DOsSIER IL BENESSERE DELLE BOVINE DA LATTE
A cura di CLAUDIA MOLINARI - Azienda sperimentale “Vittorio Tadini”, Piacenza
La scelta dell’alimentazione
va fatta con la massima cura
L
ni casi anche malattie infettive.
Altrettanto pericoloso il rischio
di eccesso di nutrienti, che può
comportare problemi sanitari,
riduzione del benessere e della
fertilità: eccessi di calcio, fosforo
e potassio in asciutta aumentano
il rischio di collasso puerperale,
così come si possono verificare
carenze secondarie di minerali a
causa di un apporto eccessivo di
altre sostanze.
É noto che l’eccesso di potassio
e ammoniaca causa carenza di
magnesio (tetania da erba); quello di zolfo e molibdeno determina depauperamento di rame,
provocato anche dalla sovrabbondanza di zinco.
Ancora: l’elevata ingestione di
Dell’Aquila
a correlazione tra alimentazione e benessere delle bovine tende
ad essere sottovalutata,
poiché spesso ci si limita a verificare la disponibilità di alimento
e di acqua. Invece è fondamentale garantire alcune condizioni:
innanzitutto va controllata con
cura l’eventuale presenza negli
alimenti di sostanze tossiche e
nocive di origine endogena o
esogena (ad esempio le micotossine), che non devono superare le
soglie prefissate. Inoltre occorre
prestare particolare attenzione
alla composizione nutrizionale
degli alimenti: la carenza di nutrienti essenziali può determinare disordini metabolici e in alcu-
44
solfati riduce la disponibilità di
selenio nei ruminanti alimentati
con razioni integrate con selenito o selenato, mentre troppa vitamina D può causare problemi
di calcificazione a livello di vari
tessuti e organi; eccessive quantità di vitamina A ed E sembrano
infine comportare una riduzione della risposta immunitaria
nell’uomo.
Molto delicata
la fase del puerperio
La bovina da latte vive una situazione particolare nel puerperio,
poiché può facilmente verificarsi
un’insufficiente disponibilità di
energia, a causa delle esigenze
molto elevate per la produzione
di latte e della ridotta assunzione
di sostanza secca.
D’altro canto è ormai risaputo
che l’entità del deficit energetico
nel post-parto è maggiormente
influenzata dalla ridotta ingestione, spesso causata da condizioni sanitarie non ottimali,
piuttosto che dall’elevata produzione di latte. Infatti la quantità di sostanza secca ingerita nel
post-parto dovrebbe soddisfare
e sfruttare pienamente la capacità di ingestione degli animali;
molto spesso, invece, situazioni
sanitarie non ottimali favoriscono un calo di ingestione, un aumento del deficit energetico ed
eventuali problemi metabolici,
con conseguente riduzione del
benessere.
Nella seconda fase della lattazione e in quella di asciutta non è
raro osservare nell’alimentazione
eccessi di energia, che non comportano immediate conseguenottobre 2013
ze sul benessere, ma possono
causare problemi soprattutto in
gravidanza: in questo momento
delicato l’eccessivo ingrassamento della bovina ha ovvie conseguenze sul suo benessere.
Più complesso e meno conosciuto il problema dell’eccesso di
proteine: sembra che possa comportare una minore efficienza
riproduttiva, collegata agli alti
livelli di urea. L’elevato livello
di ammoniaca nel sangue determinato dalla sovrabbondante
somministrazione di proteine
potrebbe, secondo alcuni autori,
determinare uno stato di immunodepressione, con un aumento
del rischio di malattie infettive
(ad esempio mastiti e metriti) e
riduzione del benessere e della
fertilità. È quindi molto importante controllare i rapporti tra i
nutrienti presenti nella razione,
in particolare per la frazione dei
carboidrati.
Valutare la qualità degli alimenti dà la possibilità di conoscere
le loro caratteristiche igienicosanitarie (presenza di patogeni,
muffe, anomalie fermentative),
ma anche quelle nutrizionali in
relazione alla tipologia dell’alimento. Per tali valutazioni l’analisi sensoriale, abbinata a quella
chimica, può rappresentare una
base minima per monitorare il
benessere.
