OSTEOPOROSI-INSTABILITA’ E CADUTE NELL’ANZIANO 1 L’OSTEOPOROSI è una patologia ad eziopatogenesi multifattoriale, causata da una patologica riduzione della massa ossea e da alterazioni microarchitetturali del tessuto osseo, che diventa fragile e maggiormente esposto al rischio di frattura. Osso trabecolare normale Osso trabecolare osteoporotico Eta’ e Massa Ossea Picco di massa ossea M perdita età dipendente F g/cm3 perdita in menopausa 30 40 50 anni Osso: fase accrescitiva, fino a 30anni Picco di massa ossea fase decostruttiva: dai 40 anni in poi (differenza uomo/donna) OSTEOPOROSI PRIMARIA • tipo 1 - osteoporosi postmenopausale - associata alla ridotta secrezione di estrogeni - riscontrabile nel 5-29% delle donne dopo la menopausa - compare entro i primi 20 anni dall’inizio della menopausa - la perdita ossea, molto accelerata nel periodo perimenopausale, può raggiungere una perdita del 5% della massa ossea totale all’anno - interessa prevalentemente l'osso trabecolare con effetti particolarmente evidenti a livello della colonna vertebrale, dove il turn-over osseo é elevato - le fratture vertebrali rappresentano la situazione clinica più comune in questi casi. • tipo 2 - osteoporosi senile - può colpire entrambi i sessi dopo i 70 anni di età - può interessare fino al 6% della popolazione anziana - la perdita di massa ossea interessa sia l'osso trabecolare che quello corticale - le fratture possono interessare non solo la colonna vertebrale, ma anche le ossa lunghe, il bacino e altre sedi - le tipiche complicanze sono rappresentate dalle fratture del collo femorale, dell'estremità distale del radio, dell'omero. OSTEOPOROSI SECONDARIA - ipogonadismo e malattie endocrino-metaboliche (sindrome di Cushing, tireotossicosi, iperparatiroidismo) - malattie neoplastiche e terapie correlate - alcune malattie croniche (insufficienza renale cronica, broncopneumopatia cronica ostruttiva, insufficienza cardiaca cronica congestizia) - le connettivopatie e le malattie infiammatorie croniche (artrite reumatoide, spondilite anchilosante, ecc) - alcune malattie gastrointestinali (morbo di Crohn, celiachia) - deficit nutrizionali, abuso alcolico cronico - uso cronico di farmaci (corticosteroidi, immunosoppressori, ormoni tiroidei, anticonvulsivanti) - immobilità prolungata. Effetti degli Estrogeni sull’Osso • Aumento dell’apoptosi degli osteoclasti • Riduzione dell’attivita’ degli osteoclasti • Riduzione della formazione degli osteoclasti • Riduzione apoptosi degli osteoblasti Estrogeni Osteoclasti Osteoblasti Postmenopausale (Tipo I) Senile (Tipo II) Fattori epidemiologici Età Rapporto in base al sesso (F/M) Da 55 a 75 anni > 70 anni (F); > 80 anni (M) 6/1 2/1 Attività osteoclastica aumentata, maggior riassorbimento Attività osteoblastica diminuita, diminuita deposizione Principalmente trabecolare Corticale e trabecolare Rapida, di breve durata Lenta, di lunga durata > 2 deviazioni standard sotto la norma inferiore alla norma (riferita all'età ed al sesso) Vertebre (schiacciamento), polso, anca (intracapsulare) Vertebre (cunei multipli), parti prossimali dell'omero e della tibia, anca (extracapsulare) Fisiologia o metabolismo dell'osso Patogenesi del disaccoppiamento Perdita ossea totale Velocità della perdita ossea Densità ossea Segni clinici Sedi di frattura SPESSORE TRABECOLE OP INVOLUTIVA (COLLO FEMORALE) CALO OSTEOBLASTICO PERFORAZIONE LAMINE TRABECOLARI POST MENOPAUSALE (VERTEBRE) >>> OSTEOCLASTICO EFFETTI DELL’OSTEOPOROSI Cifosi dorsale dovuta ad osteoporosi con fratture vertebrali multiple Miss O’Connery •Perdita di altezza •Cifosi Fratture Vertebrali • Perdita d’altezza • Dolore di schiena acuto e cronico • Modificazioni somatiche: • Cifosi • Perdita della linea dei fianchi • Addome protrudente • Modificazioni funzionali: • Alterazioni funzioni digestive • Difficolta’ respiratoria • Riduzione delle normali attivita’ quotidiane • Aumentata mortalita’ Tipologia delle fratture vertebrali a lente biconcava a cuneo v. plana i sei punti di riferimento Morfometria vertebrale Variazioni del 20% Ha Hm Hp ♀a 