Centro Sperimentale per l’Educazione Sanitaria dell’Università degli Studi di Perugia Lab/Codex Conoscere per decidere Consumo e danni da bevande alcooliche Paolo Franchi* Definizione: le caratteristiche della sostanza alcool Le bevande alcooliche sono composte principalmente da acqua e, in proporzione minore, da alcool etilico (o etanolo); in tracce, infine, contengono altre sostanze, presenti naturalmente e/o aggiunte dall’uomo quali composti aromatici, antiossidanti, vitamine, coloranti, ecc. (21). L’alcool etilico o etanolo è un liquido incolore, di sapore gradevole, più leggero dell'acqua. Raggiunge l’ebollizione a 78 °C e congela a -112 °C (15). L’etanolo non può essere considerato un alimento, non essendo una sostanza nutriente (come invece lo sono gli zuccheri, i grassi, le proteine, le vitamine, i sali minerali). Infatti, pur apportando una cospicua quantità di calorie (l’equivalente calorico di un grammo di alcool o potere calorico è pari a 7 Kcal, inferiore solo ai grassi), l’organismo non riesce ad utilizzarlo né per la formazione dei tessuti, né per il lavoro muscolare, ma soltanto per il cosiddetto metabolismo basale (il metabolismo che rende possibile le funzioni essenziali dell’organismo in condizioni di riposo). Ciò riduce il consumo degli zuccheri e dei depositi di grassi dell’organismo normalmente impiegati a tale scopo. Per questo l’alcool, se assunto in grande quantità, favorisce il sovrappeso (3,4). L’alcool è una sostanza estranea all’organismo, non essenziale, ad azione tossica per molti organi ed apparati (in particolare fegato, sistema nervoso centrale ed apparato cardiocircolatorio), classificata dall’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) fra le sostanze cancerogene per l’uomo e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) fra le droghe. Esso, infatti, ha un potere psicoattivo, agendo sul funzionamento del cervello dell’uomo, modificandone il comportamento, * Medico, Specialista in Igiene e Medicina Preventiva, Centro Sperimentale per l’Educazione Sanitaria, Università degli Studi di Perugia influenzando in particolare la capacità di attenzione, di concentrazione e i tempi di reazione agli stimoli (19,20,23). La sua assunzione eccessiva (abuso), protratta nel tempo, induce assuefazione o tolleranza (necessità di aumentare la dose ingerita per ottenere lo stesso effetto) e dipendenza di ordine fisico e psichico (bisogno invincibile di ricorrere all’alcool che condiziona negativamente lo stile di vita della persona che ne fa uso, mettendone a rischio la salute fisica, psichica, familiare e sociale) (2). Le bevande alcooliche si distinguono in due categorie in base al procedimento di fabbricazione: bevande fermentate e bevande distillate. Le bevande fermentate sono prodotte tramite fermentazione naturale. Dalla spremitura dell'uva, di altri frutti e di numerosi cereali si ottiene un liquido con elevate quantità di zuccheri che, per azione di fermenti (enzimi), vengono trasformati in alcool etilico. Le principali bevande fermentate sono: - il vino, che deriva dalla fermentazione dell’uva o del succo (mosto) d’uva; - la birra, ricavata dalla fermentazione del mosto di luppolo, malto, orzo mescolato ad altri cereali; - il sidro, ottenuto dalla fermentazione del succo di mele o di pere. Le bevande distillate sono invece ottenute tramite distillazione di prodotti fermentati con un processo consistente nella separazione, tramite calore, dell'acqua che rimane allo stato liquido, dall’alcool, che diventa gassoso. L’alcool, incanalato in appositi tubi, viene raffreddato e condensa. Si ottiene così una bevanda con una percentuale d’alcool molto maggiore rispetto a quella di partenza. Le principali bevande distillate sono le acquaviti o superalcoolici, ottenute dalla distillazione di bevande (ad esempio dal vino bianco si producono il cognac e il brandy, dal succo fermentato della canna da zucchero il rhum, dal sidro il calvados) o di altri prodotti che hanno comunque già subito un processo di fermentazione (dalle vinacce si ricava la grappa, dai cereali il gin, il whisky e la vodka, dalla melassa il rhum) (3,4,5,15). Le acquaviti o superalcoolici rappresentano un tipo di liquori. Altri tipi di liquori vengono invece ottenuti anche per macerazione nell’alcool di sostanze vegetali (gli amari) oppure per l’unione di essenze vegetali ad alcool di distillazione (gli aperitivi) (3,4,5,15). Si stanno poi diffondendo, in particolare tra i giovani, delle bevande alcooliche di nuova generazione caratterizzate da un tasso alcoolico ridotto – di solito tra i 4 e i 7 °C - e da un maggior contenuto zuccherino, che vengono denominate “alcopops”. Si tratta di bevande alcooliche premiscelate, composte da bibite dolci (ad esempio limonate) miscelate con un superalcoolico (11). La quantità di alcool etilico contenuto in una bevanda si misura – come viene riportato sull’etichetta del contenitore (bottiglia, lattina, ecc.) - in gradi alcoolici, detti anche - più semplicemente e frequentemente - gradi (°). I gradi rappresentano la percentuale di alcool sul volume della bevanda (precisamente i ml di alcool contenuti in 100 ml di bevanda alcoolica). Per ottenere i grammi di alcool in 100 ml è sufficiente moltiplicare tale valore per 0.8 (5,15,21). Le bevande fermentate non superano mai i 16°-18° (il vino varia dai 9° ai 15°; la birra dai 2° ai 7; il sidro dai 4° ai 6,5°), mentre quelle distillate (le acquaviti o superalcoolici) vanno dai 40° ai 50° (15). Assorbimento, metabolismo ed eliminazione L'alcool ingerito passa nel sangue in parte a livello dello stomaco (20%), ma soprattutto a livello del primo tratto dell'intestino (80%). La velocità di questo