MA: Da disagio empatico può
derivare un’altra emozione:
disagio simpatetico  origina vera e propria motivazione
all’aiuto, ossia reale apprensione per l’altro
(Batson, 1990)
Due ipotesi teoriche:
1) empatia-altruismo (Batson): interesse empatico vs. disagio personale
preoccupazione
emotiva per l’altro
(simpathy)
soddisfazione proprio
bisogno e risposta
esigenze altrui in un
secondo momento
(personal distress)
Empatia alla base della motivazione altruistica. Può essere
indipendente da motivazioni egoistiche o di interesse personale
2) modello del sollievo dello stato negativo (Cialdini e coll., 1987)
Empatia che deriva dall’osservare una persona in difficoltà si
traduce esclusivamente in uno stato d’animo negativo
No motivazione esclusivamente altruistica, ma solo
risposte tese a migliorare l’umore e alleviare questa
tensione
Dimensioni cognitive: comportamento altruistico guidato anche da
processi di carattere cognitivo (attenzione,
percezione, processi di inferenza e di
attribuzione, ecc.)
Persone non disposte ad aiutare chiunque si trovi in difficoltà
Quando si trovano nelle condizioni di aiutare qualcuno  valutazione
della situazione inferenze su:
1) effettiva necessità dell’aiuto;
2) adeguatezza dell’aiuto che si può offrire;
3) legittimità dell’aiuto;
4) costi ed effetti derivanti dall’aiuto e dal non aiuto (es. fatica,
perdita di tempo e/o di denaro, insofferenza psicologica verso la
persona da aiutare, disapprovazione sociale) (cfr. Krebs, Miller
1985)
Modello del processo di altruismo (Schwartz e Howard, 1981)
Rilevanza delle norme personali su condotte prosociali
CINQUE FASI:
1) Attenzione (riconoscere richiesta di aiuto, scegliere aiuto efficace e
autoattribuzione competenza di offrire l’aiuto)
2) Motivazione (formazione di una norma personale di dovere
moraleindividuo sente di dover agire e di essere responsabile
dell’intervento
3) Valutazione conseguenze (costi e benefici, sociali e morali)
4) Difesa (svantaggi e i vantaggi si equilibrano, valutazione non arriva
a una conclusione definitiva e il soggetto sarà portato a mettere in
atto meccanismi di difesa (negare propria responsabilità o reale
gravità del bisogno)
5) Comportamento (valutazione dei pro e dei contro dà esito positivo)
b) Componenti situazionali
(Latané, Darley, 1968, 1970)
Altruismo  processo decisionale a 5 stadi:
1) soggetto nota che sta succedendo qualcosa;
2) interpreta la situazione come un’emergenza;
3) stabilisce se ha o no la responsabilità dell’intervento;
4) valuta che tipo di aiuto può attuare;
5) decide la migliore modalità di azione
Si è più disponibili ad aiutare qualcuno quando si è soli. Se alla scena
assistono anche altre persone  diffusione di responsabilità (favorisce
inibizione dell’altruismo) e apatia degli astanti (3 processi: ignoranza
collettiva, diffusione di responsabilità, paura della valutazione)
ALTRE VARIABILI SITUAZIONALI
•percezione che ci siano altre persone competenti;
• costi della prestazione d’aiuto (perdita di tempo, pericolo, stress);
• livello di gravità della condizione della vittima;
• condizione di dipendenza della vittima;
• modalità con cui chiede aiuto;
• caratteristiche fisiche della vittima;
• effetti che l’azione avrebbe per la persona che si aiuta;
• tipo di relazione che si ha con la persona che è in difficoltà
NORME SOCIALI
Stabiliscono ciò che, in un particolare contesto sociale e culturale è
ammissibile, desiderabile o inaccettabile e non desiderabile
NORME SOCIALI alla BASE del COMPORTAMENTO
ALTRUISTICO
Norma di reciprocità (Gouldner, 1960): chi ha ricevuto un beneficio si
sente a sua volta obbligato ad aiutare i suoi benefattori
Norma della responsabilità sociale (Berkowitz, Daniels, 1963):
individui si impegnano a occuparsi e farsi carico delle persone che
dipendono da loro anche se pensano di non trarne nessun vantaggio
diretto
Norma dell’equità e della giustizia società creano delle norme secondo
cui le persone dovrebbero venir ricompensate in modo uguale, sulla base
dei costi che hanno sostenuto. Chi ha la percezione di essere coinvolto in
relazioni inique proverà una certa tensione e cercherà di ridurre questo
stress creando delle situazioni in cui sia ristabilita l’equità  più un
soggetto sente di essere responsabile delle sofferenze di un altro, tanto
più è probabile che tenderà a compensarlo (Lerner, 1980)
IL SÉ E L’IDENTITÁ
Problema dell’articolazione fra Sé come conoscitore ed il Sé come
oggetto di conoscenza è stato affrontato per la prima volta da
William James (1893), che ha distinto due componenti del Sé:
