INTERVISTA
A
MARIA MONTESSORI
Ero al mare, a Marina di Pietrasanta,
quando vidi una
donna, una bella donna, in riva al mare,
che stava raccogliendo tante belle
conchiglie.
Aveva in testa un cappello molto
grande
ma attraverso il quale si capiva
che era una persona molto raffinata.
La osservai sempre più attentamente
e più la osservavo più mi sembrava di
conoscerla, ma capii che non era una
conoscenza personale, ma ricavata
da libri,
giornali, Internet...
Mi avvicinai e le chiesi con molto
rispetto:
“Scusi ma mi potrebbe dire chi è?
Mi scusi ma mi sembra di
conoscerla, o meglio di averla
già vista...”.
Lei si voltò verso di me e,
Dopo avermi fatto un dolce sorriso,
mi disse:
“Se ti parlo di
Bambini idioti
che cosa ti viene in mente?”.
“Oh no!” Dico io: “Non dica così
per favore!”.
Ma lei, guardandomi negli occhi con
quella certezza di chi
sa di aver fatto una
domanda provocatoria, mi disse:
“Cara ragazza, ai miei tempi i bambini
che presentavano qualche difficoltà
nell'apprendimento venivano
chiamati così.”
“Scusi!” La interruppi io:
“Ha detto ai suoi tempi...
Ma quali tempi?”
“E cara la mia bambina” mi disse.
“I tempi a cui mi riferisco sono quelli
a cavallo tra l'800 e il '900!
E' quello il tempo da cui io vengo!!!”.
“Come? Davvero? Non ci posso
credere!
Lei è...
MARIA MONTESSORI!!!
Ecco perchè mi ricordava qualcuno!
Ho studiato tanto le sue idee,
il suo metodo, così “diverso” rispetto
a quello tradizionale, ma allo stesso
tempo così efficace!”.
Ero veramente sbalordita!
Colei che per anni ha riempito intere
pagine di libri, ora era lì, davanti a me!
Avrei voluto da sempre farle mille
domande, ed ora che ne avevo
la possibilità, mi ero quasi
completamente ammutolita.
Quando ad un certo punto,
riuscì a spiaccicare qualche
parola:
“Ma lei quando ha capito che la
sua vocazione era quella di
lavorare con e per i bambini?”.
E le mi disse:
“Dopo che mi laureai in medicina,
cominciai a lavorare negli istituti
psichiatrici e vidi
cose che proprio non mi piacevano:
bambini condannati tutta la vita
all'etichetta di idioti, solo per il
fatto che nessuno si fosse mai preso
cura di loro, di una loro
possibile educazione.
E quindi cominciai a capire
che il compito della mia vita
doveva per forza essere quello di
prendermi cura di questi fanciulli.
E iniziai a dar loro una educazione.
Dapprima bastò semplicemente
non considerarli più idioti, ma persone
con gli stessi diritti e potenzialità
di tutti gli altri”.
“Ora ho capito!” Dissi io.
“Prima di tutto è emersa una cosa che
per noi oggi è scontata o meglio
dovrebbe esserlo!
Ciascun bambino nella sua diversità
è uguale nella misura in cui ha gli
stessi diritti e le stesse potenzialità.
Giusto?”.
“Si! Giusto! Bravissima!
Vedo che cominci a capire!
Il metodo è venuto dopo!
L'ho pensato in un secondo momento.
Ora devo proprio andare.
Spero che io sia riuscita a trasmetterti
un po' di quello che sono state le
mie idee, i miei interessi,
LA MIA VITA!”.
“Certo che mi è stata d'aiuto
Signora Montessori!”.
E con un sorriso che mi illuminò il viso,
la ringraziai!
E ad un certo punto una nube la
avvolse e la portò via,
e l'ultima cosa che vidi
fu il suo dolce sguardo.
THE
END
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Intervista a un grande genio della storia!