processo, detto assorbimento, è molto rapida (l’alcool è riscontrabile nel sangue dopo soli cinque minuti dall'ingestione e raggiunge il picco massimo dopo 30 min. - 1 ora), ma è influenzata da diversi fattori: aumenta se si è a stomaco vuoto, se le bevande sono ad alta gradazione (superalcoolici), se l’alcool è ingerito rapidamente, se si assumono bevande “gassate” o “frizzanti” contenenti anidride carbonica (soda, Champagne ed altre), mentre è più lento se si è a stomaco pieno (soprattutto se i cibi sono ad alto contenuto di grassi), le bevande sono a bassa gradazione e si beve lentamente, non vuotando di colpo il bicchiere (3,4,15,21). Trasportato dal sangue, l'alcool raggiunge, diffondendo velocemente ed uniformemente nei liquidi corporei grazie alla sua solubilità in acqua, tutti gli organi e tessuti del nostro corpo, sebbene in tempi diversi: dopo 10-15 minuti arriva al fegato, al cervello, al cuore e ai reni, dopo circa un'ora ai muscoli e al tessuto adiposo. Questo tipo di distribuzione è uno dei meccanismi fondamentali della diversa tolleranza all’alcool nei diversi individui, nei diversi sessi e nelle diverse condizioni (3,21). Poiché non esistono per l’alcool possibilità di deposito nell’organismo, esso deve essere rapidamente trasformato in altre sostanze meno nocive, che vengono infine eliminate. Questa trasformazione (metabolismo) dell’etanolo avviene a livello dello stomaco e soprattutto del fegato, che metabolizza oltre il 90% dell'alcool assorbito (3,21). Va sottolineato, però, che lo stomaco metabolizza l’etanolo prima ancora del suo passaggio nel sangue, mentre il fegato, che ha una limitata capacità di trasformare l’alcool, agisce solo dopo il suo ingresso nell’organismo. Ciò fa sì che l’etanolo, fino a quando il fegato non ne ha completato la digestione, continui a circolare, a distribuirsi nei vari organi ed ad esercitare i suoi effetti nell’organismo (19,21). La velocità con cui il fegato riesce a rimuovere l'alcool dal sangue varia da individuo ad individuo; in media il fegato è in grado di rimuovere fino a 0.5 Unità Alcooliche (U.A.) per ogni ora ovvero è capace di smaltire 1/2 bicchiere di una qualsiasi bevanda alcoolica all’ora e dunque 1 bicchiere ogni ora circa. Si definisce Unità Alcoolica (U.A.) una quantità di alcool pari a circa 12 grammi di etanolo. Una tale quantità è contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione, o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in una dose da bar di un aperitivo (80 ml) o di un superalcoolico (40 ml) (Fig. 1). Le U.A. corrispondenti a varie misure di differenti bevande alcooliche sono riportate in Tabella 1 (21). Figura 1 – UNITÀ ALCOOLICA (U.A.) - Fonte: SIA, AICAT, ISS, Centro di collaborazione OMS per la ricerca e la promozione della salute sull' alcool e sui problemi alcool-correlati, CAR, 2008 (19). Tabella 1 - QUANTITÀ DI ALCOOL DI ALCUNE BEVANDE ALCOOLICHE Bevanda alcoolica (gradi alcoolici - °) Vino da pasto (12°) Vino da pasto (11°) Vino da pasto (13.5°) Birra normale (4.5°) Birra doppio malto (8°) Vermouth dolce (16°) Vermouth secco (19°) Porto, aperitivi (20°) Brandy, Cognac, Grappa, Rhum, Vodka, Whisky (40°) 125 125 125 330 200 75 75 75 Co ntenuto di alcool (g) 12 11 13 12 12 10 10 12 Apporto calorico (kcal) 84 77 91 100 170 113 82 115 Unità alcooliche (U.A.) 1 0.9 1.1 1 1 0.8 0.8 1 40 13 94 1.1 Misura standard Q ua ntità (ml) 1 bicchiere 1 bicchiere 1 bicchiere 1 lattina 1 boccale 1 bicchierino 1 bicchierino 1 bicchierino 1 bicchierino N.B.: Le etichette di tutte le bevande alcooliche riportano il contenuto di alcool esprimendolo in gradi (°), cioè in volume su 100 ml. Per ottenere i corrispondenti grammi di alcool in 100 ml si deve moltiplicare tale valore per 0.8. L’apporto calorico si riferisce alla quantità riportata in tabella ed include anche eventuali calorie apportate da altri componenti, soprattutto zucchero. Fonte: INRAN, 2007 (21). Considerati i tempi fisiologici di metabolismo dell’alcool è dunque raccomandabile non concentrare in breve tempo il consumo di bevande alcooliche onde evitare di “saturare” lo specifico sistema di rimozione dell’alcool dal sangue. Secondo le Linee guida per una sana alimentazione dell’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), in accordo con le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la dose quotidiana di alcool che una persona in buona salute può assumere e smaltire senza “saturare lo specifico sistema di rimozione dell’alcol dal sangue ed incorrere in gravi danni per il suo organismo non può essere rigidamente definita a priori, poiché dipende da numerose variabili individuali (21). Tuttavia un consumo considerato moderato o a “basso rischio” può essere indicato entro il limite di 2-3 unità alcooliche al giorno per l’uomo adulto (20-40 grammi di alcool), di 1-2 unità alcooliche per la donna adulta (10-20 grammi) e di una sola unità alcoolica per i giovani di 16 - 18 anni e per gli anziani, da consumarsi durante i pasti (1,3,12,13,14,15,18,19, 21). Viene raccomandata l’astensione totale dal consumo di alcool per i bambini, gli adolescenti fino a 16 anni, le donne in gravidanza e durante l’allattamento (1,3,12,13,14,15,18,19, 21). Va poi ricordato che una riduzione delle soglie consentite per le persone adulte sane viene prevista fino a considerare in taluni casi l’astensione completa - per le persone con problemi di salute (ad esempio i malati di fegato) o che assumono farmaci (1,3,12,13,14,15,18,19, 21). I consumi che superano tali soglie dovrebbero perciò essere considerati potenzialmente a rischio. Precisamente la categoria dei consumatori a rischio - secondo le definizioni adottate dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) – comprende chi adotta almeno uno dei seguenti “comportamenti di consumo di alcool a rischio per la salute”: - il “consumo giornaliero non moderato di alcool” ovvero il consumo che eccede: 2-3 unità alcooliche al giorno per l’uomo; 1-2 unità alcooliche per la donna; 1 unità per gli anziani di 65 anni e più; qualsiasi quantità giornaliera per i minori di 16 anni; - il consumo almeno una volta alla settimana di bevande alcooliche fuori dai pasti; - il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcooliche (5 o più secondo la definizione OMS) in un’unica occasione (binge drinking o consumo episodico eccessivo); - il consumo di almeno una bevanda alcoolica nell’anno per i minori di 11-15 anni (12). Da ultimo, la piccolissima quota di etanolo (2-10%) che non è stata metabolizzata dal fegato viene eliminata inalterata attraverso i polmoni con l’aria espirata oppure come urina e sudore (Fig. 2) (14). Sulla base di questa modalità di eliminazione vengono realizzati i test non invasivi (palloncino) che consentono, con l’impiego di apposite apparecchiature (etilometro), di valutare la concentrazione di alcool presente nel sangue (alcoolemia), che si misura in grammi per litro (g/l) di sangue (21). Figura 2 - ELIMINAZIONE DELL’ALCOOL DALL’ORGANISMO - Fonte: ISS, 2008 (14). Riguardo al consumo di alcool va infine ricordato che lo slogan adottato dall’OMS per le campagne informative è: “Più sai meno rischi! Alcool? Meno è meglio!”. In particolare tanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) quanto il National Institute of Health (NIH) degli Stati Uniti ribadiscono che nessun individuo può essere sollecitato al consumo - anche moderato - di bevande alcooliche, considerando il rischio che l’uso di alcool comporta per l’organismo. Gli individui che non bevono, perciò, non possono e non devono essere invitati a modificare il proprio comportamento (19). Effetti sull'organismo umano e sulla società (Acuti e Cronici) Dal consumo non moderato di alcool derivano molte conseguenze dannose per il singolo individuo (danni fisici e psichici), per le persone che lo circondano e per tutta la società (22). L’alcool agisce praticamente su tutti gli organi del corpo umano, determinando solitamente nel caso di assunzioni episodiche i cosiddetti effetti acuti dell’alcool, che sono a rapida insorgenza ed hanno breve durata, nel caso di assunzioni prolungate i cosiddetti effetti cronici dell’alcool che, invece, persistono nel tempo. È comunque importante notare che talora anche le assunzioni episodiche eccessive (binge drinking) possono determinare conseguenze a lungo termine sulla salute dell’individuo (malattie del ritmo cardiaco e della circolazione cerebrale) (1). A) Effetti Acuti Gli effetti acuti dell'alcool sull'organismo umano variano notevolmente da persona a persona in quanto dipendono dalla concentrazione che l’alcool raggiunge nel sangue (alcoolemia), a sua volta determinata da molteplici fattori: • la quantità di alcool ingerita (per la cui valutazione devono essere considerati sia il volume – misurato in “bicchieri”- sia la gradazione del tipo di bevanda alcoolica assunta) • la modalità di assunzione o “modello del bere” seguito (regolarmente in quantità moderate ai pasti oppure irregolarmente in quantità eccessive e fuori pasto); • il peso; • la composizione corporea (in particolare la percentuale di acqua corporea influenza la distribuzione dell’alcool nei vari organi e tessuti perché l’etanolo diffonde proprio nell’acqua); • il sesso (le donne, avendo rispetto all’uomo, un peso minore, minori quantità di acqua corporea e minore efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcool, sono più vulnerabili ai suoi effetti e, a parità di consumo, presentano un’alcoolemia più elevata; • l’età (ad esempio nell’adolescenza e nella giovinezza fino ai 18 - 20 anni si riscontra una relativa immaturità dei sistemi di smaltimento dell’alcool, mentre sopra i 65 anni la loro efficienza diminuisce in maniera significativa. In queste fasce di età gli individui sono, dunque, maggiormente esposti agli effetti nocivi dell’alcool rispetto all’età adulta); • fattori genetici (ridotta efficienza dei sistemi enzimatici del fegato in alcuni gruppi etnici); • la presenza di malattie o condizioni psico-fisiche individuali che riducono la capacità individuale di metabolizzare l’alcool; • lo stato della parete di rivestimento dello stomaco (ad esempio in caso di gastrite l’aumentato flusso ematico e le lesioni alla parete connessi con il processo infiammatorio favoriscono il passaggio nel sangue o assorbimento dell’alcool); • l’abitudine all’alcool; • l’assunzione di farmaci anche di uso comune (es. aspirina ed altri antinfiammatori, antistaminici, antibiotici, anticoncezionali, farmaci per il sistema nervoso quali gli ipnotici ed altri, antipertensivi, anticoagulanti. Poiché molti di questi farmaci vengono metabolizzati nel fegato dagli stessi enzimi responsabili del metabolismo dell’alcool, l’assunzione di bevande alcooliche insieme ad essi rallenta lo smaltimento tanto dell’alcool quanto dei farmaci assunti, con conseguenti fenomeni di sovradosaggio e reazioni indesiderate talvolta anche molto gravi) (3,8,12,13,14,15,18,21). In generale, comunque, nonostante questa elevata variabilità individuale, si può affermare che all'aumentare delle dosi di alcool assunte gli effetti e le sensazioni che compaiono con maggiore frequenza sono indicati in tabella 2 (7). Questa - insieme ad altre due tabelle (Tabb. 2a e 2b) (8) che stimano in modo approssimativo l’alcoolemia in base alle bevande alcooliche ingerite - deve essere obbligatoriamente esposta in tutti i locali italiani