1) Alcesti 2)Medea 3)Fedra ALCESTI Data della tragedia 438 aC. Alcesti si offre di morire al posto del marito Admeto (che aveva fatto un patto con Apollo) Alcesti si dona alla morte Arriva Eracle, ospite di Admeto, che, venuto a conoscenza del lutto, affronta Thanatos e riporta Alcesti in vita Simbolo dell’amore coraggioso, delle virtù femminili, eroina di fronte alla morte Emblema della donna ideale nella Grecia del V secolo Sposa fedele e madre affettuosa che, sopraffatta dalla passione, è disposta a sacrificare la propria vita per salvare quella del marito. Prepara all’evento la sua casa, senza piangere, senza gemere: Sono le sue parole: “O letto dove ho avuto sciolta la mia verginità dall’uomo per cui muoio, addio. Io non ti odio: hai ucciso me sola, che muoio rifiutandomi di tradire te mio marito. Un’altra donna ti possiederà non più virtuosa di me, ma forse più fortunata.” Alcesti è una delle grandi eroine tragiche Dimostra l’interesse di Euripide per la rappresentazione di personaggi femminili ricchi di pathos e di sfumature, ai quali il poeta dedica fini analisi psicologiche in cui indaga i loro sentimenti e le loro angosce. Euripide le dedica alcune tra le scene più strazianti del suo teatro, come il momento del congedo dalla famiglia “Solo gli amanti sono disposti a morire l’un per altro, e non solamente gli uomini anche le donne. Ne è sufficiente testimonianza tra i greci Alcesti, figlia di Pelia, che sola accettò di morire per suo marito, il quale pure aveva padre e madre; ma l’affetto di lei, originato dall’amore, superò a tal punto il loro, che li fece apparire addirittura estranei al proprio figlio, congiunti solo di nome… …E quest’azione parve così bella, non soltanto agli uomini ma anche agli dei, che , essendo pochissimi, tra i molti di grandi imprese, quelli a cui gli dei concessero il privilegio di rimandare nel regno dei morti la loro anima, ad Alcesti diedero appunto questo privilegio, ammirati dall’azione che aveva compiuto.” (Platone, Simposio) MEDEA Data della tragedia 431 a.C. Giasone e Medea vivono coi figli a Corinto Giasone vuole sposare Glauce, la figlia del re di Corinto e Medea è furiosa e vuole vendicarsi Finge di accettare il matrimonio, ma manda dei doni avvelenati a Glauce Uccide i figli per punire Giasone e scappa ad Atene Per la prima volta nel teatro greco la scena è dominata da una passione femminile. Medea è una donna sapiente e potente E’ una creatura ferma, ha una durezza rocciosa Non è una donna greca, sottomessa e succube dell'uomo, è al contrario una barbara orgogliosa e potente Giasone è il suo unico obiettivo, essere amata da lui è lo scopo della sua vita E’ una donna profondamente sola, senza un punto di riferimento affettivo che non sia Giasone Non ha più una casa cui tornare, non ha più una patria, è sola La vendetta è talmente folle che brucia la stessa maternità “Cuore no non lo fare” “Coraggio, cuore, all’armi.” Insofferente di indugi si butta a capofitto nell’azione e piomba in una situazione di infelicità. FEDRA Personaggio della tragedia: Ippolito 428 a.C. Fedra è sposata con Teseo ma è innamorata del figliastro Ippolito Si confida con la nutrice e quest’ultima svela il suo segreto ad Ippolito che reagisce indignato Fedra si uccide ma lascia una falsa lettera a Teseo dove accusa Ippolito di averla violentata Teseo maledice il figlio Ippolito muore travolto da un carro di cavalli imbizzarriti Artemide rivela a Teseo la verità Figura moderna, scossa da tensioni contrapposte: Da una parte c’è la fedeltà nei confronti della famiglia Dall’altra una passione incontrollata verso Ippolito È una donna dilaniata, sconvolta, dominata da una forza oscura che la fa apparire delirante e fuori di sé Incapace di dominare il suo sentimento, è fortemente condizionata dalle convenzioni sociali La passione amorosa si tramuta in odio verso l’uomo che non ha compassione per il suo tormento e la ferisce nell’intimo “Cerchiamo di trovare una via onorevole per uscire dalla condizione in cui mi trovo" (v.331) Si sente oscuramente in colpa, ma lotta per salvare la sua reputazione. “Io, riflettendo su ogni cosa, trovo un unico rimedio alla mia disgrazia, tanto da assicurare ai miei figli una vita onorata, e che io mi risollevi un po’ in confronto alla caduta che ho compiuto. Certo io non produrrò disonore alla mia casa di Creta , e non mi presenterò a Teseo disonorata" (vv.715-21). Fedra si toglie effettivamente la vita. Si preoccupa di non essere giudicata male neppure dopo la morte, e per questo ordisce il diabolico piano volto a giustificare il proprio gesto Col suo estremo sacrificio ottiene di non disonorare la sua casa e la sua famiglia Ciò rende Fedra un grande personaggio tragico, perché, pur non avendo alcuna colpa , vive un continuo conflitto tra ragione e passione. Francesca Bandel 2012