IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Spedizione in abb. postale comma 27 art. 2 Legge 28.12.95 n. 549 Firenze ANNO XVII - NUMERO 4 (nuova serie) APRILE-MAGGIO 1997 IL CALITRANO IN ANNO XVII - N. 4 n. s. QUESTO NUMERO Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Fondato nel 1981 Insieme per crescere IN COPERTINA: L’artistica foto di un vicolo di Calitri che con la sua teoria di scale, le immancabili serte di rossi peperoncini, l’anziana donna in costume, scandisce quel quotidiano ritmato dalle usanze e ricorrenze del nostro paese e rievoca il piacere di portare alla memoria i ricordi piacevoli del nostro passato. La strada porta il nome di Giuseppe Tozzoli, uno dei figli più illustri di Calitri: nato il 21 agosto 1826 da Francesco e Serafina Zampaglione, laureatosi in giurisprudenza all’Università di Napoli, dove il 15 maggio 1848 combattè sulle barricate, iscritto alla Giovane Italia. Dal 1867 al 1871 fu Consigliere Provinciale, deputato al Parlamento per ben tre legislature, fino al suo ritiro nel 1874 per lasciare il posto a Francesco De Sanctis. (foto Armando Santoro) IL VERO GIOIELLO Il mondo imperfetto nutre il male con tanti difetti senza morale. Non c’è più speranza di giorni migliori di dar la fratellanza e di portar l’amore. Di essere uniti da veri fratelli per fare la vita il vero gioiello. Pietro Lattarulo (da Bisaccia) di Raffaele Salvante 3 Associazioni Calitrane 5 Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Calitri nel Quattrocento di Gerardo Cioffari Direttore Raffaella Salvante 7 Cognomi e soprannomi calitrani nel 700 di Emilio Ricciardi 10 LETTERE AL DIRETTORE 12 Forza espressiva nell’arte di Giovanna Musicò 12 DIALETTO E CULTURA POPOLARE 13 Concorsi 17 NECROLOGI 18 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 19 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20 LA NOSTRA BIBLIOTECA 22 VITA CALITRANA 23 Segreteria Martina Salvante Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 Spedizione in abbonamento postale 50% C. C. P. n. 11384500 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze RICORDA CHE LA TUA OFFERTA È DECISIVA PER LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO GIORNALE Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 - 50122 Firenze. Chiuso in stampa il 16 maggio 1997 Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 PER UN IMPEGNO SEMPRE MAGGIORE INSIEME PER CRESCERE In un clima di omologazione complessiva, occorre una promozione degli autentici valori dell’uomo “Un oscuro apparato mina lo Stato, minacciando di soffocarlo e di strangolarlo”, un mix fra polizia giudiziaria, magistrati inquirenti e servizi segreti, collegato con la massoneria e l’alta finanza, detiene, di fatto, il potere nel nostro paese, mettendo praticamente fuori gioco tutti gli altri poteri. In pratica gli italiani sono tenuti in continua osservazione con indebite ed irregolari intercettazioni telefoniche, che intrufolandosi nella vita privata ed intima dei cittadini costituiscono il mezzo più idoneo per controllare e ricattare i più indocili. È quanto asserito da un autorevole personaggio, quale è il professor De Rita, presidente del CNEL, ai primi di settembre dello scorso anno, ma che pur nella sua gravità/verità ha avuto lo spazio di un solo giorno sui nostri mezzi di comunicazione, di solito alla ricerca del sensazionale, per amplificarlo e spettacolarizzarlo. Ancor meno spazio ha avuto sui giornali la notizia del “finanziamento ai partiti”, che vanificando nei fatti quanto stabilito dai cittadini in un apposito referendum, in tempi ultrarapidi e alla quasi unanimità ha ripartito ben 160 miliardi ai vari schieramenti politici presenti in Parlamento, quale prossimo anticipo del “contributo volontario” del 4 per mille sulla dichiarazione dei redditi. È semplicemente vergognoso! La montante disoccupazione, l’assistenza sanitaria, la lotta alla droga, le riforme istituzionali, la revisione delle pensioni, la scuola e così via sono tutte “emergenze” di secondo grado e per le quali non si trovano fondi! Quando siamo interpellati, come in questi casi, da episodi di vera indecenza, si capisce che nasce di qui quella diffusa e generalizzata sfiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni che non ispirano più credibilità, né hanno più autorevolezza e non permettono a ciascuno di noi di esercitare quel sano discernimento col quale davvero la democrazia cresce. L’autorità diventa autoritarismo quando è caratterizzata da sete di dominio e dall’ipocrisia di chi in modo sottile e camuffato nasconde o giustifica le proprie incoerenze; tutto quello che andiamo dicendo a livello nazionale è riferibile a livello locale del nostro paese, dove continuano a regnare una povertà di valori, una incapacità propositiva (sembra che a breve il paese perderà anche gli uffici dell’Acquedotto Pugliese), un grave disorientamento che lascia in una paurosa solitudine i giovani, i disoccupati, i più bisognosi; di recente, poi, si è innestata una perniciosa guerra di religione che ha diviso ulteriormente i Calitrani per le indebite ingerenze, sul modo di fare Chiesa, di personaggi che senza alcuna autorità e competenza, arroccati su vecchi e obsoleti assetti, non riescono a capire che “non deve sorprendere, se oggi, in una nuova situazione culturale e sociale, la Chiesa si interroga sul modo di annunziare più efficacemente il Vangelo e di educare i fedeli a una più profonda comprensione e a GIUBILEO SACERDOTALE DI DON VINCENZO CUBELLI Nato a Calitri il 28.08.1921, ordinato Sacerdote nella Chiesa dell’Immacolata Concezione il 29.06.1947 da S. E. mons. Cristoforo Carullo arcivescovo di Conza della Campania. L’Arciconfraternita di cui è padre spirituale dal 13.12.1952, i fedeli, l’Arcivescovo e i sacerdoti si stanno preparando a festeggiare degnamente, per il 6 settembre, con varie iniziative, il giubileo sacerdotale di Don Vincenzo che rappresenta la storia della vita calitrana e della Chiesa degli ultimi 50 anni. Per don Vincenzo gli auguri più sinceri della redazione e ad majora semper... 3 Il CALITRANO una pratica più completa dei sacramenti” (Evangelizzazione e sacramenti). Occorre una sterzata forte che spazzi via gli odiosi balzelli, di luterana memoria, per richiamare a tutti il coraggio della speranza che nasce dalla Pasqua di Cristo. La società abbassa la mira, ma in nome della libertà o non piuttosto della resa, dell’impotenza e della più scoraggiante rassegnazione? Invece, l’ambizione che ci anima è che dalla mortificazione della politica - intesa in senso largo - ci si debba salvare soltanto con un forte richiamo alla decisione e all’impegno, ponendo fine alla stagione della provvisorietà, con il compito di arricchire, qualificare e ampliare, con una sapiente gradualità, il progetto di una nuova società. Se vogliamo veramente essere costruttori della società futura, dobbiamo impegnare il meglio delle nostre energie, nel cercare, con forza e creatività, di ripensare i problemi “strutturali” per far crescere una società più visibilmente a livello umano; non ci dobbiamo adattare all’idea di consegnare alle generazioni che ci seguiranno una società a basso profilo, non ci si può arrendere all’indifferenza dell’abitudine. Ma per far questo, urge che ciascuno di noi cominci da se stesso diventando campana di risonanza per un deciso cambiamento di rotta, per impegnarsi su più fronti, confrontarsi con i fragili riferimenti etici del mondo contemporaneo e riscoprire il senso della propria vita per condividere, con i più bisognosi, preoccupazioni e speranze ed offrire un apporto positivo al rinnovamento della nostra società, chiamata ad esprimere un ruolo attivo e creativo di orientamento delle dinamiche pubbliche, nel rispetto dell’autonomia delle realtà temporali e nel dialogo con le diverse istanze culturali. Si tratta di favorire, con sempre maggiore consapevolezza, la crescita di luoghi e di momenti - a cominciare da quelli in cui siamo presenti - in cui il discernimento possa divenire più specifico e concreto. Non mancheranno le prove. Sarebbe, infatti, da ipocriti nascondersi le difficoltà, gli errori, i disagi N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 ed anche le degenerazioni che si possono progressivamente verificare e che lungo e difficile è il cammino da percorrere per costruire una autentica cultura di pace che richiede un continuo sforzo di aggiornamento e di formazione, sia perché cambiano metodi e strumenti, sia perché nascono problemi nuovi, o nuovi approcci a problemi antichi; va da se che il tutto va esperito con quel linguaggio a tutti comprensibile che è la carità In pratica proprio ora ci è chiesto di “stare dentro” con amore al nostro tempo, con la ferma convinzione che è ormai matura una com- prensione più illuminata da parte della coscienza credente in riferimento alle molteplici sfide del tempo presente. La storia è esodo: testimoniare e annunciare è il più grande dono che possiamo fare agli uomini del nostro tempo, per offrire un apporto positivo al rinnovamento della nostra società, aprendoci a riscoperte dimensioni di impegno che richiedono non una interessata e ambigua esaltazione, ma matura e profonda convinzione e soprattutto alto rigore morale. Raffaele Salvante Castrovillari 10.10.1946 - i più sinceri e sentiti auguri ai coniugi Rita Gatto e Peppino Salvante per l’ambito traguardo dei 50 anni di matrimonio. 4 Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 ASSOCIAZIONI CALITRANE DALLA SVIZZERA ALECS (Associazione Lavoratori L’ Emigrati Calitrani in Svizzera) organizza l’annuale incontro nella chiesa cattolica di Balsthal per SABATO 7 GIUGNO Sono invitati a partecipare, fra l’altro, l’Amministazione Comunale, la Pro-Loco e l’Associazione Aletrium di Calitri, le Associazioni Calitrane nel mondo, il giornale Il Calitrano ed altre Associazioni di zona. Per eventuali prenotazioni, Vi preghiamo di rivolgervi almeno due settimane prima a: ZARRILLI Antonio tel. 0041/62.39.10.385, presidente CIANCI Antonio tel. 0041/62.21.24.518, segretario È nostra viva intenzione dare un’impronta sociale e culturale più marcata a questo nostro ritrovo annuale. Con un cordiale arrivederci a Balsthal, vi saluta il segretario Cianci Antonio. I CALITRANI DI GERMANIA AL TERZO CONVEGNO nche quest’anno i calitrani di GerA mania, di Svizzera, di Francia e del Belgio, insieme a compaesani provenienti dall’Italia, si sono riuniti nei saloni della Kolpinghaus di Freiburg/Br., per l’ormai tradizionale convivio prenatalizio organizzato dalla ACRIG (Associazione dei Calitrani Residenti in Germania). Il presidente, Giovanni Fierravanti, letti i messaggi di adesione all’iniziativa e di auguri per la buona riuscita dell’incontro del Sindaco di Calitri, prof. Vito Marchitto, del prof. Michele Cerreta, di Teresa Baronchelli, responsabile delle ACLI - Germania, del Dr. Tonino Cicoira, di Giuseppe Gautieri, presidente onorario dell’ALECS, tutti impossibilitati a partecipare al raduno per inderogabili impegni assunti in precedenza, ha salutato i presenti e svolto l’annuale relazione sulle attività del sodalizio. L’accento è stato posto sulle difficoltà di “avviare iniziative nei settori della promozione culturale e dell’infor- Calitri, ottobre 1992 Maffucci Francesco con la moglie Antonietta Cianci, la figlia Vincenza in piedi, tre nipotini, e una loro parente con il bambino in braccio. 5 mazione; lanciare manifestazioni attraenti, nonché richiami particolari per far partecipare attivamente anche i giovani e coinvolgerli nella vita dell’associazione”, al fine di allargare gli orizzonti del sodalizio, sotto ogni aspetto e secondo lo stesso dettato statutario. Si è ritenuto opportuno, pertanto, considerato lo stretto scambio di collaborazione tra i due organismi “chiedere l’affiliazione dell’ACRIG, cosa che formalizzeremo al più presto, alle ACLI di Freiburg, allo scopo di offrire ai nostri soci una partecipazione attiva alle iniziative che propone ai propri iscritti sia giovani, che meno giovani”. Introdotto dal presidente Fierravanti, il Console d’Italia a Freiburg, Dr. Fabrizio Nicoletti, ha salutato i presenti, rallegrandosi dell’iniziativa e augurando all’ACRIG il raggiungimento d’ogni traguardo nell’interesse dei connazionali e per l’immagine positiva, che essi offrono del loro Paese; inoltre hanno preso la parola il giornalista Vito d’Adamo, il dottor Giuseppe Germano e Vincenzo Attardi, presidente del Circolo ACLI di Freiburg, che ha esposto agli astanti alcune delle realizzazioni acliste ed il programma per l’anno 1997, invitando i presenti a prenderne parte. Infine sono state fissate due incontri, in cui ogni partecipante deve venire “cu la spesa soia”: sabato 19 aprile, presso le ACLI, Schwarzwaldstr. 