Convegno nazionale “Per una scuola interculturale” Catania 9 e 10 Ottobre 2008 AULA MAGNA del RETTORATO Comunicazione di Maurizio Gentile Osservatorio contro la dispersione scolastica dell’USR per la Sicilia MINISTERO DELL’ISTRUZIONE,DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER LA SICILIA DIREZIONE GENERALE Maurizio Gentile Psicologo,Psicoterapeuta, Coordinatore dell’Osservatorio contro la dispersione scolastica dell’U.S.R. per la Sicilia Disagio e dispersione scolastica fra gli studenti di altra nazionalità in Sicilia: identità e integrazione PREMESSA “L’Educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina” (H. ARENDT) L’analisi del successo formativo e scolastico degli alunni immigrati è divenuta,in questi ultimi anni, oggetto di interesse crescente nei diversi paesi europei (GREEN,P.,2000). D’altra parte, l’integrazione scolastica è un indicatore importante della più vasta integrazione sociale che riguarda le persone immigrate. In Italia il fenomeno dell’immigrazione, com’è noto, ha avuto un andamento diverso nelle differenti regioni con una percentuale complessiva del 5,6% sul totale degli studenti italiani e con un coinvolgimento del 67,1% di scuole che sono impegnate nell’accoglienza di alunni di altra nazionalità. Maggiormente interessate sono state,finora, le regioni del Nord con un’incidenza maggiore di presenza di alunni stranieri nelle scuole del Nord –Est (9,3%). L’Emilia Romagna (10,7%) è la regione d’Italia con il maggior numero di studenti di altra nazionalità. In Sicilia vi è un progressivo aumento di alunni stranieri le cui percentuali (2,4%, pari a 12448 alunni di altra nazionalità)), comunque, sono notevolmente inferiori a quelle registrate nelle regioni del Nord Italia. All’interno del sistema di monitoraggio della dispersione scolastica, già da tempo realizzato dall’U.S.R., dall’anno scolastico 2004/2005, abbiamo inserito una specifica sezione relativa all’analisi degli esiti scolastici degli alunni di nazionalità non italiana presenti nelle scuole pubbliche statali della Regione Siciliana. I dati forniti nel report distribuito dall’U.S.R. si riferiscono al monitoraggio delle fenomenologie di dispersione scolastica (evasori, abbandoni, prosciolti, non ammessi alla classe successiva, debito formativo) relative agli studenti di altra nazionalità inseriti nelle scuole primarie e secondarie di I e II grado. L’analisi dei dati della dispersione scolastica è l’atto preliminare indispensabile per comprendere il fenomeno dell’integrazione nella sua complessità e avviare ipotesi operative scientificamente orientate per il miglioramento della qualità della vita dei minori “immigrati”. La finalità generale del nostro lavoro è quella di mettere a punto un vero e proprio “sistema di monitoraggio” inteso come un processo di rappresentazione sistemica, realizzato in forma partecipativa, che ci consentirà di costituire una Banca-dati disponibile e aperta alla consultazione dei diversi organismi (Prefettura, EE.LL., Sindacati, scuole, organizzazioni di volontariato, etc.) nel tentativo di contribuire allo sviluppo di una profonda cultura dell’accoglienza e dell’integrazione. IL KNOW-HOW DELL’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI DI ALTRA NAZIONALITA’ Ancora combattimento? – Mi scrutavano in viso Sui passi di frontiera. - Ancora combattimento, ancora combattimento. (Mario Luzi) Occuparsi dei minori cosiddetti immigrati deve stimolare soprattutto noi, “non immigrati”, a cogliere quello che è stato chiamato “l’effetto specchio”, cioè la possibilità di rivedere noi stessi, il nostro modo di porci nei confronti dell’altro e della realtà, il nostro modo di sentire l’altro e