LA VACCINAZIONE CONTRO LE PRINCIPALI MALATTIE RESPIRATORIE e RIPRODUTTIVE DEL BOVINO Dr. Giorgio Valla Medico Veterinario Matelica, 20 aprile 2007 PROFILASSI VACCINALE DELL’ALEVAMENTO DEL BOVINO DA LATTE E DA CARNE Principali patologie nei confronti delle quali vengono praticate vaccinazioni nella specie bovina Criteri generali per la scelta del tipo di vaccino da utilizzare Tipologie di vaccini Definizione del piano vaccinale Principali patologie nei confronti delle quali vengono praticate vaccinazioni nella specie bovina FORME RESPIRATORIE e/o RIPRODUTTIVE DA CAUSE VIRALI Virus della rinotracheite infettiva del bovino IBRV Virus della diarrea virale del bovino / malattia delle mucose BVDV - MDV Virus della parainfluenza 3 del bovino PI3 Virus respiratorio sinciziale del bovino VRSB Principali patologie nei confronti delle quali vengono praticate vaccinazioni nella specie bovina FORME RESPIRATORIE e/o RIPRODUTTIVE DA CAUSE BATTERICHE Mannheimia (Pasterurella) haemolytica Chlamydiophila (Chlamydia psittaci) Clostridiosi FORME GASTROENTERICHE NEONATALI Rotavirus Coronavirus Escherichia coli VACCINO PREPARAZIONE ANTIGENICA costituita dal microrganismo (virus, batteri o protozoi) o da frazioni glicoproteiche del microrganismo stesso, o da sue tossine, che, somministrata all’ ospite, induce una reazione immunitaria specifica, di tipo mucosale, umorale o cellulo-mediato (a seconda delle caratteristiche del vaccino e della via di somministrazione), che lo proteggerà, in futuro, dall’aggressione del patogeno verso cui è stato vaccinato. Criteri generali per la scelta del tipo di vaccino da utilizzare Nella scelta del tipo di vaccino da utilizzare vanno principalmente tenuti in considerazione i seguenti fattori: A - Le caratteristiche del vaccino Le metodiche utilizzate per al fine di ridurre o eliminare completamente il “rischio vaccinale”, pur preservando l’efficacia immunizzante (attenuazione, utilizzo di ceppi apatogeni o inattivazione) La via di somministrazione (locale o parenterale), per i vaccini vivi La composizione del vaccino (monovalenti o polivalenti) Criteri generali per la scelta del tipo di vaccino da utilizzare B - Gli animali ai quali è destinato il vaccino L’età degli animali da sottoporre a vaccinazione (anticorpi materni) Lo stato immunitario dei soggetti da vaccinare (immuno-competenza) L’eventuale stato di gravidanza (innocuità) Tipologie di vaccini Vaccini virali Vaccini vivi attenuati convenzionali a virus intero Vaccini vivi a virus omologhi apatogeni Vaccini vivi modificati geneticamente (termosensibili) Vaccini vivi attenuati deleti (i.e. IBR marker g E -) Vaccini inattivati convenzionali a virus intero Vaccini inattivati convenzionali a sub-unità virali Vaccini inattivati deleti ( i.e. IBR marker g E -) Tipologie di vaccini Vaccini batterici Vaccini inattivati contenenti corpi batterici (E. coli - Clostridi - Pasteurella multocida) Vaccini inattivati contenenti anatossine (Clostridi) Vaccini inattivati contenenti leucotossine (P. haemolytica) Vaccini inattivati contenenti antigeni capsulari (E. coli - Pasteurella haemolytica) Vaccini vivi attenuati Vaccini vivi attenuati convenzionali Questa categoria di vaccini viene allestita con stipiti vaccinali che vengono attenuati, di norma, attraverso passaggi seriali su colture cellulari; in tale modo i virus perdono gran parte del loro potere patogeno, pur conservando un grado di replicazione tale da indurre una risposta protettiva negli animali vaccinati Vaccini vivi apatogeni convenzionali Sono ceppi vaccinali naturalmente apatogeni, isolati da animali infetti clinicamente sani. Conservano le potenzialità replicative ed immunogeniche tipiche dei