ISSN 1720-5638 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Filiale di Firenze ANNO XXIV - NUMERO 27 (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 2004 VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 IN QUESTO NUMERO Un nuovo libro di memorie collettive 3 Romano Cerreta La chiesa parrocchiale di San Canio RICORDA DI SOSTENERE, CON LA TUA OFFERTA, LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO GIORNALE ANNO XXIV - N. 27 n.s. Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” della Prof.ssa Lina Nazzarena IN COPERTINA: Sulla volta della galleria del palazzo vescovile di Matera, decorata nel 1709 per volontà dell’arcivescovo Brancaccio, è affrescata questa effigie di san Canio, patrono di Calitri, ma anche di Acerenza, una diocesi che nel XIII secolo fu unita a quella di Matera. L’immagine, simile a quella della statua che si venera in Calitri, è una delle più antiche raffigurazioni conosciute del nostro patrono. IL CALITRANO 7 del Dott. Emilio Ricciardi Memoria storica di Contursi Terme Fondato nel 1981 Sito Internet: www.calitritradizioni.it/calitrano.asp E-mail: [email protected] Direttore Raffaella Salvante di Damiano Pipino 12 AVVENIMENTI 13 Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Orazio Tanelli e Il maresciallo Soricelli 15 Segreteria Martina Salvante POPOLARE 16 ERBE DI CASA NOSTRA 18 Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 LA NOSTRA BIBLIOTECA 18 DIALETTO E CULTURA SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22 REQUIESCANT IN PACE 23 AUGURI PER IL SANTO NATALE “C’è una crisi di alloggi assai più grave che la carenza di abitazioni, è la penuria di uomini interiormente disponibili per i loro fratelli”. Signore, pietà di noi secondo la tua misericordia. Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB - Filiale di Firenze C. C. P. n. 11384500 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6160 - CAB 2800 Chiuso in stampa il 30 novembre 2004 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 LINA NAZZARENA ROMANO CERRETA UN NUOVO LIBRO DI MEMORIE COLLETTIVE 3 settembre 2004, nella sala convegni Itoldella Fiera Interregionale di Calitri, è stapresentato il libro: “Calitri, secondo itinerario della memoria”, curato da Raffaele Salvante, il direttore de “Il Calitrano”. In esso sono contenute diverse centinaia di foto, molte delle quali sono quelle a lui affidate da noi tutti perché fossero pubblicate sulla sua rivista. Per questo motivo egli preferisce dirsi, con molta umiltà, non l’autore ma solo il curatore del libro. Il volume è imponente, ha ben 579 pagine, e segue di alcuni anni il primo, dello stesso genere, pubblicato nel 1996. Chi, osservandone la mole, lo ha definito un vero e proprio monumento a Calitri e ai Calitrani non si è sbagliato. Alla presentazione hanno partecipato: Vito Marchitto, Sindaco di Calitri, Raffaele Farese di Conza, Esperto di storia locale, Luigi Salvante, Direttore dell’EAPSAIM, e il noto scrittore-cantautore Vinicio Capossela, originario di Calitri. Era presente, naturalmente, anche Raffaele Salvante, mentre Pietro Cerreta, collaboratore de “Il Calitrano”, coordinava le fasi dell’incontro. La preparazione dell’evento è stata organizzata dall’Associazione Culturale no-profit Scienza Viva di Calitri. I convenuti erano abbastanza numerosi, fatto notevole in tempi in cui si lamenta scarso interesse per tutto ciò che è manifestazione culturale o politica. Chi era presente in sala aveva il desiderio di condividere sensazioni, ricordare fatti e scaldare di nuovo il cuore, avendo ritrovato nel libro i volti di persone di un tempo che fu. Tra essi figuravano anche alcuni appassionati di cultura popolare e di etnografia, provenienti da vari paesi dell’Irpinia e della Basilicata. Cerreta ha introdotto i lavori parlando di Raffaele Salvante e della sua amicizia con lui, iniziata quando, adolescente, lo ha conosciuto, tra gli anni ’50 e ’60, in veste di Presidente dell’Azione Cattolica di Calitri dedicata a “Pier Giorgio Frassati”. Ha proseguito presentando la sua attività professionale di impiegato della Cassa di Risparmio di Firenze e di dirigente regionale toscano del Sindacato Bancari FABI. Ha inoltre menzionato gli studi da lui svolti, in particolare quelli di Teologia Calitri 3 settembre 2004, da sinistra: il sindaco Vito Marchitto, Raffaele Salvante, Vinicio Capossela, Luigi Salvante e Raffaele Farese. presso l’Università Gregoriana di Roma, i suoi libri su Calitri e la promozione – da lui guidata – del Premio Città di Calitri “Michele Gallucci”, tra gli anni ’80 e ’90. Il Sindaco Marchitto ha amabilmente intrattenuto il pubblico sull’importanza del libro per la comunità calitrana e ha ricordato i valori positivi che le passate generazioni hanno trasmesso alle successive: la serietà, l’onestà, il rispetto della parola data, la tenacia nel lavoro. Subito dopo vi è stato l’intervento del prof. Raffaele Farese, per anni dirigente della Pro Loco «Compsa» e instancabile fautore di tante iniziative volte alla valorizzazione storica e turistica del territorio altoirpino. Farese è stato professore di inglese di Salvante, negli anni in cui questi frequentava l’ITC “AM. Maffucci” di Calitri, e ha conservato un profondo legame con lui. Egli si è soffermato in particolare sui soprannomi che denotano le persone nelle fotografie del libro e sulla differenza tra i calitrani e i conzani riguardo ad essi. Nella comunità calitrana essi rivestono un ruolo pressoché naturale per l’individuazione di una famiglia, ma sono anche suo segno distintivo, a volta di onore e vanto, contrariamente a quanto accade in quella 3 conzana, per la quale il soprannome ha per lo più valenza negativa. Molto acclamato è stato, infine, l’intervento del cantautore Vinicio Capossela, che ha sorpreso tutti per la spigliatezza dell’eloquio e per l’intento di trasfondere nelle sue canzoni la ricchezza culturale delle sue radici. Egli si è soffermato sulle “qualità” dei calitrani e, diversamente dal Sindaco, ha voluto prendere in considerazione quelle non proprio positive, ad esempio l’«ammì-ria», che in italiano trova la sua traduzione più immediata in «invidia». Causa certa di contrasti, essa è però nel contempo anche sprone a migliorarsi in tutti i campi della vita, dal lavoro al tempo libero. La manifestazione è proseguita con la proiezione di una cinquantina di immagini, che Cerreta ha tratto dal libro. Egli ha voluto dimostrare che esso si presta non solo a una lettura sentimentale della comunità calitrana, ma anche a una lettura della sua evoluzione nel costume, nella tecnologia, nella famiglia e nel lavoro. Tra le fotografie proiettate è apparsa pure una piccola galleria di personaggi «mitici» degli anni trascorsi, riconosciuti e ricordati con evidente simpatia da tutti i presenti per le loro IL CALITRANO singolari caratteristiche fisiche o comportamentali. È seguito poi un breve dibattito, durante il quale i ricordi sono emersi attraverso le parole dei convenuti, mediante espressioni scaturite con spontaneità dalle immagini viste sullo schermo. Vi sono stati pensieri e riferimenti appassionati ai personaggi, si sono riconosciuti nonni, amici e fatti storici con concatenazioni veramente gradite da tutti, perché da tempo non si N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 bel volume sul “Secondo itinerario della memoria”. La raccolta di fotografie ivi contenuta è di estremo interesse, in quanto serve a documentare plasticamente le condizioni di vita dei nostri vicini progenitori. Seguo con partecipazione il Calitrano: l’impegno e la passione ivi profusi sono segno evidente di profondo attaccamento alla terra di origine, alla quale anch’io mi sento profondamente legato. Mi auguro che possa presentarsi presto l’occasione di incontrarci. Nel frattempo, rinnovando i ringraziamenti, invio i più cordiali saluti» Franco Scoca talogo della nostra collana di studi e noti che qualcosa ti può interessare, saremo ben felici di inviarti copia in omaggio. Ho spedito un pacchetto al tuo indirizzo. Ti lascio con i più cari saluti ed auguri di ogni bene, a cui aggiungo quelli per il tuo onomastico, oggi nella festa dei santi arcangeli. Saluti alla tua famiglia. Memento ad invicem nel Signore». dom Lorenzo Sena osb - Monastero S. Silvestro Abate Fabriano (An) «Caro Raffaele, ho ricevuto con grande piacere CALITRI, Secondo itinerario della memoria. Congratulazioni. Hai fatto un’opera eccezionale e spero che avrai tutti i riconoscimenti che meriti. II “corpus” dei tuoi lavori è tale che chiunque voglia avvicinarsi alla Calitri ed ai Calitrani del XX secolo non può assolutamente ignorarlo. Prego Dio e S. Nicola che ti conservino a lungo in buona salute, affinché possa continuare in queste ricerche già di per sé ineguagliabili. A proposito, ho visto due mie foto di cui non avevo più memoria. Un carissimo saluto». P. Gerardo Cioffari (Centro Studi Nicolaiani di Bari) Calitri 3 settembre 2004, l’intervento di Raffaele Salvante. organizzavano momenti in cui la comunità calitrana rifletteva sul suo passato. Purtroppo il magico momento è stato troppo breve: la sala serviva per un’altra manifestazione e non tutti hanno potuto comunicare le proprie sensazioni. Marchitto ha affermato che appena si riaprirà la Casa dell’ECA, attualmente in via di ristrutturazione, organizzerà la prosecuzione dell’incontro in una sede più centrale. Per ultimo è intervenuto Raffaele Salvante, che ha avuto parole di ringraziamento per tutti, relatori e pubblico, e per i suoi insegnanti, in particolare per l’allora professore Antonio Altieri, che ha saputo pungolarlo a tal punto da infondergli l’amore per la ricerca, lo studio e la conoscenza dei fatti locali. Ai presenti si sono accomunati anche i lontani che per vari motivi non potevano essere presenti a Calitri. Riportiamo di seguito alcuni brani tratti dai messaggi pervenuti a Raffaele Salvante da alcune Personalità che hanno ricevuto in dono il libro: «Caro Ragioniere, desidero ringraziarla vivamente per il dono graditissimo del «Carissimo Raffaele, ti ringrazio di cuore per l’omaggio dello splendido volume su Calitri, che avevo avuto già l’occasione di ammirare quando sono stato al paese per l’8 settembre. Complimenti e congratulazioni vivissime! I miei confratelli quando l’hanno visto sono rimasti meravigliati per il lavoro enorme (sappiamo bene che cosa significa impegnarsi nelle pubblicazioni) e per la pazienza incredibile (non da monaco benedettino ma veramente da certosino!) con cui hai curato le foto e i nominativi di tutti; tra l’altro io ho fatto notare che tra parentesi hai messo anche il soprannome per farli riconoscere. Incredibile! Bravo e tanti complimenti di nuovo. Il volume figurerà degnamente – mi hanno detto i confratelli – nella nostra biblioteca, anche se direttamente riguarda solo me. La biblioteca del nostro monastero è ben fornita; oltre quella corrente per lo studio e l’aggiornamento su teologia, sacra scrittura, liturgia, ecc. …, abbiamo la biblioteca «storica» con libri del ’700-’600 e cinquecentine e incunaboli e poi l’archivio con codici e pergamene. Sarebbe una bella idea se tu potessi fare una scappata qui con la tua famiglia... Nel ringraziarti, mi permetto di inviare per la tua biblioteca dei volumetti della nostra collana «Sentieri di Montefano», anche se non riguardano direttamente i tuoi studi e i tuoi interessi, ma sono un piccolo segno di riconoscenza. Se poi dai uno sguardo al ca4 Calitri 3 settembre 2004, l’intervento del cantautore e scrittore Vinicio Capossela. «Gent.mo Signor Raffaele, ho ricevuto il suo preziosissimo volume su Calitri e le sono veramente grato per il gentile omaggio che mi offre. È il secondo meraviglioso “racconto in immagini della storia di Calitri” che solo un profondo amore per quella terra, accompagnato da sperimentata competenza in pubblicazioni, poteva offrirci. Lo “metto” accanto al primo volume, certamente di non minore valore, che personalmente mi portò, circa otto anni fa, a Careggi, per “accertarmi” non solo del valore totale dell’opera, ma più ancora della bravura dell’autore. Nel ricordo, con immagini, così care ed eloquenti; nella spontaneità di vita che in esse tutti possono leggervi, particolarmente i giovani appunto, lei ci riporta, caro Raffaele, a quei valori che sono stati il successo dei nostri cari e che, nel loro “spirito”, pur nelle mutate situazioni sociali, quei valori vanno a tutti i costi salvati se, a nostra volta, vogliamo riuscire nella vita. Voglio confidarle, caro Raffaele, che quel primo volume, che ricevetti quale segno della sua cordiale solidarietà, in un momento così delicato per me, fu pure tra le IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 mani del P. Francesco Cubelli che era venuto a trovarmi in ospedale e anche lui lo apprezzò tantissimo. P. Francesco era un padre domenicano, nato a Calitri e che è morto proprio di recente, il 17 agosto u.s., e che certamente anche lei conosceva. E dunque, così scrivendole in breve, vorrei dirle tutta la mia stima e farle in schietta cordialità i miei complimenti con l’augurio “ad maiora semper” che vuole, tra l’altro, “rassicurarlo” della bontà e della “sicura utilità” di un’opera tale perché certamente “sempre giova ricordare queste cose”. E i tanti frutti che ne seguiranno, compensino la sua fatica». P. Eugenio Zabatta o.p. (Centro Veritas - “Domenicani” di Cagliari) «La ringrazio molto per il volume “Calitri, secondo itinerario della memoria”: l’ho trovato ben fatto e suggestivo. Spero che nello scorso mese sia giunto a lei un piccolo opuscolo di mio padre sui soprannomi di San Mango sul Calore (che in parte sono simili a quelli calitrani)». Nicola De Blasi (Universita’ Degli Studi di Napoli Federico II) «Ho ricevuto con sincero interesse e tanto piacere il gentile omaggio di “Calitri - Secondo itinerario della memoria” e Vi ringrazio per il prezioso dono. Con invio a parte Vi farò tenere una pubblicazione da me curata, intitolata “ARCHEOLOGIA E STORIA”, che, spero, Vi sarà gradita. Vi sarei tanto grato se vorrete darne notizia sul “Calitrano” e formulare una Vostra recensione». Giovanni Di Capua (Salerno) «La ringrazio sentitamente per la Sua interessante Pubblicazione: “Calitri. Secondo itinerario della memoria”, di cui ha voluto cortesemente omaggiare la Biblioteca Comunale della Città di Caserta “A. Ruggiero”, Le assicuro che quanto prima l’opera sarà resa fruibile dai lettori, figurando nei nostri cataloghi.Voglia gradire cordiali saluti». Luigi Falco (Sindaco di Caserta) Ristorante Agriturismo Valle Ofanto, 20 settembre 2004, si festeggiano i novant’anni della signora Angela Di Leo nata a Guardia dei Lombardi il 20 settembre 1914, da Giuseppe e da Maria Giovanna Siconolfi; da sinistra Donato Tornillo nato a Calitri da Berardino e da Maria Concetta Miele, Maria Concetta Miele nata da Francescantonio e da Angela Di Leo,Angela Di Leo la festeggiata, Enza Rosita Coppola, coniugata Tornillo, nata alla Guaira Venezuela da Angelo e da Michelina Di Luzio e BerardinoTornillo, genero della festeggiata, nato da Donato e da Filomena Di Cecca.Auguri vivissimi dalla Redazione del giornale. «Ho gradito moltissimo il volume gentilmente offertomi: mi ha colpito l’eleganza del gesto e della pubblicazione. Ringraziando sinceramente, auguro a lei e alla Redazione de “Il Calitrano”, un lungo percorso segnato dal successo.Cordialissimi saluti». Eugenio Ribecchi (casa editrice BLU di PRUSSIA, Piacenza) «Gentilissimo Direttore, non è un volume, ma un monumento, quello che la S.V mi ha inviato in cortese omaggio. Può immaginare quanto mi abbia reso felice se Le dico che da tempo colleziono storie locali della Campania, e ne posseggo migliaia, compresa, ovviamente, quella di Calitri di Vito Acocella. Grazie e grazie ancora e lunga vita a Lei e alla Sua rivista, che leggo sempre con interesse e conservo». Francesco D’Ascoli (Ottaviano) «I più sentiti ringraziamenti per il dono del volume “Calitri. Secondo itinerario della memoria”, splendido come sempre!». Gian Paolo Borghi (Comune di Ferrara, Centro di Documentazione Storica) «La ringrazio vivamente per l’omaggio del volume che ha voluto inviarci “CALITRI Secondo itinerario della memoria”. Ho dato già incarico ad un nostra redattrice di esaminarlo attentamente e di fare una breve recensione che spero di pubblicare nel numero di novembre p.v.» Antonio De Gioia (direttore di EDIRESPA, associazione culturale editoriale di Molfetta) «Ho ricevuto la scorsa settimana lo splendido volume su Calitri. È non solo una testimonianza storica ma anche un conforto per chi vive lontano. Grazie per il pensiero». Celestino Grassi Calitri 25 gennaio 2004, Francesca Galgano e Giovanni Galgano (zampaglion’) festeggiano i loro 50 anni di matrimonio; da sinistra: le nipoti Giovanna Altieri e Francesca Galgano, il figlio Giuseppe – i festeggiati – il genero Alessandro Altieri, la figlia Rosetta, i nipoti Michela Galgano e Antonio Altieri. 