68, dolore toracico in BPCO Qualunque frattura vertebrale “non crush” è potenzialmente evolutiva e comunque predittiva di altre fratture dicembre 2003 5-10% RICOVERO 50 % MISCONOSCIUTE 40-50% DIAGNOSI CLINICA Fratture osteoporotiche Costi diretti: degenza ospedaliera in fase acuta, riabilitazione Servizi ambulatoriali, assistenza a lungo termine Costi indiretti: morbilità post-frattura, perdita giorni lavoro dei pts Perdita giorni lavorativi dei familiari 900.000 675.000 450.000 225.000 BPCO Fratture Ictus Infarto M Ca mammario Numero di giorni-letto in ospedale (uomini e donne) per varie patologie Osteoporosi Dolore cronico Limitazione movimenti Instabilità posturale Paura di cadere OSTEOPOROSI: LE CONSEGUENZE Perdita di massa ossea Rigidità articolare Accentuazione sarcopenia Rischio di fratture Disabilità Isolamento sociale Depressione Sindrome ipocinetica Immobilizzazione Conseguenze cliniche, psichiche, socio-ambientali delle fratture vertebrali nell’anziano Alterazioni morfo-strutturali e funzionali • Cifosi • Riduzione statura • Ipomobilità del rachide • Capacità polmonare • Pressione andoaddominale Sintomi clinici • Dorsalgia/ Lombalgia • Affaticamento • Depressione Limitazioni Funzionali • • • • Attività quotidiane (ADL-IADL) Attività fisica/sportiva Mobilità Giorni a letto Vita di relazione • • Supporto sociale Interazioni sociali Qualità di vita percepita • Percezione di benessere • Autostima • Depressione Accesso al sistema sanitario • • • Visite mediche Ospedalizzazione Prescrizione di farmaci (antalgici, antidepressivi…) MARCATORI DI OSTEOSINTESI OSTEOCALCINA Prodotta dagli osteoblasti, è la principale proteina della matrice ossea. Lega il Ca ed ha affinità per la idrossiapatite. Interviene nel processo di mineralizzazione ad es. in Paget, metastasi ossee addensanti, se clear creat <30 ml/min ad es. in corso di terapia con steroidi FOSFATASI ALC Glicoproteina che idrolizza monoesteri OSSEA fosforici. Si trova negli osteoblasti ed interviene nel processo di mineralizzazione ad es. in Paget, pazienti dializzati, metastasi ossee, iperparatiroidismo primitivo COLLAGENE TIPO 1 Rappresenta il 90% della componente organica dell’osso. Prodotto dagli osteoblasti ed anche dalle cellule MARCATORI DI OSTEOLISI FOSFATASI ACIDA TARTRATO RESISTENTE (TRAP) IDROSSIPROLINA Prodotta dagli osteoclasti, ma anche dalle cellule ematiche. Pertanto può essere aumentata anche in caso di condizioni emolitiche Si libera durante il riassorbimento osseo. Ha dei limiti come marcatore di osteolisi: infatti si libera anche durante la formazione di collagene (neoformazione osso). Può inoltre essere assunta con la dieta (alimenti di origine animale) PIRIDINOLINA Derivano dalla digestione del collagene e non DEOSSIPIRIDINOLINA sono influenzati dalla dieta. La deossipir. è più specifica del tessuto osseo. Livelli molto elevati si osservano ad es. in Paget e metastasi osteolitiche. MINERALOMETRIA OSSEA COMPUTERIZZATA E’ un semplice esame che permette di valutare la densità ossea. Attualmente l’esame è praticato soprattutto con la metodica DEXA (Dual energy X-ray Absorptiometry), una metodica che utilizza raggi X La densità ossea è espressa sia in funzione del picco di massa ossea teorico di un giovane adulto di 30 anni circa (T-score) sia in funzione dei valori medi per un collettivo della stessa età del paziente (Z-score). L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce normale una densità ossea fino al 10% inferiore alla norma, osteopenia una riduzione della densità ossea tra il 10% ed il 25% ed osteoporosi una densità ossea ridotta di oltre il 25% (rispetto ai valori medi della persona giovane, cioè rispetto al picco di massa osseo teorico) Le definizioni di osteopenia e di osteoporosi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità si riferiscono solo alla densità ossea misurata con un'apparecchiatura DEXA al collo del femore e alla colonna lombare. PREVENZIONE DELL’OSTEOPOROSI La prevenzione deve essere attuata a tutte le età Adeguato apporto di Ca e vit D Attività fisica Astensione dal fumo Evitare