazione di Winnetka 40 T8 Washburne: Come si lavora a Winnetka 41 4.2 La revisione dell’orientamento 42 IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI I valori della scuola democratica nelle illustrazioni di Norman Rockwell 42 45 47 CAPITOLO 3 L’ATTIVISMO SCIENTIFICO EUROPEO 48 1. Decroly e lo sperimentalismo pedagogico 48 1.1 I nuovi programmi 49 1.2 Il metodo 49 T1 Decroly: Il «programma 49 di idee associate» 1.3 L’ambiente 50 1.4 La globalizzazione 51 T2 Decroly: I caratteri della globalizzazione 51 2. Maria Montessori e la «casa dei bambini» 52 T3 Maria Montessori: L’infanzia 52 come «disturbo» per gli adulti 2.1 L’ambiente educativo 53 VII T4 Maria Montessori: L’importanza del coinvolgimento della famiglia 2.2 Il materiale scientifico T5 Maria Montessori: I caratteri dei materiali montessoriani 2.3 Le acquisizioni di base T6 Maria Montessori: La «quadriga trionfante» 2.4 La maestra «direttrice» T7 Maria Montessori: «La maestra insegna poco» 2.5 L’educazione alla pace T8 Maria Montessori: Il potere del bambino di «costruire gli uomini» 53 54 54 55 55 56 56 57 57 58 3.1 Interesse e sforzo 59 T9 Claparède: Il fanciullo «come centro» 59 3.2 L’individualizzazione nella scuola 60 3. Claparède e l’educazione funzionale TRA PEDAGOGIA E PSICOLOGIA La verifica 63 4. Binet e la nascita della psicopedagogia 61 T10 Binet: Attivismo e ortopedia mentale 62 IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA 64 LABORATORIO 67 SGUARDI Un design al servizio dell’educazione 69 e la valutazione CAPITOLO 4 RICERCHE ED ESPERIENZE EUROPEE NELL’AMBITO DELL’ATTIVISMO 1. Kerschensteiner e la pedagogia del lavoro PER DIVENTARE CITTADINI ATTIVI 70 70 La continuità 72 tra scuola e lavoro T1 Kerschensteiner: Il valore pedagogico 71 del lavoro 73 2. Petersen e il «piccolo piano di Jena» T2 Petersen: Ambiente scolastico e gruppi 73 3. Cousinet e l’apprendimento “in gruppo” 74 TRA PEDAGOGIA E SOCIOLOGIA Una riflessione sulle “bande” T3 Cousinet: La nascita dei gruppi © Pearson Italia spa 3.1 Il metodo del lavoro libero T4 Cousinet: Il ruolo dell’insegnante 4. Freinet: un’educazione attiva, sociale e cooperativa 4.1 Il lavoro scolastico T5 Freinet: La rilevanza educativa della tipografia a scuola 5. Maria Boschetti Alberti e il «trittico pedagogico» 75 76 76 77 77 78 79 79 5.1 La «scuola serena» e l’individualizzazione 80 T6 Maria Boschetti Alberti: 81 Apprendimento e libertà 6. Dottrens e l’educazione emancipatrice 6.1 Le schede T7 Dottrens: Lavorare con le schede 81 82 82 7. Neill e l’esperienza non-direttiva di Summerhill IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI L’arte dei bambini 83 83 84 85 88 90 CAPITOLO 5 L’ATTIVISMO TRA FILOSOFIA E PRATICA 1. Ferrière e la teorizzazione del movimento T1 Ferrière: Scienza, educazione e soggetto 2. L’attivismo cattolico 92 92 93 94 7.1 L’itinerario educativo T8 Neill: Autorità e libertà 2.1 Dévaud e una «scuola attiva secondo l’ordine cristiano» T2 Dévaud: Il maestro e la verità 2.2 Maritain e l’«umanesimo integrale» T3 Maritain: La critica dello scientismo pedagogico T4 Maritain: L’educazione tra cultura e manualità 94 95 96 97 99 La laicità dello Stato e l’insegnamento della religione nella scuola PER DIVENTARE CITTADINI ATTIVI 100 101 3.1 Makarenko e il «collettivo» 101 T5 Makarenko: Lo scopo dell’educazione 102 T6 Makarenko: Spirito militare 103 e senso del gruppo T7 Makarenko: La necessità 104 delle punizioni CINEMA E PEDAGOGIA Billy Elliot 105 3.2 Gramsci e il nuovo intellettuale 104 T8 Gramsci: L’importanza della scuola umanistica 106 4. L’attivismo idealistico 107 4.1 Gentile e l’attualismo pedagogico 107 T9 Gentile: Autorità e libertà nel rapporto educativo 108 T10 Gentile: La didattica come realizzazione del divenire spirituale 109 4.2 Lombardo-Radice e la «didattica viva» 110 T11 Lombardo-Radice: L’autoeducazione 110 T12 Lombardo-Radice: Il significato 112 del metodo T13 Lombardo-Radice: Il bambino 113 come poeta e scienziato IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA 114 LABORATORIO 118 SGUARDI Cipì: l’attivismo e i bambini narratori 120 3. L’attivismo marxista I CLASSICI DEL PENSIERO PEDAGOGICO DEWEY T1 Educazione, individuo e società MARIA MONTESSORI T2 L’ambiente e il materiale didattico 121 121 121 124 124 VIII Indice generale CLAPARÈDE T3 Alcuni principi della scuola attiva FREINET T4 Contro il manuale MARITAIN T5 Pluralismo e formazione religiosa GENTILE T6 La pedagogia è filosofia 126 126 128 128 130 130 131 131 La continuità scuola-società (Washburne, Le scuole di Winnetka) • Sottomettersi alla verità (Dévaud, Per una scuola attiva secondo l’ordine cristiano) • Una pedagogia del lavoro (Gramsci, L’alternativa pedagogica) • L’identità di filosofia e pedagogia (Gentile, Sommario di pedagogia come scienza filosofica) TESTI CRITICI Borghi: Dewey, Herbart, Kant • Frabboni: La validità dei materiali montessoriani • Tomasi: Le “tecniche Freinet” • De Bartolomeis: Lombardo-Radice tra idealismo e attivismo APPROFONDIMENTI Un precursore: Tolstoj • Nietzsche e l’educazione dell’oltreuomo • Il dibattito sull’educazione progressiva • Il dibattito sul piano Dalton • Le critiche alla didattica montessoriana • Bergson e Laberthonnière • La pedagogia di Karl Marx • Labriola • Spranger: educazione e vita • Hessen: una riflessione globale sull’educazione SCHEDE LIBRO Musil, I turbamenti del giovane Torless • Solženicyn, Arcipelago Gulag SCHEDE FILM Picnic a Hanging Rock • Il seme della violenza TESTI ANTOLOGICI ESERCIZI INTERATTIVI • SINTESI AUDIO • MAPPE INTERATTIVE • VIDEO • INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE © Pearson Italia spa 1.1 L’inconscio e l’educazione T1 Freud: L’interesse della pedagogia per la psicoanalisi 1.2 L’educazione sessuale 143 144 144 4. La prosecuzione della psicoanalisi negli Stati Uniti 4.1 Erik Erikson T5 Erikson: Un diagramma di sviluppo 4.2 Bruno Bettelheim 145 145 145 146 Libri e diari 148 T6 Bettelheim: Il significato delle fiabe 147 5. La psicologia della forma in Germania 149 5.1 Wertheimer e il pensiero produttivo 149 T7 Wertheimer: L’analisi 150 del pensiero produttivo 151 6. Piaget e la psicologia genetica 6.1 La concezione pedagogica 151 T8 Piaget: Insegnamento 152 e apprendimento 153 7. La psicologia in Russia 7.1 La riflessologia 153 7.2 Vygotskij e la socialità dello sviluppo 153 T9 Vygotskij: I caratteri dell’area 154 di sviluppo potenziale IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA 155 LABORATORIO 159 SGUARDI L’educazione estetica 161 per sapere chi siamo LIM CAPITOLO 1 LA PSICOPEDAGOGIA EUROPEA 1. Sigmund Freud e la “rivoluzione psicoanalitica” La “clinica 3.2 Melanie Klein T4 Melanie Klein: L’analisi attraverso il gioco TRA PEDAGOGIA E PSICOLOGIA ON LINE UNITÀ 2 LA PSICOPEDAGOGIA DEL NOVECENTO TRA PEDAGOGIA E PSICOLOGIA della formazione” 134 CAPITOLO 2 LA PSICOPEDAGOGIA STATUNITENSE 1. Il comportamentismo 1.1 Watson e Thorndike T1 Watson: L’educazione come condizionamento 1.2 Skinner e l’insegnamento come condizionamento operante T2 Skinner: Insegnare a pensare T3 Skinner: L’istruzione programmata e i suoi vantaggi 2. Bruner: dallo strutturalismo alla pedagogia come cultura 136 136 136 138 139 CINEMA E PEDAGOGIA La mia vita in rosa 140 2. Oltre il freudismo: Adler 139 141 T2 Adler: Lo studente “difficile” 3. La scuola psicoanalitica in Inghilterra 141 3.1 Anna Freud 142 T3 Anna Freud: Psicoanalisi e pedagogia 142 2.1 Lo strutturalismo pedagogico T4 Bruner: Andare al di là dell’informazione data 2.2 Una teoria dell’istruzione TRA PEDAGOGIA E LETTERATURA della competenza linguistica T5 Bruner: I caratteri di una teoria dell’istruzione 2.3 La dimensione sociale dell’apprendimento T6 Bruner: Un “luogo” per ricreare cultura 162 162 162 163 164 165 166 167 167 168 169 L’acquisizione 170 170 171 172 3. La programmazione dell’insegnamento 172 3.1 Bloom e le tassonomie 173 Indice generale T7 Bloom: Mete didattiche e ottimizzazione dell’insegnamento 173 3.2 Gagné e i tipi di apprendimento 174 3.3 Guilford e il modello multidimensionale dell’intelligenza 174 4. La pedagogia dei curricoli T8 Schwab: Curricolo e struttura 175 175 176 179 181 delle discipline IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI Il linguaggio iconico I CLASSICI DEL PENSIERO PEDAGOGICO 183 183 FREUD T1 Si devono spiegare ai bambini 183 PIAGET 185 T2 Sviluppo intellettuale e cooperazione 185 SKINNER 186 T3 Le macchine per insegnare e gli insegnanti 186 BRUNER 188 T4 L’apprendimento basato sulla scoperta 188 i fatti della vita sessuale? ON LINE LIM I momenti costituenti dell’insegnamento (Gagné, Le condizioni dell’apprendimento) TESTI CRITICI Bruner: Freud e l’immagine dell’uomo • Furth: Piaget e l’educazione • Hartley: Skinner e l’istruzione programmata APPROFONDIMENTI Le interpretazioni pedagogiche del freudismo SCHEDE LIBRO Zipes, Spezzare l’incantesimo SCHEDE FILM Io ti salverò • War Games TESTI ANTOLOGICI © Pearson Italia spa ESERCIZI INTERATTIVI • SINTESI AUDIO • MAPPE INTERATTIVE • VIDEO • INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE UNITÀ 3 LA CRISI DELL’EDUCAZIONE E LE NUOVE FRONTIERE DELLA PEDAGOGIA 190 CAPITOLO 1 UNA NUOVA EPISTEMOLOGIA PEDAGOGICA 1. La filosofia analitica 192 192 TRA PEDAGOGIA E FILOSOFIA La scientificità della pedagogia 1.1 Scheffler e la validità del linguaggio pedagogico T1 Scheffler: Che cosa si intende per “insegnamento” 2. L’epistemologia della complessità 2.1 Morin e il