Psicologia dell’invecchiamento Anno 2011 Invecchiamento L’invecchiamento della popolazione mondiale è il risultato di una più avanzata politica sanitaria e del progresso della scienza, ma nello stesso tempo pone un serio problema per il costo dell’assistenza per una popolazione che invecchia, non sempre autosufficiente. (Laicardi, Pezzutti, 2000) A cosa ci riferiamo quando parliamo di vecchiaia? Appare impossibile stabilire una norma standard per definire l’età anziana, poiché il concetto stesso di vecchiaia assume di volta in volta caratterizzazioni diverse secondo differenti criteri: cronologici, medici, psicologici, soggettivi, culturali e sociali; Il termine anzianità assume un significato profondamente diverso secondo il vertice d’osservazione. In ambito medico- geriatrico, si parla di senescenza come l’ultima fase «del processo biologico d’invecchiamento» e coincide con fragilità e decadimento fisico e psichico (Cristini, Cesa- Bianchi, 2003). In ambito sociologico, l’anzianità inizia con la fine della vita produttiva e l’uscita dal mondo del lavoro ossia, il pensionamento (Scortegagna, 2005). In senso generale potremmo, tuttavia, riferirci alla vecchiaia come ultimo periodo della vita che, come qualsiasi altra transizione nel corso della vita và analizzata nella sua globalità e complessità. L’invecchiamento può essere definito altrimenti come processo, o insiemi di processi, che hanno luogo in un organismo vivente e che con il passare del tempo ne diminuiscono la probabilità di sopravvivenza. A cosa ci riferiamo quando parliamo di vecchiaia? Generalmente, si inizia a parlare di età anziana intorno al sessantacinquesimo anno d’età. La letteratura anglossassone distingue gli anziani in: giovani anziani (dai 64 ai 74 anni), anziani (dai 75 a 84 anni), grandi vecchi (dagli 85 ai 99 anni) e i centenari. Questa distinzione è importante in quanto mette in risalto come l’età anziana sia caratterizzata più da differenze che da omogeneità, a differenza di altri periodi della vita caratterizzati da maggiori somiglianze interne. Questionario sulla longevità (Shultz e Salthouse, 1999) Come ha sostenuto Tamanza (2001), questa classificazione si basa esclusivamente su fattori quantitativi senza tener conto, minimamente di quelli qualitativi che possono influire sulla qualità di vita dell’anziano. In tal senso, è opportuno sottolineare come l’anzianità vada analizzata non soltanto riferendosi a fattori puramente oggettivi ma anche a fattori soggettivi ossia, come e quando una persona inizia a percepirsi anziana. A cosa ci riferiamo quando parliamo di vecchiaia? L’invecchiamento come maturazione o accrescimento o invecchiamento primario, che viene visto come l’insieme delle modificazioni intrinseche nel processo di invecchiamento; sono cambiamenti legati all’età inevitabili e generalmente irreversibili che comportano ad esempio il rallentamento motorio, diminuzione della vista, minore resistenza agli agenti infettivi, comparsa di rughe e capelli bianchi, ma che garantiscono comunque una sostanziale stabilità del quadro di personalità. L’invecchiamento come senescenza o invecchiamento secondario, che è il processo attraverso cui l’individuo diminuisce quantitativamente le proprie strutture e perde progressivamente le proprie funzioni. Relativo alla combinazione di età + patologie intercorrenti. Tali modificazioni possono, diversamente dall’invecchiamento primario, essere curate con successo o almeno rallentate nei loro effetti negativi. introduzione E’ intorno ai primi anni ‘70 che, in Italia gli anziani e la loro condizione cominciano ad essere oggetto di attenzione e riflessione. I “vecchi” diventano visibili e la loro dimensione quantitativa pone il problema in tutta la sua “durezza”. Questo porta alcuni studiosi (Maderma-Bourgalassi-Pagani) a riflettere sugli anziani e la loro condizione, avviando ricerche attente e mirate. I problemi e le contraddizioni la paura che viene indotta dal numero sempre più crescente di persone anziane impedisce, però, ai molti di cogliere alcune contraddizioni che, strettamente legate ai mutamenti demografici e a quelli socioeconomici in atto, assumeranno rilevanza nel corso degli anni ’70 per poi esplodere negli anni ’80. Le piramidi dell’età. Ci si riferisce all’allungamento della vita media e allo stesso tempo all’invivibilità della vita allungata, all’incremento del tempo disponibile e alla non valorizzazione dello stesso, alle conquiste medicofarmacologiche e all’abbandono sociale, all’espansione dei servizi sociali, assistenziali e culturali e alla loro disfunzionalità e incapacità di dare risposte efficaci. La maggiore longevità evidenzia con puntualità contraddizioni e problemi. Si accusano carenze conoscitive e metodologiche; le categorie metodologiche utilizzate si mostrano sempre più deboli per comprendere i mutamenti che sono in atto nel mondo degli anziani che, a loro volta, appaiono sempre più diversi tra loro. Si rendono necessari nuovi “concetti” e nuovi “strumenti” per poter entrare a conoscere tale “mondo”. “Approccio multidisciplinare integrato” la complessità della condizione anziana impone un approccio di carattere multidisciplinare integrato che consente non la sovrapposizione di discipline diverse che rimangono distanti e non comunicano tra di loro, ma il loro conglobamento in un metodo unitario di lavoro. questo rende possibile una analisi della condizione anziana sia nei suoi aspetti