Impresa Agricola
MENSILE DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DELLA LOMBARDIA
Anno XXVII n. 5 - maggio 2006
Referendum sulla riforma costituzionale, la
Cia invita a votare “no”
Votare “no” al referendum
del 25 e 26 giugno per
difendere la Costituzione.
Così la Giunta nazionale
della Cia-Confederazione
italiana agricoltori si è
espressa sulla prossima
consultazione confermativa
della riforma della parte
seconda
della
Carta
Costituzionale.
La riforma con la devolution -sostiene la Cia- delinea un falso federalismo e
non c’é un’idea solidale
dell’Italia che mette in pericolo la stessa unità nazionale.
La
revisione
della
Costituzione modifica l’equilibrio tra i vari poteri
costituzionali dello Stato
con il pericolo di svolte
autoritarie.
La Giunta nazionale della
Cia ribadisce che la
Costituzione è un punto di
riferimento irrinunciabile
di valori e di principi comuni. Con la riforma introdotta, infatti, si rischia di
avviare il Paese verso una
confusa fase legislativa,
indebolendo, oltretutto, i
poteri importanti di alcuni
organi istituzionali. Inoltre,
si introducono disparità di
diritti tra i cittadini, sottraendo risorse e le stesse
possibilità operative alle
Regioni in materia di sanità, scuola, assistenza, fiscalità e servizi pubblici, con
aumenti per i costi di
gestione e crescita della
burocrazia.
La Giunta nazionale della
Cia sottolinea la sua contrarietà alla riforma anche perché essa va ad incidere nei
rapporti tra Istituzioni e
aree rurale, soprattutto
all’interno del percorso di
sussidiarietà, di burocrazia
e dell’azione tesa a tutelare
il reddito degli agricoltori.
Per queste motivazioni la
Cia invita gli iscritti a partecipare al futuro referendum e a respingere la proposta di riforma costituzionale.
la Cia promuoverà specifiche iniziative sul territorio
per sensibilizzare gli agricoltori e tutti coloro che
operano nei territori rurali
affinché con il “no” al
Referendum si salvaguardi
la Costituzione che è lo
strumento fondamentale
per garantire l’unità del
Paese e la sua governabilità.
Poste italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Dl 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DCB BRESCIA
Con il disaccoppiamento di latte, bietola e olio si conclude l’iter della riforma della Pac, ora tocca al Psr
Pac e nuovo Piano di sviluppo rurale:
cosa attende l’agricoltura lombarda?
S
e, come tradizione,
l’11 novembre è il
momento dei bilanci
per l’annata agraria che si ha
alle spalle, questi giorni di
primavera, un po’ per quanto
detta la stagione, un po’ per
le scadenze dei principali
adempimenti
burocratici
(Pac in primis) diventano
l’occasione per fare il punto
per capire che cosa attende
l’agricoltura lombarda nei
prossimi mesi e nei prossimi
anni. Tenendo conto che da
qui alla fine dell’anno si
completerà il quadro dei
cambiamenti profondi che
stanno contribuendo a modificare il volto dell’agricoltura nella nostra regione.
Cambiamenti che si intrecciano a filo doppio con la
riforma della Pac. Con questa campagna 2006 si completa il processo di disaccoppiamento degli aiuti, in cui
entrano importanti settori
come il latte e le bietole,
nonchè l’olio che, pur avendo un impatto ridotto in
Lombardia, molto più ne
avrà a livello complessivo
nazionale, con temute conseguenze anche sui detentori di
titoli Pac in Lombardia. Un
possibile superamento del
plafond finanziario nazionale per l’olio comporterebbe
infatti una riduzione del
valore dei titoli già assegnati, con la sola esclusione di
quelli derivanti dal disaccoppiamento delle bietole.
Se questa ipotesi si concretizzasse sarebbe un ulteriore
colpo alle già pesanti riduzioni che hanno interessato
gli agricoltori lombardi.
La Lombardia, insieme al
Piemonte, è la regione che ha
già perso di più, in termini
confronto tra dare e avere,
anche rispetto all’applicazione dell’articolo 69 del Reg.
1782/2003 della riforma
della Pac, ossia con riferimento a quel regime di pagamenti supplementari legati
alla produzione che è conosciuto come “premio qualità”.
Gli importi di questi premi
sono stati trattenuti dai titoli
e avrebbero dovuto incentivare le produzioni di qualità,
tuttavia i criteri stabiliti
hanno fatto sì che nel 2005
gli importi unitari a ettaro o a
capo siano stati molto inferiori rispetto ai massimali
stabiliti. Per le superfici
messe in domanda il premio
unitario è stato di 45 euro, 22
euro per capo bovino e solo
1,2 euro a capo per gli ovicaprini.
Per il 2006 rimarranno
invariati i criteri già adottati
per lo scorso anno (pubblicati nel numero di aprile ‘06
di “Impresa Agricola”) con
l’unica eccezione dell’estensione dell’articolo 69 anche
al settore della barbabietola
da zucchero. Di conseguenza
quest’anno il valore dei titoli “bietola” sarà ridotto
dell’8% per alimentare il
fondo destinato ai premi supplementari destinati a quanti
coltivano bietole e si impegnano ad un avvicendamento
almeno biennale della coltura.
E’ evidente che questo
penalizzerà quei tanti bieticoltori storici che, a causa
della chiusura di alcuni
importanti
zuccherifici,
come Casei Gerola, non sono
più nella possibilità di seminare bietole e che quindi
sono impossibilitati ad accedere ai premi supplementari
pur subendo la detrazione
per i premi qualità.
La stretta sui contributi
comunitari non viene solo
dal primo “pilastro” della
Pac, così come un po’ pomposamente e, alla luce di
questi dati, quasi grottescamente viene chiamato il
meccanismo di sostegno ai
redditi. Anche il Piano di sviluppo rurale 2007-2013 avrà
una dotazione finanziaria che
già si preannuncia ridotta
rispetto alla programmazione che termina questo anno.
Mentre le disponibilità a
livello comunitario caleranno del 21,4%, l’Italia nel
corso del negoziato ha chiesto un supplemento di dotazione finanziaria che ridurrebbe il calo del 13% circa,
ma la definizione delle risorse è ancora in corso e quindi
non
è
ancora
definito il
quadro
entro cui si
agisce, sia
a livello
nazionale e
tanto meno
a livello
regionale,
d
a
l
momento
in cui non
si conoscono
con
quali criteri
verrà
fatto
il
riparto tra le regioni italiane
del plafond nazionale.
In attesa di conoscere
quante risorse avrà a disposizione la Regione per il prossimo settennato, proseguono
con decisione i lavori per la
redazione del Piano, che
dovrà accompagnare le
aziende agricole sulla strada
dell'accescimento della competitività, nella valorizzazione dell’ambiente e dello spazio rurale, migliorando la
qualità della vita e promuovendo la diversificazione
delle attività produttive di
quanti vivono nei territori
rurali.
Dopo la definizione delle
'linee generali di indirizzo',
la Regione Lombardia è
giunta ad una definizione
della strategia complessiva
del futuro programma di sviluppo rurale.
Il 5 aprile scorso l'assessore all'Agricoltura Viviana
Beccalossi ha presentato alla
Giunta Regionale un documento che illustra lo stato di
avanzamento della redazione
del Programma di Sviluppo
Rurale 2007-2013 e una
prima bozza di lavoro.
Tra le novità più significative va ricordato che le misure che potrebbero essere attivate al momento sono 33
(nel Psr 2000-2006 erano 18
escluso Leader+). Inoltre, il
meccanismo di pianificazione finanziaria consiste nel
programmare la spesa in
base agli assi di intervento
(non più quindi in relazione
alle singole misure).
Gli assi portanti rimangono tre più l'asse Leader, mentre - ed è la novità più importante - gli agricoltori potranno accedere ai contributi del
Programma anche tramite i
“progetti concordati” ed i
“pacchetti di misure”, oltre
che nella tradizionale adesione alle singole misure.
Nel prossimo numero di
“Impresa agricola” dedicheremo ampio spazio al nuovo
Piano di sviluppo rurale,
attendendo anche le prime
bozze di dettaglio delle singole misure che la Regione
intende avviare, e dando spazio ovviamente ai commenti
e all’impegno della Cia nella
confronto con la Regione per
la redazione del Psr.
Tra Pac e nuovo Psr gli
scenari dell’agricoltura lombarda vedranno tra poco un
quadro più certo, anche se,
senza dubbio, le difficoltà
sembrano già evidenti e si
vanno ad aggiungere a una
fase non certo positiva per il
settore e per l’intera economia, anche se sembrerebbero
arrivare i primi segnali di
ripresa, almeno per quanto
riguarda i dati macroeconomici.
