Educazione e istruzione nell’antica Roma La famiglia aveva il compito di educare e istruire i figli. L’insegnamento del padre si concludeva nel completamento sull’educazione di elementi di diritto, conoscenze su medicina e nozioni generali di cultura. Le scuole pubbliche, presentavano un sistema educativo in tre stadi: il primo, corrisponde alla nostra scuola primaria, poi vi era la scuola secondaria e una di formazione dell’oratore e di uomo politico. Era la madre ad occuparsi del bambino. Se non veniva riconosciuto il bambino veniva abbandonato o ucciso. Al momento della nascita il bambino veniva posto ai piedi del padre, che doveva decidere se riconoscerlo oppure no, semplicemente decidendo di sollevarlo oppure no. Più avanti, il ragazzo sarà affidato a un paedagogus; uno schiavo, quasi spesso greco, che lo accompagnerà e lo sorveglierà per evitare che si cacci nei guai. Gli alunni scrivevano su delle tavolette tramite una bacchetta appuntita, ma con lo sviluppo del papiro e di pelli conciate, mediante un pennino intinto nell’inchiostro, vi ci scrivevano sopra. Con il diffondersi delle “scuole pubbliche”, le famiglie dovettero scegliere una di queste più l’insegnate che avrebbero dovuto pagare, che avrebbe seguito il ragazzo al di fuori della scuola. Dopo aver appreso i primi elementi di educazione e di apprendimento del linguaggio, il bambino passava sotto la tutela del padre, che gli insegnava a leggere, scrivere e le prime attività pratiche, come i lavori agricoli e le tecniche commerciali. A 7/11 anni il bimbo frequentava la scuola del ludi magister, che era un insegnate che insegnava a leggere, scrivere e far di conto. Le lezioni avvenivano o in alcune stanze, nel cortile o sotto dei portici, dove gli alunni sedevano su sgabelli. Delle pietruzze venivano utilizzate a far di conto. Le ragazze, venivano educate per lo più nell’arte domestica, considerata come simbolo della donna romana. Ma una volta diventate grandi le donne maggiormente ricche, poteva imparare anche difficili forme di cultura letteraria. Da dodici anni fino a sedici, i giovani intraprendevano la scuola di secondo grado; la scuola del grammaticus. Qui imparavano la letteratura latina, studiando gli scrittori arcaici, e la letteratura greca, studiando diversi scrittori tra cui Omero, Esopo e altri. Inoltre studiavano anche se non in modo approfondito, la storia, la geografia, la matematica e le scienze astronomiche. I più ricchi potevano andare a studiare in scuole maggiormente preparate in Grecia e in Asia Minore. A diciassette anni il giovane romano diventava cittadino. Per chi poteva vi era la scuola del Rhetor; maestro con il compito di formare il futuro oratore o politico. Qui si ristudiava la letteratura greca e latina, ma più come utilizzo di composizione letteraria.