Conservanti o conservativi Sono gli additivi che si possono aggiungere alla massa dell'alimento o alla sua superficie per bloccare o rallentare lo sviluppo di batteri, muffe o microrganismi che nel tempo porterebbero alla sua alterazione. La tendenza sino ad oggi è stata quella di ricorrere sempre di meno a queste sostanze ed utilizzare per quanto è possibile i metodi fisici, quale il calore, il freddo o l'ultrafiltrazione per stabilizzare cibi e bevande. Questo porta da un lato ad una maggiore tutela del consumatore, che evita di ingerire sostanze comunque estranee all'alimento stesso, e dall'altro spinge l'industria a produrre alimenti che, se privi di conservanti, possono considerarsi di maggior valore. Il produttore deve anche pensare che la utilizzazione di mezzi fisici opportuni può condurre ad un prodotto migliore anche organoletticamente, e quindi di maggior valore commerciale. Ad esempio le tecniche moderne di ultrafiltrazione su membrane semipermeabili (filtrazione tangenziale) possono stabilizzare efficacemente i vini, in particolare i vini bianchi, senza portare le alterazioni inevitabilmente causate dalla pastorizzazione in bottiglia o causate dall'aggiunta di SO2. Più recentemente però stiamo assistendo ad una certa inversione di tendenza, soprattutto per quanto riguarda gli additivi utilizzati per la conservazione e stabilizzazione di “spuntini” e nuovi prodotti, quali le margarine “leggere” e la carne degli “hamburger”. Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 1 Acido sorbico e sorbati Acido Sorbico (E 200) Sorbato di sodio (E 201) Sorbato di potassio (E 202) E' un acido grasso con sei atomi di carbonio e con due doppi legami (CH3-CH=CH-CH=CHCOOH). E' contenuto nelle sorbe e in alcune bacche e frutti di bosco. Essendo un prodotto naturale è considerato sicuro, anche se però la sua DGA è diminuita (da 25 a 7.5). Ha attività micostatica e antibatterica. Il metabolismo dell’acido sorbico è stato studiato sul ratto e sul topo con l’ausilio del 14 C. L’85 % dell’attività è stata trovata nella CO2 espirata, lo 0,4 % nelle feci, il 2 % nell’urina come urea e CO2, il 3 % è stato trovato fissato nei muscoli e il 6,6 % in altre parti del corpo. Dall’acido sorbico non è stata trovata formarsi nessuna quantità di glicogeno. La maggior quantità dell’attività è stata trovata nei tessuti adiposi e nei lipidi degli organi. C’è stata una relazione lineare tra la dose somministrata e la velocità di ossidazione. Il tempo di dimezzamento nella reazione di ossidazione è stata di 40 – 110 minuti per una dose nell’intervallo di 60 – 1200 mg/Kg di peso corporeo. L'uomo lo metabolizza per via ossidativa (ß ossidazione), e non sembra che i prodotti del metabolismo dei microrganismi siano tossici. Si deve però considerare che si conosce poco sul potere cancerogeno e mutageno dei prodotti di addizione dell'acido sorbico con solfiti e nitriti eventualmente presenti, ricerche in questo senso hanno mostrato che alcuni prodotti (acido etilnitrolico e 1-4 dinitro-2-metilpirrolo) sono mutageni. Sono stati pubblicati lavori dove si mostra come il vino contenente acido sorbico e solfito sia mutageno, mentre non lo è se addizionato di solo solfito o di solo acido sorbico. Si deve aggiungere che il sale sodico dell'acido sorbico è deliquescente e poco stabile e i suoi composti di ossidazione hanno mostrato una attività genotossica. Sembrerebbe quindi opportuno evitare l'uso del sorbato di sodio e l'uso contemporaneo di acido sorbico e solfiti o nitriti. Bisogna anche considerare l’effetto negativo che gli agenti antimicrobici potrebbero avere sulla microflora intestinale, effetto difficilmente valutabile, anche se al pH leggermente alcalino presente nell’intestino i sorbati presentano un’attività molto minore che non a pH acido (comune negli alimenti). L'acido sorbico è probabilmente l'additivo più presente nell'alimentazione, in quanto oggi sono sempre più diffusi i prodotti