DENSITOMETRIA OSSEA E OSTEOPOROSI (informazioni per la paziente) Gent. ma Signora la densitometria ossea viene eseguita per stabilire la quantità di minerale nell’osso e diagnosticare (secondo i criteri della Organizzazione Mondiale della Sanità) la sua eventuale riduzione che, se significativa, viene definita OSTEOPOROSI. I numeri ed i grafici nel referto sono riferiti ai segmenti ossei esaminati. I valori rilevati per Lei sono confrontati : − con quelli medi di persone della sua stessa età (ad es. le sue compagne di classe) − con quelli medi di donne tra i 20 e i 40 anni Può accadere che Lei risulti “normale” rispetto alle sue compagne di classe ma “al di sotto della norma” rispetto alle donne giovani. Per il Suo Medico sono comunque importanti entrambi i valori, oltre alla valutazione di altri fattori di rischio. La densitometria può essere ripetuta più volte per seguire l’andamento della quantità di osso nel tempo, particolarmente attorno alla menopausa e nella terza età. La ripetizione non presenta rischi in quanto la dose di radiazione è estremamente bassa. Poiché le variazioni della quantità di osso avvengono lentamente l’indagine non ha quasi mai carattere di urgenza. Comunque siano i valori riscontrati le ricordiamo qualche suggerimento per la prevenzione dell’osteoporosi: - dieta varia con sufficiente contenuto di calcio e vitamina D ad es. latte e derivati, pesce etc. (ma attenzione all'eccessiva assunzione di grassi) - attività fisica quotidiana (soprattutto passeggiate e ginnastica dolce per mantenere muscolatura ed equilibrio) - se possibile e in limiti ragionevoli, adeguata esposizione al sole. Le ricordiamo che le densitometrie e le visite per I'osteoporosi vengono eseguiti presso il Servizio di Medicina Nucleare, piano terra del Padiglione Gaggia, raggiungibile da Ferrovia e Piazzale Roma con motoscafo ACTV Linea 52 (una corsa ogni 20') con fermata Ospedale ( e ritorno con Linea 51). L’ imbarcadero è situato a circa 50 metri dall'entrata del Servizio. Il Primario Dott. MICHELE SICOLO Dirigente Medico Dott. ADRIANO BONAZZA Dirigente Medico Dott. ROBERTO MAMELI I 5 “peccati” dell’osteoporosi Unità di diagnosi e terapia dell’OSTEOPOROSI Servizio di Medicina Nucleare O.C. VENEZIA 1 Lo scheletro è formato da oltre 200 ossa ed è la struttura portante del corpo assieme a muscoli e legamenti. L’osso è un’impalcatura di proteine, sulla quale avviene una deposizione di minerali, prevalentemente calcio e fosforo. Macroscopicamente, nell’osso vi è una parte più compatta (osso corticale) e una più spugnosa, simile ad un “merletto tridimensionale”, formato da sottili lamelle dette trabecole (osso trabecolare ). L’osso non è una struttura statica ma dinamica, in continuo rimaneggiamento. L’osso è “vivo” e costantemente nutrito dal sangue, che trasporta sempre nuovo materiale. Vi è un’incessante deposizione di nuovo osso e un’altrettanto continua distruzione di osso “invecchiato”. Complessi meccanismi, non ancora completamente conosciuti, guidano la deposizione di nuove proteine e nuovi minerali, in un equilibrio che si mantiene fino in età matura, nel soggetto normale. E’ il continuo rinnovamento che permette all’osso di svolgere la sua funzione di sostegno, garantendo solidità ed elasticità. Altra funzione importantissima dello scheletro è di essere una vera banca del calcio, 2 minerale indispensabile per varie funzioni dell’organismo, dalla contrazione muscolare all’attività nervosa e cardiaca. Il calcio è prelevabile dall’osso in qualunque momento, per mantenere stabili i livelli nel sangue. Ognuno ha il proprio conto nella banca del calcio con entrate (alimentari) e uscite (per le esigenze dell’organismo e come perdite, “obbligatorie”, nelle urine e nel sudore). A livello microscopico, i cassieri della banca, che regolano entrate e uscite sono due tipi di cellula, osteoblasta e osteoclasta, responsabili rispettivamente dei versamenti e dei prelievi di calcio dalla banca. Sull’attività equilibrata di osteoblasti e osteoclasti si basa la solidità della banca dell’osso. Purtroppo, in alcune condizioni, tra le quali menopausa e invecchiamento, l’attività dei “cassieri” si modifica : gli osteoclasti iniziano a lavorare di più, aumentando la demolizione ossea, mentre gli osteoblasti lavorano di meno e non riescono a rimpiazzare le perdite. Il risultato può essere la creazione di cavità (porosi) nelle de licate lamelle ossee (trabecole) o il loro progressivo assottigliamento. 