di concepire la diversità, attraverso un contatto emotivo- relazionale diretto. Tale modalità auto-critica potrebbe diventare l’approccio di base per ispirare il modo di rapportarci, nella scuola, all’allievo “immigrato” e, nella vita, all’ “altro” denominato “straniero”. Un grande antropologo francese, Marc Augé (1994), ci ricorda che <<il senso degli altri è ancora tutto da scoprire in una Società “surmoderna” che fatica a riconoscere e a tollerare le differenze>>. Malgrado i convegni realizzati e le informazioni che, a vario titolo, ci giungono su questo tema, la verità è che l’ “alterità” è un mondo complesso, difficile da comprendere, con una struttura multipla e composita allo stesso tempo. Ma come definire il problema degli immigrati in rapporto alla scuola? Bisogna porsi alcune domande: “Chi sono gli immigrati?”; “Quanti sono i bambini inseriti nelle nostre scuole?”; “Quali gli esiti del loro percorso scolastico?”; “Da dove vengono e dove abitano?”; “Come vivono nelle nostre città?”; Si tratta di domande fondamentali da cui partire per sviluppare un discorso concreto sulla questione dell’interculturalità e dell’integrazione socio-scolastica. Per rispondere al primo quesito, ovvero “Chi sono gli immigrati?”, possiamo sicuramente affermare che, nella maggior parte dei casi, ci troviamo di fronte a figli di stranieri giunti nel nostro Paese per motivi di lavoro. Molti di loro sono nati nelle nostre città, mentre altri sono figli di vecchi emigranti che ritornano in patria (come si evidenzia nel nostro studio dove si registrano molti studenti nati in Germania). Ancora, ci sono casi di bambini adottati secondo il dispositivo internazionale; ma vi sono anche bambini figli di clandestini, che vivono ai margini della società. La scuola, come è noto, ha l’obbligo di accogliere tutti i bambini, anche quelli i cui genitori non sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno (secondo il combinato disposto tra l’Art. 38 del D. Lgs. 286/98 e l’Art. 45 del D.Lgs. 394/99). Inoltre, sul piano normativo, l’iscrizione dei minori stranieri nelle nostre scuole, contrariamente a quella dei minori italiani, può essere richiesta in qualunque periodo dell’anno scolastico (C.M. N° 87 del 23/03/2000). Per rispondere all’altro quesito, “Quanti sono?”, secondo i dati presentati nel suddetto report, la situazione è la seguente: • Scuola dell’infanzia = 2116 alunni • Scuola Primaria = 5298 alunni • Scuola Second. 1° grado = 2651 alunni • Scuola Second. 2° grado = 2383 alunni • Totale Sicilia a.s. 2006-2007 = 12448 alunni ALUNNI STRANIERI ISCRITTI NELLE SCUOLE PUBBLICHE STATALI REGIONE SICILIA AA.SS. 2005/06-2006/2007 Scuola Infanzia ag cl ct en me pa rg sr tp TOT. 05/06 106 57 346 37 243 422 338 126 174 06/07 150 111 416 40 323 414 330 128 204 1849 2116 05/06 216 142 730 128 692 1006 612 285 364 4175 06/07 337 213 954 155 964 1305 589 349 432 5298 Scuola Primaria ag cl ct en me pa rg sr tp TOT. Tot. Scuola Secondaria 1° grado 05/06 93 405 23 369 579 367 160 367 2493 06/07 95 470 32 401 664 362 212 233 2651 ag cl ct en me pa rg sr tp Tot. Scuola Secondaria 2° grado 05/06 98 34 328 33 244 290 146 71 269 1513 06/07 107 67 392 21 370 430 554 143 299 2383 cl ct en me pa rg sr tp Il trend, come si può osservare, è in continuo aumento in tutti gli ordini di scuola. Nelle tabelle seguenti, invece, vengono presentate le percentuali delle diverse fenomenologie di dispersione scolastica operando un confronto fra gli anni scolastici 2005-2006 e 2006-2007: PERCENTUALE DISPERSIONE SCOLASTICA ALUNNI STRANIERI NELLE SCUOLE PUBBLICHE STATALI REGIONE SICILIA AA.SS. 2005/06-2006/2007Scuola Primaria 05/06 ag cl ct en me pa rg sr tp TOT. evasori