Diego Balduzzi
Impresa Agricola
maggio 2006
Panorama Agricoltura
Quindici enti di formazione danno vita a una rete di offerta corsuale
Iniziativa promossa da Cipa-at Lombardia
Innovazione e multifunzionalità, al via
un polo formativo per l’agricoltura
A
derendo a un bando
emesso dalla Direzione
Generale
Istruzione, Formazione e
Lavoro
della
Regione
Lombardia, Cipa-at Lombardia ha promosso un “cartello” di quindici enti del sistema agricoltura lombardo si
sono candidati per la realizzazione di un polo formativo
denominato “Polo formativo
per l'innovazione e la multifunzionalità in agricoltura Produzione,
Ambiente,
Paesaggio”.
La rete dei quindici soggetti proponenti include le
Organizzazioni Professionali
Agricole Lombarde Cia,
Coldiretti e Federlombarda e
i relativi enti di formazione
professionale Cipa-at Lombardia e Eapral, agenzie formative (Fondazione Minoprio - individuata come
capofila della costituenda
Associazione Temporanea di
Scopo, Associazione For-
Impresa Agricola
Mensile della
Confederazione Italiana
Agricoltori Lombardia
Reg. Trib. di Milano
n. 103 del 12.03.1979
Editore
Cia Lombardia
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196/03, i dati potranno essere distrutti su
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Impresa Agricola - Piazza Caiazzo, 3
Milano.
Periodico associato Uspi
Chiuso in redazione il 22 maggio ‘06
mazione Giovanni Piamarta
di Brescia, Agri-team Agenzia Speciale della
Camera di Commercio di
Milano, Scuola Agraria del
Parco di Monza, Istituto
Tecnico Agrario Statale
Luigi
Casti-glioni
di
Limbiate), l'Università (Statale di Milano - Facoltà di
Agraria, Bicocca di Milano Dipartimento
Scienze
Umane per la Formazione e
Dipartimento Scienze dell'Ambiente e del Territorio;
Politecnico di Milano) e infine Ersaf, ente regionale per
lo sviluppo agricolo e forestale, ente strumentale della
regione Lombardia.
La composizione il Polo
ne fa un modello forte e di
eccellenza, essendo formata
da soggetti che operano in
settori essenziali per lo sviluppo agricolo quali la ricerca, che rappresentano l'intera
filiera della formazione in
agricoltura (istituti tecnici,
enti di formazione, università), e soprattutto includendo
le associazioni professionali
di categoria che possono
assicurare il necessario raccordo con il mondo della
produzione e del lavoro e lo
sviluppo di legami interregionali e internazionali, nonché il consolidamento delle
relazioni a livello locale.
L'idea fondante è la creazione di una rete istituzionalizzata con la finalità di operare in modo integrato nel
settore agricolo, superando
la frammentazione delle proposte formative.
Gli enti partner contribuiranno alla realizzazione delle
attività del Polo formativo
agricolo mettendo a disposizione le proprie risorse e le
proprie competenze, che
consentono la copertura di
tutte le esigenze formative
del settore agricolo in un'ottica di sviluppo multifunzionale, in stretta connessione
con gli indirizzi strategici
della nuova politica agricola
comunitaria, con interventi
interessanti sia il livello della
produzione, che il livello
ambientale e paesaggistico.
La candidatura proposta ha
ricevuto il sostegno di ben 40
enti e associazioni, sia regionali che nazionali, operanti
sia nel sistema agricolo allargato e che nel sistema della
formazione, che saranno
coinvolti nelle realizzazione
delle attività del polo formativo nell'ambito di un
Comitato allargato con compiti di raccordo con i sistemi
territoriali, produttivo agricolo, ricerca e formazioneistruzione, ed eventualmente
con attività e servizi specifici
ad essi delegate dal Polo.
La Direzione Generale
Istruzione, Formazione e
Lavoro, con proprio atto ha
inserito il “Polo formativo
per l'innovazione e la multifunzionalità in agricoltura Produzione,
Ambiente,
Paesaggio” nell'elenco delle
candidature ammesse.
Direzione
Cipa-at Lombardia
Fse, anche per il 2006/07 una ricca offerta formativa con Cipa-at Lombardia capofila
Formazione professionale agricola,
presentato un nuovo progetto Fse
C
ipa-at Lombardia, il
Centro di istruzione
professionale agricola della Cia Lombardia ha
presentato, lo scorso 27 aprile, alla Regione Lombardia
nell'ambito dell'attività corsuale finanziata con il Fondo
Sociale Europeo un nuovo
progetto quadro della misura
D1 per l'anno 2006-2007.
Anche questo progetto,
voluto e sostenuto unitariamente dalle tre Organizzazioni professionali agricole (Confederazione italiana
agricoltori - Coldiretti
Lombardia - Federlombarda)
è stato presentato in collaborazione con Eapral (Ente di
formazione di Federlombarda), Scuola Agraria del
Parco di Monza ed Uofaa
(Unione operatori di fecondazione artificiale) che in
caso di approvazione del
progetto quadro si costituiranno in una Associazione
Temporanea di Scopo (Ats)
di cui Cipa-at Lombardia
sarà il capofila.
Il progetto presentato nella
sua interezza prevede la realizzazione su tutto il territorio lombardo di 196
azioni/corsi la cui durata spazia dalle 16 alle 80 ore corso;
in
particolare
Cipa-at
Lombardia organizzerà 61
corsi (da effettuarsi entro il
30 giugno 2007 ) articolati in
lezioni d'aula, esercitazioni
pratiche e visite guidate i cui
temi verteranno oltre che su
normative specifiche ed obbligatorie (sicurezza,
primo soccorso
antincendio
Centro di istruzione professionale
etc…) anche su
agricola - assistenza tecnica
gli aspetti di diversificazione, di aggiornamento, di sviluppo e di qualificazione
professionale degli imprenditori e degli operatori del
settore agricolo ed agrituristico.
La partecipazione ai corsi,
gratuita, da diritto al rilascio
da parte di Cipa-at, Regione
Lombardia e Fse di un attestato di frequenza (con partecipazione superiore al 75%
delle ore formazione previste) ed è consentita solo ad
occupati e residenti nel territorio lombardo.
In attesa di avere l'esito
dell'Istruttoria da parte della
Regione Lombardia per l'approvazione del nuovo progetto di Fondo Sociale
Europeo, Cipa-at Lombardia
prosegue la propria attività
di formazione professionale
nell'ambito dell'attività di
rilevanza Regionale 20052006 e del Fondo Sociale
Europeo anno 2004-05;
informazioni dettagliate ed
aggiornate sull'organizzazione territoriale sui contenuti
dei corsi in fase di realizzazione si possono trovare sul
nostro sito www.cialombardia.org nella sezione dedicata alla formazione professionale ed al Fondo Sociale
Europeo.
Stefania
Strenghetto
coordinatrice
didattica
Cipa-at Lombardia
2
La città “invade” la
campagna
Accompagnata da una bella
giornata di sole, l’iniziativa
“Per Corti e Cascine –
assaggi e paesaggi della
campagna lombarda”, che
si è tenuta domenica 14, ha
replicato il successo degli
anni precedenti con una
grande partecipazione di
visitatori anche per questa
nona edizione.
“L’edizione 2006 – rileva
Silvana Sicouri, direttore di
Turismo Verde Lombardia
– ha registrato oltre 60 mila
visite nelle 140 aziende
agricole lombarde aperte al
pubblico e protagoniste dei
24 ‘itinerari rurali’”. Il
grande richiamo dell’ iniziativa, che incontra il
favore di un pubblico di
ogni età, ha quindi gratificato l’impegno delle aziende, degli organizzatori e dei
sostenitori pubblici e privati.
“Le proposte delle aziende
aderenti – ricorda Sicouri –
non finiscono con la giornata appena trascorsa: grazie al sito di Turismo
Verde, www.turismoverdelombardia.it, si possono
sempre scoprire le tante
offerte delle campagne
lombarde in tutte le stagioni”. Sono già numerosi,
infatti, gli appuntamenti
futuri di “Per Corti e
Cascine” in programma
nei prossimi mesi e che
coinvolgeranno
alcune
aziende agricole nelle province lombarde.
“All’immagine ‘virtuale’
delle formule pubblicitarie
– commenta Mario Lanzi
presidente della CiaConfederazione italiana
agricoltori della Lombardia
– con queste iniziative di
‘porte aperte’ le aziende
agricole hanno contrapposto l’immagine reale dell’agricoltura. Un’occasione
diretta per far conoscere ai
consumatori come nascono
i prodotti tipici la qualità e
la salubrità del cibo contadino, vanto della Lombardia nel mondo. Così come è
stato possibile entrare in
contatto con delle realtà
multifunzionali: dall’attività agrituristica ai laboratori
didattici, dall’attività per il
tempo libero alla conoscenza del territorio”.