che vendono alcoolici a partire dal 23 settembre 2008, data dell’entrata in vigore del decreto 30 luglio 2008 del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali (6). La tabella 2 sottolinea gli effetti che possono influenzare la guida dell’auto o di apparecchiature pericolose per sé e per gli altri e riporta anche – in aggiunta rispetto a quella originale del decreto 30 luglio 2008 – la quantità di bevande alcooliche (in numero di U.A. o “bicchieri”) corrispondente ai vari livelli di alcoolemia nel caso di consumo a stomaco pieno da parte di un uomo adulto, sano e del peso di 70 kg. Il calcolo è stato fatto in base alla tabella 2a (vedi parti evidenziate). Per un analogo calcolo nel sesso femminile occorre riferirsi alla tabella 2b. Si deve anche ricordare che i valori di alcoolemia delle tabelle 2a e 2b sono indicativi e si riferiscono ad un’assunzione di bevande alcooliche avvenuta entro i 60-100 minuti dal calcolo. Le tabelle 2a e 2b riportano i livelli teorici di alcoolemia (corrispondenti all’ALLEGATO 2 del Decreto del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali 30 luglio 2008) e le tabelle 2A e 2B riportano le gradazioni dei prodotti merceologici correnti. Tabella 2 - I PRINCIPALI SINTOMI CORRELATI AI DIVERSI LIVELLI DI CONCENTRAZIONE ALCOOLEMICA Concentrazione di alcool nel sangue (g/l) Numero di U.A. ingerite a stomaco pieno in uomo adulto di 70 kg □ 0 □ □ □ □ 0.1-0.2 0.3-0.4 NESSUN bicchiere di vino (12°) NESSUN boccale/lattina di birra normale (5°) NESSUN bicchierino di superalcoolico di media gradazione (45°) 0,5 - 1 bicchiere di vino (12°) 0,5 -1 boccale/lattina di birra normale (5°) 0,5 – 1 bicchierino di superalcoolico di media gradazione (45°) Sensazioni più frequenti Effetti progressivi e abilità compromesse Nessuna Nessuna Affievolimento della vigilanza, attenzione e controllo. Iniziale riduzione del coordinamento motorio. □ Iniziale riduzione della visione laterale. Nausea. Riduzione delle capacità di □ 2 - 2,5 bicchieri di vino (12°) Sensazione di ebbrezza. vigilanza, attenzione e Riduzione delle □ 2- 2,5 boccali/lattine di birra controllo. Riduzione del inibizioni, del controllo e normale (5°) coordinamento motorio e dei della percezione del □ 2 bicchierini di superalcoolico riflessi. Riduzione della rischio. di media gradazione (45°) visione laterale. Vomito 0.5 g/l : LIMITE LEGALE DEL TASSO ALCOOLEMICO PER LA GUIDA Iniziale sensazione di ebbrezza. Iniziale riduzione delle inibizioni e del controllo. 0.5-0.8 □ □ □ tra 3 e 5 bicchieri di vino (12°) tra 3 e 5 boccali/lattine di birra normale (5°) tra 3 e 5 bicchierini di superalcoolico di media gradazione (45°) Cambiamenti dell ’umore. Nausea, sonnolenza. Stato di eccitazione emotiva. tra 6 e 10 bicchieri di vino (12°) tra 5 ½ e 9 boccali/lattine di birra normale (5°) tra 5 e 9 bicchierini di superalcoolico di media gradazione (45°) Alterazione dell’umore. Rabbia. Tristezza. Confusione mentale, disorientamento. 0.9-1.5 □ □ □ 1.6-3.0 □ □ □ 3.1- 4.0 □ □ □ Oltre 4 □ □ □ tra 10 ½ e 20 bicchieri di vino (12°) tra 10 e 18½ boccali/lattine di birra normale (5°) tra 9½ e 17½ bicchierini di superalcoolico di media gradazione (45°) tra 20½ e 26 e ½ bicchieri di vino (12°) tra 19 e 25 boccali/lattine di birra normale (5°) tra 18 e 23½ bicchierini di superalcoolico di media gradazione (45°) oltre 27 bicchieri di vino (12°) oltre 25½ boccali/lattine di birra normale (5°) oltre 24 bicchierini di superalcoolico di media gradazione (45°) Stordimento. Aggressività. Stato depressivo. Apatia. Letargia. Riduzione della capacità di giudizio. Riduzione della capacità di individuare oggetti in movimento e della visione laterale. Riflessi alterati. Alterazione delle capacità di reazione agli stimoli sonori e luminosi. Vomito. Compromissione della capacità di giudizio e di autocontrollo. Comportamenti socialmente inadeguati. Linguaggio mal articolato. Alterazione dell’equilibrio. Compromissione della visione, della percezione di forme, colori, dimensioni. Vomito. Compromissione grave dello stato psicofisico. Comportamenti aggressivi e violenti. Difficoltà marcata a stare in piedi o camminare. Stato di inerzia generale. Ipotermia. Vomito. Stato di incoscienza. Allucinazioni. Cessazione dei riflessi. Incontinenza. Vomito. Coma con possibilità di morte per soffocamento da vomito. Difficoltà di respiro, sensazione di soffocamento. Sensazione di morire. Battito cardiaco rallentato. Fame d’aria. Coma. Morte per arresto respiratorio. Fonte: da D.M. 30 luglio 2008 (Art.6 del D.L. 117/2007 convertito in legge, con modificazioni, dall'art.1, della L. 160/2007) (7). La seconda colonna indica la quantità di bevande alcoliche (in numero di U.A.o “bicchieri”) corrispondente ai vari livelli di alcoolemia nel caso di consumo a stomaco pieno da parte di un uomo adulto, sano e del peso di 70Kg. Tabella 2a - STIMA DELLA QUANTITÀ DI BEVANDE ALCOOLICHE CHE DETERMINANO NEGLI UOMINI IL SUPERAMENTO DEL TASSO ALCOOLEMICO LEGALE PER LA GUIDA IN STATO DI EBBREZZA (0,5 G/L)* UOMINI STOMACO PIENO Peso corporeo (Kg) Gradazione BEVANDA 55 65 70 75 80 90 alcoolica (Vol.