Home / La vita/ Speciali Legumi: semi nutrienti per un futuro sostenibile Le lenticchie, i ceci, i fagioli, i piselli, le cicerchie, i lupini, le fave e tutti gli altri legumi saranno i protagonisti del 2016, proclamato dall’Onu “Anno Internazionale dei legumi”, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dell’importanza di nutrirsi con i legumi, per la salute umana e la sicurezza alimentare. Il loro alto valore nutritivo, infatti, li rende perfetti per combattere la malnutrizione, intesa sia come mancanza di cibo sia come, al contrario, eccesso di cibo calorico ingerito. Nonostante siano un alimento d’eccellenza che non dovrebbe mai mancare nella nostra dieta, oggi i legumi compaiono sempre meno sulle nostre tavole. L’alimentazione moderna è basata, infatti, su un maggior uso di proteine animali e i ritmi di vita di oggi hanno orientato le scelte dei consumatori verso cibi di pronto consumo. Adesso vediamo insieme cosa rende così speciali questi semi e quali sono i motivi per cui non dovrebbero mai mancare nella nostra alimentazione. Legumi, una grande famiglia di semi I legumi sono i semi commestibili delle piante che appartengono alla famiglia delle leguminose e, insieme ai cereali, sono gli alimenti che l’uomo più utilizza sin dai tempi antichi. I legumi sono diffusi in tutto il mondo e presentano una straordinaria varietà di tipologie, molte delle quali sono coltivate solo in piccole realtà territoriali e, quindi, sono introvabili nei comuni canali di distribuzione. Non tutti sanno che i legumi sono un alimento completo poiché sono ricchi di elementi nutritivi, in primis le proteine: allo stato secco ne contengono dal 20 al 40%, una percentuale quasi doppia rispetto a quella dei cereali e molto vicina a quella dei prodotti di origine animale. Hanno, inoltre, pochi grassi, dal 2 al 5%, e un elevato contenuto di fibre alimentari, sia insolubili, localizzate principalmente nella buccia e utili per regolare le funzioni intestinali, sia solubili, che contribuiscono al controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Il valore energetico delle leguminose è tra i più elevati del mondo vegetale: i carboidrati, infatti, rappresentano circa il 50% del loro peso. Contengono una discreta quantità di fosforo, potassio, calcio, ferro, vitamine del gruppo B e, quando sono freschi, anche vitamina C. Vediamo di seguito quali sono i legumi più diffusi: I fagioli I fagioli sono i legumi più conosciuti, tanto da poter essere eletti rappresentanti ufficiali delle leguminose. La pianta di fagiolo è originaria dell’America centrale e fu importata in Europa dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Si conoscono 300 varietà di fagioli, una sessantina delle quali sono commestibili; le più conosciute sono il borlotto, il cannellino, il fagiolo messicano, il fagiolo di Spagna, il fagiolo dall’occhio. I piselli Le origini di questo legume sono antichissime. Le prime testimonianze risalgono al 2100 a.C. in Asia Minore. I piselli si trovano freschi solo in primavera e rispetto agli altri legumi sono i meno calorici perché contengono pochi lipidi. Contengono, inoltre, una discreta quantità di glucidi, proteine, sali minerali e fibre, che esercitano un’azione benefica sull’intestino e sull’apparato cardiovascolare. I ceci Si tratta di una coltura antica, originaria del Medio ed Estremo Oriente, che si è diffusa ben presto nel bacino del Mediterraneo. Attualmente occupa il terzo posto nel consumo mondiale, dopo soia e fagioli. I ceci sono un puro concentrato di energia grazie al 6% di grassi e al 55% di carboidrati in essi contenuti. Nonostante i ceci siano ricchi anche di altre proprietà nutritive, sono ancora sottovalutati in Italia anche se, in realtà, sono molto versatili visto che possono essere ridotti in farina per essere impiegati in preparazioni diverse come nelle frittate. Le fave Legume antichissimo, originario dell’Asia e conosciuto nell’antico Egitto. Le sue tracce risalgono già all’età del Bronzo e del Ferro e gli antichi Romani ne facevano largo uso. Le fave sono ricche di proteine e fibre vegetali, ma povere di grassi, caratteristica che le accomuna agli altri legumi. Si trovano fresche in primavera ma le possiamo consumare anche nel resto dell’anno dato che si trovano facilmente nella variante secca. Purtroppo non tutti le possono consumare, Home / La vita/ Speciali esiste, infatti, il favismo, una malattia genetica ereditaria dovuta alla mancanza di un particolare enzima dei globuli rossi, che può causare crisi anemiche anche gravi. Le lenticchie Potrebbe essere la più antica leguminosa coltivata e consumata dall’uomo. Piccoli semi commestibili sono stati ritrovati in tombe egizie, ma anche in Turchia, databili addirittura al 7000 a.C. Le lenticchie erano diffuse nel bacino del Mediterraneo come alimento abituale delle classi povere greche e romane per il basso costo e l’alto valore nutritivo. Le lenticchie sono ricche di proteine, calcio e ferro. Si tratta dei legumi più facilmente digeribili, soprattutto nella variante rossa decorticata. Grazie alla presenza di flavonoidi, le lenticchie hanno ottime proprietà antiossidanti. I lupini Noto già ai Romani, il lupino è sempre stato un cibo povero. Grazie a questo legume si potevano ottenere una buona dose di proteine ma anche sali