Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro
Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese
30 agosto – 6 settembre 2013
A cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2
Congiuntura:
Federlegno:
contratti di rete:
legislazione:
Housing Sociale:
pagamenti Pa:
innovazione:
cemento:
fondi Ue:
piano città:
Mobili, dopo il bonus gli spot (Italia Oggi, 30.08.13)
a quota 995 (Italia Oggi, 02.09.13)
lavoro più flessibile nei contratti di rete (Il Sole 24 Ore, 02.09.13)
CdP raddoppia (Milano Finanza, 03.09.13)
pagati 7,2 miliardi alle imprese (Il Sole 24 Ore, 05.09.13)
prima fase del progetto "Start&Smart" per imprese innovative nel Mezzogiorno (sito internet Lavori Pubblici, 06.09.13)
è crisi nera (Conquiste del Lavoro, 06.09.13)
entro maggio i piani 2014-2020 (Edilizia e Territorio, 07.09.13)
i Comuni frenano sulle convenzioni (Edilizia e Territorio, 07.09.13)
Grandi imprese delle costruzioni:
Berloni:
Trevi:
Italcementi:
Natuzzi:
Astaldi:
Natuzzi:
Salini Impregilo:
Legacoop:
ora spunta il caso della Iterby (Il Resto del Carlino, 30.08.13)
a tutto gas grazie a Drillmec (Milano Finanza, 30.08.13)
partecipa al SAIE 2013 (sito internet edilio, 03.09.13)
riparte con Eataly (Il Giornale, 04.09.13)
tra Turchia e vendita concessioni (Milano Finanza, 05.09.13)
conferma gli esuberi (Corriere del Giorno, 06.09.13)
più flottante e un socio (Il Sole 24 Ore, 06.09.13)
arriva la maxi coop (L’Espresso, 06.09.13)
Rapporti e studi:
Banca d’Italia:
Istat:
Istat:
Istat:
Eurostat:
nuovo recupero di E coin in agosto (Comunicato BI, 30.08.13)
Fiducia delle imprese ai massimi (Il Sole 24 Ore, 30.08.13)
occupati luglio e II trimestre 2013 (Comunicato Istat, 30.08.13)
occupazione grandi imprese giugno 2013 (Comunicato Istat, 02.09.13)
Pil europeo in crescita nel secondo quadrimestre 2013 (Comunicato Eurostat, 04.09.13)
Eventi:
Congiuntura
Federlegno (30.08.13):
I mobilieri e le aziende del design in fermento per il bonus mobili, che consente per le
operazioni di ristrutturazione anche la detrazione fiscale del 50% sugli acquisti di arredamento, «si trovano di fronte
all'importante scelta di investire in comunicazione e approfittare di un momento davvero favorevole". A decretarlo
Roberto Snaidero, imprenditore dell'omonima azienda di cucine nonché numero uno di Federlegno Arredo,
l'associazione che insieme a diverse sigle (sindacati e associazioni tra cui Federmobili e Cna servizi) ha portato a casa
la detrazione fiscale in lO anni per gli acquisti di design con il decreto energia trasformato in legge lo scorso 2 agosto.
«Come associazione abbiamo già lanciato una massiccia campagna on air sui principali quotidiani e sulle radio, per un
investimento di circa 1,5 milioni di euro", spiega a Italia Oggi, «ma il "Mobilitatevi" della campagna indirizzato agli
"italiani" vale più che mai anche per rivenditori e aziende. È un momento unico per comunicare e trarre benefici da
questo provvedimento di legge, che speriamo possa avere anche qualche proroga', dice. Il termine ultimo per lo
shopping di design detraibile è infatti il 31 dicembre «e molte aziende erano in ferie quando il decreto è stato
trasformato in legge, ci aspettiamo però già dalla prossima settimana un intensificarsi delle comunicazioni e degli
incontri fra marchi interessati a fare sistema>,. II primo brand di arredamento a essersi mosso in comunicazione è
stato Flou, azienda di letti e design presieduta da Massimiliano Messina, che ha lanciato una campagna firmata
dall'agenzia Wrong. «Abbiamo scelto un messaggio volutamente istituzionale e lontano dalle nostre campagne
prodotto destinato ai lettori dei quotidiani incentrato sui soldi e sulle tasse", racconta il numero uno dell'azienda. «Ora
aspettiamo qualche chiarimento in più dalle autorità per assestare il messaggio del bonus», aggiunge. Il budget in
comunicazione per Flou resta comunque compreso «nel tetto degli oltre 2 milioni di euro che stanziamo ogni anno»,
aggiunge l'imprenditore. «La novità è che cerchiamo di comunicare il bonus a 360 gradi e quindi includendo il sito
www.flou.it e la pagina FacebooID,. Molti rivenditori multimarca, stanno giocando la carta informativa online, tra gli
altri l'insegna Mohd, «ma", sottolinea Snaidero, «le aziende che lo richiederanno potranno personalizzare gli spazi
pubblicitari in radio dopo il nostro spot>,. Secondo il numero uno di Federlegno Arredo dal 2008 al 2012 «il fatturato
del settore è passato da 42' a 28 miliardi di euro con perdite soprattutto nel mercato interno. Abbiamo stimato»,
precisa, «di portare a casa grazie alle detrazioni un recupero di spesa di 1,3 miliardi di euro. La federazione ha l'onere
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politiche [email protected]
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di promuovere il bonus fiscale ma ho scritto una lettera a tutti gli associati perché ognuno faccia la propria parte".