L’analisi degli alimenti può essere effettuata attraverso semplici
valutazioni compiute da un tecnico adeguatamente addestrato;
tuttavia è auspicabile che in allevamento si eseguano controlli analitici in maniera mirata,
eseguiti nei momenti opportuni
(ad esempio all’apertura di una
nuova trincea).
Queste analisi sono molto utili
per calcolare più correttamente le razioni da utilizzare nelle
ottobre 2013
Dell’Aquila
La qualità
degli alimenti…
Tab. 1 - Squilibri nella razione preparto ed associazioni con malattie metaboliche
e disordini riproduttivi.
Malattia
Stato nutrizionale
malattie associate
carenza
eccesso
E, Prot
E
Mf, Fcs
Ca, Mg, Prot
Ca, P, Na K, Vit D, E (*)
Dyst, Rp, Ket, Mast, Lda
Mg
K
Mf
Ritenzione Placenta
(Rp)
Se, Vit E, Vit A Ca, I, Prot
E, K
Fcs, Mf, Ket
Ritardo involuzione
uterina/metriti (Met)
Ca, Co, Vit D
E
Rp, Fcs, Ket
Mastiti (Mast)
Se, Vit E, Vit A
-
Mf, Lda
-
Na, K
Mast (*)
Prot, E
E (*)
Mf, Rp, Lda, Fcs
Ca (*), fibra
E (concent.)
Met, Mast
Distocia (Dyst)
Collasso (Mf)
Tetania
Edema mammario
Chetosi (Ket)
Dislocazione abomaso
(Lda)
Legenda: E = energia; Prot = proteine; Ca = calcio; Co = cobalto; Mg = magnesio; K = potassio; Na = sodio;
Se = selenio; Vit = vitamina; Fcs = sindrome vacca grassa.
* fonti bibliografiche non univoche.
45
Dell’Aquila
DOsSIER IL BENESSERE DELLE BOVINE DA LATTE
Vitello di razza
Reggiana.
diverse fasi fisiologiche dei capi
allevati.
…e la loro preparazione
Negli allevamenti in cui si provvede all’alimentazione con la
46
tecnica unifeed va considerato il
numero di miscelate con diversa composizione preparate per
le bovine in lattazione e come
vengono distribuite nelle ventiquattro ore. Occorre valutare
la consistenza (pastosa, soffice,
grossolana) e l’umidità (da molto umido ad asciutto): queste caratteristiche sono importanti per
evitare una cernita eccessiva di
alcuni alimenti (concentrati) più
appetibili, con possibili problemi
a livello dell’apparato digerente.
I fattori che possono influenzare
la cernita sono numerosi e includono le differenze nella densità
degli ingredienti dell’unifeed; la
presenza di pezzi di pannocchia
e tutolo nel silomais; la quantità
e qualità del fieno introdotto nel
carro miscelatore; l’inadeguata
sequenza con cui vengono introdotti gli ingredienti nel carro miscelatore; la frequenza di
distribuzione (una più ridotta
favorisce la cernita) e di avvicinamento dell’unifeed in mangiatoia; la disponibilità di fronte
alla mangiatoia (l’aumento dei
capi rispetto ai posti favorisce la
cernita) e il tempo di accesso alla
mangiatoia.
Una miscela unifeed con un eccessivo contenuto di foraggi lunghi (oltre il 15%) aumenta la cernita e, paradossalmente, anche
il problema di acidosi ruminale
sub-acuta. L’umidità, al contrario, favorisce l’adesione dei concentrati (sfarinati) alle particelle
di foraggio e quindi riduce il
problema della cernita. Molto
importante anche la valutazione delle caratteristiche fisiche
della miscela, che in alcuni casi
possono essere compromesse da
modalità di preparazione poco
accorte (carri malfunzionanti,
tempi di miscelazione troppo
lunghi, ecc.), che portano ad eccessivo sminuzzamento.
ottobre 2013
Per la gestione dell’allevamento
L
a gestione degli animali nell’allevamento da latte costituisce uno degli aspetti
cruciali per puntare a buone condizioni
di benessere: un corretto ambiente deve
consentire alla bovina di svolgere le attività che
normalmente compie nelle diverse fasi fisiologiche.