%) Livelli teorici di alcoolemia birra analcoolica 0,5 0,02 0,02 0,02 0,01 0,01 0,01 birra leggera 3,5 0,14 0,12 0,11 0,10 0,10 0,09 birra normale 5 0,20 0,17 0,16 0,15 0,14 0,12 birra speciale 8 0,33 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 birra doppio malto 10 0,41 0,34 0,32 0,30 0,28 0,25 vino 12 0,18 0,16 0,15 0,14 0,13 0,11 vini liquorosi - aperitivi 18 0,18 0,15 0,14 0,13 0,12 0,11 digestivi 25 0,12 0,10 0,10 0,09 0,08 0,08 digestivi 30 0,15 0,13 0,12 0,11 0,10 0,09 superalcoolici 35 0,17 0,15 0,14 0,13 0,12 0,11 superalcoolici 45 0,22 0,19 0,17 0,16 0,15 0,14 superalcoolici 60 0,30 0,25 0,23 0,22 0,20 0,18 champagne/spumante 11 0,14 0,11 0,11 0,10 0,09 0,08 ready to drink 2,8 0,05 0,04 0,04 0,03 0,03 0,03 ready to drink 5 0,09 0,08 0,07 0,07 0,06 0,06 Fonte: D.M. 30 luglio 2008 (Art. 6 del D.L. 117/2007 convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, della L. 160/2007)(8). *Esempi: • uomo, peso corporeo 75 Kg, ha assunto a stomaco pieno 2 birre speciali. Alcoolemia attesa: 0,24+ 0,24 = 0,48 grammi/litro; • uomo, peso corporeo 55 Kg, ha assunto a stomaco pieno 1 birra doppio malto ed 1 superalcoolico di media gradazione (45°). Alcoolemia attesa: 0,41+0,22 = 0,63 grammi/litro. L’Unità Alcoolica di riferimento corrisponde (in centimetri cubici, cc) ai seguenti volumi (bicchieri, lattina, ecc.) serviti nei locali: birra 330 cc, vino 125 cc, vini liquorosi-aperitivi 80 cc, digestivi 40 cc, superalcoolici 40 cc, champagne/spumante 100 cc, ready to drink 150 cc, MIX (cc dati dalla somma dei componenti). Tabella 2 A - STIMA DELLA QUANTITÀ DI BEVANDE ALCOOLICHE CHE DETERMINANO NEGLI UOMINI IL SUPERAMENTO DEL TASSO ALCOOLEMICO LEGALE PER LA GUIDA IN STATO DI EBBREZZA (0,5 G/L)/gradazioni dei prodotti merceologici correnti UOMINI STOMACO PIENO Peso corporeo (Kg) Gradazione BEVANDA 55 65 70 75 80 90 alcoolica (Vol.%) Livelli teorici di alcoolemia birra leggera 3,5 0,14 0,12 0,11 0,10 0,10 0,09 birra normale 5 0,20 0,17 0,16 0,15 0,14 0,12 birra doppio malto 8 0,33 0,28 0,26 0,24 0,22 0,20 vino 12 0,18 0,16 0,15 0,14 0,13 0,11 vini liquorosi - aperitivi 18 0,18 0,15 0,14 0,13 0,12 0,11 digestivi 25 0,12 0,10 0,10 0,09 0,08 0,08 superalcoolici 40 0,20 0,17 0,16 0,15 0,14 0,13 champagne/spumante 11 0,14 0,11 0,11 0,10 0,09 0,08 ready to drink 5 0,09 0,08 0,07 0,07 0,06 0,06 La nostra legislazione (legge 125/2001), coerentemente con quella dei paesi europei e della grande maggioranza dei paesi del mondo, stabilisce un limite di 0.5 g di alcool per litro di sangue per la guida di veicoli: oltre tale limite è severamente proibito e sanzionabile guidare. Bisogna però considerare seriamente che già a valori di 0.2 g per litro (dunque meno della metà) si assume un comportamento più spavaldo, che porta sia a sottovalutare i pericoli sia a sopravvalutare le proprie capacità (21). Per meglio comprendere il significato di questo dato basti pensare che valori di alcoolemia compresi fra 0,15 e 0,17 g/l vengono raggiunti in media da un adulto di sesso maschile con un peso di 70 kg tramite l’ingestione a stomaco pieno di circa 12 grammi di alcool puro, che equivale all'ingestione di un bicchiere di vino di media gradazione (125 ml) oppure di una lattina di birra normale (330 ml) oppure di un bicchierino di superalcoolico da 45° (40ml). La conclusione è che non esistono livelli di consumo alcoolico sicuri alla guida e, dunque, il comportamento più sicuro per prevenire un incidente stradale è quello di evitare il consumo di bevande alcooliche se si deve poi guidare un qualsiasi tipo di veicolo (8). Gli incidenti stradali causati da guida in stato di ebbrezza, spesso mortali, rappresentano purtroppo solo una delle situazioni di rischio a cui il consumo non moderato di alcool espone il singolo individuo e la comunità di appartenenza (gli altri sono rappresentati da: incidenti domestici, infortuni sul lavoro, violenze familiari, maltrattamento dei minori, episodi di criminalità, gravidanze indesiderate, ecc) (1,22). Tabella 2b - STIMA DELLA QUANTITÀ DI BEVANDE ALCOOLICHE CHE DETERMINANO NELLE DONNE IL SUPERAMENTO DEL TASSO ALCOOLEMICO LEGALE PER LA GUIDA IN STATO DI EBBREZZA (0,5 G/L) * DONNE STOMACO PIENO Peso corporeo (Kg) 45 BEVANDA Gradazione alcoolica (Vol.%) birra analcoolica 0,5 0,03 0,03 0,02 0,02 0,02 0,02 birra leggera 3,5 0,23 0,19 0,17 0,16 0,14 0,13 birra normale 5 0,32 0,26 0,24 0,22 0,19 0,18 birra speciale 8 0,52 0,42 0,39 0,36 0,31 0,29 birra doppio malto 10 0,65 0,53 0,48 0,45 0,39 0,36 vino 12 0,29 0,24 0,22 0,20 0,18 0,17 vini liquorosi - aperitivi 18 0,28 0,23 0,21 0,20 0,17 0,16 digestivi 25 0,20 0,16 0,15 0,14 0,12 0,11 digestivi 30 0,24 0,19 0,18 0,16 0,14 0,13 superalcoolici 35 0,27 0,22 0,21 0,19 0,16 0,15 superalcoolici 45 0,35 0,29 0,26 0,24 0,21 0,20 superalcoolici 60 0,47 0,38 0,35 0,33 0,28 0,26 champagne/spumante 11 0,22 0,18 0,16 0,15 0,13 0,12 ready to drink 2,8 0,07 0,06 0,06 0,05 0,04 0,04 ready to drink 5 0,15 0,12 0,11 0,10 0,09 0,08 55 60 65 75 80 Livelli teorici di alcoolemia Fonte: D.M. 30 luglio 2008 (Art. 6 del D.L. 117/2007 convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, della L. 160/2007)(8). *Esempi: • • donna, peso 45 Kg, ha assunto a stomaco pieno 1 birra leggera ed 1 aperitivo alcoolico. Alcoolemia attesa: 0,23+0,28 = 0,51grammi/litro; donna, peso 60 Kg, ha assunto a stomaco pieno 2 superalcoolici (60°). Alcoolemia attesa: 0,35+0,35 = 0,70. Tabella 2 B - STIMA DELLA QUANTITÀ DI BEVANDE ALCOOLICHE CHE DETERMINANO NELLE DONNE IL SUPERAMENTO DEL TASSO ALCOOLEMICO LEGALE PER LA GUIDA IN STATO DI EBBREZZA (0,5 G/L) /gradazioni dei prodotti merceologici correnti DONNE STOMACO PIENO Peso corporeo (Kg) Gradazione alcoolica (Vol.