Impresa Agricola MENSILE DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DELLA LOMBARDIA Anno XXVII n. 5 - maggio 2006 Referendum sulla riforma costituzionale, la Cia invita a votare “no” Votare “no” al referendum del 25 e 26 giugno per difendere la Costituzione. Così la Giunta nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori si è espressa sulla prossima consultazione confermativa della riforma della parte seconda della Carta Costituzionale. La riforma con la devolution -sostiene la Cia- delinea un falso federalismo e non c’é un’idea solidale dell’Italia che mette in pericolo la stessa unità nazionale. La revisione della Costituzione modifica l’equilibrio tra i vari poteri costituzionali dello Stato con il pericolo di svolte autoritarie. La Giunta nazionale della Cia ribadisce che la Costituzione è un punto di riferimento irrinunciabile di valori e di principi comuni. Con la riforma introdotta, infatti, si rischia di avviare il Paese verso una confusa fase legislativa, indebolendo, oltretutto, i poteri importanti di alcuni organi istituzionali. Inoltre, si introducono disparità di diritti tra i cittadini, sottraendo risorse e le stesse possibilità operative alle Regioni in materia di sanità, scuola, assistenza, fiscalità e servizi pubblici, con aumenti per i costi di gestione e crescita della burocrazia. La Giunta nazionale della Cia sottolinea la sua contrarietà alla riforma anche perché essa va ad incidere nei rapporti tra Istituzioni e aree rurale, soprattutto all’interno del percorso di sussidiarietà, di burocrazia e dell’azione tesa a tutelare il reddito degli agricoltori. Per queste motivazioni la Cia invita gli iscritti a partecipare al futuro referendum e a respingere la proposta di riforma costituzionale. la Cia promuoverà specifiche iniziative sul territorio per sensibilizzare gli agricoltori e tutti coloro che operano nei territori rurali affinché con il “no” al Referendum si salvaguardi la Costituzione che è lo strumento fondamentale per garantire l’unità del Paese e la sua governabilità. Poste italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DCB BRESCIA Con il disaccoppiamento di latte, bietola e olio si conclude l’iter della riforma della Pac, ora tocca al Psr Pac e nuovo Piano di sviluppo rurale: cosa attende l’agricoltura lombarda? S e, come tradizione, l’11 novembre è il momento dei bilanci per l’annata agraria che si ha alle spalle, questi giorni di primavera, un po’ per quanto detta la stagione, un po’ per le scadenze dei principali adempimenti burocratici (Pac in primis) diventano l’occasione per fare il punto per capire che cosa attende l’agricoltura lombarda nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Tenendo conto che da qui alla fine dell’anno si completerà il quadro dei cambiamenti profondi che stanno contribuendo a modificare il volto dell’agricoltura nella nostra regione. Cambiamenti che si intrecciano a filo doppio con la riforma della Pac. Con questa campagna 2006 si completa il processo di disaccoppiamento degli aiuti, in cui entrano importanti settori come il latte e le bietole, nonchè l’olio che, pur avendo un impatto ridotto in Lombardia, molto più ne avrà a livello complessivo nazionale, con temute conseguenze anche sui detentori di titoli Pac in Lombardia. Un possibile superamento del plafond finanziario nazionale per l’olio comporterebbe infatti una riduzione del valore dei titoli già assegnati, con la sola esclusione di quelli derivanti dal disaccoppiamento delle bietole. Se questa ipotesi si concretizzasse sarebbe un ulteriore colpo alle già pesanti riduzioni che hanno interessato gli agricoltori lombardi. La Lombardia, insieme al Piemonte, è la regione che ha già perso di più, in termini confronto tra dare e avere, anche rispetto all’applicazione dell’articolo 69 del Reg. 1782/2003 della riforma della Pac, ossia con riferimento a quel regime di pagamenti supplementari legati alla produzione che è conosciuto come “premio qualità”. Gli importi di questi premi sono stati trattenuti dai titoli e avrebbero dovuto incentivare le produzioni di qualità, tuttavia i criteri stabiliti hanno fatto sì che nel 2005 gli importi unitari a ettaro o a capo siano stati molto inferiori rispetto ai massimali stabiliti. Per le superfici messe in domanda il premio unitario è stato di 45 euro, 22 euro per capo bovino e solo 1,2 euro a capo per gli ovicaprini. Per il 2006 rimarranno invariati i criteri già adottati per lo scorso anno (pubblicati nel numero di aprile ‘06 di “Impresa Agricola”) con l’unica eccezione dell’estensione dell’articolo 69 anche al settore della barbabietola da zucchero. Di conseguenza quest’anno il valore dei titoli “bietola” sarà ridotto dell’8% per alimentare il fondo destinato ai premi supplementari destinati a quanti coltivano bietole e si impegnano ad un avvicendamento almeno biennale della coltura. E’ evidente che questo penalizzerà quei tanti bieticoltori storici che, a causa della chiusura di alcuni importanti zuccherifici, come Casei Gerola, non sono più nella possibilità di seminare bietole e che quindi sono impossibilitati ad accedere ai premi supplementari pur subendo la detrazione per i premi qualità. La stretta sui contributi comunitari non viene solo dal primo “pilastro” della Pac, così come un po’ pomposamente e, alla luce di questi dati, quasi grottescamente viene chiamato il meccanismo di sostegno ai redditi. Anche il Piano di sviluppo rurale 2007-2013 avrà una dotazione finanziaria che già si preannuncia ridotta rispetto alla programmazione che termina questo anno. Mentre le disponibilità a livello comunitario caleranno del 21,4%, l’Italia nel corso del negoziato ha chiesto un supplemento di dotazione finanziaria che ridurrebbe il calo del 13% circa, ma la definizione delle risorse è ancora in corso e quindi non è ancora definito il quadro entro cui si agisce, sia a livello nazionale e tanto meno a livello regionale, d a l momento in cui non si conoscono con quali criteri verrà fatto il riparto tra le regioni italiane del plafond nazionale. In attesa di conoscere quante risorse avrà a disposizione la Regione per il prossimo settennato, proseguono con decisione i lavori per la redazione del Piano, che dovrà accompagnare le aziende agricole sulla strada dell'accescimento della competitività, nella valorizzazione dell’ambiente e dello spazio rurale, migliorando la qualità della vita e promuovendo la diversificazione delle attività produttive di quanti vivono nei territori rurali. Dopo la definizione delle 'linee generali di indirizzo', la Regione Lombardia è giunta ad una definizione della strategia complessiva del futuro programma di sviluppo rurale. Il 5 aprile scorso l'assessore all'Agricoltura Viviana Beccalossi ha presentato alla Giunta Regionale un documento che illustra lo stato di avanzamento della redazione del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 e una prima bozza di lavoro. Tra le novità più significative va ricordato che le misure che potrebbero essere attivate al momento sono 33 (nel Psr 2000-2006 erano 18 escluso Leader+). Inoltre, il meccanismo di pianificazione finanziaria consiste nel programmare la spesa in base agli assi di intervento (non più quindi in relazione alle singole misure). Gli assi portanti rimangono tre più l'asse Leader, mentre - ed è la novità più importante - gli agricoltori potranno accedere ai contributi del Programma anche tramite i “progetti concordati” ed i “pacchetti di misure”, oltre che nella tradizionale adesione alle singole misure. Nel prossimo numero di “Impresa agricola” dedicheremo ampio spazio al nuovo Piano di sviluppo rurale, attendendo anche le prime bozze di dettaglio delle singole misure che la Regione intende avviare, e dando spazio ovviamente ai commenti e all’impegno della Cia nella confronto con la Regione per la redazione del Psr. Tra Pac e nuovo Psr gli scenari dell’agricoltura lombarda vedranno tra poco un quadro più certo, anche se, senza dubbio, le difficoltà sembrano già evidenti e si vanno ad aggiungere a una fase non certo positiva per il settore e per l’intera economia, anche se sembrerebbero arrivare i primi segnali di ripresa, almeno per quanto riguarda i dati macroeconomici. Diego Balduzzi Impresa Agricola maggio 2006 Panorama Agricoltura Quindici enti di formazione danno vita a una rete di offerta corsuale Iniziativa promossa da Cipa-at Lombardia Innovazione e multifunzionalità, al via un polo formativo per l’agricoltura A derendo a un bando emesso dalla Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, Cipa-at Lombardia ha promosso un “cartello” di quindici enti del sistema agricoltura lombardo si sono candidati per la realizzazione di un polo formativo denominato “Polo formativo per l'innovazione e la multifunzionalità in agricoltura Produzione, Ambiente, Paesaggio”. La rete dei quindici soggetti proponenti include le Organizzazioni Professionali Agricole Lombarde Cia, Coldiretti e Federlombarda e i relativi enti di formazione professionale Cipa-at Lombardia e Eapral, agenzie formative (Fondazione Minoprio - individuata come capofila della costituenda Associazione Temporanea di Scopo, Associazione For- Impresa Agricola Mensile della Confederazione Italiana Agricoltori Lombardia Reg. Trib. di Milano n. 103 del 12.03.1979 Editore Cia Lombardia Direzione, redazione e amministrazione Piazza Caiazzo, 3 - 20124 Milano Tel. 02/6705544 - Fax 02/66984935 [email protected] Internet www.cialombardia.org Direttore editoriale Mario Lanzi Direttore responsabile Diego Balduzzi Stampa Color Art S.r.l. -Via Industriale 24/26 Rodengo Saiano (Bs) Cellophanatura Coop. Service - Virle Treponti (Bs) Realizzato con il contributo congiunto di Comunità Europea, Stato Italiano e Regione Lombardia nell'ambito del Piano di Sviluppo Rurale 2000 - 2006 I dati raccolti nella mailing-list di Impresa Agricola sono utilizzati per l’invio della pubblicazione. Ai sensi Dlgs 196/03, i dati potranno essere distrutti su richiesta da inviare alla redazione di Impresa Agricola - Piazza Caiazzo, 3 Milano. Periodico associato Uspi Chiuso in redazione il 22 maggio ‘06 mazione Giovanni Piamarta di Brescia, Agri-team Agenzia Speciale della Camera di Commercio di Milano, Scuola Agraria del Parco di Monza, Istituto Tecnico Agrario Statale Luigi Casti-glioni di Limbiate), l'Università (Statale di Milano - Facoltà di Agraria, Bicocca di Milano Dipartimento Scienze Umane per la Formazione e Dipartimento Scienze dell'Ambiente e del Territorio; Politecnico di Milano) e infine Ersaf, ente regionale per lo sviluppo agricolo e forestale, ente strumentale della regione Lombardia. La composizione il Polo ne fa un modello forte e di eccellenza, essendo formata da soggetti che operano in settori essenziali per lo sviluppo agricolo quali la ricerca, che rappresentano l'intera filiera della formazione in agricoltura (istituti tecnici, enti di formazione, università), e soprattutto includendo le associazioni professionali di categoria che possono assicurare il necessario raccordo con il mondo della produzione e del lavoro e lo sviluppo di legami interregionali e internazionali, nonché il consolidamento delle relazioni a livello locale. L'idea fondante è la creazione di una rete istituzionalizzata con la finalità di operare in modo integrato nel settore agricolo, superando la frammentazione delle proposte formative. Gli enti partner contribuiranno alla realizzazione delle attività del Polo formativo agricolo mettendo a disposizione le proprie risorse e le proprie competenze, che consentono la copertura di tutte le esigenze formative del settore agricolo in un'ottica di sviluppo multifunzionale, in stretta connessione con gli indirizzi strategici della nuova politica agricola comunitaria, con interventi interessanti sia il livello della produzione, che il livello ambientale e paesaggistico. La candidatura proposta ha ricevuto il sostegno di ben 40 enti e associazioni, sia regionali che nazionali, operanti sia nel sistema agricolo allargato e che nel sistema della formazione, che saranno coinvolti nelle realizzazione delle attività del polo formativo nell'ambito di un Comitato allargato con compiti di raccordo con i sistemi territoriali, produttivo agricolo, ricerca e formazioneistruzione, ed eventualmente con attività e servizi specifici ad essi delegate dal Polo. La Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro, con proprio atto ha inserito il “Polo formativo per l'innovazione e la multifunzionalità in agricoltura Produzione, Ambiente, Paesaggio” nell'elenco delle candidature ammesse. Direzione Cipa-at Lombardia Fse, anche per il 2006/07 una ricca offerta formativa con Cipa-at Lombardia capofila Formazione professionale agricola, presentato un nuovo progetto Fse C ipa-at Lombardia, il Centro di istruzione professionale agricola della Cia Lombardia ha presentato, lo scorso 27 aprile, alla Regione Lombardia nell'ambito dell'attività corsuale finanziata con il Fondo Sociale Europeo un nuovo progetto quadro della misura D1 per l'anno 2006-2007. Anche questo progetto, voluto e sostenuto unitariamente dalle tre Organizzazioni professionali agricole (Confederazione italiana agricoltori - Coldiretti Lombardia - Federlombarda) è stato presentato in collaborazione con Eapral (Ente di formazione di Federlombarda), Scuola Agraria del Parco di Monza ed Uofaa (Unione operatori di fecondazione artificiale) che in caso di approvazione del progetto quadro si costituiranno in una Associazione Temporanea di Scopo (Ats) di cui Cipa-at Lombardia sarà il capofila. Il progetto presentato nella sua interezza prevede la realizzazione su tutto il territorio lombardo di 196 azioni/corsi la cui durata spazia dalle 16 alle 80 ore corso; in particolare Cipa-at Lombardia organizzerà 61 corsi (da effettuarsi entro il 30 giugno 2007 ) articolati in lezioni d'aula, esercitazioni pratiche e visite guidate i cui temi verteranno oltre che su normative specifiche ed obbligatorie (sicurezza, primo soccorso antincendio Centro di istruzione professionale etc…) anche su agricola - assistenza tecnica gli aspetti di diversificazione, di aggiornamento, di sviluppo e di qualificazione professionale degli imprenditori e degli operatori del settore agricolo ed agrituristico. La partecipazione ai corsi, gratuita, da diritto al rilascio da parte di Cipa-at, Regione Lombardia e Fse di un attestato di frequenza (con partecipazione superiore al 75% delle ore formazione previste) ed è consentita solo ad occupati e residenti nel territorio lombardo. In attesa di avere l'esito dell'Istruttoria da parte della Regione Lombardia per l'approvazione del nuovo progetto di Fondo Sociale Europeo, Cipa-at Lombardia prosegue la propria attività di formazione professionale nell'ambito dell'attività di rilevanza Regionale 20052006 e del Fondo Sociale Europeo anno 2004-05; informazioni dettagliate ed aggiornate sull'organizzazione territoriale sui contenuti dei corsi in fase di realizzazione si possono trovare sul nostro sito www.cialombardia.org nella sezione dedicata alla formazione professionale ed al Fondo Sociale Europeo. Stefania Strenghetto coordinatrice didattica Cipa-at Lombardia 2 La città “invade” la campagna Accompagnata da una bella giornata di sole, l’iniziativa “Per Corti e Cascine – assaggi e paesaggi della campagna lombarda”, che si è tenuta domenica 14, ha replicato il successo degli anni precedenti con una grande partecipazione di visitatori anche per questa nona edizione. “L’edizione 2006 – rileva Silvana Sicouri, direttore di Turismo Verde Lombardia – ha registrato oltre 60 mila visite nelle 140 aziende agricole lombarde aperte al pubblico e protagoniste dei 24 ‘itinerari rurali’”. Il grande richiamo dell’ iniziativa, che incontra il favore di un pubblico di ogni età, ha quindi gratificato l’impegno delle aziende, degli organizzatori e dei sostenitori pubblici e privati. “Le proposte delle aziende aderenti – ricorda Sicouri – non finiscono con la giornata appena trascorsa: grazie al sito di Turismo Verde, www.turismoverdelombardia.it, si possono sempre scoprire le tante offerte delle campagne lombarde in tutte le stagioni”. Sono già numerosi, infatti, gli appuntamenti futuri di “Per Corti e Cascine” in programma nei prossimi mesi e che coinvolgeranno alcune aziende agricole nelle province lombarde. “All’immagine ‘virtuale’ delle formule pubblicitarie – commenta Mario Lanzi presidente della CiaConfederazione italiana agricoltori della Lombardia – con queste iniziative di ‘porte aperte’ le aziende agricole hanno contrapposto l’immagine reale dell’agricoltura. Un’occasione diretta per far conoscere ai consumatori come nascono i prodotti tipici la qualità e la salubrità del cibo contadino, vanto della Lombardia nel mondo. Così come è stato possibile entrare in contatto con delle realtà multifunzionali: dall’attività agrituristica ai laboratori didattici, dall’attività per il tempo libero alla conoscenza del territorio”. Impresa Agricola maggio 2006 3 In questa fase di avvio i suinicoltori chiedono chiarezza e trasparenza Gran Suino Padano Dop, parte tra qualche incertezza il Consorzio I l Consorzio del Gran Suino Padano, composto da allevatori e industrie di macellazione, ha ormai completato il suo iter procedurale ed è già pronto ad operare. La prima uscita pubblica è stata la presentazione, presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, alla presenza del ministro Alemanno, del Gran Suino Padano Dop, la prima carne a denominazione di Il Consorzio del Gran Suino Padano Composto da allevatori e industrie di macellazione, il Consorzio ha come scopo la valorizzazione, la tutela e la vigilanza sulla denominazione "Gran Suino Padano" che designa i tagli di carne fresca proveniente dai suini nati, allevati e macellati in Italia per la produzione dei grandi salumi Dop, a partire dai prosciutti di Parma e San Daniele. Il Consorzio ha come obiettivi la tutela e la vigilanza sulla denominazione "Gran Suino Padano" e sui marchi ad essa connessi; la promozione, la diffusione e la valorizzazione della denominazione anche attraverso l'informazione del consumatore, del settore distributivo, dei mezzi di comunicazione e di tutti gli altri possibili soggetti interessati; l'assistenza gli operatori interessati alla produzione e trasformazione delle carni denominate "Gran Suini Padani" allo scopo di migliorarne la produzione e la commercializzazione in Italia e all'estero. origine protetta, al 100% italiana. I tagli di carne fresca suina (braciole, filetto, fettine, lonza, puntine) contraddistinti dalla denominazione "Gran Suino Padano", tutelata a livello nazionale, possono essere ora garantiti da un rigido disciplinare che fissa la provenienza da suini nati, allevati e macellati in Italia per la produzione dei grandi salumi Dop, a partire dai prosciutti di Parma e di San Daniele. Il protezione nazionale del Gran Suino Padano Dop, con l'emanazione del Decreto Ministeriale del 5 settembre 2005, potrà costituire un elemento importante di valorizzazione per una delle filiere più rilevanti del sistema agroindustriale italiano. Tuttavia tra i suinicoltori lombardi e in particolare mantovani si avverte più di un malumore, che si è manifestato con chiarezza anche nell’incontro che l’Anas (Associazione nazionale allevatori suini) ha organizzato a Mantova il 20 aprile scorso. Gli allevatori mantovani, che garantiscono al comparto quasi un milione e mezzo di suini all’anno, non bocciano il progetto ma chiedono quegli elementi di chiarezza anche procedurale fin qui un po’ nebulosi. “I suinicoltori mantovani ha con decisione rimarcato Elisabetta Poloni, presidentessa della Cia, nel corso dell’incontro - concordano con il progetto che ha come obiettivo la valorizzazione delle carni, come previsto dal Consorzio del Gran Suino Padano, ma prima di aderire è necessario conoscere nel dettaglio lo statuto, il regolamento, gli obbllighi e i doveri da rispettare, per non aderire alla cieca. Molte perplessità ha destato il meccanismo di silenzioassenso attivato dalla comunicazione dell’Ipq, l’Istituto Parma Qualità, nella quale, come ente certificatore, l’Istituto comunica l’ingresso automatico degli allevamenti nel circuito del Dop, salvo appunto una manife- stazione esplicita di diniego. Anche su alcuni aspetti del disciplinare la posizione mantovana è di scetticismo, rimproverando maglie troppo larghe che alla fine rischiano di non differenziare sufficientemente il prodotto. Quindi, la Cia Lombardia ha chiesto un veloce approfondimento delle istanze dei produttori lombardi per superare le diffidenze che ancora rimangono. La tutela della Denominazione Gran Suino Padano consente di certificare la filiera delle carni fresche suine e di ottenere un prodotto che è inserito nel circuito delle Dop e nella cui produzione convergono, ovviamente, gli stessi elementi di tutela qualitativa, tracciabilità, controllo e garanzia che caratterizzano la materia prima dei prodotti a Denominazione di Origine. “Il riconoscimento del Gran Suino Padano è per noi non solo fonte di grande soddisfazione, ma rappresenta una svolta "storica" per il consumatore che da oggi può scegliere consapevolmente una carne di qualità superiore - ha affermato il presidente del Consorzio Ugo Sassi, industriale del settore. Il Gran Suino Padano è l'unica carne Dop controllata e garantita in tutta la filiera ha continuato Sassi - questo vuol dire maggiore qualità e sicurezza. Dietro a questo prestigioso riconoscimento c'è il grande impegno degli allevatori e dei macellatori che hanno a cuore la massi- ma trasparenza”. “Con il marchio Gran Suino Padano Dop - ha continuato Emo Canestrelli, vice presidente del Consorzio, in rappresentanza della parte agricola - si intende ribadire la superiorità qualitativa del maiale italiano. Una qualità che deriva dalle sue caratteristiche uniche: 160 Kg di peso in media e minimo 9 mesi di età. A questo si aggiunge una alimentazione dettata dal rigido disciplinare di produzione del Gran Suino Padano Dop che mette chiaramente nero su bianco la dieta di questi suini, determinandone le miscele nelle sue piccole percentuali”. La filiera della produzione della carne suina con il supporto delle istituzioni pubbliche sia nazionali sia delle regioni maggiormente coinvolte, ha lavorato fin dal 1998 per la tutela e il riconoscimento delle caratteristiche uniche del suino tradizionale, in modo da valorizzare i tagli della carne fresca proveniente dai suini allevati e macellati in conformità ai rigorosi Disciplinari delle produzioni riconosciute a Dop secondo il Reg. CEE 2081/92. La denominazione Gran Suino Padano incorpora indissolubilmente i valori legati ai territori di provenienza delle carni stesse, che si qualificano come un sistema unitario, frutto della tradizione e dell'esperienza umana maturata nel corso dei secoli e garantito dai controlli continui di un organismo terzo. Una tutela che rappresenta al tempo stesso una garanzia per i consumatori e un fattore di sviluppo del settore agroindustriale dell'area tipica. Le dimensioni del mercato. Nel 2005, i suini macellati nell'ambito dei circuiti Parma e San Daniele, che equivale al circuito del Gran Suino Padano, sono stati 8.964.496, pari a circa il 68% del totale dei capi macellati in Italia. Le imprese interessate ammontano a oltre 5.300 allevamenti e 135 macelli, sparsi in tutto il centro-nord Italia. Il giro d'affari potenziale del Gran Suino Padano raggiunge all'origine 1,8 miliardi di euro. La carne suina rimane la carne più consumata dagli italiani: il consumo pro-capite di questo tipo di carne, tra carne fresca e salumi, è stabile a 30,8 Kg, mentre la sua incidenza sul consumo complessivo delle carni fresche è pari al 21,5%. Il marchio del Gran Suino Padano Governo: gli auguri della Cia. Positiva la scelta di Paolo De Castro. Ora una svolta per l’agricoltura e politiche mirate al rilancio economico “Al nuovo Governo formuliamo i nostri auguri e auspichiamo che si affrontino in tempi rapidi i problemi che oggi condizionano pesantemente i produttori agricoli italiani”. E’ quanto dichiarato dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi che ha salutato con soddisfazione il neo-presidente del Consiglio Romano Prodi e gli impegni che ha assunto in campo agricolo. Parole di apprezzamento Politi le ha rivolte anche al nuovo ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro “che torna a questo importante incarico che ha ricoperto in passato con impegno e grande professionalità”. “Quella di De Castro è stata una scelta positiva. Siamo certi -ha detto il presidente della Cia- che il neo-ministro, profondo conoscitore dei problemi dell’agricoltura italiana ed europea e personalità di elevato spessore politico e tecnico, saprà ancora una volta fornire un apporto significativo al rilancio e allo sviluppo del settore attraverso nuove e propulsive politiche di cui gli imprenditori hanno impellente bisogno. A lui chiediamo che si dia finalmente vita alla Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale che nella precedente legislatura, dopo esser stata annunciata, è stata accantonata”. “Dal nuovo Governo, composto da autorevoli e qualificate personalità a cui va tutto il nostro vivo apprezzamento, attendiamo -ha rilevato Politi- una svolta per l’intera economia che ha necessità di politiche mirate allo sviluppo. In particolare, per l’agricoltura chiediamo un vero progetto per dare risposte certe ai produttori che vivono una stagione di grandi difficoltà, alle prese con una profonda crisi strutturale. Occorre una valida strategia per la crescita e il rilancio della competitività”. “Il Presidente Prodi -ha sottolineato Politi- ha più volte evidenziato la sua intenzione di ridare nuova centralità al comparto agroalimentare e, in particolare, al settore primario. colo”. Sottosegretario all’agricoltura è Tampieri, ex assessore in Emilia-Romagna. Impresa Agricola maggio 2006 Agricoltura periurbana 4 Agricoltura e aree periurbane: opportunità, modelli e indirizzi L ’inurbazione, ossia la concentrazione delle persone nelle città e nei loro agglomerati, è un fenomeno che cresce costantemente, seppur con forme diverse, in tutto il pianeta. La popolazione urbana, secondo dati divulgati recentemente, supera per la prima volta a livello mondiale la popolazione insediata in aree rurali. Da molti decenni ormai, l’inurbazione, in particolare in quella sua forma specifica che è la conurbazione, cioè un'area urbana comprendente alcune città che, attraverso la crescita della popolazione e l'espansione urbana, si sono fisicamente unite a formare un'unica area edificata, che è ormai la realtà caratterizzante la fisionomia territoriale della Lombardia dove il peso dell’antropizzazione pone seri problemi di sostenibilità. Il tema dell’agricoltura nelle aree metropolitane e, più in generale, periurbane è un’ occasione per una riflessione ampia sulla gestione del territorio e delle risorse ambientali, come dimostrato dal convegno nazionale della Cia “L’agricoltura nelle aree metropolitane - Proposte di una ‘Carta dell’agricoltura periurbana’” che si è tenuto al Politecnico di Milano lo scorso 4 maggio. L’iniziativa della Cia ha permesso un interessante confronto tra urbanisti, rappresentati delle istituzione, operatori economici e pubblici sull’agricoltura nelle aree urbanizzate. Un tema che ha respiro europeo come dimostra l’impegno del Comitato economico e sociale dell’Unione Europea, che ha presentato un parere di iniziativa “L’agricoltura periurbana”. Joan Caball i Subirana, relatore del parere del Cese e coordinatore dell’Uniò de Pagesos, importante organizzazione agricola catalana, ha posto l’accento sulla necessità di un pieno riconoscimento dell’attività agricole come fattore insostituibile di equi- librio territoriale di queste aree. La crescita di una “cultura del suolo”, inteso come risorsa limitata e come patrimonio comune, deve essere uno degli antidoti a quell'incendio “grigio”, evocato da Fulco Pratesi, che in questi decenni ha consumato porzioni gigantesche di territorio, come ha ricordato Maria Cristina Treu, docente di urbanistica al Politecnico milanese, che nella sua relazione ha richiamato il ruolo della campagna come produttrice di valori. Superare la concezione del terreno agricolo come mero bacino di suolo da edificare è stato il leitmotiv di molti degli intervenuti, tra cui l’as- sessora all’ambiente della Provincia di Milano nonchè presidente del Parco Sud Milano. Un’esperienza questa che sta trovando grande rilancio con la giunta Penati. Tuttavia, seppure negli ultimi dieci anni il fenomeno dell’agricoltura nelle aree periurbane ha assunto una fisionomia e una linea di azione sempre più precise. la questione della migliore sistemazione di questi spazi dal punto di vista urbanistico e agricolo-produttivo deve essere ancora correttamente impostata. A questo proposito la Cia richiama l’esigenza di mettere in atto politiche indirizzate ad equilibrare le aree già destinate all’agricoltura, valorizzando il rapporto con la natura e con le attività produttive in generale. Su questi temi la Confederazione italiana agricoltori, proprio nel solco di un “Nuovo Patto con la Società” che da tempo propone, avanza una serie di proposte riassunte in una Carta dell’agricoltura periurbana, illustrata da Paola Santeramo, presidente della Cia interprovinciale di Milano e Lodi, che ha lanciato l’idea di una Città-Parco dove l’attività agricola possa dispiegare tutte le sue potenzialità economiche e multifunzionali. Nel rapporto città-agricoltura, a giudizio della Cia, si dovranno esaltare, soprattutto nelle aree a crescita urbana più equilibrata e diffusa, quegli elementi capaci di stimolare una maggiore crescita e un ulteriore progresso produttivo del settore agricolo”. Oggi le aree agricole in prossimità delle città sono sottoposte all’espansione dell’urbanizzato e delle sue infrastrutture. Una pressione che condiziona e limita l’imprenditoria agricola, in particolare attraverso lo spezzet- tamento dei fondi, l’abusivismo e l’incertezza contrattuale. Proprio la vicinanza al centro urbano dovrebbe, invece, essere meglio sfruttata per offrire opportunità importanti alle aziende agricole, quali la prossimità ad un potenziale mercato, il bisogno di qualità e sicurezza dei prodotti alimentari, il potenziamento dei servizi ambientali e di difesa del territorio. Da qui -come si sottolinea nella “Carta”- l’esigenza che gli spazi agricoli vadano riconosciuti sul piano sociale, politico ed amministrativo e tutelati con azioni e norme specifiche. Allo stesso tempo occorre che le aree metropolitane si dotino di efficaci strumenti di pianificazione, di assetto territoriale e di risorse finanziarie per evitare che l’agricoltura periurbana sia sottoposta a processi di urbanizzazione tali da comprometterne l’esistenza come tessuto organico. Come favorire questa crescita? La “Carta” della Cia propone, tra l’altro, specifiche direttive, con opportune risorse, a livello europeo per promuovere azioni di sostegno e sviluppo dell’impresa agricola. Accanto ad esser va promossa nella società una cultura della terra intesa come bene di tutti. Vengono, inoltre, richiesti strumenti giuridici di pianificazione territoriale che integrino la gestione degli spazi periurbani con le politiche agricole e iniziative degli enti pubblici per potenziare il principio di sussidarietà. Infine, si sollecita di introdurre il concet- to di “valutazione di impatto agricolo” ogni volta che si vogliono effettuare interventi che prevedano perdite di suolo destinato alla produzione agricola. “La ‘Carta dell’agricoltura periurbana’ - ha sostenuto il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi- rispecchia la nostra proposta di nuovo Patto con la società. Una proposta con la quale si individua un nuovo ruolo per il settore agricolo non più legato alla sola produzione di derrate alimentari di qualità, ma capace di rappresentare anche le esigenze ed i fabbisogni di cultura, natura, energia, ambiente, paesaggio. Insomma, l’obiettivo è la piena valorizzazione della multifunzionalità dell’azienda agricola. Un’azienda che può giocare un ruolo di primo piano proprio nelle aree periurbane, evitando che esse subiscano negativamente l’influsso e l’impatto delle città. Conseguenze che oggi si traducono in una progressiva riduzione dei terreni agricoli coltivabili ed una preoccupante penalizzazioni delle stesse produzioni”. In Lombardia, pur con ritardi e contraddizioni, si stanno muovendo i primi positivi passi. Questo è il giudizio di Mario Lanzi, presidente della Cia Lombardia, che ricordato nel corso del convegno le intese raggiunte con la Regione ed i suoi enti (Ersaf e Arpa) su punti importanti come la valutazione ambientale strategica (Vas), la convenzione stipulata con l’Arpa per un tavolo di concertazione delle strutture che si occupano a diverso titolo di ambiente. (Di.Ba.) Impresa Agricola maggio 2006 Agricoltura periurbana CARTA DELL’AGRICOLTURA PERIURBANA Premessa Le aree agricole di prossimità urbana sono sottoposte ad una pressione eccezionale quale conseguenza dell’espansione dell’urbanizzato e delle infrastrutture ad esso collegate. Tale pressione condiziona e limita l’imprenditoria agricola presente su queste aree attraverso lo spezzettamento dei fondi, l’abusivismo, l’incertezza contrattuale, il problema della sicurezza. In realtà la vicinanza della città può offrire opportunità importanti alle aziende agricole legate alla domanda di un potenziale mercato, quali la richiesta di qualità e sicurezza dei prodotti alimentari, di fruizione del territorio e di servizi di qualità ambientale. Il mantenimento di un tessuto consolidato di connessione tra la città e la campagna, attraverso il contributo di un’agricoltura sostenibile e fortemente relazionata con il territorio urbano, può essere considerato un “bisogno” in termini di qualità del vivere, avente per lo