industriali che ne fanno ricorso: alcuni formaggi, ravioli, tortellini, gnocchi, pane a cassetta confezionato, maionese, pizze precotte, prodotti dolciari da forno e yogurt alla frutta, per citarne solo alcuni. Recentemente sono stati aggiunti altri alimenti (il burro leggero, la margarina leggera, le insalate miste di verdure ...) alla lista dei possibili impieghi. Considerando la DGA di 7,5 mg/Kg si avrà per una persona di 60 Kg una DGA totale di 450 mg; ora se si considerano le quantità di acido sorbico consentite nei seguenti alimenti: tortellini: 100 g (1000 mg/Kg sul ripieno) gnocchi: 100 g (1000 g/Kg) pane a cassetta: 100 g (2000 mg/kg) formaggio: 100 g (1000 mg/Kg) maionese: 50 g (1000 mg/Kg) pizza precotta 200 g (2000 mg/Kg) totale 30 mg 100 mg 200 mg 100 mg 50 mg 400 mg 880 mg si vede che un ipotetico consumatore supera con facilità la DGA. Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 2 Acido benzoico (E 210) (C6H5-COOH) Sodio benzoato (E 211) Potassio benzoato (E 212) Calcio benzoato (E 213) Presente in natura in quantità importante nei mirtilli e nelle prugne, si ritrova anche in molte bacche. Si è dimostrato non tossico nel ratto fino a 500 mg/Kg. La sua DGA per l'uomo è di 5 mg/Kg. Viene eliminato con le urine, spesso come acido ippurico (N-benzoil glicina: C6H5-CO-NHCH2-COOH) che è il prodotto di reazione con la glicina. Non è molto solubile in acqua (3 g/l) e per questo motivo si possono usare i suoi sali. Viene impiegato (oggi praticamente non più) nelle bibite analcoliche (aranciate, limonate, ecc) gassate e non (che per risparmiare non si vogliono pastorizzare...), nel caviale e nelle conserve di pesce. Gli esteri dell'acido paraossibenzoico (metile(E 218), etile- (E 215) , propile- (E 217) -paraossibenzoato) più liposolubili, vengono utilizzati per gli stessi scopi e in particolare nella conservazione della maionese. Anidride solforosa (E 220) Sodio solfito (E 221) Sodio bisolfito (E 222) Sodio metabisolfito (E 223) Potassio metabisolfito (E 224) Calcio solfito (E 226) Calcio bisolfito (E 227) Solfito acido di potassio (E 228) L'anidride solforosa (SO2) è forse il conservante usato da più antica data, si sa infatti che già gli antichi romani erano soliti bruciare lo zolfo all'interno dei contenitori destinati alla fermentazione e la conservazione del vino. L'anidride solforosa viene ancora largamente impiegata nel settore enologico, ove viene apprezzato anche il suo carattere riducente. Nei vini la si trova piuttosto come residuo che non come additivo vero e proprio. Nei vini bianchi e rosati in Italia ne è permessa una quantità massima di 210 mg/l (ci sono però numerose eccezioni per vini stranieri vendibili anche in Italia, ad es. il “Sauternes”, il “Barsac”, il “Monbazillac” ed altri possono contenerne legalmente fino a 400 mg/l), ma nessuno dei produttori di vini di pregio la impiega più come conservante, essendo disponibili tecniche come la filtrazione amicrobica e l'ultrafiltrazione che consentono di stabilizzare i vini senza aggiungere conservanti. Nei vini rossi è permessa una dose massima di SO2 di 160 mg/l. Si usa l'SO2 per stabilizzare i mosti d'uva parzialmente fermentati, succhi di frutta (massimo residuo 10 mg/l) e sciroppi (100 mg/l). La DL50 è abbastanza alta, da 1000 a 2000 mg/kg, il che farebbe pensare che l'anidride solforosa non sia molto tossica, però prima di determinare la DGA bisogna considerare che l'anidride solforosa è anche un contaminante ambientale (scarichi di gas combusti di autoveicoli, di impianti di riscaldamento, di impianti industriali), e che quindi quello che viene assunto con la dieta va a sommarsi ad una quantità difficilmente valutabile. Nel parere del 25 febbraio 1994 il comitato scientifico per l’alimentazione umana (CSA) ha indicato una DGA di 0,7 mg/Kg peso corporeo per l’anidride solforosa, che corrisponderebbe a 49 mg al giorno per un adulto di 70 Kg e 21 mg per un bambino di 30 