Workshop tematici della FGDA
Serie “Riflettere”(*)
“La sfida della sostenibilità nelle istituzioni di
microfinanza italiane”
9 maggio 2012
Relatori:
Giorgia CARLONI
Direttore Operativo
MicroFinanza Rating, Milano
Direttore Operativo di MicroFinanza Rating, posizione che ricopre dal 2010. La Dott.ssa Carloni ha
9 anni di esperienza in microfinanza, di cui diversi anni nel rating e valutazione di istituzioni di
microfinanza nella regione ECA, Africa sub-sahariana e America Latina. Giorgia ha contribuito allo
sviluppo della metodologia di rating in MFR nonché di specifici prodotti di valutazione. Laureata in
Scienze Internazionali e Diplomatiche, indirizzo economico-finanziario.
Andrea LIMONE
CEO
PerMicro, Torino
Dal 2007 Amministratore Delegato di PerMicro, società specializzata in microcredito che opera a
livello nazionale. Prima di tale carica, il Dott. Limone è stato responsabile dei progetti europei della
Banca Popolare Etica e direttore di filiale di Mag2 Finance, una cooperativa di finanza etica.
Ricercatore presso la Fondazione Giordano Dell’Amore, ha contribuito al volume "Microfinanza in
Europa" (Giuffrè Editore, 2004) e realizzato pubblicazioni sulla microfinanza e il sistema bancario
"Banche e Microfinanza" (Bancaria Editrice, 2006) e "Otto modi di dire microcredito" (Il Mulino,
2006).
Giampietro PIZZO
Presidente
Microfinanza Srl, Vicenza
Giampietro Pizzo ha assunto dal 2007 l'incarico di Presidente di Microfinanza Srl (società di
consulenza, leader in Italia, specializzata in Microfinanza) ed è anche membro fondatore della rete
italiana di microfinanza RITMI e vice presidente della European Microfinance Network EMN.
Laureato in economia, è uno specialista della microfinanza ed ha maturato 25 anni di esperienza
internazionale nel settore. Le sue competenze riguardano diverse aree ed in particolare: finanza
rurale, finanza per lo sviluppo, sviluppo di progetti, valutazione di programmi internazionali,
assistenza tecnica e consulenza, gestione e coordinamento di progetti in Africa, America Latina ed
Europa. Ha oltre venti anni di esperienza nell'ambito dell'assistenza tecnica alle istituzioni di
microfinanza, alle istituzioni finanziarie, alle PMI, alla gestione di programmi e progetti di
cooperazione internazionale e cooperazione territoriale.
(*) I Workshops tematici della Fondazione Giordano Dell’Amore, si propongono di permettere agli attori
italiani di venire in contatto con le best practices e le esperienze più avanzate a livello internazionale
attraverso tre tipi di strumenti:
• “Pensare”: discussione e presentazioni di tematiche e trend a più ampio respiro del settore della
microfinanza.
• “Progettare”: discussione e definizione di idee progettuali molto concrete su specifici temi.
• “Trasmettere”: presentazione e discussione dettagliata di esperienze concrete all’avanguardia nel
settore in questione.
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Serie “Riflettere”(*)
Partecipanti:
COGNOME - Nome
ISTITUZIONE
ALDEGHERI Loredana
MAG VERONA
BARIOLI Pier Carlo
CRESUD SpA
BENVEGNU’ Chiara
ETIMOS
BERTOLDI Emiliano
ATAS ONLUS
BEVACQUA Cristian
UN RAGGIO DI LUCE ONLUS
CARLONI Giorgia
MICROFINANZA RATING
COLMELET Stefania
MAG VERONA
DAGRADI Diego
FONDAZIONE GIORDANO DELL’AMORE
DAL POZZO Silvana
COMUNE DI VERGIATE
DE MICHELE Angela
UN. BOCCONI e FONDAZIONE GIORDANO DELL’AMORE
GRAZIOLI Riccardo
UNIVERSITÀ CATTOLICA DI PIACENZA
GUENZANI Valerio
LIMONE Andrea
PERMICRO SpA
NEGRO Maria Cristina
FONDAZIONE GIORDANO DELL’AMORE
OSTI Annibale
PIERACCI Mara
SOCIETÀ DI REVISIONE E CONSULENZA
PIRON Umberto
FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI PADOVA E ROVIGO
PIZZO Giampietro
MICROFINANZA Srl
ROBUSTELLINI Chiara
COOPERATIVA SOCIALE L’AQUILONE
SINISCALCHI Sabina
FONDAZIONE CULTURALE RESPONSABILITÀ ETICA
TOSCANO Cristina
FONDAZIONE CARIPLO
TROBIANI Massimiliano
FONDAZIONE OTTAVIO SGARIGLIA DALMONTE
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Serie “Riflettere”(*)
Documento di sintesi del workshop
In data 9 maggio 2012 la Fondazione Giordano Dell’Amore ha organizzato il terzo workshop del
2012 dal titolo: “La sfida della sostenibilità nelle istituzioni di microfinanza italiane”. Il seminario è in
linea con la missione della Fondazione di “attivare e catalizzare le competenze e le risorse degli
Attori italiani per sviluppare progetti e modelli d’intervento nel settore della microfinanza nei paesi
industrializzati e nei paesi in via di sviluppo che siano in linea con le best practices consolidate e
diano un contributo rilevante allo sviluppo e all’innovazione nel settore della microfinanza”. Con
questo workshop si intende affrontare i problemi tipici del settore della microfinanza in Italia
partendo dall’ipotesi che alcuni aspetti quali l’elevato costo dei servizi non finanziari, lo scarso
coinvolgimento delle istituzioni bancarie, un quadro normativo non chiaramente definito e la
mancanza di un sostegno pubblico al settore, mettono a rischio la sostenibilità stessa delle
istituzioni. Il workshop quindi ha come obiettivo quello di analizzare quali sono le criticità esistenti
per raggiungere la sostenibilità e come vengono affrontate e quindi quali sono le possibili strategie.
