Corso di Laurea e Diploma in Informatica
Anno Accademico 2000/2001
ECONOMIA E DIREZIONE
DELLE IMPRESE 1
Prof. G. Bussolin – Dott. M. Pironti
Parte V
Il controllo di gestione
Riferimenti bibliografici:
Sciarelli S., ECONOMIA E GESTIONE DELL’IMPRESA, Cedam 1997.
PARTE III
- Cap. 27
Tecniche di valutazione dell’efficienza aziendale
Brusa L., CONTABILITÀ DEI COSTI, Giuffrè 1979.
PARTE I
- Cap. 1
Concetti generali
- Cap
La contabilità industriale a costi consuntivi
2
18/1/00
4.00
3.50
3.00
2.50
2.00
1.50
1.00
0.50
J
F
M
A
SEAT-PAGINE GIALLE
M
J
J
A
S
O
N
D
J
SEAT-PAGINE GIALLE RNC
HIGH 3.49 28/12/99, LOW 0.70 1/1/99, LAST 3.09 14/1/00
HIGH 2.30 28/12/99, LOW 0.54 1/1/99, LAST 1.90 14/1/00
Source: DATASTREAM
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1
CONTABILITÀ
CONTABILITÀ ANALITICA
ANALITICA oo
INDUSTRIALE
INDUSTRIALE
La Contabilità industriale - CI (o
contabilità analitica) ha per obiettivo la
determinazione dei costi e dei ricavi di
particolari oggetti di analisi (prodotti,
aree funzionali, centri di costo, divisioni,
ecc.) e costituisce uno strumento di
informazione necessario per integrare i
dati desunti dalla Contabilità generale
che presenta alcuni limiti quali:
• riguarda l’impresa nella sua globalità
• si riferisce alla gestione passata.
In questa ottica, la CI e la CG hanno lo
scopo di fornire informazioni
sull’effettivo svolgimento sulla gestione,
da confrontare con gli obiettivi di budget
per verificarne il concreto grado di
raggiungimento.
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2
Le principali differenze tra la CG e la CI
CONTABILITÀ GENERALE
CONTABILITÀ INDUSTRIALE
Oggetto
di
rilevazione
Scambi con economie
esterne
Effettiva utilizzazione delle
risorse nei processi
produttivi
Classifica
zione dei
dati
Per origine o natura
economica
Per destinazione
Tempi di
rilevazione
In fase di
accertamento
In fase di utilizzo
Obbligato
rietà
Civile e Fiscale
Facoltativa
Strumenti
di
rilevazione
Metodo Partita doppia
Metodi contabili e/o extracontabili
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3
Classificazione dei COSTI in CI
A) Costi diretti ed indiretti
B) Costi variabili e costi fissi
C) Costi controllabili e non controllabili
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4
A) Costi diretti ed indiretti
Tale classificazione si basa sulla
possibilità di misurare oggettivamente
l’effettivo utilizzo di un fattore
produttivo impiegato per un certo
prodotto o centro di costo
I costi diretti sono attribuiti ai centri
di costo o ai prodotti mediante
misurazione oggettiva del fattore
impiegato
q.tà fattore x prezzo unitario
Esempio:
10 h di lavoro x 40.000 (costo orario) =
400.000 Lit (costo diretto)
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5
I costi indiretti sono attribuiti ai centri
di costo o ai prodotti mediante una
ripartizione più o meno soggettiva
costo da ripartire
x
coefficiente di ripartizione
I criteri di ripartizione possono essere :
• su base unica
• su base multipla
Su base unica : il totale dei costi
indiretti viene ripartito in proporzione
di una sola quantità nota (cost driver)
Su base multipla: il totale dei costi
indiretti viene suddiviso in classi
omogenee, per ciascuna delle quali si
applica un diverso criterio di
ripartizione (cost driver)
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6
Esempio (Base unica):
- costi indiretti: 10.000
- base di ripartizione: h lavorate
- prodotti fabbricati. A, B, e C
- h lavorate complessivamente: 40
- h lavorate per il prodotto A: 10, B:20, C: 10
Quota costi indiretti per il prodotto
A: 10.000 x 10/40 = 2.500
B: 10.000 x 20/40 = 5.000
C: 10.000 x 10/40 = 2.500
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7
Esempio (Base multipla):
- costi indiretti: 10.000, di cui 4.000 di
costo del lavoro e 6.000 di ammortamenti
- base di ripartizione
a) h/uomo
b) h/macchina
- prodotti fabbricati. A, B, e C
- h/uomo lavorate per il prodotto A: 10
(totale 40)
- h/macchina lavorate per il prodotto A: 5
(totale 30)
Quota costi indiretti per il prodotto A:
a) 4.000 x 10/40 = 1.000
b) 6.000 x 5/30 = 1.000
TOTALE
2.000
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8
Osservazioni:
- la distinzione costi diretti/indiretti
non è assoluta (l’ammortamento di un
macchinario può essere un costo
indiretto per una serie di prodotti e
diretto per il relativo centro di costo)
- la necessità di calcoli poco laboriosi e
tempestivi, alcuni costi vengono
considerati indiretti, anziché essere
ripartire.
