patologie correlate alle igg4: una nuova malattia? 18 il punto Giuseppe Luzi G razie alla disponibilità di progredite metodiche di laboratorio e all’incremento delle conoscenze biomediche nel corso degli ultimi due decenni sono state identificate diverse nuove forme morbose e per un certo numero di esse è stata definita una migliore comprensione della patogenesi. In questo ambito un particolare interesse ha assunto una serie di patologie correlate all’immunoglobulina IgG4. Prima di analizzare questo interessante aspetto dell’immunopatologia vediamo una serie di punti essenziali per capire innanzi tutto il ruolo delle immunoglobuline. anticorpi: struttura e funzione Le immunoglobuline hanno struttura glicoproteica in grado di combinarsi con l’antigene specifico, assumendo la funzione operativa di anticorpo. Gli anticorpi circolano nel sangue dove possono neutralizzare antigeni potenzialmen- te patogeni. Essi risultano alquanto eterogenei e sono in grado di combinarsi con i rispettivi determinanti antigenici (policlonalità della risposta naturale). Il modello acquisito sulla natura strutturale dell’anticorpo deriva da numerosi studi di biochimica che hanno permesso di valutare la struttura primaria, secondaria e terziaria della molecola. Trattando l’anticorpo con papaina fu possibile ottenere tre frammenti separati del dimero nativo: una frazione Fc (frammento cristallizzabile) e due frazioni Fab (fragment antigen-binding). Se viene utilizzata la pepsina rimane un frammento dell’anticorpo in grado di precipitare l’antigene e siglato con il termine F(ab’)2. Grazie agli studi di Edelman e Porter si sviluppò il modello della molecola anticorpale a forma di Y (in modo specifico della IgG). Successive indagini hanno consentito di descrivere in modo più definito la composizione catenaria dell’immunoglobulina, e ne è derivato lo schema di riferimento che comprende due catene leggere k e l (frazione costante) e 5 isotipi del- la catene H (m, g, a, d, e). Variazioni minori identificabili nelle sequenze delle catene g e a permettono di differenziare anche 4 sottoclassi g (g1, g2, g3, g4) e 2 sottoclassi a (a1 e a2). In ogni individuo della specie umana sono rappresentate classi e sottoclassi di immunoglobuline. Loci genetici separati consentono la sintesi delle catene H ed L e delle sottoclassi, tuttavia alcuni particolari loci possono essere presenti in più di una forma all’interno della stessa specie (per la variazione all’interno della stessa specie si parla di allotipia). In particolare, nell’uomo, allotipi sono stati identificati per le catene g, a (CH) e per la k (della catena leggera CL). Il peso molecolare di una catena leggera è di circa 23.000, mentre per le catene pesanti le variazioni oscillano tra 50.000 e 70.000 dalton. Cinque domain (domini) di forma globulare sono presenti nelle catene m ed e, mentre g, a e d ne contengono quattro. La percentuale dei carboidrati presenti nelle diverse immunoglobuline è variabile (attorno al 4% per le IgG con un massimo del 16-18% per IgD e IgE). Le cinque classi immunoglobuliniche dell’uomo possono inoltre differire in base al coefficiente di sedimentazione, mobilità elettroforetica e numero delle unitàbase con le quali le molecole vengono assemblate. La distribuzione normale (mg/dL) nel siero dell’individuo adulto varia in ordine decre- scente secondo la sequenza IgG>IgA>IgM>IgE>IgD. Anche l’emivita delle immunoglobuline non è la stessa per le diverse sottoclassi: IgG (giorni 24), IgA (giorni 12), IgM giorni (5-6), IgE e IgD (giorni 2). Nell’ambito delle sottoclassi, l’emivita delle IgG può variare ancora: in particolare le IgG3 non superano i 7 giorni rispetto alle 4 settimane delle altre IgG. Un ulteriore aspetto caratteristico delle immunoglobuline riguarda la distribuzione dei ponti disolfuro tra le catene leggere, tra le catene leggere e pesanti e tra le catene pesanti. La IgA2 presenta una particolare natura del legame in quanto le catene leggere L sono tra loro legate in modo covalente, mentre è di tipo non covalente la relazione L-H. Studiando alcune caratteristiche biologiche (in prima approssimazione un anticorpo è divisibile in due parti: quella -NH terminale che lega