Le bovine ad elevata produzione dedicano giornalmente dalle 3 alle 5 ore all’ingestione degli alimenti, circa 30 minuti all’assunzione dell’acqua,
2-3 ore alla mungitura, 7-10 ore alla ruminazione
e almeno 10 al riposo.
Per garantire che questi tempi vengano rispettati,
l’allevatore dovrà porre particolare attenzione agli
aspetti strutturali dell’allevamento (layout di stalla,
disponibilità di spazi adeguati, igiene, attrezzature),
ma anche alla gestione dei gruppi, un aspetto che
per le bovine da latte assume un’importanza rilevante. La strategia utilizzata per la suddivisione de-
ottobre 2013
Diateca Agricoltura
è importante la divisione in gruppi
47
Govoni
DOsSIER IL BENESSERE DELLE BOVINE DA LATTE
gli animali influenza infatti l’ingestione di alimenti, la produzione di latte, le condizioni di benessere
e di salute delle bovine, incidendo quindi in modo
sostanziale su risultati economici dell’allevamento.
Numerose prove sperimentali indicano che un’inadeguata suddivisione in gruppi può alterare il
normale comportamento degli animali e il tempo
dedicato alle varie attività.
Secondo alcuni autori la bovina ad alta produzione giornalmente effettua dai 9 ai 14 pasti, quando
gli alimenti sono sempre disponibili in mangiatoia, dedicando complessivamente dalle 3 alle 5 ore
all’assunzione degli alimenti.
I criteri per stabilire
la dimensione ottimale
La dominanza sociale costituisce uno degli aspetti
più significativi da considerare: osservando il comTab. 2 - Principali cause di stress presenti in allevamento
(Napolitano e De Rosa, 1997).
INTERAZIONI
ANIMALE - ANIMALE
ANIMALE - UOMO
ANIMALE - AMBIENTE
Gerarchie sociali
dominanti
dominati
Confinamento
Formazione di gruppi
Fattori climatici
temperatura
umidità
ventilazione
Stati fisiologici
pubertà
estro
accoppiamento
gravidanza
lattazione
Immissione in ambienti nuovi
Sovraffollamento
Separazione dalla madre
Svezzamento
Tosatura
Interventi vaccinali e terapeutici
Trasporto
Modalità di abbattimento
48
Luce
Rumori
Traumi
portamento delle bovine si può constatare quando
iniziano e come si risolvono gli scontri tra animali.
Il rapporto di dominanza/sottomissione viene rapidamente stabilito, tanto che è sufficiente un’ora per
determinare la metà di tali relazioni, spesso prive
di scontri, soprattutto per le primipare; inoltre solo
il 4% delle gerarchie stabilite viene invertito.
Le moderne condizioni di allevamento, che prevedono animali generalmente decornati, posti singoli in mangiatoia e distribuzione di elevate quantità
di unifeed, hanno diminuito la combattività delle
bovine; tuttavia le dimensioni del gruppo non devono essere eccessive, così che il singolo animale
riconosca e mantenga i rapporti di gerarchia con
gli altri.
Gruppi superiori ai 100 capi aumentano le difficoltà per l’animale nel riconoscere tutte le compagne,
rendendo meno stabile la gerarchia e peggiorando
quindi le condizioni di benessere.
Da un punto di vista comportamentale le dimensioni ottimali di un gruppo di bovine da latte sono
legate a questi aspetti:
•competizione per lo spazio nella stalla, nel paddock, ecc.;
•competizione per gli alimenti e l’acqua;
• disponibilità di cuccette confortevoli ed utilizzabili;
•spazio nella sala d’attesa;
•tempo speso nella sala d’attesa e in luoghi lontano dalle cuccette, dagli alimenti e dall’acqua.
Uno dei criteri da adottare è legato alla tecnica di
distribuzione degli alimenti. La più diffusa è l’unifeed: per questo molti ricercatori hanno indagato
sulle strategie migliori per suddividere in gruppi
la mandria, concludendo che sia più opportuno
ottobre 2013
basarsi sui fabbisogni nutritivi, poiché in questo
modo si possono contenere i costi per la sovralimentazione delle bovine con produzione più bassa.
