INDICE Riassunto pag. 1 Premessa pag. 2 Capitolo I: Principi generali ed elementi di storia 1.1 Cos’è il triage e sue origini pag. 5 1.2 Obiettivi e compiti del triage pag. 8 1.3 Chi svolge il triage: aspetti legali e formativi pag.10 1.4 Strumenti e metodi del triage pag.16 Capitolo II: Una realtà italiana: l’Azienda Ospedaliera San Paolo 2.1 Peculiarità della struttura del PS e triage pag.29 2.2 Attori di triage e metodo pag.33 2.3 Modalità organizzativa e di funzionamento pag.38 Capitolo III: Una realtà europea: la Clinique Hospitalière Universitaire SaintPierre di Bruxelles 3.1 Un po’ di storia e legislazione pag.47 3.2 Organizzazione del triage pag.51 3.3 Attori e metodo di triage pag.55 3.4 Il sistema informatico: MEDAR pag.59 I Capitolo IV: Le due realtà a confronto 4.1 Strutture a confronto pag.65 4.2 Motivazioni ed obiettivi differenti pag.68 4.3 Organizzazione, metodi e dati a confronto pag.70 4.4 I sistemi informatici e i documenti cartacei pag.76 4.5 Tabella riassuntiva dei due triage pag.81 Capitolo V: Valutazione del sistema del triage al San Paolo 5.1 Perché e come è stato svolto pag.83 5.2 Risultati ottenuti pag.85 5.3 Uno sguardo al futuro pag.89 Conclusioni pag.93 Allegati pag.96 Bibliografia pag.125 II Riassunto Inizio con l’illustrare i principi generali del triage con alcuni cenni storici e legislativi: quando nasce, perché nasce l’esigenza del triage, come si è sviluppato, chi si occupa del triage e quali leggi lo regolano in Italia. Passo ad analizzare la realtà italiana che ho utilizzato per il confronto, mostrando le caratteristiche del triage dell’Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano. Di seguito fotografo la concezione europea del triage ed in particolare quella belga, dal punto di vista legislativo e organizzativo. Per il Belgio prendo in esame l’esperienza di triage della Clinique Hospitalière Universitaire Saint Pierre, esponendone le caratteristiche strutturali ed organizzative. Passo al confronto tra queste due realtà, evidenziandone, in particolar modo, le diverse finalità e le diverse culture di base che generano inevitabilmente modelli gestionali differenti. Infine valuto i risultati di due anni di triage presso il San Paolo. Vengono evidenziati alcune difficoltà di gestione nonché i pregi e i difetti di tale esperienza. Da questa valutazione critica vengono messi a fuoco i problemi esistenti ma vengono anche proposte soluzioni ed innovazioni per il futuro. 1 Premessa Nell’ultimo decennio si è assistito ad un incremento di richieste di prestazioni nelle strutture ospedaliere di Pronto Soccorso. Si è sentito, pertanto, il bisogno di trovare un sistema per meglio gestire queste richieste, per razionalizzarne la gestione e per ottimizzare il servizio. Anche nella nostra Azienda Ospedaliera, come in altre realtà sia italiane che europee, da più di due anni è stato attivato il triage nel Dipartimento di Emergenza – Urgenza ed Accettazione. Ho scelto questo argomento perché penso possa essere rilevante il ruolo che l’infermiere è chiamato a svolgere in questa attività. Inoltre ho preso spunto dal fatto che prima di cominciare a lavorare sul triage, esso è stato presentato all’Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano proprio da alcuni colleghi belgi. Mi interessava poi cercare le somiglianze e le differenze fra i due modi di fare triage. Due sono gli scopi del mio lavoro: 1. Mettere a confronto una realtà italiana con una europea, in strutture paragonabili per volume di attività ma differenti per metodologia, organizzazione ed obiettivi del triage. Verrà descritto il funzionamento del triage nell’Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano e del triage usato nella Clinique Hospitalière Universitaire Saint Pierre di Bruxelles. 2. Valutare l’accuratezza del triage al San Paolo intesa come corrispondenza tra valutazione infermieristica effettuata all’ingresso del paziente e quella 2 effettuata alla dimissione. Inoltre verificare l’efficacia del triage nell’assegnazione dei codici, nella riduzione dei tempi d’attesa e nella prima valutazione. Il primo capitolo si prefigge di mostrare un completo quadro dell’attuale situazione del triage, le informazioni ottenute derivano da una revisione della letteratura italiana. Molte informazioni sono state ricavate anche da internet. Nel secondo capitolo viene mostrata la realtà del Pronto Soccorso dell’azienda Ospedaliera San Paolo di Milano. Si è voluto illustrare il metodo utilizzato per eseguire il triage e l'organizzazione stessa. Tutte i dati raccolti sono stati ottenuti tramite interviste al personale sanitario e tramite l’osservazione avvenuta durante il periodo di tirocinio. Nel terzo capitolo si passa ad illustrare, effettuando anche un inquadramento legislativo, la situazione europea e in particolar modo quella belga. Molte informazioni sono state raccolte dalla lettura di riviste francesi e belghe e tramite ricerche effettuate in internet. Sempre il terzo capitolo si prefigge poi di illustrare la realtà della Clinique Hospitalière Universitaire Saint Pierre di Bruxelles attraverso l’analisi dei dati e delle informazioni ottenute durante il periodo di stage e attraverso le interviste ad infermieri e medici. Il quarto capitolo pone a confronto le due realtà per la struttura, per le motivazioni che hanno spinto alla scelta del triage, per l’organizzazione, per i metodi e dati. 3 Nel quinto capitolo invece viene valutata l’attività del triage del San Paolo attraverso l’analisi dei dati ottenuti dal sistema informatico. Si pone anche l’obiettivo di mostrare le decisioni prese per il futuro del triage al San Paolo. 4 CAPITOLO I: Principi generali ed elementi di storia 1.1 Cos’è il triage e sue origini Triage deriva dalla parola francese trier che significa smistare, scegliere, operare una selezione. Venne usato per la prima volta durante le guerre napoleoniche dal capochirurgo, il barone Jean Dominique Larrey, che dovendo organizzare il soccorso dei soldati feriti scelse di soccorrere per primi quelli che avevano maggiori possibilità di guarire. In epoca più recente troviamo il triage nella Guerra di Corea e del Vietnam con caratteristiche più evolute e perfezionate sia riguardo al metodo che all’organizzazione. Successivamente ha trovato collocazione anche nel settore civile portando un miglioramento notevole nell’organizzazione dei servizi d’urgenza.1 Oggi con questo termine s’intende quel processo di smistamento che viene effettuato in caso di vittime di incidenti o di una catastrofe ma non solo: infatti il triage rappresenta oggi uno strumento essenziale nei servizi di emergenza. Ma che cos’è oggi il triage? Secondo l’American College of Surgeon Committee on Trauma, il triage può essere definito come “l’arte di decidere le priorità di trattamento e di evacuazione di più feriti dopo una rapida valutazione iniziale”.2 Per il G.F.T. (Gruppo per la formazione al Triage) sono possibili altre due definizioni: “Percorso decisionale dinamico, basato sull’attuazione di un processo metodologico scientifico, capace di stabilire il grado di presunta 5 gravità clinica presente in un soggetto, identificabile mediante l’utilizzo di un sistema di codifica indicante la priorità assistenziale”. Oppure “Il triage è quell’insieme di azioni svolte durante l’accoglienza dei pazienti che accedono al pronto soccorso, che tendono a identificare la gravità clinica presunta e conseguentemente a stabilire la priorità d’intervento”.3 Lo scopo è quello di salvare il maggior numero di persone in relazione ai mezzi a disposizione. La pratica di triage viene usata tutte le volte che si ha una sproporzione tra la richiesta urgente e le risorse a disposizione. Il principio fondamentale del triage consiste nell’identificare il tipo di lesioni, la quantità, la gravità e la necessità di tecniche di assistenza. Il triage attualmente si può trovare sia in ambiente ospedaliero che in ambiente extraopedaliero. In ambiente extraospedaliero bisogna valutare le situazioni. Infatti se si è in presenza di una maxi emergenza, un contesto nel quale il numero di persone da soccorrere è maggiore delle risorse disponibili al momento in termini di personale e mezzi, il principio che si usa è lo stesso usato da Larrey: cioè chi ha maggior possibilità di salvarsi viene soccorso per primo, tenendo sempre presente che si fa il possibile per salvare il maggior numero di vittime. Al contrario se si è di fronte a più infortunati ma ci sono mezzi sufficenti per trattare tutte le persone coinvolte, si seguirà un principio differente per cui il primo ad essere soccorso e trasportato in urgenza in Ospedale sarà il più grave.4 6 In caso di triage extraospedaliero quindi bisogna valutare tutti i feriti per valutare la gravità, prendendo in esame: • Il meccanismo di lesione e la dinamica dell’evento; • I parametri vitali utili; • La valutazione delle lesioni mediante esame obiettivo. In ambito ospedaliero il triage viene svolto nelle unità di Pronto Soccorso dove vengono valutati tutti i pazienti e ad ogni paziente viene assegnato un codice, o numerico o colore, di priorità. Negli ultimi anni si è visto un incremento del numero di pazienti non urgenti che comunque si presentava in Pronto Soccorso. Questo portava, prima dell’uso del triage, a situazioni di squilibrio: infatti accadeva che pazienti più gravi fossero visitati dopo pazienti con patologie meno gravi. Questo viene risolto dall’uso del triage e dall’assegnazione di priorità ma comporta che non venga seguito l’ordine di arrivo ma un ordine di gravità, per cui il problema maggiore è l’intolleranza dei pazienti che aspettano per molte ore il proprio turno. Alcune cause del sovraffollamento del PS(1) di pazienti con patologie non urgenti possono essere: il vissuto del cittadino (in Ospedale ci sono più attrezzature), la crisi della figura del Medico di Medicina Generale, i tempi di attesa eccessivamente lunghi per ottenere prestazioni specialistiche a livello ambulatoriale e l’aumento della popolazione senza la protezione del Sistema Sanitario Nazionale. (1) PS= Pronto Soccorso 7 1.2 Obiettivi e compiti del triage Come abbiamo già visto esistono due tipi di triage: quello ospedaliero e quello exraospedaliero, con diverse funzioni, diversi ambiti e anche diversi obiettivi. Per ciò che riguarda il triage ospedaliero il primo obiettivo è rappresentato dal riconoscimento dei segni e sintomi o dall’identificazione del problema principale per cui il paziente si presenta al PS, in modo da valutare la sua priorità. Altri obiettivi del triage sono: • Assicurare un’immediata assistenza al malato in emergenza; • Indirizzare a visita medica i pazienti secondo un codice di priorità; • Identificare le priorità e l’area più appropriata per il trattamento; • Smistare i pazienti non urgenti; • Ridurre i tempi di attesa; • Ridurre lo stato d’ansia; • Migliorare le prestazioni sanitarie del PS; • Valutare periodicamente le condizioni del paziente in attesa; • Fornire informazioni sanitarie al paziente e alla famiglia; • Mantenere l’efficacia complessiva della struttura di PS.5 Occorre precisare che il triage non riduce effettivamente i tempi di attesa di tutti i pazienti. Infatti privilegiando i pazienti più gravi opera una ridistribuzione che svantaggia i pazienti meno gravi o che avranno conseguenze minori da un tempo di attesa maggiore. 8 Inoltre altri compiti di chi effettua triage sono quello di decidere se il paziente può aspettare seduto o invece deve restare sdraiato, va individuata la sala d’aspetto migliore, se ne esiste più di una, di chiamare lo specialista se non è già presente in PS, e di prestare le prime cure generali se previste dai protocolli. Un aspetto importante della figura del triagista è anche quello di far capire al paziente che è stato preso in carico dalla struttura in modo da diminuirne l’ansia. Invece per quel che concerne il triage extraopedaliero abbiamo due obiettivi generali: • Stabilire le priorità di trattamento. Il compito dell’équipe che giunge sul luogo di un incidente o in caso di altre emergenze, è quello di eseguire un rapido triage, definendo le priorità di intervento e mettendo in atto le manovre opportune. Gli obiettivi sono quindi quelli di classificare i pazienti in base alla compromissione delle funzioni vitali e soccorrere i pazienti in base alla priorità. Per fare ciò si valuta l’ABCD(2) senza mettere in atto manovre di supporto vitale dei pazienti coinvolti, partendo o dai pazienti che appaiono potenzialmente più compromessi o dai pazienti che non mostrano la (2) ABCD è un processo decisionale che serve per valutare le funzioni vitali: per A si intende Airway, cioè il controllo della pervietà delle vie respiratorie, B è Breathing, cioè controllo del respiro (se è presente, assente, superficiale, valido…), C è Circulation , vale a dire il controllo dell’attività di circolo (se è presente il battito o no, se è valido…), D è Disability, cioè la presenza di deficit neurologici o alterazioni stato di coscienza. Questo tipo di valutazione si esegue anche durante la sequenza di BLSD, Basic Life Support and Defibrillation, in cui ad ogni lettera corrisponde un’azione: A controllo della pervietà delle vie aeree, B controllo del respiro ed eventuale supporto della respirazione, C controllo del polso centrale ed eventuale 9 presenza di segni vitali. Fatto ciò si passa alla fase attiva: chi ha una compromissione di A è più grave di chi ha un problema solo di B, C o D. • Stabilire le priorità di trasporto e la destinazione. Dopo aver garantito le funzioni vitali i pazienti vanno trasferiti in Ospedale. Per fare ciò è necessario che ogni paziente in base alle sue caratteristiche e lesioni venga indirizzato ad un dato Ospedale che può completare l’iter diagnostico terapeutico. Inoltre è fondamentale per una buona continuazione delle cure che esista un passaggio di informazioni tra assistenza extraospedaliera e ospedaliera e che esista una strategia concordata e riconosciuta di trattamento dei casi meno gravi, i quali possono essere indirizzati in centri ospedalieri di livello intermedio. 6 1.3 Chi svolge il triage: aspetti legali e formativi Nelle linee guida n.1 del 17/5/1996 in applicazione al D.P.R. 27 marzo 1992 si legge: “all’interno dei DEA(3) deve essere prevista la funzione di accoglienza e triage, come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale funzione è svolta da personale infermieristico adeguatamente formato, che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente sanitario”. supporto della circolazione con massaggio cardiaco esterno, D valutazione del tipo di arresto cardiocircolatorio ed eventuale defibrillazione. (3) Dipartimento emergenza - urgenza e accoglienza 10 Inoltre la Legge Regionale 12 dicembre 1997, n.61 “Norme per la programmazione sanitaria e per il piano sanitario regionale per il triennio 199799” prevede che i servizi di pronto soccorso siano organizzati in modo da: “garantire prioritariamente i bisogni più comuni; aggregare via via opzioni più complesse e specialistiche; considerare attentamente il rapporto costo/efficaciaefficienza per assicurare nelle varie situazioni, le migliori prestazioni possibili e per ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili”. La suddetta Legge Regionale 12 dicembre 1997, n.61, nel punto in cui si parla del sistema di emergenza – urgenza, specifica che: “In tutti i Pronto Soccorso ed i DEA viene realizzata l’organizzazione di un primo filtro infermieristico che seleziona gli accessi agli ambulatori utilizzando come priorità un codice di gravità.” In questa Legge viene proposto come metodo di triage quello classico che divide i livelli di priorità in quattro: • Emergenza indifferibile; • Urgenza indifferibile; • Urgenza differibile; • Urgenza soggettiva - non urgenza. Prevede anche che l’accettazione del paziente deve avvenire all’interno del locale adibito al triage e deve essere svolta da un infermiere (la legge riporta ancora la vecchia dicitura di infermiere professionale) appositamente formato che ha dei precisi compiti: • Accoglienza, identificazione e registrazione del paziente; 11 • Rapida investigazione circa le esigenze del paziente e raccolta di semplici informazioni circa la sintomatologia ed i precedenti anamnestici; • Invio degli accompagnatori del paziente nella zona di attesa, salvo diverse indicazioni del medico; • Valutazione dello stato generale e dei parametri vitali e selezione del paziente in condizioni critiche; • Formulazione scritta del codice di priorità in riferimento alle codifiche applicate alle centrali operative ai sensi del D.M. 15/5/1992 e consegna dello stesso anche al paziente a scopo informativo; • Preparazione del paziente alla visita; • Consegna del paziente identificato dal codice di priorità all’infermiere addetto alla sala visita. Nel caso di malato critico sarà disposto l’immediato inoltro al medico. 