3 In linea generale, quanto maggiore la quantità di osso perduta, tanto più fragile diventerà l’osso stesso e tanto più aumenterà il rischio di frattura. Altri fattori, come qualità dell’osso, costituzione genetica etc., contribuiscono all’aumento del rischio di frattura, ma la quantità di massa ossea ha una importanza fondamentale. Se la perdita di massa ossea si ha in entrambi i sessi a causa dell’invecchiamento, la donna ha un problema in più: la menopausa. Al momento della menopausa si ha infatti una netta riduzione del livello degli ormoni prodotti dalle ovaie, gli estrogeni, che, tra le loro varie funzioni, hanno anche quella di tenere sotto controllo l’attività degli osteoclasti, i “cassieri delle uscite”. Non più controllati, gli osteoclasti lavorano di più, specie nei primi anni dopo la menopausa, e la perdita di massa ossea accelera. Questo non avviene in ugual misura in tutte le donne, alcune hanno una perdita più accelerata di altre e, in futuro, avendo una massa ossea inferiore, saranno più esposte al rischio di frattura. Ma in che punto avviene, di solito, la frattura ? 4 Poiché l’azione degli osteoclasti è maggiore sull’osso trabecolare, la frattura avviene più comunemente nelle zone che contengono più osso trabecolare : vertebre, collo del femore e polso. Se la frattura del polso provoca solo invalidità temporanea, più temute, per la variazione di qualità della vita e il potenziale aumento di mortalità, sono le fratture delle vertebre e, soprattutto, quelle del femore. Il numero di fratture è statisticamente in aumento, per il progressivo incremento della vita media, con aumento della percentuale di popolazione al di sopra dei 65 anni (soprattutto quella femminile). Questo comporta un aumento della spesa sanitaria, soprattutto per le fratture di femore, in tempi di scarsa disponibilità della spesa pubblica. Per queste ragioni, l’osteoporosi è diventata un problema dai risvolti economici e sociali rilevanti, tanto da proporne l’inserimento nell’elenco delle malattie croniche invalidanti e tra gli obiettivi prioritari della prevenzione. Quest’ultima si propone di individuare (e possibilmente curare), quelle donne (circa 1 su 4) che hanno una maggior tendenza a perdere massa ossea. Una diagnosi precoce e un trattamento efficace evitano un certo numero di fratture, così come il controllo dei livelli di colesterolo nella popolazione generale riduce l’incidenza di malattie dell’apparato cardiovascolare. 5 L’osteoporosi non si crea in pochi giorni o in pochi mesi. E’ un processo lento, i cui presupposti sono talora presenti fin dall’età giovanile. Vi sono regole di prevenzione valide, con le debite proporzioni, per qualunque età, come un’adeguata assunzione di calcio, una corretta esposizione ai raggi solari (nella pelle si forma la vitamina D necessaria per il metabolismo del calcio), una buona attività fisica (anche il semplice camminare “stimola” l’osso), l’evitare il fumo e l’eccesso di alcool. La diagnostica dell’osteoporosi si avvale, come strumento principale e maggiormente accurato, della densitometria ossea. Il sistema di misura che viene considerato di riferimento (il cosiddetto gold standard) per questa metodica è quello a doppio fotone X (DEXA), che usa una bassissima dose di raggi X, esaminando la colonna lombare e le regioni femorali, cioè le regioni più a rischio. La misurazione della massa ossea, in queste sedi e con questa metodica, è stata utilizzata come base per la definizione e la classificazione dell’osteoporosi da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Se il valore della massa ossea rilevato con la DEXA è basso, bisogna stabilire, innanzitutto, se non ci siano altri motivi, oltre alla menopausa, o patologie correlate che possano aver causato la perdita ossea. 6 Questa “diagnosi differenziale” si ottiene con la storia clinica e alcuni semplici esami del sangue e delle urine. Escluse altre cause, è necessario correggere lo stile di vita e, eventualmente, iniziare una terapia che riduca il rischio di frattura, oggi disponibile grazie a vari nuovi farmaci che sono stati approvati dopo ampi studi di popolazione, scientificamente controllati. La sensibilizzazione al problema, l’informazione sui corretti stili di vita, l’avanzamento della ricerca farmacologica, potranno forse, nel corso di questo secolo, portare ad un ridimensionamento del problema osteoporosi, con un miglioramento globale della qualità della vita della popolazione. Dott. Adriano Bonazza Dott. Roberto Mameli OSPEDALE SS.GIOVANNI E PAOLO VENEZIA UNITA’ DIAGNOSTICA PER L’OSTEOPOROSI Direttore Dott. MICHELE SICOLO Per informazioni : e-mail ocve.mednuc©ulss12.ve.it 7 GRAFICA PAOLO MAMELI 8