Partendo dalla definizione delle diverse accezioni e dei principi base di sostenibilità, il workshop ha
approfondito distinti percorsi e strategie adottate dalle IMF per perseguire la sostenibilità, sia a
livello europeo che internazionale grazie all’esperienza nel rating di IMF di Giorgia Carloni,
focalizzandosi infine sull’esperienza italiana di PerMicro SpA, attraverso la testimonianza
dell’amministratore delegato Andrea Limone.
INTRODUZIONE E DEFINIZIONI
Il tema della sostenibilità nelle istituzioni di microfinanza è ampiamente dibattuto. Per affrontarlo
efficacemente si deve per prima cosa definire il concetto nelle sue diverse accezioni.
Innanzitutto va sottolineato come il concetto di sostenibilità assuma significato solo se rapportato al
tempo: con sostenibilità si intende infatti la capacità di una istituzione o di un programma di
microfinanza di durare nel tempo. Questa capacità di durare nel tempo è intrinsecamente legata al
microcredito e ne è anche all’origine del successo: a livello internazionale il microcredito venne
infatti distinto dalle politiche di aiuto pubblico allo sviluppo in quanto in grado di superare la logica
di progetti che hanno una durata predefinita e creano dipendenza.
La sostenibilità va inoltre intesa come un processo e non come un traguardo, le cui misure vanno
continuamente aggiornate e riviste.
Infine, quando si parla di sostenibilità è inoltre importante definire il contesto in cui misurarla: la
sostenibilità micro riguarda l’istituzione, mentre la sostenibilità macro fa riferimento al contesto
sociale e ambientale; un’istituzione può raggiungere una sostenibilità micro, negligendo il contesto
macro. La dimensione micro è più dibattuta in quanto è anche più facile dotarsi di strumenti di
misurazione; ragionare su un contesto sociale e ambientale diventa più complesso dal punto di
vista degli strumenti di analisi da una parte e dei processi di governance dall’altra. Tuttavia
un’istituzione non può prescindere dal contesto sociale, culturale, istituzionale ed ambientale in cui
opera e questo può diventare problematico dal punto di vista delle strategie e delle performance.
Quale sostenibilità?
La sostenibilità in microfinanza può assumere le seguenti diverse accezioni:
1- Sostenibilità dell’istituzione che a sua volta si declina in:
a) sostenibilità operativa e finanziaria: rientrano nelle buone pratiche di una IMF e
sono quelle rispetto alle quali vengono misurate le performance di un’istituzione. I
rispettivi indicatori sono:
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-
Auto-sufficienza
operativa
- Auto-sufficienza
finanziaria
= Reddito Finanziario / (Costi operativi e finanziari +
accantonamento per perdite su crediti)
= Reddito Finanziario / (Costi operativi e finanziari +
accantonamento per perdite su crediti + provvista del capitale)
L’auto-sufficienza finanziaria è più stringente di quella operativa perché al
denominatore si aggiunge il peso di provvista del capitale. Tuttavia questo costo non
è molto rilevante nel contesto europeo, in quanto esistono investitori pazienti e
finanziamenti a tasso agevolato o addirittura a tasso zero.
b) sostenibilità sociale: è tornata alla ribalta con molta forza dopo la crisi del settore.
Nel valutare la sostenibilità sociale di un’istituzione si considerano i seguenti aspetti:
-
-
Missione: un’istituzione può darsi una mission non sostenibile dal punto di
vista sociale, ovvero non adeguata agli strumenti o al contesto in cui
opera. Nel definire la propria mission un’istituzione può adottare due
approcci opposti: minimalista e massimalista.
Governance: l’importanza che può assumere dipende dall’assetto assunto
dall’istituzione (cooperativa vs banca).
Risorse umane: si considera la crescita in termini di capitale umano.
Clientela: si verifica se un’istituzione raggiunge il target dichiarato e in che
misura.
2- Sostenibilità del contesto sociale, i cui elementi fondamentali di analisi sono:
a) Bisogni dei clienti: si valuta il rapporto tra economia finanziaria ed economia reale.