abuso alcool …nella donna in menopausa eventuale terapia ormonale (HRT) VITAMINA D: EFFETTI MUSCOLARI •Stimolazione della produzione di proteine muscolari •Attivazione del trasporto del Ca nel reticolo sarcoplasmatico Contrazione muscolare fibre muscolari tipo II Contrazione rapida Equilibrio Stati di Ipovitaminosi D sono stati significativamente associati a: Sarcopenia, ridotta forza muscolare, aumentata incidenza di cadute e fratture IPOVITAMINOSI D E DECLINO COGNITIVO Il Calcitriolo passa la barriera E/E tramite il recettore della vit.D Il 70-80% della popolazione italiana >69 presenta carenza di vit. D Cause principali • Carenza alimentare (~ 150-200 U.I./die) • Ridotta sintesi cutanea • Carente esposizione al sole Normale fabbisogno di vitamina D: 700-800 U.I./die Aringhe, sgombri, sardine Alimenti ricchi in Vit. D Burro, formaggi Uova RUOLO NEUROPROTETTIVO DELLA VIT. D Regolazione dell’omeostasi del Ca intracellulare Processi di mielinizzazione Sinaptogenesi, neurogenesi Rilascio di neurotrasmettitori UP- Regulation di neurotrofine: NGF Neurotrasmissione Plasticità sinaptica Azione antiinfiammatoria ( citochine infiammatorie) Sono state osservate correlazioni positive tra 25(=H2)D3 (CALCITRIOLO) e funzioni cognitive ed esecutive Bassi livelli di Vit. D sono stati associati a declino cognitivo In pazienti affetti da varie forme di demenza (degenerativa, mista, vascolare): La somministrazione di Vit. D 50.000 U.I./settimana vs. Vit. D 50.000/mese è associata a varie forme di miglioramento delle funzioni cognitive CIBI RICCHI IN CONTENUTO DI CALCIO FORMAGGI (max parmigiano 1300 mg/100 g, pecorino: 1200 mg/100 g) LATTE 120 mg/100 g PESCE (max sarde 150 mg/100 g, polpo 144 mg/100g ORTAGGI (max cavolo 179 mg/100 g) FRUTTA SECCA (mandorle 234 mg/100 g Nocciole 250 mg/100 g) TERAPIA DELL’OSTEOPOROSI Calcio Vitamina D Bifosfonati Hormone Replacement Therapy (HRT) (Teriparatide) Selective Estrogen Receptor Modulators (SERMs) (Raloxifene) (calcitonina) Norme comportamentali Meccanismi di azione BISFOSFONATI RALOXIFENE TERIPARATIDE Induce apoptosi degli osteoclasti Inibisce gli osteoclasti Forma nuovo osso Stimola gli osteoblasti L’ INSTABILITA’ Sindrome causata dalla precarietà di mantenimento dell’equilibrio durante la stazione eretta e la marcia Cadute e fratture Morbidità Disabilità Morte Fattori di rischio più comuni di cadute L’INSTABILITA’ Controllo posturale Informazioni visive, uditive, propiocettive sulla posizione del corpo nello spazio Vie afferenti SNC S.N.C………………… Sistema muscolo scheletrico Integrazione informazioni /elaborazione risposte motorie adattative Vie effettrici Mantenimento equilibrio posturale L’ instabilita’ Il corpo è assimilabile ad un cilindro alto e stretto, la cui base è costituita dall’area compresa tra i due piedi Il centro di gravità in rapporto alla base di supporto nella stazione eretta L’INSTABILITA’ La senescenza comporta un declino degli organi di senso… •Sensibilità propiocettiva, vibratoria e cinestetica •Sensibilità visiva •Funzione vestibolare L’INSTABILITA’ Senescenza = Declino …..dei centri e delle vie nervose Ritardo nell’attivazione involontaria dei muscoli della gamba e della coscia in risposta alle sollecitazioni posturali esterne L’INSTABILITA’ Senescenza = declino ...del sistema muscolo-scheletrico Accentuazione cifosi dorsale Spostamento del CMC in avanti rispetto alla BS CMC = centro di massa corporea BS = base di supporto L’INSTABILITA’ Fisiopatologia delle cadute FATTORE INVECCHIAMENTO FATTORE MALATTIA FATTORE AMBIENTE Apparato visivo Apparato uditivo Apparato locomotore Sistema nervoso Malattie del sistema nervoso e del sistema cardiovascolare Pavimenti scivolosi, tappeti,mancanza di maniglie o corrimano Fattori di rischio delle cadute Fattori di rischio Cause correlati all’invecchiamento problemi di postura, equilibrio, forza muscolare; indebolimento visivo; deficit cognitivo; ansia, depressione; paura di cadere; altre patologie concomitanti; sedentarietà problemi di andatura, equilibrio e mobilità problemi articolari; abuso di