Nel linguaggio politico un potere si dice esercitato secondo legalità quando il suo esercizio avviene nel rispetto delle leggi e non arbitrariamente. Si tratta dunque di una conquista peculiare della modernità sviluppatasi nell'occidente ovvero in quella parte di mondo che ha avuto evoluzione sotto l'influsso politico-storico delle lotte politiche che ebbero luogo nella parte occidentale dell'impero romano. Lo stato cioè ha progressivamente preso personalità propria, distinguendosi dall'ambito patrimoniale del Re. In altri termini la legalità è data dalla "rigidità" delle norme che esso stesso stabilisce e che lo impegnano per i fatti futuri abolendo l'arbitrarietà e imprevedibilità delle norme. Ciò che consente al singolo cittadino di avvalersi della forza dello Stato anche contro lo Stato stesso, secondo norme prestabilite. Netta è la differenza rispetto alla tradizione degli stati dispotici dell'Europa orientale che trova un culmine di espressione nell'assolutismo Statale cinese, dove lo Stato per antichissima tradizione pervade di sé e annichilisce la personalità del singolo individuo, lasciandolo assoggettato in via esclusiva alle determinazioni statali fair play: è un’espressione inglese che significa “gioco corretto, leale”. Ciò che caratterizza lo sport è il rispetto delle regole e dell’avversario. Lo scopo non è “vincere a tutti i costi”; una vittoria ottenuta intimidendo gli avversari non è una vittoria sportiva, né lo è una vittoria ottenuta ingannando gli arbitri e infrangendo le regole. I giocatori di curling sono probabilmente il miglior esempio di fair play: se si accorgono di violare una regola lo dicono e a fine partita è tradizione che le squadre avversarie festeggino insieme.