prettamente individuali che nei suoi aspetti sociali. questo è l’approccio al quale ha fatto riferimento una parte consistente della ricerca e della letteratura sociologica, psicologica e, in anni più recenti, gerontologica. Vecchiaia, età e cicli di vita Ogni società è caratterizzata per una propria suddivisione della vita in età o fasi. Tali società, per poter gestire il processo di invecchiamento e il ricambio generazionale, organizzano periodi e transizioni, calendari e percorsi che incidono sulla suddivisione delle età e scandiscono i tempi sociali, per cui l’età ha un peso come principio organizzativo della società. L’età è una costruzione sociale riconosciuta e condivisa che va a connotare il corso della vita e “gestisce” collettivamente i destini individuali. Anche se in passato sono esistite società semplici che proponevano solo due classi di età (bambini e adulti), la maggior parte delle società ha fissato almeno tre classi di età: Bambini Adulti Anziani Anche se, con i cambiamenti che nel tempo hanno interessato la società industriale, questa tripartizione della vita subisce, all’interno dei suoi segmenti, modificazioni che daranno vita a nuove “fasi” (o sotto-fasi) rendendo meno rigidi i confini e creando periodi di transizione. Ad esempio la prima fase è sempre più caratterizzata da “momenti” che rallentano e spostano in avanti il passaggio alla vita adulta (ad es. ricerca del lavoro stabile) Si diversificano anche l’età adulta e la vecchiaia Per quanto riguarda la vecchiaia si parla di “vecchi-giovani” (old-young) e di “vecchivecchi” (old-old), di terza, quarta e magari anche di quinta età. Terza e quarta età La terza età è un’età caratterizzata da buone condizioni di salute, inserimento sociale, disponibilità di risorse diverse e realizzazione personale. La quarta età è caratterizzata dalla dipendenza e dal decadimento fisico (Laslett, 1989). Età incerte, carenti di status sociale, si contrappongono ad età che in passato erano rigidamente definite. Il ciclo di vita, fortemente imposto dalla società e trasformato da individui e gruppi nel loro percorso esistenziale, assume sempre più l’andamento di una linea spezzata. Il significato di invecchiamento L’invecchiamento non è solo un processo attraverso il quale ci si modifica in funzione del tempo, ma “riferito all’uomo implica il complesso delle modificazioni cui l’individuo va incontro, nelle sue strutture e nelle sue funzioni, in relazione al progredire dell’età” (Cesa-Bianchi , 1987). Un doppio significato… L’invecchiamento come maturazione o accrescimento è visto come un processo attraverso il quale l’individuo aumenta quantitativamente le sue funzioni e strutture e le differenzia qualitativamente. L’invecchiamento come senescenza è il processo attraverso cui l’individuo diminuisce quantitativamente le proprie strutture e perde progressivamente le proprie funzioni. Questi due processi fanno parte del processo di sviluppo che inizia dal momento in cui comincia a formarsi un essere vivente, fino al momento della sua morte. Nel processo di senescenza tendono a decadere le funzioni scarsamente esercitate mentre, permangono e migliorano quelle maggiormente utilizzate. Due modalità di compensazione funzionale: attivazione controlaterale di regioni omologhe e attivazione supplementare delle regioni cerebrali anteriori, soprattutto frontali, a scapito di quelle occipitali. L’invecchiamento umano comunque, seppur generalizzato a tutti gli individui, si svolge con modalità, ritmi e conseguenze, variabili da individuo a individuo. Un fenomeno complesso L’invecchiamento è un fenomeno complesso che non può essere affidato alla sola età cronologica, si devono chiamare in causa le altre “età”: l’età psicologica, l’età sociale, l’età biologica, ed essere intese come un insieme compatto (Giumelli, 1996). L’età biologica Secondo Cesa-Bianchi l’età biologica di una persona è la sua posizione attuale nei riguardi della sua potenziale durata di vita: si avvicina notevolmente all’età cronologica ma non si identifica con essa. L’ età cronologica altro non è che la mera età dettata dal calendario. In questo contesto ciascun individuo risulta classificato secondo la sua data di nascita: sono nato nel 1945, siamo nel 2011, ne consegue che la mia età cronologica è pari a 66 anni. L’ età biologica è un patrimonio personale tipico di ciascun individuo: ognuno ha la sua propria età biologica, inquadrabile come l’età che una persona esprime in rapporto alla qualità biologica dei suoi tessuti, organi e apparati, comparati a valori standard (“normali”) di riferimento. E’ un concetto di età “dinamico”, espressione di processi di maturazione biologica e di influenze ambientali esterne su fondamenta geneticamente determinate. Cambiamenti fisici dell’invecchiamento Pelle e viso: dopo i 50 anni si ha un aumento importante delle rughe e delle linee del viso, dopo i 70 la pelle diventa ruvida, assume un colore non uniforme con la presenza di macchie scure. Capelli: a partire dai 65 anni i capelli diventano sempre più fini e crescono più lentamente; frequenti le calvizie. Aumento della pelosità in alcune parti del corpo come naso, orecchie schiena, sopraccigli. Altezza. Dai 30 ai 50 anni diminuzione di circa 1 cm e di 2 cm tra i 50 e i 70 anni. Peso: Aumento del peso e diminuzione della capacità di trasformare il cibo in energia. Nell’età anziana si perde gradualmente peso a causa del deterioramento di tessuti