S.C. FORMAZIONE E RICERCA Direttore: Dott. Sr Anna Maria Derossi Tel. 011 5294.481 / 487 (segreteria) Fax. 011 5294.489 Logopedista Gian Luca Spesso VALUTAZIONE LOGOPEDICA E TRATTAMENTO RIABILITATIVO / RIMEDIATIVO Introduzione Argomento di questo modulo è l’intervento del logopedista nella gestione del paziente disfagico. In particolare viene posto l’accento sui seguenti aspetti della presa in carico logopedica: •la valutazione clinica •il bilancio logopedico •il trattamento rieducativo/rimediativo Obiettivi • conoscere i principali aspetti da considerare nella valutazione clinica del paziente disfagico • conoscere i diversi ambiti sui quali è possibile intervenire per minimizzare le conseguenze della disfagia • essere formati sulle tecniche di alimentazione utilizzate nella rimediazione della disfagia DEGLUTIZIONE Transito parziale o totale di cibi, bevande, farmaci, saliva, flora batterica, contenuti gastrici o duodenali, ecc…, (di norma con attraversamento del quadrivio faringeo con incrocio della via aerea naso tracheo bronchiale) dagli osti narinali e labiali al duodeno (e viceversa). O. Schindler QUADRIVIO FARINGEO 1) via aerea ordinaria 2) via alimentare ordinaria 3) via alimentare straordinaria 4) via respiratoria straordinaria QUADRIVIO FARINGEO 1) sfintere glottico 2) UES 3) sfintere velofaringeo 4) sfintere linguovelare QUADRIVIO FARINGEO Possibili percorsi in caso di rigurgito (PLR) o reflusso (GERD). DISFAGIA Qualsiasi disagio nel deglutire (aspetto soggettivo del paziente) o qualsiasi disfunzione deglutitoria obiettivamente rilevabile, direttamente o indirettamente per le sue conseguenze. COMPLICANZE DELLA DISFAGIA • • • • • • soffocamento polmonite ab ingestis laringospasmo broncospasmo disidratazione malnutrizione DISFAGIA: ALCUNI FATTORI DI RISCHIO • • • • • • • • • livello di coscienza e situazione neuropsicologica difficoltà a mantenere una adeguata postura effetti di farmaci (attenzione, vigilanza, salivazione, …) disturbi del comportamento e della condotta alimentare prolungato allettamento fattori anatomici locali (bocca-naso-collo) fattori funzionali locali (motricità, sensibilità, coordinazione) presenza di tracheostomia, canula tracheale, SNG disfunzioni gastro-esofagee (reflusso) DISFAGIA: ALCUNI SEGNALI PRECOCI • • • • • • • • • • momento del pasto più lungo e/o più faticoso perdita di peso senza cause evidenti aumento secrezioni bronchiali senza cause evidenti febbricola persistente senza cause evidenti difficoltà a gestire saliva e secrezioni deglutizioni ripetute per un singolo bolo ristagno o fuoriuscita di bolo dal cavo orale voce gorgogliante durante o subito dopo i pasti raclage o tosse durante o subito dopo i pasti episodi dispnoici durante o subito dopo i pasti APPROPRIATEZZA E LINEE GUIDA IN LOGOPEDIA LINEE GUIDA SULLA GESTIONE DEL PAZIENTE DISFAGICO ADULTO IN FONIATRIA E LOGOPEDIA CONSENSUS CONFERENCE TORINO, 29 GENNAIO 2007 RACCOMANDAZIONI DEL COMITATO PROMOTORE FEDERAZIONE LOGOPEDISTI ITALIANI LA VALUTAZIONE DELLA DISFAGIA 1) procedure di screening 2) valutazione clinica 3) valutazione strumentale LINEE GUIDA FLI: LA VALUTAZIONE CLINICA 1.7 Una valutazione clinica standardizzata al letto del paziente (bedside assessment) dovrebbe essere effettuata da un professionista competente nella gestione della disfagia (di norma il logopedista). 1.8 E’ raccomandata la valutazione clinica standardizzata (bedside assessment) secondo il Protocollo di Logemann o simili protocolli codificati. 