Universalismo e relativismo: voci critiche nel dibattito contemporaneo sui diritti umani Barbara Henry – Istituto Dirpolis Scuola Superiore Sant’Anna Pisa “La dignità degli esseri umani è inviolabile” (Articolo 1 della Costituzione della Rebubblica Federale di Germania) Come procedere ? 1)Contestualizzazione del dibattito sui diritti umani 2) Definizione/chiarificazione dei due termini ‘Universalismo – Relativismo’. L’Universalismo messo in crisi: “valori asiatici”, culturalismi e riflessione di genere 3) Rettifiche rispetto ai tre ambiti concettuali Nel contesto in cui è stata redatta la Dichiarazione Universale (1948) e la Costituzione della democrazia ricostruita sulle ceneri del terzo Reich, "gli strumenti di promozione dei diritti umani [...]non esprimevano il trionfalismo e la sicurezza di un'Europa imperiale, ma la riflessione di una generazione stanca di guerra sul nichilismo europeo e sulle sue conseguenze“ (Ignatieff, 2001) La Dichiarazione fa parte di una riorganizzazione più ampia dell’ordine normativo delle relazioni internazionali del dopoguerra, intesa a frapporre ostacoli alla barbarie di cui la ‘civilissima’ Europa era stata artefice, testimone, e, nei destini di milioni di ‘sommersi’ (Levi), in gran misura suoi cittadini, anche vittima. Norberto Bobbio così ha interpretato la nuova stagione (post-giusnaturalistica e novecentesca): “i diritti naturali sono diritti storici”, cioè: sono nati in certe circostanze, contrassegnate da lotte per la difesa di nuove libertà contro vecchi poteri…” Chi difende oggi l’universalismo - e da dieci anni lo stato della discussione non è mutato di molto - si pronuncia contro la pretesa di 'fondare' teoricamente I diritti: perché ? Le giustificazioni di tipo fondativo (la natura umana, il bene per il genere umano) rimandano ad assunzioni metafisiche molto controverse e finiscono per dividere. Si tratta piuttosto di interrogarsi su ciò che i diritti umani 'fanno‘: sono la cassetta degli attrezzi contro l’oppressione Una giustificazione storica e prudenziale non ha bisogno di appellarsi ad un'idea della natura umana o del bene ed è dunque compatibile col pluralismo morale: per convergere sui diritti umani non si deve essere d'accordo su ciò che è bene, ma su ciò che è indiscutibilmente sbagliato (Ignatieff) Universalismo e relativismo Questione del Fondamento e suo accantonamento Impossibilità di un “fondamento assoluto” e ricerca di altre strategie di giustificazione possibili Universalismo e relativismo Quattro argomentazioni per dire che non è possibile reperire un fondamento assoluto 1. tautologia della definizione diritti dell’uomo (corto circuito fra forma e contenuti): tutti gli esseri umani hanno diritti umani in quanto esseri umani ; 2. diritti: classe strutturalmente variabile al proprio interno - mutamento nella tipologia e nelle relazioni di indivisibilità tra diritti sociali e diritti economici: proprietà privata in primis Uiversalismo e relativismo 3. Diritti umani: classe eterogenea: diritti con status diversi: diritti che valgono in ogni situazione in modo assoluto (tortura) ma molti altri che entrano in conflitto con i diritti di altra specie e di altri soggetti (libertà di espressione e il diritto alla tutela del privato e dei valori costituzionali) 4. rischio inflattivo che vanifica la individuazione di un nucleo minimo e saldo, e quindi suscettibile di tutela effettiva: “se tutto è fondamentale niente è fondamentale” Universalismo e relativismo Più rilevante del fondamento è il problema della TUTELA e PROTEZIONE dei diritti ogniqualvolta vengano violati; necessità del consenso sull’identificazione dei diritti, dei soggetti lesi e sull’avvenuta violazione. Il consenso ampio in un dato momento storico è l’argomento (minimalista, prudenziale, pragmatico) degli universalisti. Universalismo e relativismo Uno dei paradigmi della posizione relativista: “valori asiatici”: espressione sorta in ambito strettamente politico alla fine del secolo scorso e poi trasferita all’ambito teorico Universalismo e relativismo Nozione e nomenclatura attribuita a Lee Kuan Yew, fine anni novanta del XX secolo, ex primo ministro di Singapore, adottata successivamente anche da Mahathir Mohamad (primo ministro malese), da Ishihara Shintaro (ex ministro giapponese ed esponente del partito liberaldemocratico nipponico), da Tung Chee Wah (chief executive dell’ allora regione amministrativa speciale di Hong Kong) e da altri leader dell’Asia orientale Universalismo e relativismo Esempi di ‘valori asiatici’ vs