(FRANCESCA SOTTILARO)
contratti di rete (02.09.13): Crescono le reti di impresa: siglati 995 accordi da aprile 2013. Ad aprile del 2010
erano stati siglati 200 contratti e alla fine del 2011 si era arrivati 305 accordi. A poco più di tre anni dalla costituzione
della prima rete d'imprese, la voglia di fare gioco di squadra coinvolge ormai quasi 5 mila soggetti dall'edilizia alla
sanità, dal tessile alle nuove tecnologie. Coinvolte 102 province su 105 per un totale di quasi 5 mila imprese. Otto
imprese su 100 sono a Milano, due contratti su tre hanno tra tre e nove imprese. È quanto emerge da un monitoraggio
effettuato da InfoCamere e aggiornato alla fine di luglio. Il contratto in rete è stato introdotto con l'art. 3 ,comma 4ter, del decreto legge lO febbraio 2009, n.5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n.33 e successive
modifiche. Con oltre 1.300 imprese (1.308 per la precisione) aderenti a un contratto è la Lombardia (seguita da
Emilia-Romagna e Toscana, con rispettivamente 714 e 579 imprese) la regione che presenta in valore assoluto il più
alto numero di soggetti che hanno adottato questo nuovo strumento aggregativo. Diffusi ormai in tutte le province
(102 su 105), le reti d'impresa parlano soprattutto milanese. E infatti il capoluogo lombardo a contare, in Italia, il
maggior numero d'imprese (391) aderenti a un contratto di rete; ai primi posti della classifica delle province per
maggior numero di imprese coinvolte si piazzano poi Brescia (268 realtà), Firenze (196), Roma (184) e Modena (183).
Ancora ferme Enna, Vercelli e Vibo Valentia. La dimensione della rete misurata in base al numero delle imprese
partecipanti, appare ancora relativamente piccola. Sommando le reti con tre imprese e quelle composte da quattro a
nove imprese si ottiene un totale di 762 contratti direte su 995. Dunque, oltre i due terzi dei contratti riguardano un
numero di imprese che varia da 3 a 9. I due dati rilevanti sono, da un lato, il numero elevato di reti bilaterali (il 13%
del totale) e, dall'altro, la quasi totale assenza di macro-reti con un numero di imprese partecipanti superiore alle 50
imprese (una sola rete su 995 contratti). Le imprese partecipanti ai contratti sono prevalentemente le società di
capitali (67%), con un numero limitato di imprese esercitate con la forma giuridica di società di persone e di imprese
individuali. Contenuto il numero delle imprese cooperative (341 realtà per un peso % pari al 6,9) segno che il
contratto di rete non ha ancora trovato adeguato sviluppo nel mondo del non profit. I vantaggi. (…) (CINZIA DE
STEFANIS)
legislazione (02.09.13): Un esperto di marketing e rapporti commerciali con la Cina "condiviso" tra diverse
aziende esportatrici collegate in rete. Un tecnico informatico incaricato di realizzare e seguire una piattaforma
tecnologica comune. Sono due esempi delle figure professionali che le imprese legate da un contratto di rete potranno
gestire insieme, in base alle agevolazioni previste dal decreto sull'occupazione (Dl76/2013, convertito dalla legge
99/2013, articolo 7, comma2, lettera a). Per garantire più flessibilità ai network di imprese anche sul piano lavorativo,
la legge di conversione del Dl ha semplificato il distacco dei lavoratori, e ha introdotto il concetto di «codatorialità». In
base alle nuove regole, l'appartenenza dell'impresa alla rete fa sorgere automaticamente l'interesse «della parte
distaccante» a mettere uno o più lavoratori a disposizione di altre aziende. È soddisfatto, così, uno dei due requisiti
fondamentali richiesti per il distacco: l'interesse dell'impresa che distacca il dipendente, appunto, e la temporaneità del
"prestito". Per tutelare i lavoratori, la nuova disposizione fa salve le regole previste dall'articolo 2103 del Codice civile,
che vieta il demansionamento e richiede che ci siano, per il trasferimento da un'unità produttiva all'altra, precise
ragioni tecniche,organizzative e produttive. Le aziende coinvolte nei contratti di rete hanno dunque un nuovo
strumento di difesa, ora, in caso di controversie sui distacchi, laddove gli ispettori o i giudici contestassero, appunto,
l'esistenza dei requisiti previsti. Il concetto di codatorialità, invece, rappresenta una novità per l'Italia, anche se, di
fatto, oggi non è vietato lavorare per più di un datore. Per le imprese in rete, «è ammessa la codatorialità dei
dipendenti», in base a "regole di ingaggio" che dovranno essere fissate dal contratto di rete stesso. In pratica,
bisognerà stabilire l'orario di lavoro del dipendente presso ciascuna delle aziende, la percentuale di retribuzione e di
contributi che ogni datore deve versare, e così via. Anche sul piano di eventuali responsabilità penali, civili e
amministrative dei datori, saranno rilevanti i contenuti del contratto di rete, come ha precisato nei giorni scorsi la
circolare 35/ 2013 del ministero del Lavoro. Dal 2010 (anno in cui è decollato il nuovo strumento delle reti di imprese
previsto dal Dl 5/2009), fino al 31 luglio scorso, sono stati siglati 995 contratti di rete, che coinvolgono in tutte le
regioni quasi 5mila imprese (la Lombardia fa la parte del leone con 1.309 aziende, seguita da Emilia-Romagna e
Toscana). L'auspicio di Aldo Bonomi, presidente di RetImpresa, l'agenzia per le reti di impresa di Confindustria, è che
le semplificazioni introdotte dal Dl sull'occupazione «diano un nuovo impulso alla diffusione dei contratti di rete, che
consentono alle imprese di collaborare, mantenendo, però, la propria autonomia». Secondo l'ex ministro del Lavoro
Tiziano Treu, «spetterà ora ai contratti di rete riempire di contenutigli spazi aperti dalla codatorialità, che offre una
grande flessibilità».