abbandoni rit/prosc freq non 0 0,00% 4 1,85% 0 0,00% 223 5 6 4,23% 3 2,11% 0 0,00% 134 1 2 0,27% 4 0,55% 0 0,00% 742 12 1 0,78% 0 0,00% 0 0,00% 127 0 4 0,58% 1 0,14% 0 0,00% 681 7 16 1,59% 6 0,60% 0 0,00% 1010 12 15 2,45% 1 0,16% 0 0,00% 616 12 8 2,81% 1 0,35% 0 0,00% 277 2 9 2,47% 4 1,10% 0 0,00% 359 12 61 1,46% 24 0,57% 0 0,00% 4169 63 06/07 ev abb ag 4 1,19% 2 0,59% cl 0 0,00% 2 0,94% ct 22 2,31% 3 0,31% en 1 0,65% 0 0,00% me 8 0,83% 5 0,52% pa 11 0,84% 9 0,69% rg 9 1,53% 0 0,00% sr 1 0,29% 2 0,57% tp 8 1,85% 0 0,00% 64 1,21% 23 0,43% amm promossi 2,24% 218 97,76% 0,75% 133 99,25% 1,62% 730 98,38% 0,00% 127 100,00% 1,03% 674 98,97% 1,19% 998 98,81% 1,95% 604 98,05% 0,72% 275 99,28% 3,34% 347 96,66% 1,51% 4106 98,49% istruzione idg familiare 0 0,00% 9 4,17% 0 0,00% 10 7,04% 0 0,00% 18 2,47% 0 0,00% 1 0,78% 7 1,01% 12 1,73% 0 0,00% 34 3,38% 0 0,00% 28 4,58% 0 0,00% 11 3,86% 1 0,27% 25 6,87% 8 0,19% 148 3,54% istruzione rit/prosc freq non amm prom idg familiare 0 0,00% 333 6 1,80% 327 98,20% 2 0,59% 12 3,56% 0 0,00% 216 3 1,39% 213 98,61% 0 0,00% 5 2,35% 0 0,00% 951 27 2,84% 924 97,16% 0 0,00% 52 5,45% 0 0,00% 153 0 0,00% 153 100,00% 0 0,00% 1 0,65% 0 0,00% 927 7 0,76% 920 99,24% 9 0,93% 20 2,07% 3 0,23% 1258 13 1,03% 1245 98,97% 3 0,23% 36 2,76% 0 0,00% 579 7 1,21% 572 98,79% 2 0,34% 16 2,72% 0 0,00% 332 7 2,11% 325 97,89% 2 0,57% 10 2,87% 0 0,00% 396 6 1,52% 390 98,48% 2 0,46% 14 3,24% 3 0,06% 5145 76 1,48% 5069 98,52% 20 0,38% 166 3,13% PERCENTUALE DISPERSIONE SCOLASTICA ALUNNI STRANIERI NELLE SCUOLE PUBBLICHE STATALI REGIONE SICILIA AA.SS. 2005/06-2006/2007Scuola Secondaria 1° grado 05/06 ev abb ag 4 3,08% 3 2,31% cl 2 2,15% 0 0,00% ct 2 0,49% 1 0,25% en 0 0,00% 0 0,00% me 1 0,27% 0 0,00% pa 19 3,28% 9 1,55% rg 4 1,09% 1 0,27% sr 6 3,75% 2 1,25% tp 8 2,18% 6 1,63% 46 1,85% 22 0,88% rit/prosc freq non amm prom 0 0,00% 128 11 8,59% 117 91,4% 0 0,00% 90 9 10,00% 81 90,0% 0 0,00% 413 28 6,78% 385 93,2% 0 0,00% 24 0 0,00% 24 100,0% 0 0,00% 378 15 3,97% 363 96,0% 4 0,69% 557 46 8,26% 511 91,7% 2 0,54% 358 28 7,82% 330 92,2% 0 0,00% 153 11 7,19% 142 92,8% 2 0,54% 351 34 9,69% 317 90,3% 8 0,32% 2452 182 7,42% 2270 92,6% istruzione familiare idg 0 0,00% 18 13,8% 0 0,00% 11 11,8% 0 0,00% 31 7,7% 0 0,00% 0 0,0% 0 0,00% 16 4,3% 2 0,35% 78 13,5% 2 0,54% 35 9,5% 0 0,00% 19 11,9% 0 0,00% 50 13,6% 4 0,16% 258 10,3% istruzione 06/07 ev abb rit/prosc freq non amm prom idg familiare ag 2 1,10% 3 1,65% 0 0,00% 175 17 9,71% 158 90,3% 1 0,55% 22 12,1% cl 0 0,00% 4 4,21% 0 0,00% 96 19 19,79% 77 80,2% 2 2,11% 23 24,2% ct 12 2,55% 8 1,70% 0 0,00% 445 40 8,99% 405 91,0% 0 0,00% 60 12,8% en 0 0,00% 0 0,00% 0 0,00% 32 0 0,00% 32 100,0% 0 0,00% 0 0,0% me 3 0,75% 4 1,00% 2 0,50% 387 15 3,88% 372 96,1% 1 0,25% 24 6,0% pa 21 3,16% 12 1,81% 2 0,30% 641 53 8,27% 588 91,7% 3 0,45% 88 13,3% rg 1 0,28% 1 0,28% 5 1,38% 343 35 10,20% 308 89,8% 5 1,38% 42 11,6% sr 1 0,47% 3 1,42% 1 0,47% 205 16 7,80% 189 92,2% 0 0,00% 21 9,9% tp 4 1,72% 6 2,58% 0 0,00% 225 19 8,44% 206 91,6% 0 0,00% 29 12,4% 44 1,66% 41 1,55% 10 0,38% 2549 214 8,40% 2335 91,6% 12 0,45% 309 11,7% PERCENTUALE DISPERSIONE SCOLASTICA ALUNNI STRANIERI NELLE SCUOLE PUBBLICHE STATALI REGIONE SICILIA AA.SS. 2005/06-2006/2007Scuola Secondaria 2° grado 05/0 6 ag cl ct en me pa rg sr tp rit/pros mai c frequ. abb 2,04 2,02 % 1 % 1 1,02% 2 8,82 5,88 % 2 % 0 0,00% 3 0,00 4,57 % 15 % 4 1,22% 0 0,00 3,03 % 1 % 0 0,00% 0 0,82 2,05 % 5 % 5 2,05% 2 0,69 1,38 % 4 % 7 2,41% 2 2,74 6,16 % 9 % 0 0,00% 4 4,23 0,00 % 0 % 2 2,82% 3 3,35 8,92 % 24 % 2 0,74% 9 1,65 4,03 % 61 % 21 1,39% 25 mai frequ. 