Zona LPN
bollettino non conforme
numero 58 — dicembre 2013
...immutato nel tempo
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ZONA LPN DICEMBRE 2013
LOCRI:
TUTTI IN PIAZZA
pag. 3
CONCERTO PER CARLO
AMICI DEL VENTO
pag. 4
LOCRI ON ICE:
REUNION MUSIC
pag. 5
CARA ANITA:
LA TERRA TI SIA LIEVE
pag. 6
RUPE TARPEA:
VENTI TACCHE
pag. 7
IL DOLORE PAZZO DELL’AMORE pag. 8
AMERICAN HUSTLE
DI D. O. RUSSEL
pag. 9
I° MEMORIAL CARNUCCIO:
FESTA DI SPORT
pag. 10
CANTIERE L.P.N.
pag. 11
ZonaLPN: agenzia di informazione interna a cura dell’ass. cult. LPN
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ZONA LPN DICEMBRE 2013
Pagina 3
LOCRI:
TUTTI IN PIAZZA
La piazza ha vinto, non si tratta di prendere le parti della maggioranza o dell’opposizione, non
si tratta di sostenere questo o quello, la piazza ha vinto, non si tratta di retorica, ma la piazza
vince, vince perché non sei più chiuso, ti apri e riscopri il piacere di uscire sapendo che fuori il
tuo paese, la tua città, perché no la tua gente è lì ad aspettarti. La formula dei weekend è stata
vincente, tutti in piazza partendo dai vini, passando per saperi e sapori e per finire con le associazioni e poi scatenarsi con i locali in piazza, si avete capito bene diversi locali nello stesso spazio, uno vicino all’altro, lasciando da parte egoismi di sorta, sicuramente qualcuno sarà più contento dell’altro, ma che grande maturità da parte di tutti, bene la piazza è tornata a vivere, basta
poco e la gente ritrova la voglia di stare insieme, di incontrarsi, di parlarsi, di confrontarsi, Locri
in questo mese di dicembre ha dimostrato di essere viva, i problemi saranno pure tanti e nessuno li vuol nascondere, ma questa piazza merita, questa gente merita, aspettando il 2014, logicamente in piazza.
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CONCERTO PER CARLO:
AMICI DEL VENTO
Nel giorno del trentennale della scomparsa di Carlo Venturino, pubblichiamo un commento sul
recente “Concerto per Carlo” proprio di suo fratello Marco, anch’egli tra i fondatori degli Amici del Vento.
Avevo anche pensato più volte di lasciar perdere tutto.
Da un paio d’anni, quando ci si vedeva con Guido, e osservavamo l’avvicinarsi di questa ineluttabile scadenza,
dicembre 2013, trent’anni dalla morte di mio fratello Carlo, si finiva sempre lì: “cosa facciamo?”, “un concerto?
Un evento? Un raduno tra amici?”, “ce ne stiamo da soli in montagna a cercare un perché che probabilmente
non arriverà mai?”.Ma frequentemente faceva capolino la convinzione che fosse più opportuno non fare nulla.
Non eravamo più gli stessi, il mondo non era più lo stesso: ognuno vagava per la sua strada, con il suo bagaglio
di ferite, impegnato a districarsi tra gli appuntamenti che ogni esistenza ti presenta in maniera per ciascuno diversa: l’amore, il lavoro, la famiglia, il successo, i fallimenti, le delusioni, le vittorie, le sconfitte. Un andare avanti che, nel bene o nel male, ti allontana comunque da quello che eri trent’anni prima.
Poi venne l’idea. Ma perché non organizziamo un concerto a più voci, una specie di festival dove possano cantare
i più vecchi e i più giovani adattando ai propri umori le emozioni e i contenuti delle nostre canzoni? Una cosa
nuova, una cosa mai fatta? Per mettere nuova linfa nelle vecchie radici? Probabilmente per quel residuo concetto
di militanza che ancora rimane nel fondo della nostra anima sapevamo che non ci si poteva tirare indietro. La
ricorrenza andava celebrata e quello poteva essere il modo giusto. Guido, più pragmatico e sicuramente più entusiasta di me, si buttò anima e corpo nell’organizzazione. Io, travolto dal suo entusiasmo, lo seguii, cercando di
dargli una mano, seguendone le ispirazioni, aggiustandone il tiro e forse anche frenandone, con dubbi, preoccupazioni e perplessità, lo slancio che gli ha permesso di creare da niente un’organizzazione che non ho timore a definire perfetta.
