G.L.H. GRUPPO DI LAVORO SULL’HANDICAP A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 1 COSA INTENDIAMO PER GLH Il GLH è il Gruppo di Lavoro sull’Handicap a livello d’Istituto. È costituito dalle persone preposte a gestire tutte le problematiche correlate agli alunni portatori di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 2 COSTITUZIONE DEL GLH Il GLH è costituito da: dirigente scolastico, che ne è il presidente (al suo posto può esserci un delegato o referente); docenti coordinatori delle classi in cui sono inseriti alunni con handicap; insegnanti di sostegno dell’istituto; un rappresentante dei genitori; un rappresentante degli studenti, se si tratta di scuole superiori; rappresentanti di operatori sanitari, che collaborano alla formazione di ragazzi portatori di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 3 FUNZIONAMENTO DEL GLH (1) Le riunioni del GLH sono convocate dal dirigente scolastico oppure dal referente (su delega del dirigente). Il GLH d’istituto può riunirsi in seduta plenaria o, in caso di necessità, semplicemente con il presidente e gli insegnanti. Possono essere invitati a partecipare esperti esterni o persone al di fuori della scuola che si occupano del bambino. Per ogni riunione deve essere redatto un verbale e ogni delibera, per essere valida, deve essere approvata dalla maggioranza dei presenti. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 4 FUNZIONAMENTO DEL GLH (2) Oltre alle riunioni del GLH d’istituto, in seduta plenaria o limitate al corpo insegnante, possono tenersi riunioni di GLH in seduta “dedicata” (operative), circoscritte ad ogni singolo bambino portatore di handicap (sono tali gli incontri di verifica con gli operatori sanitari). Partecipano a queste riunioni i genitori del bambino interessato, tutti gli insegnanti di classe e, naturalmente, l’insegnante di sostegno, il personale ausiliario (AEC), gli operatori sanitari. Presiede il dirigente scolastico che, nella maggior parte dei casi, nomina un referente in sua vece. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 5 COMPETENZE DEL GLH D’ISTITUTO (1) Gestisce e coordina l’attività relativa agli alunni portatori di handicap. Propone il calendario delle attività del GLH, il calendario concernente le attività specifiche e gli interventi degli insegnanti di sostegno sulle classi dove sono presenti bambini con handicap. Tali proposte devono essere approvate dal Capo d’Istituto. Segue l’attività dei Consigli di Classe che concernono gli alunni portatori di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 6 COMPETENZE DEL GLH D’ISTITUTO (2) Segue e supporta il lavoro degli insegnanti di sostegno. Definisce i criteri generali per la redazione dei PEI (1) e dei PDF (2), che devono comunque essere approvati dai Consigli di Classe dei singoli alunni. (1) Programma Educativo Individualizzato (2) Profilo Dinamico Funzionale Propone l’acquisto di materiale didattico e sussidi vari per gli alunni con handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 7 COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (1) Il GLH in seduta “dedicata” è anche detto OPERATIVO. Prevede l’incontro tra insegnanti, operatori del servizio sanitario e dei genitori. Dovrebbe mirare a perseguire unitariamente l’attuazione di precoci interventi atti a prevenire il disadattamento e l’emarginazione. Tali interventi dovrebbero inoltre favorire la piena realizzazione del diritto allo studio di tutti gli alunni, anche quelli portatori di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 8 COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (2) Il GLH operativo si riunisce almeno ad inizio e a fine anno scolastico per: analizzare le difficoltà che ostacolano la piena integrazione e il pieno sviluppo del bambino portatore di handicap; analizzare il disagio e il disadattamento che accompagnano l’ handicap, individuando azioni atte a rimuovere tali problemi; definire un programma da attuare in un tempo determinato; interessare i genitori al programma; stabilire i tempi e le modalità di verifica del lavoro svolto; stabilire accordi per collegare ed integrare interventi didattici, educativi, terapeutici e riabilitativi (scolastici ed extrascolastici). A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 9 COMPETENZE DEL GLH OPERATIVO (3) In altri termini, dopo aver individuato ed evidenziato le difficoltà del bambino preso in esame, tali riunioni dovrebbero favorire un confronto per poter permettere agli insegnanti, in un successivo momento, di attuare degli interventi appropriati e un progetto educativo didattico personalizzato e adeguato alle reali capacità di apprendimento dell’alunno (PEI), così come una verifica del lavoro e relativi adeguamenti. Le particolari difficoltà dell’allievo vanno in ogni caso sintetizzate dalla USL di competenza in un “profilo-diagnosi” (coperto da segreto professionale) che deve essere aggiornato ad ogni variazione della situazione e puntualizzato nel momento del passaggio da un ordine di scuola all’altro. Al termine di ogni riunione viene redatto il relativo verbale. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 10 IL REFERENTE DEL GLH Coordina tutta l’attività del GLH, ovvero: Convoca e presiede le riunioni del GLH. Convoca i Consigli di Classe (su approvazione del Dirigente). Tiene contatti con l’ASL e con gli altri enti esterni all’istituto. Propone al Dirigente l’orario degli insegnanti di sostegno, sulla base delle esigenze scolastiche, dei problemi dei singoli alunni portatori di handicap e delle proposte degli insegnanti di sostegno. Cura la documentazione relativa agli alunni con handicap, garantendone la sicurezza relativa ai dati personali e sensibili dell’istituto. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 11 DOCENTI MEMBRI DEL GLH (1) Coordinatori di classe Partecipano agli incontri del GLH in seduta dedicata, con gli operatori sanitari. Informano i consigli di classe sulle problematiche relative agli alunni con handicap. Raccolgono informazioni e piani didattici ed educativi da inserire nel PEI. Hanno il compito di mediare tra Consiglio di classe e la famiglia dell’alunno portatore di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 12 DOCENTI MEMBRI DEL GLH (2) Docenti di sostegno Seguono l’attività didattica degli alunni loro affidati secondo le indicazioni del Consiglio di Classe. Partecipano ai Consigli di classe e del GLH d’Istituto e al GLH in seduta dedicata, per la verifica con gli operatori sanitari. Collaborano ad informare il Consiglio di classe sulle problematiche relative agli alunni con handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 13 MEMBRI NON DOCENTI DEL GLH I membri non docenti del GLH sono i rappresentanti: dei genitori, degli alunni, dei servizi socio-sanitari. Esprimono proposte in merito all’assetto organizzativo dell’Istituto e all’integrazione degli alunni in situazione di handicap. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 14 CONSIGLI DI CLASSE (1) I Consigli di Classe che hanno come alunni dei portatori di handicap devono: Essere informati su tutte le problematiche relative all’alunno con handicap per quanto concerne l’attività didattica. Essere informati sulla normativa relativa all’inserimento di portatori di handicap. Prendere in esame e approvare il percorso formativo facilitato o differenziato più opportuno per l’alunno. Redigere il PEI da presentare al GLH Operativo. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 15 CONSIGLI DI CLASSE (2) Ogni singolo insegnate, per problemi relativi al bambino portatore di handicap, deve fare riferimento: al coordinatore di classe, in primo luogo, all’insegnante di sostegno e al referente del GLH d’Istituto. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 16 IL GLH OPERATIVO (1) Base per il PDF, il PEI e il PEP Il GLH “operativo” o “dedicato” è uno dei momenti cruciali per l’integrazione dell’alunno nella classe. All’interno di questo gruppo di lavoro si pongono le basi per il Profilo Dinamico Funzionale (PDF), che costituisce la base su cui costruire: il Programma Educativo Individualizzato (PEI) o il Programma Educativo Personalizzato (PEP). Il PEI prevede il raggiungimento di obiettivi “individuali”; il PEP prevede percorso “personalizzato” e stessi obiettivi della classe, a livello minimo. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 17 IL GLH OPERATIVO (2) Importanza dell’accoglienza Al momento dell’accoglienza è bene : evitare fastidiose attese; porre attenzione alla gestione del “setting”, disporre le sedie circolarmente, fare in modo che l’ambiente si presenti pulito ed ordinato e complessivamente accogliente; ricordare che fa piacere a tutti essere riconosciuti e ben accolti; è opportuno avere tutta la documentazione necessaria sotto mano. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 18 IL GLH OPERATIVO (3) Importanza del colloquio Durante il colloquio è bene iniziare dal punto di vista dei genitori e, per ciascun insegnante, osservare e saper ascoltare. È importante concordare strategie comuni, precisando fin da subito il tipo di comportamento che ci si aspetta dalla famiglia e dai servizi sociali in seguito a determinate comunicazioni. Se si vuole procedere verso obiettivi comuni è necessario un raccordo frequente, anche per un adeguamento e un verifica dei cambiamenti che il lavoro dovrebbe produrre nel bambino. Dopo il colloquio si può ricorrere, per contatti più frequenti, anche a mezzi informali (e-mail, SMS e altro). Soprattutto non lasciare che fra un colloquio e l’altro passi troppo tempo. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 19 IL GLH OPERATIVO (4) Per una buona collaborazione Dal colloquio all’interno del gruppo può scaturire la collaborazione fra gli insegnanti e il servizio sanitario. Questi incontri dovrebbero permettere ai genitori di costruire adeguate aspettative nei confronti dei figli. Ogni insegnante può confrontare il proprio punto di vista con quello di tutte le altre parti in causa e adeguare le proprie richieste nei confronti dell’alunno. In altre parole, questi incontri devono consentire una conoscenza approfondita dell’alunno stesso e delle problematiche che incontra sia sul piano dell’apprendimento che nel relazionarsi con gli altri. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 20 IL GLH OPERATIVO (5) Base del dialogo Ciò è reso possibile dalla presenza di più persone che seguono l’alunno in vari momenti e in molteplici attività. Ma è proprio la presenza di più componenti che spesso non consente un dialogo sincero e costruttivo. Innanzitutto va chiarita la necessità di riconoscere la diversità dei ruoli, mantenerli ben divisi, chiarirli fin dal primo incontro. È importante poi che non nascano conflittualità all’interno del gruppo, per evitare disorientamento alle famiglie. È fondamentale che all’interno del team degli insegnanti ci sia una buona intesa: in tal modo la comunicazione con le famiglie e con i rappresentanti del servizio sanitario sarà favorita. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 21 IL GLH OPERATIVO (6) Efficacia del colloquio Perché il colloquio sia efficace sono necessari: un clima di reciproca fiducia; la possibilità di essere ascoltati senza pregiudizi; il rispetto dei diversi ruoli; sentirsi accettati; non sentirsi giudicati; potersi esprimere liberamente; riuscire a comunicare con chiarezza e sincerità il proprio punto di vista. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 22 IL GLH OPERATIVO (7) Efficacia del colloquio Perciò: il presidente deve poter facilitare la comunicazione, ponendosi come mediatore dove è necessario, chiarendo e semplificando le scelte della scuola e dei singoli docenti; si devono evitare giudizi negativi nei confronti del lavoro altrui; si deve evitare il disorientamento dei genitori con indicazioni contraddittorie; occorre controllare anche il linguaggio non verbale e interagire positivamente con tutti i membri del gruppo. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 23 L’ASCOLTO NEL GLH (1) All’interno del colloquio, alla base del lavoro del GLH, è fondamentale l’ascolto. È necessario che insegnanti e operatori sanitari si pongano come aiuto verso il bambino e verso la famiglia, che per primi vivono il disagio. Ogni educatore deve considerare gli ostacoli che si incontrano nella percezione interpersonale. È opportuno che il presidente all’interno del gruppo prenda il ruolo di “counselor” (consigliere). A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 24 L’ASCOLTO NEL GLH (2) Il counselor deve cogliere la situazione vissuta dall’interlocutore e, per farlo, è necessario che sviluppi un’autoanalisi del rapporto comunicativo. Comprendere se stessi è necessario per chi opera nell’ambito delle professioni di aiuto. Occorre porre attenzione alle proprie dinamiche percettive e, mediante “l’ascolto comprensivo”, cogliere il contesto e il quadro di riferimento dell’interlocutore. Evitare forme di condizionamento (valutazione, giudizio morale, ecc.) che potrebbero distorcere il pensiero di chi ascolta e innescare forme difensive come dipendenza, aggressività o fuga. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 25 L’ASCOLTO NEL GLH (3) Una modalità comunicativa efficace è la capacità di riformulazione o “rispecchiamento”. Questo processo fa percepire a chi ascolta che il suo punto di vista è stato compreso, e ciò innesca sentimenti di sicurezza, predisposizione all’ascolto e a risposte di tipo autonomo. Per attuare questa tecnica si richiedono abilità di comprensione dell’altro, selezione accurata di termini chiave ed espressione empatica. Spesso è necessario anche focalizzare alcuni aspetti del messaggio per dare modo di riflettere su aspetti importanti. In questi casi può essere utile l’uso di domande chiarificatrici da parte del counselor. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 26 L’ASCOLTO NEL GLH (4) Nella fase iniziale dell’incontro deve prevalere la capacità di reciproco ascolto, per costruire un dialogo democratico dove nessuno possa pensare di prevaricare gli altri. Si tratta perciò di acquisire un pensiero flessibile, capace di decentrarsi e di accogliere punti di vista diversi dal proprio. In questa sede è bene poi utilizzare un linguaggio semplice, comprensibile a tutti. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 27 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (1) In genere si inizia con il presidente che illustra la situazione e fornisce agli insegnanti la documentazione raccolta. Al colloquio, che si terrà in ambiente tranquillo, intorno ad un tavolo, saranno presenti tutti gli insegnanti (anche se non è sempre facile). È importante che ciascun insegnante sia presente, poiché ognuno si relaziona in modo diverso con il bambino e può osservare diversi aspetti della personalità. Inoltre alcune famiglie hanno un rapporto più disteso con un insegnante piuttosto che con un altro. All’interno del gruppo si cercherà di mantenere un’atmosfera rilassata: sarebbe opportuno che il presidente fosse una persona non coinvolta emotivamente, pur conoscendo bene la situazione del bambino. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 28 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (2) Durante il colloquio, sia le insegnanti che il restante personale dovrebbe esprimere il personale punto di vista senza trasmettere delusione o sfiducia nell’alunno. La scarsa conoscenza delle dinamiche scolastiche e del diverso comportamento che il soggetto in esame ha verso un gruppo di coetanei, piuttosto che verso gli adulti, porta spesso ad una inadeguata conoscenza del bambino. Chi conosce il bambino diversamente abile dovrebbe anche riuscire a costruirsi aspettative adeguate alle sue capacità relazionali e cognitive, individuandone anche le modalità di apprendimento e i tempi più o meno lunghi. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 29 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (3) È importante entrare in empatia con i genitori, ma anche non creare false aspettative nè alimentare una totale sfiducia nel figlio. È importante poi che anche i genitori possano condividere e comprendere a fondo il piano educativo che la scuola propone per il bambino. È anche fondamentale non colpevolizzare la famiglia e, se necessario, far passare i consigli con molta cautela. Ma è altrettanto importante rispettare il lavoro di ognuno, anche degli insegnanti, che vengono troppo spesso giudicati e poco ascoltati. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 30 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (4) I rapporti con le famiglie di bambini diversamente abili non sono mai semplici, poiché queste famiglie hanno spesso alla spalle angosciose ricerche di soluzione al loro problema. Gli “specialisti” in genere tendono a dare facili consigli, non sempre cercando di conoscere bene la realtà scolastica. Comprendere il disturbo del bambino serve agli insegnanti per capire come questo si traduca in difficoltà di apprendimento e come queste vadano a modificare la relazione educativa. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 31 ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DEL COLLOQUIO (5) Molto spesso gli insegnanti si trovano in difficoltà perché non viene formulato un chiaro profilo cognitivoneuropsicologico e si avverte una certa reticenza nel dare informazioni sull’alunno. Gli insegnanti si trovano così, di fatto, da soli a dover costruire un profilo pedagogico. Il colloquio dovrebbe condurre al raggiungimento di un’immagine concordata del bambino (profilo dinamico funzionale) attraverso il confronto tra i punti di osservazione degli insegnanti, dei genitori e del personale sanitario. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 32 CONCLUSIONE Per non arrivare ad un profilo poco reale del bambino è bene, durante il colloquio, tener presenti alcuni aspetti: le caratteristiche cognitive e neuro-psicologiche che connotano lo specifico disturbo; la comprensione di come queste caratteristiche si esprimono in rapporto all’età e a particolari richieste didattiche; le modalità affettive e relazionali; l’importanza della relazione alunno insegnante, e della rappresentazione che ognuno ha dell’altro; le capacità nel raggiungere determinati obiettivi didattici. A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 33 G.L.H. - FINE A.A. 2007/8 - A cura di L. Crialesi 34