Spesso le critiche mosse alla microfinanza riguardano il processo di
commercializzazione: per massimizzare le performance economico-finanziare, si
favorisce una distorsione dei bisogni o un’induzione di bisogni non essenziali per la
clientela considerata;
b) Condizioni socio-economiche della popolazione: la scelta del target influisce sulla
sostenibilità sia finanziaria che del contesto sociale. In una popolazione con
altissimi livelli di povertà, dove il ceto medio rappresenta una struttura ridotta, la
scelta di quest’ultimo come target risulta profittevole solo nel breve periodo, in
quanto non è sostenibile in termini di estensione del mercato e inoltre può essere
causa di tensioni sociali, provocando la reazione di forze politiche o di parte di
popolazione (casi già verificatisi in Nicaragua e India/Andra Pradesh)
c) Clima sociale e culturale del contesto: è molto importante e può diventare un fattore
di insostenibilità per chi lavora nella microfinanza. Vi sono culture avverse di per sé
all’indebitamento o religioni contrarie al tasso di interesse. La microfinanza si deve
dunque porre il problema di sviluppare prodotti e processi che si adattano al
contesto sociale e culturale.
3-
Sostenibilità ambientale riguarda:
a) Risorse naturali: una IMF deve considerare l’impatto che la propria attività creditizia
può avere sulle risorse naturali. Alcuni prodotti finanziari potrebbero infatti produrre
un consumo eccessivo delle risorse naturali, come ad esempio credito a imprese
che operano nella deforestazione. La sostenibilità ambientale può essere però
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ricercata, sviluppando dei prodotti finanziari che consentano alle persone di
accedere a prodotti di energie rinnovabili o di gestione dei rifiuti ad esempio.
b) Esternalità positive e negative: la microfinanza può essere in grado di orientare dal
punto di vista ambientale, mettendosi al servizio di catene del valore, migliorando
così l’impatto ambientale.
La crisi del settore della microfinanza ha risvegliato il dibattito sulla relazione tra sostenibilità
finanziaria e sociale/ambientale: esiste un trade-off o si possono costruire delle sinergie? Buone
pratiche hanno dimostrato l’esistenza di sinergie, sopportando nel breve termine penalizzazioni in
termini finanziari, poi recuperate nel lungo termine: la sostenibilità economico-finanziaria non può
prescindere da quella ambientale e sociale, ma al contrario devono consolidarsi reciprocamente.
A livello internazionale, la misurazione dell’autonomia di una IMF si è focalizzata sull’autosufficienza operativa e finanziaria portando alla costruzione di diversi indici di dipendenza
economico – finanziaria. Tuttavia l’autonomia di una IMF non si esaurisce nell’indipendenza da
sussidio1 diretto o indiretto, ovvero nella capacità di essere sostenibili anche in assenza di
contributi, donazioni, tassi di interesse agevolati; l’indipendenza economico finanziaria non esclude
infatti la:
•
•
dipendenza strategica: alcune IMF possono essere eterodirette, sia attraverso la presenza
nel CdA, sia perché alcuni investitori di equity al fine di ottenere il massimo rendimento,
possono orientare la governance esclusivamente verso una logica economica. All’opposto,
può crearsi anche una dipendenza da leader, qualora questi sia una figura emblematica
all’interno dell’istituzione. La dipendenza strategica è rilevante in quanto può portare ad un
allontanamento dalla proprio mission e ad un distacco dal contesto in cui si opera.
dipendenza organizzativa: può emergere se una IMF appartiene ad una rete più ampia e
quindi deve acquisire il know-how dei processi e prodotti dalla struttura madre.
In Europa la priorità sembra essere la sostenibilità operativa: per raggiungerla è necessario
identificare e condividere le buone pratiche e le innovazioni e capire quali sono le condizioni che
consentono di replicarle. Inoltre vanno esplicitati i vincoli normativi e bisogna prendere atto di quelli
culturali e religiosi. In Italia ad esempio c’è un tasso anti-usura molto basso e il tasso all’11% di
PerMicro è considerato usuraio da molti. Altri punti evidenziati in Europa nella discussione sulle
strade per raggiungere la sostenibilità operativa sono:
la scala della IMF: la sostenibilità è raggiungibile solo attraverso lo sfruttamento delle
economie di scala;
l’efficienza: le IMF devono avere la capacità di abbattere i costi per unità di credito
concesso;
le condizioni di accesso al servizio: si devono costruire condizioni di accesso che
trasformino la domanda potenziale di microcredito in domanda effettiva, oppure la
sostenibilità operativa non è raggiungibile. Inoltre vanno delineate strategie per intercettare
la domanda potenziale;
esistono altre sostenibilità da considerare come la sostenibilità legale: in Italia è
sicuramente un tema rilevante;
la cultura sul credito: bisogna essere in grado di influire e condizionare il dibattito in modo
da dimostrare ai politiche che il vero tema è il razionamento del credito rispetto al tasso di
interesse;
politiche di welfare e di lavoro: le esternalità positive della microfinanza devono essere
riconosciute.
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Un indice di dipendenza da sussidio è il Subsidy Dependence Index (SDI) = S / LP*i, dove S sta per il sussidio
annuale ricevuto da una IMF, LP sta per il portafoglio attivo medio din una IMF e i è il , ovvero misura quanto il tasso
di interesse di una IMF dovrebbe aumentare per essere indipendente dal sussidio.