5 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 GIUSEPPE Tozzoli nato a Calitri il 21 agosto 1826 da Francesco e da Serafina Zampaglione, il 30.10.1851 sposa Maria Agnese Tozzoli che era nata il 29.07.1830 da Donato e da Benedetta Graziola. Laureatosi in giurisprudenza all’Università di Napoli, si iscrisse alla Gioviane Italia e combattè sulle barricate di Napoli il 15 maggio 1848. Gentiluomo facoltoso ed intraprendente, con nuovi metodi razionali e con macchine moderne seppe fare della sua proprietà terriera una moderna azienda agricola di avanguardia che servì di incitamento a tutti gli agricoltori della zona. Fu sindaco del paese e il mandamento di Lacedonia, di cui Calitri faceva parte, lo elesse suo rappresentante dal 1867 al 1871 al Consiglio Provinciale di cui divenne ben presto Presidente, e infaticabile organizzatore, fu uno dei principali artefici della rete stradale dell’alta Irpinia, e con un ponte maestoso, deliberato nel Consiglio Provinciale del 1889, valicò il fiume Ofanto che allora era ancora un fiume impetuoso, appunto il ponte “Giuseppe Tozzoli” che collega la strada di Calitri alla Stazione ferroviaria. Nella IX Legislatura, alle elezioni del 22 ottobre 1865 viene eletto deputato al Parlamento dove – prese posto alla Sinistra “in quella giovane sinistra del ’65, composta il più di ricchi proprietari e di notabili locali, che gittarono giù la così detta consorteria e vennero al Parlamento a protestare contro la cattiva amministrazione” – instancabile promotore e animatore di energie, si distingue caparbiamente quale sapiente regista che indusse il Ministero dei lavori Pubblici ad affrontare il piano di una complessa rete ferroviaria che in seguito fu denominata Ofantina, scrivendo all’uopo anche un lavoro molto apprezzato.Venne ancora rieletto per la X (elezione del 10 marzo 1867) e la XI legislatura (elezioni del 20 settembre 1870) e tenne il mandato politico fino al novembre del 1874, quando si ritirò a vita privata, lasciando il Collegio a Francesco De Sanctis che lo ricorda amichevolmente nel suo famoso “Viaggio Elettorale”. Il 19 agosto 1881, dopo una vita operosissima testimone di un impegno convinto e di una passione senza dubbio sentita ed autentica, si spense lasciando l’unico figlio Francesco, al quale il De Sanctis telegrafava:” Costernato partecipazione, lamento morte immatura insigne amico mio, decoro famiglia, onore città natale”. Francesco TOZZOLI nato a Calitri il 22 settembre 1852, da Giuseppe e da Maria Agnese Tozzoli, laureatosi in legge nel 1876, coniugato a Candela, nel 1886, con Giovannina Ripandelli dalla quale ebbe tre figli Giuseppe, Agnese e Francesco, fu nel dicembre del 1875 fra i soci promotori per la fondazione della Società di storia patria per le province napoletane, sostenne con giovanile passione la candidatura politica del De Sanctis nella durissima lotta elettorale del 1874/75 meritandosi il plauso dello stesso De Sanctis che ebbe a dire:”M’era ai fianchi il Tozzoli, giovine intelligente e operoso e fra quelli che ebbe più chiaro il concetto di quel moto politico”. In qualità di sindaco dell’amministrazione di Calitri, propose al Consiglio Comunale di inoltrare istanza al Ministero dei Lavori Pubblici di comprendere anche Calitri fra i comuni che avrebbero potuto beneficiare dell’acqua del costruendo Acquedotto Pugliese e grazie all’interessamento dell’on. Capaldo e dell’on.le Francesco Tedesco di Andretta più volte Ministro dei Lavori Pubblici fu sancito all’art. 4 della legge 425 del 20 giugno 1902 che Calitri poteva ottenere la diramazione dell’acquedotto, pagando in proprio solo la metà della spesa occorrente. Nella vita pubblica seppe onorare le orme paterne e come il padre seguì la sua carriera politica: consigliere comunale e sindaco di Calitri, consigliere provinciale dal 1890 e infine deputato al Parlamento dal 6 novembre 1892 alla morte avvenuta prematuramente in giovanissima età il 15 gennaio 1893. 6 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 EMILIO RICCIARDI LA CHIESA PARROCCHIALE DI S. CANIO a storia della chiesa di San Canio è anLzioni cora tutta da scrivere, poiché le distrue le ricostruzioni seguite ai terremoti che si successero nel corso dei secoli hanno lasciato poche testimonianze delle epoche precedenti. Tuttavia è possibile tracciarne per grandi linee la plurisecolare vicenda utilizzando le fonti disponibili: le visite pastorali, i documenti trascritti da Vito Acocella (molti dei quali distrutti dai bombardamenti durante l’ultima guerra mondiale), alcune immagini o testimonianze indirette1. La chiesa cinquecentesca Nulla è possibile dire sulla chiesa parrocchiale prima del 1547, poiché non esiste allo stato attuale delle conoscenze nessun documento; si sa solo che intorno al 1470 era arciprete don Nicolò de Impomola, secondo quanto ha riportato Vito Acocella. La prosperità economica raggiunta da Calitri nel XVI secolo e l’aumento della popolazione furono alla base della decisione di costruire una nuova chiesa madre, che fu innalzata nell’antica piazza di Calitri, situata a una quota più alta dell’attuale piazza della Repubblica. Vi si giungeva dalla porta principale del paese (porta di Nanno) salendo attraverso via Chiesa Madre, una strada che è stata completamente cancellata dalle demolizioni seguite al terremoto del 1980; al termine della breve salita, di fronte a via San Canio, strada principale del paese antico, c’era uno spiazzo ricavato da un terrazzamento della collina2, al margine del quale sorgeva la chiesa, con le fondamenta poggiate su archi retti da grandi pilastri. Sulla piazza prospettavano alcuni degli edifici più importanti del paese: il “seggio” per le riunioni pubbliche, la casa della famiglia Gatta (trasformata nel ’700 nel palazzo baronale) e, a una quota più bassa, il monastero dell’Annunziata. La nuova parrocchiale venne consacrata nel 1547, ma pochi anni dopo, nel 1561, fu colpita da un terremoto; quando, nel 1563, Alfonso Gesualdo visitò la chiesa, molte parti furono trovate danneggiate o pericolanti. La chiesa cinquecentesca era a pianta longitudinale, composta da una sola navata con cappelle laterali, secondo lo schema planimetrico più diffuso negli anni della Controriforma. Essendo anche uno dei principali luoghi di sepoltura del paese, ospitava all’interno più di venti cappelle gentilizie, oltre alla sepoltura riservata ai sacerdoti; inoltre all’esterno, davanti all’atrio, si apriva la fossa comune. Oltre alle cappelle laterali (dieci per lato), esistevano alcuni altari collocati sotto l’organo, o nel coro, che in origine era sul lato destro dell’altare maggiore; i titoli delle cappelle, con poche variazioni, rimasero gli stessi fino al terremoto del 16943. Nella chiesa trovò sepoltura anche l’arcivescovo di Conza Jacopo Lenzio, morto nel 1672 mentre era ospite del principe Ludovisi nel castello di Calitri4. Che il patronato di San Canio fosse di origine recente (forse era stato introdotto proprio con la ricostruzione della chiesa) è dimostrato dal fatto che ancora alla fine del Cinquecento questo nome era rarissimo tra la popolazione calitrana; una “Margarita de Canio”, abitante al “Ripone”, è nominata nella visita pastorale di Alfonso Gesualdo5, mentre il nome Canio compare per la prima volta nel registro dei battezzati nel 15726. Gli altri patroni di Calitri erano San Biagio e Santa Maria Maddalena; di ambedue si conservavano le reliquie nell’altare maggiore, riposte, insieme a quelle di altri santi, in sei teche di cristallo7. Tuttavia, sebbene più recente, il culto di San Canio si affermò con decisione nei secoli successivi, cancellando la memoria degli altri patroni; le visite pastorali cinquecentesche ricordano sull’altare maggiore un’immagine della Vergine piuttosto antica, mentre nella visita di monsignor Campana, nel 1658, l’altare aveva un’icona del santo patrono in cornice tra due colonne dorate. Negli atti della visita dell’arcivescovo Alfonso Gesualdo, nel 1563, sono descritti tra gli arredi presenti in sacrestia alcuni oggetti decorati con l’immagine 7 di San Canio, tra i quali una croce con l’immagine del santo vescovo da un lato e il crocifisso dall’altro. Inoltre già dal 1573 esisteva nella sacrestia un reliquiario d’argento a forma di braccio, con la base di rame indorato, che era stato realizzato con il metallo ricavato da un vecchio calice danneggiato8; nel 1614 il braccio, nel quale era conservata la reliquia del patrono, fu trafugato insieme ad alcuni arredi, ma pochi giorni dopo il ladro fu arrestato e tutti gli oggetti furono recuperati9. L’amministrazione civica di Calitri, che aveva finanziato la ricostruzione della parrocchiale, ebbe il diritto di patronato sulla chiesa e la facoltà di scegliere il parroco tra il numeroso clero di Calitri; gli amministratori inoltre erano tenuti al mantenimento dei sacerdoti attraverso il versamento alla diocesi di alcune imposte, le “decime sacramentali”; questo contributo costituiva un notevole onere per le casse comunali, al punto che i calitrani ricorsero al Sacro Regio Consiglio, ottenendo una riduzione delle imposte da versare10. Nella visita di monsignor Campana sono ricordati anche il grande fonte battesimale in pietra lavorata, il pulpito, molto bello, vicino al cancello della balaustra dell’altare maggiore, i confessionali, le sepolture sul pavimento e il coro, collocato di fianco all’altare maggiore, sul lato destro11. La chiesa non era in buone condizioni e in alcune sue parti, per esempio vicino alla cappella del Rosario, minacciava rovina per l’antichità delle pareti. La Cronista conzana, scritta nel 1691, dedica molto spazio alla parrocchiale di Calitri, con una “bellissima nave ornata di cappelle, e (…) la sua sacristia ricca di sopellettili ed argenti”, servita da un folto clero composto di 47 persone, tra religiosi calitrani e forestieri12; il manoscritto parla anche, per la prima volta, dell’esistenza di una statua con la reliquia di San Canio e ricorda alcuni arcipreti di Calitri, tra cui “don Giovanni Balascio persona dignissima, don Salvatore Zampaglione, huomo meritevole e di stima, ed al presente vi è (…) IL CALITRANO don Francesco Margotta”. Segue l’elenco dei benefici e delle cappelle della chiesa e del paese e l’elenco delle confraternite che vi afferivano: la confraternita di San Canio, quella “di preti e laici sotto il titolo del Nome di Gesù”, la confraternita del Rosario,“la quale possiede una grandiosa massaria di vacche e di pecore (…) che costituiscono una buonissima rendita”, la confraternita del Corpo di Cristo, quella di Monte Serrato e, in una piccola chiesa fuori delle mura, la confraternita di San Bernardino13. Al manoscritto era allegata una raffigurazione della Terra di Calitri, dominata dal grande castello, con lo stemma civico e l’effigie del santo patrono14. Un’altra veduta di Calitri alla fine del XVII secolo, riportata nel Regno di Napoli in prospettiva di Giovan Battista Pacichelli15, mostra la chiesa come una fabbrica alta e rettangolare, situata vicino alle mura; il campanile non è visibile, e questo fa pensare che all’epoca non vi fosse una torre campanaria, ma solo un piccolo campanile a vela16. Questa è l’unica immagine esistente dell’antica parrocchiale, prima che i terremoti di fine secolo la distruggessero. N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 Canio nella statua di legno, il braccio d’argento veniva usato per conservare la reliquia di San Biagio, anche lui vescovo e patrono di Calitri. E bisogna ricordare che di statue di San Canio ne esistevano più d’una; oltre a quella della chiesa madre ne esisteva un’altra, piuttosto antica, che oggi si vede nella chiesa dell’Annunziata, e si ha notizia anche di un busto in argento20. Esisteva inoltre, intorno al 1740, una statua veneratissima della Il terremoto del 1694 e la ricostruzione Dopo i terremoti del 1692 e del 1694 la chiesa, in gran parte crollata, fu chiusa al culto17. Fu innalzata a parrocchiale la chiesa del vicino monastero dell’Annunziata, mentre i defunti furono sepolti nel cimitero del convento di San Sebastiano e nella stessa Annunziata; si riprese a seppellire nella chiesa madre solo dopo il 169918. Nel 1707 in un registro parrocchiale si parla di nuovo della statua di San Canio, esposta alle preghiere dei fedeli insieme alla Madonna del Rosario e alla reliquia di San Biagio quando, a causa di un’eruzione del Vesuvio, “nevicò cenere di modo che di mezogiorno s’oscurò il sole” e per tranquillizzare i calitrani atterriti don Antonio Berrilli, rettore pro tempore della parrocchia, ordinò di “esponere la statua della Beatissima Vergine del Rosario, dove si cantorno litanie, Salve Regina, e Rosario (…) la statua del glorioso nostro protettore S. Canio, et la reliquia di S. Biasi anco protettore, dentro il braccio d’argento, avanti le quali si dissero le litanie dei santi, e doppo s’andò avanti l’altare del Santissimo a cantare li salmi penitenziali, e con questi atti di penitenza si schiarì l’aria19”. Dal brano sembra di capire che, essendo stata trasferita la reliquia di San Svizzera – Cadepino 