Impresa Agricola
maggio 2006
3
In questa fase di avvio i suinicoltori chiedono chiarezza e trasparenza
Gran Suino Padano Dop, parte tra
qualche incertezza il Consorzio
I
l Consorzio del Gran
Suino Padano, composto
da allevatori e industrie
di macellazione, ha ormai
completato il suo iter procedurale ed è già pronto ad
operare. La prima uscita
pubblica è stata la presentazione, presso il Ministero
delle Politiche Agricole e
Forestali, alla presenza del
ministro Alemanno, del Gran
Suino Padano Dop, la prima
carne a denominazione di
Il Consorzio del Gran
Suino Padano
Composto da allevatori e
industrie di macellazione, il
Consorzio ha come scopo
la valorizzazione, la tutela e
la vigilanza sulla denominazione "Gran Suino
Padano" che designa i tagli
di carne fresca proveniente
dai suini nati, allevati e
macellati in Italia per la
produzione dei grandi salumi Dop, a partire dai prosciutti di Parma e San
Daniele.
Il Consorzio ha come obiettivi la tutela e la vigilanza
sulla denominazione "Gran
Suino Padano" e sui marchi
ad essa connessi; la promozione, la diffusione e la
valorizzazione della denominazione anche attraverso
l'informazione del consumatore, del settore distributivo, dei mezzi di comunicazione e di tutti gli altri
possibili soggetti interessati; l'assistenza gli operatori
interessati alla produzione
e trasformazione delle carni
denominate "Gran Suini
Padani" allo scopo di
migliorarne la produzione e
la commercializzazione in
Italia e all'estero.
origine protetta, al 100% italiana.
I tagli di carne fresca suina
(braciole, filetto, fettine,
lonza, puntine) contraddistinti dalla denominazione
"Gran Suino Padano", tutelata a livello nazionale, possono essere ora garantiti da un
rigido disciplinare che fissa
la provenienza da suini nati,
allevati e macellati in Italia
per la produzione dei grandi
salumi Dop, a partire dai
prosciutti di Parma e di San
Daniele.
Il protezione nazionale del
Gran Suino Padano Dop, con
l'emanazione del Decreto
Ministeriale del 5 settembre
2005, potrà costituire un elemento importante di valorizzazione per una delle filiere
più rilevanti del sistema
agroindustriale italiano.
Tuttavia tra i suinicoltori
lombardi e in particolare
mantovani si avverte più di
un malumore, che si è manifestato con chiarezza anche
nell’incontro che l’Anas
(Associazione
nazionale
allevatori suini) ha organizzato a Mantova il 20 aprile
scorso.
Gli allevatori mantovani,
che garantiscono al comparto quasi un milione e mezzo
di suini all’anno, non bocciano il progetto ma chiedono
quegli elementi di chiarezza
anche procedurale fin qui un
po’ nebulosi.
“I suinicoltori mantovani ha con decisione rimarcato
Elisabetta Poloni, presidentessa della Cia, nel corso dell’incontro - concordano con
il progetto che ha come
obiettivo la valorizzazione
delle carni, come previsto
dal Consorzio del Gran
Suino Padano, ma prima di
aderire è necessario conoscere nel dettaglio lo statuto, il
regolamento, gli obbllighi e i
doveri da rispettare, per non
aderire alla cieca.
Molte perplessità ha destato il meccanismo di silenzioassenso attivato dalla comunicazione dell’Ipq, l’Istituto
Parma Qualità, nella quale,
come ente certificatore,
l’Istituto comunica l’ingresso automatico degli allevamenti nel circuito del Dop,
salvo appunto una manife-
stazione esplicita di diniego.
Anche su alcuni aspetti del
disciplinare la posizione
mantovana è di scetticismo,
rimproverando maglie troppo larghe che alla fine
rischiano di non differenziare sufficientemente il prodotto.
Quindi, la Cia Lombardia
ha chiesto un veloce approfondimento delle istanze dei
produttori lombardi per
superare le diffidenze che
ancora rimangono.
La tutela della Denominazione Gran Suino Padano
consente di certificare la
filiera delle carni fresche
suine e di ottenere un prodotto che è inserito nel circuito
delle Dop e nella cui produzione convergono, ovviamente, gli stessi elementi di
tutela qualitativa, tracciabilità, controllo e garanzia che
caratterizzano la materia
prima dei prodotti a
Denominazione di Origine.
“Il riconoscimento del
Gran Suino Padano è per noi
non solo fonte di grande soddisfazione, ma rappresenta
una svolta "storica" per il
consumatore che da oggi può
scegliere consapevolmente
una carne di qualità superiore - ha affermato il presidente del Consorzio Ugo Sassi,
industriale del settore. Il
Gran Suino Padano è l'unica
carne Dop controllata e
garantita in tutta la filiera ha continuato Sassi - questo
vuol dire maggiore qualità e
sicurezza. Dietro a questo
prestigioso riconoscimento
c'è il grande impegno degli
allevatori e dei macellatori
che hanno a cuore la massi-
ma trasparenza”.
“Con il marchio Gran
Suino Padano Dop - ha continuato Emo Canestrelli, vice
presidente del Consorzio, in
rappresentanza della parte
agricola - si intende ribadire
la superiorità qualitativa del
maiale italiano. Una qualità
che deriva dalle sue caratteristiche uniche: 160 Kg di
peso in media e minimo 9
mesi di età. A questo si
aggiunge una alimentazione
dettata dal rigido disciplinare
di produzione del Gran
Suino Padano Dop che mette
chiaramente nero su bianco
la dieta di questi suini, determinandone le miscele nelle
sue piccole percentuali”.
La filiera della produzione
della carne suina con il supporto delle istituzioni pubbliche sia nazionali sia delle
regioni maggiormente coinvolte, ha lavorato fin dal
1998 per la tutela e il riconoscimento delle caratteristiche
uniche del suino tradizionale, in modo da valorizzare i
tagli della carne fresca proveniente dai suini allevati e
macellati in conformità ai
rigorosi Disciplinari delle
produzioni riconosciute a
Dop secondo il Reg. CEE
2081/92.
La denominazione Gran
Suino Padano incorpora
indissolubilmente i valori
legati ai territori di provenienza delle carni stesse, che
si qualificano come un sistema unitario, frutto della tradizione e dell'esperienza
umana maturata nel corso dei
secoli e garantito dai controlli continui di un organismo
terzo. Una tutela che rappresenta al tempo stesso una
garanzia per i consumatori e
un fattore di sviluppo del settore agroindustriale dell'area
tipica.
Le dimensioni del mercato. Nel 2005, i suini macellati nell'ambito dei circuiti
Parma e San Daniele, che
equivale al circuito del Gran
Suino Padano, sono stati
8.964.496, pari a circa il
68% del totale dei capi
macellati in Italia. Le imprese interessate ammontano a
oltre 5.300 allevamenti e 135
macelli, sparsi in tutto il centro-nord Italia.
Il giro d'affari potenziale
del Gran Suino Padano raggiunge all'origine 1,8 miliardi di euro. La carne suina
rimane la carne più consumata dagli italiani: il consumo pro-capite di questo tipo
di carne, tra carne fresca e
salumi, è stabile a 30,8 Kg,
mentre la sua incidenza sul
consumo complessivo delle
carni fresche è pari al 21,5%.
Il marchio del
Gran Suino
Padano
Governo: gli auguri
della Cia. Positiva la
scelta di Paolo De
Castro. Ora una svolta
per l’agricoltura e politiche mirate al rilancio
economico
“Al nuovo Governo formuliamo i nostri auguri e
auspichiamo che si affrontino in tempi rapidi i problemi che oggi condizionano
pesantemente i produttori
agricoli italiani”. E’ quanto
dichiarato dal presidente
della Cia-Confederazione
italiana
agricoltori
Giuseppe Politi che ha
salutato con soddisfazione
il
neo-presidente
del
Consiglio Romano Prodi e
gli impegni che ha assunto
in campo agricolo.
Parole di apprezzamento
Politi le ha rivolte anche al
nuovo ministro delle
Politiche agricole Paolo De
Castro “che torna a questo
importante incarico che ha
ricoperto in passato con
impegno e grande professionalità”. “Quella di De
Castro è stata una scelta
positiva. Siamo certi -ha
detto il presidente della
Cia- che il neo-ministro,
profondo conoscitore dei
problemi dell’agricoltura
italiana ed europea e personalità di elevato spessore
politico e tecnico, saprà
ancora una volta fornire un
apporto significativo al
rilancio e allo sviluppo del
settore attraverso nuove e
propulsive politiche di cui
gli imprenditori hanno
impellente bisogno. A lui
chiediamo che si dia finalmente vita alla Conferenza
nazionale sull’agricoltura e
lo sviluppo rurale che nella
precedente
legislatura,
dopo esser stata annunciata,
è stata accantonata”.
“Dal nuovo Governo, composto da autorevoli e qualificate personalità a cui va
tutto il nostro vivo apprezzamento, attendiamo -ha
rilevato Politi- una svolta
per l’intera economia che
ha necessità di politiche
mirate allo sviluppo. In particolare, per l’agricoltura
chiediamo un vero progetto
per dare risposte certe ai
produttori che vivono una
stagione di grandi difficoltà, alle prese con una profonda crisi strutturale.
Occorre una valida strategia per la crescita e il rilancio della competitività”.