6 Friburgo, alle ore 15, per prendere un caffè e “p’ sta n’ picca nzemm’r’, parlà r’ li fatt’ nuostr’ e r’ quiggh’ r’ l’aut’, cum’ faciemm’ a Calitr’ quann’ n’affr’ntavam’ ngimma Cort’”. Ognuno è pregato di portare con se un pezzo di torta, biscotti, i resti della colomba pasquale, “n’ picca r’ sauzicchj’, r’ s’bbr’ssata, o quegghj’ chi un’ ten’”; il caffè verrà servito dall’Associazione: Se uno vuol accompagnare il tutto “cu lu suqu r’ la salamenta s’ l’adda p’rtà appriess’”. Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 Sabato 21 giugno “scampagnata” a Rottweil, dove la nostra vice-presidente Tuozzolo-Lepre organizza una grigliata; ci incontreremo tutti davanti alle ACLI e insieme, alle ore 14, ci avvieremo in direzione di Rottweil: ognuno è pregato di portare ciò che desidera grigliare e mangiare: carne, Wienerle, Vurste, Bockwurste e insalata, le diverse insalate verranno messe a disposizione di tutti; da bere ci sarà acqua, acqua minerale, cola, na cascia r’ birra o na ram’ggiana r’ mier’. Chi è di Friburgo è pregato di mettersi in contatto con Giacinta 0741/22.846 L’ACRIG prega i calitrani interessati di mettersi in contatto con il responsabile, Giovanni Fierravanti, Auwaldstrass 117, D - 79110 FREIBURG/Br. Tel. 0761/16.558. Sabato 3 maggio 1997 presso l’Azienda Agricola di Antonio Zazzarino, via Reinolds, 62 a Cisterna di Latina si è tenuta la V° ASSEMBLEA GENERALE dell’ASSOCIAZIONE ROMANA DEI CALITRANI con la nutrita partecipazione di moltissimi compaesani. C. Della Costa 14) Calitri 1957, la famiglia di Cerreta Michele (ricca recca) da sinistra in alto: Cerreta Michele, Cerreta Canio, Maffucci Lucia, Cerreta Vincenzo; seconda fila: Di Cecca Michele, Di Cecca Giuseppe, Cerreta Antonietta con la figlia Zarrilli Michelina in braccio, Cerreta Gaetana, Di Cecca Vincenzo; terza fila: Cerreta Canio con la filia Michelina, Cerreta Michele, Cerreta Concetta, Cialeo Francesco; quarta fila: Cestone Vincenza, Cestone Maria Antonia, una americana, zarrilli Giovanni con la figlia Lucia. 6 LE MASCHERINE Toc, toc, son Arlecchino coloro il mondo con la mia fantasia gioco, gioco con i bambin e li coloro di allegria. Ciao, ciao, son Colombina son graziosa e piccolina cucino il brodo con la pastina e son pure un po’ birichina. Uhè! Uhè! Son Pulcinella tiro sassi al mio Brighella. Tutti insieme facciamo un trio di pasticcioni e furbacchioni. Tiziana Armiento Teodolinda Cestone Luciana Giammatteo Annalucia Nigro (classe elem. 5/A) LIONI Un gioco di luci e di ombre. Lioni è la nebbia tra i capelli, tra alberi e cemento, nasconde le mani. È strada bagnata da lacrime di sogni, da pioggia di sorrisi. Lioni è bambini che si rincorrono, urlano, dimenticano il tempo, ricordano la vita. È forte richiamo di campane, note miste di attesa e gioia, eco di passi di chi torna a casa. Lioni è una finestra che guarda un pino immobile, quei pochi gradini, un amorevole cane e un angelico volto. Lioni è tempesta di emozioni, mondo antico di rinnovata gioia, vento che scuote, accarezza, allontana occhi che spiano l’innocenza di un amore. Lioni è una chiesa per chi fedele spera, una domenica per chi grida “venite, comprate!”, un rifugio alla noia, un complimento a una ragazza, un profumo di vita semplice. Lioni ricorda un novembre funesto, un lamento ormai remoto, nascosto nella culla di sorrisi giulivi. È un vecchio che fischietta, cammina tra le zolle, si affatica incontro al sole, fissa l’angolo delle sue memorie. Lioni è un giovane che spera nel domani, che sa lottare a scuola o nel fragore di una fabbrica. Lioni dorme insieme a chi con lui si risveglia, raccoglie gocce di pianto e sorriso eterno Lioni...solo il battito del mio piccolo cuore. M. Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 P. GERARDO CIOFFARI O. P. CALITRI NEL QUATTROCENTO I SANSONE GESUALDO: la lungimiranza di un signore di Calitri (1410-1436 circa) La storia di Calitri nella prima metà del Quattrocento può essere vista solo attraverso la storia dei suoi feudatari e della nuova situazione creatasi nella seconda metà del secolo. Confrontando questa situazione con quella di un secolo prima, pur nella carenza documentaria, non è molto difficile trarre alcune conclusioni. 1. I signori di Calitri, Castiglione e S. Maria in Elce Il personaggio chiave di questo periodo è Sansone Gesualdo, figlio di Nicola III, secondo di questo nome come signore di Calitri. Non si conosce con certezza in qual anno Nicola cedette effettivamente Calitri a Sansone. Dall’insieme dei dati pervenutici sembra che il 1410 possa essere una data plausibile. Se volessimo allargare lo sguardo e, al di là dell’agglomerato urbano, consideriamo alcuni casali vicini (Castiglione, ormai disabitato, e S. Maria in Elce) e paesi vicini, allora è opportuno dire qualcosa anche dei parenti di Nicola e di Sansone. Il primo, Nicola, ci riporta a Mattia II, che fu un padre molto prolifico. E per quanto ci interessa, oltre a Nicola, ebbe anche Luigi I e Antonio. Il territorio di Calitri fu diviso fra i discendenti di questi tre fratelli. In particolare, mentre Nicola era signore della triade Calitri, Auletta, Cangiano, il fratello Luigi I (fedelissimo di re Carlo III) era signore di Conza, dopo che nel 1381 questa città fu tolta ad Elisabetta del Balzo per aver parteggiato per l’antipapa Clemente VII. E, come si sa, la signoria di Conza comprendeva anche Castiglione (ormai disabitato), Cairano, Ruvo e Selvapiana. L’altro fratello, Antonio, aveva avuto in eredità S. Maria in Elce, Monteverde, Pietrapa- lomba, Sassano, Oppido e Teora. Di conseguenza, sul finire del Trecento, signore di Calitri era Nicola III, di Castiglione Luigi I e di S. Maria in Elce Antonio. Intorno al 1410 (ma è difficile precisare le date), come Nicola aveva investito il figlio Sansone dei suoi feudi, così Luigi e Antonio avevano trasmesso i loro rispettivamente ad Elia e Antonello. Quest’ultimo, fra l’altro, continuò l’impegno a favore dei Durazzeschi, e come lo zio paterno Luigi aveva sostenuto militarmente re Carlo III, così lui ebbe il comando di un contingente nella cavalleria di Ladislao. Così, ai primi del Quattrocento, signori del territorio di Calitri erano Sansone, Elia e Antonello. 2. Sostegno politico a Ladislao Il primo quarto del secolo XV, caratterizzato dalle lotte per il regno di Napoli di due rami della dinastia angioina (quello dei Durazzeschi e quello dei Valois-Provenza), vede un alternarsi di schieramenti da parte dei baroni. Per quanto riguarda i Gesualdo, finché fu vivo Ladislao, restarono fedeli al ramo di Carlo III. Ma, soprattutto a partire dalla sua morte (1414), alcuni parteggiarono per i Durazzeschi, altri per i Provenzali. Sull’autorità del De Lellis, confermata del resto da documenti successivi, va detto che, agli inizi del XV secolo, il signore di Calitri, Nicola III, investì del suo feudo il figlio Sansone (o Sansonetto) Gesualdo: Sansone primogenito del terzo Nicolò, non solamente fu Signor delle Terre paterne (cioè Cugiano, Auletta, Calitri ed altre Terre), ma divenne anche Signor di S. Lorenzo, di Palo, e di Baragiano, pervenutele per parte di sua moglie, che fu Antonella di 7 Porcelletto di nobiliss. famiglia d’origine Francese, figliola et herede di Porcellione, e nella quale questa famiglia si estinse. Non vi sono elementi per affermare che Sansone si discostasse dalla politica dei Gesualdo, favorevoli a Ladislao. Che il rapporto della sua famiglia con Ladislao fosse abbastanza amichevole risulta anche da un episodio che vide coinvolto un Gesualdo di Gesualdo, il cui ramo non è però sufficientemente specificato. Narra dunque il Di Costanzo: Scrive Pietro d’Umile due cose notabili, che essendo Gesualdo di Gesualdo allevato da fanciullezza con lui (Ladislao), riuscito ai 22 anni dell’età sua di forze mostruose e di destrezza grande, in una impresa, quando usciva a scaramucciare con una lancia di gran grossezza, o cavava di sella il nemico sbalordito per botta di testa, o voltando subito il cavallo, e venendo a porre mano allo stocco, si appressava tanto al nemico che, afferrandolo per forza di braccio, il poneva in terra, e per un fante ne mandava il cavallo al campo, e si stava, finché colui, rendendosi gli porgea lo stocco, ed egli ne’l mandava al suo campo a piedi, donandogli la libertà: e questo fu più d’una volta con gran piacere del Re e degli altri, che’l vedeano. Il Re, invidioso della fortezza di quel cavaliere, come tornò a Napoli, istigò molti soldati e cavalieri stimati più valenti; e quasi a tutti quelli, che vollero provarsi in questo esercizio, accadde il medesimo. Onde il Re volle colla persona propria fare esperienza se questo veniva da forza o da destrezza, essendo egli di grandissima forza e di non poca destrezza; ed un dì nel palco, in presenza di pochi familiari, fece armare Gesualdo insieme con lui, e saliti a cavallo, incontrandosi ruppero agevolmente le lance e posto l’uno e l’altro mano agli stocchi, il Re avendo fatto Il CALITRANO ogni sforzo per non farsi appressar Gesualdo, e vedendo che aveva gittato lo stocco e che veniva per entrare ad afferrarlo, gettò egli ancora lo stocco, e si strinse con Gesualdo con grandissima forza, cercando di gettarlo da cavallo, e contrastando un pezzo, Gesualdo disse al Re, non più Signore, che la Maestà Vostra va in Terra. Il Re, adirato disse che attendesse a fatti suoi, ed in fare l’ultimo sforzo, Gesualdo il mandò a terra, ed andò a terra ancor esso, ma sopra il Re, il quale confessò che la Natura non poteva fare il più valoroso Giovane, e gli diede il primo luogo tra i Camerieri: ma morì sei mesi dopo con dispiacere del Re e di tutta la sua Corte. Un episodio questo che certamente dovette avere una grande diffusione a Calitri e negli altri stati dei Gesualdo, sia che il loro giovanissimo eroe appartenesse al ramo di Calitri che a qualche altro feudo dell’Alta Irpinia. Esso è anche sintomatico degli ideali cavallereschi del tempo, con frequenti tornei e giostre che mettevano in rilievo la forza e l’abilità dei conti e dei baroni. N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 3. La “ribellione” di Sansone di Calitri Alla morte di Ladislao (1414), i tre cugini Elia, Antonello e Sansone assunsero atteggiamenti diversi nei confronti della nuova regina, Giovanna II. Mentre Sansone col fratello Leonetto preferirono temporeggiare, Elia e Antonello ritennero opportuno mantenere la fedeltà alla sorella del defunto re. C’è un documento che parla di “ribellione” di Sansone: in data 20 luglio 1422 la regina Giovanna II perdonava i ribelli Leonetto e Sansonetto de Gesualdo, Menga de Gesualdo, contessa di Mirabella e Colangelo Aiello. È vero che normalmente per Sansonetto si intende il nipote del nostro Sansone (figlio cioè del di lui figlio Luigi II). Ma in questo caso è abbastanza chiaro che Sansonetto non può essere altri che il signore di Calitri (il nonno), in quanto il Sansonetto primo conte di Conza non era ancora nato nel 1422. Il padre, infatti, cioè Luigi II si sposò nel 1427 con Emilia Mormile, con un Brescia, Cestone Mario collocato a riposo, previa richiesta. Arruolato nei Carabinieri nel lontano 1958 e passato alla polizia municipale del comune di Brescia nel 1964 è andato in pensione col grado di Istruttore Capo di Vigilanza, dopo essere stato responsabile per alcuni anni dell’Ufficio e della Squadra Infortunistica Stradale per i rilievi degli incidenti stradali. Auguri vivissimi! 