STATO DELLE SCIENZE DOPO IL ) 796. ,,67 si propose il quesito, quale fosse de' governi liberi il STATO DELLA SCIENZA DOPO IL ) 796. Qui flui sce la serie degli scrittori com~resi nella · deul,· ma non co 11 eZlone o economisti del baroo CustodI; . . e la serie degF italiani cbe scrissero su li DISC • l . questa . . a Ai già descritti succ~ssero alcuOl atri; e 51C· SClenz . . . come io promisi dì discendere sino ~i temp~ presenti, così farò anche breve' menzione degli autorI che venDero dopo. Se le opere non uscirono più in sì gran ~ulDcr~, verso oli ultimi anni Jel secolo, come per lo mnanZI, n l . non è già che la scienza fosse ueg~etta ; a contrario,. essa . fatta piil. univ ersale, era lOsegnata nelle UOlvereraSi M l .. sità, e dalla gioventù studiosa più c::oltivata. a e plU importanti verità erano state dette, il campo delle scoperte era già stato occupato. Le scienze morali non hanno quell a e~tensione quasi infin~ta c.he hanno le 6.~ siche ; però giun te a un cert.o licmte ~ .11 101:0 corso. SI rallenta, la c Ul'io~ità è soùdlsfatta, I IrreqUIeta pa5s1~: ne del nuOVO si calma, gi' ingegni che non. hanno. p~u ostacoli da vincere, poca gloria da raccoghere, SI rl,,'ol"ono altrove. Ma se molte non sono le opere che io : i farò ad esamillare, mi occorre però di. far eeo: d' uno scrittore fra gli altri, che concepì ed eseguI DO l'. . . il piolOO di un' opera cbe quasi spaventa lmag1D~ZlOne di cbi la legge per l' immenso sapere che c?ohene. Questi è il sig. Melchiorre Gi~ja. N~to PJac~nza, e divenut o ciuad ino della rep ubblica CisalpIna, SI annunziò sin dai primi anni della sua giov.entù CO~~ un oratore dena libertà italiana, e uno scrittore dI e~o Domia pubblica. Quando in tempo di quella )·epubbhca i? più~ confacente all' Italia, egli in un eloquente diSCOrso rispose = il repubblicano . = Ma dei tanti opuscoli ch'egli pubblicò, la brevità che m'imposi mi costringe a non parlare che dei principali che si riferiscono alp economia politica. Dopo che il commercio del grano era stato sciol .. to dai ceppi coll' estero, rimaneva ancora vincolato dalla meta nelle città. Egli si propose di spezzare an.. che queste catene, e si diede a provare che i fornaj privilegiati, e le mete sono utili a pochi e nocive ai più. Per l'erudizione storica, per la logica, per l'evidenza, quest'opuscolo è degno di Vel'ri. Se l'autore non fu ascoltato, è piuttosto da incolpal'sene la pusillanimità delle autorità municipali che, per non attirarsi P odio di pochi monopolisti, sacrificarono l'interesse dei più. L'uso della meta del pane esisteva ancora pochi anni sono in Londra; venue tolto, e non ne seguì alcun inconveniente. Un' opera che accrebbe la sua riputazione, fu la statistica del dipartimento dell' Olona. Vivacitei, guerra ai pregiudizj d'ogni sorta, ordine, ricchezza d'osseI'.. vazioni, rende non che istl'Uttivo amenissimo un siffat· to lavoro che doveva per natura sua riescir arido. Seppe dare l'amenità d' un viaggio al genere di descrizione forse tanto nojoso come quello d'un inventario. Se non creÒ questo genere di lavoro in Italia, almeno lo perfezionò ed abbellì. Non si attenne solo a comporre una statistica, ma pochi anlli dopo nel J 808 volle dare la teoria delle statistiche. Il governo del l'egno ù' Italia voleva stabili re un ufficio centrale di fstatistica, e per ciò abbisognava de' modelli di tavole da dislrihuirsi alle autorità locali pelo riempirlc, come si usa in F rancia. Il sig. Gioia 26& STATO DELLE SCIENZE DOPO IL '796 ; stese una serie di tavole divisa in sette parti - Nella topografia _ N.Ua popolazione - NeU~ produzione Nella modificazione, ossia arti e mestIeri - Nel commercio _ Nella pubblica sorveglianza del governo - Negli usi e costumi - Queste sette parti colle lor~ sud~i visioni comprenderebbero tutti gli oggettI e tutte le azlO Di d'un regno. L'autore nelle iuddivisioni e classificazioni mostrò un ordine d'idee meraviglioso, e un sapere straordinario. Ma conviene confessare che volle troppo. Esiac h'oppe minuzie impraticabili. Non vorrebbe che andasse perduto neppur un uùvo. ~e la .stati~tica che non s'occupa che delle nascite, del matrlmOD} '. e del.l~ morti è imperfetta, quella che raccoglie anche l SOSPU'l cleO'li amanti è sovrabbondante ed incomoda. Questo fu motivo per cUl queste tavole Don furono adottate, ma serviranno sempre di guida a chi vorrà farne un il sobrio uso. . " Mi affretto a render conto della grand opera dI questo infaticabile ed inesauribile scrittore = Il prospetto delle scienze ecorwmiche = (l). Innumere~oli erano gli autori sia in Ispagna, in In o hilterra in Francia, . in Svezia ed in Italia, che nel secolo decimo ottavo avevano scntto su materIe ecouon~iche, e molte e diverse erano anche le dottrin~ da loro professate. Era ornai tempo di raccogliere tU~h in un sol centro, in un' opera sola. Il sig. q uesti r(l<1O'i O" r d" 10Gioia ehpe il coraggio, la costanza, e la lorza b'aprend ere e condurre a fine questa erculea impresa. Nella sua prefazione annunzia egli stes~o in ~och.e parole il suo scopo = " intl'ap~'endo a l'ldul're IO SIstema ragionato quanto sulla pubblica c privata ecOnomia pensarono gli scrittori, sancirono i governi, costumarOno i popoli". = Infatti egli esamina nOIl solo ti' (1) 181•. . ' • • S.TA~O DE~LE. SCIENZE DOPO !L J 796. 269 OplDlOlll dl tutti gl, scrittori sia italiani, sia sh'aniel'i ma. COD~I'o~ta tutte le leggi, usi e costumi sì de' po~ poh antichI che- moderni sino ai nostri oiorni ccii cardini principali della scienza. Cosicchè tlii su'o nuovo prospetto delle scienze economiche è simile a quei laghi dove c~ncorl'ono tutti i torrenti? e tutti i fiumi- di un paese. E il · grande estuario della scienza . È la vera enciclopedia, se posso così esprimermi della economia pubblica. ' , le Segue anch' egli la grande divisione adottata dai più cl;:l.ssici' economisti; della Produzione _ Distribuzio_ ne - Consumazione deUe ricchezze: _ Ma esamina ogni punto di controversia so~to i seguenti: Scopi dell' econemia: I. Scemare durante la produzione; 1 . 0 la fatica•.o ·il tempo - 3.° la materia prima _ 4.° lo spazio, o loèali. II. Accrescere ne' prodotti; 1.0 la massa _ 2.° b. perfezione - 3.° la durata. III. Produrre con ciascuno de' mezzi (che sto per indicare) ciò che sarebbe impossibile all'uomo pi·jyo di essi. Questi mezzi, ossia le cause della ricchezza, sono: I.· Il parere - Questo è immediato e fisico , come macchme, associazione di travagli, divisione di trava .. gli, ammassi, denaro. O è mediato e morale come credito, vaglia, 'cambiali, bancbi. ' II. Cognizione distruttrice di danni , promotrice di IUCli III. rowntà - Per interesse e~citato d.lla sicurezza, d~1l' amministrazione - Per opinione, e qualunque sentimento diverso dall'interesse. Il suo sistema comincia dalle leggi che regolano gli animali sino a quelle che regolano le nazioni le più PECClflO. Economia Pubblica 18 SClE~ZE 1796. colte. Per non estendere l'argomento aH' infinito, egn Don ha riunite . che le idee madri sì vere che false: Nondimeno la sua opera non potè essere contenuta In m~~ no di sei volumi in quarto grande (1). Pare però plU voluminosa di quel che lo sia realmente. ~erc~è ,la mas· . a pal't~ di lei si riduce a tabelle con cltazlOOl ed os" slm d' . . . sta'rupate con lar"hi spazj e gran 1 caratteri. sel'Va'lIOUl ~ . ' • .• Rimarco questo onde i lettod, e i lettOri stramerl plU che tutto non si spaventino alla mole dell' opera. Que;to metodo di ragionare per via di tabelle è certamente utile ed il più breve che 1'autore potesse irnpiegare, ma ad onta deUo stile se.Q]~re ~riz~ant.e dell' autore non che delle interessanb 1'l.fleSSIOOl, Il metodo ste~so ha un non so che d'arido e seccante; forse 'perchè .questo metodo non ci mette in. cont~tto e io colloquio col1' autore, fCl'se perchè conviene rlem .. 're .,.\' intervalli da 'noi fra le idee qualche volta pl , ò d' . troppo {l'a loro distanti, L'autore non manc l ravvIvarlo quaoto potè, e per dare ~na .prova ~ella sua concisione e deUa felicità con CUi egli sa spiegare le sue idee senza quelle frasi intralciate, c~n. ~ui a.lc.u~i deg\~ inglesi de' giorni nostri sono divenut,' 1D1~tclhglbl li cit~rò qui uno squarcio del quadro slOot11co (che l' ~utore pose alla fine del volume 5est~} dell' influenza governativa sulla produzione, distribuZione, e consumo delle ricchezze, In questo quadro da un lato dimostra e rec.istra una quantità di casi in cui l'influenza go .. vern:tiva è utile, nell' altro molti casi in cui è dannosa. Gli esempj non potevano essere meglio scelti, nè espressi con più filosofico lepore. 27 0 STATO DELLE DOPO IL (I) L'autore pubblicò in seg~it\l una serie di più v~l?mi i,n cu\sotlo il titolo del merito e delle TlCOmpeTue, tra.tta tutti I ramI dell amministrazione pratic:l., c che P 3.utore intende che formino un seguitq ~el suo prospetto delle scienze economiche. STA.TO n,.:Ll;I! ScutNZE DOPO IL 1796, ~2r È ntile: f' t .o Nella costruzione di ottime strade e canali navigabili, che scemando Ja spesa de' trasporti lascia .. " no ai privati maggiore capitate disponibile per la " produzioné, " 2.° N'ella concessione di capitali pubblici ad at~ "ti:lo'issìmi intraprenditori, o interamente gratuita, il " che può essere utile ne' pl'imordj della produzione, '" o parzialmente gratuita, cioè, senza interesse, e con " dilazione di restituzione, il che può essere neces" sario ne' momenti di arenata vendita, come lo di~ most,r a spesso l'esempio dell' Ioghiltc1'1'a, 3.° NelP esenzione totale delle imposte ai terreni Ile incolti per un certo numero d'anni dopo la loro ri" duzione a coltura, e nell' esenzione parziale ai.bOSI;hi « onde far equilibrio agli interessi privati che tendono a « <I; " distruggerli. ' " 4-0 Nella somma di servigj pnbblici eseguita, " ovunque è possibile c conveniente, con contl'atti di " appalto, il che riducendo al minimo la spesa, l'i .. '" duce al minimo l'imp?sta che 'si dovrà esigere per a pagarla. , " 5. 0 Nella situazione e numero de' tribunali giu~ " diziarj, tale da nen essere necessaria più d'una " giornata per comparir.e avanti di essi e ritornare " a casa. a 6.° NeUe biblioteche pubbliche fornite più di u libri utili che di libri rari; ne' musei di storia uatu" rate coUe produzioni di ciascun dipartimento; nei " gabinetti di antiche macchine e moderne, di cui si " fa uso nelle arti, con permesso agti artisti di esami" nage giornalmente, come i libri agli studenti. " 9'° Ne~li orti botanici per delm,minare quali • piante esotiche utili ·alle arti couYengono al clima 27~ STATO DELLE SCIENZE DOPO IL 1796. r influenza " dcUe stagioni sull' agricoltura; nei ceatri d'ispezione ,; medica in 'continua comunicazione, per scuoprire " l'andamento generale della mOl·talità e deHe malattie. " 8.° Ndle scuole gratuite in tutti i comulli per " imparare a leggere, scrivere, conteggiare, e nelle città " per jmparare le arti e mesticl'i, b'a i quali l'agricoltura. " 9.° N eHe società accademiche d'ogni sorta, de· 'ti stinate a promuovere la circolazione delle idee utili, " a rallentare quella de' pregiudizj nocivi, da un lato " mostrando i guadagni, dall' aItt."o pungendo l' eOlula~ " zio ne. 0 " 1 0. Nella libertà alla fabbrica e al commercio " de' libri, diretta in modo che nuHa abbia a temere " r anorc de' cittadini, .la santità del costume, la tran~ " quillità deilo stato. i, I L° Idem dei giornali, al credito dei quali è " necessaria l'indipendenza, e al basso prezzo non lo (j è la privativa . 0 " 12. Nei viaggiatori dotti stipendiati dal governo, " acciò scorrendo fra ]e nazioni più colte facciano " tesoro delle scoperte più interessanti, e ritornati In ,~ patria le diffondi no tra i loro concittadini. L'influenza governativa è nociva. " l°. NdI'esazione di gravose imposte che sc&" mando giornalmente i capitali disponibili, finiscano a " rendere impossibile ogni migljorì-a e pascia ogni pro.. " duzione. " 2.° Nelia concessione di fondi pubblici a cor" poraziolli monastiche che, sostituen'd o il moto agevo.. " le della lingua al moto faticoso delle braccia, vivono " in ozio beato, ed aspirA ilO ad ogni SOl·ta di ricchezze " dopo aver e fatto voto di povertà; da un Jato insencc :;ibili al bisogno di migliorare, dall' altro persuase di ,~ nazionale; negli osservatorj per canose.ere ~A.TO DELLE SClElIiZE DOPO IL 1796. 2'"'3 " potel'si sdebitare con cambiali snll' altro mondo , senza I . " che sia certo se saranno accettate. " 3.° Nell' esenzione totale o parziale ai beai della et nobi~tà e de~ clero, il che, mentre distruggc in queste "classl 10 stimolo alla prodnzione condensa tutto " l'aggravio pubblico sulle altre, e ~e rende alcune " impotenV a produrre. " 4.0 Nella somma de' servigii pubblici imposta " personal~e~te ai p~i~ati co.n irregolarità di riparto, cc e. vess.azlODi e5e~lltrlcl ', coslcchè la spesa, o la per" dita riesce maSSima, benchè non comparisca sborso " d'un quattrino. " 5.° Nei giuJici senza onorario 'governativo e " pagati coi proventi delle cause, cosicchè avendo " interesse cl' avvilupparle invece di sciorle rovinano - O l'I " 1' uno a tro d' e contraenti, o entrambi., ': 6.° Nel tribunale della santissima inquisizione che 'c ordlD~ genuflessioni invece di letture, lascia tranquil" lo chi ruba, e perseguita chi pensa; nemico dei re " e~~lalmen~e cbe de' sudditi, li condanna a pene tanto " pm atrocI quanto maggiore è la loro distanza dai CI bruti . ... " 7'° Nei falsi miracoli ed imposture superstiziose ' " negli stabilimenti di druidi c di pitonesse tendenti; " tone dall' animo del volgo la cognizione delle cause " naturali, e sostituide la persuasione ài cause chic; meriche acciò in tutta la popolazione sussista il bi" sogno di mistiche ricette, e venga soddisfatto a peso " d'oro. " 8°. Nelle scuole per conoscere le quantità occulte de' pel'ipatetici, la m agìa, r astl'ologìa . . . . " tutti i sogni dell' intelletto umano in delirio. " 9·° Nelle società monastiche incaricate dell' istrU: li zione, benchè straniere al1e idee che abbisognano c; ~7 4 STATO D ELLE SCmNZE DOPO IL 1796 . " alla massa de' cittadini , agli affetti che gli agitano (, e alle abitudini che gli uniscono, cioè consigli di " ciechi ad uso di quelli che bramano di. vedere. " 10.0 Nell' ind ice de'libri proibiti a Roma, prescrit" to qoal l imite alla facoltà di pensare, e di leggere, " di stampare, c di vendere; al 'che aggiungi i timori " p élcici o inte ressa ti degli esecutori. . " I}'o Nei .d iritti finanzieri sopra ogm sorta di u stampe; per cui, divenel1ùoue più cal'O il prezzo, " è m inore il uumero delle persone che possono " istruirsi. Nelle orde di frati che 5C01'1'OnO per le " campagne vendendo, pl'egiud i~j e terrori, riccv-cndo u gl'ani e vino, contratto cnormemeBte lesivo, perchè " da un lato si dà un valore, dall' altro una passività. " Come si- scorge, questo p ass aggio è posto dan' aut Ol'C per confutare 1'opinione di Smith e de' suoi seouaci che vorrebbero intieramente escludere l'intervento O'overno nel corso degli eventi e delle transazioni. Anli scrittori che arrivano gli ultimi è interdetta ~ J' invenzione, solo rimane loro -.aper to il campo di rettificare le Opi!'lioni de' predecesso ri. La messe è fatta; non possono più che spigolare. Così. la maggior parte d ~ i presenti scrittori inglesi non si adopl'ano ch e in emendé\re alcuue sviste , e in riernpiere alcu ni vacui di Smith. . Il s-ìg. Gioi a oltre il rilevare tutti gli crl'OI'I, e tutte le inesattuze che si sono commesse, l1a rifuse nel suo sistema, ed ha per così dire impOl'tate in Italia l e teor ie degl' inglesi, e le massime desunte dalla pratica inglese. Quift.Ùi egli è nemico delle mete p cl pane, de1!e tat·iffe ob bligatorie per le ~onete. Egli è fautore invece della gra nde proprietà. Prefe risce le arti alP agl'icolLura, preferisce i granùi aj piccoli propridal·jj, i " del 12. 0 ~ • STATO DELLE SCIENZE DOPO IL 1796. 27 5 granai ai piccoli wanifattori, i grandi ai piccoli com mercianti, e le gl'audi alle piccole città. Egli decide t utte queste quistioni secondo gli scopi delP economia pubblica ch~ quì sopra esposi. La tavola in cui espone in piena luce i vantaggi della grande agricoltura sopra la piccola, ha contribuito a persuadere il governo piemontese a rivocal'e l'improvida legge cou cui ordinava la division e degli affitti dei terreni a risaje. Quel governo non 5' era ~vveduto che pel' ottenere una qlaggior popolazione, di cui non ha d' uopo, avrebbe diminuito il prodotto netto d'una ricchissima provincia, di cui ha gran bisogno. Egli Il fra gli italiani quegli cbe più arditamente dà la preferenza all' industria sopra l'agricoltura , ed è poi il solo fra gl' italiani e fra gli stranieri che abbia dato rilievo all' ASSOCIAZIONE DE' TRAVAGLI, n e abbia descritti i vantaggi, e )' abbia enumerata fra le cause della produzione. L'autore non lascia desiderare nella sua opera se non maggiore liberalità n elle censure degli autori. Talvolta la sua critica è sati ra, e più spesso ha il difetto d'interpretare" alla lettera una frase, un' osservazione staccata di un autore, invece di desumere e di giudi ~ care le sue opicloni dal complesso dal libro, e dei suoi sentimenti. Il sig. Gioja èl un coi osso che copre colla sua ombra i pochi altri scrittori di questi ultimi tre nt' an ni. Cbe proporzione vi è ma i fra le sue opere pil'am idali, le chiamerò così, e una dissertazlone sulla voce valore, noo desti tuta di merito metafisica, pubblicata nel J 798 dal sig. Valeriani professore nell' università di Bologna l Un altro proft.'isol'e dell' università di Pavia, il sig. Ressi nel .807 , O 1808 stampò un' opera iu quattro volumi in 8.