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ESPERIENZE INTERNAZIONALI
La microfinanza in Europa si distingue significativamente dalle esperienze dei paesi emergenti in
quanto le IMF europee operano nel contesto di paesi sviluppati; ne consegue l’adozione di
differenti status giuridici, regolamentazioni e obiettivi. Il differente contesto si ripercuote anche sulla
dimensione delle IMF, la struttura organizzativa e la struttura e strategia di finanziamento. Il
diverso ambiente sociale, culturale, economico e normativo in Europa contribuisce ad aumentare
le difficoltà nel percorso verso la sostenibilità finanziaria, per cui non ci si può limitare a valutare la
sostenibilità di una IMF in termini finanziari ed operativi, ma bisogna considerare le diverse
accezioni di sostenibilità.
In ogni caso si deve partire dall’assunzione di base che le IMF anche nel contesto dei paesi
sviluppati quale quello europeo possano migliorare i loro livelli di sostenibilità. Le sfide aperte in
Europa concernono infatti:
1- la possibilità di raggiungere la sostenibilità nella sua accezione finanziaria;
2- l’accettabilità e la misura in cui i clienti devono sopportare i costi di una IMF.
Basta confrontare un campione di IMF europee per rendersi conto di quanto la prima sfida sia
impegnativa: nessuna tra Adie (Francia), PerMicro (Italia), Qredits (Olanda), Omro (Romania), Fair
Finance e CDF1 (Inghilterra) raggiunge la sostenibilità finanziaria. Confrontando il rendimento del
portafoglio con i principali costi (operativi, finanziari e per accantonamento per perdite su crediti)
oltre a realizzare che nessuna delle istituzioni è finanziariamente sostenibile, emerge come i costi
finanziari siano rilevanti solo per poche istituzioni. Al contrario, i costi operativi rappresentano il
vero onere e superano di gran lunga i livelli internazionali, come riassume il grafico seguente.
Tuttavia prima di confrontare queste diverse esperienze è doveroso precisare che si tratta di realtà
molto diverse e quindi una valutazione esclusivamente finanziaria risulta parziale ed inadeguata. Si
tratta di differenze strutturali che forniscono una misura di quante diverse siano le varie realtà
europee di microfinanza. Emblematico è il confronto tra Adie e PerMicro: per la prima l’autosufficienza operativa e finanziaria non rappresentano ne un vincolo ne un obiettivo; per PerMicro al
contrario rappresentano una condizione necessaria da raggiungere per sopravvivere.
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È evidente, sulla base di questi dati, come sia più appropriato parlare di sostenibilità in termini di
processo che può assumere varie modalità, in modo da comprendere i diversi modelli di business.
La tabella seguente mostra 4 diversi livelli di sostenibilità:
TOTALE
DIPENDENZA
FINANZIAMENTO
IBRIDO
INTERDIPENDENZA
TOTALE
INDIPENDENZA
Ad un estremo troviamo la totale dipendenza da fondi terzi, modalità che in molti paesi sviluppanti
funziona; all’estremo opposto vi è invece la microfinanza commerciale, affermatasi ovunque al di
fuori dei paesi sviluppati, che punta alla totale copertura di costi operativi e finanziari attraverso
ricavi propri. In mezzo la sostenibilità si può declinare in infinite modalità che vanno dalla capacità
di finanziare delle parti dei processi, prodotti o attraverso istituzioni partner o fonti di finanziamento
diverse.
Le strategie di sostenibilità possono puntare al lato dei:
1- Ricavi:
Aumentare il tasso di interesse: questa strategia si scontra con limiti culturali e legali.
Solo in Inghilterra i tassi di interesse sono liberalizzati e le IMF di media applicano il
22%, contro una media europea del 6% e in Italia si arriva addirittura al 3.7% di media.
Ricorso ai sussidi di vario tipo: nella fase di start-up, per raggiungere economie di scala
o sussidi permanenti. La microfinanza, dimostrando le proprie esternalità positive,
verrebbe considerato uno strumento complementare di welfare, garantendosi quindi il
sostegno del governo.
Cross selling: l’offerta di servizi diversificati, non esclusivamente focalizzati sul credito
come ad esempio le rimesse.
2- Costi:
Aumentare l’ammontare del credito: per ammortizzare l’incidenza dei costi di
transazione.
Unire la microfinanza alla finanza sociale: soluzione spinta anche dall’Unione Europea
con i programmi Progress e Jeremie. L’unione dei prodotti di microfinanza e finanza
sociale potrebbe consentire di servire meglio il target.
Ricorso al lavoro volontario.
Sfruttamento delle economie di scala.
Esternalizzazione di prodotti o processi: appoggiarsi a banche per la gestione
dell’esborso e il rimborso del credito o reti esterne per l’identificazione e la selezione dei
clienti.
Incrementare l’uso di MIS che permettono una maggiore efficienza.
Aumentare la produttività dello staff e degli ufficiali di credito.
Le esperienze internazionali, virtuose e non, possono fornire esempi rilevanti per la realtà italiana
ed europea riguardo ai possibili percorsi da seguire per il raggiungimento della sostenibilità.
L’analisi che segue parte dalla sostenibilità finanziaria e valuta le implicazioni per la sostenibilità
sociale.
1. Credo (Georgia)
È una delle più grandi IMF in Georgia e rappresenta un esempio di accettabile combinazione tra
sostenibilità finanziaria e sociale.