“Il Presidente Prodi -ha sottolineato Politi- ha più
volte evidenziato la sua
intenzione di ridare nuova
centralità al comparto
agroalimentare e, in particolare, al settore primario.
colo”.
Sottosegretario all’agricoltura è Tampieri, ex assessore in Emilia-Romagna.
Impresa Agricola
maggio 2006
Agricoltura periurbana
4
Agricoltura e aree periurbane:
opportunità, modelli e indirizzi
L
’inurbazione, ossia la
concentrazione delle
persone nelle città e
nei loro agglomerati, è un
fenomeno che cresce costantemente, seppur con forme
diverse, in tutto il pianeta.
La popolazione urbana,
secondo dati divulgati recentemente, supera per la prima
volta a livello mondiale la
popolazione insediata in aree
rurali.
Da molti decenni ormai,
l’inurbazione, in particolare
in quella sua forma specifica
che è la conurbazione, cioè
un'area urbana comprendente alcune città che, attraverso
la crescita della popolazione
e l'espansione urbana, si
sono fisicamente unite a formare un'unica area edificata,
che è ormai la realtà caratterizzante la fisionomia territoriale della Lombardia dove il
peso dell’antropizzazione
pone seri problemi di sostenibilità.
Il tema dell’agricoltura
nelle aree metropolitane e,
più in generale, periurbane è
un’ occasione per una riflessione ampia sulla gestione
del territorio e delle risorse
ambientali, come dimostrato
dal convegno nazionale della
Cia “L’agricoltura nelle aree
metropolitane - Proposte di
una ‘Carta dell’agricoltura
periurbana’” che si è tenuto
al Politecnico di Milano lo
scorso 4 maggio. L’iniziativa
della Cia ha permesso un
interessante confronto tra
urbanisti, rappresentati delle
istituzione, operatori economici e pubblici sull’agricoltura nelle aree urbanizzate.
Un tema che ha respiro
europeo come dimostra l’impegno del Comitato economico e sociale dell’Unione
Europea, che ha presentato
un parere di iniziativa
“L’agricoltura periurbana”.
Joan Caball i Subirana, relatore del parere del Cese e
coordinatore dell’Uniò de
Pagesos, importante organizzazione agricola catalana, ha
posto l’accento sulla necessità di un pieno riconoscimento dell’attività agricole come
fattore insostituibile di equi-
librio territoriale di queste
aree.
La crescita di una “cultura
del suolo”, inteso come
risorsa limitata e come patrimonio comune, deve essere
uno degli antidoti a quell'incendio “grigio”, evocato da
Fulco Pratesi, che in questi
decenni ha consumato porzioni gigantesche di territorio, come ha ricordato Maria
Cristina Treu, docente di
urbanistica al Politecnico
milanese, che nella sua relazione ha richiamato il ruolo
della campagna come produttrice di valori.
Superare la concezione del
terreno agricolo come mero
bacino di suolo da edificare è
stato il leitmotiv di molti
degli intervenuti, tra cui l’as-
sessora all’ambiente della
Provincia di Milano nonchè
presidente del Parco Sud
Milano. Un’esperienza questa che sta trovando grande
rilancio con la giunta Penati.
Tuttavia, seppure negli
ultimi dieci anni il fenomeno dell’agricoltura nelle aree
periurbane ha assunto una
fisionomia e una linea di
azione sempre più precise.
la questione della migliore
sistemazione di questi spazi
dal punto di vista urbanistico
e agricolo-produttivo deve
essere ancora correttamente
impostata. A questo proposito la Cia richiama l’esigenza
di mettere in atto politiche
indirizzate ad equilibrare le
aree già destinate all’agricoltura, valorizzando il rapporto
con la natura e con le attività
produttive in generale.
Su
questi
temi
la
Confederazione italiana agricoltori, proprio nel solco di
un “Nuovo Patto con la
Società” che da tempo propone, avanza una serie di
proposte riassunte in una
Carta dell’agricoltura periurbana, illustrata da Paola
Santeramo, presidente della
Cia interprovinciale di
Milano e Lodi, che ha lanciato l’idea di una Città-Parco
dove l’attività agricola possa
dispiegare tutte le sue potenzialità economiche e multifunzionali.
Nel rapporto città-agricoltura, a giudizio della Cia, si
dovranno esaltare, soprattutto nelle aree a crescita urbana più equilibrata e diffusa,
quegli elementi capaci di stimolare una maggiore crescita e un ulteriore progresso
produttivo del settore agricolo”.
Oggi le aree agricole in
prossimità delle città sono
sottoposte all’espansione
dell’urbanizzato e delle sue
infrastrutture. Una pressione
che condiziona e limita l’imprenditoria agricola, in particolare attraverso lo spezzet-
tamento dei fondi, l’abusivismo e l’incertezza contrattuale. Proprio la vicinanza al
centro urbano dovrebbe,
invece, essere meglio sfruttata per offrire opportunità
importanti alle aziende agricole, quali la prossimità ad
un potenziale mercato, il
bisogno di qualità e sicurezza dei prodotti alimentari, il
potenziamento dei servizi
ambientali e di difesa del territorio.
Da qui -come si sottolinea
nella “Carta”- l’esigenza che
gli spazi agricoli vadano
riconosciuti sul piano sociale, politico ed amministrativo e tutelati con azioni e
norme specifiche. Allo stesso
tempo occorre che le aree
metropolitane si dotino di
efficaci strumenti di pianificazione, di assetto territoriale e di risorse finanziarie per
evitare che l’agricoltura
periurbana sia sottoposta a
processi di urbanizzazione
tali da comprometterne l’esistenza come tessuto organico.
Come favorire questa crescita? La “Carta” della Cia
propone, tra l’altro, specifiche direttive, con opportune
risorse, a livello europeo per
promuovere azioni di sostegno e sviluppo dell’impresa
agricola. Accanto ad esser va
promossa nella società una
cultura della terra intesa
come bene di tutti. Vengono,
inoltre, richiesti strumenti
giuridici di pianificazione
territoriale che integrino la
gestione degli spazi periurbani con le politiche agricole
e iniziative degli enti pubblici per potenziare il principio
di sussidarietà. Infine, si sollecita di introdurre il concet-
to di “valutazione di impatto
agricolo” ogni volta che si
vogliono effettuare interventi che prevedano perdite di
suolo destinato alla produzione agricola.
“La ‘Carta dell’agricoltura
periurbana’ - ha sostenuto il
presidente nazionale della
Cia Giuseppe Politi- rispecchia la nostra proposta di
nuovo Patto con la società.
Una proposta con la quale si
individua un nuovo ruolo per
il settore agricolo non più
legato alla sola produzione di
derrate alimentari di qualità,
ma capace di rappresentare
anche le esigenze ed i fabbisogni di cultura, natura, energia, ambiente, paesaggio.
Insomma, l’obiettivo è la
piena valorizzazione della
multifunzionalità dell’azienda agricola. Un’azienda che
può giocare un ruolo di
primo piano proprio nelle
aree periurbane, evitando
che esse subiscano negativamente l’influsso e l’impatto
delle città. Conseguenze che
oggi si traducono in una progressiva riduzione dei terreni
agricoli coltivabili ed una
preoccupante penalizzazioni
delle stesse produzioni”.
In Lombardia, pur con
ritardi e contraddizioni, si
stanno muovendo i primi
positivi passi. Questo è il
giudizio di Mario Lanzi, presidente della Cia Lombardia,
che ricordato nel corso del
convegno le intese raggiunte
con la Regione ed i suoi enti
(Ersaf e Arpa) su punti
importanti come la valutazione ambientale strategica
(Vas), la convenzione stipulata con l’Arpa per un tavolo
di concertazione delle strutture che si occupano a diverso titolo di ambiente.
(Di.Ba.)
Impresa Agricola
maggio 2006
Agricoltura periurbana
CARTA DELL’AGRICOLTURA PERIURBANA
Premessa
Le aree agricole di prossimità urbana sono sottoposte ad una pressione eccezionale quale
conseguenza dell’espansione dell’urbanizzato e delle infrastrutture ad esso collegate. Tale pressione
condiziona e limita l’imprenditoria agricola presente su queste aree attraverso lo spezzettamento dei
fondi, l’abusivismo, l’incertezza contrattuale, il problema della sicurezza.
In realtà la vicinanza della città può offrire opportunità importanti alle aziende agricole
legate alla domanda di un potenziale mercato, quali la richiesta di qualità e sicurezza dei prodotti
alimentari, di fruizione del territorio e di servizi di qualità ambientale.
Il mantenimento di un tessuto consolidato di connessione tra la città e la campagna,
attraverso il contributo di un’agricoltura sostenibile e fortemente relazionata con il territorio urbano,
può essere considerato un “bisogno” in termini di qualità del vivere, avente per lo meno pari titolo
rispetto ad altri bisogni come, i trasporti, la casa, etc.