Io: soggetto consapevole, in grado di conoscere, prendere iniziative
relativamente al mondo esterno e di riflettere su di Sé
Me: quanto del Sé è conosciuto dall’Io (il modo in cui mi vedo);
include una componente materiale (il Me corporeo), una sociale (il Me
in rapporto con gli altri) e una spirituale (il Me consapevole e capace di
riflessione)
Sé articolato in diversi ambiti di conoscenza
C.H. Cooley (1908): il concetto di sé rispecchiato (“looking
glass self”) , per esprimere l’idea che la conoscenza di Sé si
realizza osservando il modo in cui ci considerano gli altri
Mead (1934): riprende l’importanza dell’origine sociale nello
sviluppo del Sé e sostiene che il Sé non esiste alla nascita, dal
momento che:
La capacità di conoscere il Sé emerge quando sono presenti
due condizioni:
capacità di produrre e rispondere a simboli
capacità di assumere gli atteggiamenti degli altri
CARATTERISTICHE DEL SENSO DI SÉ
Autoconsapevolezza: sensazione che si prova quando si pensa a se
stessi
Distinzione io/me: capacità di distinguere tra io conoscente
(Io) e io conosciuto (Me) (James, 1890; Mead, 1934), capacità
che consente alle persone di descrivere e riflettere sulle proprie
esperienze
Continuità: sensazione che le persone provano di essere sempre le
stesse, nonostante il trascorrere del tempo e il crescere delle
esperienze. Riguarda il passato, il futuro, e la propria immagine
fisica
CONFRONTO SOCIALE (Festinger, 1954)
Confronto con altri avviene anche quando si vuole esprimere un
giudizio su se stessi
Con chi ci confrontiamo?
Persone ritenute piuttosto simili a sé
Perché?
Persone lontane dai propri standard: 2 rischi
Confronto verso
l’alto: possibili
risultati sfavorevoli
evidenziati propri
deficit
Confronto verso il basso:
confronto non informativo
Confronto sociale può anche essere utile per salvaguardare e/o
accrescere autostima (qui utile confronto verso il basso)
MOLTEPLICI FORME DI CONOSCENZA DI SE’
Questione dei processi e delle forme di conoscenza di sé è stata
oggetto di ricerca del cognitivismo
Neisser (1988) individua 5 tipi di conoscenza di Sé:
•
Sé ecologico
•
Sé interpersonale
•
Sé esteso
•
Sé privato
•
Sé concettuale
COME SI COSTRUISCE IL SÉ?
Memoria di sé nel passato
Processi di confronto sociale
Livello di aspirazione
Assunzione di ruoli sociali
Osservazione del proprio comportamento
Influenze dell’appartenenza di genere
Reazioni e feedback di altri significativi
Influenze della cultura
INFLUENZA DELLA CULTURA
Enfasi su libertà e mobilità
individuale
Obiettivo della socializzazione:
Creare persone indipendenti
Enfasi su appartenenza di gruppo
Obiettivo della socializzazione:
Rafforzare legami tra individuo
e vari gruppi di appartenenza
Sé indipendente
Sé interdipendente
Enfasi sulla separatezza, le
caratteristiche interiori,
l’unicità dell’individuo.
Enfasi sui rapporti sociali,
maggiore importanza alle
caratteristiche di gruppo, ha
confini meno marcati.
Il SÉ: ovvero
la totalità delle esperienze personali
Stabile o instabile?
Bisogno di mantenere e confermare concezioni di sé preesistenti
Bisogno di mantenere una concezione di sé il più favorevole possibile
CONCETTO DI SÉ
cognitive
COMPONENTI
affettive
valutative
influenze culturali = diversa focalizzazione del self-concept
Sé: struttura cognitiva di cui l’individuo dispone per organizzare in
memoria le informazioni riguardanti propri attributi, ruoli, esperienze
passate e aspettative future
Rappresentazione di sé comprende diverse concezioni interconnesse
relative ai contesti sociali in cui la persona è inserita
Schemi di sé (Markus, 1977):
strutture affettivo-cognitive capaci di organizzare l’elaborazione di
informazioni riguardanti il sé
corrispondono alle dimensioni su cui una persona si descrive
sia di tipo positivo (sono onesta) sia negativo (sonopigro)
non facilmente modificabili
Giocano un ruolo importante nel
favorire la memorizzazione di
materiale rilevante e nel renderlo
accessibile per il recupero
mnestico
Effetti di autoriferimento:
le persone ricordano in
maniera più accurata il
materiale memorizzato in
riferimento al sé
SCHEMI DI SÉ
Effetto di autogenerazione
Effetto di coinvolgimento dell’io
LA STRUTTURA DEL SÉ
Sé come struttura mnemonica composta da un insieme di schemi
(Markus, 1977)
Working self-concept
Ricordi di sé
nel passato
(esperienza)
Schemi relativi
al sé attuale
Sé possibili
Coerenti con le richieste della situazione e con i bisogni del soggetto
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Schemi di sé