Kg. Questa dose è stata stabilita in funzione della dose ritenuta innocua per l’apparato digerente. Come si vede facilmente tale dose viene superata con estrema facilità. I solfiti sono usati per conservare i gamberi ed altri crostacei chitinosi, (la dose massima ammessa va dai 150 ai 300 mg/Kg sulla polpa, a seconda dei casi), che, fra l'altro, quando trattati con una soluzione di solfito acquistano un colore più brillante (rosso, apprezzato positivamente dai consumatori...), ma dal momento che questi trattamenti vengono effettuati spesso dai pescivendoli e venditori al dettaglio non ci sono garanzie sul dosaggio e il consumatore deve sperare che siano i controlli sulla merce a tutelarlo. Fra l'altro è talvolta in uso presso i grossi Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 3 complessi di ristorazione, quali grill, fast food ecc. di immergere le verdure in una soluzione di solfito; in questo modo quest'ultime mantengono a lungo un aspetto di freschezza, dal momento che il solfito impedisce l'imbrunimento causato dall'ossidazione sia chimica che enzimatica. Per gli ortaggi bianchi lavorati comunque è permessa una dose massima di 50 mg/Kg di SO2. Per queste ragioni risulta difficile valutare la quantità di SO2 e di solfiti che vengono assunti ogni giorno. E' stato comunque stimato che negli Stati Uniti l'assunzione di solfito è compresa tra 3 e 10 mg/Kg di peso corporeo al giorno; nel caso dell'Italia e della Francia il maggiore consumo di vino senza dubbio tende a far aumentare questa quantità. I solfiti distruggono la tiamina e quindi non vanno utilizzati come additivi per gli alimenti che ne sono la principale fonte. L'uso dei solfiti come additivo antiossidante nelle carni macinate prima del DM 209/1996 era proibito, in quanto poteva essere un mezzo atto a mascherare eventuali processi putrefattivi, adesso è permesso limitatamente alla carne per amburger (burger meat). Per evitare l'ossidazione e l'imbrunimento delle cani macinate è concesso l'uso dell’acido ascorbico. I solfiti sono mutageni verso alcuni microrganismi, ma non sembrano esserlo per il ratto o il topo. La principale via metabolica di eliminazione dei solfiti è l'ossidazione a solfati, ad opera di solfito-ossidasi o solfito ferricitocromo ossidoreduttasi. Questi enzimi, presenti nel cuore e principalmente nel fegato sono però molto più attivi nel ratto (10-20 volte) e in altri animali che non nell'uomo: questo pone seri dubbi sulla trasferibilità dei dati tossicologici all'uomo. Sono anche noti numerosi casi di ipersensibilità ed allergia ai solfiti, principalmente nei soggetti asmatici; ipersensibilità che può interessare fino al 5-10% della popolazione. Nitrati e nitriti Sono usati principalmente negli insaccati in quanto sembrano essere l'unica salvaguardia verso l'eventuale sviluppo di Clostridium botulinum e Clostridium perfringens, il loro impiego nei salumi risale alla fine dell’ottocento. E' permessa l'aggiunta alle carni di 150 mg/Kg di sodio nitrito (E 250), mentre fino a 250 mg di sodio (E 251) o potassio nitrato (E 252). Conferiscono anche un colore più rosso alla carne, legandosi alla emoglobina e alla mioglobina. Questo è il motivo per il quale vengono talvolta aggiunti alle carni in scatola, aggirando la legge, in quanto questa non consente l'uso di coloranti per la carne. In questo caso non sono conservanti, in quanto la carne è messa cruda nella scatola e viene cotta dopo che questa è stata sigillata, con tempi e temperature da garantirne la sterilità. I nitrati ed i nitriti non sono additivi privi di rischio. Il nitrato di per sè non è tossico per l'uomo. Sia il nitrato che il nitrito vengono completamente e rapidamente assimilati attraverso la mucosa intestinale, ed è stato dimostrato che non si accumulano in alcun organo. Mentre il nitrato non sembra essere attivo in alcun modo, il nitrito reagisce con l'emoglobina a formare metemoglobina, che non è più capace di trasportare