L’UFFICIO DEL PROCESSO: MAGISTRATI ONORARI E PROCESSO TELEMATICO Intervento dell’Avv. Tiziana Tomeo Da molti decenni oramai, esistono figure professionali contraddistinte dal binomio “avvocato-magistrato onorario”; gli avvocati non sono più solo avvocati, da quando le stesse funzioni giurisdizionali dei magistrati di professione o togati, vengono svolte dai giudici onorari di tribunale (GOT) e dai vice procuratori onorari (VPO), introdotti nell’ordinamento giudiziario nel 1998 con funzioni giudicanti e requirenti presso i tribunali, con competenze civili e penali. L’art. 50 del DL 90/2014 ha introdotto inoltre, l’ufficio del processo, prevedendo espressamente che di esso fanno parte anche i giudici onorari. L’istituzione di tale ufficio con l’organizzazione che reca, suscita maggiori interrogativi circa le dotazioni dell’assistenza qualificata e costante che l’attività implica l’attività. Il legislatore ha previsto la costituzione di una vera e propria struttura tecnica alla quale il personale amministrativo è chiamato a partecipare dovendo essere in grado di affiancare il giudice in una serie di compiti e attività, sulla scorta delle esperienze europee che hanno mostrato grande efficienza in tal senso. Ciò posto, anche l’Italia ha avviato progetti sperimentali nella consapevolezza che i magistrati hanno bisogno di uno staff che li coadiuvi nell’espletamento delle loro molteplici attività. Ovviamente, l’analisi sommaria delle questioni contingenti ha evidenziato come in Italia non sia affatto alto il livello di strutture di assistenza diretta al giudice. Sembrerebbe che il DL 24 Giugno 2014 avrebbe lo scopo di rimediare alle carenze dell’ufficio per il processo con la costituzione di una specifica struttura organizzativa del personale amministrativo dei tirocinanti e della magistratura onoraria. 1 Lo scopo principe di tale interazione si raggiunge con il concreto supporto al lavoro dei magistrati. I compiti specifici dei soggetti assegnati all’ufficio per il processo sono svolti nell’ambito e con riferimento alle competenze, attività e mansioni, attribuite dalle rispettive normative di riferimento e, per il personale amministrativo, anche dalla contrattazione collettiva. Ciò che è importante sottolineare è che non ci si limita alla semplicistica introduzione di saltuaria ed occasionale assistenza al magistrato, piuttosto si prospetta un progetto di razionalizzazione del servizio giustizia, con revisione dei moduli organizzativi del lavoro del magistrato e delle cancellerie, con un conseguente maggiore utilizzo delle risorse informatiche e statistiche dell’apparato tecnologico e progettuale degli uffici giudiziari. Sembrerebbe in verità più un’utopia al momento, immaginare di realizzare un vero e proprio “staff” al servizio del magistrato, modificando anche in termini qualitativi, il lavoro del singolo giudice e degli uffici, così da rendere realistico e realizzabile il principio di ragionevole durata del processo, parametro Costituzionalmente garantito. Appare quanto mai aderente al tema del II° Incontro del Primo Seminario di Politica Forense, la tematica afferente l’Ufficio del Processo. Non a caso il tema specifico “Luoghi di Lavoro tra studi e realtà” c’impone di considerare l’esistenza oppur no, la qualità, l’efficienza e l’utilizzazione delle strutture organizzate e delle loro attrezzature. Penso, da magistrato onorario, a quale utilità potrebbe avere un Ufficio del Processo privo di personale specializzato o addirittura, privo delle attrezzature, sia per quanto attiene alla fase delle indagini, che allo studio e alla stesura dei provvedimenti, in mancanza di adeguate banche dati. Anche la funzione del giudice togato, nel contesto evolutivo del processo, assume un rinnovato ruolo di coordinatore tra più giudici onorari e tirocinanti realizzando 2 l’orientamento degli stessi nell’ambito delle innovazioni; ciò al fine di velocizzare i tempi della giustizia e garantire la trattazione da soggetti qualificati. In tale ottica, anche il giudice onorario potrà essere chiamato a sostituire uno o più giudici togati appartenenti al medesimo ufficio per il processo, garantendo una preventiva conoscenza del ruolo del magistrato professionale, nonché le prassi applicative da quest’ultimo adottate. Sembrerebbe che con la sperimentazione dell’ufficio per il processo, nei tribunali nei quali ha avuto un efficace avanzamento la collaborazione tra risorse impiegate, sia con riferimento al personale che ai mezzi, anche l’informatizzazione è stata accolta in maniera costruttiva dai giudici che ancora più facilmente si sono aperti alla digitalizzazione. Da tali considerazioni se ne deduce che in un certo qual modo, non è l’informatizzazione a subire l’andamento dei processi bensì sono proprio quest’ultimi ad avere una spinta positiva nella direzione della velocizzazione e funzionalizzazione della giustizia. Nel processo civile telematico dovrebbe essere in uso l’applicativo denominato consolle dell’assistente, un’evoluzione del redattore in uso da parte del magistrato (consolle del magistrato), affinchè si realizzi un “colloquio” informatico tra l’attività dell’assistente e quella del magistrato: l’assistente elabora appunti, ricerche, bozze inserendole nel fascicolo informatico di riferimento per poi metterlo a disposizione immediata del magistrato. Sarebbe anche previsto, come adempimento del Ministero, l’installazione del redattore consolle anche ai magistrati onorari che sono tenuti alla pertinente formazione. Che si sia avvocati o magistrati o avvocati prestati alla magistratura, ciò che emerge chiaramente è la necessità di porre in essere un’organizzazione competitiva che non può 3 non avere come conseguenza la minimizzazione delle inefficienze correlate allo sviluppo del lavoro. Il buon funzionamento e l’adeguata organizzazione dei processi, del personale e dei sistemi operativi, chiaramente hanno delle incidenze significative sul risultato delle prestazioni professionali e sulla “qualità” dei servizi offerti. Non è possibile parlare di qualità senza aver prima realizzato procedure di sviluppo del lavoro. Se migliora la qualità dei servizi e dell’ambiente di lavoro, inevitabilmente si conseguiranno benefici effetti anche esterni. Ogni fase o “step” deve essere pensata e programmata in modo che possa essere durevole nel tempo. Nello specifico, Avellino non appartiene ai Tribunali virtuosi che hanno avuto la lungimiranza di predisporre mezzi e strutture, date in dotazione a personale specializzato e formato continuamente ed adeguatamente. Mentre nel penale ci si ancora alla non entrata in vigore del processo telematico, nel civile esiste ancora un sistema a singhiozzo che talvolta dà l’idea di come sarebbe più agevole ed agile la professione di un avvocato informatizzato e tal altra rallenta tempi processuali e funzionalità degli studi, costretti a procedure aggravate proprio dalla discontinuità della catena della funzionalizzazione delle fasi. E’ necessario che la magistratura onoraria sia considerata una risorsa ed utile e qualificato interlocutore del magistrato togato, con il quale sarebbe auspicabile instaurare un dialogo di scambio interculturale ed interdisciplinare. Troppo spesso invece, accade che i GOT ed i VPO siano paradossalmente più oberati dei magistrati togati, investiti di processi tutt’ altro che semplici ed in solitudine si trovano a dover gestire una gran mole di lavoro. Tale condizione, che relega a mera sudditanza il magistrato onorario, non solo non contribuisce alla garanzia della snellezza processuale, 4 ma crea un ingiustificato ed inutile dislivello tra togati ed onorari, che non serve alla “causa comune”, ovvero, alla macchina “Giustizia”. L’avvocato prestato alla magistratura non rappresenta un minus, anzi è una garanzia ulteriore sia per gli stessi avvocati che per i magistrati, avendo un’apertura mentale a 360° e riuscendo a vestire i panni di entrambi, in un equilibrata e contemperante certezza del diritto. Il magistrato onorario nominato per titoli e con esperienza di lungo corso nella veste di avvocato, è un importante risorsa sia per i magistrati togati che per la classe forense, addirittura contribuendo a caratterizzare l’iter del procedimento telematico, sia con riferimento all’utilizzo delle strutture (vedi ufficio del processo), sia con riferimento alla stesura dei provvedimenti, soprattutto con attinenza alle ricerche giurisprudenziali e dottrinarie. Nessuno dunque, può chiamarsi fuori nel rendere il processo civile e penale utili alla mente e per la mente, con inevitabili benefici che non possono non ripercuotersi non solo tra colleghi, ma anche nella vita di relazione oggettivamente intesa, guadagnando per se stessi spazi e tempi da impiegare diversamente o come si vorrebbe. Avv. Tiziana Tomeo 5