Dal punto di vista nutrizionale l’ottimale è avere
due gruppi in asciutta e tre in lattazione; un gruppo di bovine nelle prime tre settimane di lattazione può essere utile come transizione dall’asciutta al
gruppo ad alta produzione.
Per quanto riguarda la relazione esistente tra gestione dei gruppi e ingestione di sostanza secca, i
fattori che influenzano l’ingestione stessa possono
essere ottimizzati dall’allevatore per promuovere
un più intenso comportamento alimentare (numero e lunghezze dei pasti, velocità di ingestione)
e massimizzare la quantità di cibo ingerito.
La strategia utilizzata per la suddivisione in gruppi è una componente determinante che influenza
l’ingestione, poiché ha un impatto sul comfort
delle bovine, sulla competizione per gli alimenti,
l’acqua e le altre risorse e, in definitiva, si riflette
anche sulle condizioni di salute della mandria.
È noto che l’alimentazione di gruppo per le bovine
ottobre 2013
Marchetti
La scelta migliore
ai fini dell’alimentazione
49
Dell’Aquila
DOsSIER IL BENESSERE DELLE BOVINE DA LATTE
da latte costituisce la migliore soluzione, in quanto
gli animali mostrano meno timori, maggiore salute e produttività: del resto la pratica comune di
alimentare e mungere in gruppo le bovine nasce
appunto dalla conoscenza della fisiologia dei capi.
Molte ricerche che hanno approfondito lo studio
del comportamento degli animali hanno evidenziato che quando una bovina mangia, anche le altre bovine sono stimolate a mangiare, anche se non
hanno particolarmente fame, con il risultato che se
le bovine mangiano in gruppo, migliorano l’ingestione di alimenti rispetto ai casi in cui sono alimentate separatamente. Ovviamente sarà compito
dell’allevatore operare per ridurre la competizione
per gli alimenti, l’acqua, la zona di riposo, le zone
ombreggiate e più confortevoli.
I rapporti di dominanza
e le gerarchie tra i capi
Siccome le bovine da latte sono animali sociali,
la situazione in cui maggiormente si instaurano
dominanze e gerarchie all’interno del gruppo, si
verifica nel momento in cui l’animale si avvicina
alla mangiatoia. Perciò quando una bovina viene
inserita in un nuovo gruppo deve essere in grado
di trovare rapidamente la sua posizione nella gerarchia del gruppo per riuscire a massimizzare l’ingestione. E questo è vero in particolare per le bovine
che hanno appena partorito.
La dominanza sociale è correlata in modo significativo con l’età, la taglia, l’anzianità nella man50
dria, che costituisce un elemento fondamentale nel
gruppo, sia che esso sia consolidato oppure appena
costituito.
Tra gli aspetti del comportamento delle bovine,
quello alimentare è tra i maggiormente influenzati
dalle gerarchie e dalla competizione per l’alimento.
In allevamento è facile osservare che il momento
in cui si determina una maggiore competizione è
al ritorno dalla mungitura e subito dopo la distribuzione dell’alimento: l’effetto delle dominanze e
gerarchie si esaurisce dopo 30-45 minuti .
Da non sottovalutare il fatto che le bovine che
hanno partorito da pochi giorni possono essere
notevolmente svantaggiate da una eccessiva competizione per gli alimenti, soprattutto rispetto a
quelle in estro e alle dominanti: questo si verifica
in particolar modo nelle stalle caratterizzate da un
fronte di mangiatoia ridotto. Dopo il parto le bovine sono affaticate, spesso gli arti posteriori sono
indeboliti, quindi non sono determinate a competere per cibo e acqua. Da qui il rischio che si determino situazioni di stress per scarsa ingestione e la
possibilità di insorgenza di ferite, lesioni, ma anche
vere malattie.
Inoltre, le primipare e le bovine nella fase di transizione possono essere maggiormente penalizzate:
entro alcune settimane dal parto le primipare andrebbero raggruppate separatamente e abituate al
nuovo ambiente.