virus vivi, ma con profilo di innocuità molto elevato Vaccini vivi attenuati Vaccini vivi attenuati modificati (termosensibili) Questa categoria di vaccini contiene ceppi modificati geneticamente ai quali viene indotto un marker di termospecificità. I ceppi così modificati sono in grado di replicare unicamente a temperature inferiori ai 37°C Vaccini vivi attenuati IBR deleti (marker g E -) Sono ceppi vaccinali caretterizzati da una completa delezione del gene che codifica la produzione della glicoproteina E (gE-). La delezione consente di differenziare, su base sierologica, gli animali vaccinati da quelli infettati da virus “di campo” Vaccini IBR deleti (marker g E -) UL DNA 136 kb gK gC US gB TK gH gL gG gD gI gE Delezione nei vaccini marker gB gD gH gK gL: essenziali per la replicazione virale gG gI gC gE TK : non essenziali per la replicazione virale, ma influenzano l’interazione virus-ospite e la virulenza delezione genomica attenuazione ma conservata replicazione in vitro Relazione tra stato virologico e reattività sierologica Anticorpi Anticorpi totali gE (SN e gB) Vaccinazione Stato virologico - - nessuna NON infetto + + nessuna infetto + - marker NON Infetto vaccinato marker + + marker infetto + + Tradizionale Infetto o vaccinato Test sierologico di riferimento per valutare lo stato virologico in presenza di vaccinazione marker BoHV-1 e risposta immunitaria Difese specifiche Risposta immunitaria umorale, attiva verso i microrganismi liberi nel sangue o a localizzazione extracellulare • linfociti B e anticorpi (attività neutralizzante, agglutinante, precipitante, attività opsonizzante, e fissazione del complemento) Risposta immunitaria cellulo-mediata attiva verso i microrganismi intracellulari (virus) e cellule tumorali • linfociti T (helper / citotossici / suppressor) Linfocita citotossico (in rosso) che inocula citotossine nelle cellule bersaglio Fasi della risposta immunitaria Riconoscimento dell’aggressore Processazione Attivazione cellulare Risposta effettrice Riconoscimento dell’aggressore I linfociti B riconoscono l’aggressore attraverso le molecole anticorpali esposte in superficie, e sono in grado di riconoscere un antigene solubile o un antigene parte di un microrganismo invasore (i linfociti B presentano molecole anticorpali superficiali anche prima di ogni stimolazione antigenica) I linfociti T esprimono particolari recettori (cosiddetti T cell receptor o Tcr), capaci di reagire solo con brevi sequenze peptidiche. Essi non sono in grado di riconoscere direttamente un antigene, ma occorre che l’antigene gli sia “presentato”. Riconoscimento dell’antigene virale da parte dei linfociti T I virus (molti batteri e protozoi) dopo una fase viremica infettano le cellule (gli anticorpi non possono raggiungerli) E’ indispensabile l’intervento dei linfociti T I linfociti T riconoscono gli antigeni solo se esposti sulla membrana cellulare Questo obiettivo viene raggiunto attraverso il riconoscimento di particolari strutture molecolari codificate dal: complesso maggiore di istocompatibilità (Classe I o II) Processazione e presentazione da parte dei macrofagi Cellule fagocitarie • monociti-macrofagi fagocitosi e chemiotassi • processazione e presentazione dell’antigene Processazione ed esposizione di un peptide estraneo, associato a molecole MHC di classe II Presentazione dell’antigene ai linfociti T helper Fase dell’attivazione cellulare (ruolo dei linfociti T helper) T helper e LINFOCITI B “Consenso” ai linfociti B Amplificazione clonale Produzione di anticorpi T helper e LINFOCITI T CITOTOSSICI Attivazione della funzione di cellule killer che distruggono la cellula bersaglio verso cui abbiano reagito le