8 contratto matrimoniale in cui Calitri ebbe un certo ruolo. Interessante è pure il fatto che in questo perdono è inclusa anche Menga de Gesualdo, contessa di Mirabella, che va chiaramente identificata con Minora, la figlia di Sansone, contessa appunto di Mirabella. È evidente perciò che quella sintonia che vi era stata fra i Gesualdo nei confronti di Ladislao era scomparsa. Sotto Giovanna II i vari feudatari presero atteggiamenti diversi. Per quanto riguarda Calitri, Sansone, col fratello Leonetto, mantenne una certa equidistanza fra i sovrani contendenti, Luigi II (†1417) e Giovanna II (†1435). In altri termini, la ribellione di Sansone non va intesa come un’insurrezione armata, il che avrebbe significato uno scontro diretto col cugino Antonello e col fratello Carluccio, apertamente e militarmente schierati con Giovanna. Ciò che dava noia alla regina era questo suo temporeggiare e soprattutto il suo impostare una politica matrimoniale in conseguenza della quale egli diveniva parente di alcuni dei più potenti feudatari a lei ribelli. Alla morte di Luigi II d’Angiò, la regina fece un passo per attirare Sansone dalla sua parte, procedendo ad una riduzione dei pagamenti fiscali nei suoi feudi. In data 6 ottobre 1418 stabiliva, tra l’altro, che la somma di 8 once e tarì 20 che il feudo di Calitri era tenuto a pagare come generalis subventio fosse ridotta a 6 once e tarì 20. Sansone, però, non cambiò politica né per queste iniziative né per le pressioni del fratello Carlo (noto anche come Carluccio) e del cugino Antonello. Il primo era a tal punto nelle grazie della regina, che questa in data 26 agosto 1419 gli affidava l’esercito per la repressione della rivolta in Calabria: Concediamo che in forza delle presenti tu possa ricondurre alla nostra fedeltà, obbedienza e principale nostro dominio, demanio e corona, tutte le città e fortezze in mano ai nostri ribelli, disobbedienti ed infedeli, con facoltà di dare la grazia alle università e agli uomini, ai castellani e compagni e servitori concedendo una perpetua e generale indulgenza e il perdono di tutti gli eccessi e crimini. Sansone e Leonetto non avevano, dunque, un “nemico” solo nel fratello Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 Carlo, ma anche nei già menzionati cugini Elia e Antonello, apertamente schierati per Giovanna II. E se si pensa che Elia era signore di Castiglione ed Antonello signore di S. Maria in Elce, si può ben immaginare la delicatezza della situazione. Il 20 marzo 1416 moriva Elia, e la regina Giovanna non aveva difficoltà a concedere al fedele Antonello i feudi del cugino. Antonello Gesualdo diveniva dunque signore anche di Castiglione. Il suo potere personale crebbe notevolmente, in quanto gli fu confermata la concessione di Ladislao del mero e misto imperio. Il che ovviamente gli dava un enorme potere sui suoi sudditi, i cui ricorsi al re venivano sensibilmente limitati. E dato il suo ruolo attivo a favore prima di Ladislao e poi di Giovanna, è da credere che tenesse a freno la ribellione del cugino Sansone di Calitri. 4. Lite con Castelgrande per il Bosco delle Rose Questi non mancò di tenere formali rapporti con la regina, che tuttavia, per la sua politica matrimoniale e per la mancanza di qualsiasi coinvolgimento, continuò a considerarlo un ribelle. E come nel 1418 Sansone era riuscito ad ottenere per Calitri una riduzione della sovvenzione generale da otto a sei once, così esattamente dieci anni dopo veniva ad un accordo col conte di Castelgrande, Giorgio d’Alemagna, per una petizione alla regina. Si è più volte fatto cenno ai continui dissidi fra Calitri e Pescopagano per gli usi civici nel Bosco delle Rose. È da notare però che questo ampio bosco non metteva in contatto Calitri solo con Pescopagano, ma anche, sia pure in minor misura, con Castelgrande. E fu proprio con questa Terra che i calitrani si trovarono in contrasto, con episodi di violenze e depredazioni che negli anni venti di quel secolo si fecero sempre più frequenti. Sia Sansone di Calitri che Giorgio di Castelgrande pensarono bene di evitare inutili ostilità nocive ad entrambi. Portarono quindi la lite dinanzi alla curia di Napoli che, con decreto del 31 marzo 1428, affidò la soluzione della questione ai giudici Nicola Pagano di Ricigliano ed Ammiano Irsone di Polla. Questi ebbero, fra l’altro, l’incarico di esami- nare le carte relative al Bosco delle Rose tenendo conto anche delle antiche consuetudini, dopo di che, soprattutto nelle zone contestate dovevano fissare delle firmas lapides (pietre solidamente conficcate nella terra) e se necessario collegate con anelli e catene di ferro. 5. Verso una ripresa economica e demografica Il bilancio del governo di Sansone su Calitri fu nettamente positivo, in quanto la sua “ribellione” non ebbe particolari ripercussioni negative, ed ebbe altresì dei risvolti estremamente positivi dopo la morte di Giovanna II. L’anno dopo, infatti, nel 1436, grazie ai legami matrimoniali dei figli, non solo non subì rappresaglie, ma le sorti della guerra gli permisero di allargare e consolidare i suoi stati. Mentre infuriava la lotta tra i sostenitori di Renato e quelli di Alfonso, improvvisamente il territorio di Calitri divenne teatro della guerra, né poteva essere altrimenti, visto che Antonello, generale dell’esercito di Giovanna e ora di Renato, era il signore di gran parte di questo territorio. Non deve perciò sorprendere la decisione del principale alleato di Alfonso d’Aragona, il principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini, di portare la guerra nell’Alta Irpinia per colpire Antonello. Anzi, la notizia del suo arrivo spinse il conte di Avellino a mettersi in marcia e congiungersi a lui. Il principe di Taranto, ovviamente, sapeva che Sansone di Calitri aveva per- LAUREA Il giorno 8 novembre 1996 presso l’University of Strathclyde di Glasgow in Scozia, si è laureata in sociologia e lingue europee la sig.na ANTONELLA GIGLI Alla neo dottoressa, ai genitori Maria e Enzo, agli zii e zie, ai cugini e cugine, ai parenti tutti, giungano i nostri più fervidi auguri. 9 seguito una politica sfavorevole alla regina Giovanna e quindi era virtualmente un suo alleato. Di conseguenza Calitri non entrò nel suo programma di distruzione. In quei primi mesi del 1436 l’Orsini mise a ferro e a fuoco molti feudi di Antonello, specialmente Ruvo e Pescopagano. In questi frangenti (ma non saprei dire se in conseguenza dei combattimenti) venne a morte lo stesso Antonello e, come spesso accadeva in questi casi, i feudi del “ribelle” (Antonello) dal re vincitore venivano concessi al “fedele” (Sansone). Considerando che già Antonello aveva ingrossato i suoi feudi grazie all’aggiunta di quelli del cugino Elia, si può ben immaginare l’entità degli “stati” che Sansone stava per trasmettere al figlio Luigi II. Non vi sono, al momento, dati sufficienti per stabilire lo stato di salute dell’economia calitrana e l’ammontare della popolazione in questo periodo. Da tutti i dati “politici” su riferiti direi però che la signorìa di Sansone fu il vero inizio della ripresa dopo la peste e le guerre del Trecento. La sua “ribelle” politica matrimoniale mise le basi ad una serie di rapporti che, se da un lato consolidarono la potenza dei Gesualdo, dall’altro crearono ampi spazi di mercato per i prodotti agricoli di Calitri. Temporeggiando nel riconoscere i legittimi sovrani frenò l’emorragia fiscale e fece sì che molti proventi rimanessero a Calitri e non finissero nelle casse della curia regia. Molti di questi andarono a rimpinguare le sue casse, ma certamente non pochi restarono a beneficio degli abitanti. Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 EMILIO RICCIARDI COGNOMI E SOPRANNOMI CALITRANI NEL ’700 ricavati dagli atti preliminari del “Catasto onciario” el 1741, per ordine del re Carlo III, N fu introdotto nel regno di Napoli il nuovo catasto, chiamato “onciario” poiché i guadagni e le tasse di ogni cittadino erano espresse in once (1 oncia = 6 ducati). Il catasto di Calitri, redatto tra il 1752 e il 1753, si conserva nell’Archivio di Stato di Napoli, fondo Catasto onciario, voll. 4974 - 4981. Gli atti preliminari del catasto furono stilati dal sindaco, dagli eletti, dall’arciprete e dai rappresentanti del feudatario, con l’aiuto di alcuni notai. Nel mese di settembre 1752, all’inizio della compilazione del catasto, era sindaco di Calitri Marco Galgano, con gli eletti Nicolò Paolantonio, Lonardo di Maio, Donato Cestone e Giuseppe di Napoli; dall’ottobre 1752 fu sindaco Giuseppe Codella, con gli eletti Pasquale Berrilli. Antonio del Cogliano, Donato Pignone, Antonio di Milia e Antonio Toglia. Per redigere gli atti l’Università [il Comune] di Calitri si rivolse al notaio Giuseppe Cestone, calitrano. Il notaio dell’arciprete fu Giovanni Lupone, di Calitri, e quello della curia arcivescovile di Conza fu Pasquale Scauzullo, di S. Andrea. Tra gli atti preliminari, nel volume 4974, c’è lo “stato delle anime” compilato nel 1753 dall’arciprete d. Giovanni Borrillo e autenticato dal notaio Giovanni Lupone; al documento è allegato l’elenco completo dei 3732 abitanti di Calitri in quell’anno, nel quale si possono leggere oltre 300 cognomi diversi e circa 60 soprannomi che può essere utile confrontare con l’elenco dei cognomi cinque-secenteschi pubblicato da Vito Acocella nella Storia di Calitri.2 Nel documento l’arciprete annota scrupolosamente lo stato civile e le parentele di molti cittadini (vedova, seconda o terza moglie, sorella, zio, patrigno etc.), la condizione sociale (serva, lattara, dottore), le menomazioni fisiche (surdo, muto, cieco) e, per i forestieri, la provenienza (di Andretta, di Carbonara, di Rionegro, etc.); registra una coppia di gemelle (Agnesa e Flavia Tuozzolo), una suora (suor Maria Celeste), un dottor fisico (Filippo Ciaffa), un sordo (Donato surdo), un carcerato (Cesare di Lucrezia), un ricco possidente (Don Giambattista Berrilli) e così via. Vi sono anche due indicazioni toponomastiche: (sotto il giardino e sotto le case cadute), seguite dall’elenco delle persone che abitavano in quei luoghi. Qui di seguito si trascrivono lo “stato delle anime” con l’elenco dei componenti del clero, una lista dei cognomi e una dei soprannomi contenuti nello “stato delle anime” e nel “libro degli apprezzi”. I cognomi sono stati elencati adottando la stessa redazione usata dall’arciprete o dal sindaco, con le possibili varianti tra parentesi; quelli evidenziati in grassetto sono i cognomi più antichi, presenti già nell’elenco di Acocella. Tra parentesi, in corsivo, il luogo di provenienza della famiglia, annotato dall’arciprete vicino ad alcuni cognomi forestieri. Nel secondo elenco sono riportati i nomi di alcune persone seguiti dai rispettivi soprannomi, o da altre annotazioni circa la loro condizione, che permettevano di individuarli con sicurezza tra i concittadini. N.B. Nel trascrivere il documento, per una più facile lettura, ho modernizzato la punteggiatura e l’uso delle maiuscole, e ho sciolto la maggior parte delle abbbreviazioni. I cognomi e i soprannomi sono stati invece trascritti fedelmente; quei pochi che presentavano sul manoscritto una lettura ambigua o poco comprensibile ho preferito non riportarli. LO “STATO DELLE ANIME” Status animarum huius Terrae Caletri confectus a Rev. D. Joanne Archip. Borrillo in hoc anno 1753 Sacerdotes Clerici Oblati Moniales Servae Ex communione Ex confessione Ex minori aetate n. n. n. n. n n. n. n. 27 7 1 23 4 2297 371 1002 3732 10 Giovanni arciprete Borrillo Il rev. d. Giovanni arciprete Borrillo di suo proprio carattere ha firmato il presente stato dell’anime ed egli è stato quale si fa ed in fede io notar Giovanni Lupone richieso col mio solito segno ho segnato. I RELIGIOSI Rev. Sacerdoti D. Gio. Borrillo (Arciprete), D. Gaetano Zampaglione (Cantore), D. Giambattista Scoca, D. Giuseppe Stanco, D. Giuseppe Caputo, D. Scipione di Ruggiero, D. Giuseppe Cicoira, D. Angelo Gervasi seniore, D. Canio Borrillo, D. Giuseppe Leone seniore, D. Antonio VitamorCioglia, D. Michelangelo Zarrillo, D. Francesco Antonio di Geronimo, D. Antonio Margotta, D. Antonio Abbate, D. Giuseppe Rinaldi, D. Giuseppe Biagio Benevento, D. Francesco Caputo, D. Rocco Zabatti, D. Giacomandrea Rinaldi, D. Antonio Cestone, D. Rocco Frasca, D. Angelo Gervasi juniore, D. Giuseppe Nicolò Fastiggi, D. Giuseppe Leone juniore, D. Pietro Sacchitella, D. Franco Coviello. Clerici Clerico Sig. D. Nicolò Saverio Borrillo, Cl.co Giambattista di Giona, Cl.co Giuseppe Biagio Cioglia, Cl.co Giancarlo Forieri, Cl.co Filippo Cestone, Giovanni Maffuccio, Donato Tuozzolo. Eremiti L’eremita di S. Berardino. Rev. Monache D. Caterina Cappa (Badessa), D. Cannida Maffuccio, D. Cristina de Simone, D. Agnesa Nicolaj, D. Maria Emanuele Cioglia, D. Petronilla Galelli, D. Giuseppantonia Capuano, D. Arcangiola Lupone, D. Scolastica di Giona, D. Maria Pascale Ciaffa, D. Rosalia Cio- Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 glia, D. Maria Maddalena Ferrarellio, D. Maria Loreta Borrillo, D. Antonia Solimene, D. Annamaria Cioglia, D. Maria Benedetta Borrillo, D. Lucia Fruccio, D. Geltrude Borrillo, D. Rosa Rinaldi, D. Maria Battista Maffuccio, D. Maria Tuozzolo, D. Maria Teresa Cioglia, Educanda Loreta Zampaglione. Serve Angiola Cimminiello, Angiola Fierravante, Veronica Martiniello, Flavia Tartaglia. I COGNOMI Abbate, Alisi (d’Alisi, Alifi), Angiolillo, Arace (d’Arace), Arconzio, Auciello, Avella, Bajone, Barbalata (Barbalato), Barone, Barrada, Bavosa, Bellizzi, Benevento, Berrilli (Borrillo), Bianco, Bilotto (di Andretta), Blasuccio, Boccabianca, Boccardo, Bocchicchio, Borea, Bozza, Bracuto, Bruno, Buglione, Bulto, Buono, Calà, Cannito, Cantarella, Capasso, Capossela (Capossele), Cappa, Capuano, Caputo (Caputi) Casarella, Cassano, Celebrano, Cerone, Cerrata, Cerreta, Cerullo, Cesta, Cestone, Chioffari (Chioffaro), Ciaffa, Cialeo, Ciampi, Cianci, Ciaurella, Cicoira (Cicojra), Cifariello, Cimminiello, Cioglia, Claps, Codella, Contessa, Coppola, Corcia, Corridore, Cosca, Coviello (Covella), Cozza, Cristiano, Cuculo, Daniele, de Tomaso, del Buono, del Cogliano, del Cossano, del Giudice, del Re, del Rito, della Badia (dell’Abazia), della Marina, della Porta, della Rocca, della Valva, delli Liuni, dello