meno pari titolo rispetto ad altri bisogni come, i trasporti, la casa, etc. Obiettivi La Carta dell’Agricoltura Periurbana si riconosce negli obiettivi indicati nel documento del Comitato Economico e Sociale Europeo del 16 settembre 2004 in particolare ritiene che: 1) gli spazi agricoli devono essere riconosciuti sul piano sociale, politico ed amministrativo e tutelati con azioni e norme specifiche peculiari per questo tipo di agricoltura; 2) le aree metropolitane siano dotate di efficaci strumenti di pianificazione, di assetto territoriale e di risorse finanziarie per evitare che le aree agricole periurbane siano sottoposte a processi di urbanizzazione tali da comprometterne l’esistenza come tessuto organico; 3) all’agricoltura periurbana deve essere garantito uno sviluppo dinamico e sostenibile attraverso politiche mirate. Strumenti a) Riconoscere a livello europeo la specificità delle aree periurbane in accordo con l’articolo 20 del Regolamento 1257/99: “Possono essere assimilate alle zone svantaggiate, altre zone nelle quali ricorrono svantaggi specifici e nelle quali l’attività agricola deve essere continuata anche per la conservazione e il miglioramento dell’ambiente naturale”. b) In funzione di questo riconoscimento promuovere direttive specifiche con opportune risorse finanziarie per realizzare azioni di sostegno e sviluppo dell’impresa agricola in tali aree. c) Introdurre e promuovere nella società una cultura della terra intesa come bene di tutti, limitato e non riproducibile. d) Riconoscere che lo sviluppo dell’agricoltura periurbana e l’affermazione di tutte le attività complementari favoriscono un forte ruolo dell’imprenditoria giovanile e femminile. e) Creare strumenti di gestione del suolo basati sulle seguenti azioni: − applicare strumenti giuridici di pianificazione territoriale che integrino la gestione degli spazi periurbani con le politiche agricole per bilanciare destinazioni diverse dei suoli agricoli; − regolare con strumenti legislativi specifici e trasparenti la cessione temporanea dell’uso dei terreni (contratti); − stimolare l’iniziativa degli enti pubblici potenziando il principio di sussidiarietà; − introdurre entrate alternative agli oneri di urbanizzazione per i Comuni che riducano la pressione speculativa sui suoli; − introdurre la “valutazione di impatto agricolo” ogni volta che si vogliono effettuare interventi che prevedano perdite di suolo agricolo. Convegno Nazionale CIA L’AGRICOLTURA NELLE AREE METROPOLITANE Proposta di una “Carta dell’agricoltura periurbana” Aula Roger del Politecnico di Milano Milano 4 maggio 2006 5 Maggiore tutela e valorizzazione dei prodotti tipici locali: Anci e Cia sottoscrivono il protocollo d’intesa per “Res Tipica” Valorizzazione e promozione della ristorazione di qualità; migliorare l’accesso e la conoscenza dei prodotti tipici territoriali attraverso i canali distributivi delle principali catene italiane; tutelare e valorizzare le botteghe storiche e gli antichi mestieri, attraverso il recupero della memoria e dei saperi legati alle produzioni; inserire le tipicità nelle reti di promozione dei prodotti, dalle strade tematiche, alle comunità virtuali, al commercio elettronico, alle manifestazioni specializzate; salvaguardare il consumatore attraverso una corretta informazione e promozione di azioni efficaci contro l’agropirateria, con la predisposizione di sistemi di tracciabilità ed etichettatura dei prodotti. Sono questi alcuni degli obiettivi del progetto “Res Tipica” sul quale l’Anci (l’Associazione nazionale dei comuni italiani) e la Cia-Confederazione italiana agricoltori hanno sottoscritto un protocollo d’intesa. “Res Tipica” è un progetto di marketing territoriale per la tutela e la valorizzazione dei prodotti tipici locali intesi come beni culturali che ha la forza di un marchio registrato dall’Anci in trentadue Paesi del mondo rappresentanti quattro continenti (Europa, America, Asia e Oceania). Con il protocollo d’intesa Anci e Cia riconoscono la valenza delle attività agricole in chiave “multifunzionale” anche per la promozione e la valorizzazione della cultura rurale, dei prodotti tipici locali e la tutela dei consumatori. Nel contesto delle rispettive competenze, Anci e Cia s’ impegnano a supportare, anche con la prestazione di idonee consulenze, gli sportelli unici per le attività produttive anche al fine di semplificare lo svolgimento delle fasi istruttorie dei procedimenti amministrativi relativi all’esercizio delle attività agricole. Inoltre, Anci e Cia, tenuto conto di quanto previsto in altri protocolli di intesa attuativi del progetto “Res Tipica”, per la salvaguardia delle tradizioni culturali rurali, delle peculiarità agro-alimentari locali e per consentire ai consumatori un’adeguata informazione circa la conoscenza della provenienza della materia prima agricola, predispongono azioni di livello territoriale. Impresa Agricola maggio 2006 Si terrà il 16 e il 17 ottobre A Strasburgo il Congresso degli agricoltori europei Notizie in breve Lombardia sta è stata una delle causa principali che hanno determinato la riduzione del 10,4 per cento dei redditi degli imprenditori agricoli”. “Si tratta di uno strumento importante in grado di garantire uno nuovo sviluppo al mercato dei prodotti agricoli e agroalimentari italiani. Ovviamente, essendo una prima esperienza, occorrerà apportare gli opportuni correttivi per fare in modo che il suo funzionamento risponda pienamente alle esigenze degli operatori e dei produttori”. E’ quanto affermato dal presidente della CiaConfederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi sulla nuova Borsa merci telematica italiana presentata a Roma nel corso di un convegno presso l’Unioncamere. Approvato il Programma di Tutela e Uso delle Acque T enuto conto dell'enorme successo che ha coronato il primo Congresso degli agricoltori europei a Strasburgo nel 2005, i Praesidia del Copa e della Cogeca - gli organismi europei che raccolgono le organizzazioni professionali agricole e le centrali cooperative - hanno deciso di organizzare nuovamente presso il Parlamento europeo a Strasburgo il prossimo congresso annuale che avrà luogo il 16 e 17 ottobre 2006. Quest'anno, il co-organizzatore è il Deutscher Bauernverband (la Federazione degli agricoltori tedeschi) che coglierà l'occasione per far scoprire ai congressisti anche la regione di Baden, situata sull'altra sponda del Reno in Germania. Il congresso di questo anno avrà per tema "L'agricoltura: indispensabile per la società europea" e si articolerà attorno al ruolo multifunzionale dell'agricoltura europea. Si tratta, in questo contesto, di preservare e rafforzare la competitività dell'agricoltura europea, ma anche di assicurare la forza economica e la sopravvivenza delle zone rurali. Sarà posta in risalto anche la funzione particolarmente importante svolta dalle cooperative agricole in questo ambito. Parteciperanno di nuovo al congresso delegati delle organizzazioni agricole dei 6 Notiziario 25 Stati membri dell'Ue, nonché delle nostre organizzazioni partner di Svizzera, Islanda, Norvegia e Turchia. Gli agricoltori europei lanceranno congiuntamente ai responsabili delle decisioni politiche, così come ai mass media e alla società, un segnale politico forte concernente l'importanza e il carattere indispensabile di un'agricoltura competitiva e sostenibile in Europa. Prima del congresso e dopo si terranno le riunioni della Commissione femminile e dei gruppi di lavoro "Gioventù rurale" e "Assicurazione e questioni sociali in agricoltura". Inoltre, parallelamente al congresso è previsto questo anno un incontro internazionale delle cantine cooperative vinicole. Giro d’Italia: successo dello stand della Cia con i prodotti italiani L’agricoltura “conquista” il Giro d’Italia. La seconda tappa della corsa, la Mons-Charleroi Marcinelle, ha visto protagonista proprio il mondo agricolo e questo grazie alla Confederazione italiana agricoltori che per l’occasione ha allestito nella città belga un grande stand con tantissimi prodotti tipici del nostro Paese. Uno stand che ha riscosso un grandissimo successo. La “postazione” della Cia è stata “assalita” da moltissimi visitatori e anche da ciclisti e dal personale del Giro. La tappa di Charleroi Marcinelle, come si sa, è stata scelta per la ricorrenza dei cinquant’anni dalla tragedia (esattamente l’8 agosto del 1956) dove morirono 138 italiani rimasti intrappolati nella miniera di carbone. La Giunta Regionale ha