%) 45 birra leggera 3,5 0,23 0,19 0,17 0,16 0,14 0,13 birra normale 5 0,32 0,26 0,24 0,22 0,19 0,18 birra doppio malto 8 0,52 0,42 0,39 0,36 0,31 0,29 Vino 12 0,29 0,24 0,22 0,20 0,18 0,17 vini liquorosi – aperitivi 18 0,28 0,23 0,21 0,20 0,17 0,16 Digestivi 25 0,20 0,16 0,15 0,14 0,12 0,11 Superalcoolici 40 0,31 0,26 0,24 0,22 0,19 0,18 champagne/spumante 11 0,22 0,18 0,16 0,15 0,13 0,12 ready to drink 5 0,15 0,12 0,11 0,10 0,09 0,08 BEVANDA 55 60 65 75 80 Livelli teorici di alcolemia B) Cronici Le persone che sono solite bere quantità di alcool superiori alla capacità di smaltimento dell'organismo si espongono a gravi rischi per la salute. L'assunzione prolungata e costante di alcool può, infatti, provocare: - uno stato di dipendenza fisica e psichica. Il rischio di dipendenza da alcool inizia già per bassi consumi ed aumenta proporzionalmente sia con la quantità di alcool consumato sia con l’assunzione di grandi quantità in un’unica occasione. I giovani adulti sono particolarmente a rischio per questa condizione (1,15); - circa 60 diverse condizioni di malattia e precisamente: malattie a carico dell’apparato digerente e precisamente del fegato (cirrosi), del pancreas, dello stomaco (gastriti), a carico del sistema cardiovascolare: vari tipi di malattia cardiaca (ipertensiva, infarto ed altre), ictus; a carico del metabolismo (diabete); tumori (soprattutto della bocca, gola, prime vie aeree, mammella, fegato e in misura minore stomaco e alcune parti dell’intestino, ovvero colon e retto); problemi immunologici; malattie polmonari; malattie dello scheletro e muscolari; problemi dell’apparato riproduttivo e danni prenatali, che comprendono un aumento del rischio di nascite premature e sottopeso (1,15,21); - la compromissione delle capacità intellettive sia nell’adulto (il rischio di danno cognitivo – così come quello di altri disturbi della psiche quali ansia, disturbi del sonno e depressione aumenta con la quantità di dose assunta fino a condurre alla demenza) sia nell’adolescente. L’alcool, infatti, interferisce con il processo della maturazione cerebrale, che ha inizio dal momento della nascita - con l’acquisizione degli stimoli che provengono dal mondo esterno - e si completa tra i 20 e i 21 anni con importanti differenze individuali. Numerosi studi (9,17,24) hanno dimostrato che l’alcool esercita i suoi effetti a livello cellulare e molecolare su questi processi di sviluppo che avvengono in tempi diversi per ogni area costitutiva del cervello umano, mentre contemporaneamente la persona sviluppa la sua personalità e il suo funzionamento mentale. Questo, insieme alla relativa immaturità dei sistemi di smaltimento dell’alcool fino ai 18 - 20 anni, spiega la particolare vulnerabilità degli adolescenti e dei giovani agli effetti nocivi dell’alcool. In particolare, durante l’adolescenza, l’alcool può determinare cambiamenti strutturali (diminuzione di volume) nell’ippocampo (una parte del cervello implicata nei processi di apprendimento). Questi documentati danni fisici si traducono in perdita di memoria e di altre abilità come un’alterata percezione di se stessi e del mondo esterno (3,9,17,24). Il consumo regolare, ma moderato di alcool avrebbe, invece, degli effetti benefici sul nostro organismo. Secondo numerosi studi, infatti, le persone abituate ad un consumo moderato e regolare di bevande a bassa gradazione alcoolica (vino e birra) vivrebbero più a lungo e presenterebbero una minore incidenza di alcune malattie croniche (soprattutto la malattia cardiocoronarica che spesso si conclude con l’infarto del miocardio) rispetto a chi non beve o a chi lo fa in modo non moderato. Queste proprietà sono state spiegate in parte con la presenza - soprattutto nel vino e in misura minore nella birra - di sostanze polifenoliche e antiossidanti e in parte per la consuetudine di consumare queste bevande alcooliche durante i pasti (21). Tuttavia sono ancora oggetto di discussione e di ricerca sia la grandezza della riduzione di questi rischi sia la quantità di alcool da ingerire per ottenere tali benefici effetti. In base ai risultati più recenti, per la malattia cardiocoronarica la maggiore riduzione del rischio si otterrebbe con una media di 10 gr di alcool (corrispondente ad un bicchiere) ogni due giorni. Oltre i 20 gr di alcool (due bicchieri) al giorno – il livello di consumo con il minore rischio – il rischio di malattia vascolare aumenta. In età molto avanzata, la riduzione del rischio scompare (1,21). Infine secondo gli ultimi studi, il minor rischio di morte per le donne si avrebbe con un livello di consumo pari a zero o quasi a zero per un’età pari o superiore a 65 anni, mentre per gli uomini si avrebbe con un consumo pari a 0 grammi sotto i 35 anni, a circa 5 grammi al giorno (corrispondente a mezzo bicchiere) per gli uomini di mezza età e a meno di 10 grammi al giorno per quelli di 65 anni o più anziani (per poi ritornare ad un valore di circa 0 grammi in età molto avanzata) (1,21). Sempre a livello individuale, il consumo moderato di alcool può aumentare il benessere psicologico completando il gusto degli alimenti ed aumentando il piacere derivante dall’alimentazione. Va ricordato che il consumo moderato di alcool, a livello collettivo, contribuisce poi al benessere sociale in quanto in occasione di festività e di pubbliche riunioni facilita l’instaurarsi di rapporti cordiali o conferisce solennità ad eventi importanti (2). Morti e Malattie alcoolcorrelate: la dimensione del fenomeno in Italia Con il termine di morti e di malattie alcoolcorrelate si intende il numero complessivo delle morti e delle malattie di cui direttamente o indirettamente è responsabile l’alcool. Secondo una recente stima condotta con metodologia OMS, ogni anno in Italia muoiono circa 24.000 individui (precisamente 24.061 di cui 17.215 maschi e 6.846 femmine) per cause alcoolcorrelate (incidenti stradali, domestici e in ambiente lavorativo, omicidi, suicidi, cirrosi epatica, patologie neuropsichiatriche e depressione, tumori) fra i soggetti con età superiore ai 20 anni. Sempre tra gli italiani di questa fascia di età, le morti attribuibili all’alcool rappresentano il 6,23 % del totale di tutte le morti fra gli individui di sesso maschile e il 2,45% del totale tra