pensiero della complessità IX 2.2 Riforma dell’educazione e transdisciplinarità T2 Morin: Tre sfide per la riforma dell’educazione IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI Il cinema e l’educazione: il caso della filosofia CAPITOLO 2 CRITICA DELLA SCUOLA E PEDAGOGIE ALTERNATIVE 1. Rogers e la pedagogia non-direttiva 197 199 201 203 204 204 1.1 L’autorealizzazione e la terapia centrata sul cliente 204 205 1.2 L’apprendimento significativo 206 T1 Rogers: La critica dell’insegnamento 206 CINEMA E PEDAGOGIA Caterina va in città 1.3 L’insegnante «facilitatore» e l’attività didattica TRA PEDAGOGIA E SOCIOLOGIA 207 Due modi 207 208 2.1 Il dialogo come strumento di liberazione 208 T2 Freire: Una narrazione a senso unico 209 2.2 Alfabetizzare e “coscientizzare” 209 210 3. Illich e la descolarizzazione T3 Illich: Che cos’è la descolarizzazione 210 3.1 La critica 211 T4 Illich: La scuola come condizionamento psico-sociale 211 3.2 L’alternativa 212 4. Papert: dall’educazione non-direttiva alle nuove tecnologie 212 4.1 Il logo e i bambini programmatori 212 4.2 Il superamento della scuola tecnicistica 213 T5 Papert: La tecnologia può “detecnicizzare” l’insegnamento 213 5. Le esperienze italiane di educazione alternativa 214 diversi di pensare la scuola 2. Freire e la pedagogia degli oppressi 5.1 Capitini: l’educazione comunitaria e non violenta 214 T6 Capitini: Educare alla non violenza e al “tu” 215 5.2 Don Saltini e l’esperienza di Nomadelfia 217 217 T7 I «gruppi famigliari» 5.3 Don Milani e l’esperienza di Barbiana 218 T8 Don Milani: La lingua come strumento di selezione 219 TRA PEDAGOGIA E PSICOLOGIA Gli stili dell’insegnamento 193 T9 Don Milani: L’antipedagogia 193 5.4 Dolci: dal trasmettere al comunicare T10 Dolci: Contro la trasmissione 194 194 195 196 IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI L’insegnante robot: una promessa o una minaccia? 221 220 221 222 223 226 228 X Indice generale I CLASSICI DEL PENSIERO PEDAGOGICO 229 229 ROGERS T1 L’insegnante «facilitatore» 229 231 231 e il gruppo di apprendimento PAPERT T2 L’uso giusto del computer a scuola ON LINE LIM Istruzione e consapevolezza politica (Freire, L’educazione come pratica della libertà) TESTI CRITICI Postman: Contino Illich • Guzzo: La scrittura collettiva a Barbiana APPROFONDIMENTI Kneller • Brezinka • Carmela Metelli di Lallo SCHEDE LIBRO Milani, Lettera a una professoressa SCHEDE FILM The Social Network TESTI ANTOLOGICI UNITÀ 4 LA PEDAGOGIA COME SCIENZA E LA SUA METODOLOGIA 236 238 238 Il punto di vista di un grande filosofo sulla problematicità dell’educazione TRA PEDAGOGIA E FILOSOFIA 240 T1 Cambi: La teorizzazione pedagogica 239 2. La pedagogia tra sperimentazione e ricerca scientifica 240 2.1 Le scienze dell’educazione 241 2.2 Il rapporto tra scienze dell’educazione e pedagogia 242 T2 Visalberghi: Conoscere per educare 242 © Pearson Italia spa IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI Foto di vita scolastica CAPITOLO 2 LA RICERCA EDUCATIVA E I SUOI METODI 1. La natura della ricerca educativa T1 Mialaret: L’educazione e la ricerca scientifica 2. Gli ambiti della ricerca educativa 3. I principali metodi della ricerca educativa CINEMA E PEDAGOGIA Il mio piccolo genio T2 Landsheere: La ricerca-azione IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI Educazione e architettura I CLASSICI DEL PENSIERO PEDAGOGICO 256 257 258 261 263 264 264 264 266 266 268 PETERS T1 Un’indagine sui processi educativi BERTONI JOVINE T2 Ricerca sulla scuola e politica CAMBI, FEDERIGHI, OREFICE T3 Lo status della ricerca didattica 268 contemporanea ON LINE LIM De Bartolomeis: La ricerca come antipedagogia SCHEDE LIBRO Lodi, Il paese sbagliato SCHEDE FILM Una poltrona per due TESTI ANTOLOGICI ESERCIZI INTERATTIVI • SINTESI AUDIO • MAPPE INTERATTIVE • VIDEO • INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE CAPITOLO 1 LA SCIENZA E LE SCIENZE DELL’EDUCAZIONE 1. La filosofia dell’educazione e la pedagogia generale TRA PEDAGOGIA E DIDATTICA La valutazione dei risultati scolastici e il progetto PISA 244 247 249 250 250 251 253 253 254 ESERCIZI INTERATTIVI • SINTESI AUDIO • MAPPE INTERATTIVE • INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE UNITÀ 5 CONTESTI FORMALI, NON FORMALI E INFORMALI DELL’EDUCAZIONE 272 CAPITOLO 1 LA SCUOLA IN UNA PROSPETTIVA MONDIALE E LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI 1. I caratteri della scuola 274 274 1.1 Le richieste istituzionalmente riconosciute 1.2 Le richieste socialmente percepite 1.3 Le richieste individuali TRA PEDAGOGIA E LETTERATURA 275 275 275 Una barca nel bosco 2. La crisi della scuola e la sua riforma 276 278 2.1 La riforma della scuola nella società contemporanea: gestione sociale e apertura 279 T1 Frabboni: La “doppia apertura” della scuola 279 3. La scuola in prospettiva mondiale ed europea 3.1 Documenti dell’educazione comparata 3.2 L’internazionalizzazione dei sistemi educativi e l’integrazione della scuola a livello europeo T2 La centralità della conoscenza nella società del futuro T3 Gli obiettivi europei per la scuola del nuovo millennio 280 280 281 282 284 Indice generale 4. L’educazione permanente e la formazione continua di adulti e anziani 285 4.1 L’educazione degli adulti 286 TRA PEDAGOGIA E MONDO DEL LAVORO I contesti della formazione al lavoro 288 T4 Susi: L’educazione permanente, l’educazione degli adulti e le trasformazioni della scuola 4.2 L’educazione degli anziani IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI L’orienteering nella scuola CAPITOLO 2 IL TERRITORIO, I SERVIZI E L’EDUCAZIONE 1. I servizi alla persona e il ruolo degli educatori 289 290 291 294 296 297 297 1.1 I servizi nel sistema formativo integrato 297 T1 Frabboni: Il “piano” del sistema formativo integrato 297 PER DIVENTARE CITTADINI ATTIVI I servizi di supporto alle famiglie in difficoltà 300 299 2. Il problema del tempo libero 301 2.1 L’animazione 301 CINEMA E PEDAGOGIA Il grande cocomero 302 3. Il contributo del volontariato e il no-profit 303 4. L’associazionismo giovanile 304 T2 Bertolini: Scegliere le proprie esperienze di vita 304 IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA 306 LABORATORIO 309 SGUARDI Il teatro dell’oppresso 311 1.2 Le offerte del territorio per i giovani CAPITOLO 3 I MASS-MEDIA, LE TECNOLOGIE E L’EDUCAZIONE 1. Le caratteristiche della comunicazione di massa nell’età contemporanea 2. Linguaggi, opportunità e rischi dei mass-media 3. La fruizione della tv nell’età evolutiva TRA PEDAGOGIA E PSICOLOGIA © Pearson Italia spa 3.1 Strategie pedagogiche e politiche The Truman Show 3.2 Un caso particolare: la pubblicità T1 Testa: Le caratteristiche degli spot pubblicitari PER DIVENTARE CITTADINI ATTIVI 312 313 314 «Che cos’è la TV?»: le risposte dei bambini CINEMA E PEDAGOGIA 312 315 317 318 319 4. Il ruolo della scuola nell’educazione ai mass-media 5. La didattica multimediale e l’uso del computer a scuola T2 Calvani: Verso l’iperscuola IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LABORATORIO SGUARDI La pubblicità per 325 326 327 330 332 LA MAPPA bambini I CLASSICI DEL PENSIERO PEDAGOGICO 333 333 333 335 335 337 SPALTRO T1 La formazione professionale DEMETRIO T2 Le affinità di tutti gli educatori POPPER T3 Educazione, sviluppo dei bambini 337 e televisione ON LINE LIM Starnone: Un insegnante allo specchio • Milan: Adolescenti, giovani e disagio • Rigliano: I caratteri educativi della comunità APPROFONDIMENTI La professionalità del formatore • Tre diversi tipi di animatore • Le norme di autoregolamentazione della tv per i minori SCHEDE LIBRO Orwell, 1984 • Zusak, La bambina che salvava i libri SCHEDE FILM Will Hunting - Genio ribelle • La storia del cammello che piange TESTI ANTOLOGICI ESERCIZI INTERATTIVI • SINTESI AUDIO • MAPPE INTERATTIVE • INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE UNITÀ 6 EDUCAZIONE E PROGETTO SOCIALE: DIRITTI, CITTADINANZA, DIVERSITÀ CAPITOLO 1 I DIRITTI UMANI, LA CITTADINANZA E LA TUTELA DELL’INFANZIA 1. L’educazione ai diritti umani T1 Drerup: I diritti umani e la loro tutela 2. L’educazione alla cittadinanza e la mondialità educativa T2 Drerup: L’educazione ai diritti umani 3. L’educazione alla democrazia 4. L’educazione alla legalità 5. I diritti dei bambini 319 PER DIVENTARE CITTADINI ATTIVI Alcuni degli articoli più significativi della Convenzione 322 T3 Tonucci: Il bambino solo Per una pubblicità responsabile XI CINEMA E PEDAGOGIA 323 323 4.1 La scuola e l’educazione alla tv 4.2 Il libro a scuola e la letteratura per l’infanzia come percorsi educativi alternativi 324 Mignon è partita IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI La promozione dei diritti e le campagne di pubblicità sociale 340 342 342 344 346 346 347 348 348 349 351 353 354 356 357 XII Indice generale CAPITOLO 2 UGUAGLIANZA E DIVERSITÀ 1. Il disadattamento I CLASSICI DEL PENSIERO PEDAGOGICO 358 358 358 1.1 Il disagio TRA PEDAGOGIA E LETTERATURA Il giovane Holden 2. Lo svantaggio educativo T1 Bruner: La “deprivazione culturale” 361 362 e il programma Head Start 3. L’educazione interculturale TRA PEDAGOGIA E PSICOLOGIA 359 360 CODIGNOLA T1 L’educazione alla cittadinanza 374 376 in una scuola-comunità CAMBI, CIVES E FORNACA T2 L’educazione democratica 376 378 nella società complessa CIARI T3 Il disadattamento 378 delle istituzioni educative Come 363 3.1 Gli approcci pedagogici alla differenza 363 T2 Demetrio: I modi