l'ossigeno. C'è però un enzima, la metemoglobina reduttasi che converte la metemoglobina in emoglobina e nitrato, operando quindi il processo inverso. L'1-2% di metemoglobina può essere un tasso normale per un adulto, superando il 3% si ha metemoglobinemia. I bambini lattanti sono però molto più sensibili degli adulti al nitrito, che si può formare per riduzione del nitrato ad opera di microrganismi presenti nello stomaco, che nei lattanti spesso non ha un pH sufficientemente basso da impedirne la proliferazione. Comunque concentrazioni di nitrito nell'acqua potabile anche superiori di due volte alla quantità massima consentita (10 mg/L) non provocano alcuna malattia nei neonati. Una certa percentuale di nitrati ingeriti viene comunque ridotta a nitriti nell’adulto da parte della flora batterica intestinale. E’ difficile stabilire quanto sia questa percentuale, perchè ci possono essere diversità molto grandi tra individuo ed individuo dovute al diverso regime alimentare, alla diversa razza ed ambiente; comunque possiamo considerare realistica una conversione del 10 - 20 %. Anche nella saliva sono presenti batteri capaci di ridurre il 5% del nitrato eventualmente presente in nitrito. La dose letale per l'uomo va da 54 a 462 mg/Kg per il nitrato di potassio, mentre per il nitrito di sodio va da 32 a 154 mg/Kg. La DL50 nel ratto è di circa 2000 per il nitrato di potassio, mentre per il nitrito è Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 4 compresa tra 46 e 120. In questo caso il nitrato è tossico solo perchè viene ridotto comunque in parte a nitrito. Per alcuni animali particolarmente sensibili, ad esempio per il cavallo, la tossicità acuta del nitrito (non è un gioco di parole) non dipende dalla metemoglobimemia, ma è causata da collasso cardiocircolatorio provocato dalla vasodilatazione indotta dal nitrito. Nonostante le prove di cancerogenicità per il nitrito ed il nitrato si siano dimostrate negative negli animali da esperimento, è stata riscontrata una certa mutagenicità del nitrato di sodio in Salmonella typhimurium ed in Escherichia coli. Il nitrito però è capace di reagire con numerose sostanze formando con facilità nitroso composti, spesso cancerogeni, in particolare le nitroso-ammine. Almeno 120 N-nitroso composti sono stati saggiati per la cancerogenicità, e tra questi il 75% si è rivelato cancerogeno. E' stata accertata la cancerogenicità di N-nitroso ammine, su almeno 22 specie diverse di animali, e tra queste almeno per 5 si sono dimostrate capaci di passare oltre la placenta sino al feto. I tumori provocati da N-nitroso composti non sono a carico di particolari organi ma possono svilupparsi ovunque. La reazione di nitrosazione è la seguente: R2NH + HO-N=O ----> R2N-N=O + H2O Con R = CH3 si ha la dimetil nitrosoammina, con R = CH3CH2 la dietil-nitrosoammina, e così via; i due radicali possono essere diversi e anche appartenere ad un ciclo, ad es. nella N-nitroso pirrolidina (ove i due R appartengono ad un anello con 4 atomi di C). Il meccanismo di attivazione della dimetilnitrosoammina sarebbe il seguente: CH3 CH3 CH3 CH3 \ \ \ \ metilazione dei N-N=O ---> N-N=O ----> N-N=O ---> N=N-OH --> componenti / / / cellulari CH3 CH2 H \ + OH H-CH=O idrossilazione (P450) riarrangiamento Nell'organismo umano lo stomaco è l'organo ove è presente l'ambiente ideale per favorire le reazioni di nitrosazione, grazie al pH acido. Le reazioni di nitrosazione hanno come inibitore l'acido ascorbico, ma come catalizzatori molti composti fenolici. Questa cosa pone dei seri dubbi sulla validità della utilizzazione di composti fenolici come antiossidanti. Sarebbe invece da incoraggiare l’uso contemporaneo di nitriti, nitrati ed acido ascorbico. I nitrati sono naturalmente presenti anche in molti ortaggi assieme a piccolissime quantità di nitriti. Come si vede la quantità di nitrati che si possono introdurre nella dieta consumando alcuni ortaggi è molto maggiore che non con gli insaccati. Con le verdure la quantità di nitriti ingerita è molto piccola, ma come abbiamo visto, si può avere una riduzione del 10 – 20% del nitrato a nitrito da parte della flora battrica presente nel tubo digerente. Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 5 Ortaggio Ravanelli Barbabietola rossa Bietole Lattuga Sedano Cicoria riccia Spinacio Cavolo rosso Carote Cetriolo Fagiolini KNO3 (mg/Kg) 4200 3400 3200 2200 2100 1300 700 500 300 250 250 Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti KNO2 (mg/Kg) 13.5 6 3 14 1.3 16 6 4 3 14 10 6 Conservanti per trattamenti di superficie difenile ortofenilfenolo HO Difenile (E 230), Ortofenilfenolo (E 231) e ortofenilfenato di sodio (E 232) Impiegati per il trattamento della buccia degli agrumi per evitare lo svilupparsi delle muffe. Il difenile ha una DL50 nel ratto di 3500 mg/Kg, viene escreto come idrossi-4-difenile. Viene assorbito dai composti terpenici presenti nella buccia degli agrumi, e quindi questa deve essere scartata. Per gli usi di pasticceria e per gli aperitivi sarebbe meglio usare limoni non trattati. Recentemente sono apparsi sul mercato agrumi non trattati utilizzabili per questi scopi. L'uso di questi conservanti è riportato sulla cassetta contenente gli agrumi stessi e sulla carta che avvolge il frutto (è sempre meno usata) o sul frutto stesso (obbligatorio dal 1992, ma sempre rispettato?), l’avvenuto trattamento superficiale può quindi sfuggire al consumatore. Tiabendazolo (E 233) (2-(4-tiazolil)benzimidazolo Soppresso dal D.M. 183/2000. Era usato per la conservazione degli agrumi e delle banane. E’ un antifungino. Nisina (E 234) E' un antibiotico che viene normalmente prodotto da Streptococcus cremoris e Streptococcus lactis, e pertanto si può ritrovare naturalmente nei prodotti caseari. Ritenuto non particolarmente pericoloso ha una DL50 nel ratto di 1 milione di unità Reading/Kg. Ne sono consentite 500.000 unità al Kg di formaggio. Budini di semolino e di tapioca e prodotti affini (3 mg/Kg), Formaggio stagionato e formaggio fuso (12,5 mg/Kg), Mascarpone (10 mg/Kg, introdotto dal D.M. 183/2000), Clotted Cream (Crema rappresa 10 mg/Kg). Natamicina o Pimaricina (E 235) Viene chiamata natamicina più recentemente, in quanto viene prodotta da Streptomyces natalensis. E’ un antibiotico e un antifungino, ma a differenza della nisina, non è contenuta normalmente nei prodotti caseari. Ha una DL50 da 500 a 5000 mg/Kg nei diversi animali. Nei formaggi ne è consentita una quantità di 1 mg/100 cm2 di crosta, ma deve essere assente nella parte edibile del formaggio a non più di 5 mm dalla superficie. L'uso di antibiotici tende a selezionare ceppi di microrganismi resistenti. Gli antibiotici possono dare luogo a fenomeni allergici in alcuni individui. Urotropina o esametilentetrammina (C6H12N4) (E 239) Ld50, subcutanea topo = 215 mg/Kg urotropina Consentita in Italia per la conservazione del provolone (max. 25 mg/Kg di formaggio) e in altri paesi per conservare altri formaggi ed anche N pesci. L’urotropina in soluzione acquosa si comporta come una base debole. La sostanza per riscaldamento o combustione si decompone e reagisce con N N l’ossigeno producendo vari composti, quali: formaldeide, ammoniaca, ossidi di carbonio, acido cianidrico ed ossidi di azoto. In soluzione reagisce N con acidi forti producendo formaldeide. Attacca i metalli alluminio e zinco. Un ingestione prolungata può produrre disturbi gastrointestinali. Gli altri effetti avversi che sono stati notati includono problemi al sistema urinario e fenomeni allergici, quali eruzioni cutanee. E’ Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 7 stato dimostrato che può procare anche neoplasie. Nel settore chimico l’urotropina viene impiegata nella sintesi, in questo caso si possono avere danni a carico del sistema nervoso centrale per i lavoratori maggiormente esposti. Questo additivo non è permesso in tutti i