° col titol o =<' Dell' economia della specie umana = Mi astengo dal parlal'ne, perchè cOllfesso di 276 STATO .DELLE SCIENZE DOPO JL 1796. non averla letta. Solo per quel che ne dissero giornali, per la nessuna menzione che il sig. Gioia ne fa, e per la poca fama che ebbe in Italia, oserei congetturare che Don contenga cose di molto rilievo. " Nel 1813 il dottor Carlo Bosellini di Modena scrisse un Nuovo Esame delle Sorgenti della Privata e Pubblica Ricchezza, pubblicato in due tomi solo nel 1817. Anch' egli mostra di conoscere tutto quanto hanno scritto gli stranieri su questa scienza, e spesso ragionando cita le loro opinioni. Anch' egli stabilisce " che le4frti formano una ricchezza spesso più abbon" danle e più sicura della ricchezza della terra, ed UD. ., superfluo più esteso, ossia un' opulenza; quindi si " comprende quanto era ingiusto il rimprovero fatto " al ministro CoJhel't di aver preferito le arti, e le " manifatture all' a~rico ltllra ". Anch' egli bL'evemente tocca tutte le parti della scienza;. anch' egli segne delle dottrine liberali tanlo da biasimare ogni imposta -esistente, senza però indicare donde altrimenti vorl'ebbe ricevere l'entrata indispensabile per lo Stato. Ma è languido e fred do, senz' alcun' idea nuova; i suoi pen~ sieri SODO giusti, ma sbiada ti, senza contorni, c di rado applicati a i caso pratico. Per cui i suoi ammae· stl'amenti nO)1 lasciano alcun' imp ressione. . L'autore del presente libro pubblicò nel , 8 '7 un Saggio Storico sulla Ammini5trazione Finanziera dell' ex-Regno d'Italia dal ,802 al 1814 (I). Il ,uo intento fu di rivelldicare da ingiuste accuse quell' amministrazione. Non ragionò che co' fatti . Fece un esame severo di tntte le imposte; di tutte le leggi finanz ier; , in~ dicandoDe i buoni e i tristi effetti. Fece un inventario (I,> Saggio storico dell' amministrnzionc 6n:mziera del!' cx.-Rcgno d' italia dal 1802 al 1814, di Giuseppe Pcccbio_ Londra .826. Seconda edizione. - Trovasi presso GitlSCPI1C Ruggia e C. "in Lugano. STATO DELLE SCIENZE DOPO IL 1796. 27 7 fedele di quanto esisteva prima del governo di Napoleone, e quanto dopo vi r imase. " l quadri statistici de' regni formano r elogio o la satil'à de' governi che li dirigono n. Conchiuse che se le molte imposte SOno un peso, quando però sono bene impiegate in stimolare l'industria, in creare un esercito nazionale , io aprir cammini, inalzar monumenti ec., sona un sacl-ifÌzi6 penoso ma fruttifero e glorioso, Questo quadro sarà utile a chi scriverà filosoficamente un giorno la storia de' nostri tempi. Da esso scorgerà che malgrado molti errori di amministrazione, la sola volontà forte e generosa di un uomo ha potuto creare in pochi anni nel settentrione d'Italia un regno p iù ricco, e Don meno popolato e guerriero del regno di Federico II. Questo è il secondo esempio nella storia d'Ital ia (dopo quello che operò Castruccio in dieci anni di governo in Lucca) dell' influenza magica che può ~n uomo di genio esercitare sopra gI'itaJi2Di. Se non faccio menzione d'alcun altro autore non mi s'imputi a poca stima ch' io ne faccia , È piuttosto perchè ne ignoro r esistenza. Fra le nazioni straniere dove da sette anni vivo esule non r~suonò altro nome. Protesto che ben lungi dal trascurare la fama de' miei compatl'io~ti , \ anelo di vedere il nome italiano tenuto presso gli stranieri in sommo onore. .---' 279 compresso. Infatti si vide nel secolo posteriore che questa taccia di sterilità in filosofia data aH' Italia era ingiusta. Nel secolo decimo ottavo appena qualche grado di tolleranza si accordò, che i pensator! sorsero in folla. In questa bella penisola l'uomo non fu mai meno fertile del suolo. Coltivato lussureggia in copia di frutti, negletto produce tuttavia quà e là qualche frutto e qualche fiore. La rapida revista che feci degli economisti italiani offre molte osservazioni, Primieramente si può notare come gli stati d'Italia i più male amministrati, come il regno di Napoli e lo stato di Milano ch' erano stati per quasi due secoli devastati non meno dalle contribuzioni che dalle pessime leggi del ramo austriaco di Spagna, hanno prodotto il più gran numero. di autori distinti. Dove vi sono malattie vi sono più medici, dove si fanno più guerre vi sono piit _ (l). generali , dove vi sono più leggi vi sono più avvocati l . 2. 0 La differenza tra gli scrittori Napo etant e quei dell' alta Italia è tale ch' è impossibile il non farne due sette distinte. Non dispiaccia ad alcuni questa divisione oltre le tante politiche, e territoriali che già separano, sminuzzano, infievoliscono la nostra, It.alia: I letterati, i dotti e gli artisti, quantunque dlsgmnb da fiU~li, monti c governi, costituiscono fra loro una . - repubblica federativa . Possono essere di genio di"ers~, ma tutti cospirano, tutti vogliono lo stesso ·f ine, Il hello, e l'utile. Le differenze che vi sona in loro non servonO cbe a procacciare alla gran patria comune il piacere, il vanto della varietà. Le- tante scuqle diverse di piltura in Italia, mentre introdussero uua piacevole varietà negli stili, accrebbero la meraviglia degli stranieri per la fecondità del genio italiano. D' allronde CARA'n:I'ERE DEGLI SCRITTORI ITALIANI. CARATTERE DEGLI SCRITTORI ITALIANI. Eccomi giunto al fine dell' impresa che mi sono assunto, di ridurre sotto picciolo volume la diffusa materia di ben sessanta volumi. lo non so se fedelmente ne abbia estratto tutta la sostanza, ma mi lusingo Idi a~er ommesse poche cose d'importanza. Questa maosa di scritti non contiene al certo tutto oro. Avvi una gran porzione, anzi la maggior porzione di lega. Per usare un paragone tratto dalla scienza stessa, dil'Ò che la maggior parte di queste . . opel'e è simile alla moneta di biglione, la cui sostanza è rame misto a poco 31'gento. Nondimeno tutte insieme mostrano la fecondità dell' ingeno italiano, quando gli il concessa la facoltà di spiegare il suo volo. Quando la storia fu io pregio in Italia, ed aveva fatti italiani da narrare: non v' è quasi città in Italia che non abbia a vuto uno O più storici. Il numero d'essi oltrepassa i trecento. Quando le indagini sull' antichità, sulla letteratura, e sulla filosofia degli a~tichi vennero animate nel secolo decimoquinto, l'Italia ebbe una foUa di filologi e com. menta tori e..uditi. Il secolo dopo quando le beUe arti c le belle lettere corteggiavano ed erano' corteggiate dai principi e dai papi, innumerevoli furono i pittori, Sli architetti i i poeti. Il secolo òecimosettimo fu stel,ile perché la tirannia religiosa e politica cl' accordo incepparono il pensiere. Nondimeno anche in questo secolo ft'a i tormenti dell' inquisizione l'Italia produsse Galileo, e più tardi Redi e Cocchi. Si taccia comuneruente l'Italia di poca fecondità in filosofia. Dalla fertilità negli altri rami dci sapere si può piuttosto arguire che P Italia sarebbe stata non seconda ad alcun' altra nazione, se il suo genio non fosse star:. (1) Genova non ne eonta un solo. Venezia ne conta molti, ma quasi tutti scrissero per altri stati. Roma pessimamente governata ne aHcbbe avuti moltissimi scnza il terrore delle prigioni delPInquisizione. 280 CA.RATTERI:: DEGLI SCRITTORI ITALrANl n'Jn si possono nascondere le differe_oze marcate dalla natura. In Ispagna il poeta Andaluzzo è sempre più gonfio nelle sue immagini degli altl'i poeti spagnuol-i. Nella gran Bl'ettagna lo Scozzese si distingue pér la profondità nelle scjenze, l' Idandese pelo l'eloquenza bollente, l' Inglese per la solidità di giudizio, e gl'aodiloquenza. Negli economisti Iombardi si sCOI'ge pm precIsIOne, più rapidità, più esperienza, ma poca originalità, tran· ne in Odes ch' è originale sino alla stravaganza. Pare che seguano le orme degli s~rittori francesi che hanno dominato e dominano tuttora nel settentrione dell' Italia a preferenza cl' altri scrittori stranieri. Se si eccettua il Genovese che fu sempre amico cl' avventure e di straordinarie imprese, la mass~ degli abitanti del settentrione d' Jtalia. non· si abbandonò mai in preda a sogni brillanti e a idt:e romanzesche. Essi mirarono sempr e al reale, piuttosto che al visionario. Questo carattère un po' freddo e seusato, traspare sempre dalle loro opere. Nei Napoletani si ravvisa diffusione, prolissità, sovrabbondanza. Il Lombardo è un fiume che corre fra le sue sponde; il Napoletano è un tonente che straripa, inonda i vicini campi, finché l'occhio più non scerne il suo corso. Ma in compenso i Napoletani hanno un carattere nazionale, più indipendenza, e origi- nalità. I Lombardi sono p"oclivi a citare libri francesi; i Napoletani a citare libri spagnuoli, c sopl'attutto inglesi. 3.