1.9 Nei pazienti con disfagia devono essere valutate sempre le abilità comunicative, le funzioni cognitive e le capacità decisionali. CLINICAL BEDSIDE ASSESSMENT (1/3) (Logemann et al, 1999) Variabili legate alla storia medica 1. Storia di polmoniti ricorrenti 2. Frequenti innalzamenti della temperatura corporea 3. Sospetto di polmonite ab ingestis 4. Prolungata intubazione (>1 sett.) o tracheostomia (>6 mesi) Variabili comportamentali 5. Stato di veglia alterato 6. Agitazione/ridotta collaborazione 7. Ridotta attenzione/interazione 8. Non coscienza del deficit deglutitorio 9. Non coscienza delle secrezioni tracheobronchiali 10. Inabilità a gestire le secrezioni tracheobronchiali Si No CLINICAL BEDSIDE ASSESSMENT (2/3) (Logemann et al, 1999) Funzioni grossomotorie 11. Scarso controllo posturale 12. Affaticabilità Risultati dei test oro-motori 13. Alterazioni di anatomia o fisiologia orale, faringea, o laringea 14. Incapacità a eseguire gli ordini 15. Disartria 16. Debolezza della muscolatura facciale 17. Aprassia orale 18. Ridotta sensibilità orale 19. Contrazione delle pareti faringee allo stimolo del vomito 20. Assenza di deglutizione di saliva 21. Assenza di tosse o raschiarsi la gola volontari CLINICAL BEDSIDE ASSESSMENT (3/3) (Logemann et al, 1999) Osservazioni durante deglutizioni di prova: (1 cc di acqua, 1 cc di budino, ½ biscotto) 22. Aprassia della deglutizione 23. Residui intraorali 24. Tosse o raschiarsi la gola 25. Ritardo di innesco del riflesso 26. Ridotta elevazione laringea 27. Voce gorgogliante 28. Ripetute deglutizioni per ogni bolo LA VALUTAZIONE CLINICA •funzionamento cognitivo (es. LCF) •situazione posturale e motoria complessiva •funzione respiratoria •funzione buccale •funzione fonatoria •funzione articolatoria •funzione comunicativa •funzione alimentare e osservazione del pasto •valutazione specifica della deglutizione LCF Level of Cognitive Functioning 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. nessuna risposta risposta generalizzata risposta localizzata confuso, agitato confuso, inappropriato confuso, appropriato comportamento automatico, appropriato comportamento significativo, appropriato LA VALUTAZIONE SPECIFICA Paziente non responsivo (LCF=2) •osservazioni livello di coscienza e responsività •igiene orale •gestione secrezioni LA VALUTAZIONE SPECIFICA Paziente minimamente responsivo (LCF=3) •deglutizioni spontanee •deglutizione di acqua con cucchiaino LA VALUTAZIONE SPECIFICA Paziente responsivo e collaborante (LCF=6) •deglutizione volontaria di saliva •deglutizione di acqua dal bicchiere •deglutizione con ghiaccio tritato •deglutizione con acquagel LA VALUTAZIONE CLINICA La valutazione clinica della deglutizione non fornisce elementi di diagnosi relativi ad organi non esplorabili con l’osservazione diretta, e non è in grado di dare informazioni complete sulla fase faringea e su alcuni possibili deficit (es. aspirazioni silenti). Per una valutazione più approfondita è necessaria la valutazione strumentale con FEES o VFS. LINEE GUIDA FLI: LA VALUTAZIONE STRUMENTALE 1.10 Ogni qualvolta sussista il rischio di complicanze (sospetto di inalazione) è indicato uno studio strumentale. 1.11 VFS e FEES sono entrambe metodi validi nella valutazione della disfagia. Il clinico deve valutare quale sia il più appropriato per il paziente nei diversi setting. IL BILANCIO LOGOPEDICO Al termine del percorso valutativo dovrebbe essere possibile determinare: •alterazioni della deglutizione •rischio di aspirazione •gravità della disfagia •obiettivi e percorsi riabilitativi/rimediativi RISCHIO DI ASPIRAZIONE Grado 0 Rischio di aspirazione: Bedside Aspiration con prova dell'acqua Gradazione endoscopica della gravità dell'aspirazione Gradazione radiologica della gravità di penetrazioni e aspirazioni Value of clinical indices in detecting aspiration con VFG (Selina, Lieu, Phun e coll. 2001) (Schroter-Morarsch 1999) (Hannig 1995) (Mari, Matei e coll. 1997) desaturazione < 2% nessuna aspirazione nessuna penetrazione o aspirazione aspirazioni occasionali con mantenimento del riflesso della tosse penetrazione nel vestibolo laringeo o nel ventricolo di Morgagni aspirazione permanente con mantenimento del riflesso della tosse, oppure aspirazioni occasionali senza riflesso della tosse ma con tosse volontaria efficace aspirazione < 10% con conservazione del riflesso della tosse lieve: < 10% del bolo, con tosse efficace desaturazione > 2% aspirazione permanente senza riflesso