L’alcool allo stato puro è un liquido trasparente, incolore, volatile, facilmente mescolabile con le altre sostanze e liquidi. È facilmente infiammabile. Si ottiene facendo fermentare e distillare carboidrati quali la canna da zucchero, la melassa, il grano, il mais, la frutta, le patate, il legno ecc. Attraverso la loro fermentazione si ottengono bevande dalla gradazione alcolica non superiore al 15%. Per raggiungere concentrazioni più alte occorre un ulteriore procedimento: la distillazione. Oltre che per la fermentazione e distillazione, l’alcool è prodotto anche per via chimica dall’etilene o dall’acetilene, ma non può essere utilizzato per usi alimentari. L’alcool è presente, inoltre, anche in molti farmaci come gocce, sciroppi ecc. In Italia gli alcolici sono in libera vendita; il loro consumo è sollecitato da insistenti campagne pubblicitarie ed è all’origine di oltre il 50% di incidenti stradali. L’alcool è quindi una droga legalizzata. ADOLESCENTI: UN FIUME DI ALCOOL Per un adolescente che è alla ricerca continua di stimoli, l’alcool lo attira e lo coinvolge facilmente, attivando una serie di fantasie e paure. Il corpo diventa un estraneo e viene trasformato in uno spazio di sperimentazione: colorazione e taglio dei capelli, piercing, tatuaggi, cambiamento di look o, nei casi peggiori, in un vero e proprio campo di battaglia sul quale inscenare eventuali conflitti con i genitori (disturbi alimentari, abuso di alcol e sostanze ecc...). Pretendere che un/a ragazzo/a di undici o di tredici anni sia in grado di gestirli è un po’ troppo! Bisogna parlarne, dialogare, informare, dare alternative, comunicare ma anche, quando è il caso, controllare e vietare. Bisogna avere dei forti e solidi punti di riferimento nella famiglia, nella scuola, nella parrocchia, nei coetanei, negli esperti (psicologi, medici ed anche ascolto di esperienze di alcolisti…). Si beve per “adeguarsi al gruppo” (47,6%) per “divertirsi” (47,5%). l’alcol viene indicato quale strumento di coping, ovvero come strategia per fronteggiare le avversità: il 41,0% sostiene infatti che il consumo si giustifica per “dimenticare i problemi”. Tra gli elementi che favoriscono il consumo ci sono tre motivazioni che appartengono in modo tipico alla cultura adolescenziale: lo “sballo” (34,2%), la “trasgressione” (29,3%) il “darsi delle arie” (26,2%) come manifestazione di ricercato prestigio nel gruppo. Determinante è certamente l’influenza della pubblicità sia sui giornali che in televisione, che invogliano al consumo di alcolici e fanno apparire l’uso di certe bevande come status symbol. • • • • • • L'alcool è dissetante? NO, anzi, fa disidratare e richiede più acqua per metabolizzarlo; infatti blocca l'ormone antidiuretico, aumentando la sensazione di sete. L'alcool dà calore? NO, perché la dilatazione dei vasi sanguigni è solo in superficie, mentre comporta un veloce raffreddamento del corpo col rischio di assideramento se si è all'aperto L'alcool rende sicuri?: NO, toglie i freni inibitori ed eccita, inducendo dapprima una pseudosocializzazione ed euforia che si trasforma poi in depressione del sistema nervoso centrale, con forte sonnolenza, riduzione dei riflessi e della capacità di concentrazione. L'alcool fa buon sangue? NO, tipica degli alcolisti è l'anemia invece. L'alcool aumenta la forza? NO, in realtà in chi assume bevande alcoliche le capacità cerebrali e motorie sono subito ridotte. L'alcool è un cardiotonico? NO. Bere alcolici non migliora la circolazione sanguigna ma aumenta la pressione arteriosa di 5mmHg che può essere causa di "miocardiopatia alcolica": una patologia del muscolo cardiaco. DANNI FISICI DELL’ ALCOOL DANNI PSICOLOGICI • • Delirium tremens Epilessia • • • • • • Dipendenza psico-fisica Non riuscire ad esprimersi, cominciare a balbettare e a singhiozzare Perdita di equilibrio Continua sensazione di vomito Parlare da soli Diventare aggressivi e violenti Stato di disperazione Incidenti stradali. Suicidio Un alcolista vive dodici anni in meno alla media. G. Melluso l’85% non pratica Il bingle drinking David Raggi avrebbe compiuto 27 anni il 4 luglio studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Nella notte tra il 12 e il 13 marzo,il destino gli ha teso l’agguato più feroce, per mano di Amine Assaoul, 29 anni, giovane marocchino alterato da alcol e forse da altre sostanze ha continuato a chiedere da bere al barista, che si è rifiutato vedendolo in quello stato. A quel punto lui va in escandescenze. Nel locale ci sono anche due poliziotti chesi avvicinano e cercano di calmarlo, ne nasce una colluttazione. Il marocchino cade a terra, continua a rompere bottiglie e bicchieri, si ferisce mani e costato, sanguina. Mentre un poliziotto, anche lui ferito, si mette dietro il bancone, l’altro chiama le volanti presenti in zona. Il 29enne sembra essersi calmato, entra ed esce dal locale, poi va via. Il colpo che il marocchino ha sferrato a David è stato fatale: lo ha colpito al collo, mettendo fine alla sua vita a causa della recisione della giugulare che gli ha provocato una emorragia massiva contro cui nulla hanno potuto i sanitari del 118 che pure hanno tentato di strapparlo alla morte. Purtroppo però per David non c’è stato nulla da fare. E lui, che tante volte ha teso la mano ad un ferito, nella sua attività di volontariato alla croce rossa, è morto senza che nessuno riuscisse a intervenire». David ha capito lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi amici raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo fratello < DITE AI MEI CHE GLI VOGLIO BENE>, ha detto spirando !