30.08.2004, Giovannino Maffucci e Giuseppina Gautieri festeggiano i loro 45 anni di matrimonio; auguri carissimi da Claudio, Nathalie,Aline, Sara con Yolande, Renzo, Claudio G. e Lina e dalla Redazione. Madonna del Rosario, che si portava in processione e che ancora a metà Ottocento era presente in chiesa21; la statua, ricoperta di vesti preziose e con due corone d’argento sul capo della Vergine e del bambino Gesù, era conservata in un armadio nella cappella di San Gaetano22. La visita che l’arcivescovo Francesco Nicolai compì alla chiesa da poco ricostruita (fu consacrata nel 1728) aggiunge nuovi particolari sulla statua lignea di San Canio: era conservata in un armadio nella cappella del Nome di Gesù, con la reliquia sul petto, munita di sigillo e di lettera di autentica; nello stesso armadio erano contenuti anche un pezzetto della Croce di Cristo (collocata in una teca all’interno di un ostensorio d’argento) e le reliquie di Sant’Erberto, San Cosma, San Felice, San Liberale e altri23. Molte di queste furono di certo donate alla chiesa dai vescovi di Conza, come ad esempio quella di Sant’Erberto, patrono di Conza, un santo che negli anni precedenti aveva conosciuto un rilan8 cio del culto ad opera dell’arcivescovo Gaetano Caracciolo (1682-1709); o come la reliquia di San Cosma, un patrono ricordato anche nelle epigrafi che oggi si vedono affisse sulla canonica della chiesa24. Della chiesa settecentesca esiste una descrizione redatta nel 1737 dal “tavolario” Pietro Vinaccia; la fabbrica, più piccola della precedente, era a navata unica e aveva in tutto dieci altari laterali25; l’aula era coperta da un soffitto a cassettoni con quadri, dorature e altre ricche decorazioni. La chiesa era servita da un clero molto numeroso, composto da un arciprete parroco, trentaquattro sacerdoti “partecipanti”, che gestivano liberamente il patrimonio della chiesa, e venti chierici. Il clero “partecipante” e l’arciprete dovevano essere nativi di Calitri, e avevano, tra i numerosi privilegi, anche il diritto a essere sepolti nella fossa riservata ai sacerdoti26. C’erano in paese anche altri preti, ma quelli forestieri non potevano partecipare delle entrate della chiesa, dalla quale ricevevano solo un piccolo rimborso per i servigi prestati. Essere sepolti nella tomba dei sacerdoti era un sentito come un privilegio, che a volte veniva concesso anche a religiosi che non ne avevano diritto, ma che erano stati particolarmente meritevoli in vita, come accadde per il frate siracusano Geronimo Campanella, ultimo abitante del convento di San Sebastiano, morto nel 1711, e per don Giuseppe de Aloisi, un vecchio e benemerito sacerdote, morto nel 171927. Nella visita di Francesco Nicolai, condotta nel 1740, sono ricordati, oltre all’altare maggiore, otto altari, intitolati al Santissimo Nome di Gesù, a Sant’Anna, a Santa Maria di Monserrato, allo Spirito Santo, a San Gaetano, al Rosario, a Sant’Antonio di Padova e all’Incoronata; alle spalle dell’altare maggiore c’era il coro, con ventuno stalli di legno, e di fianco al coro la sacrestia, con gli argenti, le suppellettili, l’archivio e la sepoltura dei sacerdoti, con dodici posti. Al centro della chiesa si aprivano altre sepolture: quella degli uomini, quella delle donne, quella dei bambini e, davanti all’altare maggiore, la tomba di Jacopo Lenzio. La chiesa aveva anche l’organo, una torre campanaria con due campane e la fossa comune davanti all’atrio. Quando l’arcivescovo Nicolai la visitò, diede ordine di completare la porta principale, finire il pavimento e mettere una croce sul culmine della facciata, ma soprattutto ordinò di allargare la chiesa, troppo piccola per contenere i numerosi fedeli; forse proprio in quegli anni furo- IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 no aggiunte alla costruzione originaria, a navata unica, due navate laterali; infatti le testimonianze raccolte da Vito Acocella circa cinquant’anni dopo la demolizione della chiesa concordano nel descrivere una chiesa a tre navate, scandite da archi su colonne ioniche, con cappelle laterali poco pronunciate28. Nella chiesa esistevano diverse confraternite, ciascuna delle quali aveva il proprio altare; gli atti della visita di monsignor Nicolai ricordano la confraternita del Nome di Gesù, quella del Rosario, quella di Santa Maria di Monserrato e quella del Santissimo Sacramento, con un altare “formosae ex lapidibus marmoreis contructum”, cioè realizzato con marmi pregiati. L’altare maggiore settecentesco e due degli altari laterali in marmo si ammirano tuttora nella chiesa madre, insieme con alcuni antichi dipinti, tra cui l’Adorazione del Santissimo Sacramento e la Cascata di San Canio, oggi collocato alle spalle dell’altare maggiore e danneggiato da incauti restauri condotti nel corso dei secoli. madre è citata, oltre che con il titolo di San Canio, anche con quello di Santa Maria Assunta, un titolo comune alla maggior parte delle cattedrali della Campania e del Regno di Napoli. Negli stessi anni l’arcivescovo scriveva al ministro degli Affari Ecclesiastici e all’intendente della provincia di Principato Ultra per segnalare il grave stato di dissesto della chiesa di Calitri, nella quale, in seguito al terremoto del 1805 e alla susseguente Le ultime vicende All’inizio del XIX secolo il culto del santo patrono riprese con maggior vigore per opera dell’arciprete don Nicola Berrilli, parroco dal 1783 al 1814, che nel 1814 compose anche una Novena in onore di San Canio; il risultato di tanta devozione fu l’offerta alla statua del santo, da parte dei calitrani, di una nuova palma e un nuovo pastorale d’argento29, offerta celebrata anche da un’incisione con l’immagine di San Canio che protegge la Terra di Calitri30. Nell’immagine compare in primo piano la chiesa madre, con a sinistra il campanile a quattro registri; la facciata, senza atrio, è a due registri, con una grande porta al centro, sormontata da un oculo circolare. Sullo sfondo si distinguono la collina del Calvario e le chiese rurali di San Bernardino e di Santa Lucia; a destra sono raffigurati due calitrani che recano al santo offerte in grano. La statua del patrono è su un baldacchino, con la mano destra in atto di benedire e la sinistra che regge il pastorale e la palma del martirio; sul petto si vedono la croce e il mantello, chiuso da una fibula; sul capo, coronato dall’aureola, la mitria; la scritta sull’incisione recita “A S. Canio Protettore / I devoti Caletrani / Coll’offerta offrono il core / 1818.” Era parroco don Vito Codella (1816-1821). Nel 1820, negli atti della visita di monsignor Arcangelo Lupoli, la chiesa Bollate 10.06.2004, matrimonio di Claudia Mascellani e Michele Maffucci nato da Tonino (spaccac’pogghj’) e da Anna Maria Malanca. Sinceri e sentiti auguri di ogni bene dalla Redazione. frana, si erano aperte vistose lesioni; monsignor Lupoli proponeva di abbatterla e ricostruirla al più presto, paventando i pericoli che sarebbero potuti derivare da un crollo31. Negli anni seguenti gli arcivescovi di Conza sollecitarono più volte i governanti affinché provvedessero alle necessarie riparazioni della chiesa, dove le lesioni nei muri si allargavano a vista d’occhio. Nel 1840 l’amministrazione comunale spese 322 ducati per riparare i tetti di cinque cappelle, scoperchiate da una tempesta di vento, e l’anno dopo impiegò alcune migliaia di ducati per cercare di consolidare la chiesa, sostenendone le mura con grossi contrafforti e rifacendo parte della fondamenta; ma le pesanti strutture realizzate, invece di risolvere il problema, resero necessari negli anni successivi nuovi urgenti lavori32. Dal 1851, completata la costruzione del nuovo cimitero fuori dell’abitato, cessarono le sepolture nella chiesa33. Nel 1874 un fulmine colpì il campanile, causando il 9 crollo dei registri superiori e la caduta di una campana. Nel 1881, dopo avere tentato in tutti i modi di salvare l’antica chiesa, le autorità civili ed ecclesiastiche decisero di abbatterla, per evitare pericoli maggiori; si provvide allora a mettere in salvo le pietre di maggior pregio (depositate nel largo Croce), gli altari, la balaustra, il fonte battesimale in pietra lavorata, i quadri e gli stalli del coro (conservati nei depositi comunali), e nel marzo del 1883 iniziarono i lavori di demolizione, conclusi nel settembre dello stesso anno. Negli anni successivi furono demoliti anche i resti del campanile e “l’arco della volta”, un porticato che metteva in comunicazione la chiesa con l’abitato retrostante. Da quel momento, e per circa cinquant’anni, la chiesa dell’Annunziata fu utilizzata come parrocchiale, mentre la statua di San Canio fu collocata nella chiesa dell’Immacolata, dove rimase fino al 1933, tra le proteste degli anziani, che non gradivano vedere San Canio abitare “a casa d’affitto34”. Scartata, dopo lunghe discussioni, l’idea di ricostruire la parrocchiale sullo stesso luogo della precedente, prevalse la proposta dell’arciprete don Luigi di Milia e si scelse per la nuova costruzione il largo della Croce, all’estremità dell’abitato; nel 1909 monsignor Nicola Piccirilli, arcivescovo di Conza, benediceva la prima pietra della nuova chiesa, ma il terremoto del 1910, la guerra del ’15’18, l’epidemia di “spagnola” del 1919 e il successivo terremoto del 1930 interruppero per oltre vent’anni la ricostruzione35. Nel frattempo il largo dove sorgeva la chiesa antica veniva in gran parte cancellato dalle demolizioni per ricavare la nuova piazza; durante i lavori vennero alla luce le ossa di molti calitrani sepolti nel corso dei secoli nella fossa comune della chiesa. Durante gli anni in cui la costruzione rimase ferma, molte testimonianze della chiesa antica sparirono; diverse pietre lavorate, ammucchiate in largo Croce, furono rubate, e nel 1917 fu venduta la “campana di San Canio”, lesionata durante il crollo del campanile. Nel 1921, per finanziare la ricostruzione, fu alienato il coro di legno settecentesco, suscitando le proteste di molti cittadini, tra cui Vito Acocella36. Nel 1926 in largo Croce, di fianco all’area individuata per la ricostruzione, don Antonio Cestone faceva innalzare anche una casa per il parroco37. I lavori per la chiesa, tuttavia, iniziarono solo nel 1933; in pochi mesi furono completate l’abside e la crociera, chiuse da una facciata provvisoria in muratura rustica con IL CALITRANO un portone di legno, in modo da poter utilizzare subito la nuova costruzione; nell’aprile dello stesso anno l’arcivescovo Giulio Tommasi autorizzava il clero di Calitri a celebrarvi la Messa38. A causa della seconda guerra mondiale e degli anni difficili che seguirono, la chiesa rimase incompleta per altri venti anni. I lavori per costruire la navata, su progetto dall’architetto romano Aldo Bartali, ripresero solo nel 1958; l’onorevole Salvatore Scoca contribuì a trovare fondi e leggi per finanziare la costruzione, mentre un comitato presieduto dal colonnello Cerrata raccolse nuove offerte dai cittadini. Nel 1960 la chiesa era praticamente ultimata e funzionò fino alla sua demolizione, avvenuta dopo il terremoto del 198039. N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 Giuseppe Antonio Rossi, che incominciò a reggere la parrocchia il dì 8 ottobre 1938. Avendo trovato la chiesa parrocchiale incompleta, nella forma della sola crociera, il suddetto Arciprete si adoperò per il completamento della Parrocchia. Nel mese di luglio 1958, precisamente dopo 75 anni dall’abbattimento della vecchia Chiesa di S. Canio sita nella piazza di Calitri, si iniziarono i lavori per il completamento della Chiesa. Nel 1959 i lavori di completamento al rustico sono terminati, e i fondi di finanzia- Documenti APSCC, Miscellanea, ff. n. n. [1933] Al Reverendo Clero di Calitri – Notificazione - Apertasi al culto, col munifico concorso del Santo Padre, una parte della Chiesa Parrocchiale in Calitri, ordiniamo che ivi si compiano le sacre funzioni parrocchiali con l’amministrazione dei Santi Sacramenti. Premettiamo che tenutosi conto della vastità della Parrocchia di Calitri e delle chiese che vi sono edificate, prescriviamo che in giorni festivi di precetto si celebrino otto Sante Messe e se i sacerdoti celebranti in pubblico non raggiungono tale numero diano facoltà al Vicario Foraneo di permettere la binazione per raggiungere tale numero di messe festive. Vogliamo che nella chiesa della Madonna delle Grazie si celebri solo nella prima domenica del mese e nelle festività della Madonna. Nella nuova chiesa Parrocchiale si celebreranno 2 messe, una al primo mattino, che è la messa Parrocchiale, e l’altra alle ore 11. A S. Michele una messa alle ore 8. All’Immacolata due messe. A S. Antonio Abate una messa. All’Annunziata una messa. A S. Bernardino una messa. In quei giorni in cui si celebra la messa nella Chiesa della Madonna delle Grazie occorre che il numero delle messe sia di nove. Tornando in Calitri il sac. Francesco Ricciardi, che Noi abbiamo incardinato a codesta chiesa, in conferma di quanto abbiamo disposto vogliamo che il Procuratore del Clero distribuisca a lui la stessa quota degli avventizi che è dovuta a ciascun partecipante, rifiutandosi ordiniamo che egli resti sospeso a divinis e deposto dall’ufficio di Procuratore del Clero. S. Andrea di Conza, 28 aprile 1933. Giulio Arcivescovo di Conza, Vescovo di S. Angelo de’ Lombardi, Bisaccia e Lacedonia. APSCC, Registri dei defunti, 34, 19391958 [ma 1959]. Il presente Registro dei Morti, iniziato il 1° gennaio 1939, si chiude col 29 dicembre 1958. Durante il suddetto periodo è stato Arciprete Parroco di S. Canio in Calitri il Sac. Moretta (CN) 2 maggio 2004 la prima comunione della piccola Reginella: Marilena Rutigliano nata a Saluzzo da Salvatore, di Monteverde, e da Angela Codella. mento del grande lavoro sono stati concessi dal Governo Italiano, in base ad una legge del dicembre 1951. Il progetto è stato redatto dall’Architetto Aldo Bartali di Roma. Nell’autunno del 1959 sarà costruita la gradinata in pietra calcarea, che misura una lunghezza totale di circa 120 metri; e nella primavera del 1960 sarà fatto il rivestimento della facciata in marmo di Carrara e pietra lavorata, per tutta la sua superficie, che misura mq. 360 circa. L’Arciprete G. Antonio Rossi spera di aver provveduto ad ottenere altri fondi per le rifiniture interne ed esterne del tempio nelle parti principali. Al tutto penserà la Provvidenza. In fidem – Arciprete Giuseppe Antonio Rossi NOTE 1 Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la gentilezza del parroco e di tutti i volontari della parrocchia di San Canio, che mi hanno messo a disposizione l’archivio parrocchiale. Ringrazio inoltre don Tarcisio Gambalonga, che mi ha consentito di consultare l’archivio della Curia Arcivescovile. 2 Dopo la demolizione della chiesa, nel 1883, lo spiazzo prese il nome di “Largo ex Chiesa madre”. 