Paesi, ad esempio è proibito in Australia. Aldeide formica (E 240) Il suo uso era fino ad ora consentito per il latte destinato alla preparazione formaggio "Grana Padano", ma non per il Parmigiano Reggiano, viene usata ancora in deroga. Recentemente è stata però bandita dall'industria alimentare per il suo potere mutageno, tra l'altro noto (almeno su Drosophila) da molto tempo. Il suo uso è stato molto ristretto anche in campo farmacologico per lo stesso motivo. Non ci sono motivi per doverla usare più, visto che può essere validamente sostituita da pratiche igieniche più accorte. Residui Ossido di etilene Impiegato per sterilizzare in genere contenitori. In presenza di acqua si idrolizza a glicole etilenico, composto tossico, ed in presenza di cloruri (sale) forma cloridrina etilenica, anch'essa ossido di etilene H C H C cloridrina etilenica glicole etilenico H H H 2O O H C OH H C OH H H - Cl H C OH H C Cl H H molto tossica. E' stato usato per sterilizzare le spezie. E' molto pericoloso esso stesso, e va maneggiato con estrema cautela: si dovrebbe evitare il suo uso nell'industria alimentare, se non in condizioni e strutture estremamente controllate. Ossido di propilene ossido di propilene H H C H C H C E’ meno pericoloso del precedente e ha gli stessi usi; dà origine rispettivamente a glicol propilenico e cloridrina (tossica). Viene anche impiegato come solvente per aromi. Allile isosolfocianato o essenza di senape (CH2=CH-CH2-CNS) E stato reintrodotto per la conservazione dei vini sfusi in damigiana, viene aggiunto in dischi di paraffina impregnati del composto. Dal momento che H L'allile isosolfocianato è contenuto in molte verdure non è considerato composto con particolare rischio. O H Acido borico (E 284) Tetraborato di sodio (E 285) Uova di storione (caviale) 4 g/Kg espressi come acido borico La normale assunzione di boro è di circa 10 – 20 mg/giorno. Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 8 Tossico, ma il meccanismo è sconosciuto. Dose letale: 5 g per il bambino e 15 g per l’adulto. L’acido borico si assorbe anche attraverso le mucose. In alte dosi causa nausea, vomito, disidratazione, letargia, desquamazione eritematosa delle palme delle mani e dei piedi. Causa danni epatici e renali. Eliminazione: una singola dose assunta viene escreta prevalentemente dal rene (90% urine, 10% feci), il 50% entro 12 ore, il rimanente entro 5 – 7 giorni, per cui si può avere accumulo per dosi ripetute. H3C Dimetildicarbonato (dimetil pirocarbonato) (E 242) O O C O O C O H3C Bevande aromatizzate analcoliche Vino dealcolizzato 250 mg/l di quantità introdotta, residui non rilevabili Liquido incolore, corrosivo per la cute e gli occhi, tossico per inalazione ed ingestione. Si decompone in soluzione acquosa. Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 9 Confronto tra la reattività del dimetildicarbonato (E 242) ed il dietildicarbonato, ritirato perchè cancerogeno. dimetildicarbonato (E 242) (dimetil pirocarbonato) dietildicarbonato (dietil pirocarbonato) CH3 H3C H2C O O C O O O H 2O O CO2 C + 2 CH3OH O C O H 2O CO2 + 2 CH3CH2OH C O O H3C H2C CH3 etil catbammato (uretano) cancerogeno CH3 metil carbammato non cancerogeno H3C O O O C O 2 O + 2 NH3 C O O O C NH2 O H2C C O +H O 2 2 CH3 O H3C C O + 2 NH3 O H2C C NH2 O H3C + H2O H2C CH3 attivazione dell'etil carbammato etilcarbammato (uretano) O O CH2 CH3 O C O CH C deidrogenazione H2N H2N CH2 O epossidazione O C H2N CH O CH2 la reazione non avviene con il metil carbammato Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 10 Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 11 Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 12 Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 13 Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 14 Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 15 Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 16 Fabio Bocci - Residui ed Additivi negli Alimenti 17