Realismo inglese
Età Vittoriana
•
•
Forbice sociale
sempre più allargata
Riforme sociali
Industrializzazione
Miglioramento della ricchezza
del paese che si conferma come
leader economico mondiale
“Da ogni parte si è cacciato via il vivente artigiano per far
posto a un operaio senz’anima ma più veloce. La spoletta
sfugge alle dita del tessitore e cade tra dita d’acciaio che
la fanno girare più rapidamente.”
Thomas Carlyle, Segni dei tempi, 1829
Charles Dickens
Charles Dickens, massimo esponente del realismo inglese, operò una
forte denuncia sociale attraverso temi quali:
•
•
•
•
•
SFRUTTAMENTO MINORILE
INDUSTRIALIZZAZIONE
DECADIMENTO URBANO
CONDIZIONE FEMMINILE
UTILITARISMO E MATERIALISMO
Egli fece ciò con continui ed evidenti riferimenti autobiografici, utilizzando un
linguaggio talvolta poetico, ricco di artifici retorici (metafore, personificazioni,
similitudini…).
Inoltre, è evidente l’ironia e l’alternarsi di aspetti tragici e comici tendenti al
ridicolo che caratterizzano le dettagliate descrizioni.
Tempi Difficili
Presentazione della “Filosofia dei fatti”
«Ora quello che voglio sono Fatti. A questi ragazzi e ragazze insegnate soltanto
Fatti. Solo i Fatti servono nella vita. Non piantate altro e sradicate tutto il resto.
Solo con i Fatti si plasma la mente di un animale dotato di ragione; nient'altro gli
tornerà mai utile. Con questo principio educo i miei figli e con questo principio
educo questi ragazzi. Attenetevi ai Fatti, signore!».
Descrizione di Thomas GradGrind
La scena si svolgeva in un'aula spoglia, anonima, monotona, lugubre; per dare
enfasi a queste osservazioni l'oratore sottolineava ogni fase, tracciando con
l'indice quadrato una linea sulla manica del maestro. A dare ancora più enfasi alle
parole dell'oratore c'erano il muro quadrato della sua fronte con le sopracciglia
per base e, sotto, gli occhi, comodamente annidati in due oscure e ombrose
caverne scavate nel muro stesso. A dare ancora più enfasi c'era la voce
dell'oratore, inflessibile, secca, autoritaria. A dare ancora più enfasi c'erano i
capelli dell'oratore, che crescevano ispidi a corona intorno alla testa, calva sulla
sommità, simili a una foresta di pini destinati a proteggere dal vento quella lucida
superficie, tutta bitorzoli, che pareva la crosta di una torta di prugne, come se
nel cranio non ci fosse abbastanza spazio per contenere tutti i solidi fatti che vi
erano pigiati. L'atteggiamento deciso dell'oratore, l'abito quadrato, le gambe
quadrate, le spalle quadrate, perfino la cravatta, annodata per serrarlo alla gola
con una stretta implacabile - anche questa un fatto - tutto serviva a dare ancora
più vigore all'enfasi.
Descrizione di Coketown
Era una città di mattoni rossi o, meglio, di mattoni che sarebbero stati
rossi, se fumo e cenere lo avessero consentito. Così come stavano le
cose, era una città di un rosso e di un nero innaturale come la faccia
dipinta di un selvaggio; una città piena di macchinari e di alte ciminiere
dalle quali uscivano, snodandosi ininterrottamente, senza mai svoltolarsi
del tutto, interminabili serpenti di fumo. C’era un canale nero e c’era
un fiume violaceo per le tinture maleodoranti che vi si riversavano;
c’erano vasti agglomerati di edifici pieni di finestre che tintinnavano e
tremavano tutto il giorno; a Coketown gli stantuffi delle macchine a
vapore si alzavano e si abbassavano con moto regolare e incessante
come la testa di un elefante in preda a una follia malinconica. C’erano
tante strade larghe, tutte uguali fra loro, e tante strade strette
ancora più uguali fra loro; ci abitavano persone altrettanto uguali fra
loro, che entravano e uscivano tutte alla stessa ora, facendo lo stesso
scalpiccio sul selciato, per svolgere lo stesso lavoro; persone per le
quali l’oggi era uguale all’ieri e al domani, e ogni anno era la replica di
quello passato e di quello a venire.