Housing Sociale (03.09.13): Cassa Depositi e Prestiti accelera nell'housing sociale potenziando il raggio d'azione
del Fia. Si tratta del Fondo Investrnent per l'Abitare (Fia) dedicato all'edilizia privata sociale che si occupa dell'attività
di sviluppo e gestione immobiliare dì alloggi e servizi rivolti a coloro che non riescono a soddisfare sul mercato le
proprie esigenze abitative. Uno strumento quanto mai indispensabile in questa fase congiunturale, tanto che .la società
presieduta da Franco Bassanini ha deciso di aumentarne le potenzialità per sopperire alla carenza di risorse
economiche di partner interessati a partecipare alle iniziative. La modifica è stata recepita prima dell'estate e consente
al Fia di innalzare (come consentito dal dpcm del lO luglio,2012). fino a un massimo dell’80% il limite di investimento
delle risorse del fondo nelle iniziative locali. La soglia procedere era fissala al 40%. (…) «La modifica normativa prima e
quella regolamentare poi rappresentano una risposta all’attuale congiuntura economica negativa che interessa il e che
nel 2012 ha rappresentato un freno all'avvio di iniziative immobiliari a livello locale destinate all'edilizia popolare»
Soprattutto «per la scarsità di risorse finanziarie da investire come equity complementare alla quota che fino ad oggi il
Fia ha potuto mettere a disposizione», ovvero per reperire quel residuo 60% indispensabile per procedere le
operazioni. (…) (Anna Messia)
pagamenti Pa (05.09.13): A
imprese e professionisti, finora, è arrivato il 36% delle risorse stanziate per il 2013
dal decreto 35 "sblocca debiti". Lo certifica l'ultimo monitoraggio dell'Economia, aggiornato al 4 settembre, dal quale
emerge comunque ancora il ritardo delle Regioni nello smaltimento degli arretrati sanitari. I debiti commerciali della Pa
già pagati ai creditori sono 7,2 miliardi, poco più di un terzo dei 17,9 miliardi già resi disponibili agli enti debitori sui 20
miliardi previsti dal Dl. Va anche detto che il decreto Imu ha incrementato la dote con 7,2 miliardi (destinati a
diventare 10) per i pagamenti 2013. La nuova dote si presenta di 47 miliardi per il 2013-2014, di cui 27 quest'anno e
20 nel 2014. II bilancio provvisorio comunicato dall'Economia è stato letto come un risultato deludente dal Pdl, con il
capogruppo alla Camera Renato Brunetta che si attendeva un diverso «effetto shock per l'economia». Diverso il
giudizio dell'associazione costruttori (Ance) secondo la quale il decreto sta funzionando. Va sottolineato semmai, a
parere dell'Ance, che i perduranti vincoli del Patto di stabilità interno faranno sì che l'anticipo al 2013 di ulteriori 7,2
miliardi riguarderà solo marginalmente i crediti vantati dalle imprese di costruzioni. Ad ogni modo, rispetto al
precedente monitoraggio (6 agosto), i pagamenti effettivi ai creditori sono aumentati di 2,2 miliardi. Le percentuali sul
totale a disposizione delle amministrazione debitrici, comunque, sono molto varie. (…)
innovazione (06.09.13):
È partita lo scorso 4 settembre la prima fase del progetto "Start&Smart" che prevede
finanziamenti per le nuove imprese del Mezzogiorno che puntano sull'innovazione, sull'utilizzo delle tecnologie digitali e
la valorizzazione dei risultati della ricerca, con una dotazione complessiva di 190 milioni di euro. Il progetto
"Smart&Start" sostiene progetti imprenditoriali a carattere fortemente innovativo e prevede due diverse tipologie di
agevolazioni:
•SMART - prevede contributi a copertura dei costi di gestione dei primi anni di attività, per le nuove imprese ubicate in
Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, che propongono modelli di business innovativi sotto il profilo
organizzativo o produttivo, oppure orientati a raggiungere nuovi mercati o a intercettare nuovi fabbisogni.
•START - prevede contributi a sostegno delle spese di investimento iniziali, per le nuove imprese ubicate in Calabria,
Campania, Puglia e Sicilia che intendono operare nell'economia digitale e/o valorizzare economicamente i risultati della
ricerca, pubblica e privata.
I due incentivi sono cumulabili, fino ad un massimo di 500.000 € in quattro anni, per ogni impresa beneficiaria. Gli
incentivi sono rivolti alle società di piccola dimensione, costituite da meno di sei mesi. (…) (Gabriele Bivona)
cemento (06.09.13): Non accennano ad esaurirsi gli effetti della crisi anche nel settore del cemento, che in Italia
è storicamente dinamico e costituito da realtà ben consolidate. In due di queste, Italcementi e Cementir, il sindacato è
fortemente impegnato per scongiurare la chiusura o un pesante ridimensionamento di diversi stabilimenti: Vibo
Valentia, Porto Empedocle (Agrigento), Scafa (Pescara), Trieste e Monselice (Padova) del Gruppo Italcementi e Taranto
ed Arquata (Alessandria) per la Cementir. "Ieri si è svolto un vertice sulla situazione dello stabilimento di Scafa - ha
detto Riccardo Gentile, segretario nazionale della Filca-Cisl - dopo che Italcementi ne ha dichiarato la chiusura per
gennaio 2014. Una decisione sbagliata e che contraddice l'accordo che la stessa Italcementi ha sottoscritto a gennaio
scorso, che prevede due anni di cassa integrazione straordinaria". Nello stabilimento pescarese lavorano una
settantina di dipendenti, più un centinaio nell'indotto. All'incontro hanno partecipato due rappresentanti politici
abruzzesi che ricoprono importanti ruoli nel governo, il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, ed il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, oltre al vice presidente della Regione Abruzzo, Alfredo