Obiettivi
La Carta dell’Agricoltura Periurbana si riconosce negli obiettivi indicati nel documento del
Comitato Economico e Sociale Europeo del 16 settembre 2004 in particolare ritiene che:
1) gli spazi agricoli devono essere riconosciuti sul piano sociale, politico ed amministrativo e
tutelati con azioni e norme specifiche peculiari per questo tipo di agricoltura;
2) le aree metropolitane siano dotate di efficaci strumenti di pianificazione, di assetto
territoriale e di risorse finanziarie per evitare che le aree agricole periurbane siano sottoposte
a processi di urbanizzazione tali da comprometterne l’esistenza come tessuto organico;
3) all’agricoltura periurbana deve essere garantito uno sviluppo dinamico e sostenibile
attraverso politiche mirate.
Strumenti
a) Riconoscere a livello europeo la specificità delle aree periurbane in accordo con l’articolo
20 del Regolamento 1257/99: “Possono essere assimilate alle zone svantaggiate, altre zone
nelle quali ricorrono svantaggi specifici e nelle quali l’attività agricola deve essere
continuata anche per la conservazione e il miglioramento dell’ambiente naturale”.
b) In funzione di questo riconoscimento promuovere direttive specifiche con opportune risorse
finanziarie per realizzare azioni di sostegno e sviluppo dell’impresa agricola in tali aree.
c) Introdurre e promuovere nella società una cultura della terra intesa come bene di tutti,
limitato e non riproducibile.
d) Riconoscere che lo sviluppo dell’agricoltura periurbana e l’affermazione di tutte le attività
complementari favoriscono un forte ruolo dell’imprenditoria giovanile e femminile.
e) Creare strumenti di gestione del suolo basati sulle seguenti azioni:
− applicare strumenti giuridici di pianificazione territoriale che integrino la gestione degli
spazi periurbani con le politiche agricole per bilanciare destinazioni diverse dei suoli
agricoli;
− regolare con strumenti legislativi specifici e trasparenti la cessione temporanea dell’uso
dei terreni (contratti);
− stimolare l’iniziativa degli enti pubblici potenziando il principio di sussidiarietà;
− introdurre entrate alternative agli oneri di urbanizzazione per i Comuni che riducano la
pressione speculativa sui suoli;
− introdurre la “valutazione di impatto agricolo” ogni volta che si vogliono effettuare
interventi che prevedano perdite di suolo agricolo.
Convegno Nazionale CIA
L’AGRICOLTURA
NELLE AREE METROPOLITANE
Proposta di una
“Carta dell’agricoltura periurbana”
Aula Roger del Politecnico di Milano
Milano 4 maggio 2006
5
Maggiore tutela e valorizzazione dei prodotti tipici
locali: Anci e Cia sottoscrivono il protocollo
d’intesa per “Res Tipica”
Valorizzazione e promozione della ristorazione di qualità; migliorare l’accesso e
la conoscenza dei prodotti
tipici territoriali attraverso i
canali distributivi delle
principali catene italiane;
tutelare e valorizzare le
botteghe storiche e gli antichi mestieri, attraverso il
recupero della memoria e
dei saperi legati alle produzioni; inserire le tipicità
nelle reti di promozione dei
prodotti, dalle strade tematiche, alle comunità virtuali, al commercio elettronico, alle manifestazioni specializzate; salvaguardare il
consumatore attraverso una
corretta informazione e
promozione di azioni efficaci contro l’agropirateria,
con la predisposizione di
sistemi di tracciabilità ed
etichettatura dei prodotti.
Sono questi alcuni degli
obiettivi del progetto “Res
Tipica” sul quale l’Anci
(l’Associazione nazionale
dei comuni italiani) e la
Cia-Confederazione italiana agricoltori hanno sottoscritto un protocollo d’intesa. “Res Tipica” è un progetto di marketing territoriale per la tutela e la valorizzazione dei prodotti tipici locali intesi come beni
culturali che ha la forza di
un marchio registrato
dall’Anci in trentadue Paesi
del mondo rappresentanti
quattro continenti (Europa,
America, Asia e Oceania).
Con il protocollo d’intesa
Anci e Cia riconoscono la
valenza delle attività agricole in chiave “multifunzionale” anche per la promozione e la valorizzazione della cultura rurale, dei
prodotti tipici locali e la
tutela dei consumatori.
Nel contesto delle rispettive competenze, Anci e Cia
s’ impegnano a supportare,
anche con la prestazione di
idonee consulenze, gli
sportelli unici per le attività
produttive anche al fine di
semplificare lo svolgimento delle fasi istruttorie dei
procedimenti amministrativi relativi all’esercizio
delle attività agricole.
Inoltre, Anci e Cia, tenuto
conto di quanto previsto in
altri protocolli di intesa
attuativi del progetto “Res
Tipica”, per la salvaguardia
delle tradizioni culturali
rurali, delle peculiarità
agro-alimentari locali e per
consentire ai consumatori
un’adeguata informazione
circa la conoscenza della
provenienza della materia
prima agricola, predispongono azioni di livello territoriale.
Impresa Agricola
maggio 2006
Si terrà il 16 e il 17 ottobre
A Strasburgo il Congresso
degli agricoltori europei
Notizie in breve
Lombardia
sta è stata una delle causa principali che
hanno determinato la riduzione del 10,4
per cento dei redditi degli imprenditori
agricoli”.
“Si tratta di uno strumento importante in
grado di garantire uno nuovo sviluppo al
mercato dei prodotti agricoli e agroalimentari italiani. Ovviamente, essendo
una prima esperienza, occorrerà apportare gli opportuni correttivi per fare in
modo che il suo funzionamento risponda pienamente alle esigenze degli operatori e dei produttori”. E’ quanto affermato dal presidente della CiaConfederazione italiana agricoltori
Giuseppe Politi sulla nuova Borsa merci
telematica italiana presentata a Roma
nel corso di un convegno presso
l’Unioncamere.
Approvato il Programma di
Tutela e Uso delle Acque
T
enuto conto dell'enorme successo che ha
coronato il primo
Congresso degli agricoltori
europei a Strasburgo nel
2005, i Praesidia del Copa e
della Cogeca - gli organismi
europei che raccolgono le
organizzazioni professionali
agricole e le centrali cooperative - hanno deciso di organizzare nuovamente presso il
Parlamento
europeo
a
Strasburgo il prossimo congresso annuale che avrà
luogo il 16 e 17 ottobre
2006.
Quest'anno, il co-organizzatore è il Deutscher
Bauernverband (la Federazione degli agricoltori tedeschi) che coglierà l'occasione
per far scoprire ai congressisti anche la regione di
Baden, situata sull'altra
sponda del Reno in
Germania.
Il congresso di questo
anno
avrà
per
tema
"L'agricoltura: indispensabile per la società europea" e si
articolerà attorno al ruolo
multifunzionale dell'agricoltura europea. Si tratta, in
questo contesto, di preservare e rafforzare la competitività dell'agricoltura europea,
ma anche di assicurare la
forza economica e la sopravvivenza delle zone rurali.
Sarà posta in risalto anche la
funzione particolarmente
importante svolta dalle
cooperative agricole in questo ambito.
Parteciperanno di nuovo al
congresso delegati delle
organizzazioni agricole dei
6
Notiziario
25 Stati membri dell'Ue,
nonché delle nostre organizzazioni partner di Svizzera,
Islanda, Norvegia e Turchia.
Gli agricoltori europei lanceranno congiuntamente ai
responsabili delle decisioni
politiche, così come ai mass
media e alla società, un
segnale politico forte concernente l'importanza e il
carattere indispensabile di
un'agricoltura competitiva e
sostenibile in Europa.
Prima del congresso e
dopo si terranno le riunioni
della Commissione femminile e dei gruppi di lavoro
"Gioventù
rurale"
e
"Assicurazione e questioni
sociali in agricoltura".
Inoltre, parallelamente al
congresso è previsto questo
anno un incontro internazionale delle cantine cooperative vinicole.
Giro d’Italia: successo dello stand della Cia con i
prodotti italiani
L’agricoltura “conquista” il Giro d’Italia. La seconda tappa
della corsa, la Mons-Charleroi Marcinelle, ha visto protagonista proprio il mondo agricolo e questo grazie alla
Confederazione italiana agricoltori che per l’occasione ha
allestito nella città belga un grande stand con tantissimi prodotti tipici del nostro Paese. Uno stand che ha riscosso un
grandissimo successo.
La “postazione” della Cia è stata “assalita” da moltissimi
visitatori e anche da ciclisti e dal personale del Giro.
La tappa di Charleroi Marcinelle, come si sa, è stata scelta
per la ricorrenza dei cinquant’anni dalla tragedia (esattamente l’8 agosto del 1956) dove morirono 138 italiani rimasti intrappolati nella miniera di carbone.
La Giunta Regionale ha approvato il
Programma di Tutela ed Uso delle
Acque. L'Autorità di bacino del fiume
Po ha espresso il parere di conformità
nel Comitato Tecnico del 21 dicembre
2005: il Ptua è stato quindi definitivamente approvato lo scorso 29 marzo
2006.
