A SCUOLA CON GINO BARTALI
Bartali è uno degli aspetti della personalità
del ciclista, poco conosciuto ed evidenziato
nelle cronache dell’epoca, messo in risalto
invece nel libro di Angelina Magnotta ed
esaltato nell’appassionato intervento di un
bartaliano fino allo spasimo. Con la sua voce
forte e chiara, Alfredo Marro ha ricordato il
carattere contestatore di Ginettaccio il
toscano, quasi in contrasto con il suo forte
sentimento religioso, decantandone le
imprese sportive, grandi, eccezionali,
amplificate dalla sua immensa umanità.
La Shoah resta sempre un tema difficile,
doloroso, inconcepibile alla ragione degli
adulti, incomprensibile per i bambini.
L’arrivo nella nostra scuola di Angelina
Magnotta, cervinarese di Pantanari, è stato
preceduto da un incontro con i docenti il 30
ottobre, nella sala consiliare del comune di
Cervinara, per la presentazione del suo libro
Gino Bartali e la Shoah. Campione di
ciclismo e di umanità. Un incontro quasi
intimo, informale, organizzato dalla
redazione de “Il Caudino”. Nella sua veste di
giornalista
e
moderatore,
Peppino
Vaccariello ha tenuto piacevolmente le fila
degli interventi. Prima a prendere la parola,
la dirigente Serafina Ippolito; da “donna di
scuola”, ha sottolineato quanto sia
importante parlare di Shoah con i docenti,
veicoli delicati di conoscenze terribili,
protagonisti trainanti di attività didattiche per
riportare alla memoria l’orribile verità della
deriva dell’Uomo. Perché è sempre difficile
spiegare lo sterminio di milioni di persone ad
opera di un altro popolo, quando una ragione
non c’è. L’uccisione di bambini come i
nostri figli, chiusi nei lager, affamati e
denutriti, lasciati morire giorno dopo giorno
di freddo, di malattie e di stenti, non trova
nella nostra mente una ragione percorribile.
La mostruosità dell’idea stessa di sterminio
di massa, deve aver spinto un uomo, non uno
qualunque, un campione del ciclismo, ad
agire per salvare centinaia di ebrei dalla
deportazione. La profonda religiosità di Gino
Preside in pensione, laureata in Lettere e
Filosofia, Angelina Magnotta si commuove a
parlare del suo libro, tra amici e parenti nella
sua terra d’origine. Si fa largo nelle menti
degli ascoltatori, parlando con voce tenue e
pacata, con la tranquilla consapevolezza
dell’educatore che ha raggiunto il suo fine. Il
suo libro si inserisce in quel vasto
movimento di opinione pubblica che cerca di
far riconoscere Gino Bartali come “Giusto
tra le Nazioni” ed avere così un simbolico
riconoscimento ufficiale nello Yad Vashem,
uno dei luoghi della memoria più sacri al
popolo ebraico. Racconta la sua esperienza a
Gerusalemme, del bossolo ritrovato e messo
in valigia, dei mitra dei soldati, del caldo e
dei fantastici colori di una città martoriata.
Ma soprattutto parla dell’incontro con i
“sopravvissuti”, preceduto da ore di
preparazione con uno psicologo, per
apprendere i modi giusti con cui dialogare, le
parole da usare e quelle da evitare. Incontri
determinanti, essenziali sia per il
sopravvissuto, sia per colui che lo ha salvato.
Per il sopravvissuto affinché, parlandone,
superi il suo trauma; e per il salvatore,
perché sia riconosciuto il suo valore e il suo
insegnamento. Rischiando la propria vita,
Gino Bartali ha smesso di essere solo un
campione di ciclismo ed è diventato un
campione di umanità.
Nei suoi “lunghi” allenamenti, tanti giorni
lontano da casa, Bartali trasportava
documenti d’identità falsi nel telaio e nel
manubrio della sua bicicletta per salvare
dalla morte centinaia di ebrei in Italia. Della
sua attività “segreta”, non aveva mai fatto
parola con nessuno dei familiari, soprattutto
per proteggerli nel caso fosse stato scoperto.
Lo aveva rivelato anni dopo al figlio Andrea,
raccomandandosi però di non parlarne con
nessuno: avrebbe capito da solo quando
sarebbe stato il momento giusto. E quel
momento è venuto solo dopo la sua
scomparsa. Le testimonianze dei “salvati”,
questo stesso libro ci restituiscono
l’immagine di un campione sconosciuto ai
più, di un eroe da emulare, grande esempio
di moralità. “Le cose non si fanno per vanto,
se no non valgono niente”, aveva detto una
volta al figlio Luigi.
Arricchiti da questo incontro con il grande
campione, speriamo in cuor nostro che la
scuola in futuro possa fare da madre a tanti
uomini e donne della statura morale di
Ginettaccio.
Prof.ssa Patrizia Clemente
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