l’antigene e l’altra, la -COOH terminale, che risulta depositaria delle proprietà “operative”), le immunoglobuline possono essere ulteriormente distinte dal punto di vista funzionale: le IgG attraversano la placenta (non le altre), la capacità di fissare il complemento (via classica) è massima per le IgM ed è presente sulle IgG tranne che nelle IgG4, le IgG4 e le IgA in particolare (in minor misura le IgD e le IgE) attivano la via alternativa del complemento, la capacità di lisare batteri è presente su IgG, IgA ed IgM ma fortemente espressa dalle IgA, le IgE so- 4 SOTTOCLASSI IgG1/IgG2/IgG3/IgG4 IMMUNOGLOBULINE MAGGIORMENTE PRESENTI NEL SIERO (80%) ATTRAVERSAMENTO DELLA PLACENTA MEDIATO DA RECETTORE (FcRn) FISSAZIONE DEL COMPLEMENTO LEGAME CON MACROFAGI, MONOCITI E PMN FcR (internalizzazione dell’Ag/protezione da batteri e virus) IgG1/IgG2/IgG4 IgG3 19 Proprietà delle sottoclassi IgG1 IgG2 IgG3 IgG4 Catena pesante g1 g2 g3 g4 Peso molecolare (x 1000) 146 146 170 146 Numero aminoacidi in regione cerniera 15 12 62 12 21-24 21-24 7-8 21-24 50 11-15 3-6 1-4 Attivazione del complemento +++ + ++++ no Trasferimento via placentare ++ + ++ ++ Emivita in giorni Percentuale nel siero 20 no immunoglobuline di spiccata attività reaginica (ruolo nelle risposte allergiche anticorpo-mediate). Le IgM costitutivamente precedono la sintesi delle IgG sia filogeneticamente sia nell’ontogenesi della risposta immunitaria propria dei vertebrati: esse sono il fulcro della reazione primaria all’antigene e circolano nel torrente ematico come polimero formato da 5 subunità tetrapeptidiche. La concentrazione di IgG4 varia in modo significativo nella popolazione sana. Il range normale va da meno di 10mg/mL a 0,4 mg/mL, con valori che tendono a crescere nella popolazione adulta e con l’invecchiamento. Le IgG4 si caratterizzano perché in vivo presentano un “half-antibody exchange”, acquisendo due differenti specificità di legame. La sintesi è regolata da citochine tipo Th2. Un ruolo biologico significativo è stato dimostrato in corso di lesioni bollose, nell’eczema atopico, nell’ambito della risposta a diversi parassiti. le igg4 e le sindromi correlate. È ben noto nella letteratura come alterazioni di immunoglobuline si accompagnino a diverse forme morbose, sono stati descritti deficit congeniti e acquisiti nella risposta anticorpale e, nella storia naturale delle malattie infettive, ovviamente, l’andamento nella concentrazione di anticorpi è la risposta dell’organismo che “si difende”. D’altro canto uno dei capitoli relativi alle patologie autoimmuni è l’espressione del ruolo svolto da anticorpi in grado di provocare danni progressivi e talora letali nei tessuti attaccati. In una prospettiva storica la definizione di IgG4-Related Disease (malattia correlata a IgG4, in sigla IgG4-RD) risale al 2003. Con questa definizione viene descritto un partico- lare stato fibroinfiammatorio caratterizzato da lesioni, un denso infiltrato linfoplasmocitario ricco di plasmacellule IgG4-positive, una fibrosi, e non costantemente un rialzo dei valori delle IgG4. Questa patologia dal 2003 viene riconosciuta come malattia sistemica, potendo colpire quasi tutti gli organi: l’albero biliare, le ghiandole salivari, i tessuti periorbitali, i reni, la mammella, i polmoni, i linfonodi, le meningi, l’aorta, la prostata, la tiroide, il pericardio e la cute. Indipendentemente dal sito della malattia le caratteristiche istopatologiche sono del tutto simili e per tale motivo la “IgG4-Related Disease” viene accostata alla sarcoidosi, un’altra malattia sistemica nella quale le manifestazioni d’organo sono legate dalle medesime caratteristiche istopatologiche. Il salto di “qualità” ai fini definitori si verificò quando manifestazioni extrapancreatiche furono osservate in pazienti con pancreatite autoimmune. La nomenclatura della patologia IgG4 correlata è in continua evoluzione e per praticità è opportuno adottare la definizione, proposta da ricercatori giapponesi, che suggeriscono la terminologia di IgG4Related Disease (IgG4-RD). Secondo il paper “Comprehensive Diagnostic Criteria for IgG4RD, 2011” per una diagnosi di IgG4-RD sono necessari i seguenti parametri: 1. presenza di massa