7 Appare evidente come la formazione specifica del personale sia un requisito indispensabile per effettuare un corretto triage. Come abbiamo visto per legge chi svolge la funzione di triage è l’infermiere, che deve essere adeguatamente formato. Per cui è attribuita ad un professionista con conoscenze e ruolo specifico che gli consentano di raccogliere informazioni per valutare la priorità dei bisogni e per erogare l’assistenza necessaria. Quando l’infermiere attua il processo decisionale non formula una diagnosi medica, al contrario opera una selezione di pazienti su segni e sintomi con scelta delle priorità di accesso. 12 Le funzioni dell’infermiere di triage sono quindi: Distinguere tra pazienti che non presentano una vera urgenza e quelli critici e stabilire la priorità di accesso; Registrare dati anagrafici e i dati raccolti nella prima valutazione; Attuare le prime misure sanitarie; Sorvegliare e rivalutare il paziente in attesa della visita; Informare e gestire il paziente e i familiari nella sala d’attesa; Tenere contatti con il 118, le forze dell’ordine e altre unità operative; Rispondere ai telefoni. 1 L’infermiere che svolge questa funzione deve avere dei requisiti fondamentali: il diploma (adesso laurea) di infermiere, almeno sei mesi di esperienza in PS, partecipazione a corsi di Basic Life Support anche pediatrico, conoscenza delle procedure e del sistema organizzativo del Servizio, partecipazione a corsi sulle tecniche relazionali, conoscenza delle tecniche di triage. Importante è anche possedere una capacità comunicativa e di “colpo d’occhio”, elasticità mentale, capacità decisionale e gestione dell’ansia propria e del paziente. 3 L’infermiere di triage gode di maggiori libertà ma anche di maggior responsabilità. Per questo motivo è prevista la presenza di protocolli e linee guida per la gestione del triage in modo da tutelare l’infermiere che altrimenti non potrebbe compiere determinate azioni senza una prescrizione medica. Questi protocolli devono essere formulati o approvati dal dirigente medico di PS. 13 In questa posizione l’infermiere di triage è chiamato a compiere scelte decisionali rapide e precise e riveste, in un certo senso, un ruolo di comando. Infatti l’infermiere decide per due gruppi: per l’utenza e per i membri della propria équipe (indica loro chi è più grave). Quindi è indispensabile che, per un buon funzionamento del triage, venga riconosciuta all’infermiere questa “funzione di comando” che gli è stata attribuita. Questo riconoscimento è da intendersi come riconoscimento di un nucleo operativo che organizza e gestisce i flussi e i percorsi; l’unico modo per poter ottenere dei risultati concreti è sostenere una funzione di triage sistematica e capace di gestire al meglio l’utenza. L’operatore che svolge questa funzione non può quindi trovare sempre ostacoli e difficoltà perché non riuscirebbe più a svolgere il suo ruolo. 5 Nei vari riferimenti legislativi si parla di un infermiere adeguatamente formato per la funzione di triage ma in che cosa consiste questa formazione? In realtà non esistono canali istituzionali che preparino a questo ruolo. Ogni Ospedale prevede un corso di formazione o un periodo di formazione rispettando sempre i requisiti minimi. In generale l’addestramento al triage inizia dopo almeno sei mesi di lavoro in PS. È necessario che l’infermiere in formazione svolga un periodo di affiancamento, di almeno 2-3 settimane, a personale già qualificato. L’affiancamento si articolerà in tre fasi: una prima fase osservativa, in cui l’infermiere osserverà attentamente l’attività, una seconda fase in cui si passa alla pratica sotto il controllo di un infermiere qualificato e la terza fase è quella della pratica diretta conclusa con la convalida dell’infermiere tutor. 3 14 Ovviamente non si può considerare finita la formazione a questo punto; infatti è un continuum di acquisizioni, di esperienze, di cultura, di strategie decisionali, di ragionamenti specifici, di riconoscimento di modelli, di intuizione e di schemi mentali condivisi. La conoscenza si basa sulla letteratura scientifica aggiornata, sull’epidemiologia locale validata dall’esperienza e sulle leggi e normative. Nel 1996 dopo un lavoro di un gruppo di medici, infermieri e caposala di varie regioni e della Repubblica di San Marino, fu fondata l’associazione G.F.T. (Gruppo per la formazione al triage), con l’obiettivo di pensare alla formazione e all’addestramento degli infermieri che dovranno occuparsi del triage. Il G.F.T. organizza corsi che si propongono di fornire elementi di conoscenza utili a svolgere la funzione di triage. I corsi durano quattro giorni, sono a tempo pieno e si svolgono nelle sedi che il G.F.T. stabilisce di volta in volta; il numero di partecipanti è limitato ed è prevista una verifica finale. Gli argomenti che vengono affrontati sono: • Principi generali del triage, obiettivi, definizione dei codici di gravità; • Strumenti e sistemi di triage; • Caratteristiche e funzioni dell’infermiere di triage; • Aspetti relazionali e medico legali del triage; • Il triage applicato alle principali patologie ed esercitazioni pratiche; • Implementazione della figura di triage. 3 15 La formazione cerca anche un modo per favorire lo sviluppo del sistema triage, cerca di adeguare la professionalità degli infermieri di PS a nuove esigenze, inoltre deve portare all’individuazione di un metodo di triage: il processo decisionale. 1.4 Strumenti e metodi di triage Sono stati riconosciuti tre tipi di sistemi di triage: 8 • Direttore del traffico o sistema non infermieristico; • “Spot check” triage(4); • Triage globale. Questi tre sistemi differiscono per vari aspetti: nelle categorie di triage, nell’organico, nella documentazione richiesta, nella valutazione e rivalutazione del paziente e nell’inizio del trattamento e delle indagini diagnostiche. Direttore del traffico o sistema non infermieristico: è il sistema più semplice. Il triage è attuato generalmente da un non professionista come un impiegato, un soccorritore o un ausiliario. La valutazione che si ha è minima, generalmente si basa sul livello del dolore in modo da permettere alla persona che svolge questo ruolo di dividere il paziente in due categorie: emergenza o non-urgenza. La documentazione è minima e non è possibile la rivalutazione del paziente. (4) è un sistema di triage basato sul colpo d’occhio, l’infermiere raccoglie informazioni soprattutto guardando il paziente. 16 Ovviamente questo tipo di sistema può essere valido se usato in un piccolo PS con un basso afflusso e se le decisioni vengono prese in base a delle linee guida scritte e ad una valutazione soggettiva. Lo “spot-check “ triage o triage a controllo casuale: è un sistema a rapida occhiata nel quale un infermiere ottiene informazioni sui pazienti rispetto all’intensità del dolore e pochi altri dati soggettivi e oggettivi relativi al problema principale. È un sistema che non fa uso di protocolli o linee guida e non prevede rivalutazione del paziente se non su sua precisa richiesta. Il sistema di triage globale: è il sistema più diffuso e congruo alle esigenze operative. La valutazione del paziente e l’assegnazione di un codice di priorità viene eseguita da un infermiere preparato e con esperienza, questo permette di creare subito un rapporto di fiducia e di comunicazione tra paziente e PS. Per la valutazione si seguono precisi standard, vengono seguiti specifici protocolli per ogni singolo caso, la documentazione è sistematica e continua. Inoltre la rivalutazione del paziente è continua ed è prevista la possibilità di attuare un’educazione sanitaria al paziente. I vantaggi di questo sistema sono molteplici. I più significativi sono: l’attenuazione dello stress tramite l’accoglienza da parte di un infermiere, l’immediata valutazione e documentazione dei problemi della persona, l’effettuazione di alcune tecniche diagnostiche senza ritardi e la possibilità di una comunicazione continua con i familiari e con il paziente in sala d’attesa. Questo metodo permette di raggiungere gli scopi del triage, vale a dire che 17 permette di identificare i pazienti in pericolo di vita, di regolamentarne il flusso e di utilizzare spazi e risorse in modo efficiente. Un altro possibile sistema di triage è un metodo ideale che permette la valutazione di tutti i pazienti da parte di un infermiere dopo 2-3 min. dal loro arrivo in PS. Questo sistema prevede due fasi svolti da due infermieri diversi. Nella prima fase il paziente viene valutato da un infermiere esaminatore che: • Accoglie il paziente; • Valuta velocemente l’ABCD; • Indaga sul problema di salute e sul motivo di accesso; • Decide se il paziente può aspettare la valutazione della seconda fase o se invece necessita di un intervento immediato. La seconda fase del processo è svolta da un infermiere valutatore il quale si occupa dei pazienti non urgenti completando la valutazione, l’anamnesi e assegna il codice di priorità. Questo sistema ha come svantaggio principale il disaccordo che ci può essere fra i due infermieri nell’assegnare un codice e nel dividersi i ruoli. Come vantaggio possiamo dire che permette ai pazienti in gravi condizioni di essere identificati più velocemente. Alla base del triage, soprattutto del triage globale, c’è il processo decisionale che è un sistema volto ad identificare i problemi, a raccogliere ed analizzare le informazioni ottenute. 18 L’infermiere non fa né diagnosi né terapia né dimette o ricovera un paziente ma formula un giudizio di gravità clinica basato sul sintomo principale riferito dal malato, sulla raccolta anamnestica, sulla condizione attuale ed effettua una valutazione obiettiva dei parametri vitali, del colorito cutaneo, della temperatura, della sudorazione e del livello di coscienza. Gli infermieri che effettuano il triage devono seguire dei protocolli, sintetici e chiari, che sono stati concordati tra medici e infermieri del DEA. Come abbiamo detto l’utilizzo di questo metodo è volto a stabilire le priorità, ad organizzare il flusso di pazienti e la scelta più appropriata della specialità a cui indirizzare il paziente. Il processo decisionale di triage si compone delle seguenti fasi: 1 1. “Colpo d’occhio” o valutazione alla porta. È la valutazione immediata all’ingresso in PS, deve essere rapida per poter identificare i casi in cui è richiesto un intervento immediato. Si valutano i parametri vitali, l’ABCD, il dolore, l’ossigenazione, la temperatura, il livello di coscienza e l’aspetto generale. 2. Raccolta dati. Attraverso l’intervista e l’osservazione verranno valutati i segni e sintomi del paziente. In questa fase si utilizza sia la valutazione soggettiva (paziente, parenti, accompagnatori, soccorritori) che quella oggettiva. La valutazione soggettiva si compone di varie fasi: 19 • Sintomo generale ed evento presente. Vale a dire le circostanze in cui si è svolto l’evento, la descrizione del problema, il meccanismo del trauma, ed eventualmente una progressione dei sintomi; • Dolore. Importante è valutare il dolore, tipo, sede, se è provocato o alleviato da qualcosa, se c’è un’irradiazione, l’intensità e da quanto tempo è cominciato; • Sintomi associati. Spesso i pazienti omettono di riferirli perché pensano siano poco importanti, è compito dell’infermiere di triage cercare la presenza di altri segni o sintomi associabili alla condizione attuale; • Anamnesi patologica remota. È molto importante capire quali sono, e se esistono, altre patologie di base, croniche e non, perché ci permette di conoscere meglio il paziente e la sua condizione attuale. La valutazione oggettiva è costituita dall’esame fisico del paziente e dalla documentazione sanitaria dello stesso. Per eseguire il più rapidamente possibile un esame fisico accurato e mirato si possono usare scale mentali(5) per valutare tutti gli elementi utili. Al termine del processo di valutazione viene confermato o smentito il sintomo principale che era stato ipotizzato. Importante per un infermiere di triage è anche lasciarsi guidare dall’intuizione cioè quel sesto senso che ci (5) sono possibili varie possibilità, quella che viene portata come esempio dal G.F.T. riprende in parte l’ABCD con l’aggiunta di EFG. E sta per esposizione, F per febbre e G per parametri vitali, in questo modo è più facile ricordare i dati da raccogliere. 20 dice che un paziente è grave, magari più di quanto sembri o è a rischio di complicanze. Questo intuito è basato sull’esperienza, sull’osservazione di moltissimi casi clinici, sulla conoscenza delle patologie e sul confronto con altre figure professionali. 3. Decisione di triage. È l’attribuzione del codice di gravità, è il culmine di un processo molto complesso basato sulla valutazione delle condizioni del paziente, sulla possibilità di complicanze entro breve e medio termine e sulla disponibilità di risorse. La decisione di triage non è soltanto quella presa al termine della valutazione ma può essere variata dall’infermiere in qualunque momento. Il codice di priorità è un codice di ingresso che è conseguente ad una valutazione in base a segni e sintomi. Come abbiamo detto prima non è una fase rigida, bensì il codice può variare in ogni momento se l’infermiere reputa variata la condizione del paziente. Possono essere identificati quattro codici(6): • Codice rosso, EMERGENZA: una o più funzioni vitali sono gravemente compromesse, con immediato pericolo di vita. L’ingresso deve essere immediato, tutti gli operatori sono al servizio della persona con tutte le risorse e tecnologie a disposizione. La restante attività è ridotta o bloccata; (6) Sono possibili diversi tipi di classificazione dei codici di gravità, i più usati sono i codici colore o i codici numerici. Qui sono stati analizzati i codici colore perché usati soprattutto negli ospedali, mentre i codici numerici sono più usati sul territorio. I codici di criticità numerici distinguono 5 situazioni a cui assegnano un numero. Lo 0 equivale ad un paziente indenne o con una patologia poco rilevante; l’1 rappresenta un paziente con funzioni vitali mantenute, patologia non acuta stabile; il 2 quando si è in 21 • Codice giallo, URGENZA DIFFERIBILE: le funzioni vitali sono stabili ma è presente una possibilità di peggioramento e il paziente si trova in uno stato di sofferenza importante. Le prestazioni devono essere garantite entro 15 minuti; • Codice verde, URGENZA RELATIVA: comprende tutte le situazioni non acute e non critiche. La prestazione viene garantita ma solo dopo che siano stati visti i casi più urgenti; • Codice bianco, NON URGENZA: sono tutte quelle situazioni che dovrebbero essere risolte con una visita del medico di famiglia. È garantita l’assistenza ma i tempi di attesa sono molto lunghi. 4. Rivalutazione. Viene sempre eseguita su tutti i pazienti ma con tempi diversi: ogni 5 minuti per un codice giallo, ogni 30 minuti per un codice verde. Il tempo dedicato ad ogni paziente non deve superare i 5 minuti. È consigliabile, visto il grande carico emotivo di chi svolge il triage, che l’attività non venga svolta per più di 4-5 ore al giorno. Per quel che riguarda il triage extraospedaliero esistono anche qui diversi metodi ma il più usato ed efficace sul campo è il metodo START(7). 9 presenza di un paziente con funzioni vitali mantenute ma potenziali compromissioni; 3 è un paziente con funzioni o danni funzionali rilevanti, da ospedalizzare entro due ore, 4 equivale a un deceduto. (7) Simple Triage And Rapid Treatment. Questo metodo di triage prevede l’uso di un codice colore differente da quello precedentemente esposto. Infatti comprende una scala di 5 colori. Il colore rosso corrisponde ad un paziente critico ma con possibilità di sopravvivere se semplici manovre, cioè che non richiedano apparecchiature particolari o con eccessivo impegno di tempo, vengono attuate in pochi minuti. 