Castiglione, che è anche assessore regionale allo Sviluppo economico. "Quest'ultimo - ha riferito Gentile - ha fatto
chiarezza sulla cifra versata annualmente da Italcementi per la concessione mineraria nella regione: 75mila euro, un
importo che toglie ogni alibi a Italcementi, che tra i motivi della chiusura di Scafa aveva anche tirato in ballo i costi
eccessivi della concessione stessa. Quello che non comprendiamo – ha proseguito Gentile - è che ltalcementi decida di
chiudere Scafa proprio nel momento in cui i lavori per la ricostruzione post-terremoto richiedono quantitativi ingenti di
cemento. Perché portarli dall'esterno quando si producono in casa? L'incontro - sottolinea il segretario nazionale della
Filca - è comunque positivo perché abbiamo ottenuto l'impegno del ministro Quagliariello e del sottosegretario Legnini,
che hanno garantito che solleciteranno i ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico a riconsiderare il caso del
cementificio di Scafa e subito dopo convocheranno i vertici di Italcementi". La situazione è ingarbugliata anche perché,
in caso di chiusura dello stabilimento, si dovrà chiedere conto a Italcementi della perdita di valore dell'azienda pubblica
Sama, in concessione alla stessa Italcementi. In concomitanza con l'incontro romano, a Scafa i lavoratori dello
stabilimento hanno scioperato nuovamente, dopo le mobilitazioni delle scorse settimane, ed hanno bloccato la strada
statale Tiburtina Valeria. "Martedì prossimo - comunica Gentile - ci sarà un presidio dei lavoratori degli stabilimenti di
Scafe e Monselice in occasione dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico per fare il punto sulla situazione
dello stabilimento Italcementi di Vibo Valentia. Forse – conclude - non sarebbe sbagliato accorpare le singole vertenze
in un'unica trattativa nazionale". È stato invece interlocutorio l'incontro di ieri al ministero del Lavoro che aveva
all'ordine del giorno la situazione della Cementir, con l'annuncio della messa in mobilità di 144 dipendenti. Il
provvedimento, se non sarà evitato, avrà ripercussioni pesantissime sugli stabilimenti di Taranto e Arquata. A breve è
previsto un nuovo vertice presso il ministero. (Vannì Petrelli)
fondi Ue (07.09.13):
A partire dalla prossima primavera o al più tardi, dal prossimo mese di giugno, imprese ed
enti locali potranno contare sui finanziamenti del ciclo 2014-2020 di fondi strutturali. Questa la previsione della
Commissione europea, che tiene conto del protrarsi delle trattative tra i governi dell'Unione e tra il Consiglio e il
Parlamento europeo su l bilancio settennale dell'Ue e su i nuovi regolamenti. Ora che un accordo informale è stato
raggiunto su entrambi i fronti, istituzioni europee, governi e regioni sono impegnati a evitare che i ritardi accumulati
nei mesi scorsi danneggino irrimediabilmente l'avvio dei nuovi programmi operativi. (…) Dai documenti strategici
elaborati a Bruxelles alla bozza dell’accordo di partenariato trasmessa dall'Italia alla Commissione al termine della
prima fase di concertazione sembra ormai chiaro che gli investimenti sull'efficienza energetica e sullo sviluppo urbano
giocheranno un ruolo decisivo nel nuovo ciclo. l regolamenti prevedono anche un nuovo strumento - gli "Investimenti
territoriali integrati" - che consente di integrare assi prioritari e risorse provenienti da fondi diversi per realizzare
interventi in ambiti prioritari come l’efficienza energetica degli edifici. il recupero d'insediamenti industriali in declino o
di aree extraurbane degradate. E però ancora impossibile definire quante risorse andranno a concentrarsi su queste
priorità. Di sicuro, in base ai nuovi regolamenti, almeno il 5% dei finanziamenti del Fesr dovrà essere investito sullo
sviluppo urbano (nel caso dell'Italia. più di 2 miliardi di euro). Mentre nuove soglie minime differenziate per categorie
di regione. sono state previste anche per l'obiettivo dell'efficienza energetica. Le Regioni più sviluppate dovranno
investire almeno il 20% delle risorse Fesr per ridurre i consumi energetici e aumentare il ricorso alle rinnovabili. La
percentuale scende al 15% nelle Regioni in transizione e al 12% in quelle in ritardo di sviluppo. (Pierluigi Boda)
piano città (07.09.13): Il piano città mette a segno un'importante tappa attuativa, con la firma, avvenuta nel
periodo agostano delle prime due convenzioni attuative. Ma i termini contenuti nelle ultime versioni della convenzione
attuativa. non convincono la maggior parte dei Comuni firmatari che hanno deciso di scrivere al ministro delle
Infrastrutture Maurizio Lupi per "rinegoziare" le clausole in modo da dare più certezza sull'utilizzo delle risorse . A
tagliare il traguardo della convenzione sono stati due Comuni capoluogo della Basilicata. Potenza e Matera, che,
rispettivamente il 13 e il 26 agosto, hanno sottoscritto il documento di impegni con il ministero delle lnfrastrutture. LA
CONVENZIONE La convenzione è il documento di rilievo giuridico che dà l'avvio effettivo alla procedura del piano città
(e che dovrebbe essere sottoscritto entro massimo 3 mesi dopo la firma del contratto di valorizzazione). La sua
registrazione da parte della Corte di conti fa scattare il "timing" per arrivare - entro sei mesi al massimo - al cantiere. I
Comuni sanno che devono dunque pubblicare i bandi al più presto per avere il tempo di espletare la gara, selezionare il
vincitore e aggiudicare l'appalto. Un eventuale ricorso di un'impresa farebbe certamente saltare il rigido
cronoprogramma. LE CLAUSOLE Il documento è molto impegnativo per il Comune firmatario soprattutto in tema di