Attraversa un periodo di crisi nel 2008/09 ma ne esce attuando la strategia di migliorare sia
l’efficienza che la produttività dell’istituzione attraverso lo sfruttamento di economie di scala.
Nonostante faccia parte di un network con una forte vocazione sociale e abbastanza presente
nella definizione delle strategie, Credo, grazie al suo potere di negoziazione, riesce ad applicare
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strategie di sostenibilità molto più commerciali rispetto alle altre affiliate, penalizzate dalle
imposizioni del network, in quanto la sostenibilità finanziaria non è andata di pari passo con la
sostenibilità sociale. Tuttavia Credo è riuscita a raggiungere e mantenere un livello di sostenibilità
sociale adeguato, offrendo servizi di alta qualità e monitorando molto da vicino la soddisfazione dei
clienti. La qualità e il monitoraggio si traducono però in costi più alti rispetto ad altre istituzioni,
ciononostante Credo ha una buona capacità di ritenzione dei clienti. Il tasso di interesse più
elevato si riflette in tassi di rendimento ben al di sopra della sostenibilità e questo fa emergere il
problema del trasferimento dei margini di efficienza.
Credo si finanzia con debito locale e internazionale normalmente a tassi di mercato. Il mercato
georgiano è abbastanza limitato quindi prevalgono i finanziamenti internazionali.
2. Microcred Nanchong (Cina)
Start-up creata nel 2007, ha avuto un’evoluzione dal punto di vista della sostenibilità eclatante: ha
raggiunto il punto di break even molto rapidamente, nonostante le dimensioni siano ancora
contenute. Il forte orientamento verso la sostenibilità finanziaria è dettato soprattutto da vincoli
finanziari: le uniche risorse accessibile sono quelle per ricapitalizzarsi. È interessante notare come
i livelli dei prezzi non siano eccessivi, dati i vincoli al tasso di interesse, e quindi la sostenibilità è
garantita da altissimi livelli di efficienza.
L’istituzione non ha espresso la volontà di spostare i margini di efficienza sui clienti per abbassare i
tassi di interesse, una volta raggiunta la profittabilità.
L’urgenza di ottenere la sostenibilità finanziaria ha causato un allontanamento dalla propria
missione: l’istituzione era partita con l’obiettivo di servire segmenti poveri ed esclusi ma, senza
cambi nel capitale o nei processi interni di organizzazione, ha sostituito il target di riferimento con
segmenti meno poveri come piccole e medio imprese, popolazione urbane, sviluppando
un’avversione verso le zone rurali.
3. Compartamos (Messico)
Istituzione commerciale, ovvero indipendente finanziariamente e in grado di coprire i propri costi,
Compartamos è un caso ampiamente dibattuto. Nasce come ONG con forte missione sociale,
scegliendo un target basso di popolazione ma allo stesso tempo raggiunge altissimi livelli di
profittabilità (ROE supera il 50%) tramite bassi livelli di spese operative ed alti tassi d’interesse
(99% includendo l’IVA). Le critiche mosse riguardano i soldi pubblici messi a profitto sia la
dichiarata missione sociale. Compartamos si difende, oltre che citando gli alti costi di transazione,
affermando che i tassi sono sostenibili in quanto accettati dai microimprenditori. Inoltre l’alta
profittabilità viene giustificata con la volontà di raggiungere un numero sempre maggiore di clienti:
un tasso elevato permette di capitalizzarsi e di poter espandere la propria portata. I critici però si
chiedono quanto maggiore profitto avrebbero potuto realizzare i microimprenditori non dovendo
pagare tassi così elevati.
4. Finca (Perù)
Istituzione modello per l’offerta di servizi non finanziari efficaci e di qualità elevata. I prestiti erogati
sono di piccolo ammontare e a breve termine e riescono a servire adeguatamente anche le
comunità rurali: conseguentemente hanno costi molto elevati: raggiungono un tasso superiore al
100%. L’istituzione ha adottato un modello di cross-subsidy: i servizi finanziari insieme ai sussidi e
alle relazioni costruite con i donatori finanziano oltre a un modello costoso, anche i servizi non
finanziari. La principale peculiarità dell’istituzione è data dal rapporto capitale-debito: la società è
fortemente capitalizzata ed ha una leverage inferiore a uno, non tipico per un intermediario
finanziario. Questa caratteristica potrebbe essere dettata dal contesto di mercato. Il divieto di
raccogliere risparmio e la difficoltà di approvvigionarsi a debito a livello internazionale o nazionale,
possono infatti forzare a lavorare solo con capitale. In realtà questa è una strategia esplicita di
Finca che punta ad una crescita lenta. L’applicazione di alti tassi di interesse deriva dal voler
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mantenere basso il livello di indebitamento: una parte degli alti tassi di interesse va in
capitalizzazione; avendo scelto di internalizzare i servizi non finanziari, indebitarsi ulteriormente
comporterebbe un aumento del tasso che taglierebbe la IMF fuori dal mercato. Questa strategia
comporta al tempo stesso l’accettazione di una crescita lenta e di dimensioni modeste. Al
momento la strategia funziona e Finca è in linea con i propri obiettivi
5. K-Rep (Kenya)
Istituzione bancaria che per anni ha avuto una realtà non governativa collegata e completamente
finanziata: una ONG che svolgeva il ruolo di incubatore per lo sviluppo di prodotti e progetti da
trasferire alla banca stessa una volta “maturi”. Attualmente K-Rep Bank non solo ha internalizzato
questa funzione ma l’aspetto più interessante è che questa parte delle attività rimane
completamente separata e non è sussidiata dalla banca (non c’è cross-subsidy tra i servizi
finanziari e non-finanziari o altro). Di fatto esiste un dipartimento interno alla banca dedicato allo
sviluppo di progetti particolari che viene interamente finanziato da fondi pubblici.