Ma le mie apprensioni, malgrado la struttura del concerto prendesse forma e gli ostacoli venissero superati senza
apparente difficoltà, non cessavano di angustiarmi. Eravamo fuori tempo? Aveva ancora senso quello che volevamo dire con la nostra musica? I giovani di adesso, quegli stessi giovani che partecipavano a mettere in piedi la
serata, parlavano la nostra stessa lingua? Cosa mai poteva esserci in comune tra noi ragazzi degli anni settanta
e questi del duemilaetredici? Non rischiavamo il patetico, il ridicolo o, ancora peggio, quello che ho sempre odiato, la retorica del reduce? Dubbi che mi hanno tenuto compagnia finché non si sono spente le luci e sono salito sul
palco per il saluto d’inizio.
Lì si è rimesso tutto a posto.. Lì ho sentito che il cuore non era cambiato. In quei volti, negli applausi, nella musica che prendeva forma, nella varie figure che si alternavano sul palco dando vita ad armonie a volte sicure a
volte incerte, a interpretazioni più o meno in sintonia con il mio gusto, ho avvertito che se in trent’anni poteva
essere cambiato tutto, non s’era modificato di un briciolo lo spirito che ci univa. Era come essere a casa: una casa
che ci ospitava, differenti e variegati, ma con la stessa voglia di reclamare un’appartenenza. Di sputare in faccia
a un mondo che non ci vuole digerire che si può essere diversi, che il nostro è il vero anticonformismo, che lealtà,
onore e coerenza non sono termini obsoleti. Che ci si può accalorare per qualcosa di più del libero mercato, della
tassazione IMU o di un posto di assessore. Che di un simbolo elettorale non ce ne si fa nulla se bisogna vendere
la propria anima e la propria dignità. Insomma, a farla breve, ho pensato, sull’ultimo accordo di “Amici del
Vento”, che forse fra dieci anni, a Dio piacendo, potrebbe ancora avere senso organizzare qualcosa.
Marco Venturino
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LOCRI ON ICE:
REUNION MUSIC
DI SEGUITO LA NOTA STAMPA DEL COMUNE DI LOCRI
La manifestazione “Locri on ICE” va avanti forte dell’enorme successo che ha riscontrato in
questi primi appuntamenti e “cambia pelle” o meglio stile ed impostazione. Infatti in Piazza dei
Martiri ha preso il via il “Reunion Music Village”, un villaggio musicale che sarà attivo tutte le
sere a partire dalle ore 19:00 fino al 6 gennaio 2014. Le varie serate verranno allietate da spettacoli musicali, con l’esibizione live di numerosi gruppi nell’arco di questi 15 giorni che chiudono
il 2013 e danno il benvenuto al 2014.
Le due attrazioni principali sono previste per il capodanno, con lo spettacolo dei
“QuartAumenta” e il gran veglione di fine anno, mentre il 5 gennaio con i “Taranproject e
Mimmo Cavallaro”.
All’interno di “Locri on ICE”, manifestazione ideata e promossa
dall’Assessorato agli Eventi del Comune di Locri, ci sarà anche spazio
per il “XMas Village”, nei giorni del
27, 28 e 29 dicembre 2013. Tale evento,
patrocinato
dall’Amministrazione Comunale di
Locri, è invece ideato e organizzato
dall’Associazione
Culturale
“Giovani per la Locride”, che partendo da un villaggio idealmente
ipotizzato, verrà realmente realizzato data la presenza delle casette di
legno, dei gazebo e dell’accogliente
villa adiacente fronte Piazza dei
Martiri, raccogliendo al proprio interno differenti attività, come un
concorso fotografico denominato
“Abracalabria”, l’esposizione e la
degustazione di prodotti tipici locali, la presenza di laboratori artigianali di arti e mestieri, nonché differenti performance messe in atto live
da artisti di vario genere.
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CARA ANITA:
LA TERRA TI SIA LIEVE
Ciao Sergio e ciao Anita. In una vigilia di Natale già resa malinconica dal declino della nostra
povera Italia, giunge la notizia della scomparsa di Anita Ramelli. Era la madre di Sergio, militante del Fronte della gioventù ucciso il 29 aprile del 1975 da esponenti della sinistra extraparlamentare.