approvato il Programma di Tutela ed Uso delle Acque. L'Autorità di bacino del fiume Po ha espresso il parere di conformità nel Comitato Tecnico del 21 dicembre 2005: il Ptua è stato quindi definitivamente approvato lo scorso 29 marzo 2006. Con l'approvazione del Programma di Tutela ed Uso della Acque si completa un percorso teso a definire gli obiettivi da raggiungere di qualità delle risorse idriche, e le azioni da adottare in modo coordinato per il loro raggiungimento. Il Consiglio regionale ha inoltre approvato i regolamenti che disciplinano l'uso il risparmio ed il riuso delle acque, lo scarico delle acque reflue nonché lo scarico delle acque di prima pioggia (Burl n.13 del 28 marzo 2006, 1° supplemento ordinario). I testi, unitamente al Programma di Tutela ed Uso delle Acque, sono disponibili sul sito dell'Osservatorio Servizi di Pubblica utilità (www.ors.regione.lombardia.it). “Donne in Campo” della Lombardia si terrà giovedì 8 giugno a Milano, ospitata nella sala Guicciardini della Provincia di Milano. Italia Petrolio: il “caro-gasolio” colpisce pesantemente anche l’agricoltura. Tre mesi di prezzi Agricoltori e Slow Food, una record costano 70 milioni di passione in comune: il gusto euro alle imprese per la qualità Il continuo vertiginoso rincaro del Domenica 14 maggio 2006 si è svolto a Milano il Congresso Regionale di Slow Food, il movimento internazionale a sostegno della cultura del cibo e del vino. Paola Santeramo, Presidente della Confederazione Italiana Agricoltori di Milano e Lodi, ha portato il saluto degli imprenditori agricoli ai cultori dell'eccellenza gastronomica, affermando che "non ci può essere buon cibo e buon vino senza prodotti di qualità, non c'è buona tavola senza buona agricoltura". La collaborazione tra Cia e Slow Food in Lombardia è una realtà ormai consolidata, a dimostrazione della comune passione per la qualità. A Milano, in particolare, il Cinema Slow Food e i Giovedì Golosi alla Libreria Feltrinelli rappresentano uno stimolante punto di incontro tra un crescente pubblico e i produttori. Ed è proprio questo l'obiettivo che la Cia si propone di condividere con Slow Food: superare le diffidenze verso un'agricoltura sospettata di saccheggiare le risorse in nome della produttività e far apprezzare, attraverso la promozione dei prodotti tipici, l'impegno che le imprese agricole perseguono pur tra mille difficoltà per assicurare qualità e sicurezza alimentare e mantenere vivo uno dei patrimoni più preziosi del nostro Paese: la coltivazione di materie prime genuine che permettono l'eccellenza gastronomica che tutto il mondo ci ammira. "La sintonia tra Cia e Slow Food è naturale - ha affermato Paola Santeramo, riscuotendo il vivo apprezzamento dei congressisti lombardi - come naturali sono gli ingredienti che gli agricoltori producono e Slow Food promuove con sapienza e passione". Associazione “Donne in Campo” della Lombardia, assemblea elettiva l’8 giugno a Milano L’assemblea elettiva dell’Associazione petrolio, che ha portato a nuovi record assoluti del prezzo della benzina e del gasolio, pesa in maniera sempre più pesante anche sulle imprese agricole che hanno visto, nei primi tre mesi dell’anno, lievitare i costi della “bolletta petrolifera” di oltre il 15 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il che ha significato un maggior esborso di 70 milioni di euro da parte dei produttori agricoli. A rilevarlo è la CiaConfederazione italiana agricoltori per la quale il settore, che già è costretto ad operare in una situazione di grave crisi strutturale, si trova ad affrontare un’altra emergenza costituita proprio dal carocarburante. Già nel 2005 -ricorda la Cia- gli agricoltori hanno dovuto fare i conti con crescenti costi di produzione e previdenziali. E quelli relativi al carburante hanno inciso in maniera allarmante. Basti pensare che nel corso dell’anno scorso le aziende hanno dovuto sborsare 250 milioni di euro in più rispetto al 2004 a causa delle vertiginose lievitazioni del petrolio. Le imprese agricole che più hanno risentito dell’aumento -afferma la Cia- sono quelle serricole che fanno uso del gasolio per riscaldare gli ambienti dove si coltivano, in particolare, ortaggi, fiori e piante. Ma anche nella zootecnia i consumi di carburante hanno fatto sentire i loro effetti, soprattutto per quello che concerne il riscaldamento delle stalle e gli impianti di mungitura. Stesso discorso per le macchine agricole, il cui uso ha fatto crescere gli oneri per le aziende nella voce energetica. “I produttori agricoli, al pari dei consumatori, continuano a subire -sottolinea il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi- le negative conseguenze dei rincari registrati nel campo energetico. Aumenti che si sono contrapposti alla costante diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli praticati nei campi. E que- Borsa merci telematica: uno strumento per lo sviluppo del mercato Politi ha ricordato che l’istituzione della borsa merci telematica è stata definita da un recente decreto del ministero delle Politiche agricole e deriva dalla precedente esperienza di Meteora Spa che risale al 2000. Esperienza assai ristretta, interessando appena ventotto mercati e quantità contrattate non significative al livello nazionale. “L’obiettivo della nuova Borsa -ha detto il presidente della Cia- deve essere quello di utilizzare gli strumenti tecnologici telematici per semplificare, migliorare la trasparenza e la capacità di contrattazione tra gli operatori in tempo reale e senza la necessità di disporre fisicamente del prodotto nella sede della contrattazione”. “Sebbene gli operatori accreditati alla nuova Borsa telematica nella fase di sperimentazione siano 967, anche in questo caso -ha rilevato Politi- siamo a livelli di contrattazione ancora ridotta. In altri paesi anche europei, in particolare per alcuni prodotti (ad esempio florovivaismo in Olanda), ci sono esperienze significative. Per il futuro si tratterà di valutare l’interesse e le adesioni che si registreranno tra gli operatori, nonché l’effettivo grado di trasparenza che si determinerà nelle contrattazioni. Infine, bisognerà valutare il peso che il mondo agricolo potrà esercitare nell’ambito della gestione e delle controllo di questo strumento”. Agia e Anga: tutelare il “full made in italy “a tutto vantaggio dei consumatori ''Solo il marchio ‘full made in Italy’, accanto al bollino europeo, potrà garantire certezza e sicurezza alimentare a tutto vantaggio dei consumatori ''. Lo sostengono Anga e Agia, le organizzazioni giovanili di Confagricoltura e CiaConfederazione italiana agricoltori che partecipano al convegno dei giovani agricoltori europei (Ceja) di Orvieto: ''Competitività e sostenibilità: modello di sviluppo del made in Europe''. I giovani agricoltori hanno sottolineato poi la ''necessità di riuscire a valorizzare adeguatamente il prodotto completamente italiano. Dal grano italiano si produce pasta italiana, dalla frutta italiana si ottengono succhi e marmellate italiane, dall'uva italiana verra' il vino italiano...''. Impresa Agricola maggio 2006 Anga e Agia sono convinte che ''esiste ancora grosso spazio per l'internazionalizzazione dell'agricoltura italiana perchè i prodotti dell'agroalimentare veramente italiani commercializzati a livello mondiale rappresentano solo l'8 per cento del totale dei prodotti scelti in base all'italian sound. Ma è necessario avvertono- riuscire ad assicurare alle imprese agricole ed ai tanti giovani che hanno scelto di impegnarsi in questo settore un contesto adeguato alla competizione internazionale attraverso l'adeguamento delle strutture, l'informazione, la formazione e la capacità di fare sistema''. Europa - Mondo Bilancio Ue: le risorse finanziarie restano insufficienti per ridare slancio allo sviluppo e alla competitività “E’ un’iniziativa che ci trova d’accordo. Ogni tipo di pirateria, compresa quella agro-alimentare, deve essere combattuta con la massima fermezza al fine di tutelare sia i consumatori che i produttori, sradicando un fenomeno che provoca gravi danni all’economia e al mercato”. Lo ha sostenuto il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito alla proposta di direttiva della Commissione Ue per adottare un dispositivo penale comunitario in materia di reati contro la proprietà intellettuale. “La nostra organizzazione -ha aggiunto Politi- da tempo insiste sull’esigenza di introdurre un sistema di tutela per le produzioni tipiche e tradizionali, mettendo