IgG; le cellule killer presentano recettori di membrana avidi per la porzione Fc delle IgG Fase della risposta effettrice (anticorpi) Molecole effettrici: anticorpi specifici Attività neutralizzante (bloccano l’adsorbimento e la penetrazione cellulare) Attività agglutinante (l’agglutinazione la fagocitosi). Molto efficace a livello delle mucose respitarorie per intervento delle IgAs e dei macrofagi alveolari. Attività precipitante (attiva sugli antigeni solubili come i fattori di virulenza dei batteri patogeni) Cinetica della risposta anticorpale Risposta primaria • conseguente alla 1a esposizione a un Ag • periodo di latenza di 3-20 gg, che dipende da: – natura e dose di Ag – via di somministrazione – competenza immunologica dell’ospite • titoli anticorpali scarsi • durata limitata (a volte scomparsa totale) Cinetica della risposta anticorpale Risposta secondaria (“anamnestica”) • conseguente alla 2a e successive esposizioni allo stesso Ag • necessaria una dose inferiore di Ag • periodo di latenza molto più breve (ore o giorni) • titoli anticorpali elevati • durata di mesi o anni • cellule della memoria – Ag-specifiche – rapida riattivazione anche dopo anni Immunità cellulo-mediata da linfociti citotossici (CTL) Cellula infetta: formazione dei complessi peptidi virali / molecole MHC di classe I, che diventano un “bersaglio visibile” per i linfociti T citotossici Fase della risposta effettrice dei linfociti T citotossici Immunità cellulo-mediata riconoscimento dell’antigene linfociti T (CD8+) citotossici lisi cellula bersaglio24 Caratteristiche comuni dei vaccini vivi attenuati Elevato, completo e rapido potere immunizzante correlato all’attiva replicazione virale che “mima” l’infezione naturale, con stimolazione dell’ immunità locale mucosale (con la via intranasale), dell’immunità cellulo-mediata (da CTL e ADCC), e dell’immunità umorale . eventuale potenziale di patogenicità residua possibile disseminazione nell’ambiente induzione del fenomeno della latenza virale (IBR) stabilità delle caratteristiche di attenuazione Caratteristiche comuni dei vaccini vivi attenuati Profilo di innocuità elevato L’ efficacia immunizzante è correlata alla: integrità dell’antigene virale (processi di inattivazione non distruttivi) quantità degli antigeni (più elevata è la massa antigenica, maggiore è la risposta anticorpale) qualità degli adiuvanti utilizzati immunità umorale e immunita cellulo mediata ADCC VACCINI e risposta immunitaria Vaccini vivi Endonasali Vaccini vivi parenterali Vaccini Inattivati parenterali Immunità Locale IgA +++ - - Immunità umorale IgG ++/+++ +++ +++ Immunità Cellulo mediata CTL +++ +++ - Immunità Cellulo mediata ADCC ++/+++ +++ +++ Scelta del piano vaccinale Obiettivo della vaccinazione è di: Proteggere gli animali dall’infezione se questa non è presente in allevamento Controllare l’infezione, se presente, riducendone i danni correlati (sintomi clinici, aborti & infertilità) Limitare la circolazione dei patogeni, riducendo la prevalenza dell’infezione In alcune condizioni, e con strumenti vaccinali adeguati (vaccini IBR marker deleti), raggiungere la totale eradicazione dell’infezione NB: i vaccini non possono in ogni caso prevenire al 100% l’infezione Scelta del piano vaccinale Nella definizione di un piano vaccinale per la prevenzione delle patologie respiratorie e riproduttive da cause virali, vanno considerati I seguenti aspetti: la diffusione delle infezioni la presenza in allevamento di problemi riproduttivi riconducibili a cause virali la presenza in allevamento di problemi respiratori riconducibili a cause virali la presenza contemporanea in allevamento di animali giovani e di bovine gravide