Staglio, dell’Auletta, dell’Orto, di Blasi, di Cairano, di Carlo, di Cecca, di Cosmo, di Cuojro, di Ferrante, di Geronimo, di Giannantonio, di Giona, di Majo, di Martino (di Rionegro), di Mattia, di Meo, di Milia, di Muro, di Napoli, di Nicola, di Nisi (di Niso), di Nora, di Sabato, di Santo (di Ruvo), di Turo, d’Ambruoso, d’Angelis, d’Armiento, Errico, Esposto, Famiglietto, Farfone, Fastiggi, Fatone, Ferrarellio, Fierravante, Figurella, Fiordelisi, Forgione, Forieri (Ferriero), Frasca, Frecina, Frieri (di Cairano), Fruccio (Fruggi), Gabriele, Gala, Galelli, Galgano, Galizia, Gallo, Galluccio, Gautieri, Germano, Gervasi, Giampietro, Giannetta, Giannino (di Centola), Giorgio, Gonnella, Grieco, Guglielmo (di Guglielmo), Iannece (di Carbonara), Iannella, Iannolillo, Ietta, Ievoli (di Putignano), Insengola, Iuvone, Lampariello, Langelotto, Lantella, Lanza, Lardaro, Laviano, Leone, Letizia, Lettieri, Liberti (Liberto), Liccio, Lombardo, Lotano, Luaggro, Lucrezia (di Lucrezia), Lungaro, Lupo (Lupone), Maffuccio, Majno, Malanca, Marciano, Margotta, Marino (di Ruvo), Marsiglia, Martiniello, Martorano, Masuotto, Mazziotta (Mazziotti), Melaccio, Melchionna, Mena, Mennillo, Meoli, Metallo, Miano (Miajano), Miele, Montuori, Moscati, Mottola, Mungiello, Musano, Muscella, Nannariello, Nardo, Nicolaj (Nicolais), Nigro, Nuzzariello, Olfranco, Orraso, Pagano, Panico, Panniello, Paolantonio, Papa, Parente, Parisi, Parlante, Pascalicchio, Patagina (Petagina), Patrisso, Pauloccia, Pescullo, Petrozziello, Petrozzino, Pezzillo, Pierro, Pignone, Pinto, Piostra, Pitochi, Polestra (della Polestra), Prete, Pugliese, Punsano, Quaranta, Rabasca, Raciuoppo, Rafano, Ragionato, Rajmundo, Ranaldo (Rinaldi), Ricciardella, Ricciardi, Rizzo, Rostra, Rubino, Ruggiero (di Ruggiero), Russo, Sacchitella, Salvante, Sanges, Santoro, Saracino (di Pescopagano), Savanella (Savinella, Sabanella), Savignano, Scalzullo, Schettino (Scettino), Scioscia, Scoca, Segni, Sepe, Serafino, Sfera, Simone (de Simone), Solimene (Solimeno), Solla, Sozio, Speranza, Sperduto, Spiriuolo (Spriuolo), Stabile, Stanco, Sturchio, Tangredi, Tartaglia, Tenore, Tocciariello, Todisco, Toglia, Tora, Tornillo, Tozza Troisi, Trombetta, Tuozzolo, Vasco (di Pescopagano), Verrone (del Cilento), Vigilante, Vitamore, Vitamore-Cioglia (VitamorCioglia), Vitella, Volpe, Zabatti, Zampaglione, Zanzonetto, Zarracca, Zarrillo. I SOPRANNOMI Antonio Bozza = Moschillo; Giuseppe Bozza = il Paccio; Antonio Capossela = Ionto Vaccaro; Giovanni Caputo = Potegaio; Giuseppe Caputo = Bannito; Giuseppe Caputo = Sileo (omonimo del precedente, abitava(sotto le case cadute(); Lonardo Cesta = Cieco; Antonio delli Liuni = Nasone; Giuseppe delli Liuni = Tungio; Donato di Ferrante = Babuscio; Donato della Polestra = Palio; Domenico di Cosmo= lo Mugliero; Giuseppe di Milia = Fortuna; Donato di Napoli = Dottore; Giuseppe Fastiggi = Spatafore; Giuseppe Fastiggi = Scozzato (omonimo del precedente, abitavano 11 entrambi (sotto il giardino); Lonardo Fierravante = Tabaccone; Giovanni Fierravanti = Fiaschiello; Antonio Frasca = Procobio; Francesco Galgano = Focile; Francesco Galgano = Cortellazzo (omonimo del precedente, abitavano entrambi (sotto le case cadute); Giuseppe Galgano = Gliugliù; Giuseppe Galgano = Vecchio (omonimo del precedente, abitava (sotto le case cadute); Donato Galluccio = Rovetale; Donato Gervasi = Mauriello; Angiola Giorgio = Schiaffo; Nicolò Guglielmo = lo Cecato; Giuseppe Iannella = Camarcio; Giuseppe Liberto = la Mastra; Francesco Margotta = Petruzzo; Giuseppe Melaccio = Saccone; Giuseppe Rubino = Mustazzo; Antonio Russo = Cosamata; Francesco Russo = Guauciello; Giovanni Russo = la Scorta; Francesco Scoca = Crudele; Gennaro Scoca = Discepolo; Giuseppe Scoca = il Malomo; Giovanni Sepe = Vocetto; Michele Sozio = Muto; Giuseppe Stanco = Nascarella; Giovanni Toglia = Spezza; Giovanni Tornillo = S. Aloj (S. Eligio, invocato per la guarigione dei somari); Angiola Zabatti = madre di Tarantola. Scorrendo l’elenco si può constatare la scomparsa di alcuni cognomi piuttosto diffusi nel Cinquecento e nel Seicento, presenti nell’elenco di Acocella, come Freda, Lillo, Balascio, Cera e così via; e si può rilevare come altri oggi molto comuni, ad esempio Acocella, siano comparsi solo dopo la metà del Settecento. L’arciprete registra i cognomi usando una forma più colta o più arcaica rispetto a quelle usate dal sindaco o dagli eletti (per es. dell’Abazia per Della Badia, oppure Borrillo per Berrilli). È invece difficile distinguere con sicurezza il soprannome di una persona da quella che potrebbe essere una semplice indicazione sulla sua condizione fisica o sociale: era davvero Dottore Donato di Napoli, o questo era solo il soprannome della sua famiglia? Ed era davvero Cecato Nicolò Guglielmo? Naturalmente simili domande sono destinate a rimanere senza risposta, ma non importa; ciò che conta è l’emozione che si prova nel leggere questi antichi soprannomi, attraverso i quali scopriamo un inatteso legame con i nostri concittadini di due secoli fa. 1 Ringrazio la dr. Daria Storchi dell’Archivio di Stato di Napoli. 2 Cfr. V. ACOCELLA, Storia di Calitri [1951], II ed., r.a., Calitri 1984, pp. 78-80. Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 FORZA ESPRESSIVA NELL’ARTE DI GIOVANNA MUSICÒ iovanna Musicò Scilipoti, vive ed opera a Messina, dove inizia la sua carriera pittorica nel 1973, dopo le prime esperienze gioG vanili, partecipando a collettive ed estemporanee; sospende la sua attività creativa, costretta da impegni familiari e la riprende nel 1995. Ha fatto parte del Gruppo “I Cariddi” ed ora del Gruppo “Arcobaleno”, ha inoltre partecipato alla collettiva della galleria “Alba di Ferrara” e al premio “Città del Peloro” organizzato dal periodico “Il Galeone” di Messina, ha realizzato con successo la sua prima personale nella galleria di Barcellona Pozzo di Gotto. Nel suo inconscio da tempo erano maturate le sue aspirazioni artistiche: il mare, la trasparenza delle profondità marine, le grotte che consentono all’artista di esprimere quell’innata carica emozionale con straordinaria fantasia e valida tonalità cromatica. La ricchezza emotiva e la costante ricerca inventiva si evidenziano maggiormente negli splendidi paesaggi azzurri del mondo sommerso, scanditi dai messaggi a volte di storia a volte di leggenda; quindi una pittrice-poetessa che esalta le più intime vibrazioni di visioni di apparente semplicità con una tematica caratteristica che la contraddistingue. Il discorso vale anche per le creazioni floreali nelle quali predomina il colore viola, in tutte le sue tonalità e le composizioni di nature morte e di paesaggi che mostrano un giuoco cromatico di una sensibilità non comune, affrontata dalla pittrice con sicurezza e coerenza. Le tele di Giovanna Musicò trasportano l’osservatore in quel clima intimistico, così efficace perché spontaneo e realistico, con nitidezza emozionale che fa sognare un mondo limpido in tono con la poesia del suo animo delicato. Irene Caterinaki Bruno ( da Messina) “Anemoni” olio su tela di Giovanna Musicò Scilipoti. LETTERE AL DIRETTORE orse le sembrerà strana questa lettera F scritta, peraltro, da una persona che vive lontano dal proprio paese da oltre trentaquattro anni. Ho avuto la fortuna di essermi trovata in vacanza a Calitri l’ultima settimana d’agosto e di aver seguito con immenso piacere e anche con un pizzico d’orgoglio, tutte quelle iniziative che sono state intraprese da alcuni giovani dei circoli culturali ivi presenti. Mi riferisco soprattutto alle attività teatrali che in alcune serate hanno saputo convogliare “ngimma cort’” (in piazza) tantissima gente, quando dico gente, mi riferisco al popolo nelle sue variegate forme, da quello più acculturato a quello meno. Ho visto riunite insieme persone appartenenti a quattro generazioni diverse ed è stato bellissimo scoprire nella faccia di tutti l’interesse, la partecipazione, la gioia di essere presenti; ho visto la piazza gremita e quando mi sono girata in su, la gente, alle ringhiere del municipio e oltre, sembrava quasi traboccasse di sotto. In quel momento è scattata in me la molla dei ricordi dell’infanzia e mi sono sentita pervadere da un calore che non era quello della serata estiva (in verità un po’ fresca e ventilata) ma delle persone che avevo intorno; mi sono sentita a casa mia, nella mia piazza,; se avessi potuto avrei abbracciato quei giovani “attori” uno ad uno, ma sono stata vicino a loro con i miei applausi, e nonostante i miei cinquant’anni, con la mia voce: bravi!!... Le sarei grata se, attraverso le pagine del suo giornale, potesse fare arrivare a questi giovani il mio ringraziamento, la mia ammirazione, la mia stima: “ragazzi, vi ringrazio perché col vostro impegno così sentito e con maestria degna di veri professionisti, avete saputo ricercare, riadattare e tramandare una parte di vita che appartiene alle nostre radici”; è venuto fuori un pezzo di storia che ha fatto piacere ai “vecchi” e ha fatto riflettere i giovani. Questa è la cultura, la cultura delle nostre tradizioni ed è giusto che non vada perduta. Il dialetto poi, con la sua musicalità che non ha niente a che vedere con la lingua italiana nazionale, ha reso ancora 12 più bella tutta la rappresentazione che è stata solo la parte finale di un lungo lavoro di ricerca e di confronto. Sono una educatrice e questo aspetto è quello che mi ha colpito di più, ho pensato a voi giovani che, in gruppo, avete saputo trovare punti di aggregazione e avete saputo valorizzare la cultura dei vostri padri con grande entusiasmo anche a costo di qualche sacrificio. Avete dimostrato un’autonomia e una capacità organizzativa che spesso a noi adulti viene meno; spero che i vostri genitori siano fieri di voi, come mi sono sentita fiera io di appartenere a questo tipo di cultura. Mi auguro che l’ufficio cultura del comune di Calitri sappia valorizzare e prendere al volo queste iniziative, coltivandole e facendole crescere, perché ricche di enormi potenzialità, di sani principi e di altrettanti valori. Ho voluto di proposito non nominare nessuno di voi partecipanti all’iniziativa ma, sono sicura, che alcuni di voi “si leggeranno” fra le righe e capiranno perché ho voluto scrivere questa lettera. Enza Milano (da Cascina) Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 DIALETTO E CULTURA POPOLARE A CURA DI RAFFAELE SALVANTE U’ PORTAZ’CCHIN’ Ciè crammatin’ cerca r’arr’và cchiù bietta ra Calitr’ (avija ritt’ mamma la sera ra nanz’)hij m’ stach’ for’ e t’ fazz’ acchià li sacch’ pront’, craj eia pur’ la festa r’ Santa Lucia e portan’ la pr’gg’ssion’, vietta f’rnim’ e bietta n’ r’tram’. Eran’ li trentun’ r’aust’ r’ lu cinquantacinch’ e guardat’ n’ poch’ s’ rija lu cas’ ca era pur’ lu compleann’ mij, facija quattord’ciann’! Eran’ tre gghiuorn’ chi cugliemm’ r’ gran’rinij a lu “sp’nit’” nn’ret’ a lu “mont’ r’ lu papa”, gghià t’nim’ la part’. Ogn’ bbota chi sciemm’ a quegghia terra pr’f’rija r’ ess’ nata a Carv’nar’, hierm’ accussì bb’cin’ chi ra la terra nostra s’ v’rienn’ r’ ccas’ r’ quiggh’ paies’ e nn’avarria fatt’ lu viagg’ accussì alluongh’; pur’ a lu ciucc’ lu p’sava la via r’ lu sp’nit’, tant’ è vver’ ca quann’ n’abbiavam’ ra casa a la torra abbaggh’ e arr’vavam’ a lu garag’ r’ lu Scialon’ n’ mb’lija sp’nt’gghià a lu pascon’ abbaggh’, l’aviemma t’rà a fforza p’ la capezza, quann’ po’ arr’vavam’ ngimma la costa a la “croc’ r’ chian’ r’urm’” p’gliava lu “carrar’” a p’ li chian’, gghià t’niemm’ n’at’ ppicca r’ terra chi era cchiù bb’cin’ e aviemma fa fatiha a pp’ l’addr’zzà a la via r’ lu sp’nit’. La sera mamma s’ stija for’ e str’zz’l’iava r’ spich’ ra li p’nnacchj e hij facia ruj turn’ lu juorn’ p’ r’ pp’rtà a Calitr’, cchiù d’ tant’ n’ nns’ n’ p’tienn’ fa ca era luntan’. Quegghia matina m’auzaj cchiù bbietta, amm’gghiaj r’ frunn’ r’urm’ cu n’ picca r’acqua, r’ gn’scaj cu la caniglia e guv’rnaj lu puorch’; sciett’ a l’acqua, alu pisc’l’ n’ ng’era n’sciun’ ca era tropp’ vietta e appr’f’ttaj a carr’sciarm’ l’acqua, riett’ quatt’ o cinch’ turn’ cu lu varril’ e m’anchiett’ la s’rola nda poch’ tiemp’: ropp’ fr’sciett’ na marm’ttegghia r’ paparul’ a pp’ lu juorn’, sciett’ a ccaccià la v’ttura e m’abbiaj for’. A pp’ la via n’ ng’era manch’ n’an’ma, nnì nn’and’ e nnì nn’ret’ a quigghj pascon’ abbaggh’ s’ndìa sul’ quacche ciccuvascia accuvata mmiezz’ a l’alber’ e quacche ruosp’ ra ndì Curtin’; ng’era na luna chiar’ juorn’, lu viend’ chi fr’sciava e cu la m’rescia longa r’ r’ piant’ chi s’ m’vienn’, parija ca ng’eran’ li spir’t’ o r’ mmasciar’ e mm’ tr’mava lu cor’ mbietta r’ la paura. A r’ massarij r’ lu Casier’ e a queggh’ r’Anald’ accumm’nzarn’ a cantà li hagghj e a r’ massarij r’ li “Sauzicchj’” m’ luvà lu sol’; passaj lu vagghion’ r’ la “ Scionda” e cchiù a quegghia via ra luntan’ accavaggh’ a lu ciucc’ v’riett’ nda lu carrar’ na cosa rossa, abb’c’nann’m’ v’riett’ ca era nu portaz’cchin’; sc’nniett’ ra cavagghj’ e lu p’gliaj, ra for’ era r’ plast’ca trasparent’ ianca e ng’eran’ seicient’ lir’. A quigghj’ m’ment’ n’ ng’ p’tia crer’, m’ ch’rria ca era nsuonn’, cu la quegghia ca m’era auzata tropp’ vietta n’ ndich’ ca cap’t’sciava a cavagghj’ a lu ciucc’, ma quas’; ogn’ mpicca la cap’ scija ra nu lat’ a n’aut’ e m’ r’v’gliava quann’ stija a p’ carè, ma ropp’ spalancaj l’uocchj’ e m’ passà lu suonn’. M’ lu m’ttiett’ nda la sacca r’ lu vant’sin’, abbastanza nfuta, ma ogn’ m’ment’ attantava si ng’era e stija attient’ quann’ sc’nnija ra cavagghj’ a chi n’ m’ lu p’rdija. P’ la via r m’ttiett’ ndic’r’ si affr’ntava quacche un’ e si assija lu patron’ a p’ llu rà; v’ vogl’ fa na cunf’renzia, a p’ cuscienzia si assija lu patron’ cert’ ca ll’avia rà, ma sotta sotta nda lu cor’ mij sp’rava e pr’hava Ddij chi n’ nn’assija. A p’ r’ fiest’ r’s’rrava r’ cauzett’ velat’ cu la cus’tura nn’ret’, cum’ r’ t’nienn’ ghiat’ f’gliol’; Ddij ver’e pr’ver’ fors’ Santa Lucia o Ggies’ Crist’ m’avarraj v’lut’ ra lu premj’; ji p’nzaj si n’ nn’ess’ lu patron’ m’ r’accatt’ cu quigghj’ sold’ e accussì ffu , p’cchè lu patron’ n’ n’assì ne tann’ ne maj. Arr’vaj for’ carr’carm’ lu ciucc’ cu mamma e ggiett’ cu lu turn’ a Calitr’; a p’ la via ng’era nu sol’ chi spaccava r’ pret’ e sckuppava r’ corn’ a li vuov’ cum’ s’ ric’; arr’vaj a casa totta st’rduta e affaugnata, scarr’caj la v’ttura, u’ m’ttiett’ la sacchetta cu l’avena, ammient’ chi s’ la cunz’mava cu gust’ e app’tit’ m’ pgliaj nu muzz’ch’ pur’ ij, ma era cchiù lu suonn’ chi m’abb’ngija ca la Cadempino, Svizzera 19 marzo 1996, 60° compleanno di Gautieri Giuseppina, da sinistra: Iolanda e Renzo Ghirlanda, Ghirlanda Natalie, Gautieri Giuseppina e il marito Maffucci Giovannino, Ghirlanda Claudio e, seduto, Maffucci Claudio. 