UNO, NESSUNO E
CENTOMILA
Le trasformazioni dell’identità nel ‘900
Esame di Stato
A.S. 2011-12
Gregorio Simoncini
5 B - Liceo Scientifico “E. Fermi”
UNO, NESSUNO E CENTOMILA
Le trasformazioni dell’identità nel ‘900
UNO
L’esteta e il
superuomo
G.D’ANNUNZIO
NESSUNO
La crisi delle certezze:
il Nichilismo
G.LEOPARDI e
E.MONTALE
I.SVEVO
A.SCHOPENAUER e
F.NIETZSCHE
S.BECKETT
CENTOMILA
Relativismo
e
molteplicità
MAGRITTE
WARHOL
Uno sguardo sul presente: le relazioni virtuali nel mondo globalizzato.
La poetica e l’ideologia
panismo
superomismo
estetismo
nazionalismo
Rapporto con la società di
massa
io come puro istinto che si fonde con la natura
Individuo superiore alla massa e alla morale comune
Arte come bellezza e valore assoluto
Esaltazione dell’idea di nazione e interventismo
Arte come attività
superiore e aristocratica
Disprezzo delle masse
d’Annunzio di
propone come un
“mito di massa”
Consapevolezza dei
meccanismi del
mercato
paradosso
Successo dell’opera
dannunziana e suo
consumo di massa
Andrea Sperelli e Claudio Cantelmo:
dall’esteta al superuomo
Il piacere segna il momento più estetizzante di D’Annunzio;
l’autore si autoritrae nel giovane Andrea Sperelli, “ultimo
discendente d’una razza di intellettuali”, educato a “fare la propria
vita come si fa un’opera d’arte”
“Egli era, per così dire, tutto impregnato di arte. La sua adolescenza,
nutrita di studi vari e profondi, parve prodigiosa. Egli alternò, fino a
vent’anni, le lunghe letture coi lunghi viaggi in compagnia del padre e poté
compiere la sua straordinaria educazione estetica sotto la cura paterna. Dal
padre ebbe appunto il gusto delle cose d’arte, il culto appassionato della
bellezza, il paradossale disprezzo de’ pregiudizi, l’avidità del piacere” Il
piacere, libro I, cap.2
E’ un esteta che disprezza ogni forma volgare di vita, si
contraddistingue per la forte sensibilità estetica e per la scelta di
vivere secondo gli istinti, distaccato dalla morale corrente, da ogni
norma o legame sociale.
“ La mia coscienza era giunta all’arduo grado in cui è possibile comprendere
questo troppo semplice assioma: Il mondo è la rappresentazione della sensibilità e
del pensiero di pochi uomini superiori, i quali lo hanno creato e quindi ampliato e
ornato nel corso del tempo e andranno sempre più ampliandolo e ornandolo nel
futuro
(….)Ma nessuno tra loro, più generoso e più ardente, si levava a rispondere
“Difendete la Bellezza! E’ questo il vostro unico officio. Difendete il sogno che è in
voi!” G.D’ANNUNZIO, Le vergini delle rocce
Ne “Le vergini delle rocce” avviene il passaggio al vero e proprio
superuomo, di impronta nietzschiana: Claudio Cantelmo incarna il culto
della bellezza, la sensualità, la sensibilità verso l’arte e il bello, la
trasgressione di ogni regola sociale e morale, il disprezzo per la società
borghese.
La scoperta dell’essenza della realtà
l’arido vero di LEOPARDI e il male di vivere di MONTALE
Perché reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perché da noi si dura?
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E' funesto a chi nasce il dì natale.
G.LEOPARDI, Canti - “ Canto notturno di un
pastore errante dell’Asia”
Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
Alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
Tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
E.MONTALE, Ossi di seppia – “ Forse un mattino
andando ”
L’inettitudine di Zeno
Nel Profilo autobiografico Svevo presenta il protagonista de La Coscienza di Zeno:
(..)E’ il destino di tutti gli uomini d’ingannare se stessi sulla natura delle proprie
preferenze per attenuare il dolore dei disinganni che la vita apporta a tutti (…) Zeno
si crede un malato eccezionale di una malattia a percorso lungo. E il romanzo è la
storia della sua vita e delle sue cure.
“Sono guarito!...non è per il confronto che io mi senta sano. Io sono sano,
assolutamente.”
“Qualunque sforzo di darci la salute è vano.(…) Forse traverso una catastrofe
inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute.”