6. Business Finance Solutions (Inghilterra)
Nasce finanziata dal governo e rimane ampiamente non sostenibile. Attualmente si sta spostando
verso un partenariato pubblico-privato, collaborando sempre più con le banche che passano
all’istituzione i propri clienti che non hanno le garanzie per accedere ai servizi bancari. L’istituzione
continua ad essere gestita con fondi pubblici ma per questo specifico progetto sono stati identificati
degli obiettivi e dei motori di sostenibilità:
•
•
•
•
•
•
Dimensione
Capacity building
Esternalizzaione del deal flow2
Efficienza;
Buona performance di portafoglio;
Accesso al capitale.
7. Manchester Credit Union (Inghilterra)
L’istituzione inizialmente opera supportata grandemente da lavoro volontario, ma gradualmente si
avvia verso una maggiore professionalizzazione e un’internalizzazione delle competenze.
Questa panoramica sulle diverse esperienze internazionali evidenzia questioni e sfide comuni ai
diversi contesti:
Il razionamento del credito: una IMF per giustificare i tassi di interesse sostiene che chi non
ha accesso ad altre fonti di finanziamento sia disposto a pagare alti tassi. È dunque più
importante focalizzarsi sull’accesso al credito che sui tassi. Tuttavia in Europa, a causa
della cultura sociale e religiosa, questa tesi fa difficoltà ad attecchire.
La corsa verso la sostenibilità ha favorito lo sviluppo di prodotti a basso costo e profittevoli
per l’istituzione, a scapito dei veri servizi di microfinanza quali il micro risparmio e la micro
assicurazione.
La difficoltà di servire il target più marginalizzato: l’individuazione di diversi tipi di target
potrebbe consentire di strumentalizzare i meno poveri per servire le fasce più basse.
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Il deal flow è definito come il flusso delle opportunità di investimento individuate e analizzate da un
investitore nel capitale di rischio.
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Rischio di mission drift: il focus sulla sostenibilità finanziaria può sviare la IMF dalla propria
mission attraverso la pratica comune di aumentare la dimensione del credito per abbattere i
costi di transazione.
Sfruttamento delle economie di scala: esiste una sufficiente domanda?
Raccolta di risparmio: le più grandi IMF operano maggiormente nella raccolta di risparmio,
rispetto al credito: l’erogazione del credito con i soldi della comunità rappresenta una sorta
di garanzia morale, perché crea fiducia e coinvolgimento. Tuttavia il risparmio è costosa e
difficile da gestire e le tutele imposte dalla legislature sono comprensibili.
Rischio di cambio: molte delle istituzioni che si finanziano a livello internazionale, quindi in
valuta estera, trasferiscono il rischio di cambio sui clienti.
Costi di avvio d’impresa: tema rilevante soprattutto in Europa, dove gran parte del credito
finisce in oneri di legalizzazione. Questi costi all’entrata compromettono la profittabilità
attesa dell’imprenditore più dei tassi di interesse.
LA SOSTENIBILITÀ IN ITALIA: IL CASO DI PERMICRO SpA
PerMicro è una società italiana specializzata nell’erogazione di microcredito, l’unica ad essere una
finanziaria e a non avere una visione locale essendo presente in più regioni: ad oggi ha una sede
in 10 città (8 regioni) ed entro il 2012 prevede di aprire sedi a Napoli, Bari e Palermo.
PerMicro si rivolge a soggetti non bancabili, persone che non hanno un reddito “visibile” dalle
banche, ma comunque in grado di ripagare il debito.
Le tipologie di prodotti sono:
• microcredito alla famiglia, per far fronte a difficoltà temporanee per casa, salute,
formazione;
• microcredito all’impresa, per chi ha una buona idea di impresa e le capacità tecniche e
imprenditoriali per realizzarla.
I due elementi fondanti del modello di PerMicro sono:
1. La rete di riferimento richiesta per entrambe le tipologie di credito come garanzia morale.
Può avere diverse declinazioni, formali come la parrocchia, centro di ascolto o comunità
etnica, o informali come un conoscente del beneficiario che garantiscano per la bontà,
serietà e affidabilità del cliente attraverso una lettera di patronage morale;
2. Processo del credito, condiviso dalla stessa RITMI, composto da 5 fasi: pre-istruttoria,
istruttoria,valutazione, erogazione, monitoraggio. Pre-istruttoria, istruttoria e monitoraggio
costituiscono i cosiddetti BDS: per PerMicro rappresentano servizi fondanti senza i quali
non è possibile erogare un buon microcredito, ovvero utile al cliente e restituito per
PerMicro. Queste fasi costituiscono di fatto un accompagnamento alla redazione del
business plan e monitoraggio strutturato che prevede una serie di interventi scadenzati:
visite, telefonate, incontri con la rete, prevalentemente per l’impresa, mentre per la famiglia
è più leggero, si verifica solo che la rata possa rientrare nel bilancio famigliare.
