La donna e l’alcool Rosaria Ronga Introduzione Ogni individuo in base alle proprie esperienze e risorse ha un modo unico ed irripetibile di soffrire. Spesso l’ammalato alcoolista è solo nella sua sofferenza ed il compito dell’infermiere, non è quello di fuggire con indifferenza, per non correre il rischio di entrare in una terra che brucia ma è quello di condividere la sofferenza e di intuire i bisogni di autostima e di affermazione del paziente. Il silenzio, la parola, l’incontro possono aiutare l’infermiere nella conoscenza del mondo interiore dell’altro, alcune volte, credo che sia proprio il silenzio il più grande “servizio” che possiamo rendere ad un ammalato. L’Operatore Sanitario dovrebbe essere disponibile ad instaurare un rapporto in cui vengano rispettati i tempi dell’ammalato, le sue emozioni, i suoi trascorsi ed i suoi percorsi: ovvero un rapporto, che non può essere “ privatizzato” da un singolo Operatore ma deve essere di tutta l’èquipe. La problematica dell’abuso alcoolico La problematica dell’abuso di alcool investe, non solo gli uomini, ma anche le donne anche se in percentuale minore. L’ atteggiamento che la società assume nei confronti del bere problematico delle donne è severo e pregiudizievole. Si tende a colpevolizzare le donne alcooliste di aver perso il loro ruolo di madri e di mogli e le si considera particolarmente inclini alla promiscuità sessuale. Ciò nasce dal fatto che nella società la donna ha sempre rivestito un ruolo importante nel mantenimento degli equilibri della famiglia. Ruolo che non sempre le è stato riconosciuto apertamente ma che l’ha portata a mettere da parte se stessa (ambizioni, bisogni di crescita culturale, bisogno di affermazione in un gruppo di lavoro) per il bene della famiglia . Fattori di rischio Analizzando diversi elementi, che interagiscono con quelli di tipo ambientale e genetico, quali l’età, lo stato civile, il tipo di attività lavorativa, le origini etniche, possiamo individuare i molteplici fattori di rischio che sono alla base del bere problematico delle donne. Preesistente uso di alcool in famiglia Abusi sessuali subiti in età infantile, maltrattamenti familiari e atti di violenza Precoce uso di nicotina, alcool o altre droghe Personalità fragile nel gestire avvenimenti dolorosi o stressanti Depressione Partner forte bevitore Stato civile, divorzi, separazione Disturbi sessuali Differenze tra donne ed uomini con bere problematico Nelle donne a parità di consumo di alcool rispetto ad un uomo le concentrazioni di alcool nel sangue tendono ad essere più elevate. Le complicanze fisiche sono più accentuate e precoci nelle donne rispetto agli uomini, in particolare per quanto riguarda le malattie epatiche, cardiomiopatie, miopatie e danno cerebrale. Nelle bevitrici croniche si manifesta un’ inibizione dell’ ovulazione, sterilità e vari disturbi ginecologici ed ostetrici e nelle donne gravide si arriva ad aborti spontanei e al rallentamento della crescita fetale. A livello comportamentale le donne tendono a bere da sole e a nascondersi, creando un ulteriore isolamento sociale. Dal punto di vista terapeutico le donne sono considerate più disturbate e devianti, meno motivate e più difficili da trattare. Terapie di confronto possono essere pericolose e alimentare gli stati di ansia, la scarsa stima di sé e la depressione. Conoscenze assistenziali ai pazienti alcoolisti Considerare l’alcoolista come un ammalato che può essere curato ed essere consapevoli che questo trattamento richiede diverso tempo, pazienza e comprensione, specie per evitare probabili ricadute. Adottare e mantenere un atteggiamento terapeutico che esclude il disprezzo, il rifiuto o i discorsi moralistici. Riconoscere insieme al paziente l’etilismo e affrontare apertamente il problema. Esecuzione del piano infermieristico nella disintossicazione (1/2) Bisogna ottenere la collaborazione dell’ammalato, per poter prendere con lui degli accordi precisi e chiari. Controllare che l’ astinenza completa da qualsiasi bevanda alcolica venga rigorosamente osservata. Sorvegliare accuratamente e con discrezione, le possibilità di reperire clandestinamente dell’alcool (famiglia, altri malati, etc.). Controllo dei parametri vitali durante i primi giorni di divezzamento annotando e riportando al medico i malesseri del malato, quali tremori, disidratazione, cefalee, disturbi del sonno ed altro. Esecuzione del piano infermieristico nella disintossicazione (2/2) Rieducare il malato favorendo le sue relazioni con gli altri, o la sua partecipazione ad attività diverse, consentendo in tal modo il superamento delle difficoltà relazionali, senza l’aiuto dell’ alcool. L’ infermiere deve personalizzare le proprie relazioni con l’alcoolista e permettergli di esprimere le sue difficoltà affettive attuali e passate. La stretta collaborazione dei familiari,quando ciò è possibile, è indispensabile per favorire l’astinenza totale da ogni tipo di bevanda alcolica e per valorizzare gli sforzi del malato in questo senso. Conclusioni L’attenzione al mondo interiore dell’altro, ma soprattutto la capacità di ascolto sono la prima risposta ad una richiesta di aiuto.