La malattia è il punto di partenza del terzo romanzo di Svevo; Zeno si
sente malato e perciò intraprende una cura psicoanalitica per guarire;
lo scheletro dell’opera è il contrasto costante tra salute e malattia,
normalità e inettitudine
L’inettitudine è un atteggiamento di continua insoddisfazione, di
sterile ricerca di realizzazione personale che però non giunge mai a
determinarsi, di mancanza di interesse per la vita, il tutto descritto non
in forma drammatica, bensì in chiave ironica che rasenta talvolta il
grottesco
Il finale dopo questa scoperta Zeno dichiara, nelle ultime parole del
romanzo, che l’uomo è inevitabilmente destinato alla distruzione e
all’estinzione
NIETZSCHE: Cosa significa Nichilismo?
“Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al “perché?”; che cosa
significa nichilismo? – che i valori supremi si svalorizzano.
Che non ci sia una verità; che non ci sia una costituzione assoluta delle
cose, “una cosa in sé”; - ciò stesso è un nichilismo, anzi è il nichilismo
estremo.” F.NIETZSCHE, Frammenti postumi 1887-1888
Il nichilismo – osserva Nietzsche – consiste nella radicale svalutazione di
tutti i valori che prima si credevano assoluti, nella scoperta dell’assenza
di senso del mondo; tanto più l’uomo si era illuso, tanto più è rimasto
deluso e soffre un terribile senso di vuoto (  SCHOPENAUER)
Nietzsche, pur essendo un nichilista radicale che nega l’esistenza di valori
intrinseci alle cose stesse, supera il nichilismo; questo è uno stadio
intermedio, un “no” alla vita che, attraverso l’esercizio della volontà di
potenza, prepara il grande “sì” ad essa.
Dolore, piacere e noia nel sistema filosofico di SCHOPENAUER
Volontà
desiderio, mancanza, dolore
Piacere
cessazione momentanea del dolore
Il pendolo
della vita
oscilla tra
desiderio e dolore
sazietà e noia
Vivere è
soffrire
“Ogni volere scaturisce da un bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza.
A questa dà fine l’appagamento; tuttavia per un desiderio che venga appagato,
ne rimangono almeno dieci insoddisfatti.(…)
Inseguire o fuggire,, temere la sventura o anelare alla gioia, è in realtà la stessa
cosa; l’inquietudine di una volontà sempre esigente, in qualunque forma si
manifesti, riempie ed agita incessantemente la coscienza.(…)
Dunque la sua vita (dell’uomo) oscilla, come un pendolo, fra il dolore e la noia,
suoi due costitutivi essenziali. Donde lo stranissimo fatto che gli uomini,
ricacciati nell’inferno dolori e supplizi, non trovarono che restasse, per il cielo,
niente all'infuori della noia” A.SCHOPENAUER, Il mondo come volontà e
rappresentazione
L’ attesa continua di BECKETT
“Nothing happens, nobody comes, nobody goes, it’s terrible”
S. BECKETT, Waiting for Godot, act I
 La visione di Beckett è ispirata ad un nichilismo radicale; la realtà è
destituita di ogni senso e si risolve nel nulla, senza alternative possibili
o speranze.
 I due vagabondi Estragon e Vladimir, simbolo dell’umanità intera,
oscillano tra la disperazione per il mancato arrivo di Godot e la
speranza nel giorno successivo; una speranza vana, ma tuttavia
irrinunciabile e
 L’elemento comico è il veicolo per portare in scena il vuoto, la
dissoluzione della realtà, il conceetto di vanità dell’esistenza: il
ridicolo è dunque il mezzo per trasmettere il tragico messaggio della
commedia.
ESTRAGON - Well? Shall we go?
VLADIMIR - Pull on your trousers.
ESTRAGON - What?
VLADIMIR - Pull on your trousers.
ESTRAGON - You want me to pull off my trousers?
VLADIMIR - Pull ON your trousers.
ESTRAGON - (realizing his trousers are down). True.
He pulls up his trousers.
VLADIMIR - Well? Shall we go?
ESTRAGON - Yes, let's go.
They do not move.
S. BECKETT, Waiting for Godot, act II
R.MAGRITTE, Golconda
A.WARHOL, Sedici Jackies
Uno sguardo sul presente
Nel mondo globalizzato le relazioni sono prevalentemente virtuali e si
moltiplicano all’infinito.
Le identità online sono oltre le centomila di Vitangelo Moscarda…
O forse sono solo nessuno?
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uno, nessuno e centomila