Le risorse di tutti i ragazzi ed in particolare dei DSA dovrebbero quindi essere individuate e poi abilitate all’ uso attraverso la scoperta e la sperimentazione per giungere ad un apprendimento personalizzato e fruibile. Gli stimoli che arrivano dalla famiglia e dagli insegnanti dovrebbero essere un esempio di quel percorso che poi il ragazzo sarà reso capace di intraprendere in modo autonomo. Infatti l’ insegnante e la famiglia dovrebbero 1. Riconoscere le difficoltà 2. Condividere idee di intervento dopo la diagnosi 3. Valutare l’ esistenza di possibili barriere fisiche e non nell ‘ambiente 4. Valutare tutti i requisiti necessari in ogni materia 5. Preparare insieme un piano di studio che metta in luce le aree di intervento, le difficoltà ed i punti di forza dei ragazzi DSA. 6. Sarà poi compito dell’ insegnante pianificare interventi mirati per ogni materia che verranno trasmessi all’alunno evitando un processo di mothering ma fornendo gli strumenti strategici e un metodo di studio. Questo percorso verrà monitorato, condiviso e migliorato grazie al dialogo tra le parti interessate. Le strategie di memorizzazione e di studio sono alla base di un apprendimento efficace. ( De Beni, Cornoldi,1993) Imparare a studiare non rende solo i ragazzi più autonomi, ma diminuisce sensibilmente il rischio di frustrazione e bassa autostima. Soprattutto il soggetto DSA deve essere in grado di riconoscere le sue abilità di fronte ad un nuovo compito ed affrontarlo strategicamente, riattivando laddove possibile le esperienze pregresse. Questo per dare ordine, un senso di direzione e di sicurezza che sono prerequisiti fondamentali per un effective learning . Parlando di metacognizione Reid la definisce « thinking about thinking» e secondo Flavell(1979) essa rende l’ apprendimento più consapevole e significativo. Alcune delle aree connesse allo sfruttamento delle risorse cognitive disponibili e alla realizzazione di strategie di studio sono: 1. La concentrazione 2. La capacità di autovalutazione 3. Strategie di preparazione ad una prova 4. Sensibilità metacognitiva (De Beni, Cornoldi) L’ insegnante ha come ruolo quello di essere flessibile . Harmer ( 2006) parla di insegnante facilitatore, tutor, mediatore e questo rientra nella complessa rete di competenze che andrebbero sviluppate in un life-long learning process. Anche in una famiglia come a scuola le ansie ed i traumi possono essere archiviati in un bagaglio di esperienze negative ma non traumatiche se si ahnno due principali elementi: 1.Capacità di ascolto 2.Analisi autentica dei bisogni dell’ altro Di conseguenza l’ insegnante efficace è colui che con autorevolezza guida il ragazzo nel suo percorso di apprendimento dandogli strumenti e metodi che se ben assimilati potranno garantirgli un’ autonomia reale. Organizzare il lavoro 2. Imparare a prendere appunti in classe 3. Imparare a studiare : a. Sottolineare b. Annotare c. Schematizzare d. Paino di ripasso e. Ripetizione guidata f. Feedback 1. In classe l’ insegnante dovrebbe pertanto esplicitare gli obiettivi, pianificare con gli studenti un metodo di lavoro sul compito e preferire un insegnamento democratico e cooperativo. Infatti Nunan( 1998) sottolinea l’ importanza di un self- directed teaching in cui apprendimento che i ragazzi si sono svolge attori nel processo prevalentemente di alternando lezioni frontali con group and peer work o problem solving. Per concludere ogni attività andrebbe monitorata e autovalutata dai ragazzi, per arrivare ad una valutazione formativa. ( Hedge : 2006) Come sottolineato precedentemente uno degli obiettivi dell’ utilizzo di strategie metacognitive risiede nella necessità di rendere i ragazzi DSA più autonomi. E’ altrettanto vero se si pensa agli effetti che la comprensione dei processi cognitivi coinvolti nell’ apprendimento hanno sull’ autostima . I ragazzi DSA, spesso con diagnosi tardiva nelle classi di scuola secondaria superiore,hanno accumulato esperienze demotivanti e negative che li hanno portati a non sentirsi intelligenti o a non entrare in relazione con gli altri. (Schneider:2003) Pertanto è proprio un’ atteggiamento negativo verso l’ apprendimento a portare anche a rabbia o atteggiamenti oppositori che potrebbero far etichettare il ragazzo DSA come aggressivo. Essere accettati e motivati attraverso l’ iterazione con i compagni rispettando i tempi emotivi permette al ragazzo di aprirsi e partecipare alle attività. ( Scneider:2003) Anche in questo caso il dialogo con la famiglia è fondamentale. I genitori sono un punto di riferimento essenziale per i ragazzi, per cui la loro osservazione dei comportamenti dopo la scuola può permettere la rilevazione di disagio scolastico. Per concludere, se i ragazzi DSA vedono nell’ insegnante una minaccia (dovuta magari ad eccessivo autoritarismo o alla paura di essere giudicati) la loro performance risulterà di livello inferiore anche perché associata ad attribuzioni emozionali negative già formate sul sé. ( Wells:2002) Anche in questo caso la scuola e la famiglia possono collaborare nel tentativo di modificare lo stile insegnamento nel professore e attributivo nel ragazzo. di Tra gli strumenti compensativi citati nella normativa si ricordano per l’ area matematica : 1. La calcolatrice 2. La tavola pitagorica 3. Mappe e schemi 4. La linea dei numeri Tra gli strumenti compensativi per l’ area linguistica si hanno: 1. La sintesi vocale 2. Il correttore ortografico 3. Le mappe o schemi 4. Libro con immagini ( pictorial/ visual) Ad esse si affiancano le misure dispensative, che riguardano aree di difficoltà per i ragazzi DSA. Esse comprendono la lettura a voce alta, il calcolo a mente e la correzione degli errori ad esse conseguenti anche nel testo scritto. Le tecnologie sono un aiuto fondamentale per l’ apprendimento. Si possono scegliere software sempre più complessi che vanno da quelli a pagamento (es. Anastasis ed Erickson) a quelli open source. Lo sviluppo di queste nuove risorse da la possibilità all’ insegnante di diventare un trampolino per l’ alunno DSA ( Stella:2010) Infatti partendo dalla conoscenza e corretto uso dei software il ragazzo potrà lavorare autonomamente anche a casa superando difficoltà complesse, perseguendo pertanto obiettivi raggiungibili ( Lucangeli: 2012)