22 È un sistema sviluppato dai Vigili del fuoco di Newport Beach, California, USA, in collaborazione con il sistema di soccorso sanitario. In questo metodo il soccorritore si pone una serie di domande e in contemporanea mette in atto le manovre essenziali.4 Viene così a crearsi un algoritmo che indirizza il soccorritore. I passaggi sono quattro: 1. Il paziente può camminare? Se la risposta è sì il paziente riceve il codice VERDE e il soccorritore passa ad un altro ferito. Se la risposta è no si passa alla fase successiva. 2. Qual è la frequenza respiratoria? Se la frequenza respiratoria è assente si compiono le manovre per la disostruzione delle vie aeree, se ciò non basta e il paziente non riprende la respirazione viene considerato insalvabile e gli si assegna il codice BLU e il soccorritore passa ad un altro ferito. Se il paziente riprende a respirare diventa un codice ROSSO e il soccorritore avanza. Se la frequenza respiratoria è presente si valuta il tipo di respiro e il numero di atti respiratori, se la frequenza respiratoria è maggiore dei 30 atti al minuto il paziente viene Il colore blu indica un paziente in condizioni catastrofiche, con scarse probabilità di sopravvivenza e che necessitano di trattamento lungo e complicato entro pochi minuti. Il colore giallo indica un paziente in condizioni urgenti che necessita di manovre semplici entro poche ore. Il colore verde sta ad indicare una situazione minore di non criticità che è in grado di sopravvivere anche se il trattamento sarà rimandato. Colore nero la persona è deceduta, questo lo usa di solito il personale medico. 23 classificato come codice ROSSO, se è inferiore o uguale si passa alla fase successiva. 3. È presente il polso radiale? Se il polso radiale è presente vuol dire che la persona ha almeno la pressione sistolica di 80 mmHg. Se non esiste la possibilità di valutare i polsi radiali per lesioni agli arti superiori il paziente viene codificato come codice ROSSO. Se il polso radiale è assente viene considerato codice ROSSO, viene posto in posizione anti-shock rispettando l’allineamento rachide cervicale e si passa ad un altro ferito. Se il polso è presente si passa alla fase successiva. 4. Il paziente risponde ad ordini semplici? Se il paziente non risponde a semplici ordini, come apri la bocca, chiudi gli occhi, ecc., viene codificato come codice ROSSO. Se risponde a semplici comandi il paziente viene considerato codice GIALLO. Il punto di forza dello START è la sua semplicità e facilità di applicazione. Uno dei grandi problemi del triage è la sovrastima e la sottostima; essi possono essere superati dall’esperienza e dalla cultura specifica e dalla revisione e discussione periodica dei casi e dei protocolli operativi. 5 Altri possibili errori in cui può incorrere un infermiere al triage sono errori di valutazione dovuti a diversi fattori possibili. In base alle cause possiamo dividerli in errori dovuti a fattori dipendenti dall’operatore e fattori non dipendenti dall’operatore. 24 I fattori dipendenti dall’operatore sono soprattutto la formazione del personale infermieristico. È necessario ed indispensabile per un buon funzionamento del triage che gli infermieri vengano ben addestrati, seguano i protocolli e che esista una periodica verifica sul campo per permettere il confronto e la discussione. Dipendenti dall’operatore sono anche le cause ambientali o di disagio psicologico. Un infermiere non deve trovarsi in una situazione di stress psicologico. Ciò lo porterebbe a delle valutazioni errate, così come l’essere troppo sicuri di sé, valutando i casi per comparazione con altri o per abitudine. Tra i fattori non dipendenti dall’operatore vanno considerati quelli legati alla struttura e al rapporto con l’utenza. In genere questi errori non sono dipendenti dalla volontà dell’operatore. Infatti se l’infermiere triagista si troverà costretto a svolgere dei compiti che non sono suoi oppure non ha mezzi a disposizione in quel momento per svolgere un’accurata indagine potrebbe incorrere più facilmente in errore. Così pure un atteggiamento arrogante, minaccioso o troppo plateale da parte dell’utenza può indurre l’infermiere in errore. L’efficacia ed i risultati del triage sono correlati alla situazione strutturale, al flusso dei pazienti, alla presenza di supporti tecnologici e alla disponibilità delle risorse umane che devono essere proporzionate al carico di lavoro. Essenziale per lo svolgimento del triage sono: la scheda di triage, i protocolli e gli algoritmi. 1 25 La scheda è un indispensabile strumento di completamento e di sostegno dell’attività svolta durante il triage. È un documento con valenza medico legale nel quale si riporta tutto il processo decisionale svolto dall’infermiere con al termine l’assegnazione del codice di priorità. L’obbligatorietà giuridica della compilazione della scheda deriva dagli obblighi che ogni professionista sanitario ha di documentare ogni sua azione durante l’operato. La scheda ha come obiettivi quelli di elencare le prestazioni sanitarie erogate e di indicare la scelta decisionale compiuta, cioè l’assegnazione del codice di priorità. Non esiste una scheda tipo valida per tutti i PS ma ogni singola unità dovrebbe creare una propria scheda che si adatti al tipo e al numero di pazienti che si presenta in quel PS, al tempo di attesa e ai requisiti minimi stabiliti per legge. Le componenti essenziali della scheda sono: • Dati anagrafici e numero progressivo. Servono tutti i dati essenziali per identificare il paziente e il numero progressivo è obbligatorio per legge e per ritrovare la scheda in un futuro; • Ora di inizio e ora di fine della presa in carico del triage. E’ l’intervallo di tempo che intercorre tra l’arrivo del paziente in PS e la visita da parte del medico; • Sintomo principale; • Valutazione soggettiva ed oggettiva; • Modalità di accesso; • Parametri vitali; 26 • Farmaci assunti e terapia nota. Sia farmaci di uso abituale che usati occasionalmente ed eventuali allergie; • Codice di priorità; • Test diagnostici effettuati e risultati ottenuti ed eventuali interventi eseguiti nell’area di triage; • Rivalutazione e cambiamenti nelle condizioni; • Firma dell’operatore. Le informazioni scritte sulla scheda devono essere chiare e ben leggibili e devono rispettare i criteri di veridicità e completezza. Altri strumenti di lavoro essenziali sono i protocolli e gli algoritmi. Per legge è stabilito che la funzione di triage venga svolta da un infermiere appositamente formato e che operi secondo l’uso di protocolli. Il protocollo può essere definito come un insieme di norme e procedure che riguardano una determinata azione, in questo caso una procedura sanitaria. Il protocollo determina come un’azione deve essere svolta, non consiglia un metodo. Un protocollo deve essere: • Aggiornato sulla base della letteratura scientifica; • Applicabile in pratica; • Di chiara interpretazione; • Di facile consultazione; • Riproducibile per tutti i pazienti; • Condiviso dagli operatori sanitari. 27 Gli algoritmi sono invece strumenti di rappresentazione grafica che elencano in sequenza le attività svolte all’interno di un processo. Gli strumenti usati nel triage si basano su segni o sintomi in modo di ridurre i tempi e di assegnare velocemente il codice di priorità. 28 CAPITOLO II: Una realtà italiana: l’Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano 2.1: Peculiarità della struttura del PS e triage L’A.O. San Paolo è un unico complesso architettonico composto da quattro blocchi uniti tra di loro (fig. 1). Il DEA si trova al pian terreno del blocco B, con un’entrata separata rispetto al resto dell’Ospedale in modo che sia più facilmente raggiungibile da persone, ambulanze o macchine. Figura 1 All’ingresso del PS (fig. 2) si trova il locale di triage con a fianco due porte scorrevoli. Quella a destra viene usata solo per fare entrare le emergenze portate con l’ambulanza o con l’auto medica questa porta rimane sempre chiusa ed è apribile solo dall’interno. A sinistra si trova l’altra porta scorrevole che gli infermieri aprono all’occorrenza per far entrare i pazienti. Queste porte 29 sono entrambe oscurate. Il locale è quadrato e su tutti e quattro i lati ci sono delle vetrate munite di veneziane per salvaguardare la privacy. A destra della porta usata per le emergenze si trova la sala d’aspetto per i parenti e le persone in condizioni non gravi. Questa sala è munita di una videocamera in modo che all’interno del locale di triage si possa osservare cosa succede in sala. A sinistra della porta scorrevole di ingresso c’è il locale adibito alle guardie giurate (questo perché nell’organizzazione ospedaliera è prevista la presenza di almeno una guardia giurata, 24 ore su 24, all’interno per PS). Entrando dalla porta scorrevole si può avere accesso al luogo di triage dove i pazienti vengono registrati e valutati. Inoltre si ha accesso ad un’altra ampia sala che è la sala d’attesa vera e propria dove attendono la maggior parte dei pazienti, sia seduti, su sedie o su carrozzine, sia in barella. Avendo l’A.O. San Paolo anche un Pronto Soccorso pediatrico è presente una sala d’aspetto dedica ai bambini fino ai sedici anni. Questa saletta è collegata con un’altra porta ad un corridoio su cui si affacciano le sale di pediatria e di ortopedia. Dalla sala d’aspetto si passa alla zona di PS vera e propria dove sono presenti le varie sale da visita: due di medicina di cui una deputata per l’emergenza, due di chirurgia di cui una deputata all’urgenza di tipo chirurgico, una sala di psichiatria, la sala di ortopedia e infine di pediatria. 30 Chir emerg Chirurgia Guardiola triage principale arrivo ambulanze/entrata locale guardie giurate Medicina Med emerg sala d'attesa interna Bagni sala d'attesa esterna attesa pediatr. Psichiatria Pediatria Ortopedia Zona indagini diagnostiche Magazzin o Spogliatoi o Uff. Capo Sala Bagni Zona indagini diagnostic he Zona indagini diagnostic he Zona indagini diagnostiche DEA DEA DEA DEA Figura 2 Le sale di medicina, chirurgia e psichiatria sono su un corridoio sul quale si affaccia una saletta che fa da guardiola per infermieri e dove lavorano le segretarie durante il giorno. Le altre due sale sono su un altro corridoio che è collegato perpendicolarmente con quello principale che porta alla zona di radiologia ed indagini diagnostiche e finisce con una porta che apre al DEA vero e proprio. 31 Sia nella postazione di triage, sia nelle sale da visita sono presenti dei computer che sono collegati tra loro in rete tramite uno speciale programma (FirstAid(8)). A questo programma possono accedere solo infermieri e medici dotati di un codice personale e una password; medici ed infermieri hanno accesso a tutti i file ma potranno scrivere solo negli spazi di loro competenza. L’infermiere potrà compilare la scheda di triage e la scheda infermieristica, segnare i parametri vitali. Il medico compilerà il diario, programmerà un eventuale ricovero, richiederà esami, ecc. All’interno di ogni sala da visita e all’interno del locale di triage è presente anche un interfono usato per le comunicazioni tra le varie sale, tra le sale visita e il triage e tra le sale visita e le sale d’aspetto. In questo modo vengono chiamate le persone in lista d’attesa. All’interno del locale di triage si trovano due postazioni. Lo spazio interno può essere diviso idealmente da una tenda scorrevole che può separare in due parti uguali il locale, in modo da garantire la privacy. Sui due tavoli sono disposti due computer collegati al sistema FirstAid e collegati in rete con tutto il PS. Da queste postazioni gli infermieri accedono ogni volta al sistema, tramite la loro password, per occuparsi dell’accettazione dei pazienti. Inoltre all’interno del locale è presente un piccolo monitor mobile collegato ad un manicotto per provare la pressione e un saturimetro. (8) FirstAid è un programma computerizzato informatico che permette all’équipe di poter condividere informazioni sul paziente, inserire nuovi pazienti, scrivere l’anamnesi, consultare esito degli esami, ecc. 32 In aggiunta a tutto questo sono presenti: un carrello contenente tutto il necessario per eseguire un eventuale primo intervento e completare la raccolta dei parametri clinici (glicemia, temperatura, stick urine…), due telefoni, uno collegato alla linea dell’ospedale e uno deputato al servizio d’emergenza del 118, uno schermo collegato alla telecamera presente in sala d’attesa esterna e i pulsanti d’apertura delle porte. Ci sono 6 infermieri che turnano, 4 in PS e 2 in triage, più 2 infermieri in DEA. In PS sono presenti 24 ore su 24, oltre agli infermieri, 2 medici di medicina interna, 1 chirurgo, 1 ortopedico, 1 psichiatra e 1 pediatra. 2.2 Attori di triage e metodo Il Triage nell’A.O. San Paolo è attivo 24 su 24 e sono sempre presenti sul posto due infermieri che sono stati specificatamente addestrati per questo compito. Gli infermieri che attualmente possono svolgere la funzione di triage sono 37 su 46. Gli infermieri che svolgono il triage non sono sempre gli stessi e si cerca di alternarli all’interno del turno. Visto il numero di persone che possono svolgere il triage e considerati i turni che vengono utilizzati nell’A.O. San Paolo(9), si cerca sempre di avere a disposizione almeno 4 infermieri per turno che possano effettuare il triage. Di solito chi si occupa del triage al turno del mattino deve (9) I turni del San Paolo si svolgono nella seguente maniera: pomeriggio, che va dalle 13 alle 21.30, il giorno dopo si fa mattino, dalle 7 alle 13.30, e notte nello stesso giorno, dalle 21 alle 7.30. Si ha poi un giorno di smonto e due di riposo. 33 svolgere tale attività anche durante il turno notturno. Questo comporta un numero di ore elevato, sconsigliato dal GFT, ma legato al tipo di turnazione. Gli infermieri prima di poter seguire il corso di formazione svolto dal gruppo G.F.T. devono aver lavorato per almeno 6 mesi in PS. Dopo questo periodo possono iniziare a seguire i corsi di formazione e successivamente potranno iniziare a svolgere la funzione di triage affiancati per un breve periodo ad un infermiere più esperto. Gli infermieri devono seguire, oltre che le conoscenze acquisite e l’esperienza, le indicazioni dei protocolli(10) che sono in uso al San Paolo. Tali protocolli sono stati predisposti dal personale del PS in base alle linee guida elaborate dal G.T.F. e secondo quanto codificato dalla Conferenza Stato - Regioni, validati infine dal Responsabile del servizio. I due infermieri che si occupano del triage possono decidere come dividersi il lavoro. Di solito entrambi si occupano della registrazione dei pazienti, di rivalutarli e controllarli. Per cui ciascun infermiere si assume la propria responsabilità per le decisioni prese e comunica con l’altro infermiere, per confrontarsi e capire se si è scelta la strada migliore e per informare l’altro infermiere del tipo di pazienti che ha accolto. L’importante è che entrambi gli infermieri abbiano un completo quadro della situazione in modo che, qualora ci fosse una situazione di emergenza, si sappia come intervenire. Per questo è (10) Vengono allegati alcuni esempi di protocollo in uso al San Paolo. Vedere allegato n°1. 34 assolutamente necessario che i due infermieri di triage riescano a comunicare tra loro e che condividano lo stesso metodo. Gli infermieri all’arrivo del paziente iniziano sin da subito a raccogliere tutti i dati che possono essere utili partendo dall’osservazione. Il processo di triage si sviluppa tramite un’intervista con domande aperte, in modo da non influenzare il paziente, procede poi con la raccolta dei parametri vitali. Si inizia dai dati anagrafici, a meno che non ci si accorga che il paziente non è in condizioni di poter aspettare, e in seguito si inseriscono nel computer i parametri vitali, dopodiché si fa una raccolta dati in cui si possono inserire sia dati soggettivi, ciò che il paziente segnala, sia dati oggettivi, ciò che l’infermiere osserva, e infine si assegna un codice di priorità. Visto che il documento verrà salvato negli archivi e sarà allegato alla cartella clinica è da considerarsi un documento legale per cui sarebbe improprio scrivere una diagnosi medica. Al triage giungono persone molto diverse tra loro, con concezioni diverse e con ideali diversi. Per questo è assolutamente doveroso evitare di fare commenti personali oppure farsi guidare da un’antipatia o una simpatia nel valutare una persona per evitare errori legati a pregiudizi. È indispensabile essere il più obiettivi possibili. Dopo aver assegnato il codice si indirizza il paziente alla sala d’attesa più idonea per lui, inoltre in base al tipo di paziente si deciderà se potrà aspettare seduto, sulla sedia o sulla carrozzina, oppure steso sulla barella. 