e muscoli. Voce: le corde vocali diventano molto più acute, dell’ordine di 2-3 note musicali, si irrigidiscono e vibrano ad una maggiore frequenza. Aumenta il tremolio a causa del minor controllo sulle corde vocali Muscolatura e ossa: diminuzione della forza muscolare del 30-40% dai 30 agli 80 anni. Declino massa muscolare (15% dai 30 agli 80 anni) causa perdita di forza e contribuisce alla perdita di densità ossea e del tessuto osseo con conseguente osteoporosi. Degenerazione cartilaginee e delle strutture ossee con conseguente artrosi. Variabilità in funzione del moto. Sul piano neuromotorio diminuzione dei tempi di reazione e della coordinazione con rischio di cadute. Sistema cardiovascolare: il muscolo del cuore si deteriora con conseguente diminuita efficienza con cui il sangue viene trasportato in tutto il corpo. Vi è un rallentamento sotto sforzo e il tempo per ritornare a ritmi di base è più lungo. Le arterie diventano meno flessibili e più strette. Sistema polmonare: l’efficienza del sistema polmonare diminuisce gradualmente. Digestione: i muscoli digestivi funzionano più lentamente e si riduce la produzione di acidi. Visione: I cambiamenti nella visione si verificano molto prima dell’età adulta avanzata. Soprattutto dopo i 60 anni aumenta la lacrimazione, la secchezza degli occhi, la probabilità di sviluppare patologia quali la cataratta e il glaucoma o disturbi alla retina. Conseguenze: limitazioni a livello della mobilità e dell’autonomia, e dell’efficacia cognitiva. Difficoltà nella guida, nella lettura nel guardare la televisione. Accorgimenti:ambienti più illuminati, e con colori adeguati,impostare la televisione con contrasto più forte, lasciare più tempo all’anziano per leggere le informazioni, controlli ogni 2 anni, uso di occhiali. Udito: l’udito è indubbiamente il senso più colpito nell’invecchiamento: il 30% tra i 65 e i 74 anni e il 50% degli anziani tra i 75 e i 79 anni soffrono di qualche problema uditivo. Diminuzione nel percepire toni acuti e toni bassi. Questi cambiamenti provocano difficoltà nella comprensione di un discorso soprattutto se questo è interrotto. Le parole gridate non sono comprese per l’incremento del picco di voce. Conseguenze: difficoltà di comprensione di quello che gli altri dicono con influenze sulle relazioni sociali, es. non sentire il telefono, non sentire il televisore, non “divertirsi”. Spesso questi problemi sono erroneamente diagnosticati come stati di confusione, di depressione. Accorgimenti: protesi uditive, ausili esterni che amplificano il suono, diagnosi corretta dei problemi acustici, utilizzo canali sensoriali alternativi nella comunicazione. Gusto: diminuzione di lieve entità nella capacità di discriminare i 4 tipi di gusti (dolce, amaro salato, acido). Olfatto: le nostre capacità olfattive subiscono un declino accelerato dopo i 70 anni. Il 25% degli anziani dai 65 agli 80 anni perde completamente l’olfatto, il 60% subisce delle modificazioni Pelle: la sensibilità al tocco e alla pressione diminuisce con l’età. Temperatura: la sensibilità alla temperatura non varia, quello che varia è la capacità dell’individuo di adattarsi a temperature fredde mantenendo il corpo caldo e a temperature calde mantenendo il corpo fresco. Rischio di mortalità per gli anziani in caso di variazioni di temperatura. Sensi chinestesici ( capacità di percepire il nostro corpo nello spazio): vi è un certo declino, anche se non c’è totale accordo tra i vari studi, nella propriocezione, con conseguenti difficoltà nel mantenere l’equilibrio e la postura. L’età psicologica L’età psicologica si riferisce alle capacità adattive di una persona, che risultano dal suo comportamento, ma può anche riferirsi alle relazioni soggettive o all’autoconsapevolezza: è collegata sia all’età cronologica che all’età biologica, ma non è pienamente desumibile dalla loro combinazione. Oltre al dato obiettivo della salute fisica, ci sono anche una “vecchiaia percepita” e una “vecchiaia attribuita”, secondo stereotipi culturali. La vecchiaia quindi inizia anche quando un individuo si sente, si percepisce vecchio, sulla base delle proprie caratteristiche di personalità e delle risorse (materiali e immateriali) che è in grado di attivare, ma anche in relazione al contesto micro e macro nel quale vive. Es. uno può sentirsi vecchi a 90 anni, ma c’è qualcuno che si sente vecchio già a 60. Dal punto di vista soggettivo la vecchiaia può anche essere negata. Non si tratta tuttavia di una negazione in senso assoluto. Talvolta può essere anche una fuga dalla realtà fino, a diventare patologia. Età sociale L’età sociale si riferisce alle abitudini e ai ruoli sociali della persona in funzione delle aspettative del suo gruppo e della società: è collegata ma non completamente definita dall’età cronologica, biologica e psicologica. I fattori alla base dell’invecchiamento Fattore genetico ( definisce il ritmo, le fasi , la durata del processo di invecchiamento). Fattore educativo-culturale (influenza significativamente il processo di senescenza, sia pure in modo diverso a seconda della popolazione di appartenenza. Un buon livello educativo e una adeguata situazione culturale sembrano agire positivamente sull’invecchiamento, mentre una situazione opposta, è spesso, chiamata in causa quale condizione favorente un rapido decadimento delle funzioni della persona). Concetti di “Intelligenza Fluida (Gf)” e di “Intelligenza Cristallizzata (Gc)”. La