alcol; Parkinson; problemi cardiovascolari “blackout” ipoglicemia, ipotensione ortostatica, aritmie, epilessia, ostruzione della carotide individuali uso inappropriato di vestiario e calzature uso di farmaci psicofarmaci (antidepressivi, neurolettici, benzodiazepine), ipotensivi, antiaritmici fattori ambientali domicilio scarsa illuminazione notturna, scale, superfici scivolose, tappeti, fili volanti, ripostigli posizionati in alto, assenza di appigli e/o corrimano fattori ambientali – fuori strade sconnesse, superfici scivolose, mezzi di trasporto casa Conseguenze delle cadute Decesso IMMEDIATE Traumi-fratture Lesioni Organi interni TARDIVE Perdita autostima Depressione Paura di nuove cadute Immobilita’ Isolamento sociale e declino psicofisico L’INSTABILITA’ Conseguenze delle cadute Frattura di femore : Conseguenza più frequente e severa L’INSTABILITA’ Frattura di femore Patogenesi : •Aumento dell’incidenza delle cadute •Perdita di massa ossea con l’età Osteoporosi Fattori che partecipano alla perdita d’osso e alla patogenesi delle fratture in età avanzata Patogenesi della frattura di femore da caduta nell’ anziano CADUTA Orientamento della caduta (impatto diretto sull’ area peritrocanterica) Risposte protettive (insufficienti) Fattori locali di assorbimento del trauma (insufficienti) Resistenza dell’osso (insufficiente) FRATTURA DI FEMORE L’INSTABILITA’ Frattura di femore Diversa modalità di caduta nel giovane e nell’anziano “Fattori predittivi di mortalità nell’anziano con frattura di femore” Scala per la valutazione dell’equilibrio e dell’andatura nell’anziano (parte I) da Tinetti PUNTEGGIO EQUILIBRIO /34 Scala per la valutazione dell’ equilibrio e dell’andatura nell’anziano (parte II) (da Tinetti) ….Continua /18 Punteggio andatura Punteggio totale Equilibrio + Andatura / 52 Possibili interventi ambientali Installazione di maniglie in prossimità della doccia o della vasca da bagno Uso di tappeti anti scivolo nella doccia o nella vasca Potenziamento dell’illuminazione artificiale Eliminazione di tappeti Installazione del corrimano sulle scale Eliminazione di prolunghe per corrente o telefono Posizionamento di scaffali o ripostigli in zone raggiungibili senza scale Altri interventi Attività fisica Periodico riesame della terapia farmacologica per ridurre effetti collaterali e interazioni Verifica della vista e dell’udito e conseguente trattamento Uso di calzature chiuse o con suola di gomma e di indumenti (es camicie da notte) che non intralcino l’andatura Verifica di precedenti episodi di caduta Exercise interventions: defusing the world's osteoporosis time bomb Bull WHO vol.81 no.11 Geneva Nov. 2003 L’osteoporosi è un importante problema di sanità pubblica; il numero dei casi è destinato a raddoppiare nei prossimi 50 anni. Le migliori forme di esercizio per stimolare la formazione dell’osso e preservarlo dall’osteoporosi sono le attività in cui i muscoli lavorano contro la gravità senza però sottoporre a traumi eccessivi l’osso e le articolazioni, ad esempio • il cammino • l’aerobica • il ballo • fare le scale • il tai Chi Effetti dell’attività fisica < ansia, depressione > socializzazione < psicofarmaci > equilibrio, > forza > autoefficacia < cadute > sicurezza nel cammino, < paura di cadere < patologie di altro tipo (cardiopatie, obesità ecc.) < rischio di istituzionalizzazione < osteoporosi < fratture Esercizi di forza - benefici Praticare regolarmente esercizi di forza comporta numerosi benefici, specie negli anziani, perché aiuta a prevenire: • i problemi articolari • l’osteoporosi, le cadute e le fratture • il diabete • l’obesità • Cervico/dorso/lombalgie • la depressione Questi esercizi andrebbero praticati due o tre volte la settimana, ripetendo ogni esercizio 10 volte e poi (dopo 2 minuti di pausa) altre 10 Esercizi di forza 5 minuti di riscaldamento (es. cammino) Stadio 1 – dopo 2 settimane aggiungere anche gli esercizi dello Stadio 2 - dopo almeno 6 settimane aggiungere anche gli esercizi dello Stadio 3 Defaticamento (stretching) stadio 1 Esercizi di forza stadio 2 Esercizi di forza stadio 3