Per l’arcipelago dei fascisti (ex e post) il ricordo del sacrificio di Sergio è sempre stato accompagnato dalla dimostrazione costante di vicinanza ad Anita ed alla famiglia Ramelli: centinaia di
comunità militanti d’Italia non solo commemoravano il giovane militante del Fronte secondo le
tradizionali liturgie da Bari a Palermo, da Bolzano a Modena e Roma, ma facevano giungere a
mamma Anita messaggi, manifesti, foto e poesie, testimonianza di una memoria viva e immortale. E Anita, che aveva fatto della discrezione e dello stile sobrio la sua regola, ricambiava
sempre con parole di sentito ringraziamento.
In questi 38 anni Anita è sempre rimasta vicina alle varie generazioni dei giovani di destra che
nel nome del figlio hanno sempre trovato motivi di impegno ideale – scrive Ignazio La Russa che fu parte civile nel processo per l’omicidio -. Dopo la signora Mattei scompare purtroppo un’altra delle mamme di quei tanti ragazzi di destra che sono rimasti vittime della violenza
politica”. La Russa assieme ad amici e dirigenti politici ha reso omaggio alla salma di Anita
all’obitorio di Milano. ”Ho appreso della morte avvenuta ieri di Anita Ramelli, mamma di Sergio il giovanissimo militante del Fronte della Gioventù che fu massacrato a colpi di chiave inglese nel 1975 a Milano – commenta invece Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato -. Ci vollero anni per individuare i suoi assassini. Ricordo il processo e il modo composto con cui mamma Ramelli visse quei momenti e ogni occasione di vicinanza alla destra milanese. La battaglia
di verità che nelle aule di giustizia condussero Ignazio La Russa e altri segnò un momento importante nella vita italiana”.
La figlia Simona ha anticipato che i funerali con ogni probabilità si terranno sabato 28 dicembre.
Il nostro pensiero e la nostra preghiera va a Sergio, caduto per l’Idea e ad Anita, mamma coraggio che visse con compostezza un lutto doloroso per se e per la comunità dei postfascisti. La
terra ti sia lieve, cara Anita…
FONTE barbadilloit
A cura di GB
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RUPE TARPEA:
VENTI TACCHE
1993 è stato un anno di grandi cambiamenti per l’Italia e per un certo mondo politico… Mani
pulite, il crollo progressivo dei vecchi partiti, l’inizio della grande liquidazione dello Stato con
una micidiale ventata di privatizzazioni, operazioni tutte che paiono oggi essere venute da lontano, diciamo non troppo farina del sacco degli esecutori, pardon, politici, nostrani.. e a fronte
di questi grandi eventi ne avvenivano altri forse minori ma che riguardano da vicino il cosiddetto nostro mondo, la candidatura di tale Gianfranco Fini a Roma che galvanizzò illusoriamente
per un po’ quello che era stato il composito mondo dell’MSI mentre su un fronte più radicale
partiva quella caccia alle streghe che portò alla legge Mancino, allo scioglimento di Movimento
Politico, Azione Skinhead e al contemporaneo autoscioglimento di Meridiano Zero. Era
nell’aria un cambiamento epocale e di li a poco molte energie del mondo giovanile sarebbero
andate in libera uscita a cercare la loro strada…
…ed è in questo contesto che nel 1993 nasce Rupe Tarpea, quasi in controtendenza a quello
che pare un vento di dissoluzione generale. Dalle ceneri della vecchia Divisione Arte, il Dart,
vecchi amici si ritrovano per mettere nero su bianco il percorso iniziato qualche anno prima,
anche grazie allo stimolo di alcuni brillanti elementi dinamici della nuova generazione. Radio
Pirata è la compilazione su musicassetta che segna la nascita dell’etichetta e fotografa quei fermenti di rinascita di una scena musicale romana… Ci sono gli ex Intolleranza, che partecipano
come Scogliere di Marmo (in pratica un alter ego di Sottofasciasemplice) e Nuova Alba, progetto precursore di Londinium SPQR, vi sono i metallici Sopra Le Rovine, ed i giovanissimi Bete
Et Mechant,che anticiperanno la nuova ondata di gruppi skin romani di metà anni ’90… infine
alla produzione il futuro Dr Zimox, che presterà il suo ingegno a Frammento 56, Hyperborea,
Terre Di Mezzo, Malabestia ed infine Zetazeroalfa, presente sulla compilazione come Zona Abrasiva. Una compilazione come si direbbe “seminale” e che avremo il piacere di proporvi a
breve su questi schermi in formato CD, giusto per celebrare il nostro ventesimo…
Lo spirito di Radio Pirata, è quello che ha sempre animato Rupe Tarpea, ovvero uno spirito di
servizio, trasversale, l’idea di essere uno strumento a disposizione di un mondo un po’ troppo