o tumefazione in un singolo o più organi; 2. elevate concentrazioni sieriche di IgG4 (> 135 mg/dL); 3. marcata infiltrazione di linfociti e plasmacellule IgG4 positive e fibrosi evidente all’esame istologico (il rapporto tra IgG4+/IgG+ > 50%). In verità la letteratura sul ruolo delle IgG4 in diverse patologie ha generato qualche problema, soprattutto nell’approccio patogenetico alle diverse forme morbose. Il fatto stesso che siano stati proposti diversi nomi per descrivere questa patologia mostra una qualche incertezza sia nell’ambito della descrizione nosologica sia nella comprensione del ruolo patogenetico. Per esempio, leggiamo tutte le definizioni acquisite dalla letteratura: ❑ IgG4-related disease ❑ IgG4-related systemic disease ❑ IgG4-syndrome ❑ IgG4-associated disease ❑ IgG4-related sclerosing disease ❑ IgG4-related systemic sclerosing disease ❑ IgG4-related autoimmune disease ❑ IgG4-positive multiorgan lymphoproliferative syndrome ❑ Hyper-IgG4 disease ❑ Systemic IgG4-related plasmacytic syndrome ❑ Systemic IgG4-related sclerosing syndrome ❑ Multifocal fibrosclerosis ❑ Multifocal idiopathic fibrosclerosis Come regolarci? Un buon ancoraggio lo fornisce il lavoro di Stone. In questo paper del 2012 è effettuata una disamina a tutto campo con un adeguato aggiornamento della letteratura. Per esempio, gli autori riportano una serie di sindromi che, prima separate, possono confluire nel contesto della IgG4-RD: • syndrome di Mikulicz (a carico delle ghiandole salivari e lascrimali); • tumore di Kuttner (a carico delle ghiandole sottomandibolari); • tiroidite di Riedel; • eosinophilic angiocentric fibrosis; • fibrosi multifocale (a carico di diversi distretti anatomici, tra i quali il retroperitoneo e il mediastino); • pseudotumore infiammatorio; • fibrosi del mediastino; • malattia di Ormond (fibrosi retroperitoneale); • periarteriti e periaortite; • aneurisma infiammatorio dell’aorta; • nefrite idiopatica ipocomplementemica tubulo interstiziale con estesi depositi tubulointerstiziali. Per comprendere la patogenesi e tentare un inquadramento della/e IgG4-RD dobbiamo ricordare alcune caratteristiche morfofunzionali delle IgG4. Le IgG4 sono prodotte, come si verifica per tutti gli anticorpi, dalle plasmacellule. A causa della marcata instabilità a carico dei legami disolfuro fra le due catene pesanti, alcune molecole di IgG4 formano legami disolfuro intracatena nella così detta regione cerniera, dando luogo a interazioni non covalenti. Si osserva poi una fase intermedia o transitoria che precede la formazione di molecole di IgG4 asimmetricamente strutturate, con lo scambio del tratto Fab. Pertanto si formano IgG4 bispecifiche grazie allo scambio di mezza molecola proveniente da altre IgG4. Ne consegue che le IgG4 con due differenti siti combinatori per l’antigene si comportano come un anticorpo monovalente. Il risultato netto è che il “Fab-arm exchange” fa perdere la capacità di cross-legare l’antigene e formare immunocomplessi. La patologia di “riferimento” nella storia recente delle forme IG4-RD è la pancreatite cronica, malattia infiammatoria del pancreas a carattere progressivo con danno non reversibile a carico del tessuto pancreatico esocrino e insufficienza endocrina. In particolare dobbiamo considerare la pancreatite cronica autoimmune, che presenta aspetti clinici distinti, con caratteri sierologici, istologici e di imaging ben definiti e inserita, oggi, nel gruppo delle patologie da iperIgG4. La pancreatite autoimmune è caratterizzata clinicamente da ittero (con o senza massa pancreatica), istologicamente da infiltrato linfoplasmocitario e fibrosi, terapeuticamente da risposta favorevole al trattamento con steroidi. Nell’ambito della pancreatite autoimmune si distingue un tipo 1 (pancreatite sclerosante linfoplasmocitaria, istologicamente caratterizzata da infiltrato di plasmacellule e linfociti, fibrosi, vascolite e presenza di numerose plasmacellule IgG4 positive) e un tipo 2 (pancreatite idiopatica duttocentrica 21 22 caratterizzata da neutrofili intraduttali e intraepiteliali, con plasmacellule IgG4 positive assenti o scarsamente rappresentate). Alla luce degli studi effettuati il tipo 1 può considerarsi una