13 Il CALITRANO fama chi t’nija, m’ faciett’ curagg’ e m’abbiaj for’ nata vota. Quann’ arr’vaj for’ mamma avija f’rnut’ r’ str’zz’lià r’ spich’ e avija puost’ nda la cuperta li matt’l’ r’ li cic’r’ chi aviemm’ sc’ppat’ lu prim’ juorn’, cu nu taccar’ r’ batterm’, r’ bb’nd’larm’ (menu mal’ ca m’nava na bella voria) e arr’s’r’iarm’ tutt’ cos’. Rucc’ Rucc’ r’ baccalaj chi era v’cin’ a la part’ nostra venn’ ndo nuj a ffa roj chiacchiar’ e nn’ajtà a carr’cà lu ciucc’, quigghj’ cr’stian’ t’nija lu r’llogg’ e l’add’mmannaj che ora era, n’ riss’ ca eran’ r’ quatt’ e n’abb’iarm’. Ohi ma r’ciett’ “ ij camin’ nnand’ ca aggia scì a la pr’gg’ssion’”, accumm’nzaj a fusc’ e ggiett’ arr’và e passà nn’and’ a li cr’stian’ chi s’ r’travan’ ra for’ pur’ lor’, ogn’ tant’ m’ v’tava cap’nn’ret’ a p’ bbrè ndo r’avija lassat’, p’gliaj r’accurciator’, tagliaj p’ nda r’ r’stocc’, a lu custon’ abbagghj’, passaj sotta la cordaspina r’ la forestal’, p’arr’và subb’t’ ndi Curtin’ e p’assuppastommach’ arramp’cann’m’ a lu custom’ ammont’ senza fa r’agg’rat’ arr’vaj a casa cu la lenga ra for’; la strata chi cum’ reula s’ facija nda dd’ojor’ e mezz’ o tre la faciett’ nda n’ora e bbint’ m’nut’, arr’vaj a r’ cinch’ e bbint’. Probbia accussì si la strata era assutta s’ facija nda doj or’ e mmezz’, si ch’vija e ng’eran’ r’ zzangh’ ng’ v’lienn’ tre or’, ca s’avia scì a p’ la sel’c’ a la cupa abbagghj’ a p’ Sand’ Livardin’ e a p’ la Croc’ e s’allunguava. Cert’ p’ prima cosa s’avienna m’s’rà r’ forz’, po’ lu spird’ r’ na p’rsona e la n’c’ss’tà, quigghj juorn’ la faciett’ cu l’anzia e lu r’s’rerij r’ scì a la pr’gg’ssion’ cu r’ cauzett’ v’lat’, ma n’ n’nneia cosa r’ la fa tutt’ li juorn’. Era totta s’rata, m’ lavaj bbona bbona, m’ r’fr’sckaj e cu lu portaz’cchin’ chi avija acchiat’ curriett’ a la p’teia r’ Zzò Zzò p’ m’accattà r’ cauzett’ v’lat’ (quegghj fur’n’ r’ prim’ e gghiut’m almena p’ quigghj’ tiemp’) p’cchè custavan’ assaj e s’ r’mpienn’ subb’t’ cu r’ mman’ stess’ quann’ m’ r’ m’ttija, ca r m’ttija semp’ cum’ na raspa r’sp’lient’, ndi viern’ s’ scr’p’liavan’ e s’ spaccavan cu lu fridd’, a primavera quann’ ss’ll’cavam’ r’ ggran’ ng’eran’ li “st’gliun’”chi p’ngienn’ e r’avienna ra ar’man’ ra nda la terra, nda la staggiona quann’ m’tiemm’ e sp’culavam’ n’ r’ tagliavam’ nda li r’stucc’ o p’ na cosa, o a p’ n’auta r’ m’ttiemm’ semp’ cum’ nu rampin e n’ N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 t’niemm’ manch’ n’ picca r’ crema a p’ n’ la mett’! M’accattaj pur’ la molla p’ r’ cauzett’, ij t’nija r’ lasc’ p’ m’ r’attaccà o ra sotta o ra cimma r’ gg’nocchj a second’ quand’ eran’ longh’ r’ cauzett’, si s’ sp’zzavan’ p’gliava na z’culegghia, ma sia r’ lasc’ ca la z’culegghia s’ r’attaccava allasch’ s’abbracalavan’ ngimma r’ scarp’, si r’attaccav’ strend’ m’ s’cavan’ r’ coss’ e n’ p’tia camm’nà. T’rnaj a casa m’ cusiett’ r’ moll’ m’ m’ttiett’ r’ cauzett’ v’lat’ e la vesta r’ la festa e totta pr’sciata sciett’ a la pr’gg’ssion’; la stanchezza era passata nda nu m’ment’. Cu r’ seicient’ lir’, trecient’cinquanta lir’ sp’nniett’ p’ r’ cauzett’ (mo’ chi ng’ penz’ custavan’ tropp’ assaj a p’ ess’ quigghj tiemp’), uttanta lir’ p’ r’ moll’ e cu r’ cient’s’ttanta lir’ chi eran’ r’mast’ m’ faciett’ Sand’ Canij e la Maronna: m’accattaj r’ n’cegghj am’r’can’, la cupeta r’ riec’ lir’, quegghia cu la carta rossa, gialla, verda, blu cu li c’fringul’, ruj cupp’lin’ r’ carta r’ gg’rnal’ r’ lupin’, quatt’ gg’lat’ ra cinch’ lir’ ammec’ r’ ruj ra riec’ lir’. M’azzardaj a giuquà pur’ a la bbancaregghia r’ lu c’nes’ chi chiamava la gent’ r’cenn’: “ un’ una calamella, duj, doj calamell’, tre, tre calamell’ e accussì fin’ a ddiec’. Ogn’ t’rata custava riec’ lir’: auzaj na carta e assì un’ r’ bastun’ e m’ rez’ na caramella, t’raj la seconda vota e assì un’ r’ coppa e m’ p’gliai n’ata caramella; m’ r’curdaj r’ lu pr’verbij chi r’cia mamma: “na vota t’ fata Ddij” e sì m’avia fatat’ a farm’ acchià lu portaz’cchin’, n’ m’ p’tia fatà la seconda vota, m’ p’gliaj r’ ddoj caramell’ e m’ accuntantaj. M’ttiett’ pur’ quacche diec’ lir’ nda la sottatassa p’ l’offerta a la pr’gg’ssion’ e cu tutt’ quegghj chi avija spis’ m’ r’mas’ pur’ n’ poch’ r’ riest’. R’ cos’ chi accattaj m’ r’ spartiett’ cu ssorama, quiggh’ann’ fec’m’ nu bell’ compleann’ mij e r’ ffiest’ ngrazia r’ Ddij, m luaj lu ulisc’ r’ r’ cauzett’ v’lat’ e r’ n’ poch’ r’ l’cch’sciamient’! Cert’ penz’ ca quegghia p’rsona quacche cosa cchiù d’ me la p’ss’ria, almena lu portaz’cchin’ lu t’nija, ij quann’ m’abb’sckava quacchje sold’ l’avija ann’rà nda nu zinn’ r’ maqquatriegghj’ e po’ si n’ n’ t’nia a Calitr’ f’hurat’v’ si r’ p’tija p’rtà for’. M’ piaciarria sapè si quegghia p’rsona esist’ e si legg’ sta storia - ij p’s’zzion’ n’ n’agg’ cangiat’ e crer’ ca manch’ quegghia s’eia app’zz’ntuta, e n’ n’eia ca n’ m’ vogl’ allarha r’ man’, u r’arrija nn’ret’ r’ seicient’ lir’, r’ cauzett’ v’lat’, r’ mmoll’ e p’cchè no sciarriemm’ a sent’ la banda a p’ r’ fiest’ r’ s’ttembr’ si n’ tr’varriemm’ a Calitr’, n’ ntratt’narriemm’ a parlà r’ li tiemp’ passat’, n’ spr’cculiarriemm’ nzemm’r’ r’ n’cegghj’ am’r’can’, n’ fr’ff’carriemm’ li lupin’, la cupeta e a l’ut’m’ n’all’ccarriemm’ nu g’lat’ a p’ n’ r’fr’sckà la vicqua!.... Fierravanti Lucia (da Olgiate Comasco) Calitri 1935/36, da sinistra: De Rosa Orazio (ruzz’ ruzz’), Maffucci Orazio (mast’orazzj’),Titta...,Titta Etneo marito di Beltrami Maria, con in braccio la figlia Paola, Beltrami Benilde Artemisia, Beltrami Romolo, Galgano Vincenzo (mast’pul’c’), De Rosa Vitale, Rabasca Canio (zozzò). 14 Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 IL PORTAFOGLI (Traduzione del precedente testo dialettale) Lucia, domani mattina cerca di arrivare più presto da Calitri (aveva detto mamma la sera innanzi) io resto in campagna e ti faccio trovare i sacchi pronti; domani è pure la festa di Santa Lucia e portano la processione, presto finiamo e presto ritorniamo a casa. Era il 31 agosto dell’anno 1955 e guarda caso era anche il mio compleanno, compivo 14 anni. Erano 3 giorni che facevamo la raccolta del granone allo “spineto” dietro il “monte del papa” lì abbiamo la “parte” e cioè il pezzo di terreno. Ogni volta che andavamo a quella terra preferivo essere nata a carbonara, eravamo così vicino che dalla nostra terra si vedevano le case di quel paese e non avrei fatto il viaggio così lungo. Pure all’asino pesava la strada dello “spineto” tanto è vero che quando ci avviavamo da casa giù per la strada della Torre e arrivavamo al garage dello Scialone non voleva assolutamente prendere la strada per il pascone e dovevamo tirarlo a forza per la cavezza, quando poi arrivavamo sulla costa alla “Croce del piano dell’Olmo” prendeva il “carraro” per i “chiani”, lì avevamo l’altra terra ed era molto più vicino, così dovevamo fare la stessa fatica per raddrizzarlo sulla strada dello “spineto”. La sera mamma restava in campagna a togliere le pannocchie dalle piante avendole tagliate e raccolte in fasci mettendole poi nei sacchi; io facevo due viaggi al giorno per portarli a calitri, più di tanto non se ne potevano fare, perché era troppo lontano. Quella mattina mi alzai presto, bagnai con un po’ d’acqua le foglie d’olmo, spruzzai sopra un bel po’ di crusca e governai il maiale, andai a prendere l’acqua, siccome era troppo presto alla fontana non c’era nessuno e approfittai a trasportarmi l’acqua, feci 4 o 5 viaggi col barile e riempii la giara in poco tempo e dopo aver fritto una marmitta di peperoni per il pranzo andai a prendere l’asino nella stalla e mi avviai in campagna. Per la strada non c’era anima viva, né avanti né indietro a quel pascone a valle sentivo solo il verso di qualche civetta nascosta sugli alberi e qualche rospo da Cortino; c’era il chiaro di luna e con le ombre lunghe delle piante che si muovevano col vento sembrava che ci fossero gli spiriti o le streghe e mi tremava il cuore in petto dalla paura. Alle masserie del Casiere e a quelle di Rinaldi cominciarono a cantare i galli e a quelle dei Sauzicchi si levò il sole. Passai il vallone della “Scionda” e più in là da lontano a cavallo dell’asino nel “carraro” vidi una cosa rossa, avvicinandomi intravidi un portafogli rosso, scesi da cavallo e lo presi, all’esterno era di plastica rossa, all’interno di plastica trasparente bianca, dentro c’erano 600 lire. In quel momento credevo fosse un miraggio o che sognassi poiché mi ero alzata troppo presto e non dico che dormivo a cavallo all’asino, ma sonnecchiavo scuotendo ogni tanto su e giù la testa stando in bilico e con la paura di cadere da cavallo, poi però spalancai gli occhi e mi svegliai completamente. Il portafogli lo misi in tasca, anche se era abbastanza profonda continuavo a toccare la tasca assicurandomi che non lo perdessi durante i movimenti dell’asino in cammino o quando scendevo da cavallo. Per la strada se incontravo qualcuno passavo parola in modo che lo potessi restituire al proprietario, voglio farvi una confidenza però, in tutta coscienza certo che lo avrei restituito, ma sotto sotto, in cuor mio celava la speranza e pregavo Dio che ciò non si avverasse e restassi io la “proprietaria” del portafogli. Per le feste desideravo tanto le calze velate con la cucitura dietro come ce l’avevano le altre ragazze; Dio vede e provvede, forse Santa Lucia o Gesù Cristo hanno voluto premiarmi (pensavo), se non viene fuori il proprietario me le compro con quei soldi e così fu, il padrone non venne fuori né allora, né mai. Arrivai in campagna, con la mamma ricaricammo l’asino e ripartii col “turno” a Calitri; per la strada c’era un sole che “spaccava le pietre e scoppiava le corna ai buoi” come si dice, arrivai a casa stordita e stremata dalla calura, scaricai l’asino, gli misi la sacchetta con l’avena, e intanto che consumava la sua razione, presi anch’io un boccone, ma vi confesso che era più il sonno che avvertivo che la fame che avevo; mi feci coraggio e mi avviai in 15 campagna un’altra volta. Quando arrivai in campagna, mamma aveva finito di spannocchiare il granone, aveva messo nella “coperta” i manipoli dei ceci che avevamo raccolto il primo giorno, con un pezzo di legno li battemmo, poi li ventilammo (meno male che soffiava una bella bora) finimmo di fare tutto ed eravamo pronte per ripartire. Rocco di baccalà, così si chiamava di soprannome un nostro vicino di terreno, venne da noi a fare due chiacchiere, poi ci diede una mano a caricare l’asino, lui aveva l’orologio e gli chiesi l’ora, erano le quattro del pomeriggio e ci avviammo; mamma dissi “ io cammino avanti, perché voglio andare alla processione”. Cominciai a correre, raggiungendo e sorpassando alcune persone che come me ritornavano al paese, ogni tanto mi voltavo indietro per vedere quanto mi ero distanziata da loro; presi accorciatoie, tagliai per i campi di ristoppie, al costone a valle passai sotto un filo spinato della forestale, pur di giungere al più presto a valle e per completare quel viaggio così lungo, salii