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9
B) Costi variabili e fissi
Classificazione secondo la loro variabilità
rispetto alle quantità prodotte
In tal senso si distinguono le varie voci di
costo in:
• Costi fissi. Sono costi il cui valore
complessivo non cambia al variare della
produzione. Ad esempio, l'affitto di un
capannone industriale non cambierà per
effetto dell'aumento o della diminuzione
della produzione del 10%.
• Costi variabili. Questi costi variano
proporzionalmente al variare della
produzione. Il costo delle materie
utilizzate nella produzione varierà in
proporzione quasi diretta ai volumi
sviluppati.
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10
Graficamente, l'andamento delle diverse
categorie di costo rispetto al volume di
produzione, in ipotesi di andamento
lineare, può essere così rappresentato:
Costi
Costi fissi (CF)
Costi fissi
unitari (CFU)
Volumi produttivi (Q)
I costi fissi totali sono quindi costanti al
variare dei volumi produttivi, mentre i
costi fissi unitari (CF/Q) presentano un
andamento inversamente proporzionale
all'andamento delle quantità: diminuiscono
quando il volume produttivo aumenta e
crescono quando il volume produttivo
diminuisce
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11
Costi variabili (CV) =
Costi
Costo variabile unitario x Q
Volumi produttivi (Q)
I costi variabili totali, nulli a livello "0"
di produzione (Q = 0), aumentano
proporzionalmente per un valore pari al
costo variabile unitario.
Costi totali = CF + CV
Costi
Volumi produttivi (Q)
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12
C) Costi controllabili e non controllabili
I costi controllabili sono quelli che, con
riferimento ad un determinato centro,
sono influenzabili in maniera significativa
dal responsabile del centro stesso.
I costi non controllabili non sono
imputabili al responsabile del centro,
bensì a livelli superiori della struttura
organizzativa.
Questa suddivisione esiste a livello di
centro di responsabilità.
A livello complessivo aziendale tutti i
costi sono controllabili
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LE “CONFIGURAZIONI” DI COSTO
NELLA CONTABILITÀ INDUSTRIALE
• Costo primo
• Costo industriale o di produzione
• Costo variabile (Direct costing)
• Costo pieno (Full costing)
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14
COSTO PRIMO
Somma di tutti i costi diretti, tra cui le
materie prime e la forza lavoro.
Il vantaggio di tale configurazione è
l’oggettività, in quanto non richiede
alcuna valutazione/attribuzione di altri
costi.
Tuttavia in molti casi può risultare
insufficiente a causa della mancata
considerazione di costi rilevanti.
Esempio: determinazione del costo
primo di un prodotto software “A”
- materie prime
10.000
- lavoro
50.000
costo primo
60.000
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15
Materie prime e
altri costi diretti
di prodotto
Costi di
produzione
Costi generali
COSTO
PRIMO
Centri
produttivi
Centri
ausiliari
Centri
funzionali
PRODOTTO
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16
I CENTRI DI COSTO
I centri di costo sono unità
organizzative della struttura aziendale
(reparti, uffici, laboratori, ecc. ) che
interagiscono nell’ambito del processo
produttivo.
L’identificazione dei centri di costo è
necessaria per:
• corretta imputazione ai costi (i costi
attribuiti ai prodotti secondo l’utilizzo dei
fattori produttivi)
• facilitare i processi decisionali (evidenza
dei costi/economicità di ogni centro )
• controllare la gestione (il controllo è
efficace se è esiste la corrispondenza
centro di costo - centro di responsabilità)
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17
I centri di costo devono presentare le
seguenti caratteristiche:
• omogeneità delle operazioni eseguite
• omogeneità dei fattori produttivi
utilizzati (es. prevalenza di capitale umano)
• significatività nell’ambito del processo
produttivo
• identificazione di un responsabile
Si distinguono in :
• centri produttivi
• centri ausiliari (interagiscono con i
centri produttivi senza intervenire
direttamente nel processo - es.
manutenzione)
• centri funzionali (centri non produttivi
- finanza, controllo di gestione,
personale, ecc.)