della tosse con tosse volontaria efficace aspirazione < 10% con alterazione del riflesso della tosse, oppure aspirazione > 10% con conservazione del riflesso della tosse moderata: 10-30% del bolo, con tosse efficace desaturazione > 5% aspirazione permanente senza riflesso della tosse e senza tosse volontaria efficace aspirazione > 10% con alterazione del riflesso della tosse grave: > 30% del bolo, senza tosse efficace 1 lieve 2 medio 3 grave 4 gravissima GRAVITÁ DELLA DISFAGIA (1/2) 1) 2) 3) 4) disfagia completa:deglutizioni spontanee assenti o rare, riflessi patologici, tosse assente o non efficace, grave rischio di aspirazione disfagia gravissima: ritardo nel riflesso della deglutizione, tosse poco efficace, grave ristagno orale o faringeo incapace alla pulizia disfagia grave: aspirazione con due consistenze con tosse debole, moderato ristagno orale o faringeo con pulizia in seguito a suggerimento disfagia media: aspirazione con una consistenza con tosse debole, parziale ristagno orale o faringeo con pulizia in seguito a suggerimento GRAVITÁ DELLA DISFAGIA (2/2) 5) 6) 7) disfagia lieve: aspirazione con consistenze più difficili con forte tosse, scarso ristagno orale o faringeo con pulizia spontanea disfagia sfumata: il pasto può richiedere più tempo del normale, può esserci una tendenza alla penetrazione con compensi spontanei deglutizione nella norma: nessuna difficoltà, deglutizione buona anche con le consistenze più difficili ESEMPI DI OBIETTIVI E PERCORSI Percorso I • Requisiti di accesso: pazienti minimamente responsivi (LCF=3) e/o con disfagia completa e/o con alimentazione enterale. • Obiettivi: alimentazione mista, deglutizione funzionale di un frullato al dì. ESEMPI DI OBIETTIVI E PERCORSI Percorso II • Requisiti di accesso: pazienti poco responsivi (LCF=4) e/o con disfagia grave e/o con alimentazione mista. • Obiettivi: alimentazione totale per os con dieta modificata frullata, rimozione SNG/PEG. ESEMPI DI OBIETTIVI E PERCORSI Percorso III • Requisiti di accesso: pazienti responsivi (LCF=6) e/o con disfagia lieve e/o con alimentazione per os. • Obiettivi: alimentazione totale (e autonoma) per os con dieta libera. ESEMPI DI OBIETTIVI E PERCORSI Percorso IV • • Requisiti di accesso: pazienti sufficientemente collaboranti e/o con recupero spontaneo o facilitato e/o con disfagia sfumata e/o con dieta libera con restrizioni. Obiettivi: ripristino della deglutizione fisiologica o funzionale. DEGLUTIZIONE FISIOLOGICA E DEGLUTIZIONE FUNZIONALE DEGLUTIZIONE FISIOLOGICA • Tempo di transito oro-faringeo : 2 sec • Residuo boccale e faringeo nullo • Aspirazione nulla DEGLUTIZIONE FUNZIONALE • Tempo di transito oro-faringeo : < 10 sec • Minimo residuo in bocca e in faringe • Aspirazione nulla LINEE GUIDA FLI: GESTIONE E TRATTAMENTO 2.1 La gestione del paziente disfagico dovrebbe essere multidisciplinare. Figure coinvolte: foniatra, logopedista, radiologo, nutrizionista, dietista, ORL, gastroenterologo, neurologo, rianimatore, fisiatra, fisioterapista, infermiere, geriatra, …… DISFAGIA : GESTIONE E TRATTAMENTO La gestione e il trattamento della disfagia intervengono sui molteplici fattori che influiscono sull’efficacia della deglutizione: • le caratteristiche del cibo • le modalità di alimentazione • fattori anatomici e funzionali • fattori comportamentali e ambientali Tutto questo deve avvenire tenendo conto di: • necessità nutrizionali • sicurezza del paziente • aspetti edonistici e sociali del mangiare DISFAGIA : GESTIONE E TRATTAMENTO 1. SCELTA DEL TIPO DI NUTRIZIONE 2. SOMMINISTRAZIONE DI FARMACI 3. GESTIONE DELLA TRACHEOSTOMIA 4. IGIENE ORALE E NASALE 5. RIEDUCAZIONE/RIMEDIAZIONE LINEE GUIDA FLI: RIEDUCAZIONE / RIMEDIAZIONE 2.3 L’equipe, i care givers e i pazienti dovrebbero essere formati sulle tecniche di alimentazione, con particolare attenzione a: modificazioni posturali e dietetiche scelta degli alimenti gestione del comportamento e dei fattori ambientali esecuzione dell’igiene orale