quel costone di Cortino senza fare curve arrampicandomi per le più ripide accorciatoie con la lingua di fuori dalla fatica. Arrivai a casa alle 5 e 20, la strada che normalmente si percorreva in 2 ore e mezzo o 3 l’avevo battuta in 1 ora e 20 minuti, proprio così, se la strada era asciutta si faceva in 2 ore e mezzo, se pioveva ed era fangosa, ci volevano ben 3 ore, perché si doveva andare per il selciato della “Cupa” allungando la strada; certo poi bisognava prima di tutto misurarsi con le forze, poi con lo spirito e la necessità, quel giorno io la percorsi con quell’ansia e con quel grande desiderio di andare alla processione con le calze velate, ma non era cosa di tutti i giorni. Ero tutta sudata, mi lavai ben bene, mi rinfrescai e col portafogli che avevo trovato corsi alla bottega di “Zzò Zzò” a comprarmi le calze velate, quelle furono le prime e le ultime, almeno per quel periodo, perché costavano molto e spesso si rompevano subito mentre le infilavo per la ruvidezza delle mie mani, che erano ruvide come una raspa. Infatti d’inverno si screpolavano e spaccavano per il freddo, a primavera a furia di tirar l’erba dal grano quando si scelpava e siccone “li st’gliun’” (erba pungente) pungevano bisognava afferrarli dalla terra, nell’estate quando mietevamo e Il CALITRANO spigolavamo ce le rovinavano le ristoppie e così via, perciò in un modo o nell’altro le mani erano sempre ruvide e screpolate. Comprai pure l’elastico per le calze, avevo delle strisce di pezza ricavate da brandelli di lenzuola per legarle sotto o sopra le ginocchia a secondo la lunghezza delle calze, se poi si spezzavano prendevo una cordicella, ma N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 in ogni caso se le legavo non troppo strette, scendevano sulle scarpe, se le legavo strette segavano le gambe e non potevo camminare. Ritornai a casa presi la giusta misura dell’elastico, lo tagliai in due e lo cucii, mi infilai le calze velate (con quegli elastici provai un senso di sollievo) misi il vestito della festa e tutta contenta andai alla processione; la stanchezza era passata in un momento. I più fervidi auguri per le nozze d’oro di Gasparoni Franca, nata ad Ancona il 22.07.1928 e Bonucchi Alfonso nato a Calitri il 30.09.1921, sposi il 14 dicembre 1946. PREGHIERA O Signor, donami un cuore vigilante che nessun pensiero vano allontani da te; un cuore nobile che nessun affetto indegno abbassi; un cuore retto che nessuna male intenzione devii; un cuore forte che nessuna avversità infranga; un cuore libero che nessuna violenta passione soggioghi. Concedimi, Signore mio Dio, una intelligenza che ti conosca, una sollecitudine che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti aspetti con fiducia una fiducia che giunga a possederti. Concedimi di accettare le tue pene con animo penitente, i tuoi benefici con animo grato e soprattutto di godere un giorno i gaudii della tua gloria nella Patria. Così sia. S. Tommaso d’Aquino Calitri, 14 aprile 1954 Coppola Anna (la baggiana) e Zabatta Vincenzo (p’rtosa) coronano il loro sogno d’amore.Auguri vivissimi. 16 Con le 600 lire, 350 lire spesi per le calze (adesso che ci penso, costavano troppo per quei tempi) 80 lire per l’elastico e le 170 lire le spesi per le feste di S. Canio e la Madonna, comprando le noccioline americane, 2 torroni da 10 lire, con la carta colorata rossa, verde, gialla, blu con le frange, 2 coni fatti con carta di giornale di lupini e 4 gelati da 5 lire, invece che 2 da 10 lire, pensavo che 4 da 5 lire fossero di più di 2 da 10. Azzardai a giocare pure alla bancarella del cinese a tirare le carte, lui attirava la gente dicendo: uno, una calamella, due, due calamelle, tre, tre calamelle così fino a dieci, secondo la carta che usciva tante caramelle dava, ogni sorteggio costava 10 lire. Alzai la carta ed uscì 1 di bastoni, mi diede una caramella, tirai una seconda volta, 1 di coppa, un’altra caramella; mi ricordai del proverbio che mia madre diceva: “una volta ti fata Dio” perciò se mi aveva fatato facendomi trovare il portafogli, non poteva fatarmi una seconda volta, così presi le due caramelle e mi accontentai. Versai pure qualche 10 lire ai ragazzi che raccoglievano le offerte per le processioni e con tutto quello che avevo speso, avanzò pure un po’ di resto. Tutte le cose che avevo comprato le divisi con mia sorella e quell’anno feci un bel compleanno e le feste in grazia di Dio, colmai il desiderio delle calze velate e la voglia di un po’ di leccornie. Certo, pensai che quella persona qualcosa più di me la possedeva, almeno il portafogli ce lo aveva, io se per caso avevo qualche soldo lo annodavo nell’angolo del fazzoletto e se non ce l’avevo a Calitri figuratevi se li potevo portare in campagna. Mi piacerebbe sapere se quella persona esiste, se è così e le capitasse fra le mani e leggesse questa storia, gli direi che io non ho cambiato condizione, cioè non mi sono arricchita con quei soldi e che neanche lei si sia appezzentita e senza largheggiare, gli restituirei le 600 lire, le calze velate, le “molle” e perché no, la inviterei per le feste di settembre a Calitri ad ascoltare in compagnia la buona musica, intrattenendoci poi a parlare e a rammentarci dei vecchi tempi, gli offrirei le noccioline americane, i lupini, il torrone gustandoceli insieme e infine un bel gelato per rinfrescarci la bocca! Fierravanti Lucia (da Orgiate Comasco) Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 CONCORSI L’Associazione culturale La Fenice con il patrocinio della regione Marche, del Comune di Senigallia, della Provincia di Ancona, dell’Azienda di Promozione Turistica di Senigallia, indice la diciottesima edizione 1997 del PREMIO NAZIONALE DI POESIA “Spiaggia di Velluto Senigallia” articolato in due sezioni: Sezione A: silloge inedita di poesia Sezione B: tre poesie inedite Contributo spese di segreteria £. 25.000 per la sezione A e £. 20.000 per la sezione B. Scadenza 21 Aprile 1997. La Segreteria del Premio è a disposizione per qualsiasi chiarimento tel. 071/64.815 - 63.922. III° EDIZIONE PREMIO DI POESIA “S. Cipriano al Naviglio” articolato nelle seguenti sezioni: Sezione A: poesia inedita a tema libero Sezione B: poesia inedita a tema religioso Sezione C: poesia inedita a tema misto Quota d’iscrizione £. 25.000 Scadenza 30 Aprile 1997 Per informazioni rivolgersi a Don Giorgio Brianza Via Carlo D’Adda, 31 20143 Milano tel. ore pasti 02/58.10.92.72 PUGLIA VIVA Sezione D: libro edito di poesie in dialetto siciliano. Contributo di £. 10.000 La scadenza è il 31 Maggio 1997, per ulteriori informazioni rivolgersi al Centro Italiano Femminile, Via Plano, 7 90040 MONTELEPRE (PA) tel. 091/89.84.238. CONCORSO NAZIONALE DI POESIA PREMIO RABELAIS Edizione 1977 L’Associazione Culturale GOG & MAGOG indice la terza edizione del Premio di poesia dedicato a Francois Rabelais allo scopo di valorizzare e diffondere la scrittura poetica incoraggiando quegli autori che, con la loro personale ricerca espressiva, offrono un contributo ad un progetto volto anche a recuperare, attraverso la socializzazione e la convivialità, gli elementi utili a migliorare la qualità della vita. Si può partecipare con un lavoro inedito, mai premiato o segnalato in altri concorsi. Si articola in una sola sezione avente per tema IL VINO. Premio finale £. 2.000.000. Scadenza di presentazione lavori 31 Luglio 1997. Per ogni eventuale informazione rivolgersi alla Segreteria del Concorso BLU di PRUSSIA editrice - Premio Poesia - Via del Castello, 36 - 29100 PIACENZA tel. E fax 0523/32.67.97 La Rivista di cultura IL RICHIAMO indice la 17° edizione del Premio Internazionale “PUGLIA VIVA” aperto agli scrittori di lingua italiana. Il Concorso, dotato di ricchi premi, è articolato nelle seguenti sezioni: 1) Poesia inedita su aspetti della Puglia; 2) Poesia inedita a tema libero; 3) Aneddotica: brevi episodi e fatti di vita; 4) Handicap e società: brani in versi o prosa sull’argomento assegnato. Scadenza 30. 06.1997 Richiesta bando, con affrancatura per la risposta al prof. Giovanni Jorio - via Maria De Prospero, 105 - 71100 FOGGIA. Sisina Salvante 01.08.1933 † 15.04.1997 Ad un mese dalla sua improvvisa scomparsa, i familiari la ricordano con affetto. Il Centro Italiano Femminile di Montelepre indice ed organizza la 5° edizione del CONCORSO NAZIONALE DI POESIA “ Città di Montelepre” anno 1997 che si articola nelle seguenti sezioni: Sezione A: poesie inedite a tema libero in lingua italiana. Sezione B: poesie inedite a tema libero in dialetto siciliano. Sezione C: libro edito di poesie in lingua italiana. Calitri 1984, da sinistra Cianci Antonia, Metallo Angela, Panniello Anna, Cianci Gaetana e Miele Caterina. 17 Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 N E C R O L O G I Orazio Lampariello 12.01.1922 † 10.04.1996 La moglie Esterina, i figli Michele, Pietro, Nina, Maria Antonietta e i nipoti lo ricordano con l’affetto di sempre. Rosa Metallo 10.10.1914 † 13.06.1996 Antonio Dragone 21.09.1921 † 13.02.1994 Il marito Vincenzo, i figli Maria, Antonietta, Giuseppe, i generi, le nuore ed i nipoti ne conservano con amore il gioioso ricordo. Nel terzo anniversario della sua dipartita la moglie, i figli, i generi, la nuora e tutti i nipoti lo ricordano con lo stesso amore di sempre. Giuseppina Siconolfi 05.11.1917 † 10.05.1988 Gli anni trascorsi non fanno sentire la tua assenza, perchè ti sentiamo vicina e ti parliamo ancora. Pietro Marino 22.01.1921 † 07.09.1991 La moglie Gaetanina, le figlie Antonietta e Maria, insieme a tutti i parenti lo ricordano sempre con amore. Vincenzo Borea 21.11.1923 † 30.05.1988 A 9 anni dalla scomparsa dell’amato sposo, lo ricordano con amore ed affetto, la moglie, le figlie, i generi, fraelli e sorelle, unitamente alle nuore, cognati e nipoti (always with love). Antonio Fierravanti 09.03.1907 † 27.04.1992 Tutti i parenti e coloro che lo hanno conosciuto lo ricordano con affetto. Gaetana Galgano in Gallucci 12.11.1929 † 15.01.1971 Angelo Galgano 28.08.1941 † 23.11.1972 Gli anni trascorsi senza la presenza e il sorriso della mamma per Franco, Luigi e Mario e del papà per Luigi e Nina non hanno lenito le ferite provocate nei loro cuori dalla vostra immatura scomparsa. Nè in quelli della mamma Filomena, della sorella Vincenza, del fratello Antonio, dei cognati, della moglie di Angelo, Rosetta. Nè hanno attenuato il rimpianto delle nuore, dei generi e nipoti che non hanno avuto la fortuna di conoscervi. Gaetano Nigro Lucia Zarrilli 15.04.1919 † 17.11.1996 16.05.1996 † 16.05.1996 I figli Giovanni, Giuseppe, Gerardino, le nuore Enza, Anna e Lucia a tutti coloro che li conobbero e li amarono, perchè rimanga vivo il loro ricordo. 18 Canio Zarrilli 16.10.1906 † 09.06.1996 La moglie Maria Giuseppa, il figlio Giuseppe, il nipote Canio e i parenti tutti lo ricordano sempre con amore. Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo 01.10.1996 al 20.02.1997, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Toscanelli Giuseppina di Giuseppe e di Vigorito Lucia Zarrilli Francesca di Vito e di Luongo Pierangela Iannece Samantha di Donato e di De Lorenzo Giovanna Lucrezia Alessandra di Franco e di Rainone Vincenza Borea Alessandro di Antonio e di Cappiello Lucia Martiniello Lorenzo di Vito e di Russo Lucia Zabatta Chiara di Canio e di Di Cecca Vincenzina Lombardi Domenico di Michele Antonio e di Cardinale Grazia Toglia Beatrice di Canio e di Zarrilli Antonietta Rossi Lucia di Michelangelo e di Ruffo Rosalba De Nicola Pasquale di Marco e di Murano Rosa Ricigliano Vincenzo di Enrico e di Acocella M. Antonietta Maffucci Stella di Raffaele e di Di Cecca Maria Franca Strollo Aurelio di Michele e di Errico Marietta Cicoira Rocco di Leonardo e di Di Napoli Patrizia Pastena Paola di Fabio e di Zola Marisa Galgano Giuseppe Mario di Giovanni e di Di Salvo Concetta Pannisco Marilina di Giuseppe e di Di Cairano Giovanna 21.09.1996 28.09.1996 21.09.1996 07.10.1996 12.10.1996 11.10.1996 14.11.1996 18.11.1996 20.11.1996 23.11.1996 26.11.1996 01.12.1996 03.12.1996 17.12.1996 17.12.1996 28.12.1996 08.01.1997 23.01.1997 PAESE MIO Case annerite appisolate al vento, battenti palpebre di legno marcio, a guatar fiocchi di ciel vaganti; volti vecchi, rigati a scolpir anni di pietra nel tepor di sol nascente; turbine di ricordi frusta la mente, paese mio, scrigno segreto di anima antica, innocente. Ettore Cicoira (febbraio 1995) MATRIMONI Lucrezia Michele e Acocella Rosa Zichella Donato e Giarla Teresa Zarrilli Giuseppe e Metallo Francesca Paolantonio Luigi e Vallario Lucia Mazzucca Antonio e Serafini Pasqua Pasquariello Pasquale e Vigorito Rosetta Tornillo Luigi e Carafa Vincenza Strollo Michele e Errico Marietta Zarrilli Giovanni e Rabasca Francesca De Rosa Carmine e Sibilia Elvira Famiglietti Antonio e Gautieri Vincenza 25.08.1996 14.09.1996 05.10.1996 