I movimenti islamici moderni
• Tutti i movimenti islamici moderni nascono come
risposta alla crescita della potenza occidentale e
all’occupazione europea dei territori islamici.
• Per questi movimenti di riforma il periodo di oppressione
e di umiliazione finirà solo se si rinvigorirà l’Islam
tornando alla purezza delle sue origini
• I movimenti di Riforma islamica vogliono far rivivere la
comunità dei credenti così come sarebbe esistita
all’epoca dei califfi ben guidati quando l’Islam aveva
conquistato quasi tutto il mondo conosciuto e aveva
creato lo stato islamico col suo diritto sacro , la shari’a,
l’unità di religione e politica e si proponeva con la jihad la
totale islamizzazione politico-religiosa della terra
• Tornare al Cristianesimo delle origini vuol dire ricostruire una
Chiesa povera, senza potere, far rivivere l’Islam delle origine
vuol dire abbattere i regimi esistenti, ricostruire il califfato e
combattere fino alla vittoria finale gli infedeli.
• In tutti i paesi musulmani, alla prima comparsa degli europei,
sono scoppiati immediatamente movimenti di rivolta.
• Alle rivolte immediate è seguita una elaborazione culturale
con la riproposizione del modello dei primi califfi
• Segue un periodo di occidentalizzazione e laicizzazione con
la formazione degli stati nazionali in Turchia, Egitto, Algeria,
Siria, Iraq.
• Nel 1979 in Iran, con la rivoluzione di Khomeini, viene creata
la prima repubblica islamica, una teocrazia totalitaria. E in
Pakistan si formava il movimento dei talebani che ha
occupato l’Afghanistan instaurando un regime religioso.
• In poco tempo le costituzioni dei paesi islamici vengono
subordinate alla shari’a e quindi, se anche viene ammessa la
libertà di culto, viene proibita la libertà di parola e di
proselitismo
• Il successo politico di molti movimenti islamisti in
Iran ed in altri paesi islamici come l’Indonesia, il
Pakistan e l’Egitto sta però producendo la loro
istituzionalizzazione. E questa comporta sempre
un compromesso con le esigenze della vita
quotidiana e con le forze culturali
occidentalizzanti.
• Molti musulmani incominciano a rendersi conto
che le regole della shari’a sono, in realtà,
pratiche beduine o medioevali inaccettabili in
epoca moderna
Il relativismo culturale europeo
e nuovi movimenti religiosi
• La modernità (e la democrazia) è sorta quando è stata
messa in discussione la fede ed il convincimento di
possedere la verità dei movimenti e delle civilizzazioni
culturali.
• Non è stato negato il diritto di credere nella propria
infallibilità (i credenti di tutti i culti possono continuare a
farlo) ma è stato negato il diritto di imporre le proprie
credenze, le proprie pratiche e le proprie leggi a tutti gli
altri attraverso gli strumenti coercitivi dello Stato
• La costituzione garantisce a tutti il diritto di praticare il
proprio culto, di esporre le proprie credenze e di fare
proselitismo
• Durante il XIX e XX secolo la forza unificante in Europa è
stata la Nazione. Dopo la catastrofe della guerra (con
scontri fra cattolici contro cattolici, protestanti contro
protestanti, socialisti contro socialisti, ebrei contro ebrei)
sono emerse solo forze totalitarie (Comunismo in URSS e il
Nazismo in Germania)
• Dopo la seconda guerra mondiale, in Europa, la forza
unificante è stato l’anticomunismo atlantico volto a frenare
la spinta espansiva dell’URSS.
• Dopo la caduta del Comunismo, Europa e USA hanno
cominciato a separarsi
• L’Unione Europea è tenuta insieme da una forte
burocrazia, ma non ha forti ideali comuni. Di conseguenza
stanno agendo quasi solo le forze non solidaristiche che
portano alla disintegrazione della comunità, dei costumi,
dei valori esistenti
• Al processo di distruzione della tradizione, i sociologi hanno dato
il nome di postmoderno perché avevano identificato la modernità
con il Marxismo. In realtà si deve parlare di relativismo culturale
perché l’unica credenza vera, indiscutibile è che non ci sono
verità, che tutte le religioni, tutte le culture, tutte le morali sono
uguali, e quindi prive di valore
• Il relativismo culturale è una forma di disordine e, di
conseguenza, costituisce la precondizione per la nascita di nuovi
movimenti
• Come reazione al disordine e al relativismo culturale, si fa strada
un bisogno di certezze dogmatiche. Molti europei si convertono
all’Islam, affascinati dal suo rigore, perché è una religione che
critica l’immoralità, la corruzione, la degenerazione
dell’occidente, crea un forte cemento comunitario.
• Da tutto questo scaturisce una sorta di scontro religioso fra
cristiani ed islamici
Il caso dell’India
• Sia l’India che la Cina non sono civilizzazioni culturali,
non sono nate da movimenti; sono civiltà. Ed in nessuna
delle due si è radicata la struttura dello stato nascente
• Anche nella cultura indiana sorge il desiderio di
mutamento, la speranza in una vita felice, ma non
diventa progetto sociale e politico
• In India le élite dominanti hanno sempre svuotato di
significato i movimenti di rivolta o di rinnovamento che
sono sorti nel corso dei secoli. L’hanno fatto
trasformandoli in caste
• Il movimento nazionalista guidato da Ghandi (che unisce
indù e musulmani) combatte contro il comune avversario
inglese. Non essendoci stata la fusione fra indù e
musulmani, non appena ottenuta l’indipendenza, si
scontrano e si separano in modo sanguinoso
• Il pluralismo induista con le sue camere di
compensazione costituite dalle caste, eviterà lo sviluppo
di movimenti. Lo sviluppo economico non è riuscito a
frantumare e distruggere le isole di solidarietà
tradizionali delle caste.
• Non si vedono segni della comparsa di movimenti
nemmeno oggi, nonostante sia in atto una crescita
economica addirittura vertiginosa
La Cina
• Anche la Cina non è una civilizzazione culturale nata da un
movimento, è una civiltà.
• La società cinese è sempre stata centralista e gerarchica, e non ha
mai ammesso dissensi o tentativi di delegittimare l’autorità
dell’imperatore o del padre. I movimenti collettivi hanno perciò
potuto svilupparsi solo sotto forma di società segrete.
• I movimenti collettivi non hanno mai avuto un ruolo paragonabile a
quello avuto in Occidente, dove hanno continuamente sfidato
l’autorità. Lo Stato cinese non ha mai sopportato opposizioni e
pluralismo
• Nei due secoli appena trascorsi i principi di base dei movimenti
occidentali sono comunque stati iniettati nella cultura cinese. E
sappiamo che l’attuale vertiginoso sviluppo economico può produrre
disordine foriero di nuovi movimenti.
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Diapositiva 1 - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali