Terezinèunacittadinaacircasettantachilometri daPraga. Quando, nel 1941, laPolonia fuinvasadai Tedeschi, essadivenneunghettoper gli Ebrei: tralesueantichemura, aforma di stella, venneroammassati quindicimilabambini edadolescenti, strappati dallelorofamiglie edestinati al campodi sterminiodi A uschwitz. D i lorononsapremmonullase, allafine dellaguerra, nonsi fosseroritrovati inquel luogopochi fogli di poesiaTraquegli scritti, c'eranoanchei seguenti versi. L A FA RFA L L A , L 'ultima, propriol'ultima, di ungiallocosì intenso, così assolutamentegiallo, comeunalacrimadi solequandocade sopraunagocciabianca - così gialla, così gialla! l'ultima, volavainaltoleggera, aleggiavasicura per baciareil suoultimomondo. Traqualchegiorno saràgiàlamiasettimasettimana di ghetto: i miei mihannoritrovatoqui equi michiamanoi fiori di ruta eil biancocandelieredel castagno nel cortile. Maqui nonhovistonessunafarfalla. Quelladell'altravoltaful'ultima: lefarfallenonvivononel ghetto. Di fronte allo sgomento suscitato dalle immagini di dolore e solitudine di un posto che sembra abbandonato anche dalla speranza, sorgono allora delle domande: perché dobbiamo ricordare? E che cosa bisogna ricordare? Bisogna ricordare il Male nelle sue estreme È iniziato un nuovo millennio, ma la memoria dell’olocausto non deve mai finire. Giovanni Paolo II ha detto: “Molti piansero, allora, e ancora oggi udiamo l'eco del loro lamento ma il loro gemito non morirà con loro. Esso si alza potente, agonizzante, va dritto al cuore e dice: “Non dimenticateci!” È indirizzato a ognuno e a tutti”. Dobbiamo veramente ricordare. È necessario ricordare. “Ma ricordare Bisogna imparare dall'esperienza e trasformare errori e trasgressioni nella passione per un nuovofuturo. Noi abbiamounimpegno. D obbiamoraddoppiarei nostri sforzi per liberarel'uomodallo spettrodel razzismo, dell'esclusione, dell'alienazione, dellaschiavitùedellaxenofobia, per sradicarequesti mali cheavanzanonellanostrasocietàchecontinuaadesseresegnatada grandeviolenza. D io, nonpermetterechedomani dovremoversarelacrimesualtreA uschwitz del nostrotempo. Nessunodi noi puòfarlodasolomainsiemepossiamodonareunasperanza all’umanità. L astessasperanzacheunbambinoanonimo di Terezinhaintravistoinunasituazionebuiae cupa. Questapoesiatrasmetteil coraggiodi vivereelafedenellavita, simileaquellodi un uccellochelasciail nidoeinvitagli altri afarelostesso. Vedrai cheèbellovivere Chi s’aggrappaal nido Nonsachecos’èil mondo Nonsaquellochetutti gli uccelli sanno E nonsaperchévogliacantare I l creatoelasuabellezza Quandoall’albail raggiodel sole I llum inalaterra E l’erbascintilladi perledorate Quandol’aurorascom pare Ei m erli fischianotralesiepi A lloracapiscocom ’èbellovivere Prova, amico, adaprireil tuocuoreallabellezza Quandocammini tralanatura Per intrecciareghirlandecoi tuoi ricordi: ancheselelacrimeti cadonolungolastrada, vedrai cheèbellovivere A nche quando tutto sembra in sfacelo, anche quando alcuni valori fondamentali dell’umanità sembrano crollare, affiorasemprelasperanzadi uncambiamento. Senzalasperanzanonci sarebbefuturoelasperanzae lafiduciavannoripostesoprattuttonei giovani chesarannocapaci di noncommetteregli errori dei padri