12.10.1996 28.10.1996 31.10.1996 16.11.1996 09.12.1996 23.12.1996 28.12.1996 04.01.1997 Ci preme segnalare che Cicoira Ettore, socio del “Cenacolo dei Poeti Napoli è “ si è classificato al 2° posto nel “Premio di Poesia Genova, Città di Colombo 1996” con la poesia “La veste di sole”. La premiazione avverrà il 23 giugno sulla nave “Italia” nel porto di Genova. Vivissime congratulazioni. MORTI De Nicola Canio Vincenzo Cestone Maria Michela Mazzeo Pietro Cerreta Maria Giuseppa Del Moro Pasquale Bavosa Angela Scoca Francesco Zarrilli Canio Maffucci Vitantonio Licari Antonino Nigro Gaetano Cestone Anna Maria Cestone Maria Maffucci Antonio Cristiani Pasquale Zarrilli Gaetana Piumelli Ermelinda Fastiggi Maria Zabatta Antonia Maria Teresa Di Napoli Zara Gerardina Nicolais Beniamino Codella Maria Michela Gautieri Maria Rosa De Nicola Vito Galgano Giuseppe Tuozzolo Mariantonia Zarrilli Antonietta Cestone Giovanna Di Roma Donato Marrese Dante Cestone Angela Cestone Lucia Di Cecca Vito Galgano Vito 09.09.1907 - 15.09.1996 17.04.1935 - 02.10.1996 17.02.1914 - 11.10.1996 01.08.1921 - 18.10.1996 07.09.1996 - 22.10.1996 17.11.1904 - 28.10.1996 09.10.1924 - 31.10.1996 07.06.1934 - 10.11.1996 17.12.1906 - 16.11.1996 27.03.1945 - 16.11.1996 15.03.1919 - 17.11.1996 13.08.1896 - 18.11.1996 30.03.1919 - 02.12.1996 04.10.1940 - 10.12.1996 23.06.1924 - 11.12.1996 18.07.1899 - 16.12.1996 01.01.1907 - 17.12.1996 03.12.1913 - 18.12.1996 22.11.1908 - 04.01.1997 23.09.1926 - 06.01.1997 25.07.1923 - 12.01.1997 20.03.1913 - 14.01.1997 26.01.1922 - 16.01.1997 11.07.1902 - 20.01.1997 09.02.1895 - 27.01.1997 25.06.1921 - 29.01.1997 09.10.1916 - 04.02.1997 06.07.1912 - 06.02.1997 08.08.1910 - 10.02.1997 13.03.1910 - 11.02.1997 20.02.1927 - 14.02.1997 17.11.1911 - 16.02.1997 17.06.1915 - 17.02.1997 29.10.1911 - 19.02.1997 19 CARNEVALE Carnevale in filastrocca con la maschera sulla bocca con la maschera sugli occhi con le toppe sui ginocchi. Sono toppe d’Arlecchino vestito di carta, poverino Pulcinella è grosso e bianco Pantalon dei bisognosi Colombina dice: “Mi sposi?” Gianduia mangia un cioccolatino e non ne da niente a Meneghino mena botte a Stenterello. Per fortuna il dottor Balanzone gli fa una medicazione, poi lo consola: “È carnevale ogni scherzo vale”. Teodolinda Cestone Tiziana Armiento classe elem. 5/A) Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE - Zarrilli Giancarlo (Roma) - Zabatta Vincenzo (Lentate S.S.). DA CALITRI 15.000: Di Roma Mario (Mariano Comense) - D’Auria Canio (Taranto) - De Felice Michele (Avellino) - Cicoira Ester (Roma) Galgano Canio (Cantù) - Savanella Nicola (Perignano) - Zarrilli Vincenza (Varese) - Gautieri Canio (Mariano Comense) Maffucci M. Giovanna (Settimo Milanese) - Don Pasquale Di Fronzo (Mirabella Eclano) - Cerreta Michele (Carrara) - Cerreta Ciro (Avellino) - Gabellini Lorenzo (Firenze) - Russo Giuseppe (Mestre) - Di Muro Pasquale (Rignano sull’Arno) - Cestone Francesco (Potenza) - Margotta Di Milia Teodora (Poggibonsi) Cecere Marco (Firenze). 10.000: Gautieri Vito Fernando - Maffucci Antonio - Cestone Leonardo Antonio - Di Napoli Luigi - Sperduto Giovanni - Gallo Mario - Carameli Lucio - Zabatta Vincenzo - Maffucci Angelomaria - Calà Vincenza - Zarrilli Massimiliano - Petito Rosa - Di Cairano Giovanni - Germano Michelantonio - Ricciardi Fernando - Codella Giuseppe - Cianci Alessandro - De Nicola Giovanni - Cesta Alessandro. 15.000: Maffucci Vincenzo Nicola - Di Tolve Rino - D’Amelio Pietro - Sperduto Angelo Maria - Margotta Angela - Cesta Maria Irene - Tateo Vito - Calabrese Minichino Lucia - Cestone Raffaele - Maffucci Di Maio Benedetta - Zarrilli Antonio. 20.000: Ricciardi Berardino (Torino) - Mazziotti Grazia (Tione di Trento) - Metallo Vincenzo (S.Giovanni Valdarno) - Vallario Francesco (Poggibonsi) - Grippo Francesco (Morra De Sanctis) Di Carlo Maretta (Buccinasco) - Gallucci M. Filomena ved. Di Napoli (Acqui Terme) - Gautieri Vito (Acqui Terme) - Acocella Nicolino (Napoli) - Russoniello Pompeo (Avellino) - Savanella Michela Ferroso (Bari) - Rossi Rosa (Canino) - Cioffari Maria (Novara) - Gallicchio Mario (Milano) - Lovecchio Paolo (Brindisi) - Metallo Rocco ( Scandiano) - Buldo Antonia (Varallo Pombia) Di Maio Vincenzo (Cinisello Balsamo) - Di Napoli Pio (Roma) Nicolais Salvatore (Livorno) - Di Maio Giacinta (Cogliate) - Di Napoli Antonio (Mariano Comense) - Di Cairano Antonia (Palombara Sabina) - Zabatta Claudio (Tor Lupara) - Cerreta Vincenzo (Lentate S. S.) - Scoca Giuseppe (Roma) - Covino Antonia (Lentate S.S.) - Di Napoli Vincenzo (Bologna) - Donatiello Giovanni (Usmate Velate) - Cerreta Clorinda (Roma) - Di Carlo Attilio (Cordenons) - Maffucci Marco (Roma) - Metallo Vincenzo (Roma) - Nicolais Antonio (Lavaiano) - Pastore Vincenzo (Fornaci di Barga) - Colavita Matteo (Firenze) - Manzoli Flavia e Ascanio (Genova) - Abate Giuseppe Nicola (Avellino) - Cantore Anna (S. Margherita Ligure) - Sansone Giacinta (Torino) - Zabatta Canio (Lentate S/S) - Acocella Vito Antonio (Lentate S/S) Malanca Canio (Copreno) - Zarrilli Giuseppe (Bollate) - Di Napoli Fortunato (Garbagnate M.se) - De Nicola Antonio (Grugliasco) Di Luzio Antonio (Lama) - Margotta Canio (Meda) - Scoca Vincenzo (Perticato) - Buglione Gerardo (Cantù) - Fierravanti Vito (Lavena Ponte Tresa) - Gautieri Alfonso (Cadorago) - Di Carlo Canio (Avellino) - Corcione Achille (Caserta) - Ciccone Saverio (Napoli) - Di Cairano Michele (Milano) - Cantarella Maria (Genova) - Cubelli Vito (Foggia) - Galgano Vittorio (Conversano) - Di Maio Vito (Lecco) - Villani Vito Carmine (Salerno) - Maffucci Vincenzo (Briosco) - Milidoni Fortunato (Briosco) - D’Amelio Orazio (Mariano C.se) - Galgano Vincenzo (Melfi) - Cianci Salvatore (Giussano) - Gautieri Giuseppe (Moncalieri) - Paoletta Erminio (Portici) - Zarrilli Vincenzo (Castiglione delle Stiviere) - Di Maio Vito (Paderno Dugnano) Capossela Giuseppe (Genova Pontex) - Di Maio Angelo (Nova M.se) - Villani Vito Carmine (Salerno). 20.000: Mauro Giuseppe - Cestone Vincenzo - Martiniello Salvatore Vito - Stanco Giovanna - Borea Vincenzo - Fiordellisi Vito - Tartaglia Giorgio - Borea Ines - Russo Luigi - Cianci Mario Angelo - Zarrilli Luigia in Fierravanti - Capossela Giuseppe Nannariello Migliorina - Russo Angelo - Maffucci Antonio - Leone Angelo (New Bar) - Maffucci Canio, via F. Tedesco 163 - Di Carlo Canio - Galgano Domenico - Zabatta Gerardino Antonio Galgano Addolorata - Galgano Giuseppe Mario - Maffucci Michele - Vallario Lorenzo - Caruso Michelina - Miele Michelina e Giovanni - Armiento Elisabetta - Tornillo Michelangelo Stingone Antonio - Galgano Irma Loredana - Contino Vito Acocella Maria - Di Napoli Canio, via A. Cerrata 12 - Fastiggi Lucietta vedova Stanco - Fiordalisi Michele - Margotta Concetta Cianci Antonella - Di Maio Vincenzo - Suore di Gesù Redentore - Cerreta Beniamino - Vallario Canio. 25.000: Ricciardi Gaetanina - Di Milia Giuseppe - Di Napoli Giuseppe - Di Maio Vincenzo - Nannariello Vincenzo. 30.000: Nannariello Pasquale - Circolo 78 - Di Cecca Giovanni - Salvante Antonella e Roberto - Di Roma Giuseppe - Roina Giovanni - Roina Carmine - Buldo Maria - Scilimpaglia Pasqualino. 35.000: Ferri Gaetanina. 40.000: Codella Antonietta. 50.000: Hotel Ambasciatori di Tozzoli - Di Muro Gaetano Nicolais Salvatore - Di Napoli Pasquale Salvatore - Bovio Cosimo - Cesta Antonio - Di Napoli Giulio - Salvante Michele. 100.000: Di Cecca Giuseppe. 25.000: Leone Michele (Caltignaga) - Sagliocco Francesco (Nichelino) - Don Canio Forenza (Acerenza) - Maffucci Angelo (Lissone) - Russo Giuseppe (Trento) - Pivano Federico (Firenze) Codella Michele (Roma) - Di Cecca Vincenzo (Mariano Comense) - Ardolino Marianna (Pellezzano) - Ruggiero Giulia (Napoli) - De Rosa Attilio (Treviso) - Del Re Michele (Gera Lario) - Nicolais Elena (Roma) - Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi). DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE 10.000: Scoca Donato (Roma) - Di Maio Antonio (S.Berardino Verbano) - Zarrilli Luigi (Poggibonsi) - Di Cosmo Michele (Poggibonsi) - Codella Michele (Pavona) - Di Cecca Canio (Poggibonsi) - Di Napoli Antonio (Rho) - Galgano Mario (Roma) - Briuolo Luigi (Alessandria) - Zabatta Salvatore (Milano) - Metallo Giuseppe (Bagnoli) - Ricigliano Peppino (Giussano) - Cicoira Maria (Ceccano) - Maffucci Giovanni (Salerno) - Di Leo Filomena (Rapone) - Codella Marianna in Frucci (Portici) - Cerreta Luigi (Bari) - Zabatta Gerardo (Nova M.se) - Giorgio Fedele (Teramo) 30.000: Nicolais Luigi (Como) - Pannella Luigi (Novate M.se) Scoca Francesca (Lavena Ponte Tresa) - Leone Giuseppe (Lentate S.S.) - Rizzi Mario (Minturno) - Di Cosmo Pasquale (Poggibonsi) - Padre Francesco Cubelli (Pistoia) - Marchese Antonio 20 Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 (Cervinara) - Maffucci Canio Giovanni (Bresso) - Maffucci Giuseppe (Milano) - Margotta Michele (Bologna) - Di Guglielmo Giuseppe (Navacchio) - Paradiso Gaetano (Lioni) - Metallo Luigi (Aprilia) - Nannariello Rosellina (Genova) - Di Milia Anna (Crespina) - Grassi Celestino (Roma) - Don Salvatore Siani (Contursi Terme) - Don Michele Di Milia (Senerchia) - Buldo Cesare Giovanni (Varese) - Rainone Vincenzo (Lentate S.S.) Metallo M. Concetta (Rieti) - Nicolais Maria (Latina) - Codella Berardino (Roma) - De Matteo Ersilia Di Maio (Roma) - Lattarulo Pietro (Bisaccia) - Famiglie Nicolais e Margotta (S. Donato M.se) - Zarrilli Vito (Roma) - Scoca Vincenzo (Bologna) - Santeusanio Giuseppe (Livorno) - Piccolo Giuseppe (Varese) - Polestra Pasqualino (Milano) - Stifano Giuseppe (Pellare) - Nicolais Rocco (Como) - Senerchia Agostino (Nova M.se) - Di Maio Giuseppe (Caserta) - Ricca Dattilo Maria (Frattamaggiore) - Della Badia Angelo (Napoli) - Del Cogliano Antonio Vincenzo (Salerno) Miele Pietrangelo (Bollate) - Maffucci Vincenzo (Bregnano) Scardecchia Tozzoli Elisa (Napoli) - Di Napoli Angelomaria (Porto Torres) - Acocella Margherita (Pescopagano) - Trofa Francesco (Avellino) - Simone Vincenza (Maddaloni). DALL’ESTERO SVIZZERA: Maffucci Giovannino 50.000 - Galgano Antonio 50.000 - Galgano Antonio (Lugano) 50.000 - Acocella Filippo 50.000 - Russo Giuseppe 50.000 - Vallario Michele 20.000. FRANCIA: Cestone Canio 50.000. GERMANIA: Galgano Umberto 50.000 - Di Milia Giuseppe DM 50 - Zarrilli Antonio DM 100 - Armiento Vincenzo DM 50. U. S. A.: Cerreta Giovanni 100.000 - Toglia Canio $ 10 Simone Gallo Lucia $ 10 - Simone Giuseppe $ 10 - Pavede Angelina nata Simone $20 - Lampariello - Leonardini $ 50. URUGUAY: Lampariello Vincenzo $ 50. 35.000: Della Valva Francesco (Bollate) - Cioffari Anna (Genova). Ricette 40.000: Cerreta Donato (Teramo) - Mollica Antonio (Novara) Del Donno Manfredi (S. Croce del Sannio) - Don Valentino Di Napoli (Castelfranci) - De Marsico Papa Teresa (Roma) Longhitano Giuseppe (Salerno). SFRITTA 50.000: Metallo Vincenzina (Roma) - De Rosa Carlo (Belluno) Scoca Donato (Borghesina Anzio) - Lampariello Franchino (Garbagnate M.se) - Cubelli Tonino (Bologna) - Putignano Daniela (Firenze) - Cestone Luigina (Roma) - Santoro Gaetana (S. Clemente/Rignano) - Zarrilli Canio (Roma) - Galgano Vincenzo (Brindisi) - Zazzarino Vincenzo (Mercogliano) - Farese Raffaele (Conza della Campania) - Ardolino Francesco (Maddaloni) Del Cogliano Davide (Benevento) - Toglia Vincenzo (Ivrea) Gallucci Giuseppina e Francesco (Garbagnate M.se) - Don Lorenzo Sena (Fabriano) - Di Cairano Vincenzo (Francavilla al Mare) - Galgano Vincenzo (Riccione) - Galgano Antonio (Poggibonsi) - Chirico Angela e Ettore (Teora) - Cipollaro Mariano (Contursi Terme) - Del Re Emidio (Napoli) - Ungherese Natale (Paderno Dugnano) - Cerreta Canio Raffaele (Roma) Gallo Leccese Gerardo (Ascoli Satriano) - Leone Mario (Bari) Cicoira Giuseppe (Pietrasanta) - Acocella Crescenzo (Lentate S. S.) - Salvante Renato (Granarolo) - Nappi Gaetana (Bergamasco) - Metallo Maria (Scandiano) - Norelli Francesco (Roma) - Di Napoli Francesco (Biella) - Mazziotti Antonia (S. Marinella) - Cecchetti Turiddo (Pistoia) - Galgano Giuseppe (Ancona) - Acocella Armando e Zarrilli Angela (Limidi di Soliera) - Ferrara Michelina (Torino) - Di Cairano Anna (Milano) - Gervasi Francesco (S. Mauro T.se) - Della Badia Donato (Gallarate) Buglione Rocco (Roma) - Berrilli Giovanni (Roma) - Galgano Vincenzo (Como) - Minichino Anna (Milano) - Acocella Nicola (Salerno) - Di Napoli Donato (Napoli) - Zabatta Michele (S. Giorgio a Cremano) - Di Maio Michelarcangelo (Napoli) Pasolini Italo (Napoli) - Di Maio Lucia (Roma) - Cuppone Fernando (Sannicola) - De Rosa Luciana (Roma) - Spatola Saverio (Brescia) - Russo Giovanni (Sesto F.no) - Nannariello Vincenzo (Piacenza) - Sacchitella Caterina (Siena). (Carne di maiale con peperoni sottaceto) Ingredienti: carne di maiale mista, polmoni, fegato, peperoni sottaceto, aglio, peperoncino piccante, sugna o olio d’oliva. Tagliare la carne di maiale: collo (scannatora), punta di petto (spangegghj’), spalla (spagghia) a tocchetti. Fare lo stesso con il polmone e il fegato dopo averli lavati e asciugati. Lavare i peperoni, svuotarli e tagliarli a strisce. Far soffriggere in una padella la carne con l’aglio, l’olio o la sugna, a metà cottura aggiungere i peperoni e il peperoncino piccante, salare e terminare la cottura. Servire caldissimo. Valerio Russo 60.000: Di Maio Gaetano (Trento). 