prima permette di adattarsi a situazioni nuove, a nuovi problemi, ed è valutata con prove che si basano sul ragionamento e sulla scoperta di leggi/regole partendo da casi ben definiti e sulla comprensione di relazioni tra dati nuovi di tipo spaziale o verbale. questo tipo di intelligenza dipenderebbe da fattori di ordine biologico e fisiologico L’intelligenza cristallizzata invece si basa sulle conoscenze e sulle capacità acquisite con l’esperienza, strettamente legate alla cultura. I due tipi di intelligenza, cristallizzata e fluida, nell’arco della vita seguono traiettorie ben distinte. Le abilità che si basano sulle operazioni mentali di base quali il ragionamento, la memoria, l’orientamento spaziale e la velocità percettiva, subiscono un declino veloce e rapido. Le abilità che fanno riferimento alla componente pragmatica, come le abilità verbali,e numeriche, restano invece stabili e/o aumentano fino a 60/70 anni Il declino di tutte le componenti dell’intelligenza avviene invece in tarda età, quando i fattori biologici diventano molto influenti e preponderanti Introduzione dell’espressione “Apprendere lungo tutto l’intero arco di vita” (life long learnig), per sottolineare che non esiste un’età o un momento destinato a imparare e un altro (o altri) nei quali si applica ciò che si è imparato In ogni momento si apprende e si applica contemporaneamente; e da ciò che si sperimenta si attivano sempre nuovi processi di apprendimento. Sensibilità all’invecchiamento di alcune abilità cognitive fondamentali Fattore Definizione Effetto Età Conoscenze qualitative Abilità di comprendere concetti qualitativi e le loro relazioni debole Comprensione, conoscenza Profondità e ampiezza delle conoscenze Non sensibile Sistema temporaneo di memoria (m.d.l.) Capacità di mantenere a livello di coscienza informazioni utili per essere utilizzate nei secondi successivi sensibile Memoria a lungo termine Capacità di immagazzinare le informazioni e di recuperarle dopo un intervallo temporale sensibile Fattore Definizione Effetto Età Processi uditivi Capacità di analizzare e sintetizzare gli stimoli uditivi sensibile Processi visivi Capacità di analizzare e sintetizzare gli stimoli visivi sensibile Velocità di decisione corretta Capacità di rispondere velocemente a delle domande Molto sensibile Ragionamento fluido Capacità di ragionare, costruire, risolvere dei problemi in nuovi contesti Molto sensibile Rapidità di elaborazione delle informazioni Capacità di effettuare rapidamente delle prove cognitive in tempi ristretti e e mantenere l’attenzione Molto sensibile Fattore economico (Molte ricerche, tra le quali quelle di J. Birren, documentano una vera e propria dicotomia nel modo di svolgersi dell’invecchiamento tra gli appartenenti le classi socio-economiche più fortunate e gli appartenenti alle classi più svantaggiate, per questi ultimi la senescenza si attua molto più frequentemente con modalità esclusivamente negative). Fattore sanitario (opera in stretta interdipendenza con il fattore economico. L’insorgenza di patologie, specie se di carattere cronico e progressivo, influenzano negativamente il processo di invecchiamento fino a farlo precipitare. Tale influenza negativa diventa più incisiva se si realizza in un quadro di scarse risorse economiche). Fattore personalità ( bisogna prendere atto della diversità che la senescenza assume negli individui chiusi e in quelli aperti, negli attivi e nei disimpegnati, nei tenaci e nei labili e così via. A differenti tipologie caratteriologiche corrispondono diverse modalità di invecchiare. Ad ogni modo la personalità è in stretta connessione con l’ambiente, e le modalità adattive della persona dipendono da questa interdipendenza). Definizione di personalità La personalità è un’architettura complessa di modi di essere, sentire e agire che risulta dalle transizioni tra la persona e l’ambiente. Usiamo il termine “personalità” sia per definire ciò che è unico (es. Marco ha una forte personalità) sia per rendere conto di ciò che, invece, permette di accomunare individui diversi (es. Luca e Marco sono allo stesso modo più estroversi di altri..) In realtà ci sono tratti della nostra personalità sostanzialmente unici, altri che condividiamo solo con qualcuno, e altri ancora che ci accomunano a tutti i membri della nostra specie. La personalità individuale si dispiega lungo tutto il corso della vita ed è al centro della molteplicità di scambi che, dal concepimento alla morte, hanno costantemente luogo tra individuo e ambiente. Molteplici studi hanno dimostrato come la personalità , nel corso della vita, sia caratterizzata tanto di stabilità, quanto di cambiamento, seppure in maniera differenziata, a seconda che si faccia riferimento agli aspetti cognitivi, affettivi o comportamentali, nonché alle diverse influenze che le diverse situazioni e gli ambienti di vita esercitano sulla manifestazione e la trasformazione delle caratteristiche individuali. Sia la stabilità che il cambiamento, infatti, assolvono a importanti funzioni al fine di stabilire il senso della propria identità, di mantenere relazioni interpersonali gratificanti e garantire un adeguato adattamento all’ambiente circostante sempre in continuo mutamento. Drammatico cambiamento (depressione, apatia, disinibizione) possibile segno di patologia:demenza o altri disturbi neuropsichiatrici Diminuzione con l’età dei livelli di energia, di amicalità e soprattutto di