10 3 Nella visita dell’arcivescovo Alfonso Gesualdo (1563) gli altari laterali erano intitolati al Nome di Gesù, ai Santi Filippo e Giacomo, allo Spirito Santo, alla Vergine Annunziata, a Santa Maria del Soccorso, a Santa Maria del Carmine, alla Madonna di Costantinopoli, a Santa Maria delle Grazie (due altari), a San Pietro, alla Santissima Trinità, a San Giovanni Battista, alla Natività di Maria, a San Bartolomeo, a San Michele Arcangelo, a Santa Maria della Neve, a Santa Maria della Croce, all’Immacolata Concezione e all’Incoronata. Nella visita di Monsignor Pescara (1572) i titoli sono gli stessi; solo la cappella di San Giovanni Battista prende anche il titolo di San Giorgio. Nella visita dell’arcivescovo Fabio de Leonessa (1623) compare per la prima volta la cappella intitolata al Corpo di Cristo, mentre non sono riportate le cappelle intitolate alla Madonna del Soccorso e alla Madonna di Costantinopoli. Infine, nella visita di monsignor Campana (1658) al posto della cappella dell’Annunziata c’è l’altare di Sant’Antonio di Padova, mentre la cappella di San Pietro prende anche il titolo di Sant’Eligio. La Cronista conzana (1691) ricorda anche la cappella di San Donato, giuspatronato della famiglia Lupone, e quella di Sant’Anna, della famiglia Berrilli. Gli atti delle visite di Gesualdo e di Pescara sono pubblicati in G. Cioffari, Calitri. Uomini e terre nel Cinquecento, Bari 1996, mentre quelli delle visite di Leonessa e Campana e il manoscritto della Cronista Conzana sono nell’Archivio della Curia Arcivescovile di San’Angelo dei Lombardi (ACASAL). 4 Cfr. F. Ughelli, Italia sacra, II ediz., VI, Venetiis 1720, col. 816; V. Acocella, Storia di Calitri [1946], r.a., Calitri 1984, p. 87. 5 Cfr. G. Cioffari, op. cit, p. 27. 6 Archivio della Parrocchia di San Canio – Calitri (APSCC), Registri antichi, I, f. 57 [1572]. 7 ACASAL, Visite Pastorali. Fabrizio Campana, ff. 11-26 [1658]. 8 Il reliquiario esiste tuttora. Cfr. C. Zarrilli, in Musei diocesani della Campania. Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi - Conza - Nusco - Bisaccia, a cura di U. Dovere, Napoli 2002, p. 18. 9 “A dì primo di febraro 1614 si trovò scassata la sacristia di Santo Canio di Calitro donde furono levate un’ingenziero, uno braccio dove si mostrava la reliquia di Santo Canio et uno calice grande et le sopradette cose erano d’argento ascendevano alla somma di 150 docati in circa. Et ancora furno levati dui cammisi et uno avant’altari di velluto et una cotta. Et per grazia d’Iddio, et per miracolo del glorioso Santo Canio le sopradette robbe si ritrovarono nella Città di Venosa a dì 3 di febraro 1614 ad hora sette di notte per diligenza usata dal dottor Giovanni Sala et de più il malfattore incappò prigione nella Città di Minervino per altri suoi sceleraggini nell’ottava di Santo Canio 1614” (APSCC, Registri antichi, II, Defunti, f. 91v [1614]). 10 Cfr. V. Acocella, op. cit., pp. 76-77. 11 ACASAL, Visite Pastorali. Fabrizio Campana, ff. 11-26 [1658]. 12 “In questa Terra di Calitri vi è la Chiesa maggiore sotto il titolo di S. Cannio, protettore di detta Terra, e vi è la statua e reliquie di detto santo, nella quale chiesa vi è bellissima Nave ornata di cappelle, e tiene la sua sacristia ricca di sopellettili ed argenti; e vi è il Paroco con titolo d’Arciprete, ed anco il Cantone quale unito con detto arciprete costituiscono il numero d’otto partecipanti Preti, ed in quest’anno tra partecipanti e fuore parte vi son dieced’otto sacerdoti, due diaconi, 24 clerici, uno conigato, ed uno cursore, ed uno oblato” (ACASAL, ms. del 1691, D.A. Castellano, Cronista conzana, libro III, discorso secondo, ff. 48-51, riportato in G. Cioffari, Le Chiese di Calitri nel Seicento -2 in “Il Calitrano”, n.s., 12 (1999), pp. 6-10. ) IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 13 Ivi. Don Giovanni Balascio fu parroco dal 1649 al 1676, don Salvatore Zampaglione dal 1677 al 1687 e don Francesco Margotta dal 1687 al 1692. Cfr. anche E. Ricciardi, I registri parrocchiali antichi della chiesa di San Canio, in “Il Calitrano”, n.s., 25 (2004), pp. 9-12. 14 L’ubicazione attuale della veduta è sconosciuta, poiché essa non è più presente nel manoscritto della Curia di Sant’Angelo. L’immagine è è riportata in C. De Rosa, Calitri negli ultimi tre secoli (Da alcune incisioni, disegni e manoscritti inediti), in “Samnium”, 69 (1996), pp. 315-332, e in G. Cioffari, Calitri. Uomini e terre…cit.. Il 19 luglio 2004 si è brillantemente Laureato in Scienze e Tecnologlie Alimentari presso l’Università di Milano Rolando Donatiello Qui insieme ai suoi genitori papà Giovanni ex barbiere e mamma Lucia Toglia (curcigghj’) ai quali vanno, da parte della Redazione, le più sentite felicitazioni e al neo dottore l’augurio più sincero di una promettente carriera. 15 G. B. Pacichelli, Il regno di Napoli in prospettiva [1702], I, Bologna 1975. Il volume riporta un’incisione di Calitri, precedente al 1694, mentre le notizie relative al paese sono successive al sisma dell’8 settembre di quell’anno e probabilmente non furono scritte da Pacichelli, morto nel 1695, ma dai suoi editori Muzio e Parrino. 16 Una conferma di quanro detto viene dagli atti della visita di Alfonso Gesualdo, nei quali non si parla di un campanile, ma di un “locum ubi sunt campanae”. Cfr. gli atti della visita in G. Cioffari, Calitri. Uomini e terre…cit., pp. 17 Toccò a don Giuseppe de Simone, arciprete dal 1692 al 1702, redigere il triste elenco dei 311 calitrani deceduti a causa del terremoto del 1694, per il quale fu necessario aggiungere alcune pagine al libro parrocchiale. APSCC, Nota dei morti per causa del terremoto sortito ad otto 7mbre 1694 ad hore 18, in Registri antichi, IV, Defunti [dopo il 1694]. 18 Ivi, f. 19 Ivi, f. 8 [1707]. 20 Aniello Basile ricorda il detto “Sant’ Canii’ r’argient’/ senza vrazz’ e senza nient’/ quann’ mor’ l’arc’preut’/ s’lu spart’n’li parient’.” Cfr. A. Basile, Vecchio mondo calitrano. Alla riscoperta della civiltà contadina, Calitri-Avellino 1984., pp. 284-295. 21 Nel 1846 l’amministrazione comunale di Calitri deliberava l’acquisto, per 41 dicati e 60 grana, di “un nuovo piedestallo di legno bene intagliato e dorato, per essere l’attuale del tutto consumato, da servire per la statua della Madonna del SS. Rosario ed altre immagini, allorquando si portino processionalmente per l’abitato”. ASN, Ministero degli Interni II inventario, inc. 5629/18, [1846]. 22 “Adest imago, sive statua, BMV SS.mi Rosarij, quae defertur processionaliter in die festo ejusdem SS.mi Rosarij BMV, et est collocata in armario existente in capella S. Cajetani. Habet vestem pretiosam, et in capite tam ipsius imaginj, quam in capite pueri Jesu, sunt coronae argenteae”. (ACASAL, Visite Pastorali. Francesco Nicolai, ff. 69-119 [1740]). 23 Ivi. 24 Ecco il testo delle due iscrizioni murate sulla parete della canonica della chiesa madre. Prima epigrafe: D.O.M. / QUEM SPECTAS ARTIORI IN LOCO ADITUM / QUAM CERNIS TEMPLI EXTENTIONEM / UT SACRIS IN PERAGENDIS / POPULUS ANGUSTIAS DECLINARET / IOSEPHI NICOLAI / ARCHIPRAESULIS COMPSANI / IMPERIUM / FIERI DUXIT / ANNO D(OMI)NI MDC< >; seconda epigrafe: D.O.M. / TEMPLUM HOC SUB S. CANIONIS TUTELA / ET NOMINE / FRANCISCUS NICOLAI / ARCHIPRAESUL METROPOLITA COMPSANUS / IN SANCTOR(UM) MARTYROR(UM) COSMAE ET DESIDERII / HONOREM / AD CLERI POPULIQUE ITERATAS PRECES / SOLEMNI RITU/ DICAVIT / AC ILLUD IN AN(N)IVERSARII DIE VISITANTIBUS / INDULGENTIAE XXXX DIES IMPERTITIIS EST / ANNO D(OMI)NI MDCCXXVIII DIE XXV APRILIS. 25 La descrizione è riportata in V. Acocella, op. cit., pp. 101-103. 26 Nel 1820, durante la visita di monsignor Lupoli, il clero era composto dell’arciprete, un cantore, ventisette sacerdoti, tre accoliti, tre lettori e diciassette novizi. Nel 1860 il clero era ridotto a un arciprete parroco, un cantore e dodici “partecipanti”, che però percepivano ancora forti rendite. 27 APSCC, Registri antichi, 5, riportato in T. Di Maio, Male mortuus qui male vivens. Fatti di vita calitrana attraverso i registri parrocchiali dei battezzati, confermati, matrimoni e morti dal 1707 al 1764, 1992, dattiloscritto conservato presso la Biblioteca comunale di Calitri. Su don Giuseppe de Aloisi cfr. E. Ricciardi, Per una biografia di padre Francesco Margotta (1699-1764), in “Il Calitrano”, n.s., 24 (2003), pp. 12-15. 28 Dopo la demolizione della chiesa, Vito Acocella, nel tentativo di non far perdere la memoria della fabbrica scomparsa, tentò di ricostruirne l’aspetto attraverso le testimonianze degli anziani che l’avevano vista, pubblicando nella Storia di Calitri la descrizione e la pianta delledificio. Cfr. V. Acocella, op. cit., pp. 228-233. 29 Sulla palma argentea della statua di San Canio è incisa la seguente scritta: “I devoti calitrani quest’anno 1818 hanno fatto palma e pastorale a S. Canio protettore”. 30 Cfr. C. De Rosa, Calitri negli ultimi tre secoli (Da alcune incisioni, disegni e manoscritti inediti), in “Samnium”, 69 (1996), pp. 315-332. 31 A. Cestaro, Le diocesi di Conza e Campagna nell’età della Restaurazione, Roma 1971, pp. e passim. 32 ASN, Ministero degli Interni - II inventario, inc. 5629/18, [1840-44]. Nel 1841 fu accomodato anche l’organo della chiesa. Sulle vicende ottocentesche della parrocchia cfr. anche V. Acocella, op. cit., e G. Acocella, Calitri. Vita di un grosso borgo 11 rurale dell’alta Irpinia dal 1861 al 1971, Calitri 1977, pp. 111-119. 33 “Ager pro defunctorum humatione designatus inauguratus fuit solemni cun beneditione sub die decima mensis Januarii millesimi octingentesimi quinquagesimi primi 1851 – abhinc vero coepit esse in usum”. Annotazione del parroco don Pasquale Berrilli in APSCC, Registri dei defunti, 30, 1849-1858, f. 162 [1851]. 34 Cfr. A. Basile, op. cit., p. 288. 35 Sulla demolizione della chiesa madre e la sua ricostruzione in largo Croce cfr. G. Acocella, op. cit., pp. 111-119. Calitri, 21 febbraio 1956 gli sposi novelli Gaetana Pastore (m’ercand’) nata il 13.12.1933 e Pasquale Zazzarino nato il 05.03.1931. Cfr. V. Acocella, op. cit., p. 322. La casa corrisponde ai nn. civici 29-31-3335-37 dell’attuale corso Garibaldi. L’epigrafe sulla facciata recita: Casa del parroco mons. Cestone Anno 1926/IV. 38 Appendice, documento I. 39 A conclusione del lavoro si riporta la descrizione della chiesa del 1960, scritta da Giulio Acocella pochissimi anni prima del terremoto del 1980: “L’attuale Chiesa Madre, intitolata la protettore del paese, S. Canio, è stata costruita in due tempi, all’ingresso del paese (…) Prima fu eretta la crociera e l’abside, in stile barocco e con soffitto a volta; solo in anni recenti, è stata completata con l’aggiunta delle tre navate, della facciata e del campanile. Le navate hanno strutture in cemento armato e soffitti orizzontali, cosicché stonano con la crociera, alla quale sembrano proprio appiccicate. Anche la facciata, realizzata dopo le navate, è stata a queste addossata senza criterio (…) i due rosoni laterali, visti dall’interno risultano come tagliati, nella parte superiore, dai soffitti piani delle navate. La facciata è in marmi policromi bianchi e rosa ed è preceduta da una ampia scalea. Nobili residui della chiesa antica sono i begli altari settecenteschi (…), intarsiati di pregevoli marmi, la balaustra con colonnine marmoree, nonché due grandi quadri a olio di buona fattura. Il campanile non ha un vero stile e conserva le due campane il cui rintocco è familiare ai vecchi.” (G. Acocella, op. cit., p. 23). 36 37 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 DAMIANO PIPINO MEMORIA STORICA DI CONTURSI TERME segni riscontrati nelle numerose grotte Irupestre del territorio di Contursi, la scultura al lato della grotta del Rosario e le buche cultuali del vicino complesso cavernicolo di Sperlonga ci inducono a credere che, nella più remota antichità, in questi luoghi vivesse gente pacifica dedita all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, che credeva nella forza generatrice della terra, nella magia e nella vita ultraterrena. I reperti storici archeologici emersi sullo stesso territorio in questi ultimi decenni (pugnali e cuspidi di freccia in selce, ceramica globosa incisa ad impasto nero ed altri manifatti della prima età del Ferro) attestano la presenza di gruppi umani sedentari stanziati nelle località Monticella sul Tufaro, Isca Perrigno e Vetrali. Si vuole che, in tempi protostorici, questi gruppi si riunissero sul promontorio dominante la valle nella quale il Tanagro confluisce nel Sele, quindi l’attuale sito dove fu fondata la prima “cittadella” che col passare del tempo, per l’influenza di nuove correnti culturali (la villanoviana e la hallastattiana) e la mutata situazione politica centro meridionale, doveva dirsi Contursi, da cui quegli Ursentini (o almeno perte di questi) che Plinio annovera fra gli undici popoli che componevano la nazione dei Lucani, menzionandoli fra gli Eburini e i Vulcentini (Naturalis historia III,11,98). La primitiva comunità contursana con gli elementi culturali che andò acquisendo, a contatto di civiltà più progredite, riudcì a modificare le sue caratteristiche ergotecniche ma, come altre comunità, non potè modificare i riti e i culti religiosi che continuarono a venerare le divinità pastorali ed in particolare il Fauno, dio dei campi e dei boschi della stirpe di Saturno, protettore dei pascoli, delle gregge e simbolo delle forze della natura. Il dio faunoera rappresentato nelle sembianze d’uomo barbuto con corna e piede di capro, in una mano la cornucopia, nell’altra un corno per bere e sul capo una corona di foglie di quercia a simboleggiare la forza e la potenza. Gonfalone del Comune di Contursi Terme. Questa figura si deve ai primi architetti dell’isolatria imiattori della semplice natura, e semplici erano anch’essi, i quali rappresentarono le loro deità senza poetica eleganza, ma con i simboli espressivi che meglio si adattavano ai costumi nazionali. Il suo culto si diffuse sul versante tirrenico nel corso del processo di sannitizzazione, conclusosi presso Capua intorno al 440 a.C., e prova ne sono il simulacro di bronzo del fauno danzante di Pompei, quello di marmo di Nocera Inferiore, gli ex voto fittili di Sicignano degli Alburni, l’ara votiva d’età augustea di Polla e l’oracolo nel profondo della “selva Alburnea”, bosco sacro sotto i monti Alburni, dove le popolazioni italiche e quelle della Enotria invocavano responsi nei momenti dubbi (Virgilio Eneide VII, 111 – 119); bosco diverso da quello presso Tivoli, dimora della sibilla romana Alburnea e per questo era chiamata Sibilla Tiburtina. 