35 Infatti all’interno della sala d’aspetto interna sono presenti sulla sinistra una serie di file di sedie e a destra sono sempre disponibili delle barelle, che vengono usate anche dal personale o dai volontari dell’ambulanza quando il paziente che portano non è urgente e deve attendere in sala. Nella sala interna sul lato destro sono presenti anche dei bocchettoni per l’ossigeno per un eventuale ossigenoterapia. Questo perché dopo che i pazienti sono stati visitati ritornano in sala d’attesa, per continuare la terapia o per attendere l’esito degli esami o per aspettare la lettera di dimissione da parte del medico. Ovviamente i pazienti che tornano in sala d’aspetto sono stabili altrimenti verrebbero tenuti vicino alla sala oppure portati direttamente in DEA o in altro reparto. Ciò che l’infermiere di triage può fare sono anche: medicazioni di vario genere, quelle necessarie a limitare il danno in attesa della visita, valutazione delle urine, valutazione della glicemia e tutte le altre azioni che sono di competenza infermieristica e che in quel momento sono necessarie per tamponare la situazione in attesa della visita medica. Inoltre compito degli infermieri di triage è quello di controllare i pazienti presenti in sala sia prima che dopo la visita del medico. Importante è non dimenticare il ruolo educativo che deve essere svolto dagli infermieri durante l’accoglienza del paziente e dei famigliari. Molto spesso il personale del PS viene chiamato ad occuparsi di casi per nulla urgenti, persone che dovrebbero rivolgersi al proprio medico curante. Per cui è 36 importante che l’infermiere spieghi, sia al paziente che ai famigliari, che il Pronto Soccorso è il luogo a cui ci si deve rivolgere solo in caso di vera urgenza. Purtroppo questo messaggio non è sempre facile da trasmettere, un po’ per mancanza di tempo e un po’ perché le persone si considerano sempre molto più gravi di quello che sono in realtà. Un altro compito degli infermieri di triage è ricevere le chiamate da parte della centrale operativa del servizio d’emergenza. Infatti quando viene chiamato il 118 la centrale operativa si attiva e decide se inviare un mezzo di soccorso standard o avanzato, cioè se inviare l’ambulanza, sulla quale non lavora personale sanitario, o inviare l’auto medica, sulla quale si trovano un medico ed un infermiere. Dopo di che la centrale in base agli accordi che ha preso con l’unità di soccorso e se la persona è in condizioni gravi, avviserà il triage dell’ospedale più vicino o comunque al quale verrà inviato il paziente. In questo modo è il triage che penserà ad avvisare i colleghi e a predisporre tutto in modo da far incontrare meno ostacoli possibili al personale o volontari dell’ambulanza. Nel Triage del San Paolo sono presenti due telefoni. Uno collegato alla linea dell’Ospedale e uno con un numero a parte usato per le comunicazioni da parte della Centrale operativa del 118, in modo che un infermiere, anche se sta accogliendo un paziente, si renda conto subito che è una comunicazione urgente. Subito dopo la comunicazione, che ovviamente è molto schematica (sesso, età, patologie gravi concomitanti, se note, e patologia o sintomi in atto), il triage avvisa la sala d’emergenza in modo che il personale sia pronto per 37 ricevere la persona. Una volta arrivata l’ambulanza con l’aiuto delle guardie giurate si tiene aperta la porta d’emergenza e si controlla che nella sala d’aspetto interna nessuno intralci il passaggio. È molto importante la comunicazione tra infermieri di triage ed infermieri di sala e medici, in modo che il lavoro si possa svolgere serenamente e senza ostacoli. Ovviamente una prerogativa di chi lavora in PS è quella di mantenere la calma e trasmettere sicurezza. Questo è un compito dell’infermiere di triage che avviserà, senza allarmare, i pazienti presenti in sala d’attesa dell’arrivo di una situazione di grave urgenza. Questo è un modo molto semplice per evitare che gli altri pazienti intralcino il passaggio o si spaventino per la situazione. 2.3 Modalità organizzativa e di funzionamento Il San Paolo, per la sua posizione geografica, è un ospedale ove confluiscono una grande quantità di persone, si colloca infatti al secondo posto tra gli ospedali milanesi come livello di attività. Questo ha portato il personale e la dirigenza a scegliere la strada del triage. I corsi di formazione con il gruppo G.F.T. sono iniziati nel gennaio 2002 e si sono conclusi nel febbraio 2003. Fin dal periodo di formazione si pensò di adottare un sistema di triage globale: era infatti necessario garantire il buon funzionamento di un’area relativamente piccola con percorsi non definiti e misti. 38 Solo nell’anno 2004 il San Paolo ha totalizzato un totale di 67725 accessi, di cui la maggior parte, il 58,6% sono stati valutati come codici verde 60(11). In questa struttura, a causa dell’elevato afflusso di persone e quindi dell’attesa troppo lunga si è pensato di differenziare il codice verde; vale a dire di creare due tipi di codice verde: il verde 30 e il verde 60. Questo con il significato di dividere la categoria dei codici verdi in persone che posso essere rivalutate dopo 30 o dopo 60 minuti, per differenziarne l’urgenza. Il sistema di valutazione dell’emergenza per il resto è uguale al sistema di codici colori già descritto(12). Con questa divisione alcuni infermieri si sono trovati in difficoltà nell’assegnare i codici perché, la maggior parte delle volte, quelli che erano prima considerati codici bianchi hanno iniziato ad essere valutati come verdi 60. Questo ha creato un problema a livello educativo. La conversione da codice bianco a verde 60 esonera dal pagamento del ticket e permette di ottenere una visita specialistica in giornata. Questo sistema ha portato ad aumentare il numero degli ingressi perché la gente preferisce, ovviamente, usufruire di un servizio gratuito e più veloce, e ha amplificato un uso improprio del PS. (11) Il codice VERDE 60 è una prerogativa del PS dell’A.O. San Paolo. Infatti questa dicitura non si ritrova in nessun’altra scala. Il codice VERDE 60 dovrebbe rappresentare quelle persone che non hanno compromesso nessuna funzione vitale nell’immediato e che per questo possono attendere l’intervento del personale anche a lungo. Devono però essere rivalutati ogni 60 minuti. (12) Ci si riferisce al codice colore che viene usato negli ospedali. Vale a dire: codice ROSSO equivale ad emergenza, codice GIALLO urgenza, il paziente può aspettare qualche minuto, codice VERDE urgenza differibile e codice BIANCO non urgenza. 39 Il Triage cominciò nell’agosto 2003 in contemporanea all’avvio del sistema informatico gestionale FirstAid, un sistema scelto per la sua capacità di gestire in modo ottimale le liste d’attesa. Il FirstAid è un sistema pratico e abbastanza semplice, allo stesso tempo però riesce a contenere tutte le informazioni relative a tutti i pazienti visitati per almeno due anni. Come già accennato, quando viene selezionato il programma, compare una finestra che ti chiede il login, cioè il codice identificativo, e la password (fig.3). Figura 3 Dopo aver inserito il codice e la password, strettamente personali ed identificativi, si ottiene la schermata vuota con solo le icone, tramite le quali si può accedere a varie opzioni. 40 Si analizzano di seguito tutte le icone: • Liste: tasto tramite il quale compare la lista dei pazienti in attesa o già aperti. Come indica la freccia (fig.4) in base all’opzione selezionata si ha la possibilità di visualizzare i pazienti “in attesa”, “aperti”, “completo”, i pazienti in “osservazione temporanea” (DEA) o quelli “chiusi nelle 24 ore”. Inoltre è possibile visualizzare le code per ogni sala ed è possibile anche avere una lista in base alla sala di destinazione e alla patologia; Figura 4 41 • Pazienti: tasto tramite il quale si può inserire un nuovo paziente, inoltre se il paziente è già noto è possibile tramite il tasto “Ricerca/Ins” visualizzare già le informazioni registrate, altrimenti si provvede a inserirle nell’anagrafe (fig.5); Figura 5 42 • Anagrafe: tasto attraverso il quale è possibile inserire tutti i dati relativi alla persona inserendo nome, cognome, data di nascita, residenza, codice fiscale, numero di tessera sanitaria, un recapito telefonico, possibilmente non il proprio, in modo da poter rintracciare un parente o un amico per un eventuale emergenza o ricovero, e comune di nascita (fig6); Figura 6 • Triage: icona che prevede spazi in cui si inseriscono le valutazioni e i dati raccolti durante la fase di triage. Importante è raccogliere tutte le informazioni utili, anche il tipo d’ambulanza, se è venuto in ambulanza, oppure la dinamica dell’evento, se è stato un incidente o è legato ad una patologia. Come si vede alcune informazioni si selezionano da un elenco tramite finestre a tendina, mentre le osservazioni e la raccolta dati viene 43 inserita nell’apposito spazio delle annotazioni. Inoltre tramite il pulsante “P.Vitali” è possibile aprire una scheda dove si possono inserire tutti i parametri vitali rilevati, anche più volte potendo così valutarne l’andamento (fig.7); Figura 7 • Anamnesi/E.O.: tasto da cui si accede ad uno spazio dedicato al medico per scrivere l’anamnesi patologica remota e prossima del paziente e per inserire i dati relativi all’esame obbiettivo; • Attività: tasto tramite il quale si può far richiesta per i vari esami, consulenze, dove vengono inserite le prestazioni. Oltre a fare le richieste questa parte del programma serve per visualizzare esami già eseguiti; 44 • Terapie: icona che permette l’accesso ad uno spazio in cui s’inseriscono tutte le terapie eseguite, in corso o sospese; • Diario: icona tramite la quale i medici accedono allo spazio in cui scrivono la loro cartella clinica; • Epicrisi: tasto tramite cui si evidenzia l’iter diagnostico del paziente senza poter leggere l’esito degli esami e visite eseguiti; • Esito: icona che permette l’accesso allo spazio in cui compare la diagnosi finale e la destinazione del paziente;(13) • Scheda infermieristica: tasto che permette di accedere ad una nuova parte del programma, che consiste in uno spazio adibito alla raccolta dati dell’infermiere e alle sue valutazioni. Scheda non ancora in uso (fig. 8). Figura 8 45 Come si è visto il sistema FirstAid offre molte possibilità e garantisce una corretta gestione delle liste d’attesa. È molto utile perché permette di poter risalire alla persona che lo ha utilizzato e permette di visualizzare, anche in maniera schematica, ciò che è stato fatto per il paziente. (13) Vedere allegato 2 per le schermate di competenza medica. 46 CAPITOLO III: Una realtà europea: la Clinique Hospitalière Universitaire Saint-Pierre di Bruxelles 3.1 Un po’ di storia e legislazione L’accoglienza nel pronto soccorso ha assunto un ruolo importante solo nelle recenti riforme ospedaliere europee. Il termine di infermiere d’accoglienza e di orientamento nel PS (per i francesi Infirmière d’accueil et d’orientation aux urgences (IAO)(14)) compare per la prima volta nei paesi anglosassoni nel 1965. 10 La prima volta, invece, che si fa riferimento a questa figura infermieristica nell’ambiente ospedaliero francofone, è datata alla fine degli anni ‘80, citata in seguito su una pubblicazione dell’Ordre des Infirmières et Infirmiers du Québec (OIIQ)(15) nel 1991. In questa pubblicazione si pone l’accento sul fatto che questo ruolo spetta agli infermieri e che il processo di triage dovrebbe essere integrato da misure diagnostiche e terapeutiche, seguendo delle procedure stabilite da algoritmi prestabiliti. Inoltre si sottolinea il fatto che il triage debba essere interdisciplinare, in modo che l’IAO possa ricorrere al consulto medico se necessario. Ci sono voluti cinque anni prima che l’ordine dei medici del Québec e l’OIIQ si mettessero d’accordo sulla funzione, sulle griglie di valutazione e sulla mission dell’infermiere d’accoglienza e orientamento. 11 (14) (15) Questa terminologia verrà utilizzata anche negli ospedali belgi. Ordine delle infermiere e infermieri del Québec. 47 In Francia il ruolo si è instaurato progressivamente a partire dalla seconda metà degli anni ‘80 ed è stato determinato dal punto di legislativo da una circolare del 1991. La circolare del 4 maggio 1991 definisce la mission del servizio d’urgenza: “Le service d’urgences a pour rôle de répondre 24 heures sur 24 aux demandes de santé des personnes qui se présentent à l’hôpital sans y avoir un rendez-vous, que leur état soit réelment urgent d’un point de vue médical ou qu’il soit ressenti comme tel”(16). Questa larga definizione implica il fatto che le cure non si limitano ai solo gesti tecnici ma comprende anche l’accoglienza dei pazienti e degli accompagnatori, fattore determinante della qualità della presa in carico del paziente. In Svizzera la funzione, basata sul modello canadese, è applicata verso la fine degli anni ‘80 ed è stata creata anch’essa in risposta ad un aumento dell’afflusso nei PS. 12 Il Belgio non ha nessuna legislazione in rapporto a questa funzione o figura. Se alcuni centri l’hanno sviluppata si tratta di un’iniziativa volontaria, necessaria per rispondere ad un aumento della richiesta di cure nei PS. Quindi, questa funzione e soprattutto il personale per svolgerla, deve essere difesi dal personale sanitario che ha voluto a tutti i costi creare questa figura, contro l’indifferenza dei gestori delle istituzioni di cura e dei legislatori. (16) Il servizio d’urgenza ha il ruolo di rispondere 24 ore su 24 alle domande di salute di tutte le persone che si presentano all’ospedale senza un appuntamento, sia che il loro stato di salute sia realmente urgente da un punto di vista medico sia che venga percepito come tale. 48 L’uso di questa figura implica anche un cambiamento strutturale nella maggior parte delle strutture ospedaliere. È necessario infatti un locale situato vicino alla zona d’accoglienza amministrativa, dove l’IAO possa svolgere la sua valutazione in un luogo protetto e riservato. Inoltre, deve essere collocato in un punto in cui l’IAO possa controllare sia gli arrivi in PS sia la sala d’attesa, poiché i pazienti sono sotto la sua responsabilità. Come per noi l’IAO ha il ruolo di gestire il flusso di persone che si rivolgono al PS, con lo scopo di migliorare la presa in carico del paziente. L’accoglienza deve prendere in considerazione la dimensione fisica, psichica, culturale e sociale della persona. La valutazione iniziale non ha lo scopo di formulare una diagnosi ma di permettere di determinare la natura della domanda di cure, il grado d’urgenza delle cure richieste e l’orientamento del paziente verso l’area più appropriata alla sua condizione clinica. Per il fatto che questo ruolo debba essere garantito 24 ore su 24 l’IAO, tramite anche l’uso di un cerca persona, deve essere informato di tutte le persone che sono in attesa, deve gestire le domande di posto da parte delle SMUR (Service mobile d’urgence et de réanimation)(17), da parte dei medici di famiglia e da parte dei medici interni all’Ospedale. 13 (17) Servizio mobile d’urgenza e rianimazione. Sono delle ambulanze sulle quali si trovano anche un medico ed un infermiere, sono un po’ come le auto mediche di Milano. Anch’esse vengono gestite da ogni singolo Ospedale e sono previsti per ogni turno un medico ed un infermiere per la SMUR. L’ambulanza normale invece prende il nome di SAMU servizio d’aiuto medico urgente. 