06/07 ag 1 0,93% cl 0 0,00% ct 5 1,28% en 1 4,76% me 6 1,62% pa 4 0,93% rg 17 3,07% sr 0 0,00% tp 12 4,01% 46 1,93% freq 90 26 301 32 231 264 140 69 233 1386 non amm 21,1 1% 19 26,9 2% 7 12,6 2% 38 25,0 0% 8 15,1 5% 35 12,1 2% 32 12,1 4% 17 14,4 9% 10 24,8 9% 58 16,1 6% 224 prom debito formativo 73 81,1% 15 22,06% 19 73,1% 3 16,67% 263 87,4% 74 31,36% 24 75,0% 0 0,00% 196 84,8% 48 23,08% 232 87,9% 60 25,10% 123 87,9% 25 22,12% 85,5% 75,1 % 175 83,98 % 1164 12 21,82% 64 29,09% 301 25,44% 59 abb rit/prosc freq non amm prom 4 2,02% 2 1,87% 98 20 20,41% 78 79,6% 5 7,46% 0 0,00% 61 9 14,75% 52 85,2% 12 3,06% 9 2,30% 369 58 15,72% 311 84,3% 0 0,00% 0 0,00% 20 0 0,00% 20 100,0% 17 4,59% 8 2,16% 337 67 19,88% 270 80,1% 24 5,58% 15 3,49% 396 95 23,99% 301 76,0% 16 2,89% 2 0,36% 515 75 14,56% 440 85,4% 4 2,80% 0 0,00% 136 30 22,06% 106 77,9% 8 2,68% 1 0,33% 280 60 21,43% 220 78,6% 90 3,78% 37 1,55% 2212 414 18,72% 1798 81,28% idg 23,47 % 23 35,29 % 12 17,38 % 57 27,27 % 9 19,26 % 47 15,52 % 45 20,55 % 30 21,13 % 15 34,57 % 93 21,88 % 331 debito formativo idg 18 27,27% 27 25,23% 14 28,57% 14 20,90% 202 75,37% 84 21,43% 2 11,76% 1 4,76% 98 31,72% 98 26,49% 108 30,17% 138 32,09% 201 50,76% 110 19,86% 36 36,00% 34 23,78% 74 28,68% 81 27,09% 753 39,22% 587 24,63% La dispersione scolastica relativa alla popolazione degli alunni immigrati inseriti nelle scuola pubbliche statali della nostra Regione, se confrontata con le percentuali relative alla popolazione generale, appare sicuramente più elevata. Nella scuola primaria, per esempio, 3.13% di dispersione globale è circa quattro volte di più rispetto alla dispersione registrata nella popolazione scolastica generale (0,67%). Anche negli altri ordini di scuola si registra una situazione più pesante rispetto alla dispersione degli studenti stranieri (secondaria di I grado 11,7 % versus 5,29% - scuola secondaria di II grado 24,63% versus 15,76%). E’ ovvio che la lettura del dato di dispersione relativa agli studenti stranieri va commisurata con la situazione generale di precarietà, transitorietà e disagio in cui spesso versano le famiglie dei minori immigrati. In particolare, va tenuto sotto controllo il dato relativo alla situazione dei minori nomadi che per le loro specifiche caratteristiche socio-etniche (transumanza) contribuiscono a fare innalzare le percentuali di evasione ed abbandono. In ogni caso, il fenomeno della dispersione scolastica, globalmente intesa, esprime una condizione di particolare disagio in cui spesso si trovano gli studenti stranieri (problemi di natura linguistica, difficoltà di apprendimento, etc.). Per quanto riguarda il luogo da cui provengono, quella che presentiamo è una sintesi percentuale della provenienza dei circa 12000 minori attualmente presenti nelle nostre scuole siciliane. PERCENTUALE NAZIONALITA’ DI PROVENIENZA – a.s. 2006/2007 Scuola infanzia TUNISIA MAROCCO GERMANIA ALBANIA SRI LANKA BANGLADESH CINA ROMANIA FILIPPINE JUGOSLAVIA POLONIA MAURITIUS SVIZZERA USA COLOMBIA GHANA TOTALE 409 151 142 117 94 76 64 64 34 31 28 26 21 19 18 18 % 27,18% 10,03% 9,44% 7,77% 6,25% 5,05% 4,25% 4,25% 2,26% 2,06% 1,86% 1,73% 1,40% 1,26% 1,20% 1,20% Scuola Primaria TUNISIA MAROCCO ALBANIA GERMANIA ROMANIA CINA SRI LANKA MAURITIUS POLONIA BANGLADESH JUGOSLAVIA FILIPPINE UCRAINA USA RUSSIA SVIZZERA TOTALE 653 379 352 281 225 186 184 160 154 139 128 125 77 65 53 47 Scuola Secondaria di 1° grado TOTALE % 17,33% 10,06% 9,34% 7,46% 5,97% 4,94% 4,88% 4,25% 4,09% 3,69% 3,40% 3,32% 2,04% 1,73% 1,41% 1,25% % TUNISIA 456 20,53% MAROCCO 345 15,53% ALBANIA 233 10,49% CINA 152 6,84% ROMANIA 126 5,67% SRI LANKA 125 5,63% GERMANIA 105 4,73% BANGLADESH 87 3,92% POLONIA 65 2,93% MAURITIUS 61 2,75% FILIPPINE 52 2,34% JUGOSLAVIA 46 2,07% UCRAINA 40 1,80% RUSSIA 26 1,17% Scuola