12 Sotto l’influenza greca e la flessibile tessitura della teologia pagana, la moltitudine dei Numi e il loro senso simbolico favorirono tutte le interpretazioni. I filosofi ed i poeti ebbero libero campo di innestare le nazionali tradizioni alle favole greche, intrecciare i vari Numi o travestirli l’uno nell’altro al fine di piegare a loro piacere le popolari opinioni. Concordate in tal modo mitologie diverse la rustica deità di Fauno fu assomigliata a Pan, divinità dell’Arcadia di carattere fallico, ed ai Satiri del corteggio di Dionisio, quest’ultimo divinità dalle valenze misteriche, della seduzione, della trasgressione e del disordine sovversivo dovute alla potenza del vino (Ovidio, Metamorfosi, IV, 521). Per questi motivi il dio Fauno fu talvolta raffigurato in atteggiamento erotico con le Baccanti durante i riti bacchici e spesso come “Thyrsiger”, ossia portatore del “tirso” (bastone nodoso sormontato da un viluppo di edera), specifico attributo di Dionisio. Con l’affermarsi del criostianesimo, la “storia sacra” degli dei diventa un embrione allo stato latente che ogni tanto, nei secoli, si sveglia e germoglia, per poi tornare in sonno quando le condizioni esterne sono poco favorevoli. Può essersi verificato in uno di questi risvegli dell’ideologia pagana che gli antichi Contursani, identificandosi forse con i Sanniti, che ne avevano diffuso il culto, scelsero a proprio emblema l’effigie del dio Fauno. In tal caso è risaputo che l’uomo, per quanto cerchifra le reminiscenze confuse dei tempi lontani, non riesce a raffigurarsi l’immagine metamorfica della divinità, quindi accetta quella che altri hanno potuto deviare dall’originale configurazione, della quale non sempre ne sa interpretare gli attributi che la caratterizzano. Tanto è provato dal fatto che il Fauno effigiato sullo stemma di Contursi una volta è stato scambiato per un Satiro, mentre il “tirso” che tiene nelle mani, ancora oggi, si continua a credere che sia un albero. IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 AV V E N I M E N T I “La Coccinella” bar – ristorante – pizzeria è un bel locale a Santa Maria a Monte in località Ponticelli (PI) gestito dal giovane ed intraprentente Alfonso Cerreta, nostro concittadino. * * * PREMIO LUNEZIA Città di Aulla Il Premio Lunezia Città di Aulla è una manifestazione, di carattere e, soprattutto di interesse nazionale potendo contare, ogni anno, su centinaia di iscritti provenienti da ogni angolo della penisola e si prefigge di premiare il valore letterario di un testo. Ebbene è con sentito piacere che quest’anno l’ambìto riconoscimento assegnato a nomi del calibro di Venditti, Masini, Minghi e Consoli è andato, con voto unamine della Giuria, al testo “La mia Compagna” presentato dal nostro concittadino Alessandro Altieri, accompagnato dalla targa-premio che la SIAE riserva al testo più bello. Un augurio sentito e sincero al vincitore e alla società Maffucci Music, sempre di Calitri, titolare dei diritti editoriali. La mia compagna La mia compagna ha i fianchi sinuosi e un corpo scolpito, da donna vissuta di notte sussurra motivi preziosi di amori passati o di vita perduta La mia compagna si lascia abbracciare purché tu abbia voglia di accarezzarla ed è, ogni volta, disposta a cantare per tutti coloro che sanno ascoltarla Non è solo mia, lo so, l’ho già vista concedersi a chiunque le prenda la mano un giovane, un vecchio, un barbone, un artista, un uomo qualunque, un ragazzo gitano Però lei con me è davvero speciale mi parla d’amore in un modo diverso dal tuo, e la voce, pulsante e sensuale, sa farmi sentire un po’ meno perso Quando, di notte, (mentendo, lo so!) mi ispira canzoni d’amore o di vita, quando vibrando non dice di no e freme al solletico delle mie dita. Non sempre mi bacia, più spesso mi morde lasciandomi in bocca il suo gusto profondo… … La mia compagna ha solo sei corde ma bastano a scrivere le cose del mondo… * * * ANDRETTA: sabato 21 agosto u.s. in collaborazione con la Società Storica Irpina, il Parco Letterario F. De Sanctis e il Caffè Letterario di Bisaccia si è svolta presso il Centro di Comunità “Don Bosco”, l’annuale giornata di studio sul tema L’Alta Irpinia: una finestra sulla preistoria della campania con i relatori proff.ri Salvatore Forgione ed Egidio Miele, con l’intervento del sindaco dott. Giuseppe Guglielmo e del presidente della Pro-Loco gen. Nicola Di Guglielmo. Una giornata memorabile come sempre per la competenza specifica dei relatori, per la materia interessantissima che ci ha fatto rivivere fra gli ominidi dell’Irpinia pleistocenica che cacciavano elefanti, ippopotami e zebre. Un pubblico numeroso ed interessato, proveniente dai paesi circonvicini, ha affollato la sala per seguire con estremo interesse le dotte, forbite e istruttive relazioni. * * * L’ASSOCIAZIONE ROMANA DEI CALITRANI: Come ormai costume da alcuni anni, anche quest’anno – sabato 4 settembre 2004, presso il Ristorante “La Villa” di Maffucci Eduardo – ha organizzato la XII festa danzante che ha visto una incredibile affluenza di partecipanti; come al solito l’ambiente è stato vivacizzato da vari giuochi, indovinelli con ricchi premi e con l’offerta a tutti i partecipanti del calendario 2005. 13 C’è stata anche la partecipazione del cantautore Vinicio Capossela con i suoi genitori, il tutto si è svolto in un clima di allegria, festosità e fraternità e con una organizzazione perfetta. * * * BIBLIOTECA COMUNALE: rinnoviamo l’invito ai neo laureati di consegnare una copia della loro tesi di laurea alla locale Biblioteca Comunale. È un modo come un altro per rendere partecipe la Comunità di appartenenza della crescita dei propri componenti. * * * DALLA SVIZZERA: sabato 23 ottobre u.s. nella ridente cittadina di Balsthal si è tenuta la XIV festa annuale dell’Associazione Calitrani in Svizzera in un clima di grande fraternità e festosità, allietata da una ricca lotteria che al termine ha potuto mettere in palio due ricchi e pregiati premi. Gli amici Gautieri, Zarrilli, Fatone ed altri stanno già pensando alla festa del prossimo anno che festeggerà il 15° anno di fondazione dall’Associazione e che sarà preparata dai calitrani del Ticino, probabilmente a Lugano. Ringraziamo di cuore tutti gli amici della Svizzera per l’invito e in particolare vogliamo ringraziare i coniugi Cecilia e Antonio Zarrilli per la sempre gentile e cortesissima ospitalità. * * * Monastero San Silvestro – Fabriano: il sempre gentile e cortese don Lorenzo Sena ci ha fatto pervenire sei volumetti della collana SENTIERI DI MONTEFANO di agevole lettura riguardanti il movimento monastico iniziato sul Montefano di Fabriano ad opera di S. Silvestro da Osimo, prima eremita e poi fondatore. Alla traduzione italiana della regola di San Benedetto, adottata da Silvestro quale codice di vita, segue la presentazione della sua figura, della storia e della fisionomia dell’Ordine, nonché quel- IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 la dei primi discepoli insigni per santità. Quindi l’orizzonte si allarga ai temi del monachesimo e a figure di monaci e di monache. Abbiamo gradito di vero cuore questo dono prezioso, sicuri come siamo che l’amore di amicizia è un amore di reciprocità. correnti, fra i quali ci fa immenso piacere ritrovare l’amico e concittadino Ettore Cicoira. È un’ottima iniziativa che sicuramente attirerà molte persone perché – come dire il presidente della Pro-Loco Ferrucci – “Calvanico è una meta ideale per gli amanti della montagna, del verde, delle sorgenti perenni, delle nocciole, delle castagne, della serenità, della Natura”. * * * SUOR MICHELA MARTINIELLO * * * Per chi volesse dare un aiuto alla missione in Romania della nostra concittadina Suor Michela Martiniello, segnaliamo alcuni dati: 0040234319887 vaglia postale ordinario (Il Migliorg) a nome di Michela Martiniello * Surorile lui isus ràscumpàràtorul B – DL. Republicii, 43 – C5 601129 ONESTI (BACAU) ROMANIA • 2.2511.1 – 64.1/rol Fundatia Victoring Le Dieu Banca Commerciala Romana Str. Belvedere 1 ONESTI (BACAU) - ROMANIA (Donazione per Bambini) Calitri 13 dicembre 1979 - Gli sposi Alfonsina Di Domenico e Giuseppe Codella. Discutendo la tesi in analisi di mercato “I Problemi e le Tecniche collegate al posizionamento delle marche” col chiar.mo professor Donato Lucev. Le congratulazioni più sincere e sentitei della Redazione ai genitori Vincenzo e Carmela Poto e alla neo dottoressa un augurio vivissimo per la sua carriera. * E.mail: [email protected] ORTA NOVA: la città di Orta Nova (Assessorato alla Cultura), i 5 Reali Siti (Associazione di Studi Storici) e il CRSEC FG/34 di Cerignola il 12 novembre 2004 alle ore 18.00 hanno presentato il libro di Potito Di Pietro “Steve na vota” trenta fiabe in dialetto ortese. Nell’atrio del Cine teatro club 2000 erano in mostra gli elaborati degli alunni, scelti per le illustrazioni delle fiabe. Sono intervenuti, oltre all’autore ins. Potito Di Pietro, la sig.ra Antonietta Di Leo Vicepresidente Associazione i 5 Reali Siti, il dr. Michele Antonio Vece sindaco di Orta Nova, il dr. Potito Mauriello Assessore alla Cultura, il dr. Nicola Pergola Responsabile Crsec Cerignola, il dr. Prof. Pasquale Caratù ordinario di Storia di lingua italiana all’Università di Bari. ❦ * * * * * * XXXV PREMIO DI POESIA Formica Nera – Città di Padova Si partecipa con una poesia inedita a tema libero, in cinque copie, di cui soltanto una con nome, cognome, indirizzo e firma dell’autore; si richiede un contributo libero. Per qualsiasi informazione urgente telefonare al 328.90.09.884; gli elaborati vanno inviati – entro il 4 aprile 2005 – a Luciano Nanni Casella Postale 814 - 35122 Padova. La XXXIV edizione è stata vinta da Alessandra Crabbia; Segnalati: Benito Galilea, Tristano Tamaro e Umberto Vicaretti. Vito Paolantonio, il 12 marzo 2004 si è brillantemente laureato in Economia Aziendale presso la “Bocconi” di Milano specializzandosi in Organizzazione del lavoro il giovane Ai genitori, al fratello e ai nonni gli auguri della Redazione con ❦ Eugenio Paolantonio, il 30 aprile 2004 si è felicemente laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. Al neo dottore vanno gli auguri più sentiti della Redazione, estensibili ai genitori, al fratello e ai nonni. ❦ * * * LAUREA Mariangela Zarrilli si è felicemente laureata in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Napoli “Partenope” la signorina PRO-LOCO CALVANICO: Nicola Ferrucci, Raffaella Bergamo e Vincenzo D’Alessio hanno messo insieme un bel libro “Antologia del 4° Premio Nazionale di Poesia, Cluvium 2004” edito dalla Pro-Loco Calvanico, nel quale hanno incluso tutte le 66 poesie dei con14 Archeologia e Storia Anno 1 - Numero 1 - Agosto 2003 Edizioni Ediarch s.r.l. Rivista Annuale - Salerno. È più che una Rivista. È un nuovo strumento per l’allargamento della cultura capace di dare voce a chi non ce l’ha e con giusta aspirazione ad essere una Rivista scientifica a livello internazionale. “Archeologia” per studiare la formazione e lo sviluppo delle civiltà, attraverso le scoperte archeologiche, l’analisi dei reperti, lo studio delle diverse culture e società, “Storia” per raccogliere e registrare gli eventi, scoprirne di nuovi e interpretarli, attraverso fonti dirette e indirette, consultazioni di archivi, libri e memorie. Gli studi sono trattati in maniera scientifica e, quindi, sono corredati da splendide fotografie a colori, da idonea bibliografia, in modo da soddisfare esigenze d’informazione e, in qualche caso, d’insegnamento, carta patinata, impaginazione da specialisti. Siamo sicuri che incontrerà il favore e la benevolenza dei lettori. IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 ORAZIO TANELLI Poeta e scrittore italo-americano Il dottore Orazio Tanelli, docente universitario, direttore de La Follia di New York e fondatore della rivista “Il Ponte Italo-Americano”, è nato a Macchia Valfortore (CB) il 10 marzo 1936 ed è emigrato negli Stati uniti nel 1961. Ivi ha continuato i suoi studi ed ha ottenuto il dottorato in filosofia all’Università Statale di Rutgers. Da 36 anni il prof. Tanelli insegna lingue e letterature (latino, francese, spagnolo ed italiano) nei licei statali e nelle università americane; abita a Verona nel New Jersey con la moglie Franca e i figli Nick e Pat. Fra i suoi numerosi saggi critici possiamo menzionare i seguenti: Miti classici nella Divina Commedia (1975), La poesia di Francesco Lalli (1980), Mito e realtà nella poesia e nella narrativa di Sabino d’Acunto (1981), La poesia di Antonio Fiorentino (1981), Domenico Defelice (1983), Alfio Arcifa (1988), Rudy De Cadaval (1988), Carmelo Aliberti (1988), Franco Calabrese (1989), Vaghe stelle dell’Orsa (Saggio su D’Acunto, 1989), Vincenzo Rossi: Fedeltà alla terra (1991), Miti nella Divina Commedia (1999), Sintesi dell’antico e del moderno nei mosaici di Michele Frenna (2002); Macchia Valfortore Storia e Leggenda (2003). La sua opera saggistica si espande al di là di ogni scuola critica e di ogni corrente, evidenziando la libertà di scelta e l’autonomia di espressione. Il prof. Tanelli oltre ad essere uno dei migliori poeti italo-americani: Peccato originale (1980), Poesie molisane (1981), Canti dell’esule (1984), Canti del Ritorno (1986), Canti del Sud (1987), Canti d’oltre oceano (1994), è anche un dinamico promotore della cultura italiana e organizzatore di simposi poetici ed artistici. Fra i numerosi premi va menzionata la Medaglia d’Oro conferitagli dal Presidente della Repubblica Italiana On. Francesco Cossiga. Quasi tutte le sue poesie sono state tradotte in inglese dalla scrittrice americana Catherine McCormick che abita a Wesley Hills, New York. Due monografie sono state pubblicate sulla sua poetica e saggistica: Guerino D’Alessandro, La poesia di Orazio Tanelli (1985); Ninnj Di Stefano Busà La poetica di un rito onirico (1989). 