gestione della preparazione del cibo. LINEE GUIDA FLI: RIEDUCAZIONE / RIMEDIAZIONE 2.12 Il trattamento delle strutture buccali – sensibilità, motricità, prassie – è indicato in associazione con altri tipi di approcci (modificazioni dietetiche, tecniche di compenso, modificazioni posturali). ALIMENTAZIONE PER OS Caratteristiche degli alimenti da tenere in considerazione: • consistenza • omogeneità • volume del bolo • temperatura • colore (nei pz. con tracheostomia) • sapore • appetibilità LA CONSISTENZA DEGLI ALIMENTI La consistenza (texture) è uno dei più importanti parametri qualitativi degli alimenti. E’ data dall’insieme delle caratteristiche chimico-fisiche dipendenti dalla struttura interna del cibo. Viene studiata dalla reologia, disciplina che valuta le proprietà di scorrimento dei materiali. LA CONSISTENZA DEGLI ALIMENTI Nell’ ambito delle proprietà fisiche che derivano dalla struttura del cibo è possibile individuarne e descriverne diverse, quali: •Adesività (Adhesiveness) •Coesività (Cohesiveness) •Fermezza (Firmness) •Fratturabilità (Fracturability) •Durezza (Hardness) •Elasticità (Springiness) •Viscosità (Viscosity) •Forza di taglio (Yeld stress) LA CONSISTENZA DEGLI ALIMENTI Per aiutare le diverse figure professionali ad utilizzare un linguaggio comune, più chiaro e meno ambiguo possibile, all’interno del G.I.S.D. (Gruppo Italiano di Studio sulla Disfagia) è stata costituita una Commissione di Studio sulla Terminologia Comune per le Consistenze (STCC). L’obiettivo della Commissione è stato quello di mettere a punto delle “Tabelle di Riferimento”, una per i solidi e una per i liquidi. LA CONSISTENZA DEGLI ALIMENTI Tra tutte le suddette proprietà dei cibi, è stata presa in considerazione dalla Commissione STCC la viscosità: •è possibile effettuarne la misurazione oggettiva, essendo la viscosità la manifestazione dei fenomeni di attrito nel moto di scorrimento dei fluidi; •in letteratura sono presenti lavori dove si mette in relazione l’effetto della viscosità del bolo sulla abilità di deglutire nella disfagia neurogena (Clave et al, 2006). ALIMENTI CHE CREANO MAGGIORI DIFFICOLTÁ DI DEGLUTIZIONE •Alimenti a consistenza mista (pastina in brodo, minestrone con pezzi di verdura, yogurt con pezzi di frutta, …) •Cereali in chicchi (riso, orzo, …) •Legumi con buccia (ceci, lenticchie, …) •Consistenze fibrose e filamentose (verdure in foglia, finocchi, …) •Frutta con buccia, con semini, succosa e frutta secca •Prodotti che si sbriciolano (grissini, biscotti, …) •Alimenti molto asciutti e/o appiccicosi (carne, formaggi, …) GESTIONE DELLA TRACHEOSTOMIA E CANNULA TRACHEALE TIPI DI CANNULA TRACHEALE •non cuffiata (pz. in respiro spontaneo, con necessità di frequenti broncoaspirazioni) •cuffiata •fenestrata (necessità di ventilazione assistita) (consente di parlare e ripristinare la via aerea ordinaria) •fenestrata cuffiata (pz. che potrebbero necessitare di respirazione assistita, con controcannula non fenestrata) •cuffiata con aspirazione sottoglottica (consente di aspirare sopra la cuffia, riducendo l’incidenza di polmonite associata a ventilazione) TIPI DI CANNULA TRACHEALE TIPI DI CANNULA TRACHEALE TIPI DI CANNULA TRACHEALE TIPI DI CANNULA TRACHEALE EFFETTI DELLA CANNULA TRACHEALE SULLA DEGLUTIZIONE •aumentata soglia del riflesso di chiusura glottica e ridotta forza di chiusura •riduzione dell’elevazione laringea •riduzione della sensibilità ipofaringea e laringea •problemi di coordinazione fra respirazione e deglutizione •compressione dell’esofago •difficoltà nel tossire •riduzione di gusto e olfatto RIEDUCAZIONE / RIMEDIAZIONE 1. AREA GENERALE 2. AREA ASPECIFICA 3. AREA SPECIFICA RIEDUCAZIONE / RIMEDIAZIONE: AREA GENERALE Ha come obiettivo il raggiungimento di prerequisiti minimi relativi a: • • • • • • vigilanza attenzione orientamento memoria controllo posturale del tronco e del capo funzioni comunicative RIEDUCAZIONE / RIMEDIAZIONE: AREA ASPECIFICA Ha come obiettivo il raggiungimento di prerequisiti