° Se si confronteranno i primi scrittori cogli ultimi, per esempio il Bl'oggia con Verri, si troverà che i primi scrittori in- generale fUl"Ollo piit diffusi degli ultimi. Nè primordii della scienza gli autori eranO prolissi per necessità. Le idee che annunziavano eranO nuove per se e pel pubblico; conveniva spiegarle, com- menlarl., difenderle ad ogoi passo. Per rendere meno CARATTERE DEGLI SCRITTORI ITALIANI. !l8 I violento l'urto delle verità nuove, è d'uopo sostenede coo esempj, e farle venerabili con citazioni e nomi autorevoli. Fatta più adulta la scienza, adotta idee più complessive ' . più astratte, non ha più d'uopo d'idee elementari di definizioni, di transizioni. Diventa laconica e ardita, disdeg na la protezione, e il sostegno dell' autorità. altrui, co n6da e 5' avanza colle proprie forze. 4.° Il sig. Gani)h osserva che nella quistione quale sia il travaglio più produuiYo " quasi ogni scrit~ tare ha considerato il travaglio ch' è preferito nella sua patria, come il meglio produttivo ". Perciò gli scrittori inglesi danno per la maggior parte la preferenza alle manifatture ed al commercio, che da secoli sono predilett i in Inghilterra. All' incontro in Francia dove 1'agricoltura ha quasi sempre predominato, gli scrittori hanno dato ad essa la prcmine nza sul commercio, e sulle manifatture. Le setta dei fisiocrati nacque in Fran. ciao In Italia le opinioni furono anch' esse divise; e secondo che gli scrittori appartenevano a provincie interne o a provincie marittime, sopo più o meno favorevoli aH' agricoltura, o al commercio. Così i due to ... scani Paoletti e Bandini, i lombardi BtCC31'ia e CorDiani favoreggiano più l' agricoltura. Galiaui invece, Palmieri, Genovesi (napoletani) raccomandano più spesso il commercio esterno, come pure Zanon e AIgaroUi veneziani raccomandano l'industria. 5.° Essi però in compenso non si lasciarono vincere dag.li esempj del loro secolo. Furono quasi tutti superiori ai pregiudizj e alle rancide pratiche consacrate dal tempo. Invece di desumere le loro teorie dalle istituzioni ed USI esistenti, le derivarono da generali ed alti principj. Quindi nè la religione valse a diftmdel'c agli occhi loro il celibat9, i conventi, 282 CARATTERE DEGLI SCRITTORI ITALIANI. , , le mani morte; nè la nobiltà i feudi, i fidecommessi O l'indolenza; nò. gli uomini togati la confusione delle leggi, o la lungaggine delle procedure. Zecche, commercio de' grani, finanze, tutto apparì loro, e tutto era infatti difettoso. 6.° È un vanto singolare dell' Italia l'avere avuto fra gli economisti tante persone di nobili n.tal!, e taDti ecoDomisti fra i pub\llici impiegati. CONFRONTO TRA GLI SCRIT'l'ORI ITALIANI E GLI SCRITTORI INGLESI. La differenza tra gli economisti italiani e i fran· cesi è così piccola che non importa un accurato con- fronto. Queste due nazioni nella lingua, nella letteratura, nel gusto si accostano fra loro . La nazione inglese al contrario per lingua, per gusto, per letteratul'a, ed anche negli scritti . d'economia ' pubblica è affatto distinta. Questa è la ragione per cui circoscrivo il confronto tra italiani e inglesi, quantunque potrei aggiuogE're che l'alta l'iputazione di cui ,gl' inglesi godODO anche in questa scienza richiede questa preferenza. -"00 de' caratteri più distintivi tra gli economisti di queste due nazioni è la definizione che ne danno e la maniera con cui ]a trattano. Per gli inglesi è una scienza isolata; è la scienza d' arricchirJ le Jlazioni, e questo è r oggetto esclusivo delle loro'" ricerche. Per lo contrario gl'italiani la riguardano come una scienza complessiva, come la scienza dell'amministratore, c la trattano in tulte le sue relazioni coIla morale, colla felicità pubblica. q.1' inglesi sempre fautori della division del travaglio, pare che abbiano applicato quesia massima aucbe a questa scienza, avendola staccata da ogni altra. Così il primo de' loro scrittori, e certament~ finora il pl'iruo di tutti, Adam Smit)l intitolò la sua opera = Della Ricchezza delle lvo.zioni = Da ciò nasce che t'inglese solo intento aUo scopo della ricch ezza, approva la gran .. de proprietà, e i fidecommessi quasi sempre suoi compagni, perché danno una rendita netta maggiore, senza 'E 284 CONFRONTO i'RA GLI SCRITTORI ITALIANI badare ai tanti tristi effetti morali e politici che ne procedono. Esalta I. popolazione m.nif.Uriee perchè aumenta le ricchezze cl' un paese senza troppo curarsi del deterior.mento della salute, e del vigore della popolazione, la quale a lungo andare si ammollisce, e SI effemina col lavoro assiduo del telajo, Promuove l'uso delle Dlacchìne, perchè producono in abbondanza con minore spesa, senza badare che aumentando troppo 1'apidameute la produzione, cagionano dei subitanei fatali rigurgiti nel commercio, e privano di quando in qnando di travaglio molte migliaja di lavoranti. Non vede nell' operaio che una - macchina produtrice; lo condanna ad una esuberante fatica; lo imprigiona nei suffoc.nti filatoj di cottone, lo seppellisce nelle Dliniere di carbone, di stagno, di ferro. E se raccomanda di pascerlo bene, pare che non sia per altro che per trarre da lui un maggiore prodotto, Filantropìa simile a quella del vetturale, che pasce bene il suo cavallo perchè tiri di p iù. L'inglese vorrebbe convertire tutti gli agricoltOl'i in operai, e lavorar le terre con macchine se fosse possibile, non pensando che sostituisce una popolazione scarna, pallida, debole, ad una vigorosa, me'mbruta, e di piil lunga vita . . . . . . Non regna in questo metodo di trattare la scienza troppo spirito, troppo calcolo mereaQtile] Non guida egli a conseguenze funeste sia per la morale sia per la felicità genera. le, se la prudenza del legislatore non lo tempera e CCl'1'cgge 'I Il solo oggetto poi della società è la ricchezza l Quand' anche ciò fosse ~ l'iflettasi che la ricchezza nOn si suddivide fra le classi che lavorano; la minima parte rimane per 101'0 , se non quanto basta al loro nutrimento e a rimettcl'e le loro forze. Tutto il rimanente si accumula in poche mani. La scienza lrattata cosÌ non è più che un' aritmetica politir.a. 'GLI SCRITTORI I.NGLES1. l\istl'etta ,8 questo solo !COPO somiglia a un insensibile macchiave'ILism.o, Questa scienza già per se un poco .arida, ridotta a mcra al'itmetica, senlbl'a che inaridisca troppo il cuore " e aumenti quell' egoismo e quellD .$piritQ di calcolo ch' è anche troppo esteso in Europa, ed è subentrato a que' sen.timenti cavallereschi e ge- nerosi che ricevono l'impulso dal cuore, e no,.], dal computo e dal bilancio del Dare ed Avere " (come r ifletteva Carli). Un altro svantaggio di questo metodo si è che l'iesce troppo disadOl'no, c privo di quegli allettamenti e di quell' amenità e varietà che rende popola r i le scienze. Quest.a mia riflessione non percuote nè Hume nè Smith ,i quali sepperc condire di grazia e di storiche é morali osservazioni le 101'0 dottrine. Intendo parlare dc' ;] oro successori e di alcuni viventi scrittori, che hanno fatto di questa scienza uno scheletro, e si è in mano 100~O convertita in una monotona e secca -osteologìa. Per cui gli uomini di lettere e di buon gusto l'ifusgono da quest' arido studio, e la lasciano in Pl'eda a scrit· tori se,nza colorito e senza im.maginazione. Coufrootisi il libro del sig. Torre~s sul commercio .de' grani cci dialo.gbi di Galiani sullo stesso soggetto, si confJ'ontino gli elementi J' economia politica del sig. Mill colle meditazioni di Pietro Verri, e si vedrà quanto la scienza acquisti ad essere maneggiata con spirito e filosofia, II sig, Say medesimo che vuole che l' economia pubblica non esca dai confini prefissi dagl' inglesi, ha però saputo vestil'e di piacevolezza le verità, Nondimeno non si può negare che con questo metodo gl'inglesi hanDo spinto le loro indagini forse più lontano di lulti gli allri, e si sono avvicinati di più alla dimostra-zione matematica. Avendo rinunziato a tutti S~i ornamenti, a disgr.essipni , ad ogni accessorio , no n PECCHI~. Economia Pubblica. '.9 286 CONFROnTO TRl GLI SCRITTORf ITALIANI . distraggono mai l'attenzione, Don intralciano mai una quistione, e i loro argo menti si succedono come le r,ifre nell' aritmetica. Con questo sistema hanno dato anche al linguaggio della scienza maggior esattezza . Hanno ritrovato e fatto uso costante d' idee pi~ complesse come - Produzione -- Consumo Capitale - • Capilale fis:m Capitale circolante - Circolazione --- Concol"renza - Credito - Passività - Attività Imposte dirette e indirette - Servigii produttivi eco eco Con questo nuovo vocabolario. (quas i sconosciuto agli Italiani del secolo passato) gli inglesi hanno progredito senza curarsi della noja e della fatica de' lettori, La lingua esatta è il principale stru men to per P ,incr emento cl' una scienza. Condillac disse cbe con chiare e preci. se definizioni si potrebbe ottenere oeHe scienze mo ral i la stessa evidenza che si ha n elle ma tematiche. Gl' inglesi pare che mirino a questo fine, e quantunque non l'ab.. biano ancora r agg iun to , alcuni di loro, come il sig. l\fac Culloch , si avven turò di dire che P economia pub . blica è un a scienza esatta quanto la mate ma tica . Il sig . Malthus si conten tò, p~r confutazion e di (Iuesta tr oppo precoce asserzione, di citare la discor danza di molte definizioni tra gli scrittori de lla sua nazione, e la con. tesa continua ch e aO CO L' p ende tra loro su molti punti (I), CosÌ pure a fO l'za di usa L'e ed ab usare cl' idee troppo gene r ali e complesse, qualche volta gl' inglesi m oderni sono caduti nelP oscuri tà, e in un gergo inintelligibile. Chi capisce sempre Riccardo] Basti il dire che vi fu necessità di stabilire dei professori, per c o rn~ mentarlo e sp iegare i suoi oracoli. Cosicchè a guisa dei sacerdoti egiziani che , ra ccomandando la religione, la rendevano sempre più occulta co' ger oglifici , alcuni di (1) On the definiti ons ol tbc P olitical Ec'onomists. 