dell’educazione interculturale 364 4. La diversa abilità 366 combattere il razzismo a scuola TRA PEDAGOGIA E LETTERATURA Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte 4.1 Un caso particolare di diversa abilità: i bambini precoci, dotati e superdotati IN SINTESI LE PAROLE CHIAVE LA MAPPA LABORATORIO SGUARDI L’educazione interculturale attraverso l’arte 367 368 369 372 373 ON LINE LIM Cornoldi: Il caso di Angelo SCHEDE LIBRO Pino, Mio figlio non sa leggere • Sepúlveda, Storia di una gabbianella… SCHEDE FILM Là-bas. Educazione criminale • Arrivederci ragazzi • Anna dei miracoli • Shine TESTI ANTOLOGICI ESERCIZI INTERATTIVI • SINTESI AUDIO • MAPPE INTERATTIVE • INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE Indice delle parole chiave Indice dei nomi Indice delle rubriche ON LINE ITINERARIO TEMATICO 1 SCUOLA DELL’INFANZIA E SCUOLA PRIMARIA IN ITALIA: I PRINCIPALI INTERVENTI NORMATIVI ITINERARIO TEMATICO 2 L’EDUCAZIONE DELLE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI NELLA SCUOLA ITALIANA ITINERARIO TEMATICO 3 LA RIFLESSIONE FILOSOFICA DELLA PRIMA METÀ DEL NOVECENTO SUI FINI DELL’EDUCAZIONE © Pearson Italia spa 374 374 383 384 386 LIM ITINERARIO TEMATICO 4 LE DONNE E L’EDUCAZIONE DAL POSITIVISMO A OGGI ITINERARIO TEMATICO 5 EDUCAZIONE E SPERIMENTAZIONE NELLA SCUOLA ITINERARIO TEMATICO 6 STATO, SOCIETÀ E SCUOLA DI TUTTI IN ITALIA © Pearson Italia spa UNITÀ 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” 2 LA PSICOPEDAGOGIA DEL NOVECENTO 3 LA CRISI DELL’EDUCAZIONE E LE NUOVE FRONTIERE DELLA PEDAGOGIA 1 Unità L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” © Pearson Italia spa Felice Casorati, Gli scolari, 1927-1928, olio su tela, Palermo, Civica Galleria d’Arte Moderna Empedocle Restivo Il contesto Nel corso dell’ultimo quarto dell’Ottocento in Europa e negli Stati Uniti vengono fondate le “scuole nuove”, così denominate perché in esse l’educazione non viene più concepita come «trasmissione di un sapere oggettivo, ma come formazione della personalità autonoma» (Ernesto Codignola). La critica dell’organizzazione scolastica tradizionale e l’idea di un’educazione incentrata sull’alunno sono preesistenti al movimento delle scuole nuove, il quale però assorbe tali motivi all’interno di una consapevole volontà di rinnovamento, nel quadro di una pedagogia “scientifica” e di un’organizzazione del sapere indirizzata a rispondere direttamente ai nuovi problemi sociali. Tra questi ultimi possiamo ricordare lo scarto fra la tradizionale formazione umanistica e le nuove esigenze di educazione tecnico-scientifica e professionale, la necessità di una scolarizzazione di massa, la diffusa consapevolezza delle peculiarità dell’infanzia, la nuova importanza attribuita all’educazione. Il quadro generale delle esperienze pedagogiche è estremamente vario, e lo stesso si può dire degli orientamenti ideologici dei fondatori delle nuove istituzioni. Un primo tentativo di unificazione è costituito dalla fondazione a Ginevra dell’“Ufficio internazionale delle scuole nuove” (1899), grazie all’opera di Adolphe Ferrière. Sempre a Ginevra, nel 1912, nasce l’“Istituto superiore delle scienze dell’educazione J.-J. Rousseau”, al cui direttore Pierre Bovet si deve l’espressione “scuola attiva”, destinata a indicare, più che le analoghe espressioni “scuola progressiva” e “scuola del lavoro”, il principio comune dell’educazione nuova. I prerequisiti Per affrontare questa unità è bene sapere: Le domande e gli obiettivi i principi della pedagogia positivista; i principi della pedagogia come scienza; I contenuti di questa unità ci aiuteranno a rispondere alle seguenti domande: le caratteristiche fondamentali delle trasformazioni culturali di fine Ottocento. CAPITOLO 1 quali sono i caratteri fondamentali delle scuole nuove? CAPITOLI 1, 2, 3, 4, 5 © Pearson Italia spa come si delinea l’immagine del bambino e della sua esperienza nel corso del XX secolo? CAPITOLI 2, 3, 4, 5 quali sono le caratteristiche essenziali della pedagogia e della didattica attivista? 1 Capitolo LE PRIME ESPERIENZE I contenuti Le prime esperienze del movimento delle “scuole nuove” si collocano principalmente tra l’ultimo decennio dell’Ottocento e il primo del Novecento. Si tratta perlopiù di istituti scolastici nati come risposta autonoma a problemi legati a un contesto storico-sociale determinato, anche se, soprattutto nel caso delle scuole destinate alla classe dirigente, la notorietà europea dei primi esperimenti inglesi avrà un seguito significativo. Si assiste comunque ad un’ampia varietà di soluzioni, in cui le innovazioni sono spesso derivate dall’esperienza concreta piuttosto che da una teorizzazione pedagogica organica. I molteplici esperimenti di scuole nuove sono accomunati dalla ristrutturazione radicale degli spazi e degli strumenti scolastici, dalla critica dei modelli educativi precedenti e da una maggiore concretezza nel rapporto tra il sapere pedagogico e le richieste sociali. Sul piano della pratica il primato della dimensione del “fare” si traduce in un mutato rapporto tra istruzione e educazione, e tra formazione umanistica e formazione tecnico-scientifica, ma soprattutto nel manifestarsi di nuove concezioni del processo formativo, che altrove e in seguito verranno sostenute da approfondite teorizzazioni psicopedagogiche. © Pearson Italia spa 1. L’ESORDIO DEL MOVIMENTO DELLE SCUOLE NUOVE IN INGHILTERRA LIM APPROFONDIMENTO Un precursore: Tolstoj L’esordio del movimento delle scuole nuove avviene in Inghilterra, dove il ceto liberale dominante è attento ai problemi dello sviluppo sociale, coerentemente con una politica economica riformistica che fa di questo paese, alla fine dell’Ottocento, il fulcro produttivo e commerciale del mondo. La pedagogia inglese trova in Locke (1632-1704) il precursore di un modello educativo attento alle esigenze della classe dirigente: il grande filosofo empirista può essere dunque considerato l’ispiratore del movimento che alla fine del XIX secolo cerca di rispondere alle nuove necessità pedagogiche che si vanno delineando con la fondazione di scuole private. 1.1 ABBOTSHOLME: LA PRIMA SCUOLA NUOVA Nel 1889 il dottor Cecil Reddie (1858-1932) apre ad Abbotsholme (nel Derbyshire) la sua New School, che, per la fama che si è conquistata e il dibattito che ha suscitato, può Capitolo 1 Le prime esperienze 5 essere considerata la prima cellula di un gran numero di istituzioni affini, che hanno dato vita al cosiddetto movimento delle scuole nuove in Europa e negli Stati Uniti. Sulla base di un’analisi dei difetti della scuola tradizionale a fronte delle esigenze della nuova società industriale e delle trasformazioni socio-politiche, Reddie istituisce una scuolaconvitto per l’educazione delle classi elevate, volta a formare persone ricche di cultura, capacità e spirito d’iniziativa. Ad Abbotsholme la formazione umanistica è accompagnata da un’ampia formazione scientifica e linguistica, necessaria ai futuri membri della classe dirigente. La didattica è antinozionistica e basata sugli interessi e sull’esperienza: essa prevede vita all’aria aperta, lavori manuali, osservazioni, viaggi e visite d’istruzione. Una parte del pomeriggio e la sera vengono dedicate agli sport, ai giochi, alle attività artistiche e alle relazioni sociali, comprese anch’esse nell’iter formativo. Poiché, secondo il motto della scuola, «la libertà è l’obbedienza alla legge», la disciplina è rigida e considerata fondamentale per la formazione del carattere, ma orientata al raggiungimento di un’adesione consapevole alla norma. Infine, giacché la scuola non vuole essere un’“isola”, vengono curati i rapporti con l’esterno anche per mezzo della pubblicazione di un giornale scolastico. T 1 Reddie: LA SCUOLA COME «PICCOLO MONDO REALE» Nel brano seguente Cecil Reddie illustra lo spirito di riforma che ha dato origine alla scuola di Abbotsholme. Esso è tratto da una raccolta di Ernesto Codignola (1885-1965), il quale, nelle vesti di studioso delle origini dell’attivismo, ha raccolto numerosi testi dei 2 4 6 8 10 © Pearson Italia spa 12 “padri” di questo movimento. Codignola è anche stato una delle figure più illustri dell’attivismo italiano, idealmente legato all’esperienza delle scuole nuove in quanto fondatore di un’istituzione similare nell’Italia del secondo dopoguerra. L’insegnamento attuale non risponde più alle condizioni della vita moderna; forma uomini per il passato e non per il presente. Gran parte dei nostri giovani sciupa tutto il suo tempo a studiare le lingue morte, di cui pochi hanno occasione di servirsi nella vita. Sfiorano le lingue moderne e le scienze naturali, rimanendo ignoranti di tutto quel che concerne la vita reale, la pratica delle cose e le loro relazioni con la società. […] Il nostro scopo è di conseguire uno svolgimento armonico di tutte le facoltà umane. Il ragazzo deve diventare un uomo completo, per essere in grado di assolvere tutti gli scopi della vita. A questo fine la scuola non deve essere un ambiente artificiale nel quale non si è in contatto con la vita se non mediante i libri; essa deve essere un piccolo mondo reale, pratico, e questi due elementi devono essere congiunti con la scuola, come lo sono intorno a noi, affinché, entrando nella vita, il giovane non entri in un mondo nuovo cui non è stato preparato e in cui è come disorientato. (C. Reddie, Abbotsholme, in E. Codignola, Le scuole nuove e i loro problemi, La