Un’altra caratteristica distintiva di PerMicro è il modello di Credit Scoring, che si basa su tre moduli:
1. Modulo socio-demografico-reddituale: simile a quello utilizzato da molte finanziarie
2. Modulo di valutazione della rete: innovativo, integra sia elementi quantitativi che qualitativi.
I primi riguardano la valutazione fatta dal responsabile di filiale sulla rete e sul suo
intervento: reattività, efficacia, puntualità, coerenza di intervento. I secondi invece valutano
mensilmente la qualità di portafoglio legata a una certe rete: le rate in ritardo, gli insoluti di
tutti i clienti appartenenti a tale rete. Sono tutti dati legati al pagamento della rata e
consentono un aggiornamento mensile.
3. Rischio di sistema che analizza i dati pervenuti dagli uffici di credito
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Il secondo modulo costituisce una novità assoluta in un modello di Credit Scoring, mentre il primo
e terzo pilastro si differenziano perché riguardano soggetti diversi dai clienti abituali di una
finanziaria e perché sono pesati diversamente: i diversi pesi consentono di sviluppare un modello
nuovo. Le valutazioni possibili in merito al rischio possono essere: basso, medio, alto. A differenza
di una finanziaria, per la quale a ciascun punteggio corrisponde una decisione pre-stabilita, per
PerMicro la valutazione non si riduce ad una misura statistica e il punteggio equivale ad un
elemento informativo.
Vista la mancanza di storico e i numeri ridotti, lo sviluppo di un modello di scoring potrebbe
risultare affrettato, in quanto il meccanismo potrebbe esasperare e amplificare sia gli aspetti
positivi che gli aspetti negativi. Tuttavia la scelta è dettata dalla necessità di rendere più oggettiva
la propria valutazione e per raccogliere dati, seppur non rappresenti un vincolo. Inoltre lo scoring
aiuta a focalizzare meglio la propria attenzione nella fase di rimborso. Lo sviluppo del modello di
scoring non si è ripercosso sul costo del credito grazie a finanziamenti ad hoc.
La compagine sociale è prestigiosa: il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), secondo
shareholder col 18%, ha un ruolo istituzionale perché rappresenta il sostegno europeo all’iniziativa
PerMicro; BNL, ultimo socio entrato nel dicembre del 2011 con un ruolo operativo.
Il percorso verso la sostenibilità
FASI
1. PerMicro nasce nel 2007 come srl, con € 100.000 di capitale, e agisce da agente
diSantander Consumer Bank, garantendo indirettamente il portafoglio erogato: in questa
prima fase cerca di capire se c’è mercato, come approcciarlo e se effettivamente possono
rispondere al bisogno di qualcuno.
2. Nel 2009 PerMicro ottiene l’iscrizione in Banca d’Italia all’art 106: aumenta il capitale a €
600.000, come imposto dalla legge, e diventa una SpA.
3. Nel 2011 BNL entra nella compagine sociale: a differenza di UBI, entrata nel 2009 e uscita
nel 2011, BNL entra come socio industriale, interessata al microcredito come strumento
finanziario e alla crescita dell’attività.
4. Nel 2014 è previsto il raggiungimento del break-even, ovvero i ricavi inizieranno finalmente
a coprire i costi, calcolato sull’erogazione di 5.000 microcrediti. I soci, in ogni caso, sono
entrati in PerMicro per favorire un’attività sociale e avere nel lungo periodo un ritorno
calmierato del proprio investimento, non per realizzare utili.
CRITICITÀ
a) Costo del lavoro: le spese amministrative sono il costo più rilevante e molto più elevato
rispetto ai paesi in via di sviluppo. Il tempo speso a seguire ogni pratica è molto: in media
30 ore per ogni pratica. Questo costo è però in parte attenuato dalla collaborazione con
l’associazione MicroLab, formata da volontari aventi di solito una lunga esperienza
bancaria o in consulenza aziendale, i quali svolgono attività di tutoring prima e dopo
l’erogazione del credito. Grazie alle proprie competenze, il volontario può svolgere il ruolo
fondamentale di pre-screening, consentendo agli impiegati di PerMicro di dedicare meno
tempo per pratica e di essere più efficienti. In ogni caso la responsabilità del finanziamento
rimane del personale di PerMicro.
b) Perdite attese su crediti (Loan losses): il PAR30 è del 16,5%, molto elevato. In molti casi
non si tratta di rischio reale, ma di un costo di monitoraggio assiduo.
c) Default: il 7%. Le fasi di pre-istruttoria, istruttoria e monitoraggio se svolte bene dovrebbero
scremare i clienti e focalizzarsi sulla capacità di ripagamento del beneficiario, in modo da
massimizzare il tasso di rimborso.
d) Funding: PerMicro si approvvigiona a tasso variabile ma eroga a tasso fisso. Il tasso di
interesse non può essere fissato per coprire i costi per due ragioni:
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Workshop tematici della FGDA
Serie “Riflettere”(*)
I. In Italia esiste un tasso di usura che impedisce al microcredito di fissare tassi alti. Già
nel 2007 l’Unione Europea ha consigliato agli stati membri di eliminare i tassi soglia,
esigendo al tempo stesso massima trasparenza sui costi per il cliente.