15 Trasferimento del maresciallo SORICELLI Il Mar. A.s. UPS (Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale di Pubblica Sicurezza) Enzo Soricelli, al termine del mandato in Calitri (AV), della durata di quasi 22 anni, è stato trasferito a Bagni di Tivoli; era giunto nel nostro paese il 06.06.1983 quale comandante di Squadra di Polizia Giudiziaria col grado di Brigadiere e con l’aiuto di due militari. Il 21.06.1989 è stato nominato Comandante di Stazione ad Aquilonia (AV), mantenendo la residenza calitrana e collaborando con la Stazione di Calitri in numerose operazioni. Il 04.01.1994 viene trasferito presso la locale Stazione di Calitri, quale nuovo Comandante e in circa dieci anni si è distinto per una serie di complesse operazioni tra le quali, le più significative, “Slave To Love” (comprendente la Campania, la Puglia, la Calabria, la Basilicata, il Lazio) atte a perseguire il reato di prostituzione, riduzione in schiavitù e ingresso clandestino di extracomunitari, questa operazione gli valse un encomio solenne da parte del comandante di Regione, gen. Div. Barbato Sabato; “Montagne Verdi” per i reati di traffico di sostanze stupefacenti, armi ed esplosivi; “Over Land” per il reato di ricettazione di macchine agricole. Al termine del suo mandato presso il nostro paese ha ricevuto attestati di riconoscenza per la sua solerte e sempre tempestiva azione. Il curriculum della sua carriera si pregia di una croce d’Argento per anzianità di servizio militare (anni 16), una croce d’Oro per anzianità di servizio militare (anni 25), una medaglia militare di Bronzo al merito di lungo comando (anni 10), una medaglia militare d’Argento al merito di lungo comando (anni 15), una medaglia militare d’Oro al merito di lungo comando (anni 20), cavaliere dell’Ordine di Malta, ed un enconio semplice rilasciato dalla Regione Campania. IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 DIALETTO E CULTURA POPOLARE VINCENZO METALLO NG’ERAN’ NA VOTA I FR’GGIAR’ C’ERA UNA VOLTA IL FABBRO FERRAIO ut’m’ secul’ appena passat’, p’ colpa r’ la nd’strializzazion’ so el secolo scorso, per colpa dell’industrializzazione sono L’ sparut’ tanta m’stier’: prima r’ tutt’ lu mast’ carrier’, u varr’lar’, u N spariti tanti mestieri: prima di tutti il carradore, il barilaio, vardar’, u s’llar’, u ramar’, u scrpar’, u cus’tor’, u fal’gnam’. U fr’g- il costruttore di basti, il sellaio, il ramaio, il calzolaio, il sarto, giar’ era u m’stier’ cchiù p’sant’ r’ tutt’, avia fa tanta cos’ p’ fat’hà la terra. Subb’t’ ropp’ la uerra a Calitr’ ng’eran na r’cina r’ fr’ggiar’: 1) P’pp’niell’ (Giuseppe Toglia) a la via r’ r’ Strett’l’, i r’scibb’l’ eran’ Pepp’ r’ la Massara, nu figl’ r’ Caitanina r’ scarp’ (fr’sckett’) e quacche aut’; 2) Caitan’ r’ zia lena (Gaetano Tuozzolo) a la Torr’; 3) Fonz’ r’ Benf’gliuol’ (Alfonso Cerreta) a lu Chian’ r’ Sand’ M’chel’, li r’scibb’l’ eran’ Giuann’ r’ Paulucc’ (Giovanni Bartucci) e Pasckal’ r’ lu cap’rutt’; 4) Rij Rij r’ p’scion’ ( Angelo Maria Nicolais) a lu chian’ r’ ron Matte’, ropp’ quegghia forgia passò a Giuann’ r’ Paulucc’. Rij Rij t’nia pur’ luciucc’ p’ la monta, u r’scibb’l’ era Alfred’ r’V’nuccia (Alfredo Di Milia); 5) I P’sciun’ (Nicolais) a r tavern’ abbagghj’. Eran’ tre frat’, un’ era mup’ 6) Candarella (Canio Cantarella) a r’ tavern’ abbagghj’ v’cin’ a Cicch’ p’ntigghj’; 7) Caniucc’ r’ zia Chela (Canio Fastiggi) e lu figl’ Lilin’ a la strata r’ Pier’, v’cin’ a Bb’n’r’ttin’; 8) Carm’nucc’ r’ Ndruglia (Carmine Di Cairano) a la Croc’ r’ P’l’cin’; 9) Zi V’tucc’ e Caniucc’ Fastiggg’ (Vito e Canio Fastiggi, padre e figlio) sotta l’Arch’ r’ li zingar’, ndov’ scia ij a lu mastr’: 10) C’lon’ ( Michelantonio Nicolais) a la P’sterla ammont’. La p’teia ndov’ fat’hava lu f’rgiar’ s’ chiamava “forgia” semb’ chiena r’ f’lisc’n’ e nieur’ fum’, li mur’ n’ s’ p’l’zzavan’ quas’ mai. La stigliatura chI s’ausava era: a tiemb’ antich’ ndo la forgia ng’era lu mantac’, n’attrezz’ hruoss’ e p’sant’ fatt’ a forma r’ pir’ a tre element’, app’sciat’ ngimma a duj baldacchin’ rivestit’ r’ pegghia r’ vacca, l’element’ r’ sotta t’nia na valvola ra ndov’ trasia l’aria e passava a l’element’ r’ miezz’ e a quigghj’ ngimma. Na zoca attaccata a la part’ r’ nn’ret’ a l’element’ r’ sotta passava ra cimma a li ruj baldacchin’ e la part’ chi sc’nnìa era aggionta na catena cu na maniglia chi quann’ s’ t’rava l’element’ r’ sotta s’auzava e la valvola s’aprìa e trasìa l’aria. Quann’ sc’nnìa, p’ forza r’ hrav’tà, la valvola s’ chj’rìa e l’aria n’ n’assìa, all’element’ r’ cimma era attaccat’ nu pes’ chi quann’ lu mandac’ era chin’ r’aria (abb’ttat’) lu facìa scenn’ a fac’a assì l’aria chi passava nda nu tubb’ fissat’ a l’element’ r’ sotta e ghiatava r’ fuoch’. A li tiemb’ cchiù modern’ lu mantac’ era sostituit’ ra la forgia cu la ventola, era assaj cchiù l’ggier’, cu poch’ gir’ t’nìa semb’ r’ fuoch’ call’; app’sciat’ ngimma a la forgia ng’eran’ nu par’ r’attrezzatur’ p’ agg’stà r’ fuoch’ e p’ luà r’ f’lisc’n’ (scorie r’ car’vun’) e t’nagl’ r’ tott’ r’ m’sur’.V’cin’ a la forgia, nterra, ng’era lu p’lon’ cu l’acqua p’ st’tà r’ fierr’, era fatt’ ra na preta hruossa scavata intr’ a ponta r’ scarpiegghj’, era tant’ p’santa chi n’ s’ m’vìa maj, quann’ s’avìa cangià l’acqua, s’ no’ p’zzava, s’ luava prima cu nu s’cchiett’ e ropp’ cu nu sckat’lin’ e s’ t’rnava a enghj’ r’acqua netta. il falegname; il fabbro era il mestiere più pesante di tutti e a Calitri, subito dopo la guerra, ce n’erano una diecina: 1) P’pp’niell’ (Giuseppe Toglia) in via Strettole, aveva come apprendisti Giuseppe Del Cogliano, un figlio di Gaetanina r skarp’ (fr’sckett’) e qualche altro; 2) Gaetano Tuozzolo in via Torre; 3) Alfonso Cerreta al piano di S. Michele, gli apprendisti erano Giovanni Bartucci e Pasquale Polestra; 4) Angelo Maria Nicolais al piano di don Matteo, aveva anche l’asino per la monta, aveva come apprendista Alfredo Di Milia; 5) I tre fratelli Nicolais in Salita Ospedale; 6) Canio Cantarella in Salita Ospedale; 7) Canio Fatiggi col figlio Angelo nella Strada di Piero, vicino a Benedettino; 8) Carmine Di Cairano alla Croc’ r’ P’l’cin’; 9) Vito e Canio Fastiggi padre e figlio sotto l’Arch’ r’ li Zingar’; 10)Michelantonio Nicolais alla Posterla. La bottega dove lavorava il fabbro si chiamava “forgia”, un locale pieno di fuliggini e nero fumo, le mura non si pulivano quasi mai, gli attrezzi che si usavano erano: a tempo antico c’era il mantice un grosso attrezzo molto pesante fatto a forma di pero con tre elementi, appoggiato su due baldacchini rivestiti di pelle di mucca, l’elemento di sotto aveva una valvola da dove entrava l’aria che passava dall’elemento centrale a quello di sopra. Una fune attaccata alla parte di dietro all’elemento di sotto passava al di sopra dei due baldacchini e alla parte dove scendeva era aggiunta una catena con una maniglia che quando si tirava l’elemento di sotto s’alzava e la valvola si apriva ed entrava l’aria, quando scendeva, per forza di gravità, la valvola si chiudeva e l’aria non usciva. All’elemento di sopra era attaccato un peso che quando il mantice era pieno d’aria (gonfiato) lo faceva scendere e faceva uscire l’aria che passava attraverso un tubo fissato all’elemento di sotto e soffiava sul fuoco. In tempi più recenti il mantice è stato sostituito da una ventola, assai più leggera e con pochi giri tiene il fuoco sempre acceso; appoggiate sopra la forgia c’erano delle attrezzature per aggiustare il fuoco e per togliere le fuliggini, le scorie e i carboni, e tenaglie di tutte le misure.Vicino alla forgia, per terra il pilone con l’acqua per spegnere il ferro, era una grossa pietra scavata con lo scalpello, era tanto pesante che non si muoveva mai, quando si doveva cambiare l’acqua, altrimenti emanava cattivo odore, si levava l’acqua prima con un secchiello e poi con uno scatolino e poi si riempiva di nuovo di acqua pulita. 16 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 Nuovo Agriturismo di Donato Tornillo in località Traggine - Rapone (PZ) 24 agosto 2004, prima fila da sinistra: Gaetanina Tornillo coniugata con Mario Cestone, Lucia Scoca coniugata con Giuseppe Di Milia,Angela Di Maio coniugata con Michele Di Milia,Anna Cesta coniugata con Giuseppe Galgano,Vittoria Potuto coniugata con Fortunato Rabasca, Fortunato Rabasca; seconda fila: Giuseppe Di Milia, Michele Di Milia, Giuseppe Galgano e Mario Cestone accosciato. Australia - Sydney Santa Pasqua 2003: la famiglia Di Maio da sinistra:Amdrew in piedi, Cosimo, Luisa, Rosa, Michele, Rosetta in piedi, Antonio, Di Maio, Roberta Petri in piedi,Vincenzo, Caterina in piedi, Salvatore, Sandra e Anthony. Stati Uniti - Harrison NY - settembre 2003, in piedi da sinistra: Antonietta Mauro, Angelo Senerchia, Michelina Di Maio, Vincenzo Zazzarino, Silvia Zazzarino, Giovanna Stanco, Antonio Zazzarino, Maria Mauro; seduti: Filomena Senerchia, Angelo Mauro e Rosaria Sagliocco (sessanta anni di matrimonio),Antonio Vigorito. Stati Uniti - Harrison NY - settembre 2003, seduti:Angelo Senerchia (m’l’nar’),Antonio Senerchia; in piedi: Rosa,Antonio Rabasca,Angelo Senerchia, Rosa coniugata con Antonio Rabasca, Giovanna Stanco e Rosa Senerchia. Conserveremo per sempre il tenero ricordo del nostro viaggio in America. Come per sempre custodiremo le emozioni che i nostri parenti americani ci hanno regalato. Piccoli grandi uomini partirono emigranti, in cerca di fortuna, con la loro valigia di cartone piena di speranze.Oggi padri, nonni, bisnonni, hanno conservato le gestualità antiche dei loro fratelli: zio Angelo come nonno Peppe, zio Michele come nonna Lucia.Tengono foto appese ai muri e frigo pieno di lattine giganti. La vivacissima zia Rosaria mixa il suo parlare misto con la precisa Denise; la “s’bbatt’ pier’” zia Concetta ed il marito Franco tutto casa, lavoro e “casinò”; zio Antonio con la sua grande ed unita famiglia. Poi i cugini (Tonino Zazzarino, Michelina,Anna, Gerardo,Antonietta, Maria,Antonio e Rosa Rabasca…) tutti indistintamente gentili e disponibili a farci girare in quei luoghi enormi e sconosciuti. Hanno trasformato ogni momento della nostra permanenza, in un ricco banchetto dove ogni giorno consumavamo ricordi, racconti e battute in un italiano parlato “rigorosamente in dialetto”. Ci hanno accolti e congedati con grande affetto e rispetto e il loro ricordo rimarrà perenne nei nostri cuori. DAGLI U.S.A. - Vincenzo e Margherita Metallo con i piccoli Dante, Donatella Marino e Gabriella Morante. DALL’ARGENTINA - Buenos Aires 23 febbraio 2004, Guglielmo Bartucci (tatai) e Luigina Del Priore (ndo ndo) festeggiano, con tutta la famiglia, il loro 50° anniversario di matrimonio.Auguri dalla Redazione. 17 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 Erbe di Casa Nostra IL MELOGRANO Il melograno (Punica granatum L.) appartiene alla famiglia delle graminacee, è un alberello che può raggiungere3/4 metri con la chioma tondeggiante, i fiori sono campanulati rossi,le foglie verdi, di un bel colore brillante nelle pagine superiori e sbiadito sulle pagine inferiori; coriacee, allungate, con il bordo ondulato, raggiungono la lunghezza di 7/8 cm. I frutti sono delle grosse bacche ricoperte esternamente da un bel colore giallo/rosso ; all’interno sono presenti molti semi ricoperti di una folta polpa carnosa con gradevole sapore dolce/acidulo. Il periodo migliore per raccogliere i frutti è sicuramente l’autunno, quando ormai l’albero è spoglio e prima che le grosse bacche possano spaccarsi. Cresce in clima particolarmenre soleggiato ed in terreni riparati. Questo alberello è originario dell’A- sia occidentale e cresce spontaneo nei territori a Sud del Caucaso, ma è diffuso in altura dall’Asia Minore a tutti i paesi mediterranei. In italia è possibile trovarlo allo stato selvatico nel meridione e nelle isole, dove i semi di questa pianta vengono diffusi dagli uccelli. Tracce del melograno sono state riscontrate all’epoca della civiltà egizia, infatti in alcune tombe egiziane sono state ritrovate ciotole con all’interno residui di semi di questa pianta che sono stati fatti risalire a 4000 anni fa. Papiri egiziani, datati 2500 anni fa a.C., ci riportano notizie di cure vermifughe esplicate da questi popoli utilizzando la radice del melograno. Gli arabi lo apprezzarono molto, tanto che come è noto, sono divoratori di frutta. Nel periodo di massimo splendore nel Mediterraneo ne diffusero nel sud della Spagna, anche ora le più prestigiose vestigia di questa civiltà sono custodite da una città che porta il nome della pianta: Granada. Presso questi popoli venne considerato come il frutto della fecondità; insigni medici riportano, nei loro testi, come importante l’utilizzo della radice di questa pianta nella lotta contro la “tenia”. Anticamente del melograno venivano impiegati sia la corteccia dei rami giovani, sia fiori e frutta; il succo dei frutti acerbi veniva impiegato come febbrifugo, il succo del frutto maturo era un buon rimedio contro la tosse. L’infuso dei fiori ed il decotto di corteccia lo adibivano per curare la leucorrea e le emorragie. Un decotto valido per la cura delle gengivite si prepara mettendo un cucchiaio di fiori in una tazza di acqua bollente, quindi si filtra ed il decotto viene utilizzato per sciacqui. La polpa di due frutti, fatta bollire in 250 cc. di acqua per 5 minuti, addizionata con 2 cucchiaini di miele è un ottimo diuretico. Alba Algeri (da Retorbido) nora non tradotto in italiano – considerato il testo fondativo della lunga e variegata tradizione tecnico-artistica occidentale. Ed il “vizio” inaugurale quell’antico papiro sembra non averlo ancora perso, dal momento che è esso ad aprire la serie di documenti trattatistici che costelleranno la nuova collana “L’Officina dell’Arte”, diretta proprio da Adriano Caffaro, tra i maggiori studiosi in Italia delle teorie e delle tecniche artistiche, che, dall’antichità al medioevo, hanno accompagnato il percorso evolutivo di quelle arti che per troppo tempo sono state considerate “minori”, quali la miniatura, l’oreficeria o l’arte vetraria. A riscattarle è la storia e chi la scrive, le parole in fila su papiri o antichi codici che aspettano soltanto di essere lette da chi oggi cerca la ragione delle cose d’arte, di quei manufatti lavorati con pazienza nelle antiche officine artigianali. Se, dunque, il piombo è fuso in coppella o l’argento trattato con sostanze vegetali, il motivo va cercato lì, in quei testi nascosti, depositari di arcana sapienza. Così spiega il prof. Adriano Caffaro:” Il papiro di Leida è un riferimento quasi obbligato per chi intende comprendere l’impiego ricorrente di elementi caratteristici nelle lavorazioni artigianali, come quelli che si ritroveranno più tardi nella trattatistica medievale. Il papiro è un testo ricco di suggerimenti operativi in cui vengono impiegati diversi elementi naturali, dalla cerussa allo zafferano e al cumino, spesso citati anche da Teofrasto e Dioscoride, dunque ricorrenti anche nell’antica precettistica botanico e medica. Non è da escludere una lettura alchemica dei processi riportati, come ad esempio quelli inerenti alla trasformazione del piombo in oro; non a caso quel papiro è considerato un testo archetipo anche nella tradizione ermetica ed alchimistica occidentale”. E non va del resto dimenticato: siamo nel IV secolo d. C., per di più in Egitto, da sempre considerata terra di origine della magia L A N OS TRA BIBLIOTECA IL PAPIRO DI LEIDA. Un documento di tesnica artistica e artigianale del IV secolo d. C. di Adriano Caffaro e Giuseppe Falanga – Edizioni Arci Postiglione, Salerno 2004. rcheologi e storici dell’arte alle prese con ricette artigianali A compilate su di un antico papiro greco, rinvenuto soltanto nel XIX secolo su di una mummia di una tomba a Tebe in Egitto; il papiro è oggi custodito al Rijksmuseum van Oudheden di Leida. A richiamare l’attenzione sull’antico testo e sulle numerose notizie di carattere tecnico ed artistico in esso riportate sono ora Adriano Caffaro e Giuseppe Falanga, autori del libro di recentissima pubblicazione; edito dall’Arci Postiglione, il libro offre in poco più di cento pagine una trattazione ampia e chiara non solo della vicenda storico dell’antico testo, ma anche del suo contenuto, ossia dei numerosi processi operativi di lavorazione dei materiali e delle possibili chiavi di lettura – quella tecnica o quella alchemica – finora adottate per la comprensione di quelle ricette. Si tratta di un agile volume di estremo interesse, coraggioso nel proporre, ad un pubblico di esperti e non, la rivisitazione critica di uno dei documenti più importanti dell’età tardo-antica – eppure fi18 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 e dell’alchimia, due saperi occulti veicolati proprio nei primi secoli del secondo millennio anche attraverso la compilazione di ricette operative che, pur senza precisi riferimenti simbolici, trovano radice nella convinzione esoterica di una possibile manipolazione della natura. Gli artisti e gli alchimisti sembrano allora aver sognato la stessa cosa: sfidare la natura per migliorarla, per render più bella la realtà, per fa splendere gli oggetti artificiali e scrivere su pergamena con lettere dorate o ancora per argentare le superfici opache, anche se il tutto è soltanto trasformato in una illusoria apparenza. Forse è proprio qui il fascino del sogno e dell’arte, in quel magico mutare in oro tutto ciò che per natura non potrà mai luccicare. Alfredo Plachesi SUOR CONCETTA ATTANASIO. Una protagonista della storia di Mugnano del Cardinale nei decenni centrali dell’Ottocento di Pasquale Colucci – Editrice L’Arca – S. Giuseppe Vesuviano 2004 ome proclama con chiarezza il titolo, protagonista del saggio è suor Concetta Attanasio dell’Ordine delle Suore della carità di C Napoli. Protagonista e…anche antagonista, apertamente “ad onta del suo sesso”. Ampio diverso mosso lo scenario, che è quello del fervoroso ventennio prima e dopo l’Unità d’Italia, epoca di coscienze lacerate. Sullo sfondo, Mugnano del cardinale, col suo rinomato santuario dedicato a “La Greca, e real Vergine”, a “Filomena invitta”, come si legge in un’ode anacreontica da autore aninimo locale nel 1834. Sulla scena della nostra Storia…ci sono tutti, dal re al papa, dalla superiora provinciale al prefetto, dal marchese al ministro, dal sindaco al vescovo, dai briganti alla Gran Corte criminale, dal generale alla Guardia nazionale, dalle spie ai cospiratori, dal Consiglio Generale degli Ospizi alla “Beneficenza”, dalle monache alle “povere Orfane di S. Filomena di Mugnano”, dall’assessore comunale al procuratore generale; in breve, alto bordo e popolino. Ma tutti quanti personaggi strumentali, che ruotano intorno e in funzione della protagonista-antagonista, la quale è animata da una “non comune forza di carattere”; come dire, l’individuo e la società, il punto e la linea, il centro e il cerchio, finchè, naturalmente, il cerchio si chiude, e sul dramma cala il sipario. Poesie in vernacolo rapollese di Biagio Barone Forlano voll. 5 – Litostampa Ottaviano – Rionero in Vulture 2002/3 vero piacere che abbiamo ricevuto dall’autore l’opera in Èpollacon cinque volumi – pubblicati col Patrocinio del Comune di Rachiaramente di ampie vedute e sensibile ai fenomeni della cultura – di poesia in dialetto rapollese che ci ha dato un’altra opportunità di fare una comparazione col nostro dialetto calitrano, riscontrando non poche affinità. È un lavoro enorme dove si ritrovano gli antichi detti e le usanze, i vecchi costumi e le tradizioni di un tempo, che riportano alla nostra memoria un mondo ormai quasi scomparso ed in via di estinzione. L’autore prende lo spunto da ogni attività, da ogni avvenimento, dai personaggi caratteristici della sua cittadina – che ritroviamo in ogni comunità (come l’adulatrice, dispetto del vicinato, battibecco coniugale, lu piattar, gli eredi, il presuntuoso, il conservatore, l’irresponsabile, gli intriganti, la malalingua, lu mitt cont, il consumatore, comari, l’emigrante, l’anoressico, il malpensante, l’anarchico, dal barbiere, lo sboccato, il previggente, scherzo da prete ecc.) – dai fatti di attualità, dai problemi sociali a quelli di vita comune per riportarli, con quell’ironia bonaria che non canzona, ma comprende e sorride, nel suo dialetto e dargli, così, il risalto che meritano. Un lavoro ricco di pregnanza morale, storica e pure di ricca fantasia, si evolve in una rappresentazione vivace, intensa e ironica. Un’opera che non può che essere salutata con favore. Vincenzo Ammirati (dalla quarta di copertina) V. Montel e V. Rossetti (eds), Il museo Didattico del Maestro Ottorino Giannetti. L’insegnamento scientifico nelle scuole elementari a Cremona nella prima metà del novecento, III Circolo Didattico di Cremona, 2003 ttorino Giannetti nasce a Lacedonia nel 1885, nel 1903 conO segue il Diploma di Scuola Normale presso la locale Regia Scuola “Francesco De Sanctis” e nel 1907 l’abilitazione all’insegnamento elementare. Dedica la sua vita di maestro elementare ai bambini di Cremona, una località circa mille chilometri distante dal suo paese di origine, come i tanti maestri formati dall’Istituto Magistrale di Lacedonia e poi andati ad insegnare nelle Scuole di tutta l’Italia. Di lui però resta viva la memoria anche a circa cinquant’anni della morte, avvenuta nel 1956. Egli ha costituito un laboratorio di apparecchiature scientifiche nella sua Scuola, la “G.B. Plasio” di Cremona, una collezione di valore storico che assume nuova importanza alla luce della Progetto Scienza e Tecnologia voluto dal Ministero dell’Istruzione. Andando a Cremona per portare da Calitri le apparecchiature scientifiche qui realizzate in coerenza con quel Progetto, ho avuto la gioia di scoprire la figura di questo conterraneo. Il libro contiene il catalogo e le fotografie a colori della collezione Giannetti, un vero e proprio Museo di fisica, biologia e geologia, da lui lasciato alla sua Scuola. Contiene, inoltre, la biografia del personaggio, leggendo la quale sono stato colpito dalle seguenti parole: «Un maestro energico e severo, che incuteva rispetto e finanche timore, ma anche con tratti di paterna premura. La sua severità si esercitava soprattutto nei confronti di chi mostrava di disperdere le proprie risorse». Ho pensato con affetto ai maestri dello stesso stampo che ho conosciuto qui a Calitri nella mia infanzia, e mi piace ricordarli anche se nessuno di essi aveva evidenziato una tale dedizione per le materie scientifiche. Pietro Cerreta LI SCANGIANOMI. Soprannomi di San Mango sul Calore di Luigi De Blasi – Napoli 2004 volumetto del professor De Blasi si legge tutto di un fiaper la sua prosa scorrevole ed accattivante e soprattutto per il Ltemaotosnello degno di attenzione che interessa un po’ tutti. Infatti il soprannome (dal latino medioevale supernomen, incrociato con supra) è un fenomeno che interessa in modo particolare la nostra realtà meridionale, dove ancora viene diffusamente adoperato per l’aggiunta o la sostituzione al nome e al cognome per rendere più agevole l’identificazione della persona oggetto del discorso. L’autore fa una breve ma dotta escursione sull’origine delle motivazioni e classificazioni dei soprannomi che possono essere patronimici, di origine straniera, di avvenimenti storici come ad esempio la guerra d’Africa, derivanti dall’attività esercitata, dai paesi di origine e così via. Di moltissimi soprannomi è impossibile dare una spiegazione per quanto riguarda la derivazione e il significato perché originati da fatti o avvenimenti troppo remoti; completano il libro duecentosette soprannomi tuttora usati a San mango sul Calore. Un testo facilmente fruibile, chiaro e scorrevole. 19 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE Tornillo Michele - Rabasca Michele – CestoneAngelo – Di Maio Giovanni Euro 11: Astone Gustavo e Zarrillim Lucia Euro 12: Scoca Vincenzo SS. 339 n. 32 Euro 15: Tuozzolo Raffaele e Rosa Maria – Galgano Umberto – Rubino Canio e Gaetana – Martiniello Michele via Casaleni 26 – Di Muro Leonardo – Buono Filomena – Cirminiello Mario - Iannolillo Giovanni – Delli Liuni Giulio – Tornillo – Quaranta Vincenzo via Mazzini 8 – Di Milia Antonio - Briuolo Angela – Codella Vito corso Garibaldi 44 – Di Roma Giovanni e Anastasia – Galgano Michele via Circonvallazione - Di Milia Giovanni via Dante 21 – Metallo Giovanni - Lampariello Michele – Bozza Vincenzo – Bavosa Carmine – Zarrilli Michele vico Stanco – Nivone Antonio – Lettieri Enzo – Maffucci Maria – Armiento Marianna – Nesta Vincenzo – Bovio Cosimo – Contino Lucia – Lucadamo Vincenzo – Lucrezia Vincenzina – Galgano Giovanni via F. Tedesco 7 – Maffucci Angelomaria –Zarrilli Maria Grazia – Gervasi Rosa - Cestone Francesco Contrada Sambuco – Melaccio Gerardo – Pasqualicchio Vincenzo e Angela – Tornillo Michelangelo – Del Re Michele – Margotta Antonio via M. Cicoira 27 – Sicuranza Giovanni – D’Ascoli Berardino – Zarrilli Leonardo – Zarrilli Giuseppe via Sottomacello 12 – Zarrilli Antonietta via Castello 11 – Vallario Vincenzo – Buldo Giovanni Euro 20: Musano Antonietta – Metallo Canio e Di Cecca Maria – Borea Esterina – Di Guglielmo Filomena – Delli Liuni Antonia – Metallo Vincenzo – Cubelli Umberto - Paolantonio Vito – Caruso Girolamo – Lampariello Serafina – Mastrullo Giuseppe – Galgano Vito - Di Cairano Francescoantonio – Gautieri Vincenzo via A. Del Re 34 – Salvante Michele – Borea Ines – Caputo Giuseppe – Di Carlo Francesca in Campana – Di Napoli Antonietta ved. Del Re – Zabatta Lucia – Schettino Antonio – Maffucci Pietro via Strettole della Fiumara 20/A – Fatone Canio – Miranda Pasquale Antonio – Minichino Gerardo – Cianci Maria Antonia – Cianci Giuseppe via G. Marconi 20 – Galgano Maria Gaetana fiorista – Vodola Giuseppe – “Fercal” di Martiniello Canio – Metallo Colomba - Di Maio Franco – Apicultura Di Maio Antonio – Zarrilli Antonio Contrada Demostre – Marchitto Vito – Metallo Giovanni Paludi di Pittoli – Zarrilli Vincenzo Contrada Traggine – Di Cairano Vito Mario – Giuliano Salvatore – Tateo Domenico – Armiento Maria Giuseppa – Gervasi Lucia in Caruso – Sena Anna – Grasso Anna – Di Carlo Felicetta – Cestone Francesco – Nigro Angelo via I° Castello 28 – Nivone Michele – Zarrilli Canio – Fares Paolo – Panniello Giovanni – Ruberto Salvatore – Gautieri Cantore Vincenza – Tornillo Rosa - Piumelli Attilio – Germano Giuseppe – Cirminiello Vittorio – Martiniello Lancieri – Lucrezia Antonia – Di Cairano Mario Angelo – Zarrilli Michele – Metallo Michele via Circonvallazione 6 – Paticceria Zabatta – Vigorito Antonio – Toglia Giovanni – Officina Maffucci Mario – Rabasca Fortunato – Caputo Nicola – Elektron di Maffucci Antonio – Capossela Mario – Simone Luigi – Maffucci Giuseppe Mario – Contino Vito Antonio – Cerreta Francesco – Di Maio Michele – Zarrilli Salvatore – Roina Nino – De Rosa Enzo – Armiento Assunta – Di Cosmo Michele via Manzoni 9 – Di Milia Vincenzo Contrada Sambuco 31 – Metallo Fiorina – Guglielmo Filomena – Di Napoli Canio – Zabatta Salvatore – Lucrezia Michele via Sergente Simoni 21 – Nicolais Raffaele – Di Napoli Pasquale Salvatore – Armiento Lucia via L. Codella 37 – Fratelli Mucci – Caputo Vitantonio Euro 25: Di Cecca Giovanni – Nicolais Cristina – Rauseo Angela – Lucadamo Ottavio – Cicoira Vincenzo fu Nicola – Vallario Leonardo via F. Tedesco 55 – Di Cecca Angelomaria – Di Milia Vito e Angela DA CALITRI Euro 5: Rossi Serafino – Cestone Franchino – Covino Teresa – Zabatta Rocco via A. Del Re 19 – Nicoletta Lucia – Cianci Leonardo – Metallo Giovanni Battista – Panelli Peppino – Di Milia Maria – Margotta Vincenzo – Di Maio Gaetano – Cianci Rosa – Di Napoli Gaetano – Capossela Michele – Galgano Pasquale – Lucrezia Raffaele – Petito Rosa – Di Maio Maria Michela – Tancredi Filomena – Siconolfi Anna Euro 8: Metallo Rocco Euro 10: Zarrilli Francescantonio – Tancredi Giuseppe – Cerreta Alfonso – Mottola Gerardo – Di Cosmo Antonio – Maffucci Lorenzo (u’ riav’l’) – Armiento Rocco – Basile Aniello – Galgano Erberto – Calà Pasquale – Paolantonio Paolo - De Nicola Giuseppe Contrada Fontana della Noce - Zabatta Domenico – Armiento Canio – Cerreta Antonio – Rossi Olivio – Codella Berardino – Maffucci Vincenzo via Macello 46 – Nicolais Giovanni – Zampaglione Donato – Zampaglione Vincenzo – Di Maio Vincenzo via Circonvallazione 69 – Zabatta Vincenzo (p’rtosa) – Zabatta Rocco – Bruniello Giuseppina – Di Maio Elisabetta – Nicolais Toglia Gaetanina – Margotta Michele Paludi di Pittoli – Cestone Giuseppe – Briuolo Rocco - Sperduto Giovanni – Cestone Giuseppina – Strollo Salvatore - Leone Giuseppe via Dante 32 – Di Cairano Canio – Maffucci Vincenzo via Cerrata 2 – Gautieri Canio via Faenzari 29 – Cestone Lucia – Cubelli Giovanni – Cialeo Iolanda – Cetta Rosetta – Cubelli Vincenzo via M.A. Cicoira 25 – Caputo Vitantonio - Galgano Antonietta – Fasano Giovanni – Zarrilli Vincenzo via Guttuso 21 – Margotta Angela in Cantarella – Di Cairano Gaetano – Russo Armiento Lucia – Maffucci Vittorio – Di Maio Angelo via Cipresso 14 – Maffucci Domenico – Rubino Antonietta – Fiordellisi Michele Antonio – Sperduto Angelomaria – Nivone Giuseppe – Vallario Lorenzo – Galgano Vito via Torre 22 – Merola Giuseppina – Di Roma Giuseppe – Acocella Antonietta – Russo Giovanni Contrada Cerone – Maffucci Eduardo – Zarrilli Giovanni Contrada Sambuco – Del Cogliano Luciano – Cicoira Clara – Cubelli Vincenzo via Sottomacello 8 – Della Badia Costantino – Cesta Maria Irene – De Nicola Lucia vedova Cianci – Di Milia Raffaele – Polestra Vincenzo – Stanco Maria Antonia – Lettieri Canio – Di Guglielmo Michele e Angela – Lamparelli Anna via Di Carlo 20 – Zarrilli Vincenzo – Panelli Armando – Fierravanti Pasquale – Malanca Luciano – Arci Michele – Margotta Concetta – Codella Giuseppe via Torre 11 – Dragone Angela e Di Salvo Agostino Antonio – Nivone Salvatore – Cialeo Rosina – Di Milia Giovanni via A.Manzoni 1 – Maffucci Franco Mario – Di Salvo Michele – Di Cairano Teresa in Di Pietro – Gautieri Vincenzo – Zabatta Michele – Gervasi Benedetta – Corradi, Galgano Francesca Maria – Rosania Luigi – Di Roma Antonio – Zabatta Vincenzo – Galgano Franca – Di Guglielmo Francesco – Cestone Vito – Caputo Vittorio via Guttuso – N.N. – De Nicola Armando – Zarrilli Giuseppe Contrada Serre Berrilli – Galgano Bernardino – Tartaglia Giuseppe via Macello 50 – Acocella Lino – Russo Vincenzo – Russo Vito corso Matteotti 6 – Cestone Canio via Marconi 16 – Tornillo Giuseppe Nicola – Fatone Giuseppe via Concezione 40 – Iannece Antonio – Iannece Aldo – Scarlatella Domenico – Germano Antonio – Zarrilli Giuseppe via G. Marconi 46 – Colucci Giuseppe – Russomanno Canio – Lops Giuseppina - Maffucci Michele corso Garibaldi 162 – Di Cecca Angelo – Galgano Michele e Zabatta Rosina – Nannariello Elvira – Fastiggi Lucietta – Metallo Giuseppina - Di Napoli Francesca – De Nicola Giuseppe via F. De Sanctis 57 – Tuozzolo Donato – Simone Pasquale – Germano Michele – Cerreta Mariannina – Di Maio Maria Francesca – 20 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 Tornillo Lucia (Salerno) – Maffucci Giuseppe (Portici) – Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi) – Cianci Salvatore (Candela) – Zabatta Antonio (Nova M.se) – Di Milia Pacciani Teresa (Poggibonsi) – Nicolais Antonio (Lavena P. Tresa) – Abate Giuseppina (Varapodio) – Cerreta Alfonso (S.Maria A Monte) – Rabasca Barbara (Caserta) – Salvatore Lucia (Montaione) – Cestone Giuseppina (Torino) – Della Badia Angelo (Napoli) Euro 25: Melaccio Vito (Giussano) – Cestone Antonio (Brescia) Bonucchi Alfonso (Roma) – Frucci Angelo (Roma) – Margotta Mario (Figino Serenza) – Metallo Vincenzo (Roma) – Toglia Lidia (Roma) – Rabasca Angelomaria (Cervinara) – Di Gironimo Bruno (Salerno) – Galgano Giovanni Mario (Milano) – Santoro Gaetana (S. Clemente/Reggello) – Cubelli Lorenzo (Bergamo) Euro 26: Ricca Dattilo Maria (Frattamaggiore) Euro 