apertura mentale ,sia negli uomini che nelle donne Un andamento differenziato per genere è stato riscontrato in relazione alla stabilità emotiva. Per gli uomini è stato rilevato un declino della stabilità emotiva, soprattutto dopo i 50 anni, mentre nelle donne è stato rilevato un aumento dei livelli della stessa dimensione. (Caprara, 2003). Apparentemente l’invecchiamento comporta negli uomini una maggiore instabilità, avviene il contrario per le donne. Rispetto al cambiamento dei valori nelle persone anziane si ipotizza che quello della “sicurezza” diventi sempre più importante Aumentano anche i valori legati al “conformismo” e alla “tradizione” Calano i valori finalizzati al “raggiungimento del potere” e al “successo personale” Decremento dei livelli di autoefficacia percepita nella gestione delle emozioni positive, di quella sociale ed empatica e sembra essere più marcata negli uomini. Per quanto riguarda le convinzioni di autoefficacia nella gestione delle emozioni negative, uomini e donne presentano un andamento opposto: I primi mostrano un significativo decremento nella percezione della loro capacità di gestire adeguatamente le emozioni negative, mentre le donne aumentano tale percezione. (Caprara, 2003) Il costrutto di “Positività” o “Pensiero positivo”, che si sostanzia in un orientamento positivo nei confronti di se stessi, della vita in generale e del futuro Stabile nel tempo, anche in età avanzata Si riverbera nella tendenza a pensare positivamente ai diversi aspetti e ambiti del proprio vivere, includendo caratteristiche personali, aspettative verso il futuro e svariati domini di vita Modifica e mantiene in maniera positiva lo stile di vita del soggetto, facendo notevolmente aumentare la sua aspettativa di vita Fattore famiglia ( l’invecchiamento varia notevolmente se l’individuo vive solo, in coppia o in un gruppo più numeroso. l’influenza di tale fattore si differenzia anche in rapporto al carattere dell’individuo che invecchia, delle sue condizioni economiche e culturali, al gruppo di appartenenza etc etc…). In passato le persone anziane e vecchie ricoprivano un ruolo importante per la trasmissione di valori di modelli di comportamento (riproduzione culturale). Nella condizione attuale, alla famiglia manca la continuità delle relazioni intergenerazionali o esse sono molto più ridotte. Il rischi è quello per le persone anziane di non avere contatti regolari e stabili con gli altri componenti della famiglia, rimanendo di fatto esclusi o marginali rispetto al processo di educazione e di trasmissione culturale verso le generazioni più giovani. Fattore ambiente (ormai è assodato che l’invecchiamento è l’espressione dell’interazione fra l’individuo e il suo ambiente, interazione nella quale l’individuo modifica continuamente l’ambiente e l’ambiente modifica continuamente l’individuo). Modello della “vulnerabilità ambientale” (Lawton, 1982): gli individui meno competenti sono più vulnerabili alle caratteristiche dell’ambiente in cui vivono,per cui al diminuire della competenza, aumenta il ruolo della pressione ambientale che diventa il principale predittore del comportamento. Elementi socio-ambientali salienti per l’anziano Accessibilità, fruibilità e sicurezza degli edifici (es. presenza di punti vendita economicamente più vantaggiosi). La coerenza e la leggibilità dello spazio (gli anziani nella conoscenza di ambienti nuovi mettono in evidenza una tendenza a memorizzare con più difficoltà i landmarks (segnapassi) rispetto ai giovani e a basarsi su landmarks più vistosi, piuttosto che su punti critici di svolta. Le possibilità di privacy e di socializzazione offerte dalle strutture per anziani. (presenza al contempo di spazi in cui l’anziano può mantenre le propria riservatezza in qualunque momento e spazi in cui può condividere momenti con gli altri ospiti della struttura). Le configurazioni ambientali che possono sostenere o ostacolare l’autonomia e la socializzazione (es. presenza di coetanei nel vicinato). Bisogni quali il controllo sull’ambiente circostante e la continuità con il passato. (la rottura del legame con un luogo, esattamente come quello con persone, può causare reazioni dolorose e di vero e proprio lutto. Se la persona si troverà in condizioni di competenza ambientale ridotta, l’impatto emotivo sarà ancora maggiore. Il poter rimanere in contatto con alcune “delle proprie cose” favorisce la possibilità di adattamento al nuovo ambiente fungendo da ponte tra il vecchio e il nuovo, tra il passato, i ricordi, e il presente). Invecchiamento e patologia Esiste una relazione tra patologia ed età, nel senso che molte malattie prediligono certe fasce di età. Per quanto riguarda l’età senile è possibile riconoscere che alcune patologie si riscontrano più frequentemente rispetto ad altre. Gli antichi dicevano “senectus ipsa morbus” . L’affermazione sosteneva che la vecchiaia comportasse di per se la patologia; che questo fosse un evento ineliminabile e irreversibile col passare degli anni. Le concezioni e i dati più recenti respingono questo modo di intendere il rapporto tra patologia ed età. considerano la patologia riferibile ad uno o più fattori estrinseci e le modificazioni connesse all’età solamente come fattori predisponenti o scatenanti. È ancora da sottolineare come nella genesi della patologia dell’anziano è spesso riconoscibile una causa di carattere sociale, come la perdita del partner, lo sradicamento della famiglia, e l’istituzionalizzazione. Malattie organiche e malattie psichiche La comparsa di malattie organiche e/o psichiche nell’età senile ripropone il problema delle relazioni esistenti fra queste due forme di malattia. È noto che esistano delle malattie puramente organiche, ma in queste forme morbose non è possibile escludere l’interferenza di co-fattori di carattere psicologico. Ne si può escludere il ruolo svolto dai fattori psicologici nel valorizzare una terapia o nell’influire sul decorso della malattia stessa. 