Realismo francese
Sviluppo industriale e affermazione della borghesia
Gustave Flaubert
Narrazione
Stile
Temi
• Narratore “invisibile”
• Descrizione
• Bovarismo
• Impassibilità
• Discorso
indiretto libero
• Condizione
femminile
• Tecnica
formale: dura
pratica
• Realtà sociale
contemporanea
•Mancanza del giudizio
• Punto di vista dei
personaggi
• Ascesa borghese
Madame Bovary
•
•
Insoddisfazione
• Incapacità di vivere
• Grigiore della vita quotidiana
Divario fra sogni e realtà e tentativo di unione
Emma
Strumento
di critica della
SUPERFICIALITA’
borghese di provincia
Oggetto
Partecipe, vittima della
realtà criticata
AMBIZIONE
Avrebbe talmente voluto, lei, che quel nome di Bovary, ormai suo, diventasse illustre,
avrebbe talmente voluto vederlo in mostra nelle librerie, ripetuto nei giornali,
conosciuto dalla Francia intera. Ma Charles non aveva ambizioni!
MONOTONIA
Ricominciò la serie delle giornate una uguale all'altra. E ora si sarebbero succedute
così, immutabili, innumerevoli, senza portare mai nulla d'imprevisto! Le esistenze
degli altri, per piatte che potessero essere, dovevano almeno avere la speranza di
un fatto nuovo. A volte un'avventura si trascinava dietro infinite peripezie, anche
la scena era costretta a mutare. Ma per lei, nulla: era questa la volontà di Dio! Il
futuro era un corridoio tutto nero. In fondo, c'era una porta chiusa, ben chiusa.
PASSATEMPI PER ALLEVIARE LA NOIA
Lasciò perdere la musica. Perché suonare? Per chi? Non le sarebbe mai stato concesso
di dare un concerto, vestita di velluto, con le maniche corte, non le sarebbe mai
stato concesso di sfiorare lievemente i tasti d'avorio di un piano, non le sarebbe
mai stato concesso di sentirsi alitare intorno, come una brezza, un brusio d'estasi;
allora tanto valeva non annoiarsi a studiare. Dimenticò nell'armadio la carta da
disegno e i ricami. A quale scopo? A quale scopo? Anche cucire le dava fastidio.
«Ho letto tutto, ormai,» si diceva.
QUOTIDIANITA’
E se ne restava lì, davanti al fuoco, ad arroventare le molle, oppure, davanti alla
finestra, a guardar cadere la pioggia. E che tristezza la prendeva la domenica,
quando suonavano i vespri! Lei ascoltava, inebetita, eppure attenta, rintoccare uno
a uno i colpi sordi della campana. Camminando cautamente sui tetti, qualche gatto
inarcava la schiena agli smorti raggi solari. Il vento trascinava nugoli di polvere
sulla strada maestra. A volte un cane abbaiava lontano; e quella campana
continuava, continuava a rintoccare, il suo monotono rombo si sperdeva nella
campagna.
ABITUDINI
Ma era soprattutto all'ora dei pasti che a lei pareva di non farcela più, in quella
stanzuccia al pianterreno, con la stufa fumosa, la porta cigolante, i muri trasudanti,
le mattonelle umide; era come se tutta l'amarezza dell'esistenza le venisse scodellata
nel piatto; con il vapore del lesso salivano dal fondo del suo animo zaffate di disgusto.
Charles era così lento a mangiare; lei sgranocchiava qualche nocciola, oppure,
appoggiata al gomito, si perdeva a tracciare righe sulla tela cerata con la punta del
coltello.
INVIDIA
Sarebbe proprio durata in eterno quella miseria? Non ne sarebbe mai uscita, lei? Eppure
le valeva bene, tutte quelle fortunate che vivevano nella felicità! Aveva visto duchesse a
Vaubyessard con fianchi più grossi e modi di fare più grossolani dei suoi, c'era
veramente di che esecrare l'ingiustizia di Dio; lei appoggiava la testa alla parete, e
piangeva; come invidiava le esistenze tumultuose, le mascherate notturne, i piaceri
sfrenati, tutti gli stordimenti che le erano ignoti ma che ne dovevano pur derivare!
LA DISPERAZIONE E IL PASSARE DEGLI ANNI
I boccioli di fior d'arancio eran gialli di polvere, e i nastri di raso argentato tutti
sfrangiati. Lei lo buttò nel fuoco. S'infiammò meglio della paglia secca. Presto ne
restò solo come un cespuglio rosso sulla cenere, a rodersi a poco a poco. Lei lo
guardava consumarsi. Le piccole bacche di cartone scoppiavano, i legacci d'ottone si
torcevano, i galloni d'argento si fondevano; indurite, le corolle di carta danzavano
lungo la placca del camino come nere farfalle, e alla fine volarono via, su per la
cappa.
Scarica

Diapositiva 1 - proffedamico