Secondaria di 2° grado TUNISIA MAROCCO SRI LANKA GERMANIA ALBANIA CINA FILIPPINE ROMANIA COLOMBIA POLONIA MAURITIUS TOTALE 187 88 77 72 65 56 56 53 37 32 30 % 17,39% 8,19% 7,16% 6,70% 6,05% 5,21% 5,21% 4,93% 3,44% 2,98% 2,79% BANGLADESH BRASILE SVIZZERA FRANCIA RUSSIA JUGOSLAVIA USA MAURITANIA VENEZUELA INDIA GHANA 29 29 26 18 18 16 16 14 14 13 12 2,70% 2,70% 2,42% 1,67% 1,67% 1,49% 1,49% 1,30% 1,30% 1,21% 1,12% Si nota che c’è una netta prevalenza degli immigrati provenienti dall’area africana, seguiti da quelli provenienti dall’area asiatica e, poi, dall’Est- Europeo. Alla domanda “Come vivono nelle nostre città?”, è necessario prendere atto del fatto che le condizioni di vita dei minori stranieri sono direttamente proporzionali alla qualità dell’inserimento socio-lavorativo della famiglia di appartenenza. C’è un dato importante e positivo da considerare: l’esistenza, cioè, di un processo d’inserimento scolare, progressivo e costante che, dal nostro punto di vista, è un fatto sicuramente confortante perché contiene un risvolto integrativo. Contemporaneamente si assiste, però, ad un altrettanto crescente fenomeno, rappresentato dal coinvolgimento di minori stranieri in attività devianti che, sicuramente, va connesso con il fenomeno della dispersione scolastica. Chiedersi “come” vivono, dunque, significa interrogarsi sul “grado” di integrazione sociale raggiunto dalle famiglie. Per esempio, per quanto riguarda la città di Palermo, quasi tutti i minori extracomunitari sono pressoché concentrati nel centro storico, luogo ricco di splendori artistici ma, anche, contesto di forti problemi socio- economicostrutturali, dove vi è la presenza di un degrado ancora pervasivo e difficile da debellare. SCUOLA E PROMOZIONE DELL’INTEGRAZIONE IDENTITARIA “Fui uomo fui pietra Fui pietra nell’uomo uomo nella pietra Fui uccello nell’aria spazio nell’uccello Fiore nel freddo fiume nel sole Rubino nella brina Fraternamente solo fraternamente libero” Paul Eluard Che cosa si può fare per salvaguardare il minore immigrato dai processi di degrado e di emarginazione a cui va incontro? Come porgere l’orecchio ai molteplici rischi di sofferenza impliciti nella dinamica migratoria? L’esperienza migratoria, per la sua complessità e per gli aspetti di profondità che mette in gioco, può essere assimilata ad una situazione di “crisi” con probabili risvolti traumatici. Citando R. Moses (1978) possiamo affermare che la condizione dell’immigrato è paragonabile ai cosiddetti “traumi da tensione”, ovvero a quelle situazioni le cui reazioni non sono immediate ed esplosive, ma possono lasciare, nel mondo interno, ferite durature e profonde. Sembra giustificato (c’è anche letteratura scientifica a sostegno di ciò) parlare di “traumatismo migratorio” che possiamo tradurre, dal punto di vista psico-dinamico e affettivo, in un “sentimento di carenza protettiva” o, per usare il linguaggio di W. Bion (1962), in una perdita dell’ “oggetto contenitore”. Allora, come influisce l’esperienza migratoria sulla costruzione dell’identità del bambino? Possiamo ricordare alcuni elementi strutturali che segnano le condizioni iniziali dell’esperienza integrativa del bambino immigrato. Intanto non è lui che ha deciso di emigrare, non è lui che prende questa decisione, è una scelta che gli viene imposta in forza della sua normale dipendenza dalla famiglia. Spesso egli non comprende le motivazioni addotte dai “grandi” per giustificare la scelta intrapresa; il suo mondo familiare è, inoltre, intrappolato nella stessa crisi migratoria e, quindi, il bambino è costretto anche a condividere il panico e l’angoscia dei genitori. D’altra parte, come si diceva prima, è ovvio