minerali come il ferro e potassio oltre che vitamine. i lupini possono essere consumati come degli snack sfiziosi da aperitivo o come ingredienti per zuppe e minestre. La farina ottenuta dalla macinazione dei semi secchi può essere impiegata per curare alcune malattie della pelle, come rimedio antidiabetico e vermifugo. Le cicerchie Sono i legumi meno conosciuti e per questo sono tutti da riscoprire. La pianta della cicerchia è originaria del Medio Oriente e per molti secoli ha rivestito una grande importanza sia per l’alimentazione umana, sia come foraggio. A partire dal secolo scorso il suo consumo in Italia è diventato meno rilevante, fino a essere quasi abbandonato, e solo negli ultimi tempi sta dando segni di ripresa. In Asia e in Africa invece la coltivazione della cicerchia è molto diffusa e ricopre un terzo del fabbisogno proteico pro capite. La soia La soia è la regina dei legumi grazie alla sue innumerevoli qualità nutritive. In commercio la troviamo secca, da ammollare e bollire, ma anche i germogli, gli edamame (fagioli di soia), il tempeh (la “carne di soia” ottenuta dai semi di soia gialli fermentati), il tofu (il “formaggio” di soia), il latte, il miso (un condimento che si ottiene dalla fermentazione della soia e di un cereale). La soia è nota per essere un alimento antiossidante che, per il contenuto di isoflavoni, contribuisce alla prevenzione di patologie cardiovascolari. È bene associarla sempre ai cereali per completare l’apporto di nutrienti. Le arachidi Forse non tutti sanno che…le arachidi sono dei legumi! Infatti, comunemente vengono associate più a nocciole, mandorle e agli altri tipi di semi oleosi visto che sono conosciute anche come “noccioline americane”. L’arachide è originaria del Brasile, oggi coltivata in tutto il mondo, soprattutto in Africa e in Asia. Non contiene colesterolo, ha un ottimo potere antiossidante ed è ricca di lipidi e acido oleico. Semi nutrienti per un futuro sostenibile I legumi non rappresentano solo un ottimo alimento, ma sono anche sostenibili! Scopriamo subito perché i legumi non fanno bene solo al nostro organismo, ma anche al nostro pianeta. Innanzitutto, la coltivazione delle leguminose a granella richiede un basso consumo di risorse ambientali, in particolare di acqua e suolo. Secondo i dati della FAO la produzione di lenticchie o piselli spezzati richiede un consumo di 50 litri di acqua per chilo. Al contrario, un chilo di carne di pollo ne richiede 4.325 litri, uno di manzo 13.000. La ridotta impronta idrica, inoltre, rende la coltivazione di legumi una scelta intelligente nelle zone aride e nelle regioni soggette a siccità. In secondo luogo, le leguminose sono piante “azoto-fissatrici”, cioè sono in grado di convertire l’azoto atmosferico in composti azotati grazie alla simbiosi che si instaura con alcuni microrganismi (Rhizobium leguminosarum) del suolo nelle loro radici, per cui richiedono in minima parte l’impiego dei comuni concimi azotati. Questo significa che le leguminose hanno una ridotta impronta del carbonio, ovvero basse emissioni di gas serra legate alla sintesi chimica dei pesticidi e dei fertilizzanti per l’agricoltura. Coltivare legumi quindi migliora la fertilità del suolo e ne riduce l’erosione, arricchendolo di sostanze nutritive e di una microflora batterica che favorisce la pratica delle colture in successione, come ad esempio, la rotazione tra colture di cereali (frumento, orzo e farro) e leguminose, che, rispetto alla monocoltura cerealicola, porta a una maggiore efficienza di utilizzazione dell’azoto. Migliorando le condizioni generali del terreno, quindi, le leguminose promuovono la Home / La vita/ Speciali biodiversità, intesa come varietà genetica delle colture. Il recupero dell’enorme variabilità genetica delle leguminose può costituire una risorsa preziosa per l’agricoltore che può selezionare le varietà più adatte alle mutate condizioni climatiche dei nostri tempi. Questo gioverebbe soprattutto ai Paesi in via di sviluppo, dove i legumi vengono consumati quotidianamente perché rappresentano spesso l’unica fonte di proteine. Promuovere la produzione e il consumo di legumi in queste aree significa salvaguardare la piccola agricoltura a livello famigliare e di villaggio e quindi incoraggiare le economie locali. “Semi nutrienti per un futuro sostenibile”, lo slogan lanciato per il 2016 dalla FAO, riassume in una frase l’importanza dei legumi non solo per l’alimentazione ma anche per la conservazione delle risorse naturali, essendo la lotta alla malnutrizione anche una sfida ambientale. L’obiettivo della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, per questo anno dedicato ai legumi è quello di promuovere una serie di iniziative per far conoscere il valore di questi alimenti e sensibilizzare: • l’opinione pubblica a conoscere la qualità nutrizionale dei legumi e farne un maggiore impiego come ingredienti dei loro piatti; • gli agricoltori a recuperare la biodiversità delle leguminose e a utilizzarle nella rotazione delle culture nell’ottica di un’agricoltura biologica e sostenibile; • i ricercatori ad approfondire la conoscenza della composizione chimica e della qualità nutrizionale tipica delle differenti varietà di legumi nel mondo al fine di creare un data base più dettagliato. a cura di Benedetta Palazzo