1) Le malattie organiche Quelle più frequentemente riscontrate sono le cerebropatie vascolari o degenerative. Queste forme possono alterare anche le capacità intellettive e le funzioni sensomotorie. 2) Le malattie psichiatriche Fra queste manifestazioni patologiche ritroviamo l’ansia e la depressione, che possono condurre anche al suicidio. Il numero delle persone anziane che si suicidano è nettamente superiore a quello dei giovani e degli adulti. La solitudine e l’emarginazione possono tradursi in gravi disadattamenti da ricovero psichiatrico. Tendenze attuali . . . Restituire l’anziano al suo ambiente di origine. Permettergli di conservare i legami con il suo ambiente; Ritardare l’istituzionalizzazione. Il vissuto della malattia L’anziano si sente più esposto alla malattia e quindi è meno sicuro di se e delle proprie capacità di assolvere ai ruoli sociali e familiari. La sofferenza e il dolore dell’anziano sono la diretta conseguenza della malattia. Gli anziani temono meno la morte rispetto alla malattia, perché la prima porrebbe fine alle sofferenze, mentre la seconda le aumenterebbe. 1. Essere malato significa per l’anziano essere di peso alla famiglia Ma la vera giustificazione psicologica potrebbe essere quella che non si sente più in grado di ricoprire il ruolo sociale e familiare che gli era proprio; oppure sente che gli altri non lo reputano all’altezza. 2. La malattia induce nell’anziano un certo grado di depressione Lo porta a sentirsi debilitato, creando in lui insoddisfazione e timori. Può essere ricondotta al disadattamento. 3. l’anziano vede la malattia come diretta conseguenza dell’età Spesso sono le manifestazioni patologiche che inducono la persona anziana a rendersi conto per la prima volta di essere invecchiata. 4. l’essere ammalato e il sentirsi inutile non vengono soggettivamente distinti La malattia rende meno capaci = l’anziano si sente inutile. Sentendosi inutile l’anziano avverte di non essere più capace di usufruire di quei compensi che derivano dal suo lavoro. Vissuto depressivo. La malattia dell’anziano è strettamente collegata all’età e rappresenta, se non la causa scatenante, almeno una causa predisponente al modificarsi delle condizioni psichiche di cui abbiamo accennato prima. La Depressione Sembra che quasi il 75% della popolazione sopra i 65 anni soffra di un disturbo dell’umore (Simeone, 2001). Nell’anziano la depressione è il primo disturbo psichiatrico per incidenza. Solo il 40% dei disturbi dell’umore viene correttamente diagnosticato di questo 40% solo la metà riceve un trattamento adeguato Mito dell’ineluttabilità della depressione nell’anziano Quadro clinico della depressione dell’anziano Diagnosi differenziale con DA Umore depresso Perdita generale di interesse Perdita di peso/aumento Alterazione del sonno stipsi Sintomi psicomotori, affaticabilità, irritabilità, rallentamento psicomotorio Distimia Sensi di colpa Visione negativa del mondo Difficoltà di concentrazione Disturbi della memoria Deficit cognitivi Compromissione del funzionamento sociale Idee suicidarie Talvolta caratteristiche psicotiche: deliri di contaminazione o ipocondriaci Fattori predisponenti l’insorgenza della depressione nell’anziano Appartenenza di genere: Le donne mostrano una maggiore tendenza a presentare sintomi depressivi (circa 3,5/1) rispetto ai maschi. Le condizioni di celibato, divorzio,e vedovanza a confronto con lo stato coniugale: in particolare lo stato di vedovanza ha una forte predittiva diversa a seconda del genere con i maschi maggiormente esposti al rischio depressivo rispetto alle donne. Le condizioni abitative: le presone residenti in strutture per anziani mostrano livelli maggiori di prevalenza della depressione rispetto a chi vive a domicilio (rapporto 4/1). L’interazione con malattie somatiche croniche: le patologie croniche maggiormente associate all’insorgenza della sintomatologia depressiva sono soprattutto quelle respiratorie, i disturbi cardiovascolari, quelli a carico dell’apparato muscoloscheletrico con dolore cronico, il morbo di Parkinson e l’incontinenza urinaria. Trattamento Trattamento farmacologico Psicoterapia/sostegno individuale Psicoterapia di gruppo Gruppi di auto mutuo aiuto Disturbi d’ansia nell’anziano Comorbilità con la depressione Fobie (paura per la malattia, menomazioni, danno) Preoccupazione/paura per la perdita del coniuge Disturbo post traumatico da stress (soggetti sopravvissuti ad eventi traumatici che presentano in età avanzata il riacutizzarsi della sintomatologia) I criteri diagnostici per il Disturbo Post-traumatico da stress (DSM-IV-TR) La persona è stata esposta ad un evento traumatico estremo. L’evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti modi: ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento, che comprendono immagini, pensieri, o percezioni. sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento. agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include sensazioni di rivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in stato di intossicazione). disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico. Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale (non presenti prima del trauma), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi: sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri affettività ridotta (per es., incapacità di provare sentimenti di amore) sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli o una normale durata della vita). Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma), come indicato da almeno due dei seguenti elementi: difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, irritabilità o scoppi di collera difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme. Elementi di psicopatologia dell’anziano: le sindromi demenziali L’invecchiamento si accompagna ad un progressivo declino delle funzioni cognitive che rientra in una più generale fisiologica involuzione di tutte le funzioni dell’organismo umano. Quando, però, tale involuzione si manifesta troppo precocemente ed evolve in modo rapidamente progressivo, si configura una sindrome clinica denominata demenza La Demenza come, quando, perché Definizioni Per demenza si intende un “decadimento globale delle funzioni cognitive, di solito progressivo, che interferisce con le attività sociali e lavorative” ( American council of scientific affairs). Secondo il DSM-V la demenza è un “decadimento globale delle funzioni corticali superiori, in assenza di importanti obnubilamenti della coscienza”. Si tratta di un disturbo acquisito, e con base organica, delle funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite: memoria (a breve e lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità critica, linguaggio, orientamento spazio temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile Essa inizia con l’indebolimento della memoria, in particolare per i fatti recenti; le sensazioni si affievoliscono, l’attenzione è labile e alla lunga impossibile; la volontà è incerta e senza vigore; i movimenti sono lenti e imprecisi Diagnosi di Demenza Nella diagnosi di demenza si riscontra: 1. Perdita delle abilità intellettive di gravità tale da interferire con le attività lavorative e sociali 2. Perdita della memoria 3. • • • Almeno una della seguenti alterazioni: perdita del pensiero astratto perdita delle capacità di giudizio perdita di funzioni definite corticali superiori quali: Afasia (l'alterazione o la perdita della facoltà del linguaggio) Aprassia (perdita della capacità di eseguire sequenze motorie apprese con l'esperienza ) Agnosia (perdita della capacità di riconoscere persone o oggetti già noti ed il loro uso appropriato ) Deficit visuospaziali Oltre 100 cause di Demenza A . Degenerative • Malattia di Alzheimer • Malattia di Pick • Malattia di Huntington • Atrofia Frontotemporale senza corpi di Pick • Malattia a corpi di Lewy • Malattia di Parkinson • Malattia di Wilson • Paralisi Sopranucleare Progressiva • Degenerazione Spinocerebellare • Degenerazione Corticobasale • Afasia Progressivea • Demenza Semantica • Atrofia corticale posteriore B. Vascolari • Multi-infartuale • Malattia di Binswanger • Vasculiti • Ematoma Subdurale • Infarto Strategico • Ipoperfusione • Postemorragica C. Miste vascolari e degenerative D. Miscellanea (malattie respiratorie ostruttive; sleep apnea; radiazioni; dialisi; privazione di sonno; ipossia) 1 Oltre 100 cause di Demenza E. Metaboliche Malattie della Tiroide Malattie delle Paratiroidi Disfunzioni Epatiche Malattia di Cushing Ipopituitarismo Carenza di Estrogeni Uremia Porfiria Carenza di B12 Carenza di Folati Carenza di Tiamina Alterazioni di Electroliti H. Da causa psichiatrica (mania, depressione, schizofrenia ad esordio tardivo) 2 F. Tossiche Farmaci (anticolinergici, antiistaminici, tranquillanti minori e maggiori, antiipertensivi, cimetidina, digossina) Politerapie in range terapeutico Alcohol Metalli pesanti: arsenico, piombo, mercurio G. Infettive Sifilide; TBC Meningite micotica Malattia di Lyme AIDS dementia complex Encefalite erpetica Meningiti batteriche, in particolare se trattate male Oltre 100 cause di Demenza G. Infiammatorie Demielinizzanti - Sclerosi Multipla - Sarcoidosi - Lupus - Encefalite Limbica H. Neoplasie - Tumori primari del cervello a. glioma lobo frontale b. glioma corpo calloso - Metastasi cerebrali - Carcinomatosi meningea I. Traumatiche Trauma cranico Insulto post anossico Concussione J. Idrocefalo Ostruttivo Non-ostruttivo Normoteso K. Creutzfeldt-Jakob 3 Malattia di Alzheimer (AD) DR. ALOIS ALZHEIMER 1907 La malattia di Alzheimer è la forma più frequente di demenza, colpisce circa il 5% delle persone ultrasessantacinquenni ed in Italia si stimano circa 500 mila ammalati. La malattia ha un inizio subdolo: le persone cominciano a dimenticare alcune cose per arrivare al punto in cui non riconoscono nemmeno i familiari ed hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici. La malattia di Alzheimer È la più comune causa di demenza tra gli anziani. Circa il 50-70% delle persone affette da demenza soffre di malattia di Alzheimer. La malattia può durare da 8 a 15 anni. Spesso la malattia di Alzheimer viene confusa con la Depressione. Segni e Sintomi • Alterazione delle diverse abilità cognitive (memoria, abilità verbali, attenzione, funzioni