che queste persone vengono nel nostro Paese non per vacanza ma spinti da gravi carenze e da gravi condizioni esistenziali. Le situazioni drammatiche a cui assistiamo quasi quotidianamente (sbarchi clandestini e altro) sono la dimostrazione di quello che stiamo sperimentando e di come stiamo vivendo questa “diversità” estrema, proposta con tutto il carico della sua sofferenza. In molti casi, il bambino immigrato o diventa bersaglio dell’aggressività familiare o viene del tutto trascurato dai genitori, troppo impegnati a risolvere questioni di sopravvivenza economico-sociale. Egli deve fare i conti, da un lato, con il lutto, dall’altro lato, contemporaneamente, con le nuove istanze adattive. Da una parte,cioè, deve elaborare una perdita, quella degli oggetti della famiglia allargata mentre, dall’altra, deve far fronte alle nuove istanze adattive che provengono dalla scuola, dall’acquisizione di una nuova lingua, dalla conoscenza di nuovi compagni, etc. La nostra ipotesi è questa: se la famiglia originaria ha vissuto positivamente il processo migratorio e se il minore possiede sufficienti risorse interiori per affrontare la criticità tensiva, allora, è probabile che ci possa essere una buona integrazione socio-affettiva. Se, al contrario, i conflitti interiori e familiari sono troppo forti da mettere in crisi il buon funzionamento del “contenitore interno”, il bambino mostrerà tutto il suo malessere con una svariata sintomatologia. Essa potrà riguardare un attaccamento eccessivo alla madre, il ricorso a fobie o all’isolamento, il rifiuto della scuola, un’inibizione intellettiva con conseguenti problemi di apprendimento, l’attivazione di sentimenti persecutori o di atteggiamenti sprezzanti ed aggressivi nei confronti degli altri. Il consolidamento del senso d’identità, di cui si parlava prima, dipende allora dalla relazione dinamica tra fattori relativi al mondo interno della persona e quelli relativi al mondo esterno. Questi fattori possono facilitare o ostacolare, a secondo di come si combinano, la costruzione di un “contenitore” capace di trasformare le esperienze dolorose in possibilità di sviluppo e di apprendimento. Da questo punto di vista, è chiaro che il bambino immigrato è un soggetto ad alto rischio, poiché allo sradicamento culturale e linguistico, spesso si accompagna una situazione conflittuale in cui egli viene tenuto tra due mondi in opposizione fra di loro. Da un lato, la scuola e la comunità ospitante spingono verso l’acculturazione, dall’altro, la famiglia non vuole far perdere al bambino la sua storia, i suoi costumi, la sua identità etnica originaria. E’ evidente, pertanto,che l’integrazione del bambino immigrato dipende sia da come la famiglia risolve i propri problemi d’identità e di interazione con il mondo esterno sia, ovviamente, dalle facilitazioni che egli troverà nella cultura ospitante. A confronto con gli “altri”, il minore immigrato tenterà di trovare una soluzione alla definizione della sua identità. Si troverà di fronte diverse possibilità (“resistenza culturale”, assimilazione, marginalità, doppia-nuova Identità) e la strada prescelta dipenderà da una molteplicità di fattori interni ed esterni. Una parte rilevante, ovviamente, è giocata dalle risposte accoglienti-rifiutanti della comunità ospitante. Riteniamo che un modello “integrativo inclusivo” (GENTILE, C.M., 2003) vada costruito quotidianamente nell’incontro diretto, sistematico, nell’incontro relazionale vissuto. E’ questa pratica dell’Incontro e del confronto che ci impegna sia sul piano socio-culturale che sul piano etico. “Un’etica della responsabilità”, per citare H. Jonas, che ci spinga a lavorare affinché fra gruppo