Nuova Italia, Firenze 1946, pp. 8-9) Per la comprensione 1-12 Reddie è convinto che le modalità di insegnamento a lui contemporanee non siano più adeguate alle esigenze sociali: i giovani infatti sono costretti a imparare argomenti ormai superati, mentre non approfondiscono quelli utili per la vita. Essi, invece, dovrebbero essere pienamente preparati ad affrontare tutti i compiti della loro futura condizione. Si respira in queste pagine lo spirito di Locke, ma con un’attenzione del tutto diversa ai luoghi e ai modi della formazione: mentre il filosofo promotore dell’Illuminismo inglese ed europeo circoscriveva l’educazione al rapporto tra un esperto precettore e un singolo discepolo, Reddie immagina una scuola strutturata come «un piccolo mondo reale», in modo tale che l’alunno entri nella società dopo essere passato attraverso un’altra “società” più piccola, in cui vivere insieme con i propri coetanei le esperienze necessarie per la vita adulta. LIM APPROFONDIMENTO Nietzsche e l’educazione dell’oltreuomo Una formazione integrale e antinozionistica 6 Unità 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” 1.2 L’EDUCAZIONE EXTRASCOLASTICA: BADEN-POWELL E LO SCOUTISMO LIM SCHEDA FILM Picnic a Hanging Rock In Inghilterra un’alternativa alla fondazione di nuovi istituti scolastici è costituita dalla diffusione di attività extrascolastiche a carattere sociale, volte a migliorare il processo di socializzazione e di formazione del carattere. L’ex-ufficiale dell’esercito Robert Baden-Powell (1857-1941), ad esempio, nel suo libretto intitolato Esplorazione per ragazzi (1908) teorizza una forma di associazionismo giovanile, quella dei boy-scout (letteralmente “giovani esploratori”), che otterrà un vastissimo successo, raggiungendo rapidamente una diffusione mondiale (v. “Pedagogia ieri e oggi”). VERSO LE COMPETENZE > PEDAGOGIA IERI E OGGI Padroneggiare le principali tipologie educative, relazionali e sociali proprie della cultura occidentale La vitalità dei valori dello scoutismo L’esperienza di Baden-Powell ha avuto un enorme successo e una diffusione internazionale, al punto che oggi lo scoutismo è una delle forme di associazionismo educativo più note e radicate nel mondo. Alla base di questo successo vi è certamente una “pedagogia dell’avventura”, incentrata sulla valorizzazione del gruppo dei pari e del rapporto con la natura, che esercitano un fascino indiscusso sui giovani. Ecco come un esperto di questo movimento, l’italiano Mario Sica (nato nel 1936), che ha curato l’edizione italiana delle opere di Robert Baden-Powell, ne descrive alcune caratteristiche fondamentali: © Pearson Italia spa primo elemento è la fiducia nel ragazzo […]. Dal “Ungiorno del suo primo contatto con lo scoutismo, il ragazzo è trattato da uomo, è preso sul serio, riceve progressivamente la responsabilità della propria formazione personale e – ben presto – la sua parte di responsabilità del buon andamento e del buon ordine della comunità in cui è inserito. […] Il secondo elemento è la ricerca dello sviluppo dall’interno della personalità di ciascun ragazzo. Una massa si può istruire, ma l’educazione non può essere che individuale, dice Baden-Powell, che soggiunge: «Compito del Capo è quello di far esprimere liberamente ciascun ragazzo scoprendo ciò che vi è dentro, e quindi di prendere ciò che è buono e di svilupparlo, escludendo ciò che è cattivo». […] Un terzo elemento è l’aderenza alla psicologia del ragazzo nelle sue varie età. «Il pescatore che ci sa fare usa l’esca che piace ai pesci, non quella che piace a lui», ama ripetere Baden-Powell. E nello scoutismo al ragazzo vien proposto di fare, ad ogni età, ciò che gli piace di fare: tra 8 e 11 anni gli si propone di gridare, cantare, ridere, saltare; più tardi di recitare, di costruire; più tardi ancora di discutere, di impegnarsi in un servizio continuativo. Nell’arco di età tra 8 e 16 anni una parte grandissima – sotto svariate forme – va al gioco: gioco educativo, s’intende, cioè provvisto di una finalità, non mero passatempo; e gioco serio, cioè con regole precise, e preso sul serio da chi lo guida o lo propone. Parimenti si adegua all’età il linguaggio del Capo che – comunque – resta sempre quello del fratello maggiore, alieno tanto da accenti militaristici che da moralismi stucchevoli o scolastici. […] Un quarto elemento è l’educazione nella comunità: una comunità adeguata alla psicologia del ragazzo, e nella quale egli si sente, come si è detto, responsabile di precise funzioni. Per i lupetti è il branco la comunità prevalente; per gli esploratori e le guide è la pattuglia; per il rover e la scolta il clan (o la pattuglia). Soprattutto essenziale è il sistema delle pattuglie, in cui a dei giovani capi di 14-16 anni viene affidata la responsabilità tecnica e – in certa misura – educativa dei propri ragazzi. Un quinto elemento è il rilievo dato alla figura del Capo. «Agli occhi di un ragazzo conta ciò che un uomo fa, non quello che dice». Donde la caratteristica dello scoutismo di basarsi su un corpo di educatori volontari che sono essi stessi scouts e che mettono anzitutto in pratica lo scautismo su se stessi, prima di trasmetterlo ai ragazzi. ” (M. Sica, Storia dello Scoutismo in Italia, La Nuova Italia, Firenze 1987, pp. 31-32) Capitolo 1 Le prime esperienze 7 Le ragioni del successo dello scoutismo sono legate al fatto che Baden-Powell istituisce un percorso formativo esterno a quello scolastico, in cui si coniugano elementi di grande presa sui giovani (l’esplorazione, il contatto con la natura, la vita di gruppo...) con un metodo educativo attivo e integrale simile a quello utilizzato nella scuola, e con obiettivi formativi quali lo spirito di osservazione, la disciplina, il senso di responsabilità, il senso di appartenenza al gruppo e lo spirito di servizio in nome di ideali umanitari. La continuità con la scuola 2. LA DIFFUSIONE DELLE SCUOLE NUOVE IN GERMANIA La diffusione delle scuole nuove in Germania avviene all’interno di una società nettamente diversa da quella inglese. La tradizione idealistica e statalistica, il nazionalismo e l’autoritarismo tedeschi condizionano inevitabilmente le scelte degli educatori, discostandole dai loro modelli anglosassoni. 2.1 LIETZ E LE «CASE DI EDUCAZIONE IN CAMPAGNA» Un ex insegnante di Abbotsholme, Hermann Lietz (1868-1919), trapianta l’esperienza delle scuole nuove in terra tedesca, pubblicando un libro dal titolo Emlohstobba (termine di pura invenzione, ricavato scrivendo a rovescio “Abbotsholme”) e fondando, a partire dal 1898, numerose «case di educazione in campagna». In questi istituti egli applica orari, programmi e ordinamenti generali ispirati al modello inglese, ma condizionati anche dalla pedagogia fichtiana e non estranei a elementi educativi di tipo autoritario, coerenti con la mentalità dominante nella società tedesca del tempo: il modello formativo è quello dell’aristocratico proprietario terriero, dedito al culto degli eroi della nazione e del “suolo patrio”. L’autogoverno viene attuato solo negli aspetti secondari della vita in comune. Un modello educativo autoritario © Pearson Italia spa 2.2 WYNEKEN E LA «LIBERA COMUNITÀ SCOLASTICA» Nel 1906, in seguito alla rottura con il maestro Lietz, Gustav Wyneken (1875-1964) fonda la «libera comunità scolastica» di Wickersdorf, in cui a un’educazione incentrata sull’obbedienza allo Stato e alla Chiesa viene sostituito il rispetto della cultura giovanile, cioè dei bisogni e della visione del mondo dei giovani, concetto teorizzato in opere come Che cosa è la cultura giovanile (1914). L’ideale della cultura giovanile Rispettare la cultura giovanile significa innanzitutto fondare comunità scolastiche libere da controlli e condizionamenti esterni, incentrate sull’autogoverno degli studenti, organizzati nei «gruppi di compagni», e sull’«assemblea generale» dei maestri e degli alunni. Wyneken ritiene che nella cultura giovanile si manifesti misticamente l’originario spirito tedesco, il quale, per essere coltivato, ha bisogno di un insegnamento fondato non tanto su metodi e strategie didattiche, quanto sul rapporto spirituale tra il maestro e l’alunno e sul contatto diretto con i grandi valori della cultura e della natura. La comunità scolastica di Wickersdorf diventa così un esperimento educativo che valorizza l’autenticità giovanile ed estremizza la percezione mistica e ideale della vita, il rapporto con la natura, le cerimonie collettive e il mito del viaggio: tutti aspetti radicati nella cultura tedesca e dotati di notevole presa sui giovani. Autogoverno e misticismo 8 Unità 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” 2.3 I MOVIMENTI GIOVANILI Dall’associazionismo ... L’esaltazione della natura e della cultura giovanile trova riscontro in Germania nella diffusione spontanea, nei primi decenni del Novecento, di numerosi movimenti giovanili basati principalmente sul culto della vita a diretto contatto con la natura, sul distacco dalla scuola e dalla tradizione classica, sul viaggio e sull’esperienza di gruppo. Divise, adunate, marce e campeggi assimilano questi movimenti allo scoutismo, ma lo spirito che li caratterizza è sostanzialmente differente, coerente, nella maggior parte dei casi, con le idee di Wyneken, diretto ispiratore dell’associazione dei Wandervogel (“uccelli migratori”). ... al nazionalsocialismo La centralità del vitalismo e del misticismo, unita in molti casi allo spirito elitario e all’identificazione profonda con i propri capi e con l’“anima tedesca”, farà confluire queste esperienze nel nazionalsocialismo, che ne utilizzerà molti elementi per il programma educativo del suo Stato totalitario. 