1827. Malthus. • E GLI SCRITTORI INGLEsr. 287 Jo~o, nlentl'e si affannano pel' rendere popolare questa SCIenza, la rendo no misteriosa ed occulta con una nomenc~atura ~a Iv o lt a , e talvolta con una fraseolo gia .inintelligi.. bile. lntJera tn ente opposto è Jo stile de gli uomini di stato presso questa nazione. 1 disc orsi del ministro Peel sulla materia a-slrusa della cal'ta di cir9ofazione, sono chiari qua~to profondi; quei del sig. Huskisson e del sig, R~b,~s on (ora lo,:d Goderich) sono profondi quonto ch iari ed eloquentI. Che d ,fferenza tl'a questi discorsi intesi da tutti, e le gerogli fiche pagine di Riccal'do intese solo dag l' iniziati nc' suoi misterj ? ' Il metodo seguito da gl' italian i è aff~tto differente daJl' ioglese, perchè essi trattano la scienza solto tulti i suoi rapporti. Essi cercano non solo la l'icchezza ma anche il bene stare de l maggior numero possibile: Questo secondo oggetto è pel' loro tanto importante come il pri mo. Ogni pri nc ipio, ogni legge è discussa sotto molti punt i di vista , e giudicata dalle sue conseguenze. Si tratta della q uistio ne del commercio de' ora• . ni 1 E ssi ris algono sino all' origine del diritto di prietà e poi fi niscono coll' esame se la politica pel'mette che la sussistt!"ilZa d'una pop olaz;ione abb ia a . dipendere dalle importazioni stranier e , che per mohi accidenti possonp d'improvviso essere arrestale. Parlasi dello grande coltura I Essi esa minano l'influenza delle primogeniture sui costumi pubblici, e sulla concordia delle fami glieo Si discute sul maggior pro dotto dell. twoe I Essi preferiscono a quello che spopola le campagne arricchendo di più la popolazione, quello ch. meno ricchezze produce, ma soddivide le terre ' fra molti proprietarj , e alime nta UDa popolazione. r obusta più atta alla guerra, costumata, e tranquilla, Per P e .. conomista italiano è la scieuza più complicata, siccome quella eh. deve conciliare la giustizia, il buon ;1'0- J • 288 CONFrtONTO TRA. GLl SCRITTOR I ITALIANI costume, il ben essere della popolazione, non che la potenza e ricchezza dello stato. Qual differenza tra il considerare un , fatto, od UDa legge sotto il doppio l'app~)l'to economico e politico, o semplicemente eCOnomico ! P~i' esempio nella discassione cJel 1827 sulla legge relativa alla libertà della stampa in Francia ,. un economista inglese si sarebbe ristretto a dire che la so· spen5ione an'ebbe gettato nella miseria cento. mila indi,'idui, e deviato dall' impiego un capitale di 50 milioni annui. Ma il male politico non è incommensurabilmente maggio!'c? Non è la libertà della stampa l' àncora più ferma della libertà 1 Perciò le ql1istioci sono per l' economista italiano involute, e d'una soluzio'ne difficile. Pc rcìù la scienza in Italia cadde in mano de' più istrutti filosofi e de' più colti scrittori. Gli scrittori più illustri che vanti il secolo decimo ottavo in Italia, come Genovesi, Vel'l'i, Beccaria, Filangicri , Mengotti, eco eco fila l'ono economisti. Non solo; ma siccome per gl' italiani è una scienza legislativa piuttosto che un arte di · banco di magazzino, così la nobiltà, sebbene schiva cl' ogni cosa che puzzasse di commercio, non isdegnò di ap~ plicars, a questa scienza, e di coltivarla quasi direi esclusivamente se pongo mente al gran numero de' nobili che si annoverano fra' nostri più eminenti scrittori (c). GI' italiani sempre amaDti del bello e dell' elegante sparsero fiori cd ornamenti anche in questa scienza. Galiani vi h. spa,"o tutto il sale di Molière; Mengotti tutto lo spirito di Montesquieu. Se molti di loro avessero saputo contenersi in certi limiti, le loro opere sarebbero state più lette, e quindi pii, ° (1) Bri(~anti, Palmicl'i , Caracciolo, il conte cf Arco, Fiktngieri, Ven'i, Beccaria , Carli, Vasco ce. cc. E GLI SCRJTTOnI INGLEsr. 28 9 utili. Ma peccarono di sovrabbondanza e di snperfluità. Alcuni Sano rimonlati sino alla cl'eazione del mondo per parlare di monete, altri hanno accatastato erudizione ad erudizione, citando Ebrei, Pe1'5i ~ ed Assiri, Greci e Romani, Salomone, Platone, Cicerone, Ba .. cone. Altri d.eelamano come pl'edicatori dal pulpito, Con questo d,fetto le opere crescono di volume la . verda SI annega ID un mare di parole, il linguaggio rimane vago e indefinito, e la deficienza nelle idee generali e nelle definizioni protrae e lascia oscure le quistioni. ". , Fra i due estremi, quello della prolissità italiana e quello dell' aridità inglese, non vi sarebbe un metoda medio che riunisse la concisione all' eleganza 1 A me pare, leggendo Neckel", Ganilh, . Say, SismoDdi, che i francesi lo abbi~no ritrovato. Per non defraudare della lode meritata i miei compatriotti, devo dire che Beccari ____e Verri lo hanno felicemente messo in pratica prima di 101'0. L'altro carattere distintivo tra gli scrittori inglesì ed italiani è quasi una conseguenza del primo, e consiste nei mezzi diversi di ottenere la quantità delIa produzione. La produzione è l'oggetto delle ricerche tanto eleoli uni che degli altri, ma gl' inglesi ne hanno fatto uno sco;o più diretto che gl' italiani. Quindi impiegano mezzi diversi per attenerlo, e direi anche che l' ottengono con ragguardevoli sacri6cii. Ad esso saCl'ifìcano il vigore e la salute della popolazione (come senz' avvedersene fanno quelli che vorrebbero trasformare tutta l' Inghilterra in una fucina), la quiete e l'ordine pubblico, Cl'cando UDa popolazione immensa su diversi punti della superficie dello stato, pronta ad ammutinarsi al menOa mo discontento, e soggetta sovente a" soffrir ' la. fame O a divenir minacciosa per le inevitabili vicende di "90 CONFRONTO TllA GLI SCRITTORI co~mercio che producono delle ITALIANr n:ptmtine cessaz.ioni di lavoro. Nessuna nazione conosce e pratica meglio dell' in glese il principio ' del bisogoo, come un mezzo; I.~ Di l'eadere l':.;,omo' attivo. 2. .0 Di accrescere L\ produzlOue dei mon.do intiero. 3.° D'incivilire e diro~zal'e gi' indidividui e le nazioni_ Gli antichi Rvcvano per massima, che la virtù consiste nei por.hi bisogni, e quindi i legislatori e i filosofi J.' accorùo procuravano di ridurre l'uomo al minor numero di bisogni possi?ile. L' igneranza stessa fu r iguardata per molti secoli come uno stato d' ianocenz.a; di futl1ra beatitudine, e perciò la coltura dello spirito eril piuttosto sfuggita che animata. Questa filosofia discese giù sino ai tempi moderni, e gli economisti stessi Jet continente non osarono affatto rinunziare a questa antica tt:ol'ia della virtù. Alcuni di ]01'0 te mono gli effdti del lusso ; altri vantano la minuta divisione delle terre, perché ma-n tiene uo maggior nUlDero di robusti e costumati cittadini; altri raccomandano la sobrietà, la semplicità, 1'astinenza da molti comodi alle basse classi, onde conservare la virtù; ed alcun i per t imore della cort'uzione temono la troppa luce, e troppe cognizioni nel popolo minuto. Questo sistema che può essere com pa tihile coll a virtù, e fOl'S' anche colla felicità degli individui, non è il più atlo a fomentare la proJ!lzione, a fat, pl'ogredil'e la' civiltà, . ., . . e a rendere potente e fICCa una nazIOne ne nostri tempI. Per lo contl'ario gl' inglesi non vedono altra via di rendere attivi, istrutti, e più virtuosi i popoli che quella de' bisogni. Il bisogno è lo stimolo, e la sola c~usa d ella produzione, come ìa curiosità (ch' è pu r essa un bisogno) è la cr~atrice delle scienze. L'uomo libero non lavora nè per istinto né per divr.rtime:lto, ma li: GLI SCRITTORI INGLESI. per sodflisfare ai bisogni, e lavora più o meno secondo che questi SODO piil o meno. II selvaggio non esercita la sua attività che in. quanto serve a pascerlo, e ad alloggiarlo meschinamente. Lo Spaguuolo, il Portoghese, il Lazzarone _di Napoli, gli Americani spagnuoli odiano il travaglio perchè non li conduce alla sodJ.isfazione di bisogni che non hanno. L'ioglese }.nvece, che a poco a poco si è fatto nn bisogno di avere una casetta pulita con mobill decenti, d'essere sempl'e ben calzato, di nutrirsi di cibi sustanziosi, di prendere