abituato a farsi male da solo, a perdersi in litigi e divisioni a massacrarsi con pettegolezzi e maldicenze, malcostume oggi orrendamente aumentato con il diabolico internet… E se certo non
può essere una etichetta musicale a cambiare lo stato delle cose, se una cosiddetta unità dell’area
non ci potrà mai essere a livello politico, l’idea non sapremmo se definire se più romantica o
pragmatica che ci siano degli spazi condivisi continuiamo ad avercela e continueremo a dare voce a chi voce nessuno vuol dare… semplicemente perché luoghi del genere devono pur esistere
da qualche parte nel cosmo…Per ora segnamo venti tacche…
Solstizio d’Inverno 2013
a Massimo Morsello
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IL DOLORE PAZZO DELL’AMORE
P. BUTTAFUOCO Bompiani € 15,00
Parlare con un pazzo, fuori di sé, per riportarlo alla ragione o presunta tale, non serve. L’unica via per non impazzire a propria volta è ascoltare, sentire, vivere, lasciar fluire oltre. Lo stesso è per l’amore, cui bisogna credere, sempre; che attraversa la vita e della vita costituisce l’anima, fino alla partenza dell’anima stessa. “Tra la vita
e la morte c’è quindi l’andare, il dover andare” . Capita quindi che nel cammino, in un dato momento, ci si
guardi indietro, e si osservi la trama della vita componendola in una melodia che è fatta dei propri ricordi intrecciati e suonati insieme alle storie di chi la propria vita l’ha attraversata. Alla musica bisogna credere, sempre,
e lasciarla fluire: solo così se ne può cogliere l’essenza. E così che anche Buttafuoco, compone ne “il Dolore
Pazzo dell’amore” una teoria di canti, racconti, nei quali le visioni e gli incontri dell’infanzia narrano il quadro
di un mondo mitico fatto di ninfe e preghiere, il mondo di un bambino che non tarda però ad intrecciarsi con
gli echi di una storia non troppo lontana; la guerra, il terremoto del Belice, la mafia, ma anche il tempo che passa,e molto più semplicemente i parenti, carne e anima del proprio vissuto, che se ne vanno, passano oltre.
Se la magia delle leggende e dei racconti popolari, sono parte essenziale del “mito” della vita che passa, lo sono
allo stesso modo le storie e i vissuti dei protagonisti, colti nell’essenza . Si può andare via, lasciare la propria
terra, ma il passato rimane, è ciò che ci compone. L’eroe di El Alamein può essere parte della propria identità
esattamente come uno zio, onesto proprietario terriero con un passato di prigionia in India.
In questi quadri di anime Buttafuoco non racconta favole, né raccontini eruditi o meno di fatti, storielle, ma
essenza di vita. “Il mondo di ieri è come il silenzio che viene incontro quando si entra in una casa svuotata ormai e fatta ricordo dal destino quando il destino, appunto, porta altrove, in un viaggio, o anche nel dover andare via tutti”. Il ricordo diventa così evocazione; è un continuo incontro di anime quello attraverso il quale si
viene condotti. Sfilano così il Generale Castagna, eroe di Giarabub, ed il milite Zappalà, l’amico Turi e lo Zio
Nino. Pensieri, digressioni, sostanza quasi di sogno; ogni tanto sembra di perdere il contatto con la realtà, manca la terra sotto i piedi e si viene portati a volare tra i ricordi. D’altronde alla “Verità bisogna credere, alla realtà
no; ciò che è reale può essere una menzogna, ed il micragnoso mondo delle cose è quanto di più distante dal
vero”, che ci allontana dall’Illuminazione. Spirito, Anime, si, ma con i piedi ben piantati in una Sicilia evocata
senza particolare enfasi. L’identità è un vissuto e non un artificio, se ne coglie l’essenza senza bisogno di raccontarne i confini. In questa regione reale o mitica, le preghiere alla Madonna hanno la stessa sostanza delle
invocazioni all’Illuminato, al Misericordioso; così non sorprende che alla storia di profonda umanità del Sacerdote Beniamino, possa seguire una riflessione su Allah, e che la Luce che illumina il milite Zappalà sia quella di
Shiva. Lo Spirito non conosce confini, ma abita profondamente ogni terra. Come la morte, che è protagonista
sottesa di molti dei cunti. È qui il vero dolore pazzo, quello a cui non vi può essere consolazione, quello
dell’Amore per la vita, anche quando questa va oltre, protagonista di un eterno ritorno, che abita, ma sfugge la
linearità del progresso. “All’amore bisogna credere, sempre. Anche quando ci fa pazzi di dolore. ( …) E’ tutto
un giocare sulle montagne russe: ebbrezza e poi giù verso i dubbi, anzi la certezza di essere più che dimenticato.