Con l'approvazione del Programma di
Tutela ed Uso della Acque si completa
un percorso teso a definire gli obiettivi
da raggiungere di qualità delle risorse
idriche, e le azioni da adottare in modo
coordinato per il loro raggiungimento.
Il Consiglio regionale ha inoltre approvato i regolamenti che disciplinano l'uso
il risparmio ed il riuso delle acque, lo
scarico delle acque reflue nonché lo scarico delle acque di prima pioggia (Burl
n.13 del 28 marzo 2006, 1° supplemento ordinario). I testi, unitamente al
Programma di Tutela ed Uso delle
Acque, sono disponibili sul sito
dell'Osservatorio Servizi di Pubblica
utilità (www.ors.regione.lombardia.it).
“Donne in Campo” della Lombardia si
terrà giovedì 8 giugno a Milano, ospitata nella sala Guicciardini della Provincia
di Milano.
Italia
Petrolio: il “caro-gasolio” colpisce pesantemente anche l’agricoltura. Tre mesi di prezzi
Agricoltori e Slow Food, una record costano 70 milioni di
passione in comune: il gusto euro alle imprese
per la qualità
Il continuo vertiginoso rincaro del
Domenica 14 maggio 2006 si è svolto a
Milano il Congresso Regionale di Slow
Food, il movimento internazionale a
sostegno della cultura del cibo e del
vino. Paola Santeramo, Presidente della
Confederazione Italiana Agricoltori di
Milano e Lodi, ha portato il saluto degli
imprenditori agricoli ai cultori dell'eccellenza gastronomica, affermando che
"non ci può essere buon cibo e buon
vino senza prodotti di qualità, non c'è
buona tavola senza buona agricoltura".
La collaborazione tra Cia e Slow Food
in Lombardia è una realtà ormai consolidata, a dimostrazione della comune
passione per la qualità. A Milano, in particolare, il Cinema Slow Food e i
Giovedì Golosi alla Libreria Feltrinelli
rappresentano uno stimolante punto di
incontro tra un crescente pubblico e i
produttori. Ed è proprio questo l'obiettivo che la Cia si propone di condividere
con Slow Food: superare le diffidenze
verso un'agricoltura sospettata di saccheggiare le risorse in nome della produttività e far apprezzare, attraverso la
promozione dei prodotti tipici, l'impegno che le imprese agricole perseguono
pur tra mille difficoltà per assicurare
qualità e sicurezza alimentare e mantenere vivo uno dei patrimoni più preziosi
del nostro Paese: la coltivazione di
materie prime genuine che permettono
l'eccellenza gastronomica che tutto il
mondo ci ammira.
"La sintonia tra Cia e Slow Food è naturale - ha affermato Paola Santeramo,
riscuotendo il vivo apprezzamento dei
congressisti lombardi - come naturali
sono gli ingredienti che gli agricoltori
producono e Slow Food promuove con
sapienza e passione".
Associazione
“Donne
in
Campo” della Lombardia,
assemblea elettiva l’8 giugno a
Milano
L’assemblea elettiva dell’Associazione
petrolio, che ha portato a nuovi record
assoluti del prezzo della benzina e del
gasolio, pesa in maniera sempre più
pesante anche sulle imprese agricole che
hanno visto, nei primi tre mesi dell’anno, lievitare i costi della “bolletta petrolifera” di oltre il 15 per cento rispetto
allo stesso periodo dello scorso anno. Il
che ha significato un maggior esborso di
70 milioni di euro da parte dei produttori agricoli. A rilevarlo è la CiaConfederazione italiana agricoltori per
la quale il settore, che già è costretto ad
operare in una situazione di grave crisi
strutturale, si trova ad affrontare un’altra
emergenza costituita proprio dal carocarburante.
Già nel 2005 -ricorda la Cia- gli agricoltori hanno dovuto fare i conti con crescenti costi di produzione e previdenziali. E quelli relativi al carburante hanno
inciso in maniera allarmante. Basti pensare che nel corso dell’anno scorso le
aziende hanno dovuto sborsare 250
milioni di euro in più rispetto al 2004 a
causa delle vertiginose lievitazioni del
petrolio.
Le imprese agricole che più hanno risentito dell’aumento -afferma la Cia- sono
quelle serricole che fanno uso del gasolio per riscaldare gli ambienti dove si
coltivano, in particolare, ortaggi, fiori e
piante. Ma anche nella zootecnia i consumi di carburante hanno fatto sentire i
loro effetti, soprattutto per quello che
concerne il riscaldamento delle stalle e
gli impianti di mungitura. Stesso discorso per le macchine agricole, il cui uso ha
fatto crescere gli oneri per le aziende
nella voce energetica.
“I produttori agricoli, al pari dei consumatori, continuano a subire -sottolinea il
presidente nazionale della Cia Giuseppe
Politi- le negative conseguenze dei rincari registrati nel campo energetico.
Aumenti che si sono contrapposti alla
costante diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli praticati nei campi. E que-
Borsa merci telematica: uno
strumento per lo sviluppo del
mercato
Politi ha ricordato che l’istituzione della
borsa merci telematica è stata definita da
un recente decreto del ministero delle
Politiche agricole e deriva dalla precedente esperienza di Meteora Spa che
risale al 2000. Esperienza assai ristretta,
interessando appena ventotto mercati e
quantità contrattate non significative al
livello nazionale.
“L’obiettivo della nuova Borsa -ha detto
il presidente della Cia- deve essere quello di utilizzare gli strumenti tecnologici
telematici per semplificare, migliorare
la trasparenza e la capacità di contrattazione tra gli operatori in tempo reale e
senza la necessità di disporre fisicamente del prodotto nella sede della contrattazione”.
“Sebbene gli operatori accreditati alla
nuova Borsa telematica nella fase di
sperimentazione siano 967, anche in
questo caso -ha rilevato Politi- siamo a
livelli di contrattazione ancora ridotta.
In altri paesi anche europei, in particolare per alcuni prodotti (ad esempio florovivaismo in Olanda), ci sono esperienze
significative. Per il futuro si tratterà di
valutare l’interesse e le adesioni che si
registreranno tra gli operatori, nonché
l’effettivo grado di trasparenza che si
determinerà nelle contrattazioni. Infine,
bisognerà valutare il peso che il mondo
agricolo potrà esercitare nell’ambito
della gestione e delle controllo di questo
strumento”.
Agia e Anga: tutelare il “full
made in italy “a tutto vantaggio
dei consumatori
''Solo il marchio ‘full made in Italy’,
accanto al bollino europeo, potrà garantire certezza e sicurezza alimentare a
tutto vantaggio dei consumatori ''. Lo
sostengono Anga e Agia, le organizzazioni giovanili di Confagricoltura e CiaConfederazione italiana agricoltori che
partecipano al convegno dei giovani
agricoltori europei (Ceja) di Orvieto:
''Competitività e sostenibilità: modello
di sviluppo del made in Europe''.
I giovani agricoltori hanno sottolineato
poi la ''necessità di riuscire a valorizzare
adeguatamente il prodotto completamente italiano. Dal grano italiano si produce pasta italiana, dalla frutta italiana
si ottengono succhi e marmellate italiane, dall'uva italiana verra' il vino italiano...''.
Impresa Agricola
maggio 2006
Anga e Agia sono convinte che ''esiste ancora
grosso spazio per l'internazionalizzazione
dell'agricoltura italiana perchè i prodotti dell'agroalimentare veramente italiani commercializzati a livello mondiale rappresentano
solo l'8 per cento del totale dei prodotti scelti
in base all'italian sound. Ma è necessario avvertono- riuscire ad assicurare alle imprese
agricole ed ai tanti giovani che hanno scelto
di impegnarsi in questo settore un contesto
adeguato alla competizione internazionale
attraverso l'adeguamento delle strutture, l'informazione, la formazione e la capacità di
fare sistema''.
Europa - Mondo
Bilancio Ue: le risorse finanziarie
restano insufficienti per ridare slancio allo sviluppo e alla competitività
“E’ un’iniziativa che ci trova d’accordo. Ogni
tipo di pirateria, compresa quella agro-alimentare, deve essere combattuta con la massima fermezza al fine di tutelare sia i consumatori che i produttori, sradicando un fenomeno che provoca gravi danni all’economia e
al mercato”. Lo ha sostenuto il presidente
della Cia-Confederazione italiana agricoltori
Giuseppe Politi in merito alla proposta di
direttiva della Commissione Ue per adottare
un dispositivo penale comunitario in materia
di reati contro la proprietà intellettuale.
“La nostra organizzazione -ha aggiunto
Politi- da tempo insiste sull’esigenza di introdurre un sistema di tutela per le produzioni
tipiche e tradizionali, mettendo in atto un
sistema sanzionatorio, anche di natura penale.