due volte il giOl'110 il tè, di vt!stire di panno . . . . sente un pun ... golo cOlltinuo che lo anilDa al lavoro per non rimaner privo (li cedi comodi che sona divenuti pe!." lui necessità ddla vita. Se P illglese rinunziasse ad alcune delle sue attuali abitudini, diminuirebbe in proporzione il numero delle sue Ol'e di travaglio. Cinquan~' anni fa, quando i suoi bisogni erano minori , la sua vita più semplice, ossia più dura, lavorava anche meno. Per la ragiòn contraria, se lo spagnuolo contraesse alcuni nuovi bisogni, diminuirebbe le sue ore di ozio per sodJiffadi. Questo è infatti il modo con cUl gl'inglesi eccitano alP attività le nazioni selvagge, o i . popoli indolenti. E ssi portano tra i st:lvaggi polvere da fucile, coltelli, ed altro bagattelle, e quelli ammazzano pii! anim a li selvaggi per pagare con pelli. Coi merletti di Nottingham, colle calze di cottone hanno stimolato Sii americani spagnuoli a coltivare più cocciniglia, più cacao, a tagliare più legni da tintura. Gl' inglesi adunque si servonO della consumazione per accrescere la pl'oduzione. ~a uno reso fonte di ricchezz.a ciò ch' era per Sii antichi fonte di povertà. Parimenti invece 4i nutrir timore per P istruzione popolare, essi la considerano e l' adoprano come un 292 C01\'FRONTO TRA GLT SCRITTORI ITALIANI di scemare i vizj c 'i delitti, e di rendere la più docile, più trattabile. L'esperienza ha- confermato la loro teoria. II popolo inglese in ragione della sua istruzione è dive nato più temperante DeH' uso de' liquori, più ospita1e verso gli stranieri, più tollerante verso i suoi compatriotti d'opinioni'" diverse in rdigione ed in politica, meno riottoso e turbolento. Per ciò j loro scrittori anzichè declama.re cootro i comodi, e il maggior consumo delle classi lavoratrici, ne t.essono encomj. Non v' è esempio in Inghilterra d'una pt'edica contro il lusso; tanto meno poi d'una predica in cui si l'accomandi il digiuoo. Sarebbero le due cose più ridicole che mai si fossero intese. Questi due differenti sistemi banno anche differen" ti conseguenze. Quello Jegl' italiani che ha pelo base la moderazione, la tranquillità,.fa salute più che il comodo, la robustezza più che }' istruzione, tende aH' immobilità, o tutt' al più a un lento movimento verso la pel'fe-zione. QueIJo degl' inglesi è animato da un moto perpetuo e crescente che spinge rapidafllente la società .11' ultimo stadio della civiltà! Le opere di economia pubblica in Inghilterra sono come frutti naturali del suolo. In mezzo al)' esemp io vivo del commercio con tutto il mondo, in m~zzo a dibattimenti parlamentarii sulle co 'c pubhliohe,. tanti giornali, a tante pl'ivate libere discussioni, è naturale che la scienza dovesse alla fine non solo fiorire r ma essere perfezionata più cbe altrove. Un governo libero è una continua scuola dell' uomo di stato. L'Inghilterra stessa non forma che una gran casa di com... mercio. Tutte le altre scienze avevano già progl'edito in quc.st'isola. La libertà mette l'equilibrio in tiitto ben mezzo m~ltjtudille più . ragionevole, !!g3 presto parlò questa scienza a livello delle ai tre. Smith è forse giunto allo stesso grado di altezza nella sua E GLI SCRITTORI INGLESI. I scienza., come nella m eta fisica e nell' astronomia erano giunti diggià Locke e Newton. In Italia alI'incontro i libri di questa, 5cienza sono come i frutti cresciuti nelle stufe, a ùispetto di un' aspra atmosfera. t'inquisizione di Roma, gl'inquisitori di Venezia, il potere arbitrario negli altri stati, farQno ostacoli e pericoli che gli autori doveltero affrontare. Non godettero che di quando in quando dei spiragli di tolleranza, giammai di libertà. Ad ogni tratto sono costretti a mascherare la verità; molte volle poi a chiedere scusa di aver ragione. Il Baodini rinega le idee di libertà dinanzi al gran Duca di Toscana a cui indjrizz~ il suo discorso, mentre poi si rileva che non consigliava altro più efficace rimedio per ripopolare la Maremma di Siena che la libertà. Il Zanon loda il governo veneto come il più provido e il più saggio, mentre poi accenna quanta incuria vi fosse nei due priocipaH rami, l' agricoltura e le manifatture. Broggia fu esiliato dal governo napoletano pel'chè disse la verità. Genovesi fu perseguitalo tulta la sua vita dal1a corte di Roma. Ortes , quantunque partigianp di tutti i disordini dci suo secolo (meno il più grande, quello del dispotismo) non sapeva dove far stampare le sue opere. I governi di Maria Teresa e di Giuseppe H, sebbene riformatori di molti abusi, e ascoltatori spesso' della "erità, noI furono sempre. Carii fu lasciato da Giuseppe II nella miseria quasi per cinque anni. Ve"i non pot~ dare in Juce molte sue opere sino al 1796. Fu anch' esso mal ricompensato da Giuseppe II di 23 anni di utili servigii. Beccaria se non avesse avuta la precauzione di far stampare a Livornp l'opera sua dei 294 CO~FRONTO i: GLI SCI.ITTORI · TRA. GLI SCRlTTORl ITALUNI Delitti e delle Pene:, e tenerla da principio lontana da Milano, sicuramente sarebbe stato ... iuiQ}(\ del suo filantropico coraggio . . Il matematico Paolo Frisi si dovette rifugiare nella .Toscana. La matematica Gaetana Agnesi si dovette occultare in uno spe.dale. GI' Inglesi parlano più estesa·mente e con maggior profondità della carta di circo lazione, del cl'eelito pubblico, della division del travagl io, dcIIe colonie, perchè la 101'0 patria loro fornisce ampia esperienza su tulti questi argomenti. Gl' italiani parlarono poco, o appena toccal'ono questi punti, percbè c loro ignoti- , o estranei alla Joro patria. In compenso essi ebbero il vanto di essere i soli che abbiano parlato con profondità dei porti fl'anchi, dell' estimo delle terre, dei Monti di Pietà, degl'istituti di pubblica ben eficenza, ' delle monete, e delle zecche, Gl' inglesi, se si eccettuano Srnilu che parla molto della Francia, e David Hurne cbe pada ùi tulto il mondo antico e modcl'oO, quasi mai escono nelle loro riflessioni fuori della loro isola. Separati dal glubo non si occupan o che della loro patria. Per quella speci~ d i egoismo dell' uomo libero che concentra tutti i sentimenti. nella sua patria, pCl' quella superbia pl'opria di quasi tutti gl'isolani, non gettano neppure gli occhi sulle altre nazioni. O ignorano o fingono cl' ignorare r esistenza degli scrittori stranieri, e quasi mai li citano, Altiel'i a giusta ragione della loro libertà, lieti della prosperità della loro patria, credono pel' avventura inutile di mendicare consiglj da autol'i nati sotto il dispotismo, Ben diversa è la condizione degli scrittori italiani, Senza libertà, e quindi Senza un giusto motivo d' orgoglio nazionale, mirano con invidia alcune nazioni INGLESi. ~95 del Nort prospere e potenti. La loro sti",a, il loro amore cerca degli oggetti fuo ri d'Italia, e stendono la mano a chiunque voglia emendare le magagne della loro pC'tria. Quindi citano e ce]c:brano gli autori 5tra~ie~i, esaltano le istituzioni e le leggi dene altre naZlOnI; talvo lta anche troppo, percbè propongono esempj non adàUi alI' Italia. Siccome la li bertà è la miglior legislatrjce de' popoli, cosÌ gli economi5ti in Inghilterra non furono di, tanta utilità quanto lo furono in Italia e presso altre nazioni, Non v' è legge, non v" è determinazione legislativa, non v' è riforma in Inghilterra che si possa ascrivere all"opera di qua lche economista. L'opera di Locke sulIe mon.te fu posteriore alla riforma delle monete stesse; ne fu piuttosto l'apologia che la proposta, Le ID a ssime liberali che il governo inglese da pochi an ni segue nel commercio cogli esteri sono piuttosto misure imposte dalla necessi là, dal cambiamento de' tem pj, e delle relazioni colle estere nazioni, che un omaggio reso a~ ragionamenti di Smith, La libertà della stampa e un parlamento nazionale sono i ! ue migliori lib ri d'una nazione. Non voglio già per questo dire che i libri degli economisti inglesi non abbiano prodotto alcun bene. Tulto ciò che tende a distruggere i pregiudi . . j, ad illuminare il pubblico, a far pensare, a concretare le idee sparse di una nazione, è sempre ,'antaggioso, quantunque non se .ne "C'da palpabilroente, e all' istante l' effetto, Con tutto ciò essi ncn giovarono alla loro patria tanto dil'ettamente, quanto gli ~conomis ti italiaoi gioyal'ono al1a .loro. Quand' anche gl' italiani dovesserO cedere agli stranieri la palma',', nell' anteriorità delle scoperte, ne lla profondi'tà; nell' universalità, rimarrebbe loro il più grande, quello di essere stati utili 2g6 CO~RONTO TRA GLI SCRITTORI ITA.Lu. NI EC. alla loro patria. Questa gloria non è in collisione colla gelosia delle altre nazioni; è un bene indiviso, di cui possono godere in pace. Vediamo adunque in un breve riassunto quali sono i miglioramenti, quar è il bene reale; innegabile ch' essi produssero ai diversi stati sotto cui scrissero. Tutti quei che coltivano l' ~ conomia pubblica non possono ricusare la 101'0 atlenzione. La gloria che ne ritorna agli scrittori italiani riverbera sulla sciènza. DELL' INFLUENZA CHE GLI ECONOMiSTI ESERCITARONO SULLE RIFORME INTRODOTTE NEI DIVERSI STATI n'ITALIA. NEL SECOLO X VIII, Se si riflette che molti scrittori tanto italiani che stranieri, come Ustari. e Ulloa (spagnuoli) Loke, Davenant, Cary (inglesi), Melon ( frane es' ) e Davanzati , Scaruffi, Serra, Montanari, Turbato (italiani), non che molti altri precedettero di lungo tempo le riforme che in Italia non ehbero principio che versa il 17 50 , alcuni potraòno dubitare che queste non sieno state l'effetto della scienza. Ma se poi si osserva che i risultamenti della 610s06a sempre ritardano, questo dubbio svanirà. Gli effetti d una nuova s·cienza, sia fisica, sia morale, le applicazioni delle scop~rte, non sono quasi mai immediate.