valori occidentali Comunità (o "gruppo") vs Individuo Armonia sociale vs Libertà individuale Dovere soggettivo vs Diritto soggettivo Diritti economici vs diritti politici Sviluppo economico vs Sviluppo delle libertà (Capitalismo senza diritti di libertà) Universalismo e relativismo Valori asiatici. Assimilabili ai valori confuciani, con alcuni distinguo Confucio (551 ca. – 479 a.C.): ‘sistematore’ (ma anche innovatore) delle dottrine filosofiche, politiche, sociali della Cina classica. Idea centrale: l’individuo si esprime non come atomo, ma come iscritto all’interno della comunità (familiare, politica, sociale) Dignità umana contestualizzata Universalismo e relativismo Cosa accomuna l’argomento critico avanzato dai fautori dei «valori asiatici» al più ampio versante del ‘relativismo culturale’ ? In una frase: le culture sono autocentrate e impermeabili. I seguenti tre punti fra loro connessi specificano ‘la strategia d’attacco’ dei relativisti Universalismo e relativismo La dottrina dei diritti umani non può essere fondata razionalmente: i diritti umani non hanno fondamento filosofico, teorico. Non è possibile dimostrare che i diritti umani ineriscono alla natura umana o alla sua razionalità. (Ricordate all’inizio la strategia difensiva del minimalismo morale scelta dagli universalisti ?) Universalismo e relativismo L’universalità dei diritti umani è un postulato mancante di conferme sul piano teorico ed è guardata con sospetto dalle culture non occidentali depositarie di altre tradizioni di pensiero (Confucio, Mencio, tradizione Vedica) Universalismo e relativismo Essendo un prodotto falsamente neutrale ma invece culturalmente determinato (Diritti umani – prodotto culturale occidentale) la dottrina universalistica rischia di riprodurre la tradizione missionaria e colonizzatrice dell’Occidente (H. Bull; D. Zolo). Universalismo e relativismo Il terzo e ultimo argomento contrario all’universalità dei diritti umani è il più pericoloso, e fortemente debitore dell’assunto, latitudinario rispetto agli studi di genere, che ha decostruito la falsa neutralità del soggetto razionale unitario Universalismo e relativismo Il pensiero di genere non ha soltanto incrinato la falsa neutralità del soggetto pensante della razionalità occidentale (in realtà il ‘solo’ maschio adulto) ma ha aggiunto un ulteriore apporto, critico, sì, ma arricchente lo stesso linguaggio dei diritti Universalismo e relativismo I limiti del ‘linguaggio’ dei diritti discendono dai debiti di esso verso la prospettiva atomistica relativa alla concezione del soggetto quale individuo privo di relazioni, privo di legami e di dipendenze (visione tipica della tradizione liberale nella sua accezione classica, peraltro criticata da varie correnti di pensiero; gender studies, interazionismo, comunitarismo) Universalismo e relativismo Sulla base di questa concezione i rapporti tra individui sono esclusivamente pensati come relazioni tra soggetti eguali ed autonomi, posti in una condizione iniziale di parità. Invece, si deve partire dalle diseguaglianze reali, non dall’eguaglianza ideale, dalle ingiustizie, non dalla “Giustizia” (A. Sen, The idea of Justice) Universalismo e relativismo Ciò che di ciascun soggetto deve potersi rilevare (Gender studies, Gilligan, Wolgast e altre) è tanto quello che lo differenzia e che lo rende un individuo particolare a partire dalle sue dipendenze tanto quello che lo accomuna agli altri/e, nelle relazioni e contesti reali, e anche in una fusione di contesti e di punti di vista diversi. Specificazione dei diritti e dei soggetti incarnati titolari di diritti/apertura degli orizzonti culturali, contestuali (Svolta ermeneutica, Gender sensitivity) Universalismo e relativismo Due grandi differenze rispetto agli ‘asian values’ Il riconoscimento della specificazione culturale di un valore non ne decreta l’inutilità o la perniciosità per altre culture, soggetti, gruppi Ascoltiamo i soggetti lesi nelle realtà storiche reali, in continua modificazione e normalmente diversi da come noi osservatori/osservatrici li pensiamo; le donne dei paesi totalitari e fondamentalisti vogliono i diritti umani come diritti delle donne Universalismo e relativismo I diritti: strumenti da adeguare ai contesti diversi per contrastare, decostruendole/erodendole dall’interno, le diverse forme di oppressione e di asimmetria di posizione (cfr. Braidotti, Loretoni, Henry).. Paragone con Sen. Partire dalla sensibilità per le ingiustizie effettivamente perpetrate, iniziare dalle violazioni dei diritti.