fondi. Si prevede che i soldi vengano versati al Comune nelle seguenti 5 tranches: 5% alla consegna del cantiere: tre
quote del 30% al completamento, rispettivamente del 30%, del 60% e del 100% dei lavori: 5% dopo il collaudo. Il
Comune dovrà dunque anticipare i costi della gara, incluso il nuovo consistente impegno che riguarda l'anticipo del
10% del costo dell'opera all'impresa aggiudicataria per avviare i lavori. norma introdotta dal DI cosiddetto del fare, in
vigore sui bandi pubblicati a partire dallo scorso 22 agosto. (…) Dunque un contratto impegnativo. che i Comuni
interessati, patrocinati dall'Anci, vogliono ora rivedere. «II piano città era un'operazione partita bene che ora rischia di
incagliarsi - dice Roberto Reggi, responsabile Anci fondazione Patrimonio -: i Comuni si devono impegnare in attività
anticipando fondi propri mentre dall'altra parte non c'è nessun impegno a garantire le risorse, neanche ai 28 Comuni
già selezionati». «L'Anci chiederà un immediato incontro al ministro Lupi - aggiunge Reggi - per chiedere di modificare
il testo». (…) (Massimo Frontera)
Grandi imprese delle costruzioni
Berloni (30.08.13): MENTRE lunedì mattina prenderà ufficialmente il via l'attività della nuova Berloni, il tribunale
di Pesaro ha fissato per il 5 novembre l'udienza per l'omologazione della procedura del concordato. Si tratta di un
passaggio fondamentale per il consolidamento e mantenimento del nuovo gruppo Berloni, perchè dalla data di
omologazione della procedura decorrerà il termine di sei mesi per l'acquisto del ramo d'azienda da parte della HCG, la
società di Taiwan ha rilevato la Berloni con un contratto d'affitto d'azienda, firmato il 23 luglio. Prima della data
dell'udienza decisa dal tribunale, che ha constatato l'avvenuto raggiungimento della maggioranza dei creditori, i tre
commissari giudiziali, cioè Arturo Pardi, Enrico Vantaggi e Alessandro Bisetti dovranno depositare un parere favorevole
sulla convenienza della procedura concorsuale. La presentazione avverrà circa 10-12 giorni prima del 5 novembre,
data dell'udienza. INTANTO sta per reiniziare l'attività dell'azienda: «Lunedì mattina partiranno subito 50 persone spiega il segretario della Fillea Cgil di Pesaro e Urbino, Fausto Vertenzi come era stato deciso nell'accordo con la
società, e mano a mano saranno reinseriti nel giro di pochi mesi gli altri previsti, arrivando circa a quel centinaio di
dipendenti necessari per la partenza della società». E se la nuova Berloni cucine sta per partire, a destare invece
qualche preoccupazione è invece l'Iterby, che conta circa un centinaio di dipendenti: «Ci aspettiamo da un momento
all'altro l'apertura di una vertenza in questa azienda – dice Vertenzi - con la richiesta di apertura di procedure di
mobilità per i dipendenti. Certo dovremo vedere se si tratterà di mobilità con attivazione di contratti di solidarietà
oppure di altro». Lunedì anche i dipendenti dell'Iterby rientreranno al lavoro e ad attenderli potranno non esserci
buone notizie. E SEMPRE sul settore del mobile-legno, si è conclusa anche la vertenza che riguarda il gruppo Fbl-Della
Rovere che vedeva 55 esuberi su 88 lavoratori. «Siamo riusciti a salvare dalla mobilità 16 lavoratori, applicando per
loro contratto di solidarietà. Per noi questa è una vittoria. Di questi tempi conclude Vertenzi si lotta fino alla fine anche
solo per un lavoratore salvato». (Alice Muri)
Trevi (30.08.13): Trevi ha chiuso la seduta di ieri in rialzo del 4,19% a 6,22 eUro. Il titolo ha messo la quarta
grazie a conti semestrali migliori delle attese a livello netto grazie, segnalano da Equità Sim, a fatturato e margini. In
dettaglio, a livello consolidato, il gruppo ha registrato ricavi pari a 663,5 milioni (+13,5%), un ebitda di 75,6 milioni.
un ebit di 43,4 milioni e un risultato netto di 10,9 milioni. II fatturato, proseguono gli esperti di Equita, ha beneficiato
del contributo sostanziale di Drillmec»: L'incremento dell'ebitda margin deriva invece dalla miglior performance sia
della divisione macchinari (Soilmec + Drillmec) sia soprattutto della divisione servizi (Trevi + Petreven). Sotto l'ebitda,
invece, «accantonamenti per rischi su crediti non previsti, oneri finanziari e inattesi e perdite su cambi hanno ridotto la
significativa sorpresa positiva a livello operativo”.
Italcementi (03.09.13): Italcementi partecipa alla 49esima edizione di SAIE, il Salone dell’Innovazione Edilizia, la
manifestazione fieristica di riferimento nel settore dell’edilizia, delle macchine, delle tecnologie, dei materiali e dei
servizi per il cantiere in programma a Bologna dal 16 al 19 ottobre 2013. Una scelta controcorrente, quella di
Italcementi, rispetto alla situazione di mercato del settore delle costruzioni, per presentare agli operatori tutte le
performance dei nuovi prodotti, frutto delle attività di ricerca multidisciplinare e di innovazione. La presenza di
Italcementi al SAIE sarà anche l'occasione per dibattere con il mercato e con tutti i suoi protagonisti sul futuro di un
materiale – il cemento - che ha grande tradizione, e che negli anni più recenti è riuscito a dare risposte nuove a tutto il
settore: isolamento termico, isolamento acustico, resistenza al fuoco, resistenza alle sollecitazioni meccaniche,
durabilità nel tempo e sostenibilità. Il cemento resta il prodotto più sicuro, affidabile ed economico per costruire, ed è
oggi anche in grado di proporre performance innovative ad alto contenuto tecnologico. Sia le qualità tradizionali, sia le
performance innovative dell’offerta di Italcementi saranno al centro della presenza del Gruppo alla fiera di Bologna.