· In quella guisa che la semente giace alcun tempo sotto terra prima di germogliare e portar frutto, così pare che anche le verità sieno destinate a fermenlare per lungo tempo nelle menti umane, prima di esel'citare il loro benefico potere. Quanto tempo non vi volle per distruggere l'Aristotelismo con... tra5tato degli scolastici, l'astrologia ,giudiziaria, e le prove del fuoco e dell' acqua hollente, la tortura, i gesuiti, l' inquisiz.ione, il terrore delle scomuniche, il preteso diritto dei Papi di togliere e l'egalare le coro" ne 1 Quanti libri non dovettero precedere, quante volte non si dovettero presentare, battere" e ribattere le stes ... se idee, solto quante forme diverse, in quanti diversi stili la verità dovette annunziarsi per farsi riconoscere ed accogliere ~agli uomiDi c dai go~erDi 1 Quan... to tempo trascorse prima che il sistema di Newton J SU!.LE RIFORME IN ITALIA. EC. 299 INELu.I!:NZA nEGLI ECONOMISTI prevalesse in Francia 1 ~ontesquieu, Voltait,c, molti altri filosofi predicarono sin dal 1740 la necessità di fare un nuovo codice civile e · criminale. Non fu che ciQ~ qnant' anni dopo 7 che P assemblea costituente decretò una nuova legislazione, e scorsero ancora dodici ann i prima che fosse eseguita. La Prussia, la ~oscana, la Russia, la Monarchia austriaca ebbero dei nuovi codici civili e criminali molti anni prima della Francia (l). Ma le riforme poi avvenute nell e diverse pl'ovineie d'Italia nel secolo decorso, di cui s,to per passare la rassegna, furono per la maggior pal'Le così vicine e immediate alle opere che le inculcarono, e :molte di esse furono anche confidate agli autori stessi delle proposte, cbe anche i più increduli verso le scienze' sono costretti a confessare che la massima parte dei miì;liol'amenti si dovettero all' economia pubblica. Nele introduzione ho già esposti i disordini, e i difetti dei divel'si governi d' Italia sino qu as i d 1750. Pel' non dilungarmi non farò che accennarla bre\'e~ mente di nuovo, coatrllpponendovi i rimedi i che gli autori direttamente, o indirettamente vi recarono. (1) Non dico con ciò eh", 5lCDO migliori dci cedici rrancesi~ LOMBARDIA AUSTRIACA. L'imposta territoriale era iot'guale, mal ripartita; l'agricoltura ne soffriva. Le imposte indirette erano appaltate a fermieri che ne avevano formato un sistema di espii azione. II Ducato; il Pavese, -il Cremonese, il Lodigiano, il Comasco, la provincia di Casal Maggiare, e la città di Milano per se, costituivano sette giurisdizioni separate che avevano ciascuna un particolar dazio cl', entrata, di uscita, eli transito. Quindi il commercio era inceppato e tormentato; le monete in disordine; i diritti regali erano alienati; il commercio del gl'ano vincolato; ed i comuni mal amministrati, carichi di debiti, in guerra tra loro. Eccessivo numero di frati e convt'nti; gesuiti; tortura; pessime leggi criminali; mal.. tiplicità di leggi; scienze negl ettt'; quella della legisla.. lazione quasi igl1uta. Neri p,'csiedette alla giunta del censimento che fece un nu ovo cadaslro e stima delle terre. L'imposta prediale fu equamente riparlita; r ammin islrazione comunale l'iordinata sopra una base centrale c rappresentativa. Lo stesso Ner i presiedette alla convcll1.ione per le monete tra la Lombardia e il Piemonte, che pose in giusto equil ibrio le monete dei due diveL'si stati. Beccaria contribuì ·alla riforma delle monete, ma contribuì ancora più all' abo li.z ione -dt::l1 a tortura , e alla riforma delle leggi, c tlella proccd nra criminale. Fu causa cbe s'istituisse una cattedra d'economia pubblica. Cadi concorse alla COl'l'ezione del sistema monetario. Verri redense le regalì e ; suggerì ed eseguì l'abolizione delle ferme. Compilò una nuova tariffa daziaria, mediante Ja quale vennero sop presse le dogane 300 INFLUENZA. DEGLI ECONOMISTI intermedie tra provincia e px:ovincia. Introdusse la pratica dèi bilanci commerciali. Fece togliere molti vincoli al cammel'cio de' g.r ani, abolire le antiche vestigia dei privilegj delle corporazioni d'arti e mestieri. Rese libero 1'esercizio delle professioni. Contribuì con Beccaria all'istituzione {1' una società patrioti ca, destinata ad incoraggiare l'agricoltura; alla (lubblicazione d'uo giornale letterario che svegliò l'amore delle scienze ', e sparse il buon gusto, e la buona critica. Il 6overao secondò l'impulso dato da questi scrittori. Estirpò gli ordini feudali. Abolì un gran numero ai (!onventi, lasciando sussistere fra le monache solamente quelle che facevano professione di ammaestrar le fanciulle. Pose freno alle donaziooi e legati alle mani-morte. Riattò alcune strade postali. Trasse un nuovo canale dall' Adda che conduce le merci alla capitale. Ahbellì la capitale di passeggi e di teatri. . Le conseguenze di questi miglior~menti' furono im·. manca bili ; la popolazione si accrebbe; dieci anni dopo il censimento, dai goo mila era salita a 1,100,000. Il commercio respirò; l'industria si ravvivò. Vi fu abbon ... danza di grano : invece di penurie v' era un annno superfluo, L'enb'ata del governo crebbe anch' essa . Vi furono meno miracoli, ma più cognizioni; meno con· venti, ma più scuole; il p'alazzo de' Gesuiti divenne un magnifico ginnasio. Il governo non fece quanto N apoIcone in seguito mostrò che si poteva fare, ma tutta.. via fu un generoso incamminamenta. SULLE RIl"ORl\tE IN ITALIA. ~€. LA TOSCANA. Sebbene I. Toscana fosse per ogoi rispetto io miglior "oudizi~e della LornLardia, pure quando il n.ndini prese Ja penna per sCl'i,'ue quel suo mil'abile di~corso, a,'el'a quasi tutti gli stessi difetti di legislazione e di gOl"nno, È inutile 2dnoqne cL' io li ripeta. Ripelerò bensì che il naDòini COD quel suo Discorso sui mezzi di migliorare la Maremma Sienese non solo spinse il gOH~l'nO con operazioni idrauliche a rendere coltivabile una provincia di circa settanta miglià in lunghezza, e p iù di sei in larghezza, e ad iD\,itarvi stranieri coloni, ma a sentire la necessità d'intl'odurre un nuovo ordine di leggi, e principii più liberi di com .. mercia. Fino al 1702 il comtnt'1'cio de' gl'ani in Toscana. fu da vincoli ,·essato; avv('ni,'ano quindi carestie frequenti. Dal 1762 al 1790 ogni vincolo fu 10110, il commercio divenne più libero che in .Lombardia. Il promotore di questa liberlà fu il Bandioi. Il PaoleUi pure insistendo sullo stesso argomento giovò al commercio de' grani e quindi all' agricoltura. Oltre la libera uscita dc' grani, il Paoletti co' suoi opuscoli ottenne ulJ.at diminuzione d'agg1'3vii in favore degli abitanti delle campagne, e fece sì che il governo s'inducesse a vendere i beni comunali, e ad accrcscel'e il 101'0 ,1 prodotto mediante l'industria privata. Agli slessi mali oppose il gl'an Duca Leopoldo gli stessi l·imedii. Ma oltre le stesse riforme che vennero eseguite in Lombardia, egli fece molti altl'i ordinamcnti. Francesco I ebbe il pensiero di ricomporre in un sol codice le molte e varie leggi municipali del · Ja Toscana. Ricorresse però molto e rimodernò Ja vcC· chia legililazione. Ma Leopoido com pì questa riforma. PecG-Il/O. Economia Pubblica 20 302 INFLUENZA DEGLI ECONOMISTI Pubblicò un Codice ,criminale, degno della m'ente di Beccaria , e del cuore di Tito, l' amico del genere umano. Abolì la peo. di morte, abolì la tortura, il crirnen-I es~, la co.ufisca de' beni, il giuramento de' rei. Abolì gli appalti generali de' dazj, soppresse ogoi privilegio, moderò la facoltà d'istituir fide -commessi. Abolì il sant' affiz,io, e nelle ecclesiastiche discipline fu più coraggioso riformatore che non il governo lombardo. Fece altresì pubblicare il prospetto delle rendite dello stato dal 1765 al 1789; nuova, utile, ed esemplar.e pubblicità. Innumerevoli sono i migljoramen~i fatti:n Toscana dopo il J 750 sia nell' amministrazione , sia in strade, canali, pOI,ti, abbellimenti di città, e stabilimenti di pubblica istruzione. I buoni risulta menti furono anche maggiori in propol'Zione del maggior numero