3. SOCIETÀ, SCUOLA E MODERNIZZAZIONE IN FRANCIA Anche in Francia l’impulso alla fondazione di scuole nuove viene dalla conoscenza delle esperienze inglesi, ma si collega con una realtà storica in cui gli elementi nazionalistici e conservatori sono meno accentuati che in Germania. Le prime scuole nuove francesi si rapportano così al modello inglese, nell’intento di acquisirne non solo il metodo, ma anche i risultati formativi. 3.1 DEMOLINS E BERTIER: L’ÉCOLE DES ROCHES Le esperienze inglesi e tedesche trovano un attento osservatore nel sociologo francese Edmond Demolins (1852-1907), fondatore della rivista “Scienza sociale” e autore nel 1897 dell’opera A che cosa è dovuta la superiorità degli Anglosassoni, nella quale egli rileva come l’organizzazione della vita familiare e sociale degli inglesi sia superiore a quella francese grazie alla loro capacità di rendere saldi i legami e allo stesso tempo di concedere al fanciullo la libertà necessaria per sviluppare il proprio spirito di iniziativa. © Pearson Italia spa Una scuola ispirata al modello inglese Coerentemente con i propri principi e con grande spirito di intraprendenza, Demolins fonda dunque la “Società della scuola nuova”, per conto della quale acquista il castello e la tenuta Des Roches, presso Verneuil, in Normandia, dove sorgerà un istituto scolastico la cui organizzazione verrà teorizzata nello scritto L’educazione nuova (1898). Nel 1903 la direzione della scuola passa a Georges Bertier (1877-1962), uno dei fondatori dello scoutismo in Francia, autentico realizzatore e divulgatore dei principi di Demolins. Alcuni giovani appartenenti all’associazione dei Wandervogel ritratti mentre collaborano alla preparazione della mensa: nell’ottica della cultura giovanile, il pasto rappresenta un’occasione importante per la vita di gruppo. Capitolo 1 Le prime esperienze 9 Con una presenza iniziale di appena cinque allievi, ma con un valido gruppo di insegnanti in parte formatisi direttamente ad Abbotsholme, la scuola cresce fino a comprendere anche le classi preparatorie (elementari), con un’utenza di età compresa tra i sei e i vent’anni, proveniente, date le rette molto costose, da classi sociali generalmente elevate. Il grande numero di studenti viene suddiviso in «famiglie», che vivono in padiglioni separati, alla presenza degli educatori preposti. METODI E CONTENUTI PER LA FORMAZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE •Nell’École Des Roches l’attività didattica punta a interessare gli allievi, ma anche a forgiare il loro carattere, proponendo un’educazione completa da un punto di vista fisico, intellettuale e morale. Poiché la scuola di Demolins, secondo il suo motto, «rende forti per la vita e prepara a servire», il sapere è accompagnato dalla formazione del senso di responsabilità, a cui è finalizzata l’elezione da parte degli stessi alunni di «capitani» con funzioni di guida del gruppo. Demolins è contrario a un’educazione libertaria, ma anche ad approcci autoritari: l’obiettivo del suo modello educativo è quello di formare giovani bene inseriti nella propria società e capaci di esserne protagonisti attraverso l’iniziativa individuale. Sul piano didattico viene privilegiato l’insegnamento delle lingue vive, effettuato attraverso letture, conversazioni con insegnanti madrilingue, scambi con scuole inglesi o tedesche. Le scienze naturali e la matematica, fondamentali per la vita nella nuova società tecnologica, vengono apprese attraverso l’esperienza pratica. Geografia, storia, scienze sociali, infine, sono insegnate con continui riferimenti alla realtà sociale ed economica. T 2 Bertier: IL RUOLO DELL’INSEGNANTE NELL’«EDUCAZIONE NUOVA» © Pearson Italia spa Pubblicato nel 1935 da Georges Bertier, lo scritto La scuola Des Roches contiene una descrizione chiara del sistema didattico, educativo e amministrativo dell’istituto fon- dato da Demolins (di cui egli fu direttore per trentadue anni), oltre alla spiegazione della funzione fondamentale che assume in esso il ruolo dell’insegnante. A lato del rettore, o direttore di padiglione, immediatamente al di sopra dei capita2 ni, si trova l’insegnante. Non domandiamo solamente, all’insegnante della Scuola, la competenza ed il successo nelle sue lezioni, ma anche la sua collaborazione alla vita 4 della “casa” e all’educazione morale. Egli siede a capo di una tavola, vigila il comportamento, la saggia distribuzione delle vivande, la lenta masticazione. Orienta la conversa6 zione ed abbiamo già fatto allusione ai consigli che possono essere utilmente e felicemente dati in questi vivaci scambi di idee, durante i pasti. Riconosciamo, infatti, che il 8 linguaggio più corretto dei nostri scolari ed il loro interesse per le questioni generali derivino in buona parte dalla presenza degli insegnanti a tutti i pasti. Essi si interessano anche ai giuochi del padiglione, siano essi sports o distrazioni al 10 chiuso, vigilano la ripetizione dei compiti non ben fatti, delle lezioni mal seguite; se12 guono più da vicino il lavoro di un gruppo di scolari, che ha loro segnalato il direttore del padiglione o, nella propria materia, quello di tutti i ragazzi di una casa. In vista di 14 questa ultima collaborazione, ogni padiglione è concepito come una scuola in miniatura, in cui lettere, scienze ed arti hanno i loro protagonisti. Durante il tempo libero, gli 16 insegnanti assumono di fronte agli scolari una funzione intermediaria tra quella dei capitani e quella del rettore: essi informano gli scolari, interessandoli ai fatti esterni, Un’educazione completa... ... e concreta 10 Unità 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” 18 facendo imparar loro mille particolari della vita scientifica, letteraria, artistica; essi li formano e li aiutano a precisare e ad amare il loro ideale di vita. (G. Bertier, La scuola Des Roches, La Scuola, Brescia 1971, pp. 215-216) Per la comprensione 1-19 La scuola voluta da Demolins è organizzata in padiglioni separati, ciascuno sotto la responsabilità di un «direttore», che a sua volta fa capo a un «rettore» a cui spetta la direzione di tutta la scuola. Il padiglione assolve la sua funzione educativa come doposcuola ed extrascuola, in quanto al suo interno si svolgono le attività di recupero e di preparazione delle lezioni, ma anche tutti i momenti di svago e di partecipazione alla vita comunitaria. Questi momenti vengono percepiti sia come formativi in sé, sia come occasioni per fornire ulteriori stimoli culturali e istruttivi. Così il direttore si avvale della collaborazione di «capitani» scelti tra i ragazzi (coerentemente con la politica educativa di formazione morale e responsabilizzazione individuale della scuola) e del lavoro degli insegnanti, la cui partecipazione alla vita della comunità diventa occasione di stimolo e di educazione informale, grazie alla loro capacità di conferire spessore culturale ai momenti di conversazione quotidiana. 4. EDUCAZIONE E RIGENERAZIONE NAZIONALE IN SPAGNA Anche in Spagna la fondazione di nuove istituzioni scolastiche ha come obiettivo non solo il rinnovamento dell’educazione, ma anche il rilancio del progresso sociale. Di tali obiettivi si fa interprete Andrés Manjón con le «scuole dell’Ave Maria». 4.1 MANJÓN E LE «SCUOLE DELL’AVE MARIA» © Pearson Italia spa Nato il 30 novembre 1846 a Sargentes in una famiglia di contadini, Andrés Manjón compie gli studi in seminario senza conseguire brillanti risultati, si laurea in diritto e poi si dedica all’insegnamento. L’esigenza di nuove scuole Secondo Manjón, l’istituzione scolastica spagnola non è in grado di preparare dei validi insegnanti e neppure di indirizzare i giovani ad affrontare la vita nella società, poiché si modella sull’eccessivo razionalismo della scuola francese. Occorrono dunque nuove scuole per i fanciulli e per il popolo, e un modello educativo nazionale che unisca allo studio esperienze di vita pratica. Le scuole dovranno sorgere in campagna, dove si possono attingere esempi di vita contadina (la Spagna di fine Ottocento è un paese essenzialmente rurale) e si può godere di un benefico contatto con la natura. Un insegnamento tra “capire” e “fare” Nel 1889 Manjón dà corpo alle proprie istituzioni scolastiche, che chiama «scuole dell’Ave Maria» (dal nome della cattedrale di Granada). Il nuovo metodo gli viene suggerito dall’incontro con una povera donna che, in una grotta nei pressi di Granada, insegna a un gruppo di bambini alcuni rudimenti del sapere per mezzo del gioco e del canto. L’insegnamento “giocoso” e l’educazione attraverso l’attività diretta rimarranno così due capisaldi nella teoria pedagogica di Manjón. Nelle scuole dell’Ave Maria si costruiscono giocattoli e si inventano giochi al fine di rendere piacevole e attivo l’apprendimento. Solo il gioco consente infatti che l’educazione sia un’opera di cooperazione con Dio e con la natura. L’educazione è «cosa di tutti» Nelle scuole dell’Ave Maria si cerca di formare progressivamente non solo i figli del popolo o di minoranze emarginate come i piccoli gitani, ma tutti i giovani di entrambi i sessi. Pertanto, elementi come l’educazione civica, il contatto con la natura, il metodo intuitivo