ospitato e comunità ospitante si sviluppino dei microadattamenti reciproci, una relazione tra pari, in cui ciascuno, disposto a perdere qualcosa, acquisti un più alto livello di integrazione. La scuola, ovviamente, può giocare un ruolo fondamentale nella facilitazione del processo d’integrazione del minore immigrato nel contesto sociale. La scuola è l’istituzione più esposta della comunità ospitante, rappresenta il “volto” con cui la nostra società si presenta ai minori cosiddetti immigrati, il luogo dove i bambini “devono” andare, per esercitare un “diritto”. Questa consapevolezza dialettica fra “dovere” e “diritto”, dovrebbe far parte integrante dell’azione dei politici e degli amministratori delle nostre città nel predisporre le condizioni per una cultura dell’accoglienza. Questo dovrebbe farci riflettere molto e spingere la scuola ad elargire tutto ciò che necessita, sia in termini di risorse, sia in termini di attenzione, sia in termini di formazione, per realizzare le condizioni migliori per lo sviluppo dell’integrazione. Per dirla con il Poeta: “Ma quando, in quale vita fra le vite tutte, siamo in fine aperti, siamo accoglimento?” (R.M. RILKE, Sonetti a Orfeo). E’ chiaro che anche la comunità ospitante sperimenta, analogamente a quanto avviene nel bambino immigrato, una serie di ansie in presenza dell’Altro “diverso” da noi. Ma da che cosa dipende questa difficoltà al riconoscimento profondo dell’ “altro”? Sicuramente sono coinvolti dinamismi psichici profondi, ma è anche in gioco una “visione culturale” dell’Altro, che proprio nella scuola deve essere rimessa in questione. La scuola, infatti, é il luogo elettivo in cui le ansie manifestate, una volta riconosciute, possono essere accolte ed elaborate. Per far questo, essa deve sviluppare un approccio educativo capace di favorire una dialettica costruttiva fra identità e alterità, allontanando il più possibile la concezione della diversità come inferiorità, pericolo sociale, sintesi del negativo. Quindi, l’educazione interculturale, così come noi la intendiamo e la proponiamo ai docenti, è un modo di essere e di sentire l’azione pedagogica orientata a sostenere un clima socio-educativo capace di promuovere accoglienza, rispetto reciproco, decentramento etnico, comprensione emotiva, riconoscimento delle identità, cooperazione produttiva, superamento dei pregiudizi e degli stereotipi. Si tratta, in una parola, di costruire una vera e propria “Pedagogia dell’ospitalità” ( ZOLETTO,D.2007). Ma tutto questo non dovrebbe “normalmente” far parte della scuola? Non dovrebbe essere scontato che gli insegnanti agiscano e pensino in questo modo? Le molteplici identità dei nostri bambini non hanno bisogno quotidianamente di tutto questo? E, dunque, una scuola “sufficientemente buona” (parafrasando D. Winnicott che parlava delle madri sufficientemente buone), non è ciò che ci vuole per tutti i bambini, compresi i cosiddetti bambini immigrati? Perché non in tutti i luoghi si sperimentano accoglienza, integrazione e benessere reciproco? Perché siamo costretti ancora oggi a parlare di questo, a organizzare convegni su questi temi? Vuol dire che non vi è stata realizzazione di integrazione reale; essa deve essere ancora costruita in profondità. E’ necessario, dunque, mantenere viva una tensione etica capace di sostenere fino in fondo una vera integrazione multiculturale. La costruzione di una cultura dell’accoglienza e del riconoscimento identitario presuppone un grande lavoro emotivo che impegna soprattutto coloro che hanno responsabilità educative (insegnanti,dirigenti scolastici, assistenti sociali, amministratori, psicologi, pedagogisti). L’obiettivo da conseguire