49 In Belgio, dunque, non essendoci nessuna legge che impone la “creazione” di un infermiere deputato all’accoglienza, ogni Ospedale decide cosa fare. Ed è così che si arriva alla condizione per cui in una grande città come Bruxelles che conta almeno 12 grandi centri ospedalieri, di questi solo due hanno già attivo un triage, oltretutto con diverse caratteristiche. Altri, invece, stanno cercando di attivarlo e sono in fase di sperimentazione ma non è ancora presente la figura attiva dell’IAO. Così ogni Ospedale segue il proprio bisogno adotta la legislazione francese e si ispira un po’ al modello francese e un po’ a quello canadese. Ne deriva un triage unico e particolare. Chi si è occupato della creazione della figura dell’IAO in Belgio ha dovuto quindi far riferimento alle norme legislative francesi. Tra queste le più importanti sono: • Decreto n°95-648 del 9 maggio 1995 che cita così: “Le service d’accueil et de traitement des urgences doit être organisé dans les centres hospitaliers et dans les établissements de santé privés, en unité individualisée placée sous la responsabilité d’un médecin”. In seguito: “L’équipe paramédicale du service, dirigée par un cadre infirmier, doit être suffisante pour que, vingtquatre heures sur vingtquatre, tous les jours de l’année, un infirmier diplômés d’Etat soient effectivement présents pour l’accueil des patients”. E ancora “Le service doit disposer de locaux distribués en trois zones: - une zone d’accueil - une zone d’examen et de soins 50 • une zone de surveillance de très courte durée”(18). 14 Le ordinanze del 24 aprile 1996 contenenti riforme sull’ospedalizzazione pubblica e privata. D’accoglienza si parla nel titolo primo con le condizioni d’accoglienza e le regole del funzionamento. • Il decreto n°97-615 del 30 maggio 1997, relativo a ll’accoglienza e al trattamento delle emergenze. • Il decreto n°97-616 del 30 maggio 1997, relativo a lle condizioni tecniche del funzionamento del servizio d’accoglienza dei PS. 13 3.2 Il triage al Saint Pierre Come per molti altri centri ospedalieri belgi, la CHU Saint Pierre è stato costretto a confrontarsi con un aumento crescente degli ingressi in PS in questi ultimi dieci anni. Si è passato, infatti, da 32.233 accessi nel 1991 a 50.552 nel 2001. Questo aumento spropositato ha creato situazioni d’intasamento causando una diminuzione della qualità delle cure offerte. Questa situazione portò la maggior parte dell’équipe ad una sindrome di burn out(19). La frustrazione legata ad un sentimento di non qualità portò alla dimissione (18) “Il servizio d’accoglienza e di trattamento delle urgenze deve essere organizzato nei centri ospedalieri e negli stabilimenti privati di salute, in unità individualizzate collocate sotto la responsabilità di un medico coordinatore.” “L’équipe paramedicale del servizio, diretta da un capo- infermiere, deve essere sufficiente in modo che, ventiquattro ore su ventiquattro, tutti i giorni dell’anno, un infermiere con diploma di Stato siano effettivamente presenti per l’accoglienza dei pazienti”. “Il servizio deve disporre di locali distribuiti in tre zone: - una zona d’accoglienza, - una zona di esami e di cure, - una zona di sorveglianza breve.” (19) La sindrome di Burn out è quella che manifesta il disagio degli operatori sanitari ed è caratterizzata da irritabilità, nervosismo, stanchezza, senso di logoramento, difficoltà relazionali, insonnia ed inappetenza, 51 della metà dello staff infermieristico in meno di due anni. Per questo la direzione sanitaria ha scelto degli infermieri per formare un gruppo di lavoro. La conclusione di questo fu la creazione di un triage con cambiamenti strutturali, d’equipaggiamento e di risorse umane. 15 Il Saint Pierre è un ospedale come diremmo noi a padiglioni (fig.9). Sono presenti quattro entrate ognuna posta su un lato diverso. Tutti i padiglioni sono collegati fra loro con dei corridoi sotterranei e tutti si riuniscono nella struttura centrale che costituisce l’ingresso principale. Per accedere al PS si utilizza la quarta entrata (D) facilmente raggiungibile da ambulanze un po’ meno comoda per i pedoni.(20) Figura 9 a volte abuso di farmaci e alcool, ridotta produttività lavorativa, deterioramento della relazione con il paziente. Può colpire sia i medici che gli infermieri e le cause sono diverse. Una delle più comuni è un aumento del carico di lavoro o un’eccessiva pressione lavorativa. (20) La freccia nera indica l’entrata per accedere al PS e la freccia bianca indica il padiglione dove è situato il PS e l’entrata per i pedoni. 52 L’entrata per i pedoni e l’entrata per le ambulanze sono separate, questo perché le ambulanze non passano per il triage ma entrano direttamente in PS. Seguendo il percorso di una persona che arriva in PS a piedi ci si trova, subito dopo la porta d’ingresso, in una stanza con un gabbiotto chiuso con vetrate, dietro alle quali si trovano delle segretarie (fig.10). Sono due o tre e si occupano di inserire i dati anamnestici, assicurazione, mutua e altri documenti e si limitano a scrivere il motivo principale per cui il paziente si è presentato in PS (es. mal di testa). Plan du service Vers pediatrie Accueil SEC T EU R C H IR UR G ICAL Secteur PSY Bureau TRI Vestiaire RX Zone du TR I Zone de Soins Bureau central Sale d'attente Exam en Exam en TR I 1 TR I 2 R EA SEC TEU R M ED IC AL Specialites G yneco O phtalm o Stom ato SAS Am bulances Figura 10 Queste segretarie hanno seguito un corso di un mese, durante il quale è stato loro spiegato quali sono i segni e sintomi principali di una situazione urgente, inoltre quando sono in dubbio per qualsiasi situazione possono chiamare 53 l’infermiere del triage che interviene. Il locale d’accueil, dove si trovano le segretarie, e l’ufficio di triage sono collegati. A destra di questa stanza si trova la sala d’attesa dove la persona aspetta generalmente al massimo per 5/10 minuti a meno che le segretarie non abbiano informato prima l’infermiere per casi sospetti. La sala d’attesa comunica con la zona di triage tramite una porta sempre chiusa che deve essere aperta dall’infermiere, per cui nessuno può entrare nella zona di triage, e quindi in PS, senza permesso. Superata la porta ci si trova di fronte un corridoio, sul lato sinistro si trova l’ufficio di triage dove si posizionano medico ed infermiere. Sul lato destro si trovano invece due stanze in cui vengono esaminati i pazienti; in queste stanze c’è tutto il materiale per poter prendere i parametri, per poter eseguire delle medicazioni e prendere i primi provvedimenti. Nell’ufficio di triage, invece, al quale hanno accesso solo medici ed infermieri, si trova anche una piccola farmacia con i farmaci più comuni e che servono più di frequente, inoltre sono presenti due computer e il telefono. Percorrendo il corridoio si ha sulla sinistra un altro corridoio che porta verso la zona di pediatria che ha un altro ingresso. Mentre sulla destra si ha l’entrata delle ambulanze. Seguendo il corridoio si arriva al PS vero e proprio. I vari settori sono disposti in maniera circolare intorno al locale centrale che fa da ufficio per infermieri e medici e dove si trovano i computer. I settori sono: rianimazione, medico, chirurgico e psichiatrico, inoltre c’è un settore per le 54 specialità di ginecologia, oftalmologia e stomatologia. Un altro settore è quello per gli esami diagnostici e un locale adibito a spogliatoio. Fuori da ogni sala sono presenti delle sedie in modo che le persone possano aspettare il loro turno. Ogni settore ha a disposizione più di un posto letto e questo grazie all’utilizzo di tende che dividono idealmente la stanza in quattro. I settori di Medicina e Chirurgia presentano due sale separate, ciascuna può ospitare 3 pazienti. Ogni barella ha una postazione completa con tutto il materiale necessario, in modo da poter gestire due urgenze quasi in contemporanea. 3.3 Attori e metodo di triage Il triage all’Ospedale Saint Pierre entrò in funzione l’ottobre 2002. Si tratta in questo caso di un triage eseguito in binomio tra un infermiere specializzato in cure intensive e aiuto medico urgente e un medico generico specializzato nelle emergenze. Entrambe le figure lavorano in stretto contatto e collaborazione per quanto riguarda la presa in carico, la valutazione, l’assegnazione di un codice di priorità e infine l’orientamento. Il triage è attivo dalle 9.00 alle 21.00 da lunedì a venerdì. I pazienti come già detto vengono registrati dalle segretarie che compilano un foglio bianco(21) che in seguito consegnano all’infermiere e inseriscono i dati sul (21) Vedere alleato n° 3 55 computer. I dati del computer possono essere letti direttamente da un’altra postazione, essendo collegati dal sistema in rete. Il materiale cartaceo è composto dal foglio bianco e dalle etichette relative al paziente: su di esse è marcato il numero del paziente assegnato in ordine crescente (ad es. 524435, la prima cifra sta ad indicare l’anno in questo caso il 2005, il resto del numero indica quanti pazienti sono stati visitati fino a quel momento). Oltre al numero sono presenti la data, l’ora d’arrivo, nome e cognome, data di nascita, sesso e residenza. Il foglio bianco, sul quale viene apposta un’etichetta, è composto da un elenco di prestazioni che servono per quantizzare le risorse utilizzate per il paziente anche ai fini della fatturazione. Dopo che il foglio viene consegnato all’infermiere di triage il paziente passa direttamente sotto la sua responsabilità: è l’infermiere che si occupa di lui. L’infermiere cerca di stabilire in base al sintomo chi debba essere visitato prima. Mentre chiama un paziente l’infermiere è tenuto ad osservare gli altri per farsi un’idea delle persone presenti in sala. Chiamato il paziente, l’infermiere lo fa accomodare in una delle due salette a disposizione per il triage, rileva i parametri e comincia l’anamnesi e mentre fa ciò compila un foglio verde. In questa iniziale rilevazione l’infermiere dovrà assegnare un codice di priorità(22) (22) La scala dei codici di priorità usata al Saint Pierre è ispirata al modello canadese e comprende cinque livelli che sono suddivisi in base alla sintomatologia. Vanno da 1 a 5; il livello 1 o Rianimazione è il livello in cui il paziente è in pericolo di vita immediato e necessità di tecniche rianimatorie. Il livello 2 o molto urgente comprende tutti i casi in cui il paziente è in pericolo di vita e che necessità di tecniche impegnative può aspettare al massimo 15 minuti. Il livello 3 o urgente sono tutti quei casi in cui un paziente necessità delle cure impegnative e può aspettare al massimo 30 minuti. Il livello 4 o meno 56 al paziente. 16 Fatto ciò il paziente attenderà l’arrivo del medico che completerà la visita e deciderà cosa fare. Le possibilità sono: che il paziente acceda al PS, che gli vengano somministrati dei farmaci o che gli vengano prescritti e torni al domicilio, che sia indirizzato dal medico curante oppure che gli venga fissato un appuntamento ambulatoriale. Dopo che l’infermiere ha preso in consegna il paziente dovrà anche inserire nel computer i nuovi dati, il codice di priorità e la destinazione del paziente. Sarà poi il medico a dimettere una persona o a fissare un eventuale appuntamento. Le ambulanze, come accennato, accedono direttamente alla zona di PS senza passare per il triage. Questo vale sia per le ambulanze gestite da volontari o da vigili del fuoco o per le SMUR (le ambulanze con a bordo il medico e l’infermiere). I pazienti in questo caso vengono presi in carico direttamente dall’infermiere di sala che assegna loro un codice e decide a quale settore indirizzarli. Per la comunicazione delle informazioni tra il locale di triage e il locale medici - infermieri si possono usare i computer ma si usa di regola passare una consegna orale quando si accompagna il paziente nella sala d’aspetto interna. Nel locale centrale i fogli, riguardanti il paziente, vengono posizionati nelle caselle corrispondenti al box o alla sala d’attesa relativa al box ove il paziente è situato. urgente sono i casi in cui non si necessità un intervento urgente e si può aspettare anche 1 ora. Il livello 5 o non urgente comprende tutti i casi che non dovrebbero rivolgersi in PS perché non sono urgenti. 57 Al Saint-Pierre durante il turno sono presenti 7 infermieri, tranne di notte quando sono in 6, con la seguente suddivisione: due per il settore della rianimazione, due per il settore di medicina, due per il settore di chirurgia e uno per il triage. Tra questi uno, scelto dalla caposala, ha il turno di SMUR, per cui quando viene chiamata la SMUR dell’Ospedale deve intervenire immediatamente insieme al medico di turno. Inoltre tutti gli infermieri del Saint-Pierre sono Infirmier(e) gradué(e) specialisé(e) en soins intensifs et aide medicale urgente(23). In questo modo tutti gli infermieri presenti in PS possono dopo 1 anno che lavorano in PS occuparsi del triage, senza corsi aggiuntivi, e fare un turno in SMUR. La specializzazione dura un anno e con questo titolo l’infermiere può andare a lavorare in un PS, in rianimazione adulta o pediatrica, in chirurgia cardiaca, nei centri dei grandi ustionati e nei reparti di trapianto. Inoltre se destinati a lavorare in un PS, seguono un corso aggiuntivo di 6 mesi che va ripetuto ogni 6 anni, per la gestione del triage. I medici presenti in PS dalle h7 alle h19.30 sono: 3 medici internisti, 2 chirurghi, 1 psichiatra, 1 medico di SMUR e 1 medico di triage. Inoltre è possibile chiamare 1 ginecologo e 2 psicologi. Quando il triage non è attivo, di notte e nei week end, le segretarie inseriscono i dati dei pazienti e gli infermieri decideranno in base al sintomo che presentano (23) Infermiere/a diplomato/a specializzato/a in cure intensive e aiuto medico urgente. 58 dove indirizzarli e se sono urgenti o no. Non esistono protocolli di triage vista la presenza di un medico direttamente sul campo. 3.4 Il sistema informatico: MEDAR Tutte le procedure sono informatizzate eccetto la parte infermieristica che è ancora gestita tramite materiale cartaceo, composto dal foglio verde di triage e da un altro foglio, anch’esso verde con quattro facciate(24), usato dagli infermieri di sala per tutte le registrazioni e le segnalazioni. Il programma si chiama MEDAR, un sistema che permette di ottenere informazioni su un singolo paziente o su tutta la situazione del PS. Tramite questo programma è possibile aggiungere nuovi pazienti alla lista, avere informazioni sui pazienti rispetto a ricoveri precedenti anche a distanza di anni, scrivere un nuovo dossier medico, prendere appuntamenti, calcolare i costi di ogni paziente per la fattura, controllare il numero di ricoveri possibili nell’Ospedale. Per accedere a questo programma è necessario un codice identificativo ed una password personali; ogni singolo infermiere e medico ne possiede una ed è possibile risalire all’utilizzatore. Appena si seleziona il programma compare la schermata con la richiesta del codice identificativo e della password, una volta inserite la schermata si presenta come nella figura 11. Si ha la prima riga che (24) Vedere allegati n° 4 e 5. 59 identifica il paziente con numero, nome, cognome, data di nascita, si ha la possibilità di cancellare (effacer), cercare un paziente (patient), possibilità di accedere alla pagina per la fatturazione (Qpoli), di stampa veloce (Q) e di accedere al Medfile. Tramite le icone disposte in verticale invece si accede tramite “Tout” a tutte le informazioni del Saint Pierre e a tutti i suoi collegamenti con i numeri delle emergenze, con le SMUR, con i medici di famiglia della zona o con altri centri specializzati. N°Patient Q Nom Prenom 00/00/0000 effacer Journal patient Qpoli Medfile Journal Date Unite Tout È selezionato il Journal, tramite le due icone si può attraverso la prima accedere ad una maschera per le richieste (d’ammissione, di ricovero, d’esame), l’altra icona serve per accedere a schede mediche. La tabella accanto visualizza tutte le entrate che ha fatto il paziente e le mani accanto significano che viene condiviso da più persone. Contexte actuale Mon Unité Synthese Plannification Liste de travail Resultats Autres Sintesi Pianificazione Liste di lavoro Risultati Altro Admission actuelle Contact actif Figura 11 60 Ti permette di prenotare visite o anticipare ad un collega, medico di famiglia oppure ospedaliero, la scheda di un paziente che gli sarà inviato o sapere se il servizio d’emergenza ti sta inviando un paziente o se devi prenotare un’ambulanza per un trasporto e così via. Si può accedere tramite “Contexte Actuale” alle informazioni relative alla situazione del Saint Pierre, ai numeri posto letto rimasti liberi, in quali reparti. Invece tramite l’icona “Mon Unité” si ha idea di quello che sta succedendo in PS, quanti pazienti ci sono, dove sono ecc. Con la quinta icona “Admission actuelle” si accede alla pagina per i ricoveri e con l’ultima icona “Contact Actif” si possono invece trovare tutti i pazienti che sono “aperti” in quel preciso momento ed accedere a tutte le informazioni registrate in quel giorno o anche precedentemente, scrivere o inserire altri dati. Se selezioniamo l’icona “Mon Unité” compare la schermata della figura 12. Tranne nei casi in cui non si debbano prenotare visite o non si debba scrivere dei dati, questa è la schermata che rimane sempre attiva sia nella zona di triage sia nel locale centrale perché mostra sempre la situazione complessiva del PS in tempo reale. Presenta 30 caselle con differenti colori in base ai diversi settori: - Bianco indica caselle vuote; - Blu sono le caselle occupate di medicina; - Azzurro sono le sale d’attesa; 61 - Arancio indica i box di triage, sale di chirurgia, sala Civieres (per ubriachi) e il Box M (box di scorta, di solito viene usato per i defunti in attesa di trasferimento verso la camera mortuaria); File - Grigio è la zona per le indagini diagnostiche; - Verde indica le sale di psichiatria; Setting Windows Nom Prenom refresh exit undo numero motif d'admission REA1 h00.00 REA2 info REA3 patient medar medfile Qpoli Qplanner REA4 Salle d'attent APL1 Sono i due locali di triage. Nom Prenom sex numero motif BOX1 BOX2 BOX3 BOX4 BOX5 APL2 GYNECO AttGYN OPHTALMO AttOPH-STO AttMED En Cours SUT1 SUT2 PLATRE AttCHIR RADIO CIVIERS PSY2 PSY3 PSY4 PSY5 AttPSY BOXM Figura 12 - Viola indica la sala di ginecologia; - Rosso per l’oftalmologia e stomatologia. 