80.000: Scoca Pasquale (Ponte Tresa). 100.000: Maffucci Antonio (Poggio a Caiano) - Montagnani Roberto (Panzano) - Tuozzolo Donato (Roma) - Alliod Silvia Cicoira (Aosta). Calitri 1986, sgranamento delle spighe di granturco, da sinistra Cestone Lucia (p’ciff ’), Fiordalisi Michele con le mani sulla macchina che lavora il granturco, Maffucci Giuseppe e Maffucci Maria. 200.000: Bavosa Lorenzo (Poggibonsi). 300.000: Don Pietro Farina Mezzano). 21 Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio1997 CALITRI Uomini e terre nel Cinquecento di P. Gerardo Cioffari O.P. - Centro studi Nicolaiani - Bari 1996 LA NOSTRA BIBLIOTECA opo anni di ricerche storiche prevalentemente sulla Puglia il D P. Gerardo Cioffari ha voluto fare un omaggio al suo paese natio trattando della Sacra Visita a Calitri del cardinale Alfonso Gesualdo (1565) e dei Capitoli della Bagliva dei danni (1558) mettendo alla portata di tutti documenti e notizie storiche ignote alla stragrande maggioranza degli stessi Calitrani. Non deve essere stato agevole trascrivere le oltre cento pagine del documento cinquecentesco, tuttavia la fatica di P. Gerardo si è quasi tramutata in nostalgia, incontrando i nomi di persone e famiglie a lui familiari fin dall’infanzia, infatti molti di quei nomi sono gli stessi di oggi, con la sostanziale differenza che i Calitrani della metà del Cinquecento erano più amici fra di loro, e più complici verso i nemici esterni se seppero fare dell’epoca di Luigi III Gesualdo uno dei periodi migliori della storia del nostro paese, dove risiedevano quasi tutti gli arcivescovi di casa Gesualdo, Camillo, Troiano, Alfonso e Scipione. Nel libro si parla della floridezza del paese sotto Luigi Gesualdo, della imponente figura del cardinale Alfonso, la fine del casale di S. Maria in Elce, dell’ università, del clero, della società, della chiesa madre di S. Canio e delle sue cappelle, delle origini del monastero dell’Annunziata e così via in un crescendo che avvince il lettore. (dall’introduzione) CRONACHE ITALIANE di Gian Paolo Tozzoli - L’Autore Libri Firenze 1996 a normale vita di normali persone che covano, dentro la Lmeschinità, routine del lavoro e degli affetti, piccoli e grandi dilemmi, sogni proibiti e spesso l’incapacità di scegliere, di agire. Cronache Italiane offre un collage di tante vicende marginali, di uomini che non vivono grandi storie ma si raccontano nelle piccole cose. Davvero una spaccato della psicologia dell’italiano medio, delle sue angosce e dei suoi mediocri abissi: uomini e donne alle prese con delusioni scottanti, con amanti inesistenti ma lungamente sognati, con la voglia di sentirsi integrati e riabilitati. La scommessa, riuscita, del narratore sta nel portare alla luce il gesto folle, l’elemento imponderabile che si nascondono nelle pieghe del quotidiano. Grazie anche alla sua vena estrosamente paradossale della scrittura i dodici racconti sono godibili sia per il lettore comune sia per il lettore di più alte pretese. (dalla IV° pagina di copertina) SENZA SENTIR PAROLE di Nevio Nigro - Blu di Prussia editrice - Piacenza 1997. QUANDO NACQUI, MIA MADRE ERA A LAVARE LE FASCE AL FIUME di Maria Cristina Assumma - Melusina Editrice Roma 1996. igro fotografa l’incanto di particolari momenti, ne decifra N le magie nascoste, segrete, pone in evidenza il valore della quotidianità colto nella consapevolezza del vissuto, nel farsi di una vicissitudine, nel divenire eterno dei rapporti. Nulla di saccente, appena ombre e luci che nel contrasto hanno determinato una scarica elettrica e si sono tramutate in parole di messaggio e di partecipazione. Il contatto frequente con l’infanzia - Nigro è professore ordinario di Pediatria presso l’Università di Torino - gli ha fornito e affinato quella fresca aria d’innocenza che hanno le sue liriche, quel candore disarmante che però gronda di un peso enorme di saggezza. (dalla prefazione) O ggetto di questo lavoro è un’analisi del ciclo delle attività domestiche esistente nell’ambito della casa rurale su una dimensione spaziale e temporale; luogo di osservazione per la realizzazione della ricerca sul campo è Calitri, che nonostante il consistente slittamento degli addetti dal settore agricolo a quello dell’industria e dei servizi e nonostante l’emorragia emigratoria - resta una realtà economica e sociale sufficientemente rappresentativa rispetto al problema dell’indagine. Il stesso titolo, traduzione di un detto calitrano, esprime in maniera efficace la condizione della donna contadina, le cui molteplici incombenze lavorative la privano persino del tempo per partorire Il suo duplice impegno operativo dentro la casa e sui campi fanno di lei una lavoratrice indefessa e instancabile, perno dell’organizzazione familiare, che tuttavia si confronta con una concettualizzazione del femminile fortemente discriminatoria. Merito senza dubbio dell’autrice è quello di aver saputo padroneggiare con sicura acribia la quantità di dati fornita dagli informatori. Nelle quattro parti che analizzano “Calitri:profilo geoantropico”, “Le attività domestiche e gli agenti”, “Le attività domestiche nel tempo” e “Le attività domestiche nello spazio residenziale”,fanno di questa indagine paziente ed appassionata un libro ben costruito che coinvolge il lettore. S. FELICITA La Santa di Mamma di Livio Nargi - Poligrafica Irpina - Nusco 1994. Nargi è una figura molto nota, non solo a quei che avranno l’opportunità di leggere questo libro, ma anche a Ltantiivio che lo stimano per vari motivi di pubblicistica, accoppiati alla sua innata gentilezza di galantuomo. Livio Nargi è nato e vive a Castelvetere sul Calore, in quella sua cara casa, che ha saputo trasformare in un punto di riferimento di chi sa di cultura, ma soprattutto di chi sa di sofferenza, ereditate dai genitori che hanno saputo educarlo al santo timore di Dio: Innocenzo Giuseppe e Maria Caporale. A parlare di Livio Nargi ci si perde tra le tante espressioni di fede e di cultura, perché, trovo nella sua vita laboriosa il ruolo di giornalista, corrispondente, pubblicista, poeta, musicista, storico, redattore di periodici, pellegrino a santuari, promotore (dall’introduzione) 22 Il CALITRANO N. 4 n. s. - Aprile-Maggio 1997 di conferenze e convegni, prodigo nella beneficenza, più volte presidente dell’Azione cattolica “Pier Giorgio Frassati”, insignito di vari attestati di beneficenza, accademico “Gentium Pro Pace”, e “Paestum”, assistente sociale e così via. Con questo suo libro a tutti vuol far conoscere ed amare La Madonna, ed a tutti vuol far conoscere ed amare Castelvetere Sul calore, la cittadella della Madonna. Vita Calitrana L’ Associazione Romana dei Calitrani, che da tempo si è impegnata a fondo, con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, per ottenere dalla Direzione Generale dell’INPS un “PUNTO CLIENTI” nel Comune di Calitri, è lieta di comunicare l’imminente apertura al pubblico di questo utile ed importante servizio per i cittadini. Per ottenere questo servizio - le cui apparecchiature tecnologiche, i costi di esercizio e delle linee telefoniche sono a totale carico dell’INPS - è stato necessario superare ostacoli politici, tecnici e burocratici di ogni genere; e nel futuro sarà possibile aggiungere servizi INAIL delle Camere di Commercio e di altri enti per trasformarlo in un vero e proprio sportello polifunzionale. Sarà così finalmente possibile ad ogni nostro concittadino avere notizie relative a domande di pensione o di altre prestazioni, se le domande presentate sono complete, se sono state accolte o respinte, se sono in corso le emissioni di mandati di pagamento, se le domande di pensione in convenzione internazionale sono state inoltrate agli enti assicuratori esteri, e chiedere il rilascio degli estratti contributivi per verificare se i contributi sono stati versati. (dalla presentazione) S. MARIA DEGLI ANGELI La Chiesa Madre di Contursi di Franco Pignata, a cura del Comune di Contursi Terme Valsele Tipografica - Materdomini 1996. ell’attuale situazione di crisi di valori e di faticosa N “ricostruzione” morale di molte Istituzioni, si sente maggiormente il bisogno di guardare al passato, di riscoprire la propria memoria storica per ritrovare le proprie radici. È in quest’ottica che il Comune di Contursi Terme, con il supporto della Comunità Montana Alto e medio Sele e della Provincia di Salerno, sta operando da anni con iniziative quale è il PREMIO CONTURSI TERME, ed è in questo discorso che si inserisce il lavoro di Franco Pignata, assiduo collaboratore delle attività della biblioteca. Con “La Chiesa di S. Maria degli Angeli Madre di Contursi” che è solo una parte di una più vasta produzione che ci auguriamo possa concretizzarsi al più presto in altre opere l’Autore ha inteso dare il suo contributo alla lunga e imponente opera di rifacimento della Chiesa Matrice, così duramente colpita dal sisma del 1980. Il testo, che già dalle prime pagine si annuncia come il pianto di un amante verso l’oggetto del suo amore (perduto?), ci trasporta lungo un percorso che ha come perno il 1700, con affondi documentali fino al 1300, per poi soffermarsi affranto sulla realtà. P resso la Casa della Cultura “V. Hugo” di Avellino il 10 marzo 1997 è stato presentato il libro edito dalla Zanichelli dal titolo “ Gli esperimenti dell’Exploratorium” a cura del prof. Pietro Cerreta, con l’intervento dei professori A. Drago docente di Storia della Fisica presso l’Università di Napoli, G. Falcone docente di Fisica Generale presso l’Università di Cosenza, C. Valentino Presidente del Centro Iniziativa Democratica degli Insegnanti. CANTI POPOLARI EPICO - LIRICI di S. Croce del Sannio a cura di Manfredi Del Donno - Comune di S. Croce Del Sannio, Biblioteca Comunale “Girolamo Vitelli” 1996. L’ alunna Lucia Russoniello dell’Istituto d’Arte “Scoca” ha vinto il II° premio di £. 400.000 della Borsa di Studio “Giuseppe Di Vittorio” elargita dal Distretto Scolastico di Lacedonia, per ricordare il Sindacalista di Cerignola. poesia lirica perché nell’antica Grecia i versi venivano Èsimiledetta recitati o cantati con il suono della lira strumento a corde alla nostra cetra, donde poi si è generata la definizione di poesia lirica in cui poeti si esprimevano con effusione e nella sublimazione dei loro grandi sentimenti. Questi canti potrebbero anche essere chiamati ballate in relazione ai loro balli e ai loro canti, oppure canti iterativi perché ripetono nel testo il significato di uno o più versi ad eguali intervalli, oppure ancora narrativi per la materia che si rappresenta in forma semplice per fatti semplici che non si realizzano in una epopea. Infatti l’epopea è una narrazione di grandezze celebrative, di gesta eroiche, di storia e di leggende nei cicli cavallereschi e avventurosi di poemi epici più famosi, quale è quello di Omero, dei Nibelunghi, l’epopea garibaldina e via dicendo. In questi canti, invece, non sempre appaiono manifestazioni di imprese grandiose, ne personaggi degni di lunga memoria per cui si ritiene opportuno sostituire alla dizione di canti epico lirici, l’altra più idonea di Canti narrativi titolo che sarà prescelto nella eventualità si una seconda edizione. L a Fiat - Sata di S. Nicola di Melfi intende costruire un mega inceneritore - distruttore nei terreni adiacenti lo stabilimento: Il progetto “La Fenice” smaltirà circa 66.000.000 tonnellate di rifiuti industriali e solidi urbani; secondo il prof. Luigi Notarnicola dell’Università di Bari i rischi per l’inquinamento sono alti. S abato 15 marzo, in preparazione al Giubileo del 2000 una Processione quaresimale dell’Arciconfraternita di Calitri, recatasi a Roma su invito della Confraternita del SS. Crocifisso di S. Marcello retta dal priore prof. avv. Nicola Gerardo Marchese ha potuto incontrare i rappresentanti dell’Associazione Romana dei Calitrani che sono stati lieti di poter offrire loro un drink. (dall’introduzione) 23 In caso di mancato recapito si prega rispedire al mittente che si impegna ad accollarsi le spese postali. Calitri 1909/10, da sinistra, fila in piedi: Rabasca Michele - Rabasca M. Giuseppa - Acocella Agostino (jrena, al centro e marito di M. Giuseppa) - Rabasca M. Antonia (nata nel 1882) - Rabasca Canio; seduti, i coniugi Rabasca Pasquale (cicch’lanza) - Margotta M. Michela (cap’rutt’) e la bambina Nicolais Lucia (nata nel 1906).