Natuzzi (04.09.13): Natuzzi riparte da Eataly. Il numero uno dei divani made in Italy, pur colpito dalla crisi, non si
rassegna, anzi si allea con un altro portabandiera dell'Italia all'estero, la catena di enogastronomia fondata da Oscar
Farinetti, che apre a Bari la sua prima sede nel Sud. I mobili Natuzzi arredano l'angolo relax e lettura: sugli scaffali
sono a disposizione le pubblicazioni di design di un altro marchio «made in Puglia», Editrice Laterza. (…)
Astaldi (05.09.13):
Il progetto del terzo ponte sul Bosforo ha ottenuto il finanziamento da parte di un consorzio
bancario. La notizia non è ancora ufficiale ma voci insistenti riportano che il consorzio guidato dalla turca le letas e nel
quale Astaldi detiene una quota del 33,3% avrebbe firmato un accordo con le banche turche per un prestito da 2,3
miliardi di dollari per nove anni per la costruzione dell'opera. L'accordo era atteso dal mercato ma non era ancora stato
incluso nel portafoglio ordini da Astaldi, in attesa della chiusura degli accordi finanziari. Il valore del progétto di
costruzione è pari a 2,5 miliardi di dollari, di cui Astaldi detiene una quota del 33,3%, mentre il valore della
concessione, che avrà durata di lO anni, ammonta a 4,8 miliardi di dollari. Banca Imi (buy e target price a 7,45 euro
confermati sul titolo) non prevede impatti sulle stime di Astaldi, ma la notizia è un'ulteriore conferma che il
management sta arricchendo il piano industriale e dovrebbe essere in grado di aumentare il livello della Produzione
nella seconda metà dell'anno, come annunciato. Su questo concorda Intermonte (target price a 6,7 euro). Mentre
Mediobanca Securities (tp a 6,8, euro) nota che di fronte ai contratti jumbo turchi che stanno ora avanzando
rapidamente Astaldi dovrà iniettare capitale nei progetti nei prossimi mesi. Per cui si rende necessaria la cessione delle
concessioni operative del gruppo per rafforzare il bilancio e finanziare i progetti in Turchia. «Sulla base della nostra
valutazione delle somma delle parti di Astaldi vediamo un buon margine di rialzo dell'azione rispetto ai prezzi attuali»,
scrive Mediobanca, «ma la maggior parte di esso è ancora dipendente dalla cristallizzazione del valore delle
concessioni». Gli investitori dunque dovrebbero tenere sotto controllo il titolo in vista di «segni vitali derivanti dalla
cessione delle concessioni». Nel primo semestre del 2013 Astaldi ha conseguito un utile netto consolidato in crescita
dell'l% a 40,2 milioni, ebitda in ascesa del 24,2% a 146,8 milioni e ricavi totali in calo del 3,8% a 1,16 miliàrdi.
L'indebitamento netto è sceso a 729,6 milioni rispetto agli 827 di fine marzo.
Natuzzi (06.09.13):
La "ristretta" sulla vertenza Natuzzi non ha prodotto risultati tangibili ma il dialogo, almeno
quello, non è interrotto. Ieri a Roma, nella sede di Federlegno, gli uomini del Gruppo Natuzzi (i dirigenti Di Taranto e
Massaro) hanno incrociato le lame con i sindacati di categoria, mentre il sottosegretario Claudio De Vincenti ha
ricoperto il ruolo del mediatore. Posizione non semplice, perchè la crisi del gruppo di Santeramo e i numeri presentati
nel piano industriale, e ribaditi ieri, non paiono consentire molti margini di manovra. In ogni caso si stanno battendo
tutte le piste possibili per provare a limare in modo significativo i 1726 esuberi strutturali (con due impianti a rischio
chiusura, Ginosa e Matera, mentre sarebbe salvo quello di Laterza) certificati dall'azienda. Ed è questo il capitolo più
spinoso, innanzitutto per la Cgil che continua a chiedere «numeri certi» e, paradossalmente, l'unico veramente tale
sono proprio gli esuberi. Una considerazione che fa dire ad Antonio Stasi, segretario Fillea Cgil Taranto, che
«dall'incontro con Natuzzi siamo usciti con un mancato accordo». La conseguenza immediata è lo slittamento del
tavolo tecnico, aperto al Ministero dello Sviluppo economico dal 12 settembre al 16. Poco male. Per i sindacati, però,
l'obiettivo primario è confermato: «Il 16 capiremo se l'azienda è propensa ad abbassare il numero degli esuberi –
insiste Stasi - e per fare ciò stiamo valutando strumenti alternativi alla mobilità (la spada di Damocle pronta a scattare
dal 15 ottobre, ndr)>>. Si sta ragionando, infatti, sulla diversificazione del prodotto in funzione della possibile
ricollocazione degli esuberi, anche - riflette Stasi - «in considerazione delle manifestazioni d'interesse avanzate da altre
aziende, ed è per questo che servono numeri certi da parte di Natuzzi, nell'ambito dell'Accordo di programma tra Stato
e Regioni interessate». Ma il confronto - come fa sapere Vito Lincesso, della Filca Cisl - «è aperto anche sulla mobilità
incentivata e sul contratto di solidarietà, oltre che sulla possibilità di far nascere cooperative di operai che
acquisirebbero lavorazioni in conto terzi dal Gruppo Natuzzi, il quale metterebbe sulla bilancia, a costo zero, anche gli
opifici dismessi». Un tema, quest'ultimo, che però non entusiasma affatto la Cgil, anche a fronte del pragmatismo
manifestato dal sottosegretario De Vincenti: «Salviamo il salvabile». Più facile a dirsi... (Massimo D'Onofrio)
Salini Impregilo (06.09.13):
La priorità per la futura Impregilo-Salini è aumentare il flottante. Ne serve almeno
il 25%: solo così si può garantire quel minimo di liquidità richiesta dagli investitori istituzionali. E soprattutto solo così
Pietro Salini potrà far entrare un investitore estero come socio di minoranza. A una settimana dall'assemblea che
sancirà ufficialmente il matrimonio tra Salini e Impregilo, il management sta studiando l'agenda del 2014.. E in cima
c'è il ripristino di un flottante adeguato. Il costruttore romano avrebbe in mente un piano in due fasi: primo aumentare
il numero di azioni in circolazione. L'obiettivo è di arrivare a un controllo del 75%, con un capitale quotato del 25 per