II. Tema culturale: sulla nostra realtà influisce l'apporccio“cattolico” al tema, secondo
cui ai poveri va fatto credito a tasso basso. Molte esperienze internazionali e studi
dimostrano invece che nel microcredito l'importante è l'accesso al credito, prima che il
prezzo applicato.
e) Mercato per il microcredito all’impresa: il dubbio sull’esistenza di un mercato per l’impresa
si declina su due aspetti:
- Chi apre un’impresa?
- Quali politiche locali favoriscono le microimprese?
RISULTATI
Ad oggi, Permicro ha erogato 2166 microcrediti, di cui un quarto all’impresa e i restanti alla
famiglia, per un totale di 11.5 milioni di euro. La clientela totale di PerMicro è composta
prevalentemente da stranieri (86,4%) e donne (56%). In particolare, per quanto riguarda il credito
all’impresa, l’87.7% di imprese finanziate appartiene a stranieri e il 45% a donne. Il principale
settore d’attività è quello del commercio ambulante e la finalità prevalente del microcredito è lo
sviluppo d’impresa. Tra i microcrediti alle famiglie, invece, la percentuale di stranieri finanziati è
86.3% e la percentuale di donne cresce al 58%. Il microcredito viene principalmente usato per
coprire spese riguardanti la casa. Si tratta ancora di risultati micro, sia per PerMicro che per
l’economia.
SFIDE
a) Volume: nel 2012, anno di consolidamento, PerMicro vuole raggiungere 1700 microcrediti
erogati, 2500 clienti attivi per un totale di 10 milioni di euro. Nel 2014, anno di break-even,
l’obiettivo prefissato è di 5000 microcrediti, 9000 clienti attivi per un totale di 30 milioni di
euro. L’ipotesi alla base per il raggiungimento del break-even è un aumento della
produttività dei loan officer da 60 clienti a 123. Inoltre, ipotizzando di raggiungere una
perdita su crediti del 5% e continuando ad applicare un tasso del 14%, PerMicro prevede di
ottenere ricavi finanziari per 4,5 milioni di euro che consentirebbero di coprire oltre al costo
fisso del lavoro anche gli oneri finanziari, gli accantonamenti e i costi operativi.
b) Aumento di produttività: ad oggi, il costo per beneficiario è di € 1000; con un aumento di
produttività si auspica di raggiungere un costo di € 400, che resta comunque doppio
rispetto a quanto visto internazionalmente. La produttività può essere aumentata facendo
ricorso al lavoro volontario. L’obiettivo prefissato sembra significativo.
c) Miglioramento della qualità di portafoglio: attraverso l’affinamento del credit scoring,
l’esperienza dello staff, la presenza di fondi di garanzia che attenuano il rischio.
d) Riduzione dei sussidi: il risultato sperato è di ridurli a zero e diventare indipendenti.
e) Cross-selling: obiettivo di riuscire a vendere prodotti vicini a quelli attuali di PerMicro per
rispondere meglio alle esigenze dei clienti ed aumentare il margine di profittabilità.
L’elemento chiave per affrontare queste sfide è l’entrata di BNL come partner industriale che
permette di ottenere:
- funding costante a buon tasso
- rete di volontari professionale: pensionati e bancari attivi
- rete commerciale: la banca veicola i clienti respinti con il duplice interesse di dare una
risposta che diversamente non darebbe e di fornire a PerMicro clienti da valutare.
CONCLUSIONI
Questo dibattito sulla sostenibilità ha fatto emergere molte sfide da affrontare:
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Serie “Riflettere”(*)
Un tema di grande rilevanza è la dimensione del mercato. Finchè in Italia le dimensioni
sono così ridotte c’è poco spazio di manovra. Il fatto che l’obiettivo di break-even di
PerMicro parte dall’immaginare che il loro posizionamento sia più grande della totalità del
settore attuale deve far riflettere. È necessario dotarsi di uno strumento che misuri la
dimensione del mercato, per segmenti e tipologie per stabilire quante IMF possano
coesistere.
Tutte le IMF dovrebbero partecipare al dibattito sulla sostenibilità per costruire delle
metodologie condivise per il raggiungimento della sostenibilità.
La discussione ha però senso solo se supportata da evidenza empirica: è urgente quindi
identificare un set di indicatori utili e condivisi da misurare periodicamente.
La misurazione è fondamentale anche per dimostrare l’esistenza di esternalità positive
generate dall’attività di microfinanza: solo in questo modo le IMF sono in grado di influire
sulle istituzioni per garantirsi sussidi permanenti o strutturati.
Infine è fondamentale continuare a dialogare con l’Europa, mettendosi in rete con le altre
istituzioni, per condividere le diverse esperienze di microfinanza e verificare quali best
practices e in che misura possano essere replicate in diversi contesti.
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