e il lavoro manuale, originariamente pensati per i giovani privi di alfabetizzazione, vengono ritenuti validi per tutti, perché «l’educazione è cosa di tutti». Capitolo 1 Le prime esperienze T 11 3 Manjón: LA SCUOLA DEVE EDUCARE TUTTO L’UOMO Manjón considera il fanciullo come un centro iniziatore di vita, come la speranza e il futuro dell’umanità; per questo egli promuove un’educazione integrale, a sfondo religioso, finalizzata a perfezionare la natura degli individui e, conseguentemente, la società in cui essi vivono. La peculiarità dell’educazione deve essere quella di formare caratteri, e intendo per 2 tale, uomini che siano uomini, cioè completi e perfetti, che aspirino costantemente ed energicamente ad alti e nobili fini, subordinando a ciò tutte le loro passioni, gli interes4 si e le azioni. […] La scuola, che è un laboratorio destinato a modellare gli uomini dell’avvenire, una fabbrica di caratteri incipienti ed in formazione, deve partecipare di 6 questo clima essenziale e del fondo comune a tutta l’educazione, altrimenti non è degna del nome di scuola. […] L’educando non è soltanto un animale che vive e si muo8 ve, ma uno spirito che vive, pensa e vuole; di qui la necessità di dargli un’educazione spirituale oltre che fisica, sviluppando tutte le sue facoltà spirituali. […] Giacché tutto 10 ciò che è umano è cristiano, è chiaro che la scuola cattolica deve educare tutto l’uomo, perché l’educazione che essa impartisce sia integrale ed umana. (A. Manjón, Le scuole dell’Ave Maria, a cura di L. Volpicelli, Avio, Roma 1954, pp. 29-36 passim) Per la comprensione 1-7 Il compito fondamentale della scuola popolare non è adattare semplicemente i propri alunni alla società da cui provengono, ma preparare, per loro e insieme con loro, un futuro migliore. Pertanto l’educazione dovrà in primo luogo incentrarsi sulla formazione generale del carattere. 7-11 Poiché, secondo Manjón, l’educazione del carattere si risolve in educazione spirituale, la religione è fondamentale nel processo educativo: essa costituisce l’elemento unificante che permette – senza alterare i contenuti delle altre discipline di insegnamento – la costruzione di una personalità integrale. © Pearson Italia spa Alla scuola dell’Ave Maria Manjón dedicherà tutte le sue energie, fino alla morte, avvenuta a Granada il 10 luglio 1923. Pur insofferente verso le teorizzazioni, egli pone mano anche alla stesura di opere teoriche, spesso pensate come mezzo per ottenere consensi e aiuti: nascono così testi come Le memorie delle scuole dell’Ave Maria (1898) e I metodi delle scuole dell’Ave Maria, che permettono di ricostruire più agevolmente il suo pensiero. Le opere teoriche 5. EDUCAZIONE INFANTILE E RINNOVAMENTO SCOLASTICO IN ITALIA Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento l’Italia è una nazione da poco unificata, con un’economia a prevalenza agraria, una cultura parzialmente isolata dalle grandi correnti di pensiero europeo e fortemente segnata dalla tradizione cattolica. Nel nostro paese, quindi, non si assiste alla fondazione di istituti privati di élite indirizzati alla formazione della classe dirigente, ma alla comparsa di iniziative, anche a carattere pubblico, orientate all’educazione popolare. Inoltre, mentre la maggior parte delle scuole nuove in Europa è destinata soprattutto agli studi secondari, le esperienze italiane Un paese isolato e arretrato Unità 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” 12 sono indirizzate all’istruzione primaria e a quella infantile. Infine, gli indirizzi pedagogici italiani (a eccezione della concezione montessoriana, di cui parleremo nel cap. 3) sono sganciati dal clima culturale della cosiddetta “educazione nuova”, pur finendo per confluire assieme a questa sul terreno della pratica educativa, con risultati ugualmente significativi e importanti. 5.1 PASQUALI E L’ASILO «A MISURA DI BAMBINO» Il grande anticipatore dell’educazione nuova in Italia può essere considerato Pietro Pasquali (1847-1921). Come direttore didattico a Brescia, egli dà avvio a una riforma degli asili infantili, ossia delle istituzioni assistenziali e educative per i bambini in età prescolare, cercando di modificarne i caratteri aportiani sulla base di indicazioni derivate dai Kindergarten di Fröbel. Le caratteristiche dei nuovi asili Ad avviso di Pasquali, gli asili devono avere aule adatte e un giardino, devono svincolarsi da forme di scolarità precoce e svolgere attività che siano come «ponti fra il lavoro e il gioco». I “lavori” svolti nell’asilo dovranno perciò essere utili, in serie ordinata, su base geometrica, con criteri estetici, aderenti a un modello e privi di lusso. T 4 Pasquali: EDUCARE AL SENSO DELL’ORDINE In questo scritto di Pasquali, non casualmente riportato da Rosa Agazzi (v. p. seg.) cioè da una delle educatrici che più seppero accogliere e vivificare la sua lezione, viene indicato nel fröbelismo il punto di partenza di 2 4 6 8 10 © Pearson Italia spa 12 14 una scuola che deve saper condurre il bambino a traguardi sempre più elevati di socializzazione, come il rispetto dell’ordine, attraverso percorsi costruiti a sua misura. Partiamo da un principio pedagogico: per far acquistare delle abitudini all’educando, bisogna farlo agire: per farlo agire occorrono cose e condizioni favorevoli. Questa è norma di scuola nuova, in sostituzione del vecchio sistema, tutto precetti e massime. […] Quali cose dobbiamo porre intorno al bambino della scuola materna per educarlo al senso dell’ordine? Naturalmente le cose che gli occorrono nella vita domestica, poi nella vita collettiva; sono le cose che rispondono ai suoi bisogni; egli ha bisogno di tenersi pulito, di nutrirsi, di vestirsi e spogliarsi, di giocare e di lavorare; ha bisogno d’apprendere il rispetto della roba altrui; ed ecco la necessità d’un corredo abbondante di indumenti, d’un materiale ad uso di pulizia ed arredi di refettorio, e giocattoli e strumenti di lavoro. Quante saranno le cose? Fatene voi l’inventario, dividendole in due categorie: cose permanenti, di cui si rende necessaria l’opera di manutenzione; e cose di consumo, che richiedono la continua rinnovazione. Avute le cose, bisogna fissare a ciascuna il posto: ed ecco gli esercizi d’ordine: manutenzione, movimento, collocamento, e via. (Il nuovo spirito dell’Asilo, in R. Agazzi, Guida delle Educatrici dell’infanzia, La Scuola, Brescia 1961, pp. 265-266) Per la comprensione 1-14 Secondo Pasquali la necessità di educare all’ordine non contrasta con il fatto che il bambino cresca in un ambiente stimolante per la sua creatività e grazie al dialogo con l’adulto. I “lavori” dell’asilo potranno perciò essere svolti negli stessi ambienti della vita in comune, con materiali semplici e quotidiani, utilizzati non per l’istruzione, ma per la formazione pratica, sociale e spirituale del bambino. L’intero asilo diventa così “scuola di vita”, in continuità con la vita familiare dei fanciulli. Capitolo 1 Le prime esperienze 13 5.2 LE SORELLE AGAZZI E LA SCUOLA MATERNA In un’Italia rurale, religiosa e contrassegnata da una cultura educativa familiare in cui è centrale il ruolo della madre, le sorelle Rosa e Carolina Agazzi propongono una trasformazione dell’asilo infantile che lo renda ancor più «a misura di bambino», seguendo i modelli di Fröbel e di Pasquali. Esse intendono formare «bambini, non scolari», all’interno della scuola materna. L’educazione deve essere caratterizzata dall’atmosfera familiare e affettiva a cui il bambino è abituato, e segnata dalla presenza “materna” delle educatrici. Al centro della scuola materna sta l’attività del bambino, orientata dalle sorelle Agazzi secondo gli influssi della religiosità cattolica e dell’idealismo pedagogico. All’assistente delle sale d’asilo, alla maestra della scuola infantile e alla maestra giardiniera dei Kindergarten fröbeliani si sostituisce, con le sorelle Agazzi, il nuovo tipo di docente della scuola materna: l’educatrice, la quale deve possedere particolari capacità di iniziativa, di promozione, di organizzazione, unite a flessibilità e a sensibilità; deve inoltre essere capace di coordinare il lavoro e la vita dei bambini, salvaguardando la continuità tra la vita scolastica e quella familiare. T La continuità tra vita scolastica e vita familiare 5 Rosa Agazzi: L’EDUCAZIONE COME «APOSTOLATO» Il profilo dell’educatrice tratteggiato dalle sorelle Agazzi – la cui “missione” è descritta in questo brano – è stato recepito integralmente dagli Orientamenti della scuola materna statale del 1969, a testimonianza del loro influsso profondo sulla pedagogia ita- liana. Le scuole materne agazziane, infatti, oltre ad avere largamente ispirato la prima organizzazione della scuola materna statale, permangono tuttora come fulcro di numerose esperienze e di molteplici studi. Bisogna dunque porsi il problema: «Sono io nata per educare?». So di alcune figliuo2 le che, messe sull’avviso del pericolo di una tarda delusione, si contentano di rispondere: «I bambini mi piacciono», volendo con questa affermazione distinguersi da quelle 4 altre – per fortuna poche – che rifuggono dalla convivenza colle piccole creature e rinunciano perfino al pudore di velare questo loro stato di minorità spirituale. Il bambino però a talune piace soltanto dal punto di vista delle sue qualità esteriori; 6 troppa strada le separa dal concetto del loro apostolato. © Pearson Italia spa ROSA E CAROLINA AGAZZI Vita e opere Rosa (1866-1951) e Carolina (1870-1945) Agazzi dopo gli studi magistrali approdano all’educazione infantile su suggerimento e stimolo di Pietro Pasquali, che le incoraggia a fondare, nel centro di Mompiano presso Brescia, la prima scuola cosiddetta materna (1895), perché incentrata su un’attenzione e una presenza “materna” delle educatrici. Il successo di questo esperimento le porta successivamente a teorizzarne gli aspetti più importanti, come è testimoniato negli scritti di Rosa Agazzi Guida delle Educatrici dell’infanzia (1929) e Note di critica didattica (1942), e quindi a sovrintendere a molte scuole materne sorte in tutta Italia. Il peso di queste esperienze è tale che nel 1968 la legge che istituirà scuole di Stato per l’infanzia userà esplicitamente, per definirle, proprio l’espressione “scuola materna”. 