cento. E il mezzo per farlo potrebbe essere quello dell’aumento di capitale. Secondo, aprire il capitale a un investitore
estero. Negli uffici di Salini hanno calcolato che bisognerebbe liberare azioni per un importo di circa 250 milioni di
euro: una cifra non enorme. ma comunque in grado di deprimere il titolo. La strada del collocamento in Borsa delle
azioni è la più impervia al momento. Per questo Salini si sarebbe orientato all'idea dell'aumento di capitale: una
ricapitalizzazione riservata, nuove azioni che non sarebbero sottoscritte dal socio di maggioranza Salini, il quale
dunque si diluirà automaticamente Parte di quelle azioni. per un importo di 30-40 milioni, sarebbero destinate a un
singolo investitore, il socio estero più volte ventilato da Salini. Ieri dagli incontri one to one col mercato che Impregilo
ha avuto. nel corso dello Is Day di Borsa, al direttore generale Massimo Ferrari, è arrivata una richiesta univoca e ben
precisa da fondi e istituzionali: aumentare il numero di azioni Impregilo quotate. Altrimenti è difficile per un
investitore, sia italiano sia estero. poter entrare nell'azionariato. Al momento con una quota sul mercato del 10%,
Impregilo è molto illiquida. Una volta celebrata la fusione si procederà dunque a intervenire su questo tema. Ma la
finanza non è il solo fronte su cui sono impegnati in Impregilo: nel mirino nuovi appalti. Dopo la maxi-commessa in
Arabia Saudita, 6 miliardi per costruire la metropolitana della capitale Riyahd. che ha portato il portafoglio ordini a 20
miliardi, il contractor italiano punta a fare il bis sempre in area medio-orientale dove sono in corso gare di grossa
entità. Il primo semestre del 2013 ha visto Impregilo tornare all'utile con un robusto profitto di 133 milioni. IN cassa,
dopo il jumbo-dividend di 600 milioni e dopo aver incassato 187 milioni dalla cessione dell'ultima tranche" del 6.5% di
Ecorodovias. c'erano 60,1 milioni. (Simone Filippetti)
Legacoop (06.09.13):
Per quindici anni è stato una miniera d'oro, una fonte di ricchezza che sembrava
inesauribile. Poi il mercato immobiliare ha fatto flop, per non risollevarsi più. E le cooperative di costruzione di
Legacoop, colossi da 6 miliardi di fatturato, dei quali 5 nella sola Emilia Romagna, culla della cooperazione, sono state
stritolate dalla crisi del mattone. Per troppo tempo hanno investito gli utili in case e terreni, accumulando un capitale
che si è trasformato rapidamente in un bene inalienabile in tempi brevi. Tanto che ora, costrette a fare i conti con il
grande abbaglio che le ha portate al paradosso di avere le casse desolatamente vuote nonostante un immenso
patrimonio (oltre 1,6 miliardi), preparano una rivoluzione: entro l'anno i big del settore, quelli che si aggiudicano i
mega appalti, daranno il via a una maxi operazione di concentrazione. Le 315 coop di costruzioni oggi esistenti
diventeranno due o tre al massimo. Giganti mondiali. Con la testa a Bologna, Ravenna, Reggio Emilia. E cantieri in
Cina, Nepal, Angola, Singapore, Algeria, Mozambico, Est Europa. Con nuovi dirigenti. E con l'ambizione di conquistare
le grandi infrastrutture, tra opere ferroviarie, strade e autostrade, tra ospedali e dighe. Una riorganizzazione storica,
per Legacoop, che verrà affrontata con i primi vertici a Bologna, nella sede del Ccc (il Consorzio delle cooperative di
costruzione,) già in queste settimane di settembre, per cominciare a disegnare il profilo di una fusione che cambierà la
faccia, le strategie e gli uomini della cooperazione. E per archiviare gli errori che hanno messo in ginocchio alcune tra
le più importanti coop del settore. Da Unieco a Coopsette a Cmr. Grandi imprese del sistema Legacoop (dieci sono tra
le prime cinquanta del settore in Italia), costrette a portare i libri in Tribunale, a chiedere concordati preventivi, a
negoziare ristrutturazioni del debito per rimanere a galla. (…) Ad aggirare la crisi ce l'ha fatta solo la Cmc di Ravenna,
Cooperativa muratori e cementisti, un titano da oltre 7mila dipendenti, un volume d'affari che sfiora il miliardo. Mentre
gli altri acquistavano abitazioni e terreni, la Cmc acquistava draghe e macchine per le gallerie per poi andarsene
all'estero, a scavare gallerie idrauliche in Cina, a costruire centrali idroelettriche in Nepal e in Cile, lotti di
metropolitana in Asia, strade e ponti in Africa. "Eravamo in Iran già quando c'era lo Scià », ricorda il presidente
Matteucci, "siamo tornati per fare silos per il grano. E siamo riusciti a farci pagare anche dagli ayatollah ». Sarà la Cmc
a fare da scuola per la fusione. Perché oggi le coop sono troppo piccole per fare cose grandi e troppo grandi per fare
cose piccole. La strategia dei vertici, dal presidente nazionale di Legacoop, Giuliano Paletti, a Cattabiani ("Due megacoop? Una mia idea », dice), è quindi segnata: cambiare tutto per non scomparire. Ma i dirigenti di Legacoop sanno
che agli errori del passato non si ripara in un giorno solo, e che l'immobiliare è una prigione dalla quale non sarà facile
liberarsi. Con il consorzio Holcoa alcuni grandi gruppi - dallo stesso Unieco a Cmb di Carpi - sono entrati nel campo
delle concessioni autostradali (hanno acquisito una partecipazione nella Sat, l'autostrada tirrenica). Ma non è Holcoa il
Punto di riferimento per il nuovo assetto. La riorganizzazione non sarà una semplice sommatoria, un affastellare a
casaccio le imprese solo per farle diventare delle holding internazionali. Certo, il progetto dovrà passare al vaglio delle
singole coop, ottenere il via libera dai soci. Ma la strada è tracciata, il cambio di guardia anche. Le nuove realtà che
nasceranno dovranno essere in grado di controllare le grandi opere. Anche i dirigenti saranno diversi, con un cambio
della guardia che metterà sempre di più le redini in mano a chi si è fatto le ossa all'estero, una nuova classe di
manager considerata molto più adeguata dai vertici della cooperazione.
Rapporti e studi
Banca d’Italia (30.08.13): In agosto €-coin è migliorato per il secondo mese consecutivo, a -0,04 da -0,09. Il
risultato è ascrivibile prevalentemente ai segnali favorevoli provenienti dalle inchieste presso le famiglie e le imprese e
dall’andamento della produzione industriale. €-coin – sviluppato dalla Banca d'Italia – fornisce in tempo reale una
stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro. €-coin esprime tale indicazione in termini di tasso
di crescita trimestrale del PIL depurato dalle componenti più erratiche (stagionalità, errori di misura e volatilità di
breve periodo). €-coin è pubblicato mensilmente dalla Banca d'Italia e dal CEPR.
Istat (30.08.13): Un altro passo in avanti del clima di fiducia delle imprese e la speranza che si rafforzi la
prospettiva di uscire dal tunnel della recessione entro breve. Ad agosto, secondo le rilevazioni Istat, aumenta ancora la
fiducia delle imprese, con l'indice che sale a 82,2 punti dai 79,8 di luglio e toccando il massimo dall'agosto del 2012. Si
segnalano progressi per la manifattura, per il commercio al dettaglio (entrambi al top da dicembre 2011) e i servizi di
mercato. In lieve calo le costruzioni. Già a luglio i ricercatori dell'istituto di statistica avevano registrato una maggiore
fiducia delle imprese e ora parlano di «dati in linea con quelli europei e con le prospettive di ripresa». In dettaglio, per
le imprese manifatturiere l'indice passa da 91,8 a 92,9 con giudizi degli ordini in miglioramento e attese di produzione
in leggero calo. Per le costruzioni la fiducia scende di un pelo, da 76,5 a 76,1, mentre migliorano le attese
sull'occupazione e sono stabili i giudizi sugli ordini. Per le imprese dei servizi, invece, l'indice cresce in modo sensibile
da 75,7 a 79,7 con giudizi sugli ordini in forte crescita. E, nel commercio, infine, c'è un marcato aumento della fiducia
da 82,7 a 85.9 punti, risultato di un sensibile miglioramento della grande distribuzione e di uno inferiore nel
commercio tradizionale. «I dati Istat - commenta Sergio De Nardis capo economista di Nomisma - indicano che la
flessione dell'economia è andata esaurendosi nel corso dell'estate. E per questo potremo finalmente iniziare a vedere
tra il terzo e quarto trimestre variazioni dell'attività economica in territorio positivo. La ripresa però si annuncia lenta.
Le imprese sono frenate da una domanda interna per consumi che non decolla e non scontano la creazione di nuovi
posti di lavoro». Gli imprenditori confermano il miglioramento? «Per ora nell'edilizia prevale la stasi esordisce Paolo
Buzzetti, presidente dei costruttori Ance ma, indubbiamente i provvedimenti varati in questi mesi dal Governo, dalle
anticipazioni ai mutui fino al pacchetto casa, sono il segnale di un'attenzione all'edilizia che non potrà che generare
fiducia e facilitare il riavvio di un settore trainante dell'economia». (…) (Emanuele Scarci)
Istat (30.08.13): A luglio 2013 gli occupati sono 22 milioni 509 mila, sostanzialmente invariati rispetto al mese
precedente e in diminuzione dell’1,9% su base annua (-433 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,9%, rimane
invariato in termini congiunturali e diminuisce di 1,0 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima. Nel secondo
trimestre 2013 si accentua la diminuzione su base annua del numero di occupati (-2,5%, pari a -585.000 unità),
soprattutto nel Mezzogiorno (-5,4%, pari a -335.000 unità). La riduzione degli uomini (-3,0%, pari a -401.000 unità)
si associa a quella delle donne (-1,9%, pari a -184.000 unità). Al persistente calo degli occupati più giovani e dei 3549enni (rispettivamente -532.000 e -267.000 unità) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50
anni (+214.000 unità). Prosegue la riduzione tendenziale dell’occupazione italiana (-581.000 unità), mentre si arresta
la crescita di quella straniera (-4.000 unità). In confronto al secondo trimestre 2012, tuttavia, il tasso di occupazione
degli stranieri segnala una riduzione di 3,5 punti percentuali a fronte di un calo di 1,2 punti di quello degli italiani.
Prosegue a ritmi sostenuti il calo di occupati nelle costruzioni (-12,7%, pari a -230.000 unità), in diminuzione per
l’undicesimo trimestre consecutivo. La discesa degli occupati nelle costruzioni è diffusa sul territorio nazionale e per
circa i quattro quinti coinvolge i dipendenti (-16,3%, pari a -183.000 unità).
Istat (02.09.13): Nel mese di giugno l’occupazione nelle grandi imprese dell’industria (misurata in termini
destagionalizzati) registra, rispetto al mese precedente, una diminuzione dello 0,2% al lordo della Cig e dello 0,3% al
netto della Cig. In termini tendenziali gli indici grezzi diminuiscono dell’1,4% al lordo dei dipendenti in Cig e dell’1,3%
al netto dei dipendenti in Cig. All’interno del settore industriale, l’indice al lordo della Cig segna la diminuzione
tendenziale più marcata nel settore delle costruzioni (-3,6%).
Eurostat (04.09.13):
Il Pil cresce dello 0,3% nell’area UE17 e dello 0,4% nella UE27 nel secondo quadrimestre
2013, rispetto al quadrimestre precedente, secondo le stime di Eurostat (-0,2 e -0,1 i rispettivi valori nel prime
quadrimestre). Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il Pil cala dello 0,5% nell’area euro e resta stabile
nella UE27. Fra gli Stati Membri, l’Italia mostra una tra le peggiori performance: -0,2% sul quadrimestre precedente, 2,0% sullo stesso periodo dell’anno precedente.
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