delle riforme. Ag ricoltura, industria, commercio, popolazione, en .. trata pubblica, tutto crebbe e fiorì, Le novità di Leopoldo produssero una prosperità, ed una vita sì felice, che ancora ai tempi nostri la Toscana non ha d' nopo di {are multi voti. SULLE RIFOR!.R: IN ITALIA. JW. 303 REGNO DJ NAPOLI. Non strade " non comunicazioni tra provincia e provincia, tra la capitale e le pl'ovinr:ie; non · Olanifat... ture, non libertà di commercio de' gl'an i ; monopolii di molte derrate; disordine di monete; diritto di pascolo illimitato; non chiusura delle terre; beni demaniali, beni comunali estesissimi; un guaz.z.abuglio di leggi normanoe, 10m hard e , arragonesi, angioine, spagnuole, aust~iache; una moltitudine di legulei; fid ecommessi, feudi, e fcudatarj, e forse ben diecimila feudatarj ; baroni, possessori dei feudi, nemici egualmente dell' autorità regia e del popolo; privative .di caccia, di pesca, di forni, di mulini; 3 r mila frati, 23 mila monache, 50 mila preti, 22 arcivescovi, ] 16 vescovi; il clero esente dalle imposte; non uo solo h'ibunale di giustizia in quattord ici provincie; più di tre mila assassinj ogni anno, e compLoesi qu elli della Sicilia cinque mila; le prigioni piene solo d'infelici che avevano violato leggi della caccia, o commesso qualche picciolo furto; tale era lo stato del regno di Napoli verso il 175 0. La Sicilia era fors·e in peggiol' condizione ancora. Gl' inciampi feudali pesavano ~u di cssa più gravemente che nel regno di Napoli. 'Alimentava 63 mila noncuranti, tra preti e monache, olh'e qu asi 100 mila celibatarj. ~ Più di uu terzo de' b enl in Sicilia apparteneva al clero . La popolazione era circa 1,200,00 0 . Al .t empo di Gerone, Siracusa sola conteneva quasi altl' et~anti abitanti quanti nel ]750 ne conteneva l'is ola intera. Il Broggia gridò tanto forte contro gli abusi dell' ammillistrazione, che venne pO'l' molti anni csigliato dal regno. le INFLTì8NZA DEGLl ECON'OMISTI SULLE RIFOR;\m lN Galiani SCl'jsse con tanta evidenza e con tanto spirito contro i vizj della Dloneta~ione ~ che ottenne una compiuta riforma. Genovesi dife3e sempre l'indipendenza del regno con tro le pretese della cOl'te di Roma; syegliò ne' suoi 'compatriotti i' amore delle scienze; fece conoscere ai napoletani un gl'al} numero di opere stloaniel'e sulla le. gislazione; ottenne Olercè il suo merito che s'istituisse in Italia la prima catted,'a d' ecouomia pubblica, Filaugieri animò il governo a continuare nella ben incominciata imp"esa della soppressione dei feudi e diritti baronali. Aveva colla sua. eloquenza talmente guadagnato gli anirui che Il l'e .Ferdinando , fondatore della colonia di S. Leucio, volle fare uno spcl'imento e reggel'la con leggi eoufoLomi alle dottrine di FiJangieri, p;flmieri mentrc fu in c~u'icél soppL'esse alcuni pedaggi, abolì alculll mOllopolii, riformò la tariffa dazial'ia. Fece alr.uni buoni regolamenti sul commercio de' grani, che fu sempre Del regno di Napoli più mal diretto che in ogni altl'a pa(·te d'Italia. Il nuovo caJaslo delle terre che il governo fece eseguire, è d'attri. bnirsi a' suoi suggel'imenti. Melchiorl'c Delfico ottenne la soppressione di alcuni abusi, e difese la domanda dei possessori dei l'egii pascoli ( ch' erano un' es teusione di terreno di 50 miglia sopra 3 sino a ,5 di larghezza) di potervi piautare degli alberi, il che era proibito dal fisco. Tutti questi autori i:Jsieme, se nOn couseguirono durante la lor vita tutte le rifol'me che indicarono si può con giustizia affennal'e, ch' essi pl'eparamno la via a tuttI:; le utili innovazioni che s'introdussel'o in quel regno dal 17 98 in poi in conformità de' loro sr.l'i~ti. Il governo di Ferdinando non fu così ,docile ai consiglj degli secittoi.'i, nè così cUl'rivo a lle riforme , I:rALlA EC. 305 quanto quei di Leopoldo, e di Giuseppe Il. Nondimeno moderò l'autorità de' feudatati, diminuì il numero de' religiosi mendièaoti , fece un cadasto che rese certe· le imposizioni territoriali. Quantunque questo governo 3\"esse fatto pochi nuovi prov\'cdimenti, pure il poco che fece bastò a far risorgere F agricoltura, ad animare il commercio. ., a rendel'e la sussistenza più agiata, gli spiriti più colti, gli animi più dolci, Un PC) priOla del !75o, quando il Broggia scriveva, la popolazione del regno Don oltrepassava i tre milioni; nel 1790 eccedeva i cinque. Se gli altri stati d'Italia non eseguirono le stesse "iforrue che ho descritte nei Ìl'e sopra me nzionati, si è o perr.hè non ne avevano un pressante bisogno, come Venezia e Genova, che mercè della loro forma repubblicana erano floride e ricche, o percbè come Roma e il Piemonte, non avevano avuto una serie di scrittorj, che colla costanza e coll' insistenza avessero conquistalo l'opinione pu.b blica ch' è la regina dell' universo . Devo però aggiungere il nome di due altri economi~i che produssero un bene reale. Zanon fu utile aI!B ma patria cogli scritti c coll' esempio. Egli nell' Udinese promosse la coltivazione de' gelsi; in Venezia jnvcntò e avv~iò una nuova mllnifattul'a di velluti, Ricci poi pel'suase il governo di Modenll a seguire le rifOl'me nel· l'amminisb.'azione de'Luoghi Pii ch' esso aveva dimostrate necessarie. Questi sono i beneficii diretti e reali che molt, d.gli economisti del secolo passato recarono cogli scritti e co' fatti. Tutti insieme poi concorsero a produl'ne molti altri, che sebbene a prima vista non così evidenti, non sono meno importanti, e sono forse più generali, 11 più grande di questi è la soppl'essione d'ogni corporazione, d'ogni privilegio, avendo invece stabilito PECCH/O. Economia Pubblica 20'" 306 INJ'LuENzA DEGLI BcONO:M:IST[ l'eguaglianza de' diritti di ogni classe de' cittadini dinanzi alla legge. Si era già dimostrato che siffatta eguaglianza era giusta, ma soltanto l' economia pubblic~ indusse i goveroi ad assoggettare tulti i sudditi alle stesse imposte, siccome uo' eguaglianza di trattamento indispensabile per la prosperità dell' agricoltura, e vantaggiosa a tutta la società. Ravvivarono la stima della professione mercanti-le, caduta in disprezzo da ben due secoli in alcune provincie d'Italia. Mostrarono ai nobili che ~e pretendevano di occupare le prime C31'iche dello stato, la scienza ~ell' amministrazione non era indegna di questa 101'0 ambizione . . Distrussero il pregiudizio delle legl:Ji suntuarie., l'odio contro il lusso. PromosD sera gli studj utili, facendo disrn<lttere quello deUe antichità, la mania di far sonetti, r altra Dlania di vagheggiare soltanto le parole. Genovesi dice, che quando cominciò in Napoli le sue lezioni sull' economia pubblica, tulta Napoli andava in traccia dei l'bl'i. chc spiegavano e conducevano a questo studio. CoUe 101'0 frequenti citazioni di autori antichi e stranieri inspirarono la curiosità di leggel'li, appunto come fanno in oggi le riviste letterarie, che sono come i sensati che portano sol mercato le mostre di tutti i prodotti dd!' ingegno umano. POl:tarono in sì alta stima la scienza che professavano , che fecero sì che se ne istituissero due cattedre in Italia, le prime di tutte. Si possono pUI' considerare come i pl'omotori di molte societa aGrarie che dopo 101'0 si accrebbero di numero. Diedero a dive(lel'e che i peusatori non souo solamente sognatori, ma anche buoni esecutOl'i, e mitigarono la guerra che per l'innanzi tra praticl e teorici sempre esi5teUe. Finalmente se è vero che tutte le classi, e specialmente )a piil numerosa) quella del popolo minuto, è meglio ve· stila in oggi, meglio alloggiata, meglio nutl"Ìta, piil istrutta; più. costumata che non lo era un secolo fa, conviene attribuirne il merito a quegli scrittori .che promovendo l'abbondanza e la riccbe ..a, accrebbero la somma dei piaceri, e dei mezzi d'istruzione. II sig. Say disse che gli economisti furono qnasi tulti uomini onesti, ed ottimi patrioti. Questo riassunto ' storico che feci degli econoDlisti italiani non conferma questa osservazione 1 I moralisti diriggono i nostri pen"!" sieri, e le nostre azioni alla virtù, gli economisti le " iriggono al bene sonerale. i primi esigono dei sacri6 zj , Jegli sforzi, e talvoha ci lasciano smarrire Del vago; gli economisti non cl domandano che un freddo raziocinio, e ci guidano sempre in mezzo a cose reali, e a fatti. L'economi. pubhlica è per così dire la scien. za dell' amor patrio. _ Or più non mi rimane che a desiderare che i ,p o. poli e i governi d'Italia riconoscano il -d.hito di gratitudine che hanno verso questa specie di scrittOl'Ì. I primi percbè mercè lO1"o gioiscono di maggiore libertà, sicurez'za ed abbondanza eli cose; i secondi perchè rinunziando a un feroce e rapace dispotismo acquistarono maggiore potenza, Quanto poi agli stranieri, bramo che da questo mio epitome possano almeno conoscere ,. se non altro, il nome di molti scriUori che hanno,; tanto biovato alla patria.