Non caso, nei mesi scorso abbiamo presentato, insieme a Legambiente, una proposta di
risoluzione comunitaria per combattere l’agropirateria e la contraffazione alimentare
che prevede, tra l’altro, anche un forte impegno comunitario in sede Wto per l’istituzione
di un registro multilaterale delle indicazioni
geografiche”.
Un’energica azione contro agropirateria e contraffazione alimentare.
Buona la proposta Ue
Secondo il presidente della Cia, è necessario
che la protezione agroalimentare, prevista
oggi solo per vini e liquori, sia estesa a tutti i
prodotti a denominazione d’origine, da riportare in un registro internazionale, strumento
legale per tutti i membri della Wto. E’ una
battaglia negoziale molto difficile, ma fondamentale per contrastare l’agropirateria. Una
battaglia tanto più indispensabile quanto più
si evidenzia come siano proprio i mercati
internazionali a costituire lo scenario in cui le
produzioni di qualità possono potenzialmente
avere i margini di crescita maggiori”.
“I pirati dell’agroalimentare -ha sottolineato
Politi- sono in continua attività, anzi sono
Notiziario
ancora più audaci e forti. L’Italia, subito dopo
la Francia, è la più colpita dalla contraffazione, dai ‘falsi d’autore’ dell’alimentazione.
Ogni anno la nostra agricoltura perde 2,5
miliardi di euro a causa del crescente assalto
dell’agropirateria sui mercati internazionali:
dai prosciutti all’olio di oliva, dai formaggi ai
vini, dai salumi agli ortofrutticoli è un continuo di imitazioni che provocano danni rilevanti ai nostri Dop, Igp e Stg, che rappresentano invece la punta di diamante del made in
Italy”.
Il nostro Paese detiene un consolidato primato a livello comunitario con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine
tutelata. Con 155 riconoscimenti su circa 700,
abbiamo ormai una quota superiore al 21 per
cento nel “paniere europeo”. “E la proposta di
direttiva della Commissione Ue -ha concluso
il presidente della Cia- può rappresentare un
utile strumento per contribuire a debellare
contraffazione e pirateria che attualmente
rappresentano un elemento di grande preoccupazione, non solo per il mondo agricolo”.
Giuseppe Politi eletto nell’Esecutivo della Fipa
Il presidente nazionale della CiaConfederazione italiana agricoltori Giuseppe
Politi è stato eletto nel Comitato Esecutivo
della Federazione internazionale dei produttori agricoli (Fipa). L’elezione è avvenuta nell’ambito del 37° Congresso dell’organizzazione in corso a Seul , in Corea. Congresso
che ha confermato alla presidenza Jack
Wilkinson.
L’elezione del presidente Politi è un importante riconoscimento per il ruolo e l’impegno
svolto dalla Cia a tutela e valorizzazione degli
agricoltori e della loro attività sempre più
densa di difficoltà e problemi.
Il congresso di Seul, che si svolge in concomitanza con le celebrazioni per i 60 anni della
Fipa, ha anche approvato la “Carta mondiale
degli agricoltori” alla quale ha dato un fattivo
contributo la Cia con indicazioni e proposte
tese a difendere il lavoro dei produttori agricoli, salvaguardandone gli interessi.
Il Congresso della Fipa, che si chiuderà il
prossimo 20 maggio, sta affrontando, in particolare, i problemi sull’ambiente, come la
desertificazione, i cambiamenti climatici e le
energie rinnovabili, sulle questioni commerciali, come i negoziati del Wto, sulla salute,
come la sicurezza e l’etichettatura degli alimenti e sulla cooperazione per lo sviluppo
agricolo sostenibile.
Grave lutto per la Cia in
Lombardia, ci lascia Gianni Merati
presidente di Cipa-at Lombardia
7
Un salasso per l’Italia, serve più efficienza
La Ue impone all’Italia un
rimborso di 61 milioni di euro
L
a Commissione europea ha chiesto agli
stati membri il rimborso di 128,2 milioni di
euro nel quadro delle spese
della Pac.
In virtù di una decisione
adottata dalla Commissione
europea, gli Stati membri
dovranno rimborsare un
importo totale di 128,2
milioni di euro, corrispondente a spese irregolari nell'ambito del bilancio agricolo
Ue. Il recupero di questo
importo è legato a procedure
di controllo inadeguate o al
mancato rispetto delle norme
comunitarie in materia di
spese agricole. Gli Stati
membri sono responsabili
del pagamento e della verifica delle spese effettuate nell'ambito della politica agricola comune (Pac), mentre la
Commissione deve garantire
che essi abbiano fatto un uso
corretto dei fondi.
Commentando la decisione, il commissario per l'agricoltura e lo sviluppo rurale
Mariann Fischer Boel ha
dichiarato: "Si tratta di una
procedura fondamentale per
garantire che i fondi stanziati nell'ambito della Pac vengano usati correttamente e
che gli importi indebitamente versati siano recuperati.
Negli ultimi anni sono stati
compiuti progressi considerevoli per migliorare i controlli e intendo adoperarmi
affinché tali sforzi proseguano in futuro".
Queste le principali rettifiche finanziarie:
La recente decisione, la
ventunesima a partire dalla
riforma del 1995 relativa al
sistema per il recupero degli
importi indebitamente versati nell'ambito della Pac, prevede il recupero di fondi
presso
il
Belgio,
la
Germania, la Spagna, la
Finlandia, la Francia, l'Italia,
i Paesi Bassi, il Portogallo, la
Svezia e il Regno Unito. Le
principali rettifiche comprendono in particolare:
- 32,07 milioni di euro
chiesti alla Francia nel quadro dell'aiuto compensativo
per le banane: mancato
rispetto dei criteri per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, controlli
quantitativi e qualitativi inadeguati, sopravvalutazione
dell'aiuto e mancata applicazione di sanzioni.
- 30,02 milioni di euro
chiesti all'Italia per la man-
Negli scorsi giorni ci ha lasciati Gianni
Merati, imprenditore agricolo e cooperatore
cremasco, da sempre impegnato come dirigente della Confederazione a Cremona e a
livello regionale, ricoprendo con passione da
anni l'incarico presidente di Cipa-at
Lombardia. La prematura dipartita di Gianni
addolora profondamente tutti i colleghi dell’organizzazione che si stringono con affetto
intorno ai famigliaItalia
ri e ai suoi cari.
La Cia lombarda
Ortofrutticoli: mancata applicazione di sanzioni, carenze nei controlli
nell'ultimo saluto a
prodotti ritirati dal mercato
Gianni
Merati
Ortofrutticoli: mancato rispetto dei termini di pagamento
ricorda il suo
Ortofrutticoli: esecuzione inadeguata di controlli essenziali
instancabile impegno per la crescita
Prodotti lattiero-caseari: mancato rispetto della normativa, carenze
dell'agricoltura e
controlli, mancato rispetto del tasso minimo di controlli
dei suoi strumenti
Seminativi: mancata applicazione di sanzioni
economici e associativi per i quali
Seminativi: scarsa qualità delle ispezioni classiche in loco
ha sempre messo a
Sviluppo rurale: carenze nel sistema di gestione, controllo e sanzioni
disposizione le sue
Audit finanziario: mancato rispetto dei termini di pagamento
grandi doti umane
e imprenditoriali.
cata applicazione di sanzioni
e l'inadeguatezza dei controlli sui prodotti ritirati dal mercato nel settore degli ortofrutticoli.
- 30,94 milioni di euro
sempre chiesti all'Italia per il
mancato rispetto dei termini
di pagamento in vari settori.
Nella tabella a piè pagina
che pubblichiamo il dettaglio
di questo salasso per l’Italia
che sta ad indicare come il
sistema pubblico dedicato ai
finanziamenti in agricoltura
abbia la necessità di maggiore efficacia e efficienza.
(milioni di euro)
sui
30,02
nei
4,41
7,71
0,3
7,98
0,60
3,75
30,94
fonte: Bollettino Cia Europa
Impresa Agricola
maggio 2006
8
Attualità
Approcci diversi tra i paesi membri sulla coesistenza, conferenza a Vienna
Ogm e coesistenza, prosegue
la discussione in tutta Europa
I
n una riunione svoltasi a
Parma, che ha visto la
partecipazione di numerose organizzazioni non
governative (Ong) ambientaliste, l’Autorità Europea per
la Sicurezza Alimentare
(Efsa) ha discusso questioni
scientifiche e procedurali
relative alla valutazione del
rischio degli organismi geneticamente modificati (Ogm).
Nella sua introduzione,
Herman Koëter, direttore
esecutivo
ad
interim
dell’Efsa, ha illustrato il
ruolo dell’Efsa in quanto
organismo pienamente indipendente incaricato della
valutazione del rischio degli
alimenti e dei mangimi.