14 Unità 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” 8 La didattica di un giornale di educazione infantile presuppone la conoscenza del soggetto da educare, nonché la preparazione culturale e spirituale della educatrice. Io vor10 rei trovarmi in errore se asserisco che la scuola culturale ha più motivo di occuparsi della prima che della seconda parte. Un conto però è saturare la mente di verità scientifiche, 12 un conto è saperle applicare all’umana educazione con tatto materno. Non sempre ciò che nutre l’intelligenza basta a colmare le lacune dello spirito. Il docente che si adopera 14 con passione a sminuzzare il pane della scienza, non può sempre sapere se gli sta davanti una futura educatrice o semplicemente una diligente raccoglitrice di teorie. (R. Agazzi, Guida delle Educatrici dell’infanzia, cit., p. 10) Per la comprensione 1-7 Secondo Rosa Agazzi l’attività dell’educatrice deve basarsi su un profondo coinvolgimento spirituale da parte di chi la esercita, equiparabile a un vero e proprio «apostolato» di tipo religioso, coerente con l’orientamento spirituale di fondo della scuola materna. 8-15 La preparazione psicologica è premessa indispensabile dell’attività didattica, ma più di tutto conta la capacità dell’educatrice di tradurre le proprie conoscenze e competenze in effettiva opera educativa, con sensibilità, amore, dedizione spirituale e spirito di iniziativa. Ambienti e materiali Se l’ambiente abituale del bambino è la casa, allora la scuola deve essere simile a una casa; se le occupazioni note ai bambini sono quelle domestiche, artigianali e agricole, allora la scuola deve riproporle a misura di bambino. La scuola materna, insomma, mantiene le caratteristiche del Kindergarten fröbeliano, ma si organizza per molti aspetti come una piccola dimora: oltre all’aula e al giardino con animali e piante, essa ha una sala adibita a «museo», detto «delle umili cose», che raccoglie materiali didattici e «cianfrusaglie senza brevetto». Le sorelle Agazzi osservano la tendenza spontanea dei bambini a raccogliere piccoli oggetti quotidiani e a giocare con essi: spago, rocchetti, pezzi di stoffa, palline... Il museo viene organizzato «svuotando le tasche» dei bambini e diventa una raccolta a cui attingere per i giochi. T 6 Rosa Agazzi: IL «MUSEO DIDATTICO» © Pearson Italia spa Come si legge nel brano, con l’ideazione di un museo per «cianfrusaglie senza brevetto» Rosa Agazzi prende decisamente le distanze dall’abitudine della scuola tradizionale di considerare l’esperienza di vita del bambino un ostacolo per l’attività educativa. Una volta quando il maestro sorprendeva un ragazzo a giocare colle sue cianfrusa2 glie mentre egli stava insegnando l’alfabeto, era autorizzato, dopo averle buttate dalla finestra, o sul tetto delle case vicine, a castigarlo. 4 Poi venne l’uso di sottoporre i bambini a una visita giornaliera delle loro tasche per sollevarle di tutto quanto non aveva attinenza con la scuola. Appartenni io pure al ciclo 6 innovatore della disciplina scolastica; però le mie ispezioni borsaiuole tramontarono fino dai primi giorni in cui venni chiamata a dirigere una piccola scuola materna. Ram8 mento un fatto. Le tasche dei miei trenta bambini rovistate, avevano dato un discreto contingente di 10 chiodi, castagne crude, sassolini, gusci di noce. L’ultimo della schiera, un povero bambino che malamente si reggeva sulle gambe arcuate, con insolita sveltezza tolse di tasca 12 una cosa, coll’intenzione di sottrarla alla mia revisione. Ma la piccola mano non la conteneva, talché, vistosi scoperto, il bambino non seppe nascondere la propria confusione. 14 Ho tuttora presenti le piccole labbra di cera uscire tremanti in una espressione dialettale che voleva dire: «È così bello!...», accompagnata da uno sguardo che pareva preghiera. Capitolo 1 Le prime esperienze 16 18 20 22 24 26 28 30 15 Guardai... era il coccio di una scodella orlata d’oro. Sorridendo, per non infrangere la regola posai il coccio accanto alle altre cose requisite, ma un nodo d’angoscia mi serrò la gola. Un coccio poteva fare per un giorno la felicità di quel piccolo infelice e la scuola glielo rapiva... Mi sovvenni di quando la mia infantile immaginazione aveva sovente avuto per oggetto cocci dal labbro d’oro; mi sovvenni come ne andassi gelosa... Da quel giorno cominciai a guardare in me stessa per scoprirvi cose che sui libri non avevo mai imparato. E capii che per meritare la confidenza e la sincerità dei bambini anziché sottrarre quelle minute cose dovevo invogliare loro stessi a mostrarle a me come fossi una compagna di giuoco. Io avrei ammirato dove l’ammirazione non poteva essere menzogna; avrei dati opportuni suggerimenti, avrei tenuto in consegna questa e quella cosa, come usa fare un buon amico, per poi procedere ogni sera alla restituzione. E così fu fatto. Salvo che la merce andava crescendo a vista d’occhio, per modo che gli apprezzamenti richiedevano un margine di tempo sempre più largo. Mi venne un’idea. E se quelle cose, molte delle quali andavano e tornavano da casa a scuola, divenissero patrimonio comune? Se si potessero associare al museo didattico? (R. Agazzi, Guida delle Educatrici dell’infanzia, cit., pp. 354-355) Per la comprensione 1-31 Il «museo didattico» nasce da un’intuizione legata alla capacità dell’educatrice di immedesimarsi nel bambino e di vedere le cose con i suoi occhi, piuttosto che secondo la logica impersonale della «regola». Matura così la consapevolezza che l’uso didattico di materiali non deve necessariamente partire da cose astrattamente progettate dall’adulto, ma può anche prendere avvio da quegli oggetti casuali verso i quali i bambini hanno un legame affettivo. Per le sorelle Agazzi le lezioni e le occupazioni collettive, specialmente se sedentarie, devono essere ridotte al minimo e sostituite con attività individuali libere, sorvegliate a distanza dall’educatrice. Il bambino deve poter «fare da sé», pur rispettando il criterio dell’ordine e cooperando con gli altri, secondo il principio del mutuo insegnamento, ossia dell’aiuto reciproco tra gli allievi. Il metodo intuitivo (cioè la predisposizione di esperienze grazie alle quali i bambini apprendono direttamente) diviene la strada principale dell’apprendimento, supportato dall’azione indiretta dell’educatrice, che, pur rispettando la spontaneità del bambino, organizza e prepara ambienti e situazioni. © Pearson Italia spa T 7 Rosa Agazzi: PROGRAMMAZIONE POSSIBILE E IMPOSSIBILE Nella programmazione delle sorelle Agazzi il fare e il conoscere saranno favoriti da attività di vita pratica, dalla lingua parlata, dal lavoro manuale, da norme che regolano l’educa- zione della voce e da esercizi ritmici. La formazione emotiva e morale, invece, avverrà in modo spontaneo, sebbene sotto il controllo dell’educatrice. Le mie giovani colleghe non si aspettino da me un programma, tanto meno un pro2 gramma particolareggiato. L’educatrice dell’infanzia che cosa può particolareggiare e graduare? Ciò che richie4 de un insegnamento metodico: la lingua parlata, il lavoro manuale, le norme che regolano l’educazione della voce, gli esercizi ritmici, il disegno quando non è spontaneo, 6 certi esercizi di vita pratica. Vi pare che si possa anche stabilire mese per mese, settimana per settimana quanto si può dare di educazione e togliere di rozzezza, a una società 8 di piccoli individui in formazione? Io non ho mai potuto ammettere, per darvi un Un metodo operativo 16 Unità 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” esempio, che il primo mese sia riservato all’insegnamento dell’obbedienza; il secondo 10 all’amore verso i parenti; il terzo all’ammirazione delle cose divine. Segniamo dunque sulla carta ciò che può avere concretezza, con punti di partenza e 12 di arrivo, anche qui, però, senza legarci rigidamente alla stesura. Il programma, più che un contratto con noi stessi, devesi considerare come una guida preparata allo sco14 po di dare al nostro lavoro il senso della misura. Questo programma diremo così “corporeo” posto a indicare una parte della nostra attività, è, a suo tempo, mezzo all’educa16 trice per attuare un altro programma a larghe linee tracciato nella mente e nel cuore, intorno al quale, a tempo indeterminato, la sua perizia sa attirare i sensi dell’educando 18 per allacciare lo spirito a sentimenti di bontà, di benevolenza, di rispetto, di dignità... La lingua, le abilità in genere possono avere un’ora fissa per nascere; il sentimento, 20 un lato qualsiasi della vita dello spirito, possono invece sorgere anche occasionalmente da una causa impreveduta. (R. Agazzi, Guida delle Educatrici dell’infanzia, cit., pp. 17-18) Per la comprensione © Pearson Italia spa 1-10 L’insegnamento agazziano avverte la profonda differenza esistente tra il fare, il conoscere e la formazione emotiva e morale che la scuola materna deve offrire ai bambini. 