quelli di sesso femminile. Tra le misure delle morti direttamente causate dall’alcool in una popolazione (i cosiddetti indicatori di danno diretto) una delle più importanti – in base alle indicazioni OMS – è rappresentata dalla mortalità per cirrosi epatica e patologie croniche del fegato (propriamente denominata “tasso di mortalità per cirrosi epatica e patologie croniche del fegato”). In Italia il suo valore è risultato pari a 10,73 per 100.000 abitanti nel 2004, confermando la tendenza alla diminuzione in atto da molti anni (22,60 nel 1990, 17,91 nel 1995, 13,64 nel 2001), in corrispondenza con la diminuzione del consumo medio pro capite di alcool puro nella popolazione. Le morti per questa causa si concentrano soprattutto nella popolazione più anziana, interessando gli individui con età compresa tra i 60 e i 74 anni e quelli con più di 74 anni. Tra le misure delle morti indirettamente prodotte dall’alcool in una popolazione (i cosiddetti indicatori di danno indiretto) la più rilevante è invece costituita dalla mortalità per incidente stradale. In Italia, infatti, si stima che una percentuale compresa tra il 30% e il 50% del totale della mortalità per incidente stradale sia attribuibile all’alcool. Complessivamente nel 2007 gli incidenti stradali (pari a 230.871) hanno causato nel nostro Paese il decesso di 5.131 persone, mentre altre 325.850 hanno riportato lesioni di varia gravità. La fascia di età più colpita dalle conseguenze degli incidenti stradali è stata quella tra i 25 e i 29 anni, con 554 morti e 38.521 feriti. La guida in stato di ebbrezza ha causato 6.124 incidenti stradali pari al 68% degli incidenti da stato psico-fisico alterato del conducente. Grave preoccupazione desta l’elevata percentuale di incidenti notturni (dalle ore 22 alle 6) del venerdì e sabato, a causa dell’importante correlazione tra questo tipo di incidente stradale e l’abuso di alcool o di altre sostanze psicotrope, soprattutto da parte dei giovani. Nel dettaglio, mentre il venerdì rappresenta il giorno in cui nel 2007 si è concentrato il maggior numero di incidenti (36.230 pari al 15,7% del totale) e di feriti (49.422 pari al 15,2% del totale), il sabato è quello in cui si è verificato il maggior numero di morti (904 decessi pari al 17,6%). Gli incidenti del venerdì e sabato notte nel 2007 sono risultati pari al 44,6% del totale degli incidenti notturni (32.914 eventi). Analogamente, i morti e i feriti del venerdì e sabato notte hanno rappresentato, rispettivamente, il 44,4% del totale dei morti e il 46,5% dei feriti degli incidenti notturni. Una misura dei problemi di salute indotti o aggravati dal consumo non moderato e continuativo di alcool così come da quello occasionale in quantità eccessive (binge drinking) è rappresentato dai ricoveri ospedalieri per malattie totalmente alcoolattribuibili. Nel 2005 questi ricoveri - negli ospedali italiani - sono stati 104.400, di cui 80.781 hanno riguardato i maschi (77,4%) e 23.619 le femmine (22,6%). Il maggior numero di ricoveri per patologie attribuibili all’alcool ha riguardato - come malattia - la cirrosi epatica alcoolica (26.123 ricoveri pari al 31,7% del totale) e - come fascia di età - quella oltre i 55 anni (44,5% del totale). Nella classe di età più giovane(15-35 anni) i ricoveri per patologie attribuibili all’alcool più frequenti sono stati quelli per gli effetti tossici dell’alcool e per l’abuso di alcool. Infine una misura – per quanto sottostimata - del fenomeno dell’alcooldipendenza è rappresentata dal numero degli alcooldipendenti seguiti dai servizi alcoologici delle ASL (Aziende Sanitarie Locali). Essi nel 2006 in Italia sono risultati pari a 61.656 persone con un rapporto maschi/femmine pari a 3,6 (3,8 nei nuovi utenti) ed un’età media di 45 anni. Consumi nazionali di bevande alcoliche Le indagini sui temi della salute realizzate tramite intervista (Health Interview Survey, HIS) sono ormai realizzate in tutti i paesi dell'Unione Europea (UE) e indagano i comportamenti relativi alla salute, tra cui gli stili di vita come, ad esempio, il consumo di alcool (10). Due importanti fonti per stimare la dimensione del fenomeno alcool in Italia - con particolare attenzione anche alla sua diffusione tra gli adolescenti e i giovani - sono rappresentate rispettivamente dall’Indagine Multiscopo «Aspetti della vita quotidiana» dell’Istat (12) e dall’«Indagine sugli Italiani e l’alcool. Consumi, atteggiamenti tendenze» (16) promossa dall’Osservatorio Permanente Giovani ed Alcool e realizzata dalla Doxa. Infine, importanti confronti fra i dati italiani e quelli di altri paesi - europei e non - possono essere ricavati dall’indagine Health Behaviour in Schoolaged Children (HBSC - Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare), promossa dall’OMS e relativa a studenti tra gli 11 e i 15 anni di età (11). Sulla base dei dati Istat (Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” Anno 2007), il 68,2% degli italiani con un’età pari e superiore agli 11 anni - quasi 36 milioni - ha consumato alcool almeno una volta negli ultimi 12 mesi con una forte differenza tra i due sessi (l’81% degli uomini contro il 56,3% delle donne) (12). Se si confronta questo dato con quelli degli ultimi dieci anni (periodo 1998 - 2007) la diffusione del consumo di alcool appare nel complesso stabile con un lieve aumento nel 2001, ed aumenti significativi tra i giovani, soprattutto tra le donne (in particolare pari al 7,2% per le giovani di 18-19 anni e al 4,8% per quelle di 20-24 anni) (12). I bevitori a rischio rappresentano quasi un quinto della popolazione italiana di 11 anni e più (pari a 10 milioni circa). Si tratta di persone che hanno adottato uno o più