62 Exit Invece per quanto riguarda le icone della prima riga partendo da sinistra: - “Refresh”: serve per aggiornare tutti gli spostamenti avvenuti all’interno della schermata; - “Undo”: visualizza la lista di tutti i pazienti che sono stati cancellati e si possono, eventualmente, recuperare; - “Casella identificativa”: in cui si inserisce cognome, nome, numero e motivo d’ammissione; - “Info”: per visualizzare le informazioni già presenti sul paziente o per aggiungerle; - “Patient X”: per aggiungere un nuovo paziente; - “Medar”: per visualizzare i dossier medici; - “Medfile”: per visualizzare tutti i dossier precedenti su quella persona, i risultati degli esami attuali e precedenti, i precedenti ricoveri; - “Qpoli”: serve per la fatturazione finale; - “Qplanner”: serve per prenotare visite, fissare degli appuntamenti, ecc. exit REA1 h00.00 Nom Prenom sex numero motif Figura 13 63 Prendendo invece in considerazione una sola casella (fig.13), si deve analizzare il suo interno: infatti ogni casella presenta quattro quadrati in alto a sinistra ognuno con una funzione ben specifica. Il primo a sinistra serve per uscire da quel paziente, per deselezionarlo, il secondo serve per cercare il colore della casella utilizzata in quel momento. Il giallo sta ad indicare che c’è un paziente infetto. Il terzo quadratino invece serve per segnalare un paziente affetto da HBV, HCV o HIV se si seleziona il quadrato diventa giallo. Il quarto, infine, segnala la presenza di un operatore nel box; la presenza deve essere segnalata da ogni operatore che entra nel box tramite un pulsante presente vicino alla porta d’ingresso. In alto a destra c’è il nome del Box o le indicazioni della sala. Per le sale d’attesa il resto dello spazio è dedicato all’elenco dei nomi delle persone che attendono, mentre all’interno dei box compaiono al massimo tre o quattro nomi, se si seleziona un nome compare anche il numero e il motivo d’ammissione e da quanto tempo è arrivato in PS. Per spostare un paziente da una casella ad un’altra basta selezionare il paziente con il tasto sinistro del mouse e selezionare la casella di destinazione e cliccare sull’icona Refresh per ottenere lo spostamento.(25) 64 CAPITOLO IV: Le due realtà a confronto 4.1 Strutture a confronto Ho scelto per il confronto la Clinique Hospitalière Universitaire Saint Pierre perché la più simile come numero di posti letto e numero d’accessi di Pronto Soccorso alla realtà dell’Azienda Ospedaliera San Paolo di Milano. Il Saint Pierre ha una superficie totale di 70340 m², con 610 posti letto e con circa 50000 accessi annuali al servizio di PS. 17 Il San Paolo ha 635 posti letto e circa 68000 accessi in PS annuali. 18 Di contro questi ospedali sono diversi tra loro dal punto di vista strutturale: difatti il San Paolo è un’unica costruzione divisa in più blocchi, con uno sviluppo verticale, invece il Saint Pierre è un Ospedale a padiglioni, caratterizzato da uno sviluppo orizzontale. Andando sempre più nello specifico sono parecchie le differenze tra Saint Pierre e San Paolo, a cominciare dalla struttura del Pronto Soccorso. Il PS del San Paolo prevede un’accoglienza diretta dei pazienti da parte degli infermieri e la presenza di una sala d’attesa interna permette un controllo diretto sui pazienti che a loro volta possono vedere gli infermieri di triage ricavandone un senso di sicurezza. (25) Vedere allegato n°6 per schede del sistema Medar. 65 Non si può dire lo stesso della sala d’attesa esterna. Infatti, nonostante la presenza di una telecamera, la sala risulta essere poco controllabile e, infatti, viene adibita solo ai parenti e ai codici bianchi e verde 60. Per il Saint Pierre la prima accoglienza viene svolta da personale non sanitario e, inoltre, la sala d’attesa non è sotto il diretto controllo del medico e dell’infermiere di triage. Di fatto l’infermiere e il medico di triage si devono affidare al buon senso e all’esperienza delle segretarie, per evitare di lasciare troppo a lungo in attesa in una sala esterna al PS un paziente che potrebbe essere stato sottovalutato. Le scelte strutturali del PS d’altronde sono legate alla struttura principale dell’ospedale e alla storia. In Belgio è sempre stata prevista la figura della segretaria all’accettazione, senza prevedere in origine una stanza deputata al personale sanitario, mentre al San Paolo è sempre stata prevista una sala d’aspetto in cui i pazienti fossero ricevuti da un infermiere, che senza fare triage, distribuiva dei bigliettini colorati, in base alla sala visita, con un numero progressivo. Questa differenza è legata al fatto che le figure di segretarie sono state introdotte molto tempo fa in Belgio, anche all’interno delle Unità Operative, per evitare di attribuire all’infermiere funzioni improprie. Sempre dal punto di vista strutturale del PS troviamo altre differenze. La struttura del PS del Saint Pierre, come abbiamo visto in precedenza, è circolare, per lo meno escludendo la parte del triage, e questo permette un controllo maggiore su tutte le sale da parte di medici ed infermieri essendo 66 posto il locale di guardiola in zona centrale. Non si può dire lo stesso del PS del San Paolo, anche se sembra avere minore importanza dato che i medici ed infermieri di sala si occupano di una sala sola per cui la maggioranza del tempo sono presenti in sala. Anche le sala d’attesa presentano delle differenze enormi. Infatti la sala d’attesa interna del San Paolo è adibita sia alle persone che attendono di essere visitate, a piedi, in carrozzina o in barella, sia alle persone che hanno già avuto una prima valutazione e che sono in attesa degli esiti degli esami, di una rivalutazione ecc. In questo modo è l’infermiere di triage e non quello di sala a doversi occupare di controllare tutti i pazienti presenti in sala d’attesa. Per il Saint Pierre, invece, le zone adibite all’attesa fuori da ogni box sono sotto controllo degli infermieri di sala. In queste zone possono attendere solo pazienti in grado di attendere seduti non essendoci spazio per le barelle che vengono tenute all’interno del box. Questo sistema può avere vantaggi e svantaggi. Da una parte c’è il vantaggio di una visione più diretta: chi osserva conosce il paziente, sa cosa è stato fatto e cosa no e soprattutto può intervenire tempestivamente in caso d’aggravamento. Inoltre non ha il compito di occuparsi di almeno altre 30 persone che sono presenti in sala. Lo svantaggio è che in caso di sovraffollamento del PS si rischia di far attendere troppo a lungo altri pazienti fino a quando si liberano i posti all’interno dei box. 67 Anche la gestione delle ambulanze è differente. Al San Paolo usano la stessa entrata delle persone che arrivano a piedi, a parte le emergenze, e vengono triagite, mentre al Saint Pierre l’entrata è diversa e preferenziale rendendo più semplice la gestione della sala d’attesa. La situazione strutturale influenza anche la privacy che sicuramente viene rispettata in maggior misura nell’Ospedale belga rispetto a quello italiano, dove nel locale di triage possono essere accolte contemporaneamente due persone. Si vengono così a creare talora situazioni imbarazzanti tali da indurre il paziente ad omettere dei particolari importanti anche se imbarazzanti. Mentre al Saint Pierre sono presenti due box ben divisi dove il paziente viene interrogato e visitato singolarmente. Questa differenza è legata alla presenza contemporanea dell’infermiere e del medico di triage che deve visitare i pazienti prima di decidere cosa fare e inoltre può capitare che debbano essere effettuate delle manovre che richiedono spazi chiusi ed intimi. Al San Paolo non se ne sente il bisogno perché il triage è gestito dagli infermieri che non visitano il paziente, ma si limitano a valutarlo. 4.2 Motivazioni e obiettivi differenti Motivazioni diverse sono state alla base della scelta di due diversi tipi di triage. In Belgio non esistono leggi o norme che regolino il triage, per cui il sistema è stato implementato per un’esigenza del personale sanitario di PS. 68 Obiettivo del Saint Pierre era quello di ridurre il numero di accessi e per questo hanno optato per un triage combinato infermiere / medico che permette di effettuare il “triage out”. Effettivamente, come vedremo, in base ai loro dati si è verificata una diminuzione del numero totale degli effettivi accessi in PS. La situazione italiana è differente. In Italia è presente una normativa che regola il triage anche se, inizialmente, ha dovuto scontrarsi con i dubbi e le resistenze del personale infermieristico. In base alla normativa scopi del triage sono quelli di regolare il flusso dei pazienti in base alla loro gravità e di ridurre i tempi d’attesa troppo dilatati. Al San Paolo si è deciso di adottare, per raggiungere tali finalità, il sistema di “triage globale”.(26) Dalle due diverse motivazioni e dai due diversi sistemi di triage è derivata la scelta del tipo di personale che si occupa del triage. Da una parte troviamo un medico ed un infermiere e dall’altra due infermieri. Questo comporta delle notevoli differenze sia sul piano economico che su quello pratico. Il triage del Saint Pierre è attivo solo dalle 9 alle 21 dei giorni feriali per motivi di costo; infatti avere un medico in servizio di notte costa molto di più che avere due infermieri. Inoltre nel triage adottato dall’Ospedale belga si trova un infermiere molto competente ma poco autonomo: è più un esecutore che riceve i pazienti e compila un foglio con i parametri ed esegue le medicazioni o (26) Il triage globale è il sistema più diffuso. La valutazione del paziente e l’assegnazione di un codice di priorità viene eseguita da un infermiere preparato e con esperienza. Per la valutazione si seguono precisi standard, vengono seguiti specifici protocolli per ogni singolo caso, la documentazione è sistematica e continua. Inoltre la rivalutazione del paziente è continua ed è prevista la possibilità di attuare un’educazione sanitaria al paziente. 69 somministra una terapia su prescrizione. L’infermiere mentre viene molto limitato nella zona di triage, è molto autonomo nelle sale visita. Questo certo ha un vantaggio dal punto di vista legale: l’infermiere di triage è esposto a meno rischi professionali perché riduce il suo potere decisionale. Dall’altra parte abbiamo un triage funzionante 24 ore su 24 gestito da due infermieri. Questi infermieri si devono assumere molte responsabilità perché non hanno a disposizione un medico che valuti la situazione. Al massimo potrebbero chiamare tramite l’interfono il medico di sala per chiedere un parere, ma non è come avere una consultazione diretta. Questo espone gli infermieri di triage ad avere più rischi legali, creando un po’ di malcontento tra di essi. Per garantire più sicurezza sono stati, appunto, predisposti dei protocolli che è bene seguire attentamente. 4.3 Organizzazione, metodi e dati a confronto Gli infermieri che lavorano nei PS del Belgio sono prevalentemente infermieri con laurea specialistica nel settore dell’emergenza. La formazione al triage, inoltre, è completamente diversa. Da loro è inserita nel piano di studi dell’anno di specializzazione, integrata poi con un corso che viene tenuto dall’Ospedale. In Italia invece si affida la formazione a corsi esterni all’A.O., organizzati dal gruppo GFT . Il sistema di triage out invece prevede che il paziente possa essere riorientato verso un’altra struttura o al domicilio, cosa che non è permessa dal triage globale, questo perché il triage out è eseguito da un medico, 70 Anche le due scale di valutazione dei codici sono molto diverse. Il Belgio usa la scala canadese(27) che basa il trattamento e il tempo d’attesa massimo su delle diagnosi. Questa scala può essere usata poco dagli infermieri, anche perché non li giustificherebbe, in quanto essi non possono in alcun caso fare diagnosi medica. Uno dei problemi principali di questa scala è il fatto che sembrerebbe non tenere conto dei parametri vitali, non valuta il paziente per segni e sintomi ma attraverso una diagnosi. Ovviamente prima di arrivare ad una diagnosi si devono effettuare tutti i passaggi: la raccolta dati, i parametri vitali, i segni e sintomi. Anche se l’infermiere assegna un codice, di solito è il medico che conferma o cambia il codice prima di inviare il paziente in PS. Al San Paolo invece si adotta un sistema di valutazione del triage tramite codice colore. Il sistema, che ho già descritto nel primo capitolo, si basa sulla valutazione dei parametri vitali e dei segni e sintomi, sui quali poi sono costruiti dei protocolli che guidano il processo decisionale. I due sistemi di valutazione non sono poi così differenti, anche se all’interno di un triage svolto da infermieri, non sembrerebbe avere molto senso usare una scala composta da diagnosi mediche. In entrambe le strutture, chi svolge il ruolo di triage ha anche il compito d’educatore sanitario. Questo ruolo viene interpretato più facilmente e meglio mentre il triage globale da infermieri. Vedere allegato n° 7 per la scala di valutazione di priorità adottata all’interno del PS del Saint Pierre. (27) 71 dal medico, per cui il Saint Pierre si trova notevolmente avvantaggiato rispetto a noi per quanto riguarda l’educazione sanitaria e la diminuzione del carico di lavoro del PS. Un infermiere può solo suggerire al paziente di evitare il PS per motivi non veramente urgenti, per i quali dovrebbe rivolgersi al suo medico di famiglia, ma non può assolutamente negargli la visita. Passo ora all’analisi e al confronto dei dati di un anno di attività di PS nei due Ospedali. L’anno che ho preso in considerazione è il 2004. Nell’anno 2004 al Saint Pierre su un totale di 48130 accessi, 33670 pazienti si sono presentati tra le 9 e le 21 e di questi solo 11045 sono state triagiati (fig.14). Percentuale di pazienti triagiati sul totale ingressi PS 30% 23% 9h/21h triage 9h/21h no triage Notte/Weekend 47% Figura 14 72 Gli altri 22625 si sono presentati con una richiesta del medico di famiglia per una prestazione di PS o per una visita specialistica (ginecologica, oftalmologica, stomatologica o pediatrica) situazioni che comportano un libero accesso al PS senza triage. 