in atto un sistema sanzionatorio, anche di natura penale. Non caso, nei mesi scorso abbiamo presentato, insieme a Legambiente, una proposta di risoluzione comunitaria per combattere l’agropirateria e la contraffazione alimentare che prevede, tra l’altro, anche un forte impegno comunitario in sede Wto per l’istituzione di un registro multilaterale delle indicazioni geografiche”. Un’energica azione contro agropirateria e contraffazione alimentare. Buona la proposta Ue Secondo il presidente della Cia, è necessario che la protezione agroalimentare, prevista oggi solo per vini e liquori, sia estesa a tutti i prodotti a denominazione d’origine, da riportare in un registro internazionale, strumento legale per tutti i membri della Wto. E’ una battaglia negoziale molto difficile, ma fondamentale per contrastare l’agropirateria. Una battaglia tanto più indispensabile quanto più si evidenzia come siano proprio i mercati internazionali a costituire lo scenario in cui le produzioni di qualità possono potenzialmente avere i margini di crescita maggiori”. “I pirati dell’agroalimentare -ha sottolineato Politi- sono in continua attività, anzi sono Notiziario ancora più audaci e forti. L’Italia, subito dopo la Francia, è la più colpita dalla contraffazione, dai ‘falsi d’autore’ dell’alimentazione. Ogni anno la nostra agricoltura perde 2,5 miliardi di euro a causa del crescente assalto dell’agropirateria sui mercati internazionali: dai prosciutti all’olio di oliva, dai formaggi ai vini, dai salumi agli ortofrutticoli è un continuo di imitazioni che provocano danni rilevanti ai nostri Dop, Igp e Stg, che rappresentano invece la punta di diamante del made in Italy”. Il nostro Paese detiene un consolidato primato a livello comunitario con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine tutelata. Con 155 riconoscimenti su circa 700, abbiamo ormai una quota superiore al 21 per cento nel “paniere europeo”. “E la proposta di direttiva della Commissione Ue -ha concluso il presidente della Cia- può rappresentare un utile strumento per contribuire a debellare contraffazione e pirateria che attualmente rappresentano un elemento di grande preoccupazione, non solo per il mondo agricolo”. Giuseppe Politi eletto nell’Esecutivo della Fipa Il presidente nazionale della CiaConfederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi è stato eletto nel Comitato Esecutivo della Federazione internazionale dei produttori agricoli (Fipa). L’elezione è avvenuta nell’ambito del 37° Congresso dell’organizzazione in corso a Seul , in Corea. Congresso che ha confermato alla presidenza Jack Wilkinson. L’elezione del presidente Politi è un importante riconoscimento per il ruolo e l’impegno svolto dalla Cia a tutela e valorizzazione degli agricoltori e della loro attività sempre più densa di difficoltà e problemi. Il congresso di Seul, che si svolge in concomitanza con le celebrazioni per i 60 anni della Fipa, ha anche approvato la “Carta mondiale degli agricoltori” alla quale ha dato un fattivo contributo la Cia con indicazioni e proposte tese a difendere il lavoro dei produttori agricoli, salvaguardandone gli interessi. Il Congresso della Fipa, che si chiuderà il prossimo 20 maggio, sta affrontando, in particolare, i problemi sull’ambiente, come la desertificazione, i cambiamenti climatici e le energie rinnovabili, sulle questioni commerciali, come i negoziati del Wto, sulla salute, come la sicurezza e l’etichettatura degli alimenti e sulla cooperazione per lo sviluppo agricolo sostenibile. Grave lutto per la Cia in Lombardia, ci lascia Gianni Merati presidente di Cipa-at Lombardia 7 Un salasso per l’Italia, serve più efficienza La Ue impone all’Italia un rimborso di 61 milioni di euro L a Commissione europea ha chiesto agli stati membri il rimborso di 128,2 milioni di euro nel quadro delle spese della Pac. In virtù di una decisione adottata dalla Commissione europea, gli Stati membri dovranno rimborsare un importo totale di 128,2 milioni di euro, corrispondente a spese irregolari nell'ambito del bilancio agricolo Ue. Il recupero di questo importo è legato a procedure di controllo inadeguate o al mancato rispetto delle norme comunitarie in materia di spese agricole. Gli Stati membri sono responsabili del pagamento e della verifica delle spese effettuate nell'ambito della politica agricola comune (Pac), mentre la Commissione deve garantire che essi abbiano fatto un uso corretto dei fondi. Commentando la decisione, il commissario per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Mariann Fischer Boel ha dichiarato: "Si tratta di una procedura fondamentale per garantire che i fondi stanziati nell'ambito della Pac vengano usati correttamente e che gli importi indebitamente versati siano recuperati. Negli ultimi anni sono stati compiuti progressi considerevoli per migliorare i controlli e intendo adoperarmi affinché tali sforzi proseguano in futuro". Queste le principali rettifiche finanziarie: La recente decisione, la ventunesima a partire dalla riforma del 1995 relativa al sistema per il recupero degli importi indebitamente versati nell'ambito della Pac, prevede il recupero di fondi presso il Belgio, la Germania, la Spagna, la Finlandia, la Francia, l'Italia, i Paesi Bassi, il Portogallo, la Svezia e il Regno Unito. Le principali rettifiche comprendono in particolare: - 32,07 milioni di euro chiesti alla Francia nel quadro dell'aiuto compensativo per le banane: mancato rispetto dei criteri per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, controlli quantitativi e qualitativi inadeguati, sopravvalutazione dell'aiuto e mancata applicazione di sanzioni. - 30,02 milioni di euro chiesti all'Italia per la man- Negli scorsi giorni ci ha lasciati Gianni Merati, imprenditore agricolo e cooperatore cremasco, da sempre impegnato come dirigente della Confederazione a Cremona e a livello regionale, ricoprendo con passione da anni l'incarico presidente di Cipa-at Lombardia. La prematura dipartita di Gianni addolora profondamente tutti i colleghi dell’organizzazione che si stringono con affetto intorno ai famigliaItalia ri e ai suoi cari. La Cia lombarda Ortofrutticoli: mancata applicazione di sanzioni, carenze nei controlli nell'ultimo saluto a prodotti ritirati dal mercato Gianni Merati Ortofrutticoli: mancato rispetto dei termini di pagamento ricorda il suo Ortofrutticoli: esecuzione inadeguata di controlli essenziali instancabile impegno per la crescita Prodotti lattiero-caseari: mancato rispetto della normativa, carenze dell'agricoltura e controlli, mancato rispetto del tasso minimo di controlli dei suoi strumenti Seminativi: mancata applicazione di sanzioni economici e associativi per i quali Seminativi: scarsa qualità delle ispezioni classiche in loco ha sempre messo a Sviluppo rurale: carenze nel sistema di gestione, controllo e sanzioni disposizione le sue Audit finanziario: mancato rispetto dei termini di pagamento grandi doti umane e imprenditoriali. cata applicazione di sanzioni e l'inadeguatezza dei controlli sui prodotti ritirati dal mercato nel settore degli ortofrutticoli. - 30,94 milioni di euro sempre chiesti all'Italia per il mancato rispetto dei termini di pagamento in vari settori. Nella tabella a piè pagina che pubblichiamo il dettaglio di questo salasso per l’Italia che sta ad indicare come il sistema pubblico dedicato ai finanziamenti in agricoltura abbia la necessità di maggiore efficacia e efficienza. (milioni di euro) sui 30,02 nei 4,41 7,71 0,3 7,98 0,60 3,75 30,94 fonte: Bollettino Cia Europa Impresa Agricola maggio 2006 8 Attualità Approcci diversi tra i paesi membri sulla coesistenza, conferenza a Vienna Ogm e coesistenza, prosegue la discussione in tutta Europa I n una riunione svoltasi a Parma, che ha visto la partecipazione di numerose organizzazioni non governative (Ong) ambientaliste, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha discusso questioni scientifiche e procedurali relative alla valutazione del rischio degli organismi geneticamente modificati (Ogm). Nella sua introduzione, Herman Koëter, direttore esecutivo ad interim dell’Efsa, ha illustrato il ruolo dell’Efsa in quanto organismo pienamente indipendente incaricato della valutazione del rischio degli alimenti e dei mangimi. Koëter ha affrontato questioni fondamentali quali l’approccio scientifico e la selezione degli esperti dell’Efsa, le dichiarazioni di interesse e la confidenzialità. I membri del gruppo Gmo dell’Efsa hanno presentato