Particolare cura per le bovine
in fase di transizione
Le bovine in fase di transizione sono particolarmente sensibili ai cambiamenti sociali e ambientali: in questa fase spesso evidenziano un comportamento alimentare anomalo e sono più soggette
a malattie metaboliche. Pertanto già tre settimane
prima del parto dovrebbero essere abituate alle
condizioni di allevamento del post-parto. Inoltre sarebbe buona regola far passare le manze per
qualche giorno attraverso la sala di mungitura, così
da abituarle a questo ambiente, alle poste nella sala
e alla pavimentazione.
è inoltre fondamentale valutare il rischio di sovraffollamento, che notoriamente sembra avere meno
effetti negativi in gruppi di dimensioni più piccole.
Occorrerà infine operare in modo opportuno
per limitare il numero di scontri durante gli spostamenti: una buona regola può essere quella di
adottare un layout che consenta di tenere i gruppi
adiacenti affinché le bovine possano avere dei contatti, anche se limitati. In particolare, tali contatti
dovrebbero essere favoriti nella fase finale della gravidanza, ad inizio lattazione e di alta produzione.
ottobre 2013
Marchetti
Sostanze nutraceutiche:
le sperimentazioni sono positive
L’
interesse che il mondo
zootecnico ha riservato all’utilizzo delle
piante come rimedio per malattie e disturbi vari
è molto antico. Oltre al ruolo
fondamentale che esse ricoprono
nell’alimentazione delle specie
zootecniche come fornitrici di
composti nutrizionali, contengono una grande varietà di metaboliti secondari, sostanze capaci
di svolgere funzioni difensive e di
regolazione metabolica sull’organismo degli animali.
Lo studio dei metaboliti secondari e dei loro effetti, sia benefici che tossici o antinutrizionali, è estremamente complesso
perché la loro concentrazione è
influenzata da una molteplicità di fattori; è dunque difficile
ottobre 2013
confrontare le sperimentazioni
sull’impiego di piante o estratti
vegetali. I metaboliti secondari,
infatti, vengono somministrati
agli animali generalmente per
via alimentare: alle difficoltà di
valutazione si aggiunge il problema di comprendere quale potrà
essere la disponibilità di questi
metaboliti a seguito dei processi digestivi e come potrà variare
nel tempo la loro disponibilità a
livello ematico.
Un utilizzo ancora
poco diffuso
Secondo alcune fonti bibliografiche i prodotti naturali riconosciuti e censiti derivanti dalle
piante sarebbero per il momento
135 mila, risultato di ricerche
compiute soltanto sul 10-15%
delle specie vegetali terrestri. In
zootecnia e medicina veterinaria i rimedi di origine vegetale
sono stati applicati sopratutto
per la cura delle infezioni, delle
parassitosi e di alcune patologie
dell’apparato locomotore; a volte sono stati utilizzati per curare malattie di tipo riproduttivo,
molto raramente per problemi
legati a disordini metabolici. In
letteratura si trovano risultati di
sperimentazioni compiute in laboratorio: è però auspicabile che
il passaggio da un utilizzo empirico ad uno scientifico avvenga
attraverso prove condotte direttamente in campo.
Le difficoltà sono notevoli poiché non è semplice comprendere
se l’efficacia di un determinato
51
Wikimedia
DOsSIER IL BENESSERE DELLE BOVINE DA LATTE
Pianta di aloe
in fioritura.
52
trattamento dipenda da un principio attivo o dall’effetto sinergico di diversi metaboliti secondari presenti in una o più piante.
Inoltre per i ruminanti occorre
considerare l’effetto della micropopolazione ruminale.
L’impiego dell’aloe
durante il periparto
Tra gli ambiti di maggiore interesse che riguardano l’utilizzo in
campo zootecnico degli estratti
vegetali vi è la somministrazione
di sostanze nutraceutiche; per le
bovine da latte può essere rilevante sopratutto in alcuni periodi critici, come la cosiddetta fase
di transizione o periparto.