comportamenti a rischio: il 9,8% ha avuto un consumo giornaliero non moderato di vino, birra o altri alcoolici, il 6,9% ha consumato bevande alcooliche fuori pasto almeno una volta a settimana e l’8% ha riferito di aver consumato quantità eccessive di alcoolici concentrate in singole occasioni (ad esempio una stessa serata o una festa) almeno una volta nell’anno, il cosiddetto binge drinking. Questi comportamenti sono più frequenti tra gli uomini rispetto alle donne, nelle fasce di età degli anziani (persone di 65 anni e più) e dei giovani (persone di 18-34 anni) e nella popolazione residente nel Nord del Paese (12). Preoccupa poi la diffusione in Italia del consumo di alcoolici tra i ragazzi di 11-15 anni, in quanto ben un quinto (il 19,9%) ha dichiarato di aver consumato una o più bevande alcooliche almeno una volta nell’anno (12). Tuttavia secondo l’indagine 2005 – 2006 del Progetto OMS Health Behaviour Schoolaged Children (HBSC) condotta tra gli studenti di 11-15 anni di 41 Paesi, europei e non, la proporzione di adolescenti italiani di 15 anni che ha iniziato a bere alcoolici già a 13 anni si dimostra tra le più basse (27%) rispetto a quelle delle altre nazioni, collocando il nostro Paese al 37° posto (seguito da Svezia, Norvegia, USA, Israele ed Islanda, quest’ultima con la percentuale più bassa pari al 14%) (11). Riguardo ai comportamenti a rischio tra i ragazzi di 11-15 anni, sempre dall’indagine Istat del 2007 emerge che il 1,9% si è ubriacato (binge drinking) almeno una volta nell’anno (2,3% tra i maschi e 1,5% tra le femmine) e l’1% consuma alcoolici fuori pasto almeno una volta a settimana, nonostante il divieto di somministrazione di alcoolici ai minori di 16 anni previsto dalla nostra legislazione (12). Piuttosto critica anche la situazione dei ragazzi italiani di 16-17 anni, tra i quali poco più della metà (54,7%) consuma alcoolici almeno una volta all’anno con una prevalenza dei maschi sulle femmine (63,3% contro 45,5%) minore di quella che, invece, caratterizza gli adulti. Anche tra questi ragazzi si riscontrano comportamenti a rischio: il 7% beve alcoolici fuori pasto almeno una volta a settimana (9,9% tra i maschi; 3,9% tra le femmine) e l’11,4% si è ubriacato almeno una volta negli ultimi 12 mesi (16,9% tra i maschi; 5,6% tra le femmine) (12). Rispetto ai dati degli ultimi dieci anni (periodo 1998 -2007) relativi agli adolescenti italiani di 14-17 anni, si segnala in particolare l’aumento del consumo di alcool fuori pasto (dal 12,6% al 20,5%), maggiore per le ragazze (dal 9,7% al 17,9%) rispetto ai ragazzi, tra i quali, però, questo comportamento a rischio resta più diffuso (aumento dal 15,2% al 22,7%). Si tratta di un tipico modello di consumo di alcool dei Paesi del Nord Europa che - insieme a quello degli episodi di ubriacatura (binge drinking) di analoga origine geografica e culturale - si è diffuso negli ultimi anni anche tra i giovani italiani (12). In accordo con i dati Istat, la V “Indagine sugli Italiani e l’alcool. Consumi, atteggiamenti tendenze” (Anno 2006) promossa dall’Osservatorio Permanente Giovani ed Alcool d’intesa con Doxa, fotografa due diverse situazioni in merito alla tipologia di bevande alcooliche consumate dagli italiani e ai tempi del consumo: mentre gli adulti preferiscono bere soprattutto vino, durante i pasti e di solito in famiglia, i ragazzi e i giovani (età 13 - 24 anni) tra le bevande alcooliche prediligono la birra, che consumano regolarmente (almeno una volta a settimana) oppure occasionalmente (almeno una volta in 3 mesi), fuori casa e generalmente in compagnia degli amici (percentuale del 57,3% di dei giovani 13 - 24 anni). Fra i giovani il consumo di bevande alcooliche, durante e fuori dai pasti, aumenta notevolmente nel fine settimana e in particolare nei pasti consumati nei locali pubblici con gli amici. Nella grande maggioranza dei casi (quasi l’80% dei giovani di 13 – 24 anni che hanno riferito i giorni della settimana in cui concentrano i propri consumi di alcoolici) è stato indicato il sabato. Pochissimi giovani hanno invece ricordato il venerdì (6%), la domenica (4%) e gli altri giorni della settimana (solo alcuni casi). I ragazzi e le ragazze riferiscono di aver bevuto per la prima volta un bicchiere di birra all’età media di 14 anni, per lo più insieme agli amici – coetanei o, in pochi casi, più grandi - (totale 47%) e prevalentemente in casa (32%) o al bar (22%) o in pizzeria (21%). Stessa età media viene indicata per la prima esperienza di consumo di vino, anche se in questo caso si verifica principalmente in presenza dei genitori (54%) e in primo luogo in casa durante i pasti (61%). Il primo consumo di bevande a media ed alta gradazione avviene, invece, ad un’età media di 16 anni e maggiormente in pizzeria o al ristorante (28%) per i distillati e liquori, mentre per gli aperitivi, digestivi ed amari si verifica al bar (39%) (16). BIBLIOGRAFIA 1. Anderson P, Baumberg P. Alcohol in Europe. A Public Health Perspective. A report for the European Commission. London: Institute of Alcohol Studies, 2006. Disponibile in versione integrale all’indirizzo web (accesso 25/03/2009): http://ec.europa.eu/health-eu/news_alcoholineurope_en.htm; disponibile in versione sintetica in italiano all’indirizzo web (accesso 25/03/2009): http://www.epicentro.iss.it/temi/alcol/Report_Alcol_Ue_2006_it.pdf 2. Barbuti S, Bellelli E, Fara GM, Giammanco G. Danni alla salute da errato stile di vita. In: Barbuti S, Bellelli E, Fara GM, Giammanco G. Igiene e Medicina Preventiva. 4. ed. Bologna: Monduzzi Editore, 2003: 689-721. 3. Brunetto GP, Candio D, Filippini D, Permiani M, eds. Alcol. 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