una visione più dettagliata del processo di valutazione del rischio, concentrandosi in particolare sulla base scientifica per la valutazione della sicurezza di alimenti e mangimi, sull’impatto ambientale e sul monitoraggio. Le Ong partecipanti rappresentavano Greenpeace, Amici della Terra, l’Ufficio ambientale europeo, GM Free Cymru e Gene Watch. Nelle presentazioni, le Ong hanno illustrato i loro punti di vista sugli Ogm, incentrandosi su questioni quali gli approcci statistici e la natura dei dati presi in considerazione nella valutazione del rischio. Hanno inoltre condiviso i loro punti di vista su valutazioni già avviate dall’Efsa. Una relazione sui risultati della riunione sarà pubblicata prossimamente sul sito web d e l l ’ E f s a : http://www.efsa.eu.int/stakeholder_stakeholder_consultative_platform/technical_m eetings/catindex_en.html La Commissione europea ha pubblicato una relazione sulle misure nazionali volte a garantire la coesistenza delle colture geneticamente modificate con l’agricoltura convenzionale e biologica. La principale conclusione a cui giunge il documento è che, al momento, l’elaborazione di una normativa europea sulla coesistenza non sembra giu- Certezze per agricoltori e sicurezza per i consumatori, “no” all’appiattimento La Cia dice: chiarezza e precauzione “G li Ogm non servono alla nostra agricoltura”. Così il presidente nazionale Giuseppe Politi ha ribadito la posizione della CiaConfederazione italiana agricoltori su questo delicato problema intervenendo alla tavola rotonda che si è svolta a Roma nell’ambito del convegno promosso dal Consiglio dei Diritti Genetici sul tema “Grano o grane: Ogm alla prova di Governo”. Politi ha ricordato l’impegno della Cia “a centrare la sua azione su capisaldi irrinunciabili: produzioni di qualità, cioè un’offerta differenziata, con alto contenuto di tradizioni e di servizio; sicurezza alimentare e principio di precauzione, cioè rispetto delle norme e dei principi della salute pubblica, informazione e tracciabilità; certezze per gli agricoltori, cioè regole per la coesistenza e sistema dei controlli, perché siano messi in grado di programmare gli ordinamenti colturali; tutela della biodiversità e dell’ambiente, cioè recupero e salvaguardia delle varietà tradizionali che rischiano, per difficoltà produttive e di mercato, di scomparire dagli ordinamenti colturali, innovazione delle tecniche produttive orientate, tra l’altro, ad un più razionale uso della chimica; ricerca e diffusione delle innovazioni”. “Le ultime vicende europee e soprattutto quelle legate alle autorizzazioni per i mais transgenici -ha aggiunto il presidente della Ciahanno rafforzato la nostra posizione e le nostre convinzioni rispetto al problema Ogm. In Italia c’è una diffusa domanda di sicurezza alimentare. Noi intendiamo puntare sempre più sulla qualità e la tipicità della nostra agricoltura, forte perché attinge la sua linfa vitale da un patrimonio di esperienze e di sapienze antiche che ha permesso ai prodotti delle nostre campagne di diventare simbolo del made in Italy a livello internazionale”. “Il nostro Paese -ha sottolineato Politi- è stato per lungo tempo all’avanguardia per il miglioramento genetico delle piante coltivate. Le varietà di grano duro uscite dai nostri laboratori di ricerca sono tra le più diffuse. Oggi questo patrimonio di conoscenze rischia di disperdersi”. “Agli agricoltori, così come ai consumatori, occorre fornire sempre più ampie garanzie. C’è bisogno -ha rilevato il presidente della Cia- di concrete certezze. E soprattutto l’Unione europea è chiamata a dare risposte chiare. Oggi sulla delicata e complessa materia degli Ogm c’è ancora troppa confusione a livello comunitario. C’è la mancanza di una precisa linea di condotta. Per questa ragione chiediamo prima di tutto che i controlli siano più severi. Non possiamo lasciare poco protetto un fronte verso il quale è molto sensibile l’attenzione dei consumatori, della società nel suo complesso. Questo, tuttavia, non significa che siamo sia oscurantisti. Da parte nostra non c’è alcuna preclusione nei confronti della scienza, della ricerca. Il tutto, comunque, deve essere fatto nel pieno rispetto del principio di precauzione e della tutela delle esigenze peculiari delle produzioni di qualità e tipiche dei territori agricoli italiani”. “Chiediamo che gli imprenditori agricoli siano ha sostenuto Politi- messi nelle condizioni migliori per programmare liberamente e con certezze le loro attività produttive. E partendo da questo vogliamo impegnarci per valorizzare la nostra agricoltura, adeguando le produzioni a quelle che sono le necessità del mercato. Ciò lo possiamo fare senza Ogm, ma con le caratteristiche proprie del nostro mondo agricolo”.“Dunque, le parole d’ordine per noi sono: sicurezza per i consumatori e certezze per gli agricoltori. Bisogna uscire -ha concluso il presidente della Cia- dalle sterili contrapposizioni e dagli atteggiamenti strumentali che allontanano la soluzione dei problemi. Noi partiamo da un punto fermo: gli Ogm rischiano di appiattire la nostra agricoltura e la sua ineguagliabile diversificazione territoriale, la sua inimitabile qualità legata al territorio, alle tradizioni e ai sapori”. stificata. Ciò a causa della scarsa esperienza nella coltivazione di piante transgeniche nell’Unione Europea e la necessità di portare a termine l’introduzione delle misure nazionali. Tuttavia, prima di prendere qualsiasi decisione, la Commissione si è impegnata a condurre un’ampia e approfondita consultazione dei soggetti interessati e la prima occasione è stata la Conferenza sulla coesistenza tenutasi a Vienna dal 5 al 6 aprile scorso. Va ricordato che le misure di coesistenza erano state oggetto di una raccomandazione della Commissione già nel luglio 2003. Tali misure consentono che le colture transgeniche e quelle non transgeniche possano essere coltivate fianco a fianco senza che la commistione accidentale tra le due provochi conseguenze economiche negative. La Commissione propone di collaborare con gli Stati membri e i soggetti interessati al fine di formulare raccomandazioni su misure tecniche di separazione specifiche per le diverse colture. "Se si vuole garantire ai produttori e ai consumatori la concreta possibilità di scegliere tra prodotti Gm e non Gm, è indispensabile elaborare strategie efficaci ed economicamente convenienti per assicurare la coesistenza", ha dichiarato il Commissario per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale, Mariann Fischer Boel. "Qui non si tratta di salute o di tutela dell’ambiente, dal momento che gli Ogm sono autorizzati sul mercato dell’Unione Europea solo se ne è stata comprovata l’assoluta innocuità. L’Ue ha messo a punto un sistema avanzato di etichettatura e di tracciabilità per gli Ogm grazie al quale il consumatore sa esattamente cosa acquista. Le misure di separazione sono necessarie per garantire che i residui accidentali di Ogm nei prodotti dell’agricoltura convenzionale o biologica si mantengano entro i limiti ferrei stabiliti dalla normativa Ue. Le condizioni di coltivazione variano notevolmente da un Paese all’altro e l’esperienza nella produzione di colture Gm è ancora limitata in Europa. Non sembra quindi opportuno, a questo stadio, proporre norme unificate a livello Ue". Nell’Unione Europea, l’esperienza nella coltivazione di piante transgeniche è ancora molto limitata. La coltivazione commerciale si è finora limitata a due tipi di mais geneticamente modificato. In Spagna, nel 2004, il mais transgenico è stato coltivato su 58.000 ettari, pari al 12% circa della superficie seminata a granoturco. In altri Stati membri la coltura è rimasta circoscritta a poche centinaia di ettari. Nel Paese iberico, il mais GM è coltivato dal 1998 in virtù di un codice di condotta non vincolante. Nel 2003 la Commissione ha adottato una raccomandazione recante orientamenti per lo sviluppo di strategie nazionali e migliori pratiche, intesa ad aiutare gli Stati membri ad elaborare strategie nazionali, legislative o di altro genere, sulla coesistenza. La maggioranza degli Stati membri è tuttora impegnata nell’elaborazione di approcci nazionali, mentre quattro Stati membri (Germania, Danimarca, Portogallo e sei Länder austriaci) avevano adottato norme specifiche sulla coesistenza alla fine del 2005. Devono essere ancora messi a punto programmi di monitoraggio per verificare l’efficacia e la convenienza economica dei provvedimenti adottati.