15 Questa è una peculiarità dell’organizzazione del PS del Saint Pierre, che prevede la possibilità di eseguire visite specialistiche senza passare dal triage se si presenta una richiesta del proprio medico curante. Per i medici di famiglia esiste inoltre la possibilità di prenotare presso il PS visite specialistiche per i propri pazienti direttamente per via telematica. Inoltre al Saint Pierre non è previsto il triage per le ambulanze e per le SMUR. Questa scelta è stata presa a priori senza una vera motivazione. L’effetto è stato di ottenere una notevole diminuzione del carico di lavoro del triage. Ne consegue che il numero dei pazienti che viene sottoposto a triage è il 23% (11045) sul totale degli accessi. Inoltre l’efficacia del loro triage si evince dalla percentuale effettiva di pazienti che vengono inviati al PS. 4210 cioè il 38% passano effettivamente in PS, i restanti 6835, ben il 62%, vengono rinviati a domicilio o inviati al medico curante o comunque orientati all’esterno del PS. (fig.15) 73 Percentule invii in PS sul totale di 11045 pz triagiati 38% PS OUT 62% Figura 15 Questo ovviamente è possibile grazie alla presenza del medico nel triage e al fatto che la maggior parte delle persone che si rivolgono al PS senza la richiesta del medico di famiglia per la stragrande maggioranza dei casi non presentano nessuna urgenza. Degli 11045 pazienti triagiati, a 5178 è stato dato il codice di non urgenza U5 e a 2927 il codice meno urgente U4 (fig.16). Percentuali di codici su i pazienti triagiati 6% 20% 47% U5 U4 U3 U2 27% Figura 16 74 Analizzando i dati dell’Ospedale San Paolo, nell’anno 2004 sono stati triagiati 67725 pazienti(28) compresi quelli pediatrici. Tra questi ben 9478 pazienti all’anno, circa 26 unità al giorno, sono stati triagiati ma non valutati, di solito per rinuncia dovuta alla lunga attesa alla visita. Tra quelli triagiati e valutati in PS, 58247, il codice che è stato maggiormente assegnato è il codice verde 60. Come si può ben vedere tale codice è stato assegnato a 39692 pazienti pari al 68% e il codice verde 30 a 13093 pari al 22%, mentre il codice bianco è stato assegnato solo a 1533 pazienti pari al 3%. Questi dati dimostrano come la maggior parte delle persone che si presentano al San Paolo, quasi i due terzi, siano pazienti che non richiedono nessun trattamento urgente e che potrebbero e dovrebbero rivolgersi all’esterno del PS. (fig.17) Percentuale di codici assegnati al San Paolo 6% 1% 3% Bianco Verde 60 22% Verde30 Giallo Rosso 68% Figura 17 (28) I dati sono stati ricavati dal sistema FirstAid. 75 Questo è un problema legato alla cultura e alla mancanza di educazione sanitaria. La maggior parte delle persone che si rivolge al PS pensa che esso sia un servizio che è chiamato pronto soccorso per la rapidità delle prestazioni offerte e per il fatto che è aperto 24 ore su 24. È in questi frangenti che servirebbe fornire un’ampia educazione sanitaria. Tale pratica sia a causa dell’eccessivo carico di lavoro, sia per negligenza, è trascurata. 4.4 I sistemi informatici e i documenti cartacei Un altro spunto per un confronto sono i due programmi informatici che vengono usati. Tra Medar (Saint Pierre) e FirstAid (San Paolo) sussistono diverse differenze ma anche alcune somiglianze. Per accedere a tutti e due i programmi è necessario inserire un codice identificativo ed una password strettamente personali. Inoltre entrambi permettono di visualizzare una lista pazienti, di inserire un nuovo paziente, di scrivere dossier medici, di accedere ad informazioni precedenti relative ad un paziente, ai suoi precedenti ricoveri e alle cartelle cliniche. È possibile risalire anche ai vari esami diagnostici precedenti e visualizzare quelli attuali. Ovviamente di diverso c’è la grafica, l’impostazione delle pagine; inoltre non esiste in Medar un vero e proprio foglio di triage in cui l’infermiere scrive le sue annotazioni e non è presente una scheda infermieristica. Questo perché al 76 Saint Pierre i documenti infermieristici sono ancora cartacei e sono costituti da due fogli verdi già descritti.(29) Nel sistema FirstAid è stata da poco inserita la scheda infermieristica, anche se non viene ancora usata. Questo è sicuramente un punto a sfavore per gli infermieri di sala che non potendo documentare il loro lavoro si trovano in una posizione di svantaggio, sia da un punto di vista legale sia professionale. In questo modo, infatti, mentre l’infermiere di triage acquista più autonomia, per gli infermieri di sala viene accentuata la dipendenza dal medico e dalla documentazione medica. Per quanto riguarda la schermata che visualizza la lista dei pazienti in carico, il programma del Saint Pierre offre una soluzione migliore perché ha il pregio di una comprensione più immediata e perché offre una visione d’insieme più diretta della situazione in atto. Per concludere vorrei esaminare più a fondo le schede di triage e le schede infermieristiche dei due ospedali ricordando che la documentazione belga è attualmente in copia cartacea. (30) Se le due schede di triage vengono messe a confronto si nota una certa somiglianza per disposizione di determinate informazioni e parecchie differenze che indicano la diversa organizzazione e la diversa cultura. Le schede hanno in comune lo spazio identificativo del paziente (contenente le stesse informazioni), la data e l’ora della presa in carico, il codice di priorità (29) Vedere allegato n° 4 e 5 77 assegnato, la specialità o l’ambulatorio verso il quale s’indirizza il paziente, l’inserimento dei parametri vitali, la dinamica dell’evento e lo spazio per inserire le annotazioni sulla patologia, sui segni o sintomi. Nella scheda del San Paolo in più c’è la possibilità di selezionare la modalità d’invio, che ovviamente non è presente al Saint Pierre perché le ambulanze non vengono triagiate, il nome del medico inviante, il luogo dell’evento e la modalità d’accesso. Invece sulla scheda belga c’è la possibilità d’inserire l’inizio dell’evento, vale a dire da quanto tempo il paziente è in quelle condizioni; in più c’è tutta una parte in cui si selezionano esami eseguiti o richiesti, eventuali trattamenti eseguiti o da eseguire, cure infermieristiche e la parte dell’orientamento, cioè dove si vuole inviare quel paziente se al PS o a casa. Ovviamente tutte queste parti in più dimostrano la diversa organizzazione e la diversa modalità di fare triage. Un elemento in più che caratterizza la scheda belga e che, secondo me, riflette la caratteristica multietnica della società belga è la parte dedicata alla comprensione linguistica. Infatti sulla scheda è possibile segnare le lingue conosciute e il livello di conoscenza raggiunto dal paziente. In un Ospedale come il Saint Pierre ogni infermiere e medico sono in grado di parlare almeno tre lingue: Francese, Fiammingo e Inglese. Vi sono anche molti infermieri e medici in grado di parlare l’arabo, lo spagnolo o l’italiano. In questo modo sicuramente migliora la presa in carico di un paziente che magari non conosce (30) Vedere allegato n° 2e per la scheda di triage e 2l scheda infermieristica del sistema FirstAid, n° 4 per la Fiche d’Apl (scheda di triage) e n° 5 per la scheda infemieristica. 78 bene la lingua del paese e soprattutto per alcuni termini un po’ particolari la comunicazione diventa difficile se non del tutto impossibile. Ovviamente è anche un importante indice della presenza di molti immigrati socialmente integrati. Invece per quanto riguarda la scheda infermieristica le somiglianze si limitano alla presenza in entrambi della parte identificativa del paziente. Per il resto, mentre la scheda del Saint Pierre è più completa e prolissa quella del San Paolo è al contrario stringata. Viene scritto lo stretto indispensabile: il nome dell’infermiere responsabile del paziente, problemi in evidenza, eventuali rischi per l’operatore, lo spazio per le note e consegne e lo spazio per la descrizione dell’attività. Al contrario la scheda infermieristica belga presenta varie possibilità: dagli esami eseguiti, al grado d’autonomia, la scala di Glasgow, i parametri vitali, le infusioni, i farmaci, eventuali cure particolari effettuate dalla SMUR o da medici specialisti e tutta una pagina dedicata all’isolamento, alla psichiatria e alla sala Civiere. Un’ultima caratteristica tipica dei PS di Bruxelles è la presenza di stanze particolari per i pazienti aggressivi dette “Cabanon”. Di solito ne esiste una per PS ed è particolare perché è insonorizzata, con le pareti morbide; all’interno non si trova nulla se non un materasso ed inoltre, una volta chiusa la porta, non è possibile aprirla dall’interno. Tutte hanno uno 79 spioncino di diversa misura ma raramente sono dotate di telecamera interna. Secondo me oltre ad essere di dubbia utilità possono essere molto pericolose: 1. Un paziente potrebbe fingersi calmo e non appena la porta viene aperta potrebbe reagire; 2. Non è possibile né controllare né sentire il paziente rinchiuso tramite solo uno spioncino; 3. Se si presentano numerose situazioni d’emergenza si rischia di dimenticarsi per un periodo più o meno lungo il paziente al quale può succedere di tutto. 80 4.5 Tabella riassuntiva dei due triage Di seguito sono riportati nella tabella (fig.18) le principali differenze: CHU Saint Pierre Struttura Locale di triage A.O. San Paolo A padiglioni Unica Un locale per infermiere e Un locale unico medico, più due box per le visite Prima accoglienza Personale non sanitario Triage è effettuato Da un medico ed Personale infermieristico un Da due infermieri infermiere Sale d’attesa Esterna al PS, non è sotto Una sala interna sotto diretto controllo del personale che controllo del personale di svolge il triage triage, una esterna che non permette visione diretta adibita a parenti e codici bianchi Ambulanze Orario d’attività del Entrata privilegiata, non Entrata comune agli altri passano per il triage pazienti, vengono valutate Dalle 9 alle 21 24 ore su 24 triage 81 Scale di valutazione Codice numerico, valuta la Codice dei codici di priorità persona in base patologia Autonomia colore, valuta la alla persona in base ai segni e sintomi Maggiore per l’infermiere di Maggiore per infermiere di sala, minore per infermiere di triage, minore per infermiere Programma triage di sala Medar FirstAid No Sì informatico Protocolli Schede infermieristiche In copia cartacea, sono due Informatizzate sono inserite una adibita al triage e una nel programma informatico all’assistenza in PS Motivazioni che Ridurre l’afflusso in PS hanno spinto al triage Ridurre i tempi d’attesa e gestire al meglio le code Figura 18 82 CAPITOLO V: Valutazione del sistema di triage del San Paolo 5.1 Perché e com’è stata svolta Fin dalla fase di formazione del personale è stato deciso di privilegiare un triage globale, ritenuto essere il più adatto ad un PS caratterizzato da elevata affluenza e da limiti strutturali. Era, infatti, necessario garantire il governo di un’area relativamente piccola con percorsi non definiti e misti ed il triage globale garantiva la miglior risposta professionale infermieristica ad un ambiente con tempi d’attesa generalmente piuttosto elevati e quindi con cospicuo numero di pazienti in attesa. Sempre per lo stesso motivo è stata scelta una differenziazione dei codici verdi, in modo che i verdi 60 potessero aspettare nella sala esterna. In fase d’avvio, sia per quanto appreso durante la formazione, sia per le esperienze fatte presso altre realtà, è stato posto l’obiettivo di un controllo di qualità del triage, da eseguirsi dopo un congruo periodo di tempo. Ciò si è realizzato nel luglio 2004, quando si è chiesto al CED(31) di preparare un file di dati che permettesse una valutazione in cieco su un supporto di tipo Access. Per ottenere ciò è occorso un tempo molto lungo e la ricerca si è dimostrata (31) Centro Elaborazione Dati 83 piuttosto difficile, per via della struttura del sistema FirstAid che si presenta concatenato in varie tabelle. Nell’ottobre 2004 c’è stata la possibilità di disporre di un file che comprendeva le valutazioni di triage dei pazienti adulti per il periodo agosto 2003 giugno 2004. Si è strutturato su supporto Access il database che è stato consegnato nel novembre 2004 al Responsabile della Cattedra di Biometria e Statistica per la randomizzazione. Nel frattempo si è costituito il 17/12/2004 il Gruppo di Valutazione Triage, composto da 6 Infermieri volontari del PS, formati al triage, e dal Coordinatore Infermieristico del PS. Il 30/12/2004 è iniziato il lavoro di rivalutazione da parte del Gruppo di Valutazione. Gli scopi che si è prefissato questo studio sono molteplici. Quello che io andrò a valutare è l’efficacia del triage intesa come assegnazione di codici, riduzione dei tempi d’attesa, valutazione iniziale e scostamenti di priorità.19 Per svolgere il lavoro di rivalutazione sono stati analizzati i dati registrati nel sistema informatico relativo agli adulti assegnati agli ambulatori di Medicina, Chirurgia, Ortopedia e Psichiatria. Sono quindi stati esclusi i pazienti afferenti all’ambulatorio di Pediatria (il triage pediatrico è iniziato con protocolli dedicati nel luglio 2004). Tali dati sono stati presentati ai componenti del Gruppo di valutazione in forma assolutamente anonima sotto forma di una maschera Access (fig19). 84 I componenti del gruppo dovevano esclusivamente scegliere ambulatorio di destinazione e codice di priorità, con scelta a tendina. Figura 19 5.2 Risultati ottenuti Dal Gruppo di Valutazione sono state rivalutate complessivamente 5738 assegnazioni di codice sulle 16871 disponibili nel periodo preso in esame. 277 casi (pari al 4,83% del totale) non sono potuti essere rivalutati con assegnazione di codice per la scarsità delle informazioni disponibili. 85 Dei 5461 codici effettivamente rivalutati è stata effettuata una rappresentazione che evidenzia gli scarti di over-triage (valori positivi) e under-triage (valori negativi). (fig. 20) 3 25 26 0 16 278 1389 2687 1006 84 1 0 5461 0,00% 0,29% 5,09% 25,43% 49,20% 18,42% 1,54% 0,02% 0,00% 100,00% 30,82% 16 220 609 1529 259 totali 19,98% 36 18 3 1 144 367 122 48 55 611 729 607 33 bianco 1683 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 codici triage in entrata giallo verde30 verde60 1091 overtriage undertriage rosso Figura 20 I dati evidenziano che secondo il Gruppo di Valutazione, in base ai dati forniti e non quindi per visione diretta, nel 30,82% dei casi ci sarebbe una sottostima. Infatti il gruppo di lavoro ha assegnato codici di maggior gravità in 1683 casi. Rispettivamente la sottostima si presenta con uno scarto di 1 codice nel 25,43%, di 2 codici nel 5,09% e di 3 codici nel 0,29%. Da questo si evidenzia che la variazione maggiore è solo di un codice. Sono stati riassegnati invece codici di minor gravità nel 19,98% dei casi, rispettivamente con scarto di 1 codice nel 18,42% dei casi, di 2 codici nel 1,54% e di 3 codici in 1 solo caso (0,02%). Un’informazione importante che si ottiene dall’analisi di questi dati è che gli infermieri addetti al triage tendono a sottostimare anziché a sovrastimare. 