Koëter ha affrontato questioni fondamentali quali l’approccio scientifico e la selezione degli esperti dell’Efsa,
le dichiarazioni di interesse e
la confidenzialità. I membri
del gruppo Gmo dell’Efsa
hanno presentato una visione
più dettagliata del processo
di valutazione del rischio,
concentrandosi in particolare
sulla base scientifica per la
valutazione della sicurezza
di alimenti e mangimi, sull’impatto ambientale e sul
monitoraggio. Le Ong partecipanti
rappresentavano
Greenpeace, Amici della
Terra, l’Ufficio ambientale
europeo, GM Free Cymru e
Gene Watch. Nelle presentazioni, le Ong hanno illustrato
i loro punti di vista sugli
Ogm, incentrandosi su questioni quali gli approcci statistici e la natura dei dati presi
in considerazione nella valutazione del rischio. Hanno
inoltre condiviso i loro punti
di vista su valutazioni già
avviate dall’Efsa. Una relazione sui risultati della
riunione sarà pubblicata
prossimamente sul sito web
d e l l ’ E f s a :
http://www.efsa.eu.int/stakeholder_stakeholder_consultative_platform/technical_m
eetings/catindex_en.html
La Commissione europea
ha pubblicato una relazione
sulle misure nazionali volte a
garantire la coesistenza delle
colture geneticamente modificate con l’agricoltura convenzionale e biologica. La
principale conclusione a cui
giunge il documento è che, al
momento, l’elaborazione di
una normativa europea sulla
coesistenza non sembra giu-
Certezze per agricoltori e sicurezza per i consumatori, “no” all’appiattimento
La Cia dice: chiarezza e precauzione
“G
li Ogm non servono alla nostra
agricoltura”.
Così il presidente nazionale
Giuseppe Politi ha ribadito la
posizione
della
CiaConfederazione italiana agricoltori su questo delicato
problema intervenendo alla
tavola rotonda che si è svolta
a Roma nell’ambito del convegno
promosso
dal
Consiglio dei Diritti Genetici
sul tema “Grano o grane:
Ogm alla prova di Governo”.
Politi ha ricordato l’impegno della Cia “a centrare la
sua azione su capisaldi irrinunciabili: produzioni di
qualità, cioè un’offerta differenziata, con alto contenuto
di tradizioni e di servizio;
sicurezza alimentare e principio di precauzione, cioè
rispetto delle norme e dei
principi della salute pubblica, informazione e tracciabilità; certezze per gli agricoltori, cioè regole per la coesistenza e sistema dei controlli, perché siano messi in
grado di programmare gli
ordinamenti colturali; tutela
della biodiversità e dell’ambiente, cioè recupero e salvaguardia delle varietà tradizionali che rischiano, per difficoltà produttive e di mercato, di scomparire dagli ordinamenti colturali, innovazione delle tecniche produttive
orientate, tra l’altro, ad un
più razionale uso della chimica; ricerca e diffusione
delle innovazioni”.
“Le ultime vicende europee e soprattutto quelle legate alle autorizzazioni per i
mais transgenici -ha aggiunto il presidente della Ciahanno rafforzato la nostra
posizione e le nostre convinzioni rispetto al problema
Ogm. In Italia c’è una diffusa domanda di sicurezza alimentare. Noi intendiamo
puntare sempre più sulla
qualità e la tipicità della
nostra agricoltura, forte perché attinge la sua linfa vitale
da un patrimonio di esperienze e di sapienze antiche che
ha permesso ai prodotti delle
nostre campagne di diventare simbolo del made in Italy
a livello internazionale”.
“Il nostro Paese -ha sottolineato Politi- è stato per
lungo tempo all’avanguardia
per il miglioramento genetico delle piante coltivate. Le
varietà di grano duro uscite
dai nostri laboratori di ricerca sono tra le più diffuse.
Oggi questo patrimonio di
conoscenze rischia di disperdersi”.
“Agli agricoltori, così
come ai consumatori, occorre fornire sempre più ampie
garanzie. C’è bisogno -ha
rilevato il presidente della
Cia- di concrete certezze. E
soprattutto l’Unione europea
è chiamata a dare risposte
chiare. Oggi sulla delicata e
complessa materia degli
Ogm c’è ancora troppa confusione a livello comunitario. C’è la mancanza di una
precisa linea di condotta. Per
questa ragione chiediamo
prima di tutto che i controlli
siano più severi. Non possiamo lasciare poco protetto un
fronte verso il quale è molto
sensibile l’attenzione dei
consumatori, della società
nel suo complesso. Questo,
tuttavia, non significa che
siamo sia oscurantisti. Da
parte nostra non c’è alcuna
preclusione nei confronti
della scienza, della ricerca. Il
tutto, comunque, deve essere
fatto nel pieno rispetto del
principio di precauzione e
della tutela delle esigenze
peculiari delle produzioni di
qualità e tipiche dei territori
agricoli italiani”.
“Chiediamo
che
gli
imprenditori agricoli siano ha sostenuto Politi- messi
nelle condizioni migliori per
programmare liberamente e
con certezze le loro attività
produttive. E partendo da
questo vogliamo impegnarci
per valorizzare la nostra agricoltura, adeguando le produzioni a quelle che sono le
necessità del mercato. Ciò lo
possiamo fare senza Ogm,
ma con le caratteristiche proprie del nostro mondo agricolo”.“Dunque, le parole
d’ordine per noi sono: sicurezza per i consumatori e
certezze per gli agricoltori.
Bisogna uscire -ha concluso
il presidente della Cia- dalle
sterili contrapposizioni e
dagli atteggiamenti strumentali che allontanano la soluzione dei problemi. Noi partiamo da un punto fermo: gli
Ogm rischiano di appiattire
la nostra agricoltura e la sua
ineguagliabile diversificazione territoriale, la sua inimitabile qualità legata al territorio, alle tradizioni e ai
sapori”.
stificata. Ciò a causa della
scarsa esperienza nella coltivazione di piante transgeniche nell’Unione Europea e la
necessità di portare a termine
l’introduzione delle misure
nazionali. Tuttavia, prima di
prendere qualsiasi decisione,
la Commissione si è impegnata a condurre un’ampia e
approfondita consultazione
dei soggetti interessati e la
prima occasione è stata la
Conferenza sulla coesistenza
tenutasi a Vienna dal 5 al 6
aprile scorso. Va ricordato
che le misure di coesistenza
erano state oggetto di una
raccomandazione
della
Commissione già nel luglio
2003. Tali misure consentono che le colture transgeniche e quelle non transgeniche possano essere coltivate
fianco a fianco senza che la
commistione accidentale tra
le due provochi conseguenze
economiche negative. La
Commissione propone di
collaborare con gli Stati
membri e i soggetti interessati al fine di formulare raccomandazioni su misure tecniche di separazione specifiche per le diverse colture.
"Se si vuole garantire ai produttori e ai consumatori la
concreta possibilità di scegliere tra prodotti Gm e non
Gm, è indispensabile elaborare strategie efficaci ed economicamente convenienti
per assicurare la coesistenza", ha dichiarato il
Commissario
per
l’Agricoltura e lo Sviluppo
rurale, Mariann Fischer
Boel. "Qui non si tratta di
salute o di tutela dell’ambiente, dal momento che gli
Ogm sono autorizzati sul
mercato
dell’Unione
Europea solo se ne è stata
comprovata l’assoluta innocuità. L’Ue ha messo a punto
un sistema avanzato di etichettatura e di tracciabilità
per gli Ogm grazie al quale il
consumatore sa esattamente
cosa acquista. Le misure di
separazione sono necessarie
per garantire che i residui
accidentali di Ogm nei prodotti dell’agricoltura convenzionale o biologica si
mantengano entro i limiti
ferrei stabiliti dalla normativa Ue. Le condizioni di coltivazione variano notevolmente da un Paese all’altro e l’esperienza nella produzione
di colture Gm è ancora limitata in Europa. Non sembra
quindi opportuno, a questo
stadio, proporre norme unificate a livello Ue".
Nell’Unione Europea, l’esperienza nella coltivazione
di piante transgeniche è
ancora molto limitata. La
coltivazione commerciale si
è finora limitata a due tipi di
mais geneticamente modificato. In Spagna, nel 2004, il
mais transgenico è stato coltivato su 58.000 ettari, pari al
12% circa della superficie
seminata a granoturco. In
altri Stati membri la coltura è
rimasta circoscritta a poche
centinaia di ettari. Nel Paese
iberico, il mais GM è coltivato dal 1998 in virtù di un
codice di condotta non vincolante. Nel 2003 la
Commissione ha adottato
una raccomandazione recante orientamenti per lo sviluppo di strategie nazionali e
migliori pratiche, intesa ad
aiutare gli Stati membri ad
elaborare strategie nazionali,
legislative o di altro genere,
sulla coesistenza. La maggioranza degli Stati membri
è tuttora impegnata nell’elaborazione di approcci nazionali, mentre quattro Stati
membri
(Germania,
Danimarca, Portogallo e sei
Länder austriaci) avevano
adottato norme specifiche
sulla coesistenza alla fine del
2005. Devono essere ancora
messi a punto programmi di
monitoraggio per verificare
l’efficacia e la convenienza
economica dei provvedimenti adottati.
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Impresa Agricola n. 7 luglio 2006