esecutive) • Difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane • Difficoltà nello svolgimento dell’attività lavorativa e ricreativa 1 ALTERAZIONI COMPORTAMENTALI MALATTIA DI ALZHEIMER • • • • • • • • • • • • • • • • Sforzi per compiti semplici Perdita capacità sociali Sintomi di notte Sintomi al mattino Risposte Confabulazione Deficit della memoria Lacune mnesiche specifiche Gradiente temporale memoria Attenzione e concentrazione Disturbi del linguaggio Sintomi vegetativi Disorientamento Bizzarrie comportamentali Rischio di suicidio Risposte ai tests • • • • • • • • • • • • • • • • Notevoli Molto tardiva Peggiorano Migliorano Approssimative/errate Presenza Breve termine Rare Migliore per il passato Ridotte Presenti Assenti Frequente Presenti Basso Costanti Sintomatologia Turbe della memoria Disorientamento nel tempo e nello spazio (“,wandering”-vagabondaggio) Disturbi del linguaggio (Afasie: difficoltà ad esprimersi o a comprendere mediante la parola) Agnosie (gli stimoli, uditivi, visivi , tattili vengono percepiti ma non riconosciuti). Disordini psichiatrici (allucinazioni, deliri, illusioni); Turbe del comportamento ( agitazione psicomotoria, apatia, aggresività); Disturbi dell’affettività (ansia e depressione). Segni e Sintomi I più comuni standard diagnostici per la demenza comprendono una valutazione dettagliata dello stato mentale del paziente, associata ad un’attenta raccolta dell’anamnesi che possa escludere altre cause di declino cognitivo. 2 Esami diagnostici Esami neuroradiologici TAC- RM- PET Test neuropsicologici MMSE (Mini Mental State Examination). Segni e Sintomi 3 Il test più largamente studiato è il Mini Mental State Examination (MMSE), un breve esame strutturato che richiede un tempo di somministrazione di circa 5-10 minuti; comprende 30 specifiche prove ed è ben riproducibile se si utilizza la versione standardizzata. Diversi studi indicano che un punteggio al MMSE inferiore a 24/30 presenta sufficiente sensibilità (80-90%) e specificità (80%) per poter discriminare tra i casi affetti da demenza ed i soggetti normali di controllo. MMSE Mini Mental State Examination Storia naturale della Malattia di Alzheimer Inizio della malattia Pre-DA Lieve-Moderata 25 Diagnosi Intermedia Grave Sintomi cognitivi Perdita dell’autosufficienza 17 Decadi MMSE Comparsa dei sintomi Disturbi del comportamento 10 Ricovero in strutture sanitarie 5 Morte 0 0 2 4 6 8 10 Anni Adattata da Gauthier S. ed. Clinical Diagnosis and Management of Alzheimer’s Disease. 1996. Anatomia patologica L’encefalo sai presenta atrofico, Il peso è ridotto, Le circonvoluzioni sono assottigliate, Le scissure ed i solchi allargati con ampliamento dei ventricoli laterali. Diffusa rarefazione neuronale; Dendridi più corti e meno ramificati; Presenza di placche senili o amiloidee; Degenerazione neurofibrillare. Fattori di Rischio e Malattia di Alzheimer Fattori Demografici Sesso Le donne hanno un rischio maggiore, in particolare ad età avanzata Istruzione ed occupazione il basso grado di istruzione ed occupazione, accompagnati a minore attività cognitiva, aumentano il rischio 1 Fattori di Rischio e Malattia di Alzheimer Fattori Genetici e Familiari Storia Familiare di AD - il rischio aumenta con una storia familiare - il rischio aumenta con la precoce età di esordio - il rischio aumenta se i parenti di primo grado affetti sono due o più Studio di Gemelli - concordanza solo in 40% di gemelli identici - l’età di esordio di demenza differisce fino a > 14 anni Apolipoproteina E (apo E) - E2 rara e E4 frequente in AD Malattia di Down e Chr 21 - Famiglie con AD hanno probabilità di figli Down 2 Malattia di Alzheimer: Fattori di rischio Traumi cranici Bassi livelli di testosterone Bassi livelli di estrogeni Colesterolo Pressione arteriosa sistolica IPER IPO Livelli di Omocisteina nel siero Diabete mellito 1 Malattia di Alzheimer: TERAPIA Anche se al momento non esiste una terapia che permetta di curare l'Alzheimer, sono state proposte diverse strategie terapeutiche per provare a gestire clinicamente il morbo di Alzheimer; strategie, che puntano a modulare farmacologicamente diversi dei meccanismi patologici che ne stanno alla base. In primo luogo, basandosi sul fatto che nell'Alzheimer si ha diminuzione dei livelli di acetilcolina, l'idea è stata quella di provare a ripristinarne i livelli fisiologici. L'acetilcolina pura non può però essere usata, in quanto troppo instabile e con un effetto limitato. Gli agonisti colinergici invece avrebbero effetti sistemici e produrrebbero troppi effetti collaterali, e non sono quindi utilizzabili. Si possono invece usare gli inibitori della colinesterasi, l'enzima che metabolizza l'acetilcolina: inibendo tale enzima, aumentiamo la quantità di acetilcolina nello spazio sinaptico. 2 Malattia di Alzheimer: TERAPIA Negli Stati Uniti è in sperimentazione anche una terapia genica, che prova ad utilizzare l'ormone della crescita per la cura dell'Alzheimer. Le forme di trattamento non-farmacologico consistono prevalentemente in misure comportamentali, di supporto psicosociale e di training cognitivo. Tali misure sono solitamente integrate in maniera complementare con il trattamento farmacologico. La cura dell'Alzheimer è però ai primi passi: al momento non esistono ancora farmaci che guariscano o blocchino la malattia. Si può migliorare la qualità della vita dei pazienti malati, e provare a rallentarne il decorso nelle fasi iniziali. GRAZIE PER L’ATTENZIONE, Fine!