minimi relativi a: • • • • funzione respiratoria (coordinazione fra respirazione e deglutizione, protezione volontaria delle vie aeree, tosse volontaria) funzioni buccali (sensibilità, motricità, prassie) funzione fonatoria funzione articolatoria RIEDUCAZIONE / RIMEDIAZIONE: AREA SPECIFICA Ha come obiettivo il raggiungimento di una deglutizione funzionale, attraverso: • • • • adozione delle precauzioni comportamentali adozione delle modificazioni posturali apprendimento delle strategie di deglutizione impostazione della deglutizione (di saliva, di acqua, di acquagel) • ripristino della funzione masticatoria PRECAUZIONI COMPORTAMENTALI 1) Il paziente deve mantenere il più possibile una posizione del tronco eretta con il capo allineato o leggermente flesso in avanti. PRECAUZIONI COMPORTAMENTALI 2) 3) 4) 5) Procedere lentamente, somministrando piccole quantità di cibo e soltanto se il boccone precedente è stato deglutito. Durante l’alimentazione l’attenzione del paziente deve essere adeguata: interrompere ai primi segni di stanchezza ed eliminare le distrazioni. Il paziente non deve bere durante il pasto, se non dopo aver eliminato ogni residuo di cibo dalla bocca attraverso qualche colpo di tosse e qualche deglutizione a vuoto. Il paziente non deve parlare mentre mangia, se non dopo aver deterso la gola con qualche colpo di tosse e qualche deglutizione a vuoto. MODIFICAZIONI POSTURALI (1/2) • capo flesso in avanti: innalza la laringe, arretra la base linguale, rallenta la fase orale; utile nel ritardo d’innesco del riflesso deglutitorio. • capo flesso lateralmente: dirige il bolo sul lato omolaterale alla flessione; utile per deviare il bolo verso il lato sano (deficit emilingua o emifaringe). • capo ruotato verso il lato leso: chiude il seno piriforme omolaterale e convoglia il bolo in quello controlaterale; utile nelle paralisi di un’emifaringe. MODIFICAZIONI POSTURALI (2/2) • • • capo in estensione: facilita il drenaggio gravitazionale del cibo dalla bocca, aumentando così la velocità del transito orale; indicata nei casi di ridotta efficacia propulsiva (deficit linguali). capo e tronco in estensione: facilita il passaggio del bolo sfruttando la gravità, con rischio di inalazione molto elevato; indicata in caso di ridotta peristalsi faringea. capo ruotato a destra o a sinistra: aumenta la distanza fra cartilagine cricoidea e parete faringea posteriore, e riduce il tono a riposo dello sfintere esofageo superiore; indicata in caso di ridotta o mancata apertura dello sfintere esofageo superiore. STRATEGIE DI DEGLUTIZIONE • • • • deglutizione sovraglottica: apnea piena a CV chiuse – deglutizione – tosse volontaria; utile nei deficit di chiusura delle CV o nel ritardo d’innesco. deglutizione super- sovraglottica: come la precedente, ma con apnea forzata (associata a spinta addominale); potenzia la chiusura dello sfintere glottico. deglutizione forzata: deglutire forzando la spinta linguale in alto e indietro; utile nei casi di ridotta retropulsione linguale. manovra di Mendelsohn: prolungamento volontario della fase di innalzamento laringeo; prolunga l’apertura dello UES (casi di ridotta peristalsi faringea o ridotta elevazione laringea). BIBLIOGRAFIA (1/4) Schindler O., Ruoppolo G., Schindler A. Deglutologia, II ed Omega edizioni, Torino. (2011) BIBLIOGRAFIA (2/4) Cancialosi P. Riabilitazione del cerebroleso disfagico Edizioni Minerva Medica, Torino. (2007) BIBLIOGRAFIA (3/4) Travalca Cupillo B., Sukkar S., Spadola Bisetti M. Disfagia.Eat Omega edizioni, Torino. (2001) BIBLIOGRAFIA (4/4) Federazione Logopedisti Italiani (2007): Linee Guida sulla gestione del paziente disfagico adulto in foniatria e logopedia. www.fli.it A.Re.S.S. Piemonte (2013): PDTA della disfagia. Simonelli M., Accornero A., Pisanu G., Barbiera S., Riso S., Bosetti A.: Gruppo Italiano di Studio della Disfagia (GISD). Proposta della Commissione Nazionale GISD sulla Terminologia per le consistenze. (On-line 23/5/2013) www.gisd.it