È una giostra conclusa” E quindi anche alla morte bisogna credere, sempre. La morte diventa così non solo
un artificio per raccontare la vita, ma strumento di profondità, un filo a piombo che riporta la centralità della
verticalità della vita. È questa verticalità il filo conduttore dei “cunti”; la verticalità della vita che ascende, sempre. In questo viaggio, lungo questo percorso quindi “Il mondo di ieri non è ricordo, è lievito. Sano, solido e
vivificante”. È una opera molto personale quella di Buttafuoco, si sente la sostanza della propria riflessione,
nella “quotidianità” e nella semplicità dei ricordi, ma anche nella profondità dei pensieri di corsivo, non si ostenta il gusto un po’ snob dell’erudizione che a volte è parso di cogliere altrove. Cuore, anima e cultura camminano paralleli, non si superano, ma vanno insieme oltre.
Vita e più vita, è negli uomini e oltre gli uomini: verticalità, ascensione, Amore ,e soprattutto Spirito.
A cui credere, sempre; perché la “Luce non è una favola”.
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AMERICAN HUSTLE
DI D. O. RUSSEL
Abscam era il vero nome di un’operazione dell’FBI che negli anni '70 incastrò alcuni membri
del congresso con l’aiuto di una coppia di noti truffatori. Irving Rosenfeld che per anni aveva
guadagnato promettendo a persone disperate cifre grosse in cambio di cifre piccole senza mai
corrispondere nulla, fu incastrato assieme alla sua socia e compagna Sydney Prosser e costretto
dall’agente Richie DiMaso ad aiutare l’FBI nell’organizzazione di una truffa ai danni di politici e
mafiosi. Quello che nessuno aveva calcolato era però la devastante presenza della vera moglie di
Irving, un ingestibile tornado di problemi. La storia che David O. Russell trae dalla sceneggiatura di Eric Singer rifiuta subito qualsiasi realismo storico in stile Argo e si getta a capofitto nel
tunnel del grottesco, prediligendo l’uso sfarzesco ed esagerato di costumi d’epoca e parrucche
(eccezionale quella totalmente implausibile di Jeremy Renner) per conferire ai suoi personaggi
quell’aura di amabile vulnerabilità con cui è solito condirli per avvicinarli al pubblico. Dunque è
senza proibirsi nessuna delle sue consuete ruffianerie che Russell ha realizzato forse il suo film
più convincente. Su tutta la vicenda narrata aleggia l’ombra flebile di un conflitto tra i più comuni al cinema, ovvero il rapporto che la finzione instaura con la realtà (cosa implichi cioè per
due individui l'essere uniti dal proporsi a oltranza per quello che non sono), si basasse realmente su questo però American hustle non avrebbe speranze di generare interesse, tanto è svogliata la
trattazione dell'argomento. Nel dipanarsi e intrecciarsi dei rapporti tra i quattro protagonisti è
infatti evidente che sono i piccoli momenti autentici in un mare di bugie quel che David O.
Russel ama filmare e quindi i più sinceri da guardare. Già The Fighter e Il lato positivo mettevano
dei personaggi animati dalle migliori intenzioni di fronte agli ostacoli che le proprie debolezze e
quelle delle persone che gli sono più vicine pongono per il raggiungimento di una vittoria reale,
metafora di una più profonda e spirituale. Sia un incontro di boxe, una gara di ballo o come in
questo caso una serie di arresti di proporzioni sempre più esagerate, il raggiungimento dello
scopo finale nei film di Russell è dimostrazione di qualcosa di più grande e sembra essere sempre subordinato al confronto con la fragilità dei rapporti umani. Dividendo in quattro personaggi (variamente tarpati nelle loro ambizioni, condannati a fregarsi ma anche in grado di salvarsi vicendevolmente) le istanze solitamente portate da una coppia, il regista trova finalmente
la chiave migliore concentrandosi sulla componente determinante del suo cinema: la recitazione. Tutti e quattro gli attori protagonisti, con cui Russell ha già lavorato nei suoi film precedenti, forniscono una prestazione fuori dalle loro rispettive medie. Nonostante espedienti grossolani e dalla mano pesante come la serie di ellissi temporali che saltano eventi importanti della storia per poi recuperarli con brevi flashback, ogni scena di American hustle è sostenuta con una
credibilità e una sincerità sentimentale talmente potenti da iniettare il dramma necessario nei
momenti più divertenti e l’ironia più commovente nei momenti drammatici. Fin dal ruolo più
piccolo ma fondamentale di Jennifer Lawrence a quello del vero protagonista, ovvero l’Irving di
Christian Bale, collettore di ogni frustrazione e portatore dei conflitti più amari senza ricorrere
ai soliti eccessi dell’attore ma attraverso una misura commovente, ogni sguardo sembra poter
materializzare il sogno del cinema di mettere una lente di ingrandimento su quelle sensazioni
umane per le quali non esistono parole.
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I° MEMORIAL CARNUCCIO:
FESTA DI SPORT
LOCRI - «La consegna di questa targa ci permette ancora una volta di esprimere la nostra grande vicinanza alla famiglia di Stefano Carnuccio, indimenticabile direttore sportivo del Locri dei
tempi d'oro, un uomo per bene che non ci spieghiamo ancora, a distanza di tanti anni, come
abbia potuto fare una fine del genere. Di sicuro, noi locresi per bene sconfiggeremo quell'un
per cento di delinquenti, quella sparuta minoranza che merita di essere isolata e che non va
confusa col nome della nostra città». Davanti a Paolo e a Francesco, rispettivamente nipote e
cugino (nonché ex sindaco) del compianto Stefano Carnuccio, l'assessore Alfonso Passafaro ha
colto l'occasione per compiere alcune riflessioni extracalcistiche e intrise di affetto e umanità
verso un grande locrese che non c'è più.
Ma, ovviamente, quello che si è concluso da poco è stato anche un grande pomeriggio di sport.
Una festa del calcio giovanile: così può essere definita la prima edizione del trofeo di Natale
"Città di Locri - Memorial Stefano Carnuccio" riservato alle formazioni under 18.
Ha vinto la grande favorita, ovvero il Catanzaro, ma il Locri si è preso la bella soddisfazione di
arrivare secondo grazie alla vittoria sulla più quotata formazione dell'HinterReggio.
Ma andiamo per ordine. Il pomeriggio è iniziato con l'esibizione dei ragazzini delle scuole calcio cittadine Audax Locri e Accursi Football Academy. Uno sciamare di giovanissimi calciatori
che, osservati da parecchi genitori in tribuna, hanno provato l'emozione di esibirsi nel terreno
di giuoco dei grandi prima dell'inizio del torneo, arbitrato da una triade composta da fischietti
della locale sezione Aia.
Nella prima gara, il Locri ha battuto, un po' a sorpresa l'HinterReggio grazie ad un preciso diagonale rasoterra di Ventimiglia che si è insaccato tra palo e portiere.
Nella seconda gara, invece, il Catanzaro ha battuto l'HinterReggio per 3-0 con una doppietta di
Petrone e un goal di Ottobre.
Con due sconfitte, dunque, la formazione reggina si è classificata terza, col suo capitano che è
stato premiato per la corretta e gradita partecipazione della squadra al trofeo, dallo sponsor della manifestazione Rudy Lizzi.
La terza gara in programma, dunque, assumeva le sembianze di una vera e propria finalissima.
Il Locri ce l'ha messa tutta per bissare l'impresa già realizzata contro l'Hinterreggio, ma nulla ha
potuto contro la supercorazzata giallorossa che alla fine ha vinto 4-1 grazie alle doppiette di Vitale e Spagnolo. Per il Locri, invece, ha segnato il solito Ventimiglia.
La manifestazione si è conclusa con lo scambio di auguri per le festività natalizie, e l'auspicio
che dai valori del calcio giovanile possa partire l'esempio per una società futura migliore di quella attuale.
CONFERENZE, CONCERTI, MOSTRE, DIBATTITI,
SOLIDARIETA’, SPORT, LABORATORIO D’AZIONE
CI TROVI OVUNQUE
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CANTIERE LPN:
ATTIVITA’ MILITANTE
...l’avventura
continua
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- Locri Patria Nostra