86 Questa situazione è in parte inaspettata e in parte allarmante dal momento che teoricamente per proteggersi gli infermieri dovrebbero tendere ad assegnare un codice più elevato. Il Gruppo di valutazione ha inoltre rilevato i seguenti limiti oggettivi al lavoro di revisione: • Scarsità di informazioni registrate sul supporto infermieristico, soprattutto nei campi quantitativi (parametri vitali); • Difficoltà nell’effettuare una corretta valutazione in assenza del contatto diretto col paziente e per carenza di informazioni. Secondo il Gruppo di Valutazione in assenza di parametri quantitativi si tende, applicando i protocolli, a tutelare la gravità del caso, con conseguente sopravvalutazione. Anch’esso è un dato preoccupante visto che in questo modo non si viene tutelati dal punto di vista legale. Il Gruppo di Valutazione ha preso atto che rispetto a quanto programmato in fase di formazione al triage e di elaborazione dei protocolli di triage la situazione che si è determinata, nella quotidianità, ha comportato il mancato rispetto della decisione di far attendere i codici verde 60 nella sala d’attesa esterna, che è risultata essere troppo poco controllabile dagli infermieri di triage e quindi potenzialmente rischiosa sia per i pazienti che per la responsabilità professionale infermieristica. Inoltre l’introduzione di 2 livelli di priorità nei codici verdi, ha comportato una contrazione del numero dei codici bianchi (circa 1%), poiché la diretta 87 conseguenza di 5 livelli di priorità complessivi determina di fatto che l’ultimo livello di priorità ha tempi d’attesa praticamente incompatibili con la reale possibilità di essere visitati, cosa che limita la decisione di attribuzione di un codice che di fatto impedisce la visita di PS. Inoltre il Gruppo di Valutazione segnala che, nonostante l’opera di formazione effettuata, vi è ancora una disomogenea applicazione dei protocolli di triage. Anche se l’azione di rivalutazione a posteriori comporti un’intrinseca possibilità di sopravvalutazione del codice, soprattutto in casi di scarsità di informazioni registrate, il Gruppo di Valutazione ritiene che gli scarti di undertriage e di over-triage rilevati siano essenzialmente attribuibili alla non corretta applicazione dei Protocolli di triage. In questo senso, pur con i limiti già sottolineati di una valutazione a posteriori, un valore di under-triage del 30% è assolutamente da ridurre. Inoltre vorrei porre l’attenzione su un’altra valutazione. Infatti analizzando i dati del 2004 ricavati dal sistema informatico si può notare come non ci sia una notevole discrepanza tra la valutazione iniziale di triage e quella eseguita poi dal medico alla dimissione. Prendendo i dati relativi a tutti i pazienti adulti che si sono presentati in tutto l’anno 2004, destinati poi ai box di medicina, chirurgia e ortopedia, notiamo che su 51405 pazienti 1434 sono stati valutati codici bianchi dall’infermieri di triage e 34819 sono stati registrati come codice verde 60. I medici all’uscita hanno confermato 1258 codici bianchi e 34469 codici verde 60. L’insieme di tutti questi dati fanno riflettere sull’inutilità della differenziazione dei 88 due codici. Inoltre il fatto che i medici assegnino così pochi codici bianchi porta anche gli infermieri ad assegnare moltissimi codici verde 60 e meno codici bianchi creando così un circolo vizioso. Il problema poi è che vengono paragonate persone che dovrebbero essere dei codici bianchi a persone che invece sono veri codici verdi. Inoltre con il grande afflusso di persone si tende a sottovalutare la gravità di alcuni segni e sintomi e si tende , inoltre, a generalizzare. 5.3 Uno sguardo al futuro Dopo aver analizzato questi dati, il gruppo di lavoro ha proposto una serie di cambiamenti in modo da migliorare la qualità del servizio prestato in PS. I cambiamenti per loro significativi devono incentrarsi: • Sulla formazione del personale addetto al triage per una migliore e più uniforme applicazione dei protocolli di triage; • Sulla sensibilizzazione del personale addetto al triage ad una registrazione più completa dei parametri quantitativi; • Sull’introduzione della figura "dell’infermiere flussista"; • Sull’abolizione della distinzione fra codici verdi 30 e verdi 60; • Sull’adozione e condivisione delle Linee Guida Regionali sull’attribuzione del codice bianco. 89 Il futuro del PS del San Paolo sembra essere delineato. Si sta già pensando a come organizzare e modificare la struttura del PS per correggere gli errori rilevati durante la valutazione. Uno di questi cambiamenti organizzativi è la creazione dell’infermiere flussista che non consiste in una nuova figura professionale ma bensì in una suddivisione organizzativa. Questa figura è già comparsa in altri ambiti ospedalieri anche se non è ancora molto diffusa. Si tratta di un infermiere formato al triage che si occuperà di gestire in sala i pazienti e, a priorità di codice, sceglierà chi deve accedere prima alla sala e chi dopo. Per cui la futura organizzazione del PS prevederà un infermiere di triage e un "infermiere flussista". I pazienti che arriveranno in PS si troveranno di fronte due locali vicini, il primo destinato all’infermiere di triage che svolgerà il lavoro che già svolge, per cui inserirà i dati relativi al paziente, raccoglierà informazioni e assegnerà un codice di priorità. Dopo di che il paziente, a parte le emergenze, aspetterà in sala. A questo punto interverrà "l’infermiere flussista" che, avendo una visione completa della sala, si occuperà dell’assistenza dei pazienti in attesa. Per cui prenderà in carico i pazienti eseguendo ciò che riterrà necessario per quel paziente: dal reperimento di un accesso venoso, all’esecuzione di stick urine, di glicemia, di medicazioni e tutto ciò che è di competenza infermieristica. 90 Inoltre "l’infermiere flussista" dovrebbe decidere anche a parità di codice chi far entrare prima in sala e chi dopo. Per questo occorre la disponibilità del medico di sala ad accettare che sia l’infermiere a stabilire la priorità d’ingresso. In sala d’attesa dovrebbero restare sempre disponibili degli OSS, in modo che "l’infermiere flussista" possa allontanarsi dalla sala per poter scrivere sulla cartella le informazioni raccolte e le manovre eseguite. I punti positivi di questa organizzazione sono: • La possibilità di avere una doppia rivalutazione; • Una rivalutazione e un’assistenza continua in modo che sia possibile effettuare un cambio di codice se necessario; • Una migliore gestione dei codici verdi. Vengono comunque presi in carico e non devono aspettare troppo tempo; • Una migliore gestione dei codici gialli. Non aspetteranno oltre 15 minuti dai primi interventi. I punti critici legati all’introduzione "dell’infermiere flussista" sono: • In caso di maxi afflusso, la gestione diventa più difficile perché all’accoglienza non sono più in due ma solo in uno e uno dovrebbe occuparsi della sala; • L’accettazione da parte del medico di avere qualcuno che decida al posto suo chi entra in sala. 91 Un possibile obiettivo per il futuro sarà quello di ottenere la registrazione dei dati anagrafici da parte di un amministrativo sia per evitare errori di inserimento sia per limitare lo svolgimento di funzioni improprie da parte dell’infermiere. In alternativa all’inserimento di un amministrativo nella struttura di PS la regione Lombardia ha ideato delle carte SISS, la carta regionale dei servizi. Vale a dire una carta magnetica che è stata assegnata a tutti gli infermieri che hanno seguito un corso per essere abilitati al trattamento dei dati del paziente che giunge in PS. Queste carte permettono infatti, se usate insieme alle nuove tessere sanitarie magnetiche, di accedere a tutte le informazioni riguardanti il paziente. In questo modo l’infermiere non deve più inserire il paziente nell’accettazione anagrafica, risparmiando del tempo utile per la valutazione. Questo sistema è già attivo all’interno del triage. È in atto un dispositivo, all’interno del quale, ogni operatore inserisce la propria carta SISS e la tessera sanitaria del paziente, ottenendo così l’accesso ai suoi dati. In futuro la regione Lombardia spera di riuscire a mettere in rete tutti i dati personali compresi quelli relativi ad esami, indagini diagnostiche, ecc. Un altro provvedimento che si è già preso è l’abolizione della suddivisione del codice verde. Con la riunificazione del codice verde si spera di riuscire a migliorare la gestione dei codici di priorità e la valutazione dei pazienti. 92 Conclusioni In questi ultimi anni in Italia e in tutta Europa si è diffusa l’esigenza del triage, anche in situazioni che non presentavano alcun contesto legislativo. Ogni cultura ed ogni realtà ha poi deciso come applicare le norme e come gestire questa nuova attività. L’infermiere in questo modo si è guadagnato un ruolo di tutto rispetto, che mostra il suo livello di professionalità ma che ne aumenta responsabilità e rischi legali. Tra i vari modelli di triage esistenti ci sono parecchie differenze ma anche alcune somiglianze. Questi modelli non sono statici ma dinamici continuano ad evolversi e generano di volta in volta modelli diversi poiché ogni realtà li adatta ai suoi bisogni. Non esiste il modello migliore di triage. Il motivo appunto che mi ha spinto ha svolgere questo confronto era vedere come le differenti culture, i diversi obbiettivi, le diverse mission delle Aziende Ospedaliere portino allo sviluppo di triage completamenti differenti e non solo per il personale ma per la concezione stessa di triage. In due città lontane e completamente differenti dal punto di vista culturale ma legate dal fatto di appartenere alla Comunità Europea, due Ospedali hanno sviluppato due triage completamenti diversi. Entrambi hanno sentito l’esigenza di utilizzare il triage ma in maniera completamente differente. 93 Da ciò nascono notevoli spunti di riflessione. Il fatto di aver potuto confrontare due realtà, di aver vissuto, anche se per poco, le differenze di lingua, di cultura ti fanno apprezzare i pregi e i difetti della realtà a cui sei abituata e della realtà che ti ospita. Difatti se non ci si allontana e non si paragona la propria realtà ad un’altra non ci si può accorgere di quanto è ben sviluppata, se pur con i suoi limiti, oppure quanto è disorganizzata. Inoltre il confronto serve anche per migliorarsi e spronarsi al cambiamento. Questo cambiamento è già in atto al San Paolo. Grazie allo studio e alla valutazione dei dati a disposizione ci si è accorti di quanto si poteva migliorare e in cosa. Partendo dalle proposte si passerà poi hai fatti. Purtroppo non ho potuto presentare il lavoro di rivalutazione del Saint Pierre perché ancora in corso ma il concetto è che non esiste un triage perfetto ideale, applicabile a tutte le realtà. Esiste invece la possibilità di scegliere un tipo di triage e valutare di volta in volta se si sono raggiunti gli obiettivi. Come avverrà in Belgio così avverrà in Italia, si valuterà di volta in volta, si apporteranno dei cambiamenti e si attenderà la nuova valutazione per porsi di continuo nuovi obiettivi. La valutazione del triage è comunque positiva e la sua utilità è stata dimostrata da diversi studi. Bisogna ora ottimizzare la sua organizzazione e la sua struttura. 94 Rispetto agli obiettivi iniziali possiamo dire che il triage del Saint Pierre è molto efficace poiché porta ad una vera riduzione del carico di lavoro. Al San Paolo invece lo studio ha mostrato la necessità di apportare dei cambiamenti tra i quali la creazione del ruolo “dell’infermiere flussista” e l’abolizione della divisione dei due codici verde. Inoltre, a mio parere, si dovrebbero anche gestire meglio i codici bianchi, evitando di inviarli in PS per non intasarlo con prestazioni improprie. Si potrebbe creare una specie di ambulatorio per i codici bianchi che rimanga all’interno dell’Ospedale ma che resti separato dal PS. Sarebbe una soluzione che potrebbe migliorare la gestione della sala e dei tempi d’attesa, migliorando il lavoro per il personale e l’attesa per i pazienti. Come ho già detto non è possibile trovare una soluzione definitiva ma analizzando gli aspetti del PS del San Paolo e confrontandoli con la realtà del Saint Pierre, secondo me, si potrebbe tentare una strada di questo tipo per migliorare la qualità del servizio senza arrivare al triage eseguito in binomio tra infermiere e medico in modo da non perdere l’autonomia conquistata dagli infermieri di triage. Valutarsi, cercare nuovi obiettivi, migliorarsi di continuo è questo che porterà alla creazione del triage migliore per ogni singola realtà. 95 ALLEGATI 96 Allegato n°1/a REAZIONI ALLERGICHE dispnea; disfonia; alterazione di uno o più parametri vitali SI ROSSO SI GIALLO NO Reazione cutanea generalizzata con: dolore addominale; vomito; diarrea; tachicardia; angioedema NO reazione cutanea generalizzata o localizzata senza sintomi sistemici in pz. Con precedenti di anafilassi; puntura di imenottero entro 3 ore in pz. Con precedenti di anafilassi reazione cutanea, assenza di altri sintomi SI VERDE (Sorvegliare) NO BIANCO 97 Allegato n°1/b VERTIGINE Alterazione di uno o più parametri vitali ROSSO SI NO NO (pseudovertigine) SI (vertigine vera) Capogiro, astenia sensazione di “testa vuota”, episodi prelipotimici) La stanza gira o il paziente si sente girare NO Disturbi presenti SI VERDE NO BIANCO deviazione dello sguardo disfonia/disfagia vomito incoercibile sudorazione deficits motori cefalea intensa SI SI VERDE Sensazione di debolezza marcata SI GIALLO PERDITA DI COSCIENZA REVERSIBILE Reale sensazione di movimento NO Vertigine comunque in atto; Vomito; età > 69 anni NO BIANCO 98 Allegato n°1/c CEFALEA compromissione dello stato di coscienza GCS ≤ 12 deficit neurologici presenti o recenti ipertensione minacciosa PAD≥ 120 PAS ≥ 220 ROSSO SI NO dolore severo di rapida insorgenza in pieno benessere primo episodio o diverso dai precedenti stato confusionale GCS 13 - 14 rigidità nucale* postura a cane di fucile* vomito SI GIALLO NO storia di pregressa perdita di coscienza o pregresso trauma cranico cefalea con i caratteri abituali in cefalalgico noto temperatura corporea superiore a 39°C non associata ad altri sintomi presenza di uno dei seguenti fattori di rischio: • terapia anticoagulante • pregressi interventi NCH • paziente disabile • epilessia SI VERDE NO BIANCO 99 Allegato n°2/a 100 Allegato n°2/b 101 Allegato n°2/c 102 Allegato n°2/d 103 Allegato n°2/e 104 Allegato n°2/f 105 Allegato n°2/g 106 Allegato n°2/h 107 Allegato n°2/i 108 Allegato n°2/l 109 Allegato n°3 110 111 112 113 Allegato n°4 114 Allegato n°5 115 116 117 118 Allegato n°6/a N° Patient Q Nom Prenom 00/00/0000 effacer patient Date Unite Qpoli Medfile Journal Tout Contexte actuale Mon Unité Synthese Plannification Liste de travail Resultats Autres Admission actualle Contact actif 119 Allegato n°6/b File Setting Windows Nom Prenom refresh exit undo numero motif d'admission info patient medar medfile Qpoli Qplanner Exit REA2 REA3 REA4 Salle d'attent APL1 BOX1 BOX2 BOX3 BOX4 BOX5 APL2 GYNECO AttGYN OPHTALMO AttOPH-STO AttMED En Cours SUT1 SUT2 PLATRE AttCHIR RADIO CIVIERS PSY2 PSY3 PSY4 PSY5 AttPSY BOXM REA1 h00.00 Nom Prenom sex numero motif 120 Allegato n°6/c Date + hour ? numero 1 31 ? nom prenom date de naissance Examens ou groupe d'alternatives … lun 30 6 13 20 27 mar 31 7 14 21 28 Jour Juin 2005 mer jeu ven 1 2 3 8 9 10 15 16 17 22 23 24 29 30 1 Creer Chercher champs patient h.00.00 h.01.00 … … … h.23.00 periode sam 4 11 18 25 2 1 12 15 Jour suivant 30 45 Semain suivante Mois suivante dim Periode de recherche Forcer des RV hors Journée entiere creneaux horaires 5 12 Premiere créneau 19 26 Date Du Au 3 Visuliser liste des RV Details Info schema Forcer Annuler 121 Allegato n°6/d Du Code patient nom prenom Patient List Patient Lits Admis Remarque Visualiser au Nom Prenom Anatomie pathologique Imagerie medicale Radio Isotopes Rapport cronologiquement Rapport par service redez-vous-actes, resultats et courrier (1 mois)-passage hospitalisation Resultats labo Cronologiquement tout les resultats Demandes per-op Demandes urgentes En attente Recentes Par labo/groupes Banque du sang Chimie Chimie + hemato hemato immuno laboratoire microbio serologie virologie 122 Allegato n°7 NIVEAU 1 - REANIMATION DELAI IMMEDIAT ARCA Etat de choc Détresse respiratoire aiguë Etat de conscience altéré (incoscience, convulsion) GCS<8 Polytrauma Trauma crânien avec incoscience NIVEAU 2 – TRES URGENT DELAI 15 MINUTES Etat de conscience altéré (confusion, désorientation) 8<GCS>12 Trauma crânien avec conscience altéré et/ou amnésie rétrograde Trauma multiple et/ou cervical ou médullaire Réaction allegique sévère (anaphylaxie, Quincke) D+ thoracique viscérale (non musculaire et sans notion de trauma) Intoxication – sevrage D+ abdominale viscérale aiguë Siagnement gastro-intestinal avec signes vitaux anormaux AVC avec deficit majeur Détresse respiratoire modérée à sévère PFR<200 Vomissements et/ou diarrhée avec déshydratation Signes d’infection sérieuse (T°, pupura) Patient immunodéprimé et/ou sous chimio Hyper ou hypoglycémie Céphalée EVA 8-10 D+ dorsolombaire (non musculaire, sans trauma) EVA 8-10 NIVEAU 3 – URGENT DELAI 30 MINUTES Trauma crânien conscient avec V+ 13<GCS>15 Trauma modéré (fracture déplacée, luxation) EVA 8-10 Convulsions, conscient à l’arrivée Dyspnée légère à modérée PFR<200 Signes d’infection T°>38°C D+ thoracique atypique sans ANTD cardio Saignement gastro-intestinal (paramètres non perturbés) Toute EVA>4 à 7 (céphalée, D+ loge rénale) D+ abdominale viscérale modérée 123 NIVEAU 4 – MOINS URGENT DELAI 60 MINUTES Trauma crânien conscient sans V+ Trauma mineur récent (plaie, entorse) D+ thoracique musculaire V+ et diarrhée sans déshydratation Réaction allergique mineur Lombalgie et dorsalgie chronique Symptômes d’infection urinaire Céphalée non migraineuse non subite Otalgie NIVEAU 5 – NON URGENT DELAI 120 MINUTES D+ chronique (abdominal type constipation, articulaire) V+ ou diarrhée isolée sans déshydratation D+ gorge sans symptômes respiratoires EVA<4 124 Bibliografia 1. 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