Le settimane a cavallo del parto
sono particolarmente critiche,
poiché la bovina è spesso interessata da problematiche metaboliche o da patologie infettive
o traumatiche. Inoltre insorgono
sovente fenomeni infiammatori:
secondo numerosissime fonti bibliografiche, infatti, la consistente domanda energetica dell’apparato mammario determina
condizioni critiche, che si concretizzano anche in uno stato di
immunodepressione; a sua volta
quest’ultima impedisce il contrasto delle malattie infettive.
I nutraceutici, alimenti contenenti molecole con proprietà curative, sono stati studiati come
possibili rimedi da utilizzare
sulla bovina in questo periodo
critico; l’aloe è una delle essenze
vegetali che suscitano maggiore
interesse. Utilizzata da millenni
ottobre 2013
dall’uomo, a questa pianta sono
stati attribuiti innumerevoli effetti positivi; più recentemente il
suo impiego è stato esteso anche
alle specie zootecniche soprattutto nell’allevamento biologico,
dove risultati positivi sono stati
ottenuti per la cura delle mastiti.
Recentemente in Italia sono stati
condotti studi specifici per stabilire l’efficacia che ha Aloe arborescens sullo stato infiammatorio
delle bovine da latte durante la
fase di transizione. Nonostante le
difficoltà incontrate dai ricercatori nella valutazione dei risultati e
nell’impossibilità di dimostrare,
almeno per il momento, il meccanismo d’azione dei principi attivi,
le prove hanno fornito dati incoraggianti, evidenziando complessivamente effetti favorevoli sullo
stato di salute e sulle performance
dell’animale. Sono tuttavia necessari ulteriori approfondimenti per
verificare da un lato i risultati in
situazioni più diffuse di allevamento e per escludere, dall’altro,
la possibilità di un passaggio di
eventuali sostanze nocive all’uomo attraverso il latte.
L’utilizzo della nutraceutica in
zootecnia apre nuovi orizzonti,
con la possibilità di aumentare
performance e benessere delle
bovine, riducendo l’utilizzo di
farmaci allopatici. Evidenti le
conseguenze positive che si potrebbero avere sia in termini di
contenimento dei costi, che di
contrasto dell’insidioso fenomeno delle antibiotico-resistenze.
Un problema rilevante è quello determinato dalla variabilità
della composizione dei foraggi
freschi estremamente diversa
da una campagna all’altra, soprattutto per quanto riguarda la
degradabilità della proteina e il
contenuto in carboidrati strutturali: ciò impone, insieme ad
altri elementi di criticità tipici di
questo regime (come ad esempio le caratteristiche degli animali stessi, quelle pedologiche
delle aree dedicate al pascolo,
la conduzione e il management
aziendale tipici degli allevamenti biologici, che spesso coniugano altre attività con quella zootecnica, ecc..) la messa a punto
di strategie di intervento che
possano correggere le frequenti
carenze alimentari.
Per questo sono stati realizzati studi specifici con lo scopo
di analizzare le possibilità di
fornire al ruminante attraverso la dieta vitamine e minerali,
impiegando nel razionamento
fitoestratti e fitoderivati. Nonostante gli studi debbano essere
ulteriormente sviluppati, i primi
risultati ottenuti dalle prove in
campo sono incoraggianti. In
particolare una sperimentazione
che prevedeva la supplementazione della razione in selenio,
iodio e vitamina E effettuata
ottenendo fitoestratti o fitoderivati ha evidenziato prospettive
interessanti per gli allevatori che
operano in regime biologico.
Tra gli altri aspetti che devono
essere ancora indagati c’è in particolare la fattibilità economica
e anche la possibilità di individuare fonti vegetali compatibili
con la normativa che regola il
regime biologico.
L’utilizzo di estratti vegetali con
obiettivi nutraceutici assume
particolare interesse per l’allevamento biologico dei ruminanti
da latte che, prevedendo un’alimentazione basata sopratutto su
foraggi, preferibilmente di produzione aziendale, presenta alcune difficoltà per quanto riguarda
la formulazione adeguata.
ottobre 2013
Dell’Aquila
L’allevamento biologico
53
Scarica

Il benessere delle bovine da latte