DALLA LETTERATURA Aggiornamento delle linee-guida per il trattamento di soggetti a rischio per punture accidentali da aghi infetti Updated U.S. Public Health Service guidelines for the management of occupational exposures to HBV, HCV, and HIV and recommendations for postexposure prophylaxis. MMWR Morb Mortal Wkly Rep 2001;50(RR-11):1-52. In questi ultimi anni sono state rese disponibili diverse nuove terapie dell’epatite B, dell’epatite C e delle infezioni da HIV; i virus di queste patologie sono gli agenti più frequentemente coinvolti in punture accidentali da aghi infetti di medici, infermieri, ed altri operatori sanitari. Le linee-guida aggiornate dei Center for Disease Control (CDC) di Atlanta (USA) sulle modalità di trattamento dei pazienti esposti a queste contaminazioni evidenziano che pochi interventi presentano un valore profilattico provato. In caso di esposizioni ad alto rischio di epatite B, le nuove raccomandazioni pongono ancora in risalto la vaccinazione e le immunoglobuline specifiche iperimmuni. Non viene invece riservato alcun ruolo all’interferone quale agente utile per la profilassi. In maniera analoga, né la ribavirina né l’interferone (individualmente o in combinazione) impediscono la trasmissione dell’epatite C dopo esposizione. Tuttavia i CDC raccomandano l’indagine frequente dell’epatite C dopo esposizione, perché alcuni dati indicano che l’interferone è più efficace nell’eliminare l’infezione quando la terapia è iniziata precocemente. Le raccomandazioni per la chemioprofilassi dopo esposizione a HIV sono divenute ora più complicate, dal momento che sono possibili molte combinazioni antiretrovirali. Se si ritiene che l’esposizione necessiti di chemioprofilassi, i CDC suggeriscono un ciclo di un mese di una combinazione antiretrovirale di due farmaci (quali zidovudina - lamivudina, stavudina - lamivudina, didanosina - stavudina). Se il rischio della trasmissione è particolarmente elevato (puntura profonda o esposizione a un volume elevato di sangue, soprattutto se il paziente da cui deriva presenta HIV sintomatico o un’alta carica virale) dovrebbe essere aggiunto un terzo farmaco: indinavir, nelfinavir, efavirenz o abacavir. L’eventuale resistenza nota agli antivirali del paziente infettante dovrebbe guidare nella scelta del farmaco più opportuno. Le circostanze in cui avvengono le esposizioni ad aghi infetti sono spesso tutt’altro che chiare (per esempio, il sierostato virale del paziente infettante può essere sconosciuto o l’operatore sanitario può non avere risposto al precedente vaccino anti-epatite B). Alcuni suggerimenti per le azioni appropriate da intraprendere in queste ed in altre situazioni completano le lineeguida dei CDC. Il testo integrale di tali linee-guida è disponibile al sito Internet: http://www.cdc.gov/mmwr/preview/ mmwrhtml/rr5011a1.htm. ▲ Arresti cardiaci fatali e non fatali correlati ad anestesia provocati da errori Fatal and non fatal cardiac arrests related to anaesthesia. Biboulet P et al. Can J Anaesth 2001;48:326-32. “L’origine dell’arresto cardiaco correlato ad anestesia è in genere multifattoriale, comprendendo una stima pre-operatoria inadeguata del rischio, errori o valutazioni sbagliate in corso dell’atto chirurgico e cattive condizioni dei pazienti precedenti l’intervento”. Queste considerazioni sono degli autori di uno studio prospettico su oltre 100.000 anestesie, eseguite in 176 pazienti con stato fisico di 1-4 secondo l’American Society of Anesthesiologists (ASA) presso l’Hòpital Lapeyronie di Montpellier nel periodo 1989-1995. Nei sei anni dello studio sono state eseguite 45.852 anestesie per chirurgia ortopedica, 19.851 per chirurgia pediatrica, 16.325 per chirurgia urologica, 11.985 per interventi di otorinolaringoiatria, 7.756 per interventi maxilBIF Lug-Ott 2001 - N. 4-5