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COSTO INDUSTRIALE O DI PRODUZIONE
Somma di tutti i costi diretti e indiretti
imputabili ad un prodotto, tra cui le materie
prime, la forza lavoro, l’energia, gli
ammortamenti
Il vantaggio di tale configurazione è la
quantificazione del costo complessivo di
produzione e rappresenta un importante
indicatore di efficienza.
La sua determinazione impone tuttavia un
processo valutativo al fine di attribuire
correttamente i costi indiretti.
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Materie prime e
altri costi diretti
di prodotto
Costi di
produzione
Costi generali
COSTO
INDUSTRIALE
Centri
produttivi
Centri
ausiliari
Centri
funzionali
PRODOTTO
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Esempio: determinazione del costo
industriale di un prodotto software “A”
- materie prime
10.000
- lavoro
50.000
costo primo
60.000
- energia
- ammortamenti
- consulenze
costo industriale
Energia (cost driver: h/uomo lavorate)
Totale costo= 100.000
totale h lavorate = 100
h. lav “A” = 10
Ammortamenti (cost driver: h/ macchina lavorate)
Totale costo= 1.200.000
totale h lavorate = 60
h. lav “A” = 10
Consulenze (cost driver: n. prodotti SW)
Totale costo= 400.000
n. prodotti = 4
prodotto “A” = 1
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Esempio: determinazione del costo
industriale di un prodotto software “A”
- materie prime
10.000
- lavoro
50.000
costo primo
60.000
- energia
10.000
- ammortamenti
200.000
- consulenze
100.000
costo industriale 370.000
Energia (cost driver: h/uomo lavorate)
Totale costo/totale h lav. x h. lav “A”
100.000
/ 100
x
10
Ammortamenti (cost driver: h. macchina)
Totale costo/totale h macchina x h macc. “A”
1.200.000
/
60
x
10
Consulenze (cost driver: n. prodotti SW)
Totale costo/prodotti SW
400.000
/
4
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COSTO VARIABILE (Direct costing)
Include esclusivamente la componente
variabile del costo di prodotto.
Tale configurazione, basandosi sulla
distinzione tra costi fissi e variabili,
presuppone un processo valutativo per una
corretta attribuzione dei costi semivariabili
(es. costo dell’energia che comprende il
pagamento di un canone fisso).
La determinazione del costo variabile facilita i
processi decisionali (es. determinazione dei
prezzi di vendita) ed è importante in realtà
aziendali in cui i costi fissi non hanno un peso
rilevante (es. pozzo petrolifero - consulenze)
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Materie prime e
altri costi diretti
di prodotto
Costi di
produzione
Costi generali
COSTO
VARIABILE
Centri
produttivi
Centri
ausiliari
Centri
funzionali
PRODOTTO
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24
Esempio: determinazione del costo
variabile di un prodotto software “A”
- materie prime
10.000
- lavoro
50.000
costo primo
60.000
- energia
8.000
- ammortamenti
- consulenze
40.000
costo variabile
108.000
Energia
Costo unitario
x consumo effettivo
1.000 per Kwh
x 8 Kwh utilizzati
Consulenze
Costo per chiamata / n. chiam. per “A”
400.000
/
10
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25
COSTO PIENO (Full costing)
Include tutte le componenti di spesa
sostenute (costi generali, oneri finanziari,
imposte).
Tale configurazione ha il vantaggio di non
trascurare alcun costo, ma presuppone un
processo di attribuzione di costi ben più
complesso.
Il “peso” del “ribaltamento” dei costi sul
prodotto può determinare un risultato poco
significativo.
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Materie prime e
altri costi diretti
di prodotto
Costi di
produzione
Costi generali
COSTO
PIENO
Centri
produttivi
Centri
ausiliari
Centri
funzionali
PRODOTTO
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Esempio: determinazione del costo
industriale di un prodotto software “A”
- materie prime
- lavoro
costo primo
- energia
- ammortamenti
- consulenze
costo industriale
-
spese commerciali
spese amministrative
spese generali
oneri finanziari
oneri fiscali
costo pieno
10.000
50.000
60.000
10.000
200.000
100.000
370.000
12.000
3.000
5.000
2.000
1.500
393.500
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STRUTTURA DEI COSTI
RAPPORTO COSTI VARIABILI E
COSTI FISSI
RAPPORTO
TRA
ANDAMENTO
DEI COSTI E ANDAMENTO DEI
VOLUMI DI PRODUZIONE
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RAPPORTO COSTI VARIABILI E
COSTI FISSI
Le strategie d’impresa dipendono in
misura notevole dal rapporto tra costi
fissi e costi variabili
Impresa A
Costi
Variabili
Costi
Fissi
“Condannata” a
realizzare alti
volumi di produzione
Impresa B
Costi
Variabili
Costi
Fissi
Può realizzare bassi
volumi di produzione
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30
RAPPORTO TRA ANDAMENTO DEI
COSTI E ANDAMENTO DEI VOLUMI
DI PRODUZIONE
L'analisi di break even (BEP) consente di
determinare l'ammontare delle vendite
necessario per raggiungere il pareggio dal
punto di vista economico e rappresenta
un importante strumento nell'analisi di
fattibilità e di economicità di progetti, di
determinate aree produttive o di interi
complessi aziendali.
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31
Il break even point (punto di pareggio BEP) è dunque il punto in cui l'impresa non
realizza né perdite né profitti, riuscendo a
coprire con i ricavi di vendita i costi
variabili e i costi fissi nel loro totale.
Ricavi
PROFITTI
Break even point
Costi
totali
30
25
Costi
variabili
I TSOC
20
15
PERDITE
10
Costi
fissi
5
10
30
40
50
70
QUANTITA'
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Impresa A
Impresa B
RICAVI
RICAVI
B.E.P.
COSTI
200
VOLUME PRODUZIONE
B.E.P.
COSTI
100
VOLUME PRODUZIONE
I grafici evidenziano, per ogni livello di
produzione ipotizzabile all’interno della
capacità produttiva ( cioè a parità di costi
fissi) l’entità dell’utile (o perdita):
U = p x q - (CF + cvu x q)
BEP
U = 0 0 = p x q - (CF + cvu x q)
q (BEP) = CF/( p - cvu)
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33
La stessa equazione può essere rivista,
ottenendo:
U =
(p - cvu)
x q -
CF
Margine di contribuzione (Mdc)
Il Mdc indica il contributo dato da ogni
unità di prodotto venduta alla copertura
dei costi fissi ed eventualmente al
conseguimento dell’utile.
Differenti Mdc rappresentano diverse
strutture di costo e diversi livelli di
LEVA OPERATIVA
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34
La leva operativa indica il rischio d’impresa
legato all’andamento delle vendite
Ricavi
Costi
Ricavi
Totali
Punto di
pareggio
Costi
Totale
Leva
operativa
Utile (perdita)
- CF
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35
ESEMPIO:
− L’azienda A produce un unico
prodotto venduto al prezzo di 200 ;
−il costo variabile per unità prodotta
di 120;
− costi fissi per 60.000.
Ricavi
Costi
Ricavi
Totali
Punto di
pareggio
Leva
operativa
Costi
Totali
60.000
750
- 60.000
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36
IMPRESA A
BEP: ?
Mdc =
200 - 120
= 80
BEP = CF/Mdc = 60.000/80 = 750
Ricavi = 750 x 200 = 150.000
Costi totali = 60.000 + 120 x 750 = 150.000
Utile = (200 - 120) x 750 - 60.000 = 0
MDC è, in termini matematici, la derivata
della funzione di Utile (U = f(q))
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ESERCIZIO:
− L’azienda B produce un unico
prodotto venduto al prezzo di 200 ;
−il costo variabile per unità prodotta
di 180;
− costi fissi per 15.000.
a) calcolare il BEP e rappresentare
l’andamento dei costi e ricavi su un piano
cartesiano
b) confrontare i risultatati con quelli
ottenuti dall’analisi dell’azienda A,
indicando quale risulta più rischiosa dal
punto di vista operativo.
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38
Come aumentare la redditività?
(come “anticipare” il BEP)
RICAVI’
Prezzi
RICAVI
BEP’
BEP
COSTI
RICAVI
Costi
variabili
BEP’
BEP
COSTI
COSTI’
RICAVI
Costi fissi
BEP
COSTI
COSTI’
BEP’
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IMPRESA B
BEP: ?
Mdc =
200 - 180
= 20
BEP = CF/Mdc = 15.000/20 = 750
Ricavi = 750 x 200 = 150.000
Costi totali = 15.000 + 180 x 750 = 150.000
Utile = (200 - 180) x 750 - 15.000 = 0
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40
Ricavi
Costi
Ricavi
Totali
Punto di
pareggio
Leva
operativa
Costi
Totali
15.000
- 15.000
750
Le due aziende, pur con una diversa struttura di costi,
raggiungono il BEP in corrispondenze di uguali quantità vendute
(750). Ciò che le differenzia è proprio la leva operativa.
L'azienda B, rispetto all'azienda A, presenta infatti una bassa
leva indotta dal minore margine di contribuzione unitario, che
determina, a parità di quantità vendute, un profitto (ma anche
una perdita!) più contenuto. Dal punto di vista operativo,
l'azienda A si presenta più rischiosa, in quanto il mancato
raggiungimento del BEP determinerà maggiori perdite. D'altra
parte, però, ogni unità venduta in più, rispetto all'azienda B,
genererà un maggiore profitto.
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