11-21 Una programmazione è quindi possibile solo per le prime due sfere, mentre per la terza il quadro degli interventi e delle acquisizioni non può non mantenere componenti informali e occasionali, senza che però questo significhi casualità: l’educatrice ha ben presente, «nella mente e nel cuore», dove vuole giungere. Le attività di vita pratica Nella scuola materna le azioni di vita pratica, come quelle legate all’igiene personale, alla preparazione della tavola, al riassetto, alla pulizia e allo spostamento di materiali e di strumenti della scuola, sono valorizzate come elementi educativi di prim’ordine. Dal giardinaggio... Tra le attività di vita pratica un posto particolare spetta al giardinaggio. Lavorando in apposite aiuole, con attrezzi adeguati alla sua età e alle sue capacità, il bambino sovrappone il proprio lavoro al lavoro spontaneo della natura, al tempo stesso esercitando la capacità di osservazione e imparando ad avere un rapporto positivo e consapevole con l’ambiente, i fenomeni atmosferici e i cicli stagionali. ... al senso dell’armonia e della bellezza Il giardinaggio costituisce così un esempio di come le sorelle Agazzi intendano le attività di vita pratica. Esse sono, a differenza del gioco, attività di pre-lavoro, caratterizzate da scopi facilmente riconoscibili, da progetti e da risultati tangibili. In questo modo il fare del bambino si trasforma gradualmente in attività personale e mirata. Le attività di vita pratica educano al fare, alla socialità e alla conoscenza della realtà, ma possiedono anche una dimensione estetica. Il giardinaggio, la pulizia, la raccolta e la sistemazione degli attrezzi, i piccoli lavori a cadenza quotidiana (come preparare la tavola o raccogliere le foglie secche) servono dunque non solo ad attuare il principio fondamentale dell’ordine della scuola-casa, ma anche a sviluppare il senso dell’armonia e della bellezza. L’educazione estetica Per le sorelle Agazzi bellezza e armonia sono alla base del senso estetico, e vanno ritrovate in tutte le cose e in tutti i momenti della vita quotidiana. Quando il bambino costruisce qualcosa per gioco, coniuga i due aspetti della produzione e della ricerca estetica: è un artista in miniatura. Le sorelle Agazzi forniscono dunque al bambino spazi e materiali adeguati alla sua produzione “artistica”, ma cercano anche di coinvolgerlo in altre attività, significative per la sua educazione estetica. Tra queste il disegno, che nasce come attività spontanea, deve essere incoraggiato, sia come espressione libera sia come rappresentazione di fatti naturali, psicologici e sociali in seguito a un racconto dell’educatrice. Infine la recitazione, intesa come drammatizzazione di situazioni e di episodi tipici della vita infantile, viene effettuata seguendo l’esempio fornito dall’educatrice. Capitolo 1 Le prime esperienze Strettamente collegata all’educazione estetica è l’educazione sensoriale, che ha inizio dai colori. Essa costituisce un vero e proprio itinerario della cosiddetta “educazione all’immagine”, che promuove anche la crescita intellettuale, stimolando la curiosità, l’esplorazione e un atteggiamento analitico. Infine, l’educazione sensoriale stimola l’apprendimento linguistico, in quanto attraverso le osservazioni e gli esercizi sul colore, sulla materia e sulla forma i bambini costruiscono frasi, esprimono i primi pensieri, scoprono differenze tra i sostantivi, si abituano all’utilizzo degli aggettivi e al riconoscimento del genere e del numero. L’educazione sensoriale Come evidenziano opere quali La lingua parlata (1910), per le sorelle Agazzi l’educazione linguistica deve essere effettuata mediante una serie di esercizi verbali collettivi. L’analisi della lingua parte dai nomi dei «contrassegni» e approda a parole progressivamente sempre più lunghe e foneticamente più complesse. Le educatrici di Mompiano parlano a questo proposito di «grammatica senza grammatica», pur esortando l’educatrice ad attuare un percorso di insegnamento sistematico mediante esercizi, in contrasto con il criterio della spontaneità che caratterizza la scuola materna. L’educazione linguistica T 8 Rosa Agazzi: I CONTRASSEGNI All’interno della scuola materna gli oggetti di corredo e di uso continuo sono conservati con cura e muniti di appositi «contrassegni», © Pearson Italia spa 17 uno per ciascun bambino, che serviranno gradualmente ad avviare il bambino all’uso dei simboli. Una volta negli asili […] la singola proprietà privata veniva contraddistinta da un 2 numero, che negli asili affollati comprendeva qualche centinaio. Così come si usa tutt’ora negli ospedali, nelle caserme e nelle carceri. Un vero controsenso per il bam4 bino analfabeta. Fin dal 1892, ai primi passi della mia carriera come educatrice dell’infanzia, provai 6 la necessità di ribellarmi al barocco sistema, sostituendo al numero l’immagine di una cosa nota al bambino. Per tale modo nacquero i cosiddetti contrassegni destinati a in8 contrare il favore di quanti si occupano di educazione dell’infanzia. Le educatrici delle Scuole Materne e le maestre delle prime classi elementari, che li vanno da molti anni 10 introducendo con finalità varie, hanno ormai sperimentato il valore educativo di questo semplice mezzo di riconoscimento della proprietà individuale. Ciascuna sezione ha contrassegni propri formanti gruppi speciali. Nella prima edi12 zione, quella che è tuttora in uso, erano così suddivisi: I sezione: oggetti vari; 14 II sezione: utensili e oggetti tolti dalla vita pratica; III sezione: figure geometriche. 16 L’esperienza ci ha suggerito qualche utile modificazione della formazione dei tre 18 gruppi. Il contrassegno ha in primo luogo lo scopo di contraddistinguere la nostra dalla proprietà altrui: ma noi possiamo anche sfruttarlo come esercizio di linguaggio. 20 Ciascuna immagine ha un nome e ciascun nome ci rammenta l’esistenza di una cosa. Tanti contrassegni, altrettanti nomi: ne nasce una miniera di esercizi a cominciare 22 dall’esercizio della pronuncia. (R. Agazzi, Guida delle Educatrici dell’infanzia, cit., pp. 28-30) Per la comprensione 1-22 L’uso dei «contrassegni» non scaturisce solo dalla necessità di fornire ai bambini uno strumento di ordine comprensibile e meno impersonale, ma costituisce un ulteriore elemento per una didattica legata alle cose e all’esperienza quotidiana. Unità 1 L’ATTIVISMO PEDAGOGICO E LE “SCUOLE NUOVE” 18 Il canto Anche il canto rientra in questo piano formativo. Nel suo Abbicì del canto educativo (1908) Rosa Agazzi difende l’apprendimento spontaneo del canto, esattamente come avviene nelle tradizioni popolari, attraverso il parlare, il recitare, l’imitazione e il gioco. Tuttavia, il canto richiede anche una disciplina di esecuzione, volta a far acquisire abitudini di compostezza, di intonazione e di voce. 5.3 ALICE HALLGARTEN FRANCHETTI E LA SCUOLA RURALE Come abbiamo già detto, l’iniziativa delle scuole nuove in Italia si focalizza principalmente sull’educazione delle classi popolari e in ambienti rurali. Al di là dell’educazione infantile delle sorelle Agazzi, in questo panorama possiamo trovare anche esempi riferiti alla scuola primaria, tra i quali spicca la “Scuola rurale della Montesca”, fondata nei pressi di Città di Castello per volontà della moglie dello scrittore, uomo politico e filantropo Leopoldo Franchetti: Alice Hallgarten Franchetti (1874-1912). Lo scopo della scuola della Montesca consiste nel fornire agli alunni un’alfabetizzazione di base che non intacchi i valori morali della loro tradizione e della loro condizione. T 9 Lombardo-Radice: IL LEGAME TRA BAMBINO E INSEGNANTE Il pedagogista Giuseppe Lombardo-Radice (1879-1938) nella sua opera Didattica viva riporta le riflessioni di alcune maestre della Montesca sul metodo della fondatrice, a te- 2 4 6 8 10 12 © Pearson Italia spa 14 stimonianza soprattutto del diverso “clima” instauratosi in queste scuole tra allievi e insegnanti. I bambini insegnano anche a me molte cose. È una gran gioia sentirli discutere con me degli esperimenti che si fanno; dopo aver terminato il corso elementare le bambine vengono sovente a trovare le insegnanti; fanno loro gran festa incontrandole; sono felici se la maestra visita le loro case; ricorrono alla maestra in ogni bisogno; continuano a leggere i libri della biblioteca. I ragazzi frequentano per diversi anni la scuola serale; se vanno soldati scrivono di tanto in tanto, e in questo momento diversi sono quelli che ci scrivono dal fronte con gratitudine ed esprimendo nobili sensi circa il loro dovere […]. A La Montesca ogni classe rimane affidata all’insegnante per tre ore; a Rovigliano da due ore a due e mezzo. In quelle ore, ogni momento ha la sua occupazione e guai se l’insegnante non ha ben chiaro nella mente quel che farà! Insegnanti ed alunni hanno le ore contate. (G. Lombardo-Radice, Didattica viva, a cura di E. Frauenfelder, La Nuova Italia, Firenze 1993, p. 189) Per le sorelle Agazzi il canto ha un prezioso valore formativo. Nell’immagine: La lezione di canto (1885-1890), di Federico Zandomeneghi (Milano, Banca Commerciale Italiana).