30: Di Maio Vito (Nova M.se) – Acocella Nicola (Roma) – Sicuranza Michele (Monteroni D’Arbia) – Di Maio Vito (Colle Val D’Elsa) – De Nicola Mario (Vico del Gargano) – Donatiello Angelo (Poggibonsi) – Zazzarino Vincenzo (Mercogliano) – Fierravanti Lucia (Olgiate Comasco) – Metallo Cesare (S. Giorgio a Cremano) – Zampaglione Rosellina (Roma) – Nicolais Luigi (Como) – Del Cogliano Berardino (Salerno) – Ricigliano Peppino (Giussano) - Galgano Antonio (Milano) – Aristico Antonio (Siena) – Stanco Salvatore (Salerno) – Di Maio Michele (Napoli) – Polestra Vincenzo (Bolzano) – Toglia Sergio (Napoli) – Messina Giuseppe (Roma) – Di Maio Giovanna (Roma) – Santeusania Giovanni (Napoli) – Bellino Arcangelo (S.Andrea di Conza) – Amato Antonio (Napoli) – Acocella Giovanni (Avellino) – Rizzi Mario (Minturno) – Di Maio Giuseppe (Caserta) – Vitamore Maria Filomena (Roma) Euro 40: Marra Raffaele (Caserta) Euro 50: Bavosa Lorenzo (Poggibonsi) - Cerreta Donato (Teramo) – Di Lascio Pietro ( Sabaudia) – Cestone Mario e Pasquale (Brescia) - Bozza Gaetano (Novedrate) – Zarrilli Michele (Poggibonsi) – Scoca Angelo (San Severo) – Leone Mario (Bari) – Cianci Michele (Brescia) – Farese Raffaele (Conza della Campania) – Buono Marcello (Avellino) – Di Cairano Vincenzo (Francavilla a Mare) – Del Re Michele (Napoli) – Cicoira Antonio (Roma) – Maffucci Donato (Mariano C.se) – Grassi Celestino (Roma) Euro 74: Della Valva Francesco (Bollate) – Caputo Antonio (Firenze) Euro 100: N.N. (Potenza) Euro 30: Cerreta Pietro – Cicoira Osvaldo – Zabatta Berardino (march’) – Vallario Leonardo Paludi di Pittoli – Di Napoli Giuseppe e Di Milia Concetta – Lucev Donato – Maffucci Salvatore – Ricciardi Vitale – Polestra Fortunato - Polestra Giovanna – Abate Antonietta – Zarrilli Michele via G. Verdi 1 – Basile Francesco Vincenzo Euro 50: Mira snc di Armiento Vincenzo – Studio Fotografico FLASC Caruso Salvatore - Fastiggi Giuseppe via Rinascimento – Di Maio Teresa – Girardi Peppino - Cardarelli Gesilda Euro 70: Armiento Giuseppe DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE Euro 5: Di Cosmo Maria (Cerignola) – Cianci Giacinta (Treggiaia) – Di Cosmo Egidio (Ostra) – Panelli Angela Rosa (Galatone) – Zabatta Antonia (Milano) – Crippa Fiorella (Cesano Maderno) – Di Lisi Giuseppe (Taranto) – Piccirillo Angelo (Serre) – Di Napoli Lucia (Napoli) Euro 8: Cerreta Rosa Maria (Nova M.se) Euro 10: Bavosa Rosa (Poggibonsi) – Cecere Marco (Firenze) – Metallo Stanco Lucia (Casalgrande) – Zabatta Canio (Lentate sul Seveso) – Armiento Michelangelo ( Torino) – Metallo Vincenza (Roma) – Cella Iolanda (Meda) – Cianci Michele (Mariano C.se) – Di Cairano Antonio (Guidonia) – Metallo Vincenzo (S. Giovanni Valdarno) – Cerreta Vincenzo (Carrara) – N.N. (Maddaloni) – Maffucci Edoardo (Moncalieri) – Melaccio Giuseppe (Poggibonsi) – Gautieri Giuseppe (Bologna) – Cestone Costantino (Roma) – Cantarella Maria (Genova) – De Nicola Antonio (Grugliasco) – Zabatta Gerardina (Torino) – Galgano Canio (Lentate S.S.) - Codella Luigina (Poggibonsi) – Stanco Giuseppina (Mercogliano) – Beltrami Franca (Melfi) – Gallucci Donato (Ancona) – Borea Vincenzo (Macerata) - Famiglietti Antonio (Aquilonia) – Martiniello Vincenzo (Trezzo d’Adda) – Vallario Giuseppe (Grugliasco) - Galgano Luigi (Roma) – Caputo Maddalena (Roma) – Fierravanti Angelina (Melfi) – Fierravanti Vito (Lavena Ponte Tresa) – Fierravanti Nicola (Lavena Ponte Tresa) -Fierravanti Pina (Velletri) – Zarrilli Anna Maria (Civitavecchia) - Di Napoli Vincenzo (Cellatica) – Scoca Giuseppe (Roma) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Galgano Canio (Cantù) – Cerreta Vincenzo (Camnago Lentate) – Di Cosmo Rosa (Giussano) – Racioppi Agostino (Castelfiorentino) – Di Maio Vito (Montauro) –Acocella Vito Antonio (Lentate S.S.) – Ricciardi Fernando (Conegliano) – Di Milia Mauro Emidio (Salerno) – Lamanna Pasquale (S.Andrea di Conza) Euro 14: Scoca Giuseppe (Bologna) Euro 15: Donatiello Giovanni (Usmate Velate) – Maffucci Angelo (Lissone) – Mucci Vito Michele (Sesto S. Giovanni) – Di Maio Giacinta (Cogliate) – Frasca Rosetta (Roma) – De Nora Bartoloneo (Verbania) – Fastiggi Michele (Salerno) – Zarrilli Fastiggi (Bollate) – Bozza Canio (Robecco sul Naviglio) – Russo Donato (Torino) – Di Cecca Angela (Vercelli) - Di Milia Vincenzo (Pescara) – Codella Michele (Tirano) – Longhitano Giuseppe (Salerno) – Di Maio Concetta Lampariello (Trento) Gautieri Antonio (Mariano C.se) – Caruso Michele (Cadorago) Euro 19: Sauda Roberto (Roma) Euro 20: Melaccio Mario (Aquilonia) – Zabatta Gerardo (Nova M.se) – Di Cecca Vincenzo (Mariano C.se) – Acocella Filippo (Cugliate Fabiasco) – Lantella Salvatore (Torino) – Di Maio Lucia (Roma) – Mazziotti Antonia (S. Marinella) – Di Napoli Canio (Bregnano) – Galgano Anna (Milano) – Ragazzo Angelo Canio (Pesaro) – Del Cogliano Marco (Salerno) - Lampariello Mario (Avellino) – Codella Michele (Roma) – Ricciardi Francesco (Roma) – Miele Pietro Angelo (Bollate) – Floridia Marco (Limbiate) – Zarrilli Angelo (Sedriano) – Galgano Antonio (Poggibonsi) – Di Maio Maria (Roma) – Iannolillo Antonella (Varese) - Cicoira Ferrero Gina (Roma) – Cestone Pasquale (Busto Arsizio) – Metallo Mauro (Brescia) – Cestone Angelo (Buggiano) – Cestone Luigina (Roma) – Carola Federico (Caserta) – Nivone Antonio (S.Angelo dei Lombardi) – Di Napoli Teresa ved. Di Maio (Nerviano) – DALL’ESTERO BELGIO: euro 20 Scoca Vittorio – Moloteau Charles – Galgano Antonio - euro 25 Di Carlo Raffaela FRANCIA: euro 25 Ragazzo Nicola GERMANIA: euro 20 Di Carlo Vittorio – Zarrilli Canio – Pastore Canio – Vallario Giovanni – Briuolo Antonio - euro 10 Galgano Giuseppina Buch – Galgano Filomena Angelina – Galgano Teresa – Galgano Canio Vincenzo GRAN BRETANNIA: euro 30 De Rosa Brattesani Angela SPAGNA: euro 50 Messina Michele SVEZIA: euro 15 Armiento Michelangelo SVIZZERA: euro 20 Girardi Giuseppe (sand’f’les’) - Cestone Giuseppe – euro 10 Galgano Antonio – Di Milia Giuseppe - Famiglia Altieri – euro 15 Vallario Pietro – Franchi 50 Maffucci Giovannino CANADA: euro 30: Lampariello Michele – Lampariello Pietro – euro 15 Sacino Giuseppe e Cianci Antonietta BRASILE: euro 30 Famiglia Aristico STATI UNITI: euro 50 Schlappich Greg – euro 30 Iannolillo Luigi – euro 20 Maffucci Michele - Cianci Vincenzo – euro 15 Zarrilli Vincenzo – euro 5 Di Milia Canio – Di Milia Franca – $ 100 Lorenzo e Felicetta Vallario – $ 10 Casimiro Mary – Lucrezia Josephine VENEZUELA: euro 100 Di Napoli Giuseppina e Vito – $ 50 Simone Giovanni – euro 50 Melaccio Vittorio – euro 20 Potito Antonio – euro 10 Maffucci Bernardino 21 IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo dal 19 giugno 2004 al 26 ottobre 2004, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Maffucci Pietro di Michele e di Borea Giovanna Corazzelli Daniele di Francesco e di Capossela M. Antonietta Gervasi Teresa Carmela di Emilio e di Di Cosmo Maria Cestone Salvatore di Vincenzo e di Zarrilli Elisabetta Lucrezia Francesco di Pasquale e di Maffucci Angela Cappiello Francesca di Vito e di Margotta Rosa Cianci Angelica Maria di Benito e di Caruso Giuseppina Di Cairano Sara Pia di Francesco e di Lamorte Gessica Maffucci Francesca di Vincenzo e di De Nicola Irene Paolantonio Francesco di Luigi e Vallario Lucia Paolantonio Leonardo di Luigi e Vallario Lucia Zarrilli Mario di Pasquale e di Lucrezia Enza Maria Nappo Carmen di Antonio e di Massa Concetta De Nicola Alice di Michele e di Lampariello Giovanna 13.07.2004 13.07.2004 16.07.2004 17.07.2004 18.07.2004 20.07.2004 24.07.2004 31.07.2004 18.08.2004 30.08.2004 30.08.2004 13.09.2004 15.09.2004 17.10.2004 MATRIMONI Pasqualicchio Giuseppe e Scarlatella Antonella Soriano Giuseppe e Cestone Antonietta Cerreta Vincenzo e Cristiano Maria Zabatta Marco e Di Milia Gabriella De Gregorio Donato e Di Cecca Enza Armiento Angelo e De Rosa Antonella Di Salvatore Raimondo e Pagliarulo Pina Lucadamo Gaetano e Maffucci Loredana Capossela Vincenzo e Di Cecca Rosanna Cirminiello Antonello e Di Napoli Vincenza Di Cairano Giuseppe e Di Luzio Vincenza Armiento Angelo e Tasparrone Anna Rita Cestone Luigi Antonio e Acocella Giovannina 19.06.2004 28.07.2004 07.08.2004 12.08.2004 14.08.2004 18.08.2004 28.08.2004 28.08.2004 30.08.2004 02.09.2004 18.09.2004 21.09.2004 22.09.2004 Raffaela Rabasca Calitri - Caserta 22.12.1925 † 24.08.2004 Il tuo dolce ricordo è il conforto del nostro dolore. Pasquale Lopriore 14.01.1921 † 29.07.2004 Il tuo caro ricordo vivrà per sempre nei nostri cuori. Vittorio Maffucci 17.11.1940 † 08.07.2004 “Una lacrima per i defunti, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera per la loro anima la accoglie Iddio”. La moglie, le figlie ed i parenti tutti. Vito Di Napoli Calitri - Cagliari 15.10.1937 † 01.07.2004 A tutti coloro che lo conobbero e l’amarono, perché rimanga vivo il suo ricordo. La famiglia e i numerosi amici. MORTI Maffucci M. Giuseppa Bonavoglia Carmela Maffucci Vittorio Zarrilli M. Giuseppa Lopriore Pasquale Dragone Cosimo Senerchia Nicola Zarrilli Vito Maffucci Michele Cesta Maria Di Milia Michele Miele Caterina Nannariello Migliorina Rainone Concetta Gautieri M. Giuseppa Codella Grazia Scoca Vincenzo Martiniello Canio Cetta Francesco Rauso M. Matrona 17.05.1911 - † 07.07.2004 27.09.1953 - † 08.07.2004 17.11.1940 - † 08.07.2004 15.03.1910 - † 10.07.2004 14.01.1921 - † 29.07.2004 27.09.1926 - † 31.07.2004 15.08.1934 - † 11.08.2004 02.04.1922 - † 13.08.2004 12.09.1907 - † 15.08.2004 01.02.1912 - † 15.08.2004 23.05.1925 - † 22.08.2004 12.10.1914 - † 02.09.2004 24.01.1914 - † 02.09.2004 08.10.1913 - † 04.10.2004 18.01.1913 - † 14.10.2004 01.10.1916 - † 22.10.2004 14.04.1919 - † 23.10.2004 29.08.1922 - † 23.10.2004 17.11.1925 - † 24.10.2004 04.01.1912 - † 26.10.2004 22 Canio Armiento 30.11.1912 † 24.06.2004 Il tuo dolce ricordo vivrà sempre con gioia nei nostri cuori Vitantonio Di Milia 13.04.1927 † 23.06.2004 Perché il suo ricordo viva nei cuori di coloro che lo hanno amato. IL CALITRANO N. 27 n.s. – Settembre-Dicembre 2004 R E Q U I E S C A N T Donato Margotta (Nanat’) Calitri - Todi 24..01.1931 † 17.06.2004 Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi (Salmo 27) Mariantonia Di Napoli 30.09.1916 † 12.04.2004 I figli Giuseppe e Mario Capossela, i nipoti e i parenti tutti la ricordano a quanti la conobbero. Vincenzo Di Napoli Calitri - Bregnano (CO) 05.10.1948 † 20.04.2004 Tenerezza infinita, infinito rimpianto. La moglie Michela, il figlio Canio con Simona, la sorella Laura, la famiglia tutta. Antonio Zarrilli 27.11.1914 † 12.01.2004 L’eterno, il tuo Dio, sarà con te, dovunque andrai. (Giosuè I – 9) Maria Maffucci 20.01.1924 † 07.11.2003 Ad un anno dalla scomparsa, con immutato Affetto la ricordano il marito, i figli, le nuore e i nipoti. Francesco Ricciardi 20.01.1918 † 07.11.2003 Sorella morte ti ha strappato al nostro affetto, ma tu guidaci ancora dal cielo. Michele Margotta 15.04.1942 † 08.06.2002 La moglie Angela, i figli Concetta, Maria e Pasqualino, la mamma Concetta Caputo lo ricordano a quanti lo conobbero e lo stimarono. Angelo Maria Maffucci 30.08.1938 † 26.08.2001 Sarai sempre vivo nei cuori di chi ti ha amato e conosciuto. P A C E Antonio Strollo 07.04.1928 † 03.05.2004 I tuoi cari serbano nel cuore un ricordo sentito e profondo. Francesco Germano 10.01.1936 † 12.03.2004 Nessuno muore sulla terra finchè vive nel cuore di chi resta. Maria Rosa Agostini 25.08.1937 † 16.06.2003 Il marito Mario Gallucci, i figli Antonio e Massimo, le nuore, i nipoti e i parenti tutti ne serbano intatto il caro ricordo. I N Incoronata Acocella 21.01.1927 † 17.09.2003 Pietro Giarla, i figli e i parenti tutti la ricordano con l’amore di sempre. Maria Michela Maglione Aquilonia - Calitri 30.03.1918 † 03.10.2001 Sono trascorsi tre anni dalla tua scomparsa, ma sei sempre presente fra di noi.Tua figlia Maria a quanti ti vollero bene. Gaetano Fierro 01.12.1932 † 22.01.2000 Il Signore ti ha voluto nel suo mondo di giustizia. Illuminaci nel cammino della vita. 23 Vincenzo Gallucci 23.08.1928 † 08.12.1992 Vivrai per sempre nei cuori di quelli che hai lasciato. In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali. La banda musicale Città di Calitri, terza fila da sinistra: Michele Acocella nato da Giovanni e da Anna Maria Miele, Giuseppe Rosania nato a Melfi da Pietro e da Graziella Del Moro,Giuseppe Di Cecca nato ad Avellino da Mauro e da Antonietta De Vito,Vincenzo Gautieri nato a Bisaccia da Michele e da Brigida Frieri, Gaetano Cubelli nato ad Avellino da Vincenzo e da Angela Gautieri, Giovanni Di Salvo nato ad Avellino da Domenico e da Maddalena Zarrilli,Antonio Cianci nato da Vito e da Vincenza Di Milia, Giuseppe Stanco nato da Salvatore e da Concetta Cestone, Mario Angelo Cianci nato da Vincenzo e da Maria Rosa Margotta; seconda fila: Erberto Galgano nato a Napoli da Vito e da Iolanda Cerreta,Antonio Di Milia nato ad Avellino da Giovanni e da Donata Codella,Vittorio Di Guglielmo nato a Bisaccia da Michele e da Maria Zabatta, Beniamino Torchella nato a Foggia da Francesco Raffaele e da Giovanna Zarrilli, Lopriore Salvatore nato a Bisaccia da Canio e da Immacolata Angela Di Roma, Daniele Iannella nato da Benito e da Michelina Sperduto, Michele Codella nato ad Avellino da Luigi e da Maria Gervasi Roberto Germano nato ad Avellino da Michele e da Rosa Di Mattia,Valentino Zarrilli nato a Bisaccia da Giuseppe e da Maria Teresa D’Ascoli,Vincenzo Di Gironimo (2° maestro) nato a Rionero in Vulture da Gerardo e da Antonia Marino; fila intermedia: Fabio Silvestro (3° maestro) nato a Potenza da Antonio e da Marianna Russo, Donato Basile nato a Bisaccia da Vincenzo e da Maria Filomena Codella, Berardino Galgano nato a Napoli da Vito e da Rosaria Famo’, Riccardo Iannella nato a Roma da Claudio Giuseppe e da Luigina Ferri; prima fila: Vincenzo Margotta nato ad Avellino da Angelo e da Giuseppina Merola,Teresa Scibelli nata a Venosa da Aldo e da Irene Faraone, Giuseppina Stanco nata a Bisaccia da Giuseppe e da Franca Galgano, Catia Di Napoli nata a Bisaccia da Giuseppe e da Carmela Vodola, Mara Sanapo nata a Bisaccia da Raffaele e da Elisabetta Fastiggi, Lucia Fasulo nata a Bisaccia da Sergio e da Maria Di Maio, Mariangela Miele nata a Bisaccia da Antonio e da Antonietta Russo,Angela Fasano nata a Venosa da Giuseppe e da Concetta Maffucci, Martina Cianci nata a Bisaccia da Mario Angelo e da Maria Grazia Russoniello, Mariano Di Milia nato ad Avellino da Giovanni e da Donata Codella, Canio Scoca nato ad Avellino da Vito e da Lucia Lungaro, Lucia Cestone nata a Bisaccia da Vito e da Enza Acocella, Lucia Galgano nata ad Avellino da Giuseppe e da Antonietta Zabatta, Rosa Rosania nata a Melfi da Pietro e da Graziella Del Moro, Vincenzo Cestone nato a Bisaccia da Vito Gerardo Eugenio e da Lucia Zabatta, Giovanni Acocella nato ad Avellino da Michele e da Assunta Pantano, Giuseppe Rosa (1° maestro) nato a San Fele da Vito e da Marianna Nigro, Giovanni Rinaldi nato da Giuseppe e da Francesca Polestra, Presidente della Pro-Loco e della banda musicale Città di Calitri.