riguarda, soprattutto, lo sviluppo di una capacità auto-esplorativa ed auto-critica per trovare, successivamente, le opportune strategie e metodologie d’intervento sul gruppo - classe. Tutto questo serve per elaborare e trasformare quei meccanismi emotivoaffettivi che spesso impediscono la creazione di un clima di genuina accoglienza della diversità/estraneità. Quindi, è fondamentale la creazione di spazi operativi dentro la scuola per utilizzare il gruppo classe come laboratorio della convivenza plurale e come luogo del riconoscimento dell’ecosistema delle identità. Per muoversi in tale ottica ci vuole un insegnante/educatore capace di “essere” in relazione, “creare” relazioni prima inesistenti, “riempire”di relazioni i luoghi prima vuoti di comunicazione, capace anche di “riflettere” sulle relazioni che lui stesso ha contribuito a creare. Un docente “professionista riflessivo”, mediatore di culture e di diversità, facilitatore di comunicazione plurale. Come ci ricorda D. Zoletto”il primo modo per costruire davvero una scuola più accoglienteè quello di sentirsi noi,da insegnanti,stranieri in classe :non dare per scontato nulla delle nostre procedure , dei nostri metodi,dei nostri contenuti, dei nostri contesti. Per poterli reimparare(re-immaginare) insieme ad allievi e allieve.Facendo ricerca insieme”( 2007, pag. 159) Si tratta, in definitiva, di mettere in pratica, per prevenire il disagio e la dispersione fra i minori stranieri, tutta una serie di attività peraltro già previste dalla normativa di riferimento: Attivazione di appositi corsi per l’apprendimento della lingua italiana sia per i minori che per i genitori; Adozione di specifici interventi personalizzati atti a facilitare l’apprendimento anche sulla base di progetti elaborati nell’ambito delle attività opzionali; Ripartizione equa degli alunni stranieri all’interno delle classi evitando situazioni di ghettizzazione; Facilitazione della comunicazione fra scuola e famiglia anche con l’apporto di mediatori culturali qualificati; Formazione specifica all’educazione interculturale e alla prosocialità per il personale scolastico; Sostegno economico e psicopedagogico alle scuole particolarmente impegnate nei processi d’integrazione degli studenti stranieri. Valorizzazione del plurilinguismo E’ chiaro che per far ciò, è necessario che la scuola non venga lasciata da sola e si mettano in campo risorse (economiche ma soprattutto umane e professionali) che possano contribuire a migliorare sempre più la qualità dell’offerta formativa nei confronti degli alunni stranieri. Saremo in grado, oggi, di mantenere questo importante impegno eticosociale? Per concludere, possiamo ricordare con Amin Maalouf (1999) che la parola chiave dell’integrazione è “reciprocità”: “Se aderisco al mio Paese di adozione, se lo considero mio, se ritengo che faccia ormai parte di me e io faccia parte di lui, e se agisco in conformità, allora ho il diritto di criticare ogni suo aspetto; parallelamente, se questo paese mi rispetta, se riconosce il mio apporto, se mi considera ormai, con le mie particolarità, come una sua parte integrante, allora ha il diritto di rifiutare certi aspetti della mia cultura che potrebbero essere incompatibili con il suo modo di vita o con lo spirito delle sue Istituzioni”(pag.50) RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI AUGE’, M. (1994), Il senso degli altri, trad. it. Milano, Anabasi, 1995; AUGE’, M. (1986), Un etnologue dans le métro, Paris, Hachette; TAYLOR, C. (1992), Multiculturalism, Princeton, University Press; BUBER, M. (1953), Discorsi sull’educazione, trad. it. nel vol. a cura di A. 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