manifestazione pancreatica di una malattia sistemica correlata alle IgG4, caratterizzata da elevati livelli sierici di IgG4 e lesioni extrapancreatiche (colangite sclerosante, scialoadenite sclerosante, fibrosi retroperitoneale, nefrite interstiziale). Ha una maggiore prevalenza in regioni asiatiche, si presenta con ittero ostruttivo e colpisce soggetti maschi in età avanzata. Le manifestazioni pancreatiche ed extrapancreatiche rispondono bene agli steroidi. Il passaggio “concettuale” dalla patologia d’organo (pancreatite autoimmune) alla variante sistemica ha portato all’accumularsi di numerose osservazioni che solo in parte, malgrado l’autorevolezza dei report, rendono del tutto chiara la relazione tra IgG4 e patologia correlata. Pur con questa limitazione e nell’ambito del dibattito in corso sul tema alcune considerazioni acquisite debbono essere tenute presenti sia nel profilo della ricerca sia per le implicazioni cliniche pratiche che ne derivano. La IgG4-RD presenta varie manifestazioni cliniche come la pancreatite sclerosante, la colangite sclerosante, la nefrite tubulointerstiziale, la prostatite, la pneumonite interstiziale, l’allargamento delle ghiandole salivari. In passato queste entità cliniche erano considerate del tutto scollegate. Il comun denominatore che associa queste manifestazioni è l’elevato livello delle IgG4, l’infiltrazione dei tessuti con plasmacellule IgG4 positive, l’evoluzione fibrotica sclerosante. Un esempio è l’ingrossamento delle ghiandole salivari, con incremento delle IgG4 sieriche e plasmacellule IgG4 positive presenti negli infiltrati delle ghiandole salivari, quadro patologico prima identificato come malattia di Mikulicz o tumore di Kuttner (sialoadenite sclerosante) e per lungo tempo valutato come sottogruppo della sindrome di Sjogren osservazioni pratiche. Quale riferimento deve avere il medico per sospettare e/o inquadrare, almeno in prima approssimazione, questa “nuova” malattia, che poi tanto nuova non è? I punti essenziali sono di seguito riportati da una sintesi della letteratura: IgG4-RD riguarda soprattutto uomini di mezza età e include una serie di alterazioni in diversi organi e apparati; molte manifestazioni cliniche erano in passato entità cliniche non correlate. Il prototipo della patologia è la pancreatite autoimmune di tipo 1. La malattia di Mikulicz, la sialoadenite sclerosante, lo pseudotumore infiammatorio periorbitale e la dacrioadenite sclerosante fanno parte delle patologie associate. Inserire nelle condizioni IgG4-RD i seguenti quadri: • nefrite tubulo interstiziale; • aortite e periaortite sclerosante; • fibrosi retroperitoneale; • tiroidite di Riedel; • pneumonite interstiziale e pseudotumori polmonari infiammatori. I punti base da tenere presente sono: infiltrazione plasmacellulare IgG4-positiva, tessuti con carattere sclerotico, flebite obliterante e incremento nella maggior parte dei casi di IgG4 nel siero (dato non costante). Non è ben chiaro quale meccanismo patogenetico sia alla base delle manifestazioni cliniche e consenta di inquadrare l’aspetto sistemico del processo morboso e non è ben definito il ruolo svolto dalle stesse IgG4. Tuttavia i risultati terapeutici non sono sfavorevoli. Di solito si inizia il trattamento con glicocorticoidi (prednisone al dosaggio di 40 mg/die) per un paio di mesi. I risultati, oltre al beneficio clinico prevedono una riduzione delle masse e un decremento del volume dell’organo colpito, con miglioramento delle funzioni e spesso con un ritorno dei valori delle IgG4 nella norma. Se il trattamento con gli steroidi non va a buon fine la letteratura prevede azatioprina o micofenolato mofetile. In forme resistenti si ricorre al rituximab. La storia naturale non è facilmente riassumibile: talora il miglioramento clinico può essere spontaneo, talora si osservano ricadute al decremento della terapia con steroidi. Il maggior rischio di evo- Bibliografia • • • • • stone JH, zen Y, Deshpande v IgG4-related disease